venerdì, marzo 30, 2007

Getafe e Recreativo, le rivelazioni.

Questa che si sta dispustando finora è stata sicuramente la Liga del Sevilla, nuova grande di Spagna, ma altre due squadre in particolare hanno richiamato l’ attenzione per gli exploit che le hanno assestate in piena zona-Uefa, e cioè Getafe e Recreativo, sicuramente due delle squadre che, in rapporto a i mezzi, hanno proposto il miglior calcio in questa stagione.
Nel caso del Getafe, nono con 38 punti e con una storica semifinale di Copa del Rey (contro il Barça) davanti a sè, si tratta della conferma di un progetto che funziona benone già da due anni, basato sul contenimento delle spese e la valorizzazione, grazie a un ambiente ideale e a un’ ottima organizzazione di gioco (con Quique Sanchez Flores nel 2004-2005, primo anno in Liga, e con “Bernardo” Schuster nei due successivi), sia di onesti gregari che di giovani talenti. Giovani non della cantera locale, che in questi tre anni non ha mandato nessuno in prima squadra, ma soprattutto prestiti dei grandi club.
Il Recreativo invece, settimo con 41 punti, è una sorpresa assoluta. Il Decano (è il club spagnolo più antico), dopo la fugace esperienza in Primera del 2002-2003 (retrocesso ma in maniera onorevole, e per giunta arrivando in finale di Copa del Rey, poi persa 3-0 col Mallorca di un sensazionale Eto’o), era tornato nel massimo campionato fra molti punti interrogativi. Sì, l’ anno prima aveva dominato in Segunda, non mancavano gli aspetti interessanti, ma la squadra era in alto mare e, a pochi giorni dalla chiusura del mercato estivo, largamente incompleta nella sua rosa. Solo sul filo della scadenza sono arrivati Beto, Laquait, Pablo Amo e Juanma ma soprattutto Sinama Pongolle e Javi Guerrero, che hanno trasformato l’ attacco da reparto in piena emergenza a punto forte della squadra.


GETAFE

C’ era qualche preoccupazione al Getafe sulla sostituzione di tre protagonisti della passata stagione come Gavilan, Riki e Pernia, ma fuoriclasse questa squadra non ne ha mai avuti, l’ unica “stella” resta il collettivo. E’ l’ organizzazione che ha permesso al Getafe di subire sinora soltanto 19 reti, nettamente la squadra meno battuta della Liga, al di là dell’ elevato valore di Alexis, del mestiere di Belenguer e delle paratone del Pato Abbondanzieri.
Blocco compatto, squadra corta e centrocampo molto folto a protezione del reparto arretrato. Anche in fase di possesso, il movimento costante offre sempre soluzioni comode al portatore di palla, che ha due o più opzioni a sua disposizione, e a partire da questa base neppure l’ assenza di grandi individualità impedisce al Geta di dispiegare un calcio semplice ma piacevole, con combinazioni palla a terra come vuole Schuster.
Schuster che è l’ allenatore di moda quest’ anno, e che, a partire da una base composta dai quattro difensori+ Celestini davanti alla difesa, alterna per i suoi vari moduli. Di base utilizza un 4-4-2, anzi un 4-4-1-1 con Manu Del Moral o Albin a fare da raccordo fra centrocampo e attacco, ma inserendo una mezzala come Vivar Dorado o più raramente Alberto può passare ad un 4-1-4-1. Il Getafe suscita ammirazione perché in campo sa sempre cosa fare: sa essere molto pericoloso in contropiede sfruttando le caratteristiche di Guiza, ma sa anche aggredire più alto l’ avversario e fare la partita, per nulla a disagio nel condurre le danze.

In porta, una delle sensazioni di questa Liga, il veterano Abbondanzieri, non un esempio di stile, ma uomo carismatico, più volte determinante con magnifici interventi. La sua riserva è Luis Garcia, portiere piuttosto incerto, contestatissimo ai tempi della sua unica stagione al Zaragoza, che però non ha fatto rimpiangere Abbondanzieri le volte in cui è stato chiamato in causa, come nel recente 0-0 col Sevilla.
Abbondanzieri compone coi centrali Belenguer e Alexis un triangolo difensivo che è uno dei cardini di questo Getafe. L’ espertissimo Belenguer, classe ’72, al Getafe ha trovato dopo tanti anni di anonimato la sua piccola consacrazione. Eccellente senso della posizione, chiusure autorevoli, guida il reparto con notevole sicurezza. Accanto a lui il grandissimo talento di Alexis, del quale ho già detto di tutto e di più, ingaggio del Valencia per l’ anno prossimo compreso (ma potrebbero esserci ulteriori sviluppi in questa telenovela). Ma anche la coppia di centrali di riserva composta dal sobrio Pulido (anche terzino destro) e dall’ aitante mancino Tena, ha dimostrato all’ occorrenza (l’ ultima nell’ 1-1 al Bernabeu) di reggere bene l’ impatto, a ulteriore dimostrazione del fatto che godendo di determinati punti di riferimento, in una squadra che gioca “a memoria”, ci si può muovere molto più agevolmente.
Sulla fascia destra due alternative ugualmente affidabili, la vecchissima conoscenza Contra o il completo David Cortés, giocatore che ai suoi esordi in Primera col Mallorca aveva goduto anche di ottimo mercato (ai tempi si era parlato anche di Valencia). A sinistra, la grande sorpresa di questo Getafe, e una delle sorprese della Liga, vale a dire Paredes, l’ anno scorso uno dei giocatori meno utilizzati, quest’ anno titolare inamovibile.
Dei due laterali è quello che spinge di più, spesso l’ esterno sinistro di centrocampo si accentra e gli lascia tutta la fascia. Molto aggressivo, anticipa e ribalta l’ azione con personalità e grande continuità. Insomma, il mondo continua dopo Pernia (oggetto di isteriche sopravvalutazioni l’ anno passato, lo abbiamo visto al Mondiale, lo vediamo quest’ anno all’ Atlético. Bisogna sempre insospettirsi dei giocatori che “esplodono” alla soglia della trentina e in una squadra rivelazione che fa sembrare i giocatori migliori di quello che sono: quindi diffidate pure di Paredes o di Güiza, ma non diffidate di Alexis, mai!). L’ esplosione di Paredes ha relegato in secondo piano l’ argentino Licht, un acquisto estivo che sembrava dovesse trovare molto più spazio, peraltro ben reclamizzato al suo arrivo in Spagna (gran bel sinistro il suo).
A centrocampo i due indiscutibili punti fermi sono i centrali Celestini e Casquero, i quali si completano alla perfezione. Lo svizzero Celestini è il classico “lavoratore oscuro” per il quale oltrepassare la metacampo rappresenta un’ avventura insolita. Uomo fidato di Schuster sin dai tempi dello sfortunato (e alquanto masochista) Levante 2004-2005, assicura le distanze giuste fra i reparti e copre le spalle a Casquero, cervello e motore del Geta. La gran parte delle azioni getafensi passa per i piedi di questa mezzala dinamica continua e sempre nel vivo del gioco. A testa alta e sempre in bello stile, Casquero è molto abile nel combinare in spazi stretti e non di rado si presenta al limite dell’ area avversaria per far valere il suo ottimo destro.
Altro guastatore del centrocampo, molto utile per il suo apporto realizzativo (quattro gol finora) è Nacho, ripescato, così come Alexis, dal disastroso Malaga dell’ anno passato. Esterno sinistro, mancino dalla buona padronanza tecnica, privo dello spunto esplosivo che gli permetta di arrivare sul fondo, Nacho preferisce tagliare per linee interne per cercare il dialogo coi compagni o per tentare direttamente la conclusione a rete, bravo anche ad accompagnare e finalizzare le azioni di contropiede.
Sull’ altra fascia un giocatore più lineare, più di corsa, come Mario Cotelo (presente già nel 2004, anno della promozione in Primera), che all’ occorrenza può fare anche il terzino. Attualmente in gran forma, esterno prezioso, tatticamente diligente e in grado anche di “pizzicare” con tiri da fuori insidiosi. Sua alternativa, utilizzabile anche a sinistra, il più tecnico Pablo Redondo (3 assist finora, sia per lui che per Cotelo).
Jolly importante, uomo di classe ed esperienza, è Vivar Dorado. Può partire largo dalla fascia sinistra per poi accentrarsi sulla trequarti oppure come mezzala in un trivote, è elegante, abile nel dare l’ ultimo passaggio e legge bene gli sviluppi del gioco. Altro centrocampista offensivo, che può giocare in appoggio all’ unica punta, è il rapido Sousa, mentre Alberto trova spazio soprattutto quando c’ è bisogno di coprirsi un po’ di più aggiungendo un centrocampista.
Güiza è l’ uomo sulla cresta dell’ onda, e resta tutto da verificare se per questo quasi 26enne fan dello sfortunato Kiko Narvaez (del quale riproduce fedelmente l’ esultanza dell’ “arciere”) si tratti di un exploit sincero o legato soprattutto alla stagione particolarmente felice della sua squadra. Nove gol finora, più rilevanti per importanza e puntualità che per quantità, e inevitabile richiesta di convocazione in nazionale. Onestamente non lo vedo su questi livelli (lui invece ci si vede, dice modestamente che se fosse brasiliano sarebbe il crack dei crack): non eccezionale tecnicamente, preferisce agire in verticale e in campo aperto, dove può diventare micidiale per la sua velocità e la capacità di risolvere con estrema freddezza gli uno contro uno coi portieri avversari.
Alle spalle di Güiza, come seconda punta, può agire Manu del Moral (che proprio questa domenica tornerà a disposizione di Schuster dopo l’ infortunio che lo ha appiedato nelle ultime giornate), giovane in prestito dall’ Atlètico Madrid (4 gol), molto mobile, tecnicamente discreto e in grado anche di partire dalla fascia destra all’ occorrenza.
In questo finale di stagione, dopo gli infortuni che lo hanno occultato nella prima parte di stagione, potrebbe rivelarsi una carta molto importante sulla trequarti l’ uruguagio Albin, 20enne dal talento limpido che può agire anche sulla fascia sinistra. Tecnica di prim’ ordine e mancino pregiato, potrebbe diventare uno degli uomini di mercato del Getafe 2007/2008 (che si preannuncia interessantissimo col più che probabile acquisto di un asso come Uche).
Le altre punte a disposizione di Schuster sono Pachon, eroe della tifoseria e protagonista l’ anno della promozione, navigato centravanti, generosissimo e pronto anche a sacrificarsi in ruoli di copertura, e Verpakovskis, attaccante ultraveloce di livello internazionale (mitiche le pagine scritte con la sua Lettonia) ma ancora poco impiegato per la difficoltà a trovare spazi in una squadra “già fatta”. In prestito dalla Dinamo Kiyv, vedremo se il Geta eserciterà il diritto di riscatto (certo che, con la probabile cessione di Güiza, per l’ anno prossimo un attacco Uche-Verpakovskis-Kepa non sarebbe male…)

------------------Abbondanzieri----------------------

Contra-------Belenguer-------Alexis----------Paredes

----------------Celestini------------------------------
Cotelo---------------------Casquero------------Nacho

