mercoledì, luglio 26, 2006

Chi ti trovo di seconda mano dallo stracciarolo ? Aimar !

In questi giorni Pablo Aimar dovrebbe concludere le sue vacanze post-mondiale e aggregarsi al ritiro precampionato del Valencia. In realtà, nessuno nella società valenciana lo ritiene più un giocatore del club. Non rientra più nei piani di Quique Sanchez Flores e la dirigenza vorrebbe venderlo a un buon prezzo ( minimo 12 miloni di euro ) per poter poi investire il ricavato sul sogno impossibile Cristiano Ronaldo o, più realisticamente, su Simao.
Nessuno discute il valore di questi due giocatori, ma personalmente mi mette un'enorme tristezza vedere Carboni che fa il giro delle sette chiese cercando di piazzare l' argentino come se fosse un Corradi qualsiasi ! "Amadeo" si è recato a Lisbona per tentare l'assalto a Simao e fra le offerte fatte al Benfica v'era quella di Aimar più soldi in cambio del nazionale portoghese. Aimar più soldi ? Andiamo...
Arrivato nel Gennaio 2001, l'ultima stagione di Cuper, Pablo César Aimar ha faticato parecchio ad adattarsi nei primi tempi, penalizzato dal fisico gracile. Cuper lo faceva giocare come seconda punta ma anche, più spesso, vicino al centrocampista di copertura nel suo 4-4-2( Albelda, Baraja o Deschamps ), esattamente come faceva con Zahovic. In questo ruolo el Payaso aveva sofferto particolarmente il suo gap fisico e di esperienza, con due gare su tutte: il quarto di andata di Champions ad Highbury, dove venne impietosamente schiacciato da Vieira e la finale di Milano col Bayern, dove giocò solo i 45' iniziali senza mai entrare in partita.
Nella seconda stagione le cose partono malissimo, il Valencia comincia a porsi qualche interrogativo sul suo conto, ma Pablito sfodera uno splendido finale di stagione ( con la gemma del gol di Tenerife e anche un incredibile gol sfiorato da metà campo al Son Moix di Mallorca ) contribuendo in grande stile alla prima Liga di Benitez, al primo anno sulla panchina "che". 2002-2003 a sprazzi, il 2004 è l'anno della seconda, strameritata Liga di Rafa Benitez, che si inventa la coppia d'attacco Mista-Angulo perchè Aimar, autore di alcune grandi prestazioni ( una l'ho pure vista dal vivo, al Vicente Calderon ), purtroppo è spesso alle prese con infortuni. Anche la stagione seguente, seppure meno, è molestata da infortuni, ma quel qualcosa in più ce lo mette Claudio Ranieri, bravissimo allenatore, che però al suo ritorno a Valencia causa danni dai quali la squadra deve ancora completamente riprendersi. Aimar si trova lì, preso nel mezzo, fra panchine, causa preferenza di Ranieri per le due punte, ed acciacchi vari. Solo l'esonero di Ranieri, rimpiazzato da Antonio Lopez, ex-vice di Benitez, da un po' di respiro alla squadra ed anche al Payaso, che può mostrare molto di più la sua classe.
Arriviamo così ai giorni nostri: Quique Sanchez Flores ha dato spesso la sensazione durante la stagione di sopportare a malapena l'argentino, sostituendolo spessissimo. Penalizzato dal difensivismo di Quique, Aimar non si fa poi mancare l'ennesima botta di sfortuna, sotto forma di meningite nel finale della stagione.
Prima di avventurarmi in altre riflessioni, farò una premessa di metodo per quel che riguarda i trequartisti argentini. Eredi di Maradona non ce ne sono neanche lontanamente, ma questo non vuol dire che tutti i numeri 10 argentini siano dei flop. Quello di Maradona è un metro di giudizio scorretto. Fra Maradona e l'ultimo dei giocatori c'è di tutto, anche grandi giocatori, come Riquelme e come Aimar, sebbene l'abbia mostrato ad intermittenza.
Il Payaso non ha mai avuto grande continuità, ma la responsabilità non è esclusivamente sua, ma anche dei frequenti infortuni e della gestione sbagliata da parte di alcuni allenatori. Quello che l'ha capito più di tutti è stato sicuramente Rafa Benitez. Comunque, discontinuo non vuol dire bidone ( per carità, neanche a pensarlo ): Aimar ha avuto un peso determinante in molte vittorie del Valencia e il pubblico lo adora, non vedendo per niente di buon occhio una sua cessione.
Io non riesco ancora a capacitarmi di come ci si possa privare a cuor leggero di un rifinitore di questa qualità, un giocatore intelligente ( più di molti altri funamboli della trequarti ), bravo a smarcarsi e cercarsi la zona di campo più praticabile, con una tecnica che lo rende abilissimo negli spazi stretti ( caratteristica che nel calcio moderno fa piuttosto comodo ), leggero ( col tempo è riuscito a limitare il lato negativo della sua leggerezza )e sfuggente. Inoltre non è per niente individualista, non rallenta il gioco ed è rapido di pensiero, molto più di Riquelme.
Il Zaragoza di Victor Fernandez, un tecnico che probabilmente sarebbe disposto ad affidargli pure le chiavi di casa, sembra il più deciso ad acquistare Aimar, volendolo affiancare a D'Alessandro. Però c'è il grosso ostacolo della spesa ingente che dovrebbe affrontare, non alla portata delle casse del club aragonese.
Un vero peccato, perchè in una squadra in cui fosse titolare fisso, avendo il diritto di sbagliare qualche partita e senza essere tormentato dagli infortuni, son sicuro che l'ex-fantasista del River ci divertirebbe parecchio. Lui stesso lo sa benissimo, visto che sembra spingere per la soluzione Zaragoza.