------------------Manu del Moral---------------------
-----------------------Güiza--------------------------



RECREATIVO

Nella grande stagione del Recreativo buona parte del merito spetta al tecnico Marcelino Garcia Toral, uno dei più brillanti della nuova leva. Meticoloso fino all’ estremo nello studio degli avversari e nella preparazione delle partite, è uno spettacolo vedere come si muove il suo 4-4-2, coi giocatori che sembrato legati quasi da un filo invisibile per la coordinazione che dimostrano nello spostarsi sul rettangolo verde. Squadra corta, pressing aggressivo e raddoppi costanti (fantastico al Bernabeu nello storico 0-3 il pressing fino al limite dell’ area madridista).
Ma quello che è più apprezzabile del Recreativo è il gioco e la mentalità con cui sta raggiungendo i suoi grandi risultati: una delle squadre più divertenti in questa stagione di vacche magre, fresca, veloce e verticale, mai rinunciataria (peraltro il Recre risulta la prima squadra della Liga nella classifica del fair-play). Uno spettacolo quando ribalta l’ azione in pochi tocchi, devastante quando può affondare i colpi in contropiede.
In genere i giocatori coinvolti nella fase offensiva sono cinque. I terzini avanzano ma con moderazione, Marcelino piuttosto preferisce creare il pericolo sfruttando fino in fondo l’estrema mobilità degli uomini di cui dispone dalla trequarti in su. Al di là dei numeri, non è il solito 4-4-2 scolastico e un po’ irrigidito: importante, e assai caratteristica, nel gioco del Recre è la funziona svolta dagli esterni di centrocampo, spesso esterni solo nominalmente, dato che è loro richiesto (soprattutto a Cazorla) di tagliare con frequenza verso il centro della trequarti e piazzarsi fra le linee di difesa e centrocampo avversarie, zona davvero cruciale nel calcio.
L’ azione-tipo del Recre per sommi capi è questa: palla rubata a centrocampo e Viqueira che imposta, nel mentre uno degli esterni (Cazorla o Juanma) taglia sulla trequarti e i due attaccanti Uche e Sinama Pongolle si allargano sulle fasce e si preparano allo scatto in profondità. Un ampio ventaglio di soluzioni che allarga e disorienta la difesa avversaria e a sua volta costruisce le premesse per eventuali ulteriori inserimenti a sorpresa dalle retrovie (uno dei centrocampisti che arriva a rimorchio, una delle punte che sbuca a sorpresa…). Il calcio di Marcelino, favorito anche da uomini particolarmente adatti, è basato proprio su questo, sulla sorpresa, sulla velocità e sul gioco di prima intenzione, mai su attacchi statici.

In porta Lopez Vallejo, uno dei tre arrivati dal Villarreal assieme a César Arzo e Cazorla. Portiere in gioventù di grandi speranze, ha trascorso una carriera di sostanziale anonimato, titolare nei primi anni del Villarreal nella Liga, poi relegato in panchina da Reina e addirittura in tribuna dai non certo fenomenali Barbosa e Viera. A parte la papera sullo 0-1 di Eto’o nell’ ultima giornata da Liga, sta disputando una buona Liga, con interventi determinanti e spettacolari.
In difesa, alternanza sulle fasce: a destra Marcelino può scegliere fra il veterano Merino (36 anni e una storica militanza nel Betis) ed Edu Moya, sicuramente più veloce e maggiormente portato ad appoggiare l’ azione offensiva; a sinistra si disputano il posto il sobrio Poli, prelevato quest’ estate dal Mallorca, e Dani Bautista, più rapido e vivace nella spinta, autore di ottime prestazioni nella prima fase della stagione.
La coppia centrale formata da Beto e Mario invece è da tempo consolidata. I due si completano bene: il portoghese, qualche anno fa (ai tempi dello Sporting) assai richiesto sul mercato internazionale, è il classico regista di reparto, non proprio un mastino ma dotato di senso della posizione, un ottimo destro e un buon stacco aereo; Mario, in prestito dal Barça (dove arrivò nell’ estate 2003 e trascorse una stagione nel più totale anonimato), è un marcatore mancino molto attento nell’ anticipo, un osso non facile.
Di volta in volta trovano spazio, a seconda delle assenze dei titolari, ora Pablo Amo, centrale dal rendimento affidabile, forse un po’ troppo snobbato nei suoi trascorsi al Deportivo, ora César Arzo, giovane che non convince ancora pienamente (non mostra sufficiente personalità), utilizzabile anche da centrale di centrocampo, data la sua discreta capacità d’ impostare il gioco (ha anche un buon gioco aereo). Iago Bouzon resta l’ ultimissima scelta.
A centrocampo, il lavoro sporco è soprattutto di Jesus Vazquez, prelevato l’ estate scorsa dal Tenerife e rivelatosi un ottimo acquisto. Resistente e continuo, ottima guardia del corpo per Viqueira, al tempo stesso non è completamente privo di qualità, potendo contare su un discreto sinistro e anche su qualche inserimento a sorpresa nell’ area avversaria di tanto in tanto.
Il cardine, il cervello, la miccia, insomma quello che volete, degli attacchi del Recre resta però Emilio Viqueira, gallego di 32 anni che compensa gli evidenti limiti dinamici con un destro sensibilissimo (i tentativi da metacampo lo ingolosiscono parecchio) e una visione di gioco fuori dal comune. Unanimemente conosciuto come “el Mago”, è uno dei pochi giocatori nella Liga (assieme a De la Pena, Ibagaza, Ronaldinho e Guti) in grado di inventare quasi dal nulla il passaggio che mette il compagno a tu per tu col portiere avversario.
Sensazionale nel girone d’ andata, Viqueira però si trova ora relegato ai margini, in forte dissidio con la società, un dissidio che rischia di avere brutte ripercussioni nell’ ambiente, proprio quando il Recre sta disputando la miglior stagione della sua storia. Spesso in panchina negli ultimi tempi, Viqueira nell’ ultima gara col Barça addirittura non è stato nemmeno convocato.
La disputa è sorta sul suo rinnovo del contratto, dato che secondo una clausola del contratto firmato dallo stesso Viqueira nel Febbraio 2005, il rinnovo per l’ anno prossimo dovrebbe scattare automatico una volta raggiunto il traguardo delle 25 gare (con minimo 35 minuti disputati in ogni gara) giocate in campionato: ne mancano solo 4, e la società accusa ora Viqueira di fingere infortuni per poter così evitare il rinnovo automatico e andare ad un’ altra squadra che magari gli offra qualche spicciolo in più (si parla insistentemente del Levante). Brutta storia, così come brutto è il fatto che Viqueira abbia denunciato (e non importa che in seguito abbia ritirato la denuncia, la frittata l’ aveva già fatta) il suo club alla LFP per un contratto che lui stesso aveva accettato di stipulare, giocandosì così tutto il credito guadagnato nei confronti di una società e di una tifoseria che dopotutto gli hanno regalato i momenti più felici della sua non certo esaltante carriera. Al posto di Viqueira, gioca ora il più difensivo e lineare Rafa Barber.
Sulle fasce, mentre nella prima parte della stagione Cazorla partiva da destra con Aitor sull’ altra fascia, ora Marcelino preferisce utilizzare Juanma a destra spostando Santi Cazorla sulla sinistra. Cazorla (4 assist) è stato probabilmente il più continuo dei talenti di questo Recre: contagiosa la sua elettricità, una costante spina nel fianco con le sue accelerazioni, i suoi tagli in diagonale, i dribbling stretti, le soluzioni sempre imprevedibili (destro naturale, è pero perfettamente ambidestro). Se Viqueira suona il valzer, lui va col rock n’ roll: sta facendo decisamente ricredere il Villarreal, disposto ora a riprenderselo, sulla bontà della sua cessione (Lopez Vallejo e César Arzo invece sono solo in prestito).
Juanma, brutalmente scaricato dal Levante l’ estate scorsa, è invece un esterno destro non fulminante nelle sue iniziative, ma dotato di buon controllo di palla, discreto uno contro uno e cross ben calibrati, caratteristiche un po’ più offensive rispetto al “soldatino” Aitor. Cheli invece resta un’ alternativa assai poco utilizzata sulla destra (titolare alla prima giornata col Mallorca, poi altre sole quattro apparizioni, per un totale di 126 minuti, giocatore meno impiegato della rosa, anche meno del secondo portiere Laquait).
In attacco, ecco le pantere Uche e Sinama Pongolle, che con la loro velocità, i tagli e gli incroci che propongono continuamente mettono straordinariamente sotto pressione le difese avversarie. Uche (7 gol finora), per amor di semplificazione, sarebbe il novello Eto’o: ancora un po’ acerbo, rispetto al famelico camerunese del Barça è più solista e molto meno uomo squadra, meno cattivo ma anche più estroso nelle sue azioni. Nelle serate buone, il 23enne nigeriano è capace di mettere sottosopra da solo la difesa avversaria. Prodigiose accelerazioni, dribbling assai facile, si inventa delle finte di corpo quasi inconcepibili per liberarsi dell’ avversario, sovente esposto a brutte figure. E’ un talento ancora da raffinare, per una certa tendenza ad assentarsi e a compiere scelte incomprensibili, per egoismo o più semplicemente per una cattiva lettura delle situazioni.
Sinama Pongolle, con 9 gol segnati finora, ha dissolto pienamente i dubbi che quest’ estate pendevano sul suo rendimento realizzativo. Sfumata l’ altra opzione, il greco Gekas (che sta facendo faville al Bochum), Marcelino nutriva qualche legittima perplessità sull’ eventuale apporto realizzativo di un giocatore che, fra Liverpool e Blackburn, si era ormai abituato a giocare sempre più lontano dalla porta, spesso anche da esterno di centrocampo. Convinto Marcelino da una conversazione telefonica con lo stesso Benitez (“se cerchi uno veloce e che sappia smarcarsi, Sinama fa al caso tuo”), Sinama ha trovato le migliori condizioni, ambientali e tattiche, per poter esprimere finalmente il suo talento, divenendo un elemento imprescindibile oltre che il punto di partenza per il Recre dell’ anno prossimo (proprio in questi giorni la società sta cercando di chiudere il suo acquisto definitivo dal Liverpool). Buona tecnica, veloce e agile, movimenti sempre intelligenti, rispetto al partner Uche è sicuramente più completo tatticamente e molto più abile nel gioco senza palla.
Javi Guerrero e Rosu, stagionate seconde scelte, sono tutt’ altro tipo di attaccanti, seconde punte che preferiscono venire incontro sulla trequarti e farsi servire il pallone sui piedi più che nello spazio. Tutt’ e due mancini di qualità, Rosu (nazionale rumeno da sette anni trapiantato in Spagna, prima al Numarncia, dal 2004 al Recreativo) è stato uno degli eroi della promozione, mentre Javi Guerrero è arrivato a fine mercato estivo dal Celta, dove per incomprensioni tattiche (non esiste la seconda punta nel 4-2-3-1 di Fernando Vazquez) e caratteriali si è potuto esprimere assai poco e quasi mai sui livelli cui aveva abituato tutti ai tempi del Racing. Molto importante nella prima parte di stagione (5 i suoi gol), quando Uche preparava ancora il suo rientro, con l’ affermazione della coppia Sinama-Uche è diventato definitivamente la terza scelta in attacco.

------------------Lopez Vallejo-----------------------

Merino-----------Beto-------Mario--------Dani Bautista

-------------Barber(Viqueira)---J. Vazquez-------------
---Juanma----------------------------------Cazorla----

------------------Uche------Sinama Pongolle-----------


Al settimo cielo per questo suo fantastico exploit, il Recre deve però cominciare a guardare con una certa preoccupazione a una Liga 2007-2008 che si preannuncia complicatissima, dove le basi di questi successi (anzi, più realisticamente, di una salvezza) andranno completamente reinventate.
Uche pare già destinato verso Getafe, Cazorla dovrebbe tornare a Vila-Real, Viqueira nemmeno ve lo dico, lo stesso Marcelino, tra l’ altro molto infastidito dalle polemiche sul caso-Viqueira, quasi certamente abbandonerà la barca (si parla di Deportivo, nel caso se ne andasse Caparros, e del solito Getafe), e ci sarà da ricostruire una squadra che, per quanto ben assemblata, è stata costruita quest’ estate sulla base di prestiti e di operazioni necessariamente al risparmio.
Incoraggianti le notizie sulla probabile conferma di Sinama Pongolle, e ancora più incoraggiante il possibile accordo di collaborazione con il Liverpool (sulla scia di quanto fatto con il Villarreal in Spagna), sulla base del quale il Recre potrebbe ricevere in prestito numerosi giovani del vivaio dei Reds (ad esempio, si parla del centrale argentino Paletta).

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giovedì, marzo 29, 2007

Iniesta scaccia l' incubo.


Con tutte le cose brutte che si possono dire di questa nazionale, uno 0-0 stasera con l' Islanda sarebbe stato francamente troppo.
Della partita c'è ben poco da dire: è stato un monologo. Se il primo tempo, pesantemente condizionato da un diluvio del quale nemmeno l' eccellente terreno dell' Ono Estadi ha potuto non risentire, ha visto una Spagna sin troppo tiepida e irregolare nelle sue azioni, con una proposta offensiva povera e in ogni caso legata ad occasioni casuali (traversa di Villa su tiro-cross, miracolo di Arason su cross deviato da un suo difensore), i secondi 45 minuti sono stati caratterizzati da un assedio furibondo delle Furie Rosse, che in un crescendo di frustrazione vedevano sempre più vicina l' eliminazione dall' Europeo, con Arason, portiere davvero eccezionale nelle serate giuste, che sempre più assumeva le mitologiche sembianze di mostro insuperabile.
Questo finchè, all' ottantesimo minuto e in pieno panico, Villa (uno dei primissimi attaccanti in Europa per rapporto quantità-qualità) non ha inventato, impresa non certo insolita per lui, un assist da trequartista consumato per l' inserimento e la conclusione, finalmente risolutiva, di Iniesta.

Riassumendo, i volti della Spagna di stasera son stati due: quello del primo tempo, blando ed eccessivamente dipendente dalle iniziative di Silva e Villa, e quello del secondo tempo, in cui la carica agonistica, l' intensità degli attacchi e la velocità nella circolazione del pallone (grazie anche al fatto che smette di piovere ed il terreno resta rapido ma ora senza pozzanghere traditrici) sono sensibilmente cresciute, relegando l' Islanda nella sua area di rigore, costretta ad aggrapparsi a un' innumerevole serie di calci d' angolo (quasi una ventina) e soprattutto alle parate di Arason.
Ha contribuito anche il cambio di Aragones a fine primo tempo: già costretto a rinunciare per infortunio al suo unico ariete Morientes (sostituito da un Torres molto attivo nel cercare lo sfondamento sulla sinistra), più che mai prezioso in una partita come questa in cui i cross si accumulano, Aragones lascia da parte gli eccessi di prudenza e toglie un difensore, Capdevila, per aggiungere Angulo e riportare Iniesta al centro della manovra.
Difesa a tre "alla Rijkaard" (Sergio Ramos-Marchena-Puyol, con Albelda davanti come schermo; Xavi-Iniesta mezzeali, Angulo e Silva larghi sulle fasce, Torres e Villa punte), rischio più che mai logico contro un Islanda che davvero non possiede i requisiti minimi per poter oltrepassare la metacampo e impensierire Casillas (povero Gudjohnsen!).

Vittoria soffertissima ma che potrebbe segnare una svolta, visti gli altri risultati del Girone F. Con la clamorosa sconfitta di Belfast (2-1), la Svezia infatti abbandona la vetta della classifica, superata proprio dalla sorprendente Irlanda del Nord (guidata dal suo condottiero Healy), e così rimette in gioco la corsa anche per il primo posto, prospettiva insperata per la Spagna fino a un paio di partite fa, quando la qualificazione agli spareggi rimaneva il massimo delle aspirazioni (occhio però, chè la Danimarca ha una partita in meno).

CLASSIFICA GIRONE F
1) Irlanda del Nord 13 punti, 6 partite giocate
2) Svezia 12 punti, 5 par. gioc.
3) Spagna 9 punti, 5 par. gioc.
4) Danimarca 7 punti, 4 p.g.
5) Lettonia 3 punti, 4 p.g.
6) Liechtenstein 3 punti, 5 p.g.
7) Islanda 3 punti, 5 p.g.

FOTO: Marca.com

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domenica, marzo 25, 2007

Sopravvissuti

"Hombre del partido" stasera al Bernabeu è stato indubbiamente Niclas Jensen, geniale nel provocare già al ventesimo del primo tempo l' inferiorità dei suoi con due interventi in ritardo dei più stupidi.
Dopo quell' episodio Morientes e Villa (la coppia del Valencia, la coppia più in forma e quella più ragionevole in una partita come questa, dove non si possono certo tollerare i pasticci di Torres, cui il pallone ogni volta scappa da tutte le parti) confeziona l' uno-due decisivo. Difficile pensare in undici contro undici a uno scenario simile, con la Danimarca che prima dell' espulsione dominava a piacimento il match, annullando i creativi della Spagna e facendo girare il pallone con grande tranquillità.
Spagna sconcertante in situazione di parità numerica, ma Spagna sconcertante anche dopo. Un secondo tempo tremebondo, senza dare mai la minima impressione di saper controllare la situazione e anzi incoraggiando in tutti i modi, dopo il 2-1 di Gravgaard, la reazione danese, sebbene questa non abbia prodotto grossi pericoli.
Manovra di una lentezza che grida vendetta, ingolfata a centrocampo dalla solita, snervante, mancanza di sbocchi sulle fasce e aggrappata disperatamente alla freschezza di Silva e Iniesta sulla trequarti e al mestiere e alla classe di Morientes e Villa in fase conclusiva. Pare evidente poi che questa nazionale soffra di un pesante complesso psicologico: al di là delle carenze tecniche di alcuni singoli, troppi sono stati i passaggi sbagliati a due metri di distanza, troppi gli inciampi dilettanteschi sul pallone.
Passando ai singoli, da sottolineare ovviamente le prove di Villa e Morientes, che hanno attinto al meglio del loro repertorio (in particolare, la finta a rientrare sull' altro piede dell' 1-0, è una giocata classica del "Moro"); Silva, il più continuo del centrocampo; Iniesta, non eccezionale nel complesso ma comunque determinante nel tagliare la difesa danese col passaggio proprio per l' 1-0 di Morientes; Marchena, in ottimo periodo di forma (seppure da centrocampista), l' unico decente dell' imbarazzante difesa proposta da Aragonés (Angel-Javi Navarro-Marchena-Capdevila: brr...).
Non è piaciuto Albelda, del quale stasera si son potuti notare soltanto i piedoni quadrati, mentre ci si stufa ormai a sottolineare come Javi Navarro con la nazionale non c' entri proprio nulla (ma dico io, ci sono Alexis, Albiol, volendo anche Melli e Piqué, e si corre dietro a questo tizio di 33 anni?) e come le fasce meriterebbero di meglio rispetto a Capdevila e Angel. Ma l' evidenza della logica non ha da tempo nessun senso per questa nazionale, guidata da un commissario tecnico che prima degli ultimi Mondiali aveva promesso, in caso di mancato raggiungimento delle semifinali, di togliere il disturbo...


GIRONE F QUALIFICAZIONI EURO 2008
1) Svezia 12 punti, 4 partite giocate
2) Irlanda del Nord 10 punti, 5 par. gioc.
3) Danimarca 7 punti, 4 par. gioc.
4) Spagna 6 punti, 4 p.g.
5) Lettonia 3 punti, 3 p.g.
6) Islanda 3 punti, 4 p.g.
7) Liechtenstein 0 punti, 4 p.g.

La situazione di classifica resta assai complicata per la Spagna, che non si può più permettere passi falsi e alla quale, con la fuga della Svezia, resta solo il secondo posto per accedere agli spareggi.
Fondamentale sarà vincere lo scontro diretto in Spagna con l' Irlanda del Nord (all' andata una sconfitta per 3-2 vergognosa, ma che per i gol fuori casa potrebbe avere il suo peso in caso di arrivo a pari punti, visto che sarebbero gli scontri diretti a decidere), ma anche quello, ben più difficile. in Danimarca, sempre che la Danimarca non perda punti nelle altre partite (e in questo senso lo scontro fratricida con la Svezia qualche punto dovrebbe disperderlo, dall' una e dall' altra parte).

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giovedì, marzo 22, 2007

Aggiornamenti.

Sorteggiate le semifinali di Copa del Rey, dopo che il Sevilla martedì, nella mezzora da recuperare col Betis, ha assicurato finalmente la sua presenza.

DEPORTIVO-SEVILLA
BARCELONA-GETAFE

Andata delle semifinali, il 18 Aprile, ritorno il 9 Maggio. La finalissima si disputerà sabato 23 Giugno. Difficile pronosticare le due finaliste...