2 commenti:

  1. Anonimo12:52 PM

    Non pensi che Aimar possa trovare sapzio anche in Italia? è possibile che un talento simile debba ancora convincere qualcuno? è vero che noi abbiamo fatto fare panchona a Baggio e fatto espatriare Zola, bocciato Bergkamp e tanti altri misftatti ancora che gravano sulla tardiva tempestività innovativa del nostro calcio(che giro di parole per non dire "catenacciari perenni"), però il pubblico italiano si innamora facilmente di veroniche, dribbling stretti e acrobazie...quindi sto qui a chiedermi perchè mai il calcio italiano, ma quello mondiale in generale, riesca a bocciare un genio come uello del mio Pablito preferito.

    RispondiElimina
  2. Credo che Aimar possa trovare spazio in tutto il mondo, isole Fiji comprese. Per il suo bene sarebbe meglio che però non andasse in Italia. Come detto nel post, lui avrebbe bisogno di un credito di fiducia che duri una stagione almeno e del diritto di sbagliare qualche partita ( oltre che di non infortunarsi sul più bello, come gli è capitato alcune volte ), diritto che il 90% delle squadre italiane ( la percentuale è forse un po' ottimistica ) non è disposto a concedere a nessuno. Poi c'è la questione tattica: gran parte degli allenatori preferisce due punte pure e quando piazzano un giocatore sulla trequarti spesso ne preferiscono uno che gioca sulla corsa e gli inserimenti, come Perrotta o Paredes ( che tristezza !).
    Infine va fatta una considerazione generale sui talenti sudamericani: gli italiani sono spessissimo gli ultimi ad arrivarci, e quando li prendono hanno 30 anni, come Rivaldo. Questo è dovuto molto alle affinità linguistiche e culturali della Spagna con le sue ex-colonie, ma anche al fatto, che negli ultimi anni il campionato italiano, prima il più desiderato dai giocatori stranieri, ha perso fascino rispetto alla Premier League e alla Liga, dove i giovani talenti rispettivamente del Nord-Europa per l'Inghilterra e del Sudamerica per la Spagna, preferiscono andare, vedi il caso più recente di Aguero.

    RispondiElimina