Intanto "As" dà per fatto Schuster al Real Madrid. Mi piace Schuster, il suo Getafe (nei prossimi giorni avrete un post proprio sul Getafe e sul Recreativo) è la dimostrazione migliore di come un organizzazione di gioco efficiente e una fase difensiva ben curata non escludano per nulla la possibilità di praticare al tempo stesso un calcio piacevole.
Da queste basi Schuster vorrà partire per disegnare un Real Madrid più giovane, nuovamente competitivo e in grado di riconciliarsi col palato fine del suo pubblico. Non può più essere rimandata quella totale rifondazione che andava avviata già un paio di anni fa, e che invece l' ingaggio di Capello, sbagliatissimo soprattutto nei tempi, ha ulteriormente procrastinato.
Per una rifondazione seria occorre però una società seria, perchè Schuster non ha la bacchetta magica e oltrettutto dovrà affrontare la sua prima stagione alla guida di uno spogliatoio così difficile, ma qui ho i miei pesanti dubbi.
In neanche un anno, Don Ramon Calderon e il suo staff hanno palesato una paurosa mancanza di pianificazione, in un susseguirsi di scelte contradditorie e di condotte inopportune. Un ambiente che vive alla giornata, si illude ad ogni piccola vittoria e non riflette minimamente sulla realtà che la circonda. Acquisti effettuati non in base a valutazioni ragionate sul loro impatto all' interno degli equilibri della squadra o sulla coerenza rispetto allo stile di gioco, ma in base agli umori e alle "mode" del momento, con giovani talenti che da salvatori della patria diventano in poco tempo giocattolini già usurati.
Il modello per la rinascita dovrà essere quello del Barça di Laporta, pur considerando che nell' avvio dell' ultimo ciclo del Barça il Caso ha giocato un ruolo non indifferente (vedi Rijkaard che ad inizio 2004 si trovava sull' orlo dell' esonero, ma anche l' ingaggio della "seconda scelta" Ronaldinho, dopo che Beckham preferì andarsene a Madrid...ahahahah!!!).
Puntare su giocatori di grande talento, ma ancora non affermati e possibilmente digiuni da grandi trofei. Pensate a Ronaldinho, già apprezzatissimo ma non ancora testimonial mondiale di questo sport, che arrivò al Barça dal Psg; oppure pensate a Eto'o, l' altro fenomeno, non ancora assurto a tale dimensione ai tempi del Mallorca, ma già corroso da un sano (in prospettiva culé) sentimento anti-madridista e soprattutto ambiziosissimo e con margini di miglioramento smisurati davanti a sè. Anche giocatori come Giuly e Belletti non erano proprio degli habituée dei vertici del calcio europeo, solo Deco aveva già sensibilmente riempito il suo palmares. Insomma, non servono galacticos già pronti, ma gente che abbia una gran voglia di diventarlo.
Pulizia da cima a fondo: Beckham sbarcherà ad Hollywood, Roberto Carlos (una delle leggende del calcio mondiale di tutti i tempi, cui vanno resi i dovuti omaggi) abbandonerà la barca a fine stagione, Cannavaro e soprattutto Emerson resteranno solo una parentesi sfortunata e altri ancora lasceranno. Definito chiaramente lo stile di gioco, Schuster dovrà avere mano libera nel disegnare il suo Real Madrid, ripartendo soprattutto da un Sergio Ramos sempre più potenziale bandiera del club, da Casillas, dal rilancio di Diarra, dal consolidamento di Gago e Higuain e da una fiducia senza condizioni che possa far finalmente esplodere tutto il talento di Robinho.

Però il piano per il Real Madrid 2007/2008 comincia già in salita, visto che Alexis se l' è preso il Valencia. Angel Torres, presidente del Getafe, è tifoso del Madrid, ma non è scemo: l' offerta del Valencia era migliore, e oltrettutto il Real Madrid è venuto molto poco incontro alle precedenti richieste di prestiti da parte del Getafe (Borja Valero, Jurado, De la Red).
Al Getafe andranno 6 milioni più i giovani Pallardò e Pablo Hernandez, per i quali al Valencia rimarrà un' opzione di riacquisto (però bisognerà vedere per Pablo Hernandez, attualmente in prestito al Cadiz: se al Cadiz, ora a 8 punti dalla terzultima Almeria, riuscirà la risalita in Primera, probabilmente Pablo Hernandez rimarrà un altro anno in Andalusia).
Con l' operazione-Alexis, si confermano sia l' oculatezza del Getafe (occhio a Pablo Hernandez, esterno destro di centrocampo che farà sicuramente parlare di sè), sia la condivisibile politica del Valencia, che sta puntando tantissimo sulla valorizzazione del prodotto spagnolo.
Altro colpo pesantissimo infatti è l' acquisto di Mata dal Real Madrid B. Mata, indiscutibilmente uno degli under 20 più promettenti del calcio europeo, è stato acquistato dopo che questi, evidentemente per mancanza di prospettive serie, ha deciso di non rinnovare col Madrid. Che dire, complimenti al Valencia e complimentoni al Real Madrid per la sua commovente lungimiranza...

Nel mentre, la Seleccion prepara il dentro o fuori di sabato, al Bernabeu contro la Danimarca. Con le squalifiche di Puyol e Sergio Ramos, Aragonés adotterà una difesa Angel-Javi Navarro-Marchena-Capdevila che fa sinceramente venire i brividi. Il centrocampo è quello confermato del secondo tempo della buona amichevole vinta con l' Inghilterra (inutile, sulle amichevoli la Spagna non si discute, troppo forte per tutti): Albelda e Xavi al centro, Iniesta a destra e Silva a sinistra.
In attacco accanto a Villa, ballottaggio Morientes-Torres. Il Moro sarebbe il titolare (più consigliabile, per esperienza e capacità di inquadrare la porta), ma siccome ha avuto problemi fisici, crescono le chance di Torres, pur bacchettato da Aragonés, comunque suo grande estimatore, in conferenza stampa (il c.t., non molto originale a dire il vero, ne ha sottolineato gli evidenti limiti in zona-gol e le imprecisioni controllo del pallone).
I giocatori da cui dipenderanno gran parte delle chances spagnole, i possibili grimaldelli, saranno Iniesta e Villa, nonostante il cattivo momento di quest' ultimo. Molto pericoloso non aver chiamato Joaquin: non ci sono fra i convocati giocatori in grado di aggirare dalle fasce il prevedibile catenaccio danese, lo stesso Silva sappiamo che ha altre caratteristiche.
Partita difficilissima, un pareggio equivarrebbe a una mezza eliminazione, e ritengo la Danimarca una signora squadra, solo a scorgere i nomi: Poulsen, Jorgensen, Kahlenberg, Tomasson, ma anche Bendtner (grande talento), Gronkjaer, Rommedahl , Niclas Jensen e Agger, senza dimenticare l' assenza di uno come Lovenkrands.

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mercoledì, marzo 21, 2007

Come giocano le squadre della Liga/1

Cerco di tenere meno possibile conto delle congiunture (oddio, sembra stia parlando di una roba seria...) e del rendimento delle squadre: provo a descrivere come giocano ma, anche quando fanno acqua da tutte le parti o non riescono comunque ad applicare in pieno il loro gioco classico (come il Barça quest’ anno), provo anche a descrivere come vorrebbero giocare nelle intenzioni. Le formazioni sono un riassunto degli schieramenti finora adottati, non posso per forza di cose tenere sotto controllo tutti i cambiamenti, anche piccoli (infortuni, squalifiche etc.). Mi scuso se nelle prossime puntate le informazioni saranno dettagliate, ma purtroppo alcune squadre le ho viste giocare molto meno.

BARCELONA (4-3-3): Il 4-3-3, nonostante le discutibili scappatelle col 3-4-3, resta ancora il marchio di fabbrica del Barça, così come il suo stile di gioco, votato all’ attacco, quello tipico sin dai tempi di Cruijff. Possesso-palla insistito e ipnotizzante, rapida circolazione del pallone da una fascia all’ altra in attesa che sulla trequarti si apra il varco giusto per imprimere l’ accelerazione decisiva. Meglio se si gioca a uno-due tocchi per non dare alla difesa avversaria tempo prezioso per piazzarsi (con l’ arrivo sulla panchina di Cruijff, il rondo, cioè il nostro “torello”, è diventato una parte importantissima degli allenamenti del Barça).
Il gioco del Barça si basa sostanzialmente su un’ alternanza fra lanci in diagonale verso le ali (eseguite da Marquez, dal centro-destra della difesa verso la fascia di Ronaldinho, oppure da Edmilson, che può lanciare anche verso la fascia destra in direzione di Giuly o Messi) e triangolazioni palla a terra in zona centrale. In fase d’ impostazione, per facilitare il rilancio dell’ azione ed evitare di offrire punti di riferimento agevoli al pressing avversario, i tre centrocampisti si scambiano spesso la posizione: ad esempio, quando Xavi si abbassa a ricevere il pallone dai difensori, Edmilson avanza all’ altezza del cerchio di centrocampo, mentre Deco si inserisce nella trequarti, nello spazio fra centrocampo e difesa avversario.
La fase difensiva invece è organizzata in vista di un obiettivo molto preciso: riconquistare il pallone prima possibile e possibilmente già nella metacampo avversaria, in modo da poter ricominciare subito l’ azione d’ attacco e non obbligare Xavi e Deco (e anche Ronaldinho, non proprio portato a coprire le avanzate dei terzini avversari) a scomodi ripiegamenti fino al limite della propria area. Difendersi attaccando, questa la soluzione per sostenere un undici con caratteristiche così offensive. Per questo, il pressing deve cominciare, intenso, già sui difensori avversari, in modo da favorire l’ immediato recupero del pallone da parte dei centrocampisti, pronti a raddoppiare, oppure da parte della difesa, schierata molto alta.
La presenza di Eto’o incide tantissimo sia sulla fase offensiva che su quella difensiva: a differenza di Saviola e Gudjohnsen, che la vogliono soprattutto sui piedi e in ogni caso non hanno la sua velocità, dà grande profondità all’ attacco, permettendo di allungare la difesa avversaria e favorendo così gli inserimenti dalla seconda linea dei suoi compagni (anche se nella rosa del Barça, dopo la cessione di Van Bommel, mancano veri e propri centrocampisti incursori). Il camerunese poi è molto determinato nel pressare i difensori avversari, ciò che rende difficile a questi ultimi il disimpegno e che consente alla sua squadra di mantenere alto il proprio baricentro.
Nella scelta degli uomini e conseguentemente del carattere della squadra, Rijkaard si barcamena fra alcune alternative principali: per quanto riguarda i terzini può scegliere diverse combinazioni a seconda della maggiore o minore propensione offensiva (Belletti-Silvinho i più offensivi, Zambrotta-Gio più equilibrati, Oleguer, tornato importante da terzino destro, decisamente difensivo); a centrocampo, soprattutto quando occorre rimontare, rinuncia al centrocampista di contenimento (Edmilson, Motta o Marquez) e schiera assieme Xavi, Iniesta e Deco; sulla fascia destra dell’ attacco, l’ alternativa è fra Messi, che va quasi esclusivamente palla al piede, e Giuly, più propenso al gioco senza palla e agli scatti in profondità, ma anche Iniesta si è rivelato un’ alternativa utiliissima per questa posizione, assicurando maggiore controllo del possesso-palla e combinazioni più imprevedibili tagliando da destra verso il centro della trequarti.
Le palle inattive sono un aspetto sempre più importante per gli allenatori odierni, però il Barça, rigonfio di talento, è meno portato a curare quest’ importantissimo aspetto strategico rispetto alle altre squadre. Ciò comporta qualche ricorrente disattenzione quando si tratta di difendere sui calci piazzati avversari, mentre, esclusi i micidiali tiri diretti di Ronaldinho, i blaugrana preferiscono in genere rimettere in gioco il pallone corto più che lanciarlo al centro dell’ area.
Sui calci d’ angolo, l’ unico schema elaborato è quello che vede il taglio di Marquez (che ha un’ eccellente scelta di tempo) sul primo palo, per concludere direttamente in porta oppure per prolungare la traiettoria. Comunque, per informazioni più dettagliate, vi rimando a questo articolo della scorsa estate.

---------------------------Valdés--------------------------------

Oleguer---------Marquez----------Puyol-------------Zambrotta

-------------------------Edmilson-------------------------------
-------------------Xavi------------Deco-------------------------

-Messi--------------------Eto’o---------------------Ronaldinho--



SEVILLA (4-4-2): A differenza del clichè tipico della squadra spagnola, il Sevilla prescinde dal dominio del possesso palla e basa il suo gioco su un’ intensità senza eguali nella Liga, pressing e transizioni superveloci (e ho detto superveloci). Un gioco molto verticale e diretto. Recuperata palla, si punta subito dritti verso la porta con determinazione e ferocia.
Nelle serate buone, crea occasioni su occasioni (anche più del Barça), gli avversari non hanno neanche il tempo di ricomporsi che già devono raccogliere il pallone in fondo al sacco, quando invece le cose non girano (per via di cali atletici o a causa di avversari blindatissimi) ti viene da dire “ma perché vanno così di fretta?”, “fermate il treno !”.
Ereditata da Caparros l’ organizzazione difensiva e l’ intensità, con Juande Ramos e la crescita dell’ organico c’è stata chiaramente un’ evoluzione più offensiva ed ambiziosa, ma ancora fa difetto al Sevilla la capacità di abbassare i ritmi e ragionare quando gli sviluppi del gioco lo richiedono. Da quando questa squadra è diventata ufficialmente una “grande”, trova molte più difficoltà a costruire gioco contro squadre che pensano solo a difendersi attestandosi nella loro metacampo.
Classico 4-4-2. In difesa un terzino che spinge costantemente a destra (Alves) e uno a sinistra che resta più bloccato. A centrocampo due esterni molto offensivi e due centrali che in fase di possesso non giocano sulla stessa linea: sul centro-destra Poulsen resta vicino alla difesa per coprire, mentre sul centro-sinistra Renato (o Maresca) appoggia frequentemente l’attacco e si inserisce sulla trequarti. Due punte pure, una che tendenzialmente viene incontro in appoggio, fa da boa e svaria su tutto il fronte d’attacco (Kanouté), e un’altra che cerca più la profondità (Luis Fabiano, Chevanton o Kerzhakov).
Il Sevilla ama attaccare soprattutto dalle fasce, specialmente con le continue sovrapposizioni sulla fascia destra (fra Daniel Alves e Jesus Navas, che si scambiano costantemente la zona: uno si allarga, l’ altro va all’ interno. Può succedere anche che uno dei centrali di centrocampo, o uno degli attaccanti, allargandosi li aiuti a creare la superiorità numerica sulla fascia), dalla quale piovono cross a getto continuo, oppure con immediate verticalizzazioni a favorire i movimenti in profondità degli attaccanti quando ha a diposizione il contropiede. Quando c’è troppo traffico a centrocampo, i difensori ricorrono spesso al lancio lungo verso Kanouté che mette giù e fa da sponda per i compagni (è probabilmente il più bravo di tutta la Liga nello svolgere questo lavoro). Principalmente è Daniel Alves a incaricarsi di questi lanci, coi quali in altre occasioni (talvolta ossessivamente) cerca di servire direttamente lo scatto di Kanouté e Luis Fabiano alle spalle della linea di difesa avversaria.

-----------------------------Palop----------------------------

Daniel Alves------Javi Navarro-------Escudé-----------David

Jesus Navas---------Poulsen---------Renato----------Adriano

-------------------Kanouté-------Luis Fabiano----------------

Principali cambi: Coppia centrale di difesa: Aitor Ocio-Dragutinovic per Javi Navarro-Escudé; Martì (pivote, per Poulsen); Maresca (mezzala, per Renato); Puerta (centrocampista di fascia sinistra, per Adriano, o terzino sinistro, per David); Kerzhakov (prima punta, per Luis Fabiano).




VALENCIA (4-4-2): Il calcio ideale di Quique Sanchez Flores: pallone regalato all’ avversario, attirato in blocco nella metacampo di Cañizares in modo da lasciare la restante metà a totale disposizione della velocità di Villa, delle cavalcate palla al piede di Joaquin, delle scorribande di Vicente e degli inserimenti “a rimorchio” di Angulo. Micidiale il contropiede del Valencia, il più letale della Liga, però son pochini gli avversari che se la giocano a viso aperto e ti offrono il fianco. Estrememamente competitivo contro le altre grandi, il Valencia soffre tremendamente contro le piccole squadre ben chiuse che la obbligano a manovrare. E dire che materiale per scardinare e aggirare una difesa schierata ce ne sarebbe in abbondanza (giocatori rapidi e abili negli spazi stretti, esterni di altissimo livello, terzini con grandi doti di spinta e anche un ariete classico come Morientes), però manca l’ impronta decisiva di un allenatore con una filosofia di gioco che possa valorizzare al meglio queste grandi risorse. Puntare tutto sul contropiede, sulle azioni da calcio piazzato e sul “cinismo” è troppo poco per vincere una Liga di 38 partite.
Il punto forte è l’ organizzazione difensiva, marchio di fabbrica già dai tempi di Ranieri e Cuper : difesa in linea, due linee molto ravvicinate di quattro uomini l’ una (importantissimo, e altrettanto dispendioso, il lavoro di ripiegamento, ben dietro la loro metacampo, degli esterni di centrocampo), impeccabili nello scivolare in blocco da una parte all’ altra del campo, a seconda di dove l’ avversario sta giocando il pallone. Generalmente, a differenza del Valencia di Benitez, Quique preferisce mantenere basso il baricentro, in modo da crearsi, come detto, più spazio per il contropiede nella metacampo avversaria, ma ovviamente quest’ atteggiamento varia a seconda dell’ avversario.
E’ logico che quando di fronte si è trovato un Barça privo di profondità e senza gioco aereo, ha lasciato tranquillamente che le iniziative blaugrana, tutte palla al piede, si arenassero al limite dell’ area di Cañizares, mentre la sfida contro l’ Inter, formazione molto meno offensiva e con altre prerogative, ha imposto una difesa molto più alta e aggressiva che evitasse il più possibile mischie in area di rigore, dove i nerazzurri contavano su un peso nettamente superiore nel gioco aereo. Altrettanto logico che, volenti o nolenti, giocare contro squadre di livello inferiore imponga una presenza più costante nella metacampo avversario, non più ridotta a pochi fulminei ribaltamenti, più possesso-palla e sovrapposizioni più frequenti da parte dei terzini.
In fase offensiva, determinanti i movimenti di Villa (si può parlare tranquillamente di dipendenza, non solo per i gol, e ciò si ripercuote negativamente sul rendimento realizzativo dello stesso Villa, sovraccaricato di compiti e di responsabilità). In profondità, ma anche sulle fasce: il Valencia infatti effettua molti dei suoi attacchi sfruttando il movimento verso le fasce da parte di uno dei due attaccanti (quasi sempre Villa): l’ obiettivo è togliere punti di riferimento alle difese avversarie, creando superiorità numerica sugli esterni e favorendo sia la sovrapposizione del terzino che i tagli in zona centrale degli esterni di centrocampo.
Un’ azione tipica del Valencia è quella che si sviluppa a partire dalla fascia sinistra, dove Villa si allarga (la sinistra è di gran lunga la sua fascia preferita, anche per tentare l’ uno contro uno), attira i difensori avversari e può così servire la sovrapposizione del terzino, il taglio tra le linee di Silva o, quando gioca Vicente, lo scatto di Vicente alle spalle del terzino avversario. Analoga situazione di superiorità numerica (3 contro 2 nei confronti del terzino e dell’ esterno avversario), può essere creata sull’ altra fascia, quando Villa si allarga e crea spazi per Angulo (o Joaquin) e per le sovrapposizioni di Miguel. Una soluzione, questa, che Quique Sanchez Flores si porta dietro sin dalla sua esperienza al Getafe, quando era Riki la punta che si allargava eVivar Dorado il centrocampista offensivo che partiva dalla sinistra per poi accentrarsi.
L’ alternativa al 4-4-2 di base è un 4-4-1-1 con Silva alle spalle dell’unica punta Villa, modulo adottato soprattutto fuori casa in partite più di copertura. Un’ altra variazione possibile resta sempre all’ interno del 4-4-2, ma con uomini e movimenti diversi: prevede Angulo accanto a Villa in attacco e Silva che parte dalla fascia destra. E’ una soluzione che ha funzionato bene in alcune partite, più imprevedibile del 4-4-1-1 con Silva trequartista e Angulo sulla fascia destra. Con questa sistema infatti il peso da sostenere per la difesa avversaria è maggiore, dato che le punte che si possono muovere in profondità sono ora due (Angulo e Villa), mentre Silva, accentrandosi dalla destra, può continuare ad agire sulla trequarti, lasciando la fascia alle avanzate di Miguel. Con gli stessi uomini, ma disposti diversamente, una soluzione più offensiva.
I tanti infortuni hanno costretto Quique a un continuo balletto per poter scegliere i centrali di centrocampo: inamovibile Albelda come centrocampista difensivo, l’ infortunio di Baraja ad inizio stagione aveva aperto le porte ad Edu. Infortunatosi gravemente Edu, torna Baraja, ma siccome ora anche Baraja dovrà perdersi la parte finale della stagione, le scelte possibili rimangono due: Hugo Viana, regista con grande capacità di cambiare gioco verso le fasce ma scarso peso in interdizione e concentrazione che va e viene, oppure Marchena, un doppione di Albelda.

---------------------------Cañizares-----------------------------

Miguel----------------Albiol--------Ayala----------------Moretti

-Angulo------------Albelda-------Marchena---------------Silva-

---------------------Morientes-------Villa-----------------------

Principali cambi: Joaquín (fascia destra del centrocampo, per Angulo); Vicente quando è sano gioca, Silva allora si sposta sulla trequarti al posto di Morientes, oppure sulla destra al posto di Angulo.



REAL MADRID (4-2-3-1/4-4-2): Un pasticcio senza capo né coda. Costruito in estate sulla base di una molto presunta impenetrabilità difensiva (la famosa “diga” Emerson-Diarra, obbrobrio tecnico che verrà ricordato nei secoli), il Madrid di Capello si è dimostrato invece una squadra slegata e facilmente perforabile (di fatto ammucchia soltanto i giocatori dietro la linea della palla). Spesso divisa in due tronconi, 5 che difendono e 5 che restano oltre la linea del pallone, in questo non molto diversa dal Madrid di Queiroz e Luxemburgo.
Dopo Gennaio si è tentata, con nuovi acquisti ed esclusioni eccellenti, un virata verso un calcio nelle intenzioni più elaborato, più “di possesso”, in discreta contraddizione con le scelte estive e la filosofia storica di Capello. “Effetto-Gago” lo definirei, un placebo che è durato lo spazio di un paio di partite, inevitabilmente condannato dalle basi di estrema improvvisazione e scarsa convinzione di fondo sulle quali è stato costruito.
Il fatto di avere un parco attaccanti molto limitato e, con la cessione di Ronaldo (anche se parliamo di un Ronaldo obeso e statico), privo di contropiedisti (Higuain è abbastanza veloce, ma non è quel tipo di giocatore), consente agli avversari del Real Madrid di godere di un importantissimo vantaggio strategico: essi possono infatti alzare tranquillamente la linea di difesa, senza preoccuparsi di lasciare tanto spazio fra il portiere e l’ ultimo difensore, e andare a pressare molto alto il Real Madrid, direttamente alla fonte e dove più difficoltà ha a costruire gioco (così si raggiunge anche l’ obiettivo-chiave dell’ isolamento di Guti, unico centrocampista, fino all’ arrivo di un peraltro ancora acerbo Gago, dotato di “criterio” nella rosa del Real Madrid, e per questo bersaglio fin troppo facile): lo abbiamo visto in una serie innumerevole di partite quest’ anno, su tutte i due derby con l’ Atlético, la disfatta casalinga col Recreativo e quella del Riazor, il primo tempo del recente 1-1 casalingo col Getafe.
Con l’ arrivo di Gago son diminuiti i lanci lunghi dei difensori, ma non c’ è da stappare nessuna bottiglia di champagne. C’ è soltanto che Gago è solito abbassarsi per prendere palla dai difensori (mentre l’ altro centrale, Emerson o Diarra, gioca qualche metro più avanti, cosa che ha forse creato qualche problema al maliano, che non ricopre assolutamente lo stesso ruolo di Lione), però la manovra rimane molto lenta, orizzontale, statica per la mancanza di movimento senza palla e priva di sbocchi sulle fasce.
Higuain si è mostrato abbastanza utile come trait d’ union fra centrocampo e attacco, ma l’ isolamento rimane una realtà dura per Van Nistelrooy. In fase offensiva, l’ unico movimento apprezzabile è il taglio dalla fascia verso il centro di Raul (che per il resto deve inciucchirsi nell’ aiutare il terzino a coprire la fascia), favorito ora dal lavoro di boa di Van Nistelrooy ora dai passaggi filtranti di Guti. Una soluzione che Capello ha ripescato dai tempi della sua precedente esperienza madridista, quando convertì Raul in finto esterno sinistro di centrocampo.
Purtroppo in questa mia analisi prevale il taglio polemico su quello meramente descrittivo, ma davvero non si può fare in altro modo quando una squadra dopo mesi dall’ inizio del campionato non riesce ancora ad assumere un’ identità chiara e riconoscibile.

-----------------------------Casillas---------------------------

Sergio Ramos-------Helguera-----Cannavaro-----------Torres

---------------------------------------Gago--------------------
--------------------Emerson-----------------------------------
-Reyes------------------------Guti-----------------Robinho---

---------------------------Van Nistelrooy----------------------

Principali cambi: Roberto Carlos (terzino sinistro, Torres va a destra e Sergio Ramos slitta al centro al posto di Helguera); Diarra (centrocampista centrale, per Emerson); Beckham (fascia destra del centrocampo, per Reyes oppure pet Robinho quando Reyes va sulla sinistra); Higuain (seconda punta, il 4-2-3-1 diventa 4-4-2, Guti o arretra a centrocampo vicino all’ altro centrale oppure prende e va in panchina senza fiatare); Raul (seconda punta-esterno di centrocampo, tutte e tre le posizioni della trequarti, entra spessissimo fra i titolari).

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lunedì, marzo 19, 2007

VENTISETTESIMA GIORNATA: ALTRE PARTITE/2

Espanyol-Levante 1-1: Reggi 13' (L); Luis Garcia 19' (E).

Deportivo-Getafe 1-0: Barragan 79'.

Zaragoza-Atlético Madrid 1-0: Diego Milito 20'.

Villarreal-Real Sociedad 1-1: Savio 39' (R); Josico 58' (V).


I GOL PIU' BELLI:
1) Zambrotta (Showtime!)
2) Izquierdo (che diavolo combini? Torna subito a fare il terzinaccio!)
3) Messi (così però li segno anche io...)


Tre punti pesantissimi per il Zaragoza, almeno la Uefa pare assicurata (ora che pure gli scontri diretti con l' Atlético sono favorevoli). Partita brutta quella della Romareda, nel secondo tempo il Zaragoza si chiude ed evidenzia la povertà di idee dell' Atlético. Grande Diego Milito.
Fra Real Sociedad e Villarreal un punto che non serve a nessuno, nè per la salvezza dei txuri-urdin, nè per la rincorsa all' Europa del Villarreal. Rammarico per la Real che passa in vantaggio e controlla bene all' avversario, pochi lampi per i padroni di casa. Male Matias Fernandez, bella notizia il rientro dall' infortunio di Pires.
Paradossali gli sviluppi al Riazor: il Getafe domina ma fa la solita fatica a concretizzare, il Deportivo si trova addirittura meglio dopo l' espulsione di Arizmendi evede premiata la fiducia di Barragan, tiro da una trentina di metri, grazie a una papera di Abbondanzieri.
Squallido pareggio al Montjuic fra Levante ed Espanyol.


CLASSIFICA
1 Barcelona 53
2 Sevilla 53
3 Real Madrid 48
4 Valencia 47
5 Zaragoza 46
6 Atlético 43
7 Recreativo 41
8 Racing 40
9 Getafe 38
10 Espanyol 38
11 Villarreal 37
12 Deportivo 36
13 Osasuna 34
14 Mallorca 32
15 Betis 31
16 Levante 28
17 Celta 27
18 Athletic 26
19 Gimnàstic 20
20 R. Sociedad 18


CLASSIFICA CANNONIERI
1 Kanouté 19
2 Diego Milito 18
3 Ronaldinho 17
4 Van Nistelrooy 14
5 Morientes 11

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VENTISETTESIMA GIORNATA: Sevilla-Celta 2-0: Kanouté, rig.; Kerzhakov.

Novanta minuti abbastanza divertenti, con alcuni sprazzi del miglior Sevilla nel primo tempo e con un Celta che non è andato al Sanchez Pizjuan solo per difendersi, forse punito in maniera eccessivamente severa dal 2-0.

Juande Ramos ruota alcuni uomini dopo Donetsk, Vazquez è ancora in piena emergenza a centrocampo con la squalifica di Pablo Garcia che si aggiunge agli infortuni di Iriney e Oubina, e così propone una coppia formata dal difensore Tamas e dal canterano, promettente ma inesperto, Jonathan Vila.
I primi minuti sono senza respiro: il Sevilla impone i suoi ritmi indemoniati e assedia il Celta, ma son proprio gli ospiti a rendersi pericolosi per primi quando finalmente Baiano riesce a tenere su un pallone e a creare grattacapi ai centrali del Sevilla. I galiziani ora riescono a ragionare di più, la partita si equilibra anche se è il Sevilla a mantenere viva la sensazione di pericolo con le sue classiche sfuriate, con un picco soprattutto alla fine del primo tempo.
L’ equilibrio viene rotto nella ripresa dal rigore per fallo di mano, ingenuo per un giocatore della sua esperienza, di Gustavo Lopez. Una volta in vantaggio, Juande Ramos toglie Kanouté (preoccupante pubalgia) e aggiunge un centrocampista, Poulsen, cambio cui ci ha abituato tante altre volte. Trivote cui Vazquez risponde inserendo Bamogo per Jonathan Vila e passando al 4-4-2. Il Celta se la gioca a testa alta, Cobeño (entrato nel secondo tempo per l’ infortunato Palop) compie un miracolo proprio su Bamogo, ma ancora una volta (dopo Pamplona) Canobbio si fa espellere, stavolta per un intervento criminale su Jesus Navas.
Vazquez si arrabatta inserendo anche Jorge, ma è chiaro che il Sevilla ha ancora più spazio per i suoi contropiedi, nei quali grande protagonismo riveste Maresca, dei centrocampisti quello maggiormente incaricato di assistere Kerzhakov. Proprio Maresca, in pieno recupero, ha a disposizione una prateria e serve in profondità Kerzhakov, che può comodamente realizzare il definitivo 2-0.

I MIGLIORI: Solita prestazione “totale” di Daniel Alves, non finiremo mai di meravigliarci per la quantità di chilometri che percorre ad ogni partita, la quantità spaventosa di campo che copre e la qualità con cui esegue tutte le sue azioni, al primo come al novantaquattresimo minuto. In mezzo a tanto giustificato parlare di Alves però rischia di passare inosservato il valore elevatissimo di un giocatore come Adriano, sull’ altra fascia. Una manna dal cielo, superveloce, bravissimo a smarcarsi in profondità, privo di fronzoli e diretto nelle sue azioni. Cobeño supplisce all’ infortunio di Palop nel migliore dei modi: anche se il tiro di Bamogo è centrale, il suo riflesso è eccezionale.
Nella difesa celeste (anche se ieri il Celta aveva la seconda maglia), piacciono Lequi, una sicurezza, autorevole e intelligente in ogni suo intervento, e Placente, tatticamente molto accorto (ovvio che soffra sulla sua fascia, di fronte ha pur sempre Jesus Navas ed Alves, e non sempre li affronta con gli aiuti adeguati dai compagni) e pulitissimo col pallone tra i piedi. Buon ingresso di Bamogo, vivacizza l’ attacco (troppo solo Baiano, il problema di sempre, anche nelle occasioni in cui il Celta gioca bene) e sfiora il gol.
I PEGGIORI: Espulsione grave di Canobbio, perché si tratta di un uomo chiave ed il Celta deve lottare ad ogni partita per non retrocedere (vale lo stesso discorso dell’ espulsione di Aduriz). Il raffinato uruguagio poi è poco ispirato, non si fa apprezzare per nessuna invenzione particolare. Male anche Gustavo Lopez: Daniel Alves per lui è una gran seccatura, perché se anche riesce a dribblarlo di pura tecnica, non regge la sua velocità e subito dopo se lo ritrova alle calcagna. Sul rigore poi commette un fallo ingenuo, e inoltre stra-meriterebbe l’ espulsione per un intervento violentissimo (peggio anche di quello di Canobbio su Navas) proprio su Alves.
Delude Jonathan Vila: l’ estate scorsa Vazquez lo aveva presentato come il nuovo Oubina, era già stato schierato titolare contro la Real Sociedad a Dicembre oltre a disputare qualche spezzone in altre gare, ma ieri sera non si è trovato molto in campo, forse hanno giocato in suo sfavore anche l’ emozione e l’ inseperienza.

AZIONI SALIENTI

Sevilla (4-4-2): Palop 6 (46'); Alves 7, Ocio 6, Escudé 6,5, David 6,5; Navas 6,5, Martí 6,5, Maresca 6,5, Adriano 7 (80'); Kerzhakov 6,5 , Kanouté 6,5 (62').
In panchina: Cobeño 7 (46'), Duda, Chevantón, Poulsen 6 (62'), Puerta s.v. (80'), Hinkel, Drago.
Celta (4-2-3-1): Pinto 6,5; Angel 6, Yago 6, Lequi 7, Placente 6,5; Tamas 5,5 (46'), Vila 5,5 (60'); Nené 6, Canobbio 5, G. López 5 (78'); Baiano 6.
In panchina: Esteban, Areias, Bamogo 6,5 (60'), Perera, Jorge s.v. (78'), Abalo, Aspas 6 (46').

Goles: 1-0 (51'): Kanouté convierte de penalti; 2-0 (90+'): Kerzhakov culmina una contra.
Árbitro: Antonio Rubinos Pérez, Comité Madrileño. Expulsó con roja directa a Canobbio (73'). Amonestó a los visitantes Gustavo López (64'), Aspas (70') y Placente (71').
Incidencias: Sánchez Pizjuán. 42.000 espectadores. Se guardó un minuto de silencio por el fallecimiento de Herrera I.

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VENTISETTESIMA GIORNATA: Real Madrid-Nàstic 2-0: Robinho; autorete David Garcia.

Già dal quinto minuto del primo tempo, con l’ espulsione di César Navas, l’ esito della partita era ampiamente scritto. Comunque, tre punti importanti per un Real Madrid che, ça va sans dire, ha giocato da cani, e battuta d’ arresto forse decisiva (dico forse perché il Levante attualmente si trova a 8 punti, distacco apparentemente incolmabile, se non fosse che la tendenza dei valenciani pare chiaramente al ribasso) per un Nàstic che può rimproverarsi ben poco.
I catalani, cui il pareggio non serve a nulla, partono spavaldi, ma alla prima azione il Real Madrid fa pendere in maniera decisiva la bilancia dalla sua parte: Cassano prende palla fra le linee, inventa uno dei suoi magnifici passaggi (il pezzo migliore a mio avviso nel repertorio del barese), Van Nistelrooy si invola verso Bizzarri ma César Navas lo stende. Caso complesso: il fallo avviene fuori area, ma Van Nistelrooy cade dentro. L’ arbitro assegna una punizione dal limite, ma al tempo stesso espelle César Navas, che probabilmente meritava solo un giallo perché accanto a César Navas correva anche David Garcia, che forse avrebbe potuto incrociare ancora il centravanti olandese prima che questi potesse concludere a rete.
La superiorità numerica ipoteca la partita a favore del Real Madrid, ma di ciò non si hanno certo riscontri immediati: il Nàstic passa a un 4-3-1-1 (Chabaud arretra in difesa, Juan Diaz sgobba da solo in mezzo al campo), si copre ma continua a lanciare sempre 4 o 5 giocatori verso la porta di Casillas. Gli ospiti, di fronte a un Real Madrid come al solito diviso in due tronconi, arrivano con relativa facilità al limite dell’ area madridista o al cross dalle fasce. Ammirevole, però difficile che vadano oltre.
Il manuale della squadra in superiorità numerica imporrebbe di allargare al massimo il gioco sulle fasce, perché così facendo è inevitabile che da qualche parte gli spazi in cui far pesare l’ uomo in più si aprano. Il Madrid però se ne impipa del manuale, anche perché sulle fasce giocano Raul e Higuain, assolutamente due non-esterni, e come terzini ha Salgado, un ex giocatore, e Torres, che fa il suo ma non è certo uno specialista della fase offensiva. L’ unico pericolo lo crea un ottimo colpo di testa di Raul (su perfetto cross di sinistro dell’ irreprensibile Torres) sventato da un ancor più ottimo tuffo di Bizzarri.
Dal sesto minuto in poi è venuto logico pensare a Robinho come grimaldello, e infatti nel secondo tempo Capello inserisce il pedalatore brasiliano (magari non è azzeccatissimo levare Cassano, uno dei pochi con qualche idea). Robinho è decisivo, ma non nella maniera in cui ci si poteva aspettare: parte da sinistra ma non cerca mai di andare sul fondo; anche lui si aggiunge all’ ingorgo in zona centrale, ma almeno lo fa con inventiva. Dopo un’ occasionissima per Raul, sventata da Bizzarri, arriva finalmente questo benedetto 1-0, col tiraccio di Van Nistelrooy che diventa un assist per il sinistro a porta vuota proprio di Robinho.
Robinho successivamente inventa una giocata da fenomeno: percussione centrale, finta il tiro e poi dal limite dell’ area scaglia una sassata con la punta che scuote il palo. I minuti compresi fra il primo gol e il 2-0, sono comunque di un livello deprimente: il Nàstic, esausto per gli sforzi sovrumani del primo tempo, ha addirittura l’ occasione buona per pareggiare, ma il destro di Rubén Castro non prende l’ effetto sufficiente per infilarsi a fil di palo, mentre il Real Madrid gestisce in maniera pessima, a tratti addirittura ridicola, le miriadi di contropiedi dei quali gode ora. Ancora Robinho però, si incarica di mettere la parola fine a qualsivoglia speculazione: dalla destra, scucchiaia stupendamente in favore della percussione di Salgado (!?), il quale calibra un buon pallonetto che non Raul, ma David Garcia del Nàstic, insacca nell’ angolo dove Bizzarri non può arrivare.

I MIGLIORI: Robinho, non c’è storia. Anarchico, a volte incomprensibile, ma traboccante di talento come pochi. Un gol, un palo clamoroso, dà il là al secondo gol (con quel pallonetto che utilizza spesso per servire i compagni sulla corsa). Salviamolo! Buona prestazione di Torres, una delle poche certezze (assieme a Iker, Ruud e il terzo posto in classifica) di questo Madrid.
Il primo tempo del Nàstic è eccellente, considerando le possibilità dei catalani: ancora bene Calvo, encomiabile Juan in mezzo al campo finchè le energie lo sostengono, esemplare la saggezza di Pinilla, che tiene su il pallone e permette sempre di salire ai compagni. Lotta su tutti i palloni Rubén Castro, che nonostante la sua solitudine non rende mai la vita facile ai centrali madridisti (e sfiora un 1-1 che sarebbe stato clamoroso). Bizzarri determinante, e spettacolare, in un paio di interventi.
I PEGGIORI: Higuain è vergognosamente fuori ruolo. Chissà che il Real Madrid, oltre a Robinho, non voglia provare a rovinare anche lui e Gago (non puoi chiedere a dei ventenni di fare i salvatori della patria se non c’è un blocco come si deve in cui inserirli). L’ argentino comunque mostra un talento notevole nel mangiarsi i gol: incredibile quello di ieri, dove, solissimo e con tutto il tempo a disposizione, dribbla il portiere dal lato sbagliato e praticamente si chiude lo specchio da solo. Manca probabilmente di tranquillità.
Polveri bagnate per Van Nistelrooy, non convince mai Cannavaro: anche in una partita facilissima come quella di ieri, non manca di suscitare dubbi quando commette un fallo ingenuo o quando permette a Rubén Castro di agganciare il pallone in mezzo all’ area, mandarlo a vuoto con una finta e sfiorare poi il gol con una conclusione di poco a lato.

Real Madrid (4-4-2): Casillas s.v.; Salgado 6, Helguera 6, Cannavaro 5,5, Torres 6,5; Higuaín 5 (77'), Diarra 6, Guti 6, Raúl 6 (87'); Cassano 6 (46'), V. Nistelrooy 5.
In panchina: D. López, Pavón, Marcelo s.v. (77'), Miñambres, Emerson, De la Red s.v. (87'), Robinho 7 (46').
Nastic (4-2-3-1): Bizzarri 7; Calvo 6,5, Navas s.v., David 5,5, Marco 6; Chabaud 6, Juan 6,5 (77'); Campano 5,5 (73'), Pinilla 6,5 (60'), Cuéllar 6; R. Castro 6,5.
In panchina: Alvaro, Matellán s.v. (77'), Merino s.v. (73'), Ruz, Generelo, Irurzun s.v. (60'), Makukula.

AZIONI SALIENTI

Goles: 1-0 (55'): Robinho aprovecha un mal disparo de Van Nistelrooy dentro del área y marca con la izquierda a puerta vacía; 2-0 (80'): Centro de Salgado, Raúl remata mal de cabeza y David, también de cabeza, marca en propia meta.
Árbitro: Iturralde González, del Colegio Vasco. Expulsó a Navas con roja directa (5'). Amonestó a David (28'), Salgado (30'), Cannavaro (34') y Juan (48').
incidencias: Bernabéu. Casi lleno. 75.000 espectadores, tres mil de los cuales eran del Nàstic.

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domenica, marzo 18, 2007

VENTISETTESIMA GIORNATA: ALTRE PARTITE/1

Mallorca-Betis 2-0: Pereyra 1'; Arango 2'.

Valencia-Racing 0-2: Munitis 19'; Oriol 62'.


E meno male che Mestalla no falla... Il Valencia butta via l' ennesima occasione per restare attaccato alla Liga. Se prima erano dubbi, ora son certezze: non sono all' altezza del compito. Le cronache, e lo stesso Quique Sanchez Flores ("ci viene meglio correre piuttosto che giocare la palla"), riferiscono di un Valencia poco a suo agio quando l' avversario gli ha ceduto il pallone e l' "onere" di fare la partita. Strano, non me lo sarei mai aspettato...
Straordinaria la stagione del Racing "operaio", ora a 42 punti. Il primo gol, un classico: torre dell' immarcabile Zigic, intervento rapinoso di Munitis.

La sfida del Son Moix finisce ancor prima di cominciare: il Betis, per la gioia di Luis Fernandez, prende gol sui primi due calci d' angolo, praticamente uguali e calciati con identica maestria da Ibagaza. Segnalata un' altra grande prestazione di Jonas Gutiérrez.

Due partite-clou oggi: alle 17 Zaragoza-Atlético per la zona a cavallo fra la Uefa e la Champions, alle 21 Sevilla-Celta. Prevedo una partita dura per gli andalusi: il Celta, soprattutto quando non ha tutto il peso della partita su di sè, te la fa sudare parecchio con le sue ragnatele, e poi il Sevilla avrà sulle gambe i leggendari 120 minuti di Donetsk. Comunque, Juande medita cambi per rinfrescare la squadra rispetto a giovedì, come Jesus Navas, David e Kerzhakov.
In mezzo, alle 19, il Real Madrid, auto-illusosi dopo l' estemporaneo Clasico di sabato scorso di aver trovato delle certezze che gli permettano di lottare per la Liga. Stasera col Nàstic, sarà tutt' altra partita (e alcuni giocatori del Madrid hanno ammesso di soffrire al Bernabeu quel miedo escenico, "paura del palcoscenico", che Valdano aveva invece ideato per gli avversari che andavano a trovare il Madrid nella sua tana).

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VENTISETTESIMA GIORNATA: Athletic Bilbao-Osasuna 0-3:

Proprio Cuco Ziganda, bomber storico dell’ Athletic anni ’90, è l’ ennesimo affossatore di quest’ Athletic sempre più tristemente avviato verso quella che sarebbe la prima retrocessione della sua storia. La Catedral è terra di conquista, e al di là dei tanti limiti tecnici, questa squadra ha perso il suo spirito, non intimidisce più nessuno, pure i tifosi locali ormai sono più ancora che adirati, rassegnati e ormai preparatissimi al peggio. Andando oltre la storia e la mitologia, bisogna dire la verità nuda e cruda: allo stato attuale l’ Osasuna è nettamente superiore all’ Athletic.
I navarri sono una squadra che difficilmente dà spettacolo, ma sono solidi, in ogni reparto dispongono di una scelta accettabile sia per quantità che per qualità (l’ impegno europeo, sul piano del dosaggio delle energie, è ampiamente sostenibile) e difficilmente si scompongono nelle varie fasi di una partita. Ieri sera hanno controllato senza problemi (come stavano facendo anche col Valencia, prima che l’ episodio del gol di Morientes li condannasse al pareggio) gli “attacchi” dell’ Athletic, e hanno colpito senza pietà nei momenti in cui dovevano colpire.
L’ Athletic, con una coppia di centrali di centrocampo impensabile a inizio stagione (l’ esterno adattato Iraola e il mancino Iturriaga, canterano di passaporto messicano al suo esordio assoluto nella Liga), ma obbligata date le assenze croniche di Orbaiz, Tiko e Gurpegi e quella momentanea di Murillo, comincia buttandola subito sul piano dell’ aggressività, cioè dove può davvero pensare ragionevolmente di vincere la partita. Avvio intenso, ma dura poco, perché l’ Osasuna riesce a raffreddare il clima con la sua condotta attendista.
Si prosegue sul filo della tensione, e la svolta la produce un episodio assai dubbio, ideato dalla mente malvagia di Soldado apposta per creare imbarazzo all’ arbitro: nell’ area bilbaina, Soldado si libera spalle alla porta di Amorebieta, lo passa e cade a terra. In presa diretta sembra il più classico dei rigori, anche pensando alla tendenza di Amorebieta ad intervenire scompostamente, ma in realtà è più Soldado a trattenere Amorebieta e a lasciarsi poi cadere. Rigore che non ci stava, ma difficile da “stanare” per l’ arbitro. Comunque, Munoz non si pone dubbi e con freddezza sigla l’ 1-0 che desta totale sconcerto nell’ Athletic e nel suo pubblico.
Athletic la cui precarietà psicologica rafforza la precarietà tecnica: eleborazione del gioco inesistente, palloni buttati avanti per un lavoro che non è quello di Aduriz. Gli unici pericoli vengono dai colpi di testa di Javi Martinez, uno, con grande parata di Ricardo, nel primo tempo su traversone (finalmente) dalla fascia di Exposito, e l’ altro, con palla che finisce sulla traversa, nel secondo tempo, su corner dalla sinistra di Yeste. A questo punto però, l’ Osasuna si è già portato sullo 0-2, col destro appena da fuori area di David Lopez, neanche al secondo minuto del secondo tempo.
Mané butta dentro Urzaiz, l’ unica risorsa vera per l’ Athletic: il vecchio leone calamita i suoi buoni palloni dalle retrovie, fa da sponda per i compagni, ma questo è davvero troppo poco, e in ogni caso l’ Osasuna ci mette pochi minuti a regolarsi e spegnere questa piccolissima fiamma di entusiasmo prodotta dall’ ingresso di Urzaiz. Quando poi Izquierdo si traveste da Garrincha (!), cala la notte fonda.

I MIGLIORI: Un protagonista per ogni reparto nell’ Osasuna: Cuéllar sicurissimo sul centro-destra della difesa, David Lopez ancora una volta determinante col suo destro secco (e aggancio perfetto prima del tiro, è un giocatore con buoni fondamentali), e Soldado in attacco. Soldado non è uno di quei giocatori che mi fanno impazzire, attaccante che si assenta spesso dalla manovra, però la porta la sente eccome, e conosce inoltre tutti i trucchetti del mestiere di centravanti, anche quelli sporchi. Sa difendere palla spalle alla porta, sa appoggiarsi, sa purtroppo ingannare anche l’ arbitro.
Un po’ triste che sia così, ma Urzaiz a un certo punto è l’ unico appiglio dell’ Athletic: non si formalizza granchè, gli buttano i palloni come vengono e lui, difficile da marcare in queste situazioni, da un po’ di (relativo) fastidio ai centrali dell’ Osasuna. Javi Martinez è l’ unico pericoloso nelle conclusioni dell’ Athletic: francamente che giochi sulla fascia mi pare un controsenso, per quanto Iraola possieda piede e visione di gioco e in altre partite abbia dimostrato di adattarsi bene al centro. E’ evidente che Javi Martinez, ben corazzato e dotato di una progressione poderosa, non possiede però lo spunto dell’ uomo di fascia.
I PEGGIORI: La banda del buco Sarriegi-Amorebieta. Il primo è maldestro da far spavento, il secondo è un giocatore che francamente detesto: rozzo e violento, non dovrebbe avere cittadinanza in Primera, perché non dà tanto l’ impressione di essere goffo, quanto piuttosto di entrare proprio per fare male (chiedetelo a Raul Garcia, gomitata, e Izquierdo, entrata con la falciatrice).
Assente Iraola a centrocampo, nullo Yeste, la cui uscita è stata applaudita con convinzione dal San Mames (che non gliene perdona una). Aduriz, giocatore da palla a terra e da contropiede, è frustrato dal non-gioco per vie aeree dell’ Athletic, però l’ espulsione nel finale (per quanto l’ arbitro possa essere stato eccessivamente fiscale) è un gesto stupido, perché una sua squalifica (evitabilissima quando la partita di ieri sera era già bella che andata) nella prossima partita è un handicap gravissimo per un Athletic che si sta giocando la vita.

Athletic (4-2-3-1): Aranzubia 6; Expósito 6, Sarriegi 5, Amorebieta 4,5, J. González 5,5; Iraola 5, Iturriaga 6 (51'); J. Martínez 6,5, Yeste 5 (64'), Gabilondo 5 (51'); Aduriz 4,5.
In panchina: Lafuente, Prieto, Zubiaurre, Garmendia 5 (51'), Llorente, Etxeberria 5,5 (64'), Urzaiz 6,5 (51')
Osasuna(4-1-4-1): Ricardo 6,5; Izquierdo 7, Cuéllar 7, M. Flaño 6,5, Monreal 6; Nekounam 6,5; Juanfran 5,5 (46'), Raúl García 6, Muñoz 6,5 (61'), D. López 6,5; Soldado 7 (78').
In panchina: Elía, J. Flaño, Cruchaga, Corrales, Juanlu 6 (46'), Webó s.v. (78'), Puñal 6 (61').

AZIONI SALIENTI

Goles: 0-1 (30'): Muñoz, de penalti; 0-2 (47'): David López aprovecha un mal despeje de la zaga local; 0-3 (71'): Eslálom de Izquierdo, que regatea a dos jugadores y a Aranzubia antes de marcar.
Árbitro: Clos Gómez, Col. Aragonés. Expulsó, por doble amarilla, a Aduriz (45' y 92'+). Amonestó a Cuéllar (18'), Sarriegi (34'), Soldado (75') y Amorebieta (83').
Incidencias: San Mamés. 40.000 espec.

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VENTISETTESIMA GIORNATA: Recreativo Huelva-Barcelona 0-4: Eto’o; Zambrotta; Eto’o; Messi.

Passeggiata rinfrancante per il Barça, dall’ uno-due di fine primo tempo in poi tutto si è ridotto ad un torello estenuante per un Recreativo rassegnato e ormai impotente (in Spagna la chiamano “basura”, spazzatura, ovvero quei minuti di una partita che non hanno più nulla da dire).
Determinante risulta la papera di Lopez Vallejo ad inizio gara, la quale mette subito la strada in discesa per un Barça il cui possesso-palla ruminato invece che sterile può diventare ora utilissimo in funzione di una sapiente gestione del vantaggio. Non che il Recre (Mago Viqueira, in forte polemica con la società per questioni legate al suo contratto, non è stato nemmeno convocato, e anche Cazorla, per altri motivi, ha dato forfait), vaccate del portiere a parte, interpreti male il suo copione, anzi: si copre bene, respinge all’ indietro Ronaldinho e Messi aggredendoli coi terzini, e prova a colpire in rapidità soprattutto sulla fascia di Sylvinho, quella peggio coperta dal Barça.
Il pareggio, quando Barber si incarta al momento di appoggiare a porta vuota e quando Jesus Vazquez, poco marcato al limite dell’ area sugli sviluppi di un calcio d’ angolo, colpisce il palo, ci starebbe tutto, ma il Barça, fin lì tutt’ altro che convincente, fa assaggiare agli umili e valorosi padroni di casa la legge più amara per chi nel calcio certi lussi non se li può proprio permettere: il talento, specie quando ne sei pieno da far schifo, paga.
Basta solo un’ azione da manuale, tutta di prima e orchestrata sull’ asse Eto’o-Ronaldinho-Deco con inserimento e pallonetto finale da applausi di Zambrotta, per chiudere la partita, sepolta definitivamente dal 3-0 immediatamente successivo di Eto’o (splendido come sempre il cross di Sylvinho), esibitosi poco prima della sua doppietta personale in uno spettacolare slalom infrantosi sui piedi di Lopez Vallejo. Il secondo tempo ha ben poco da dire, a parte la graziosa azione individuale (quasi spiccicata al 3-3 del Clasico) dello 0-4 di Messi.

I MIGLIORI: In settimana, in un’ intervista ad “Avui”, Rijkaard aveva giustificato il suo utilizzo del 3-4-3 come mezzo per ovviare in qualche modo, per altre vie, alla pesante mancanza di profondità evidenziata dall’ attacco del Barça nel primo mese e mezzo del 2007 (lo 0-0 di Pamplona un esempio eloquente), ma aveva anche anticipato come il ritorno in piena forma di Eto’o avrebbe potuto permettere, date le caretteristiche del camerunese, il ritorno al tradizionale 4-3-3.
Detto e fatto (il 4-3-3 è tornato, son restati i tre piccoletti a centrocampo, ma con due attaccanti velocissimi come Uche e Sinama Pongolle regalare la metacampo come fatto col Real Madrid sarebbe stato comunque un autentico suicidio), Eto’o c’è e si sente, il Barça può andare ora con tranquillità verso il suo terzo titolo consecutivo. Ha un peso devastante Samuel, sulla sua squadra e sugli avversari: il primo gol è regalato da Lopez Vallejo, ma nel secondo c’è il fiuto e nel quasi-gol in slalom c’è tutto lo spunto del miglior Eto’o.
Solo da Gennaio Zambrotta è diventato a tutti gli effetti un giocatore del Barça, il tempo di smaltire la sbornia del Mondiale e di adattarsi ai meccanismi del Barça e della Liga. Splendido il gol, per la scelta di tempo nell’ inserimento e per la freddezza ed eleganza mostrate nella conclusione. Ottime prestazioni di Deco (stupendo il tocco di prima con cui accompagna l’ inserimento di Zambrotta sul secondo gol) e, ovviamente, di Iniesta, stavolta schierato davanti alla difesa, attentissimo e deciso pure nello stringere il pressing sugli avversari. Nel Recre del primo tempo, Juanma è il più vivace.
I PEGGIORI: Lopez Vallejo sta disputando globalmente un’ ottima stagione, ma ieri sera ha fatto la figura del pollo (Eto’o tira da 30 metri, neanche troppo potente, lui si tuffa in anticipo e va a vuoto…perché?) e una buona metà della vittoria l’ ha regalata lui al Barça, togliendogli grazie al prematuro vantaggio ogni possibile pressione e permettendogli di gestire la partita senza assilli. Un errore che ha ricordato per la situazione simile quello di Toño in Racing-Barça 0-3 del girone d’ andata. Poco brillante Sinama Pongolle, esce a fine primo tempo probabilmente per precauzione, visto il suo recente infortunio nella partita con l’ Atlético.

AZIONI SALIENTI (per i singoli gol cliccate sui marcatori)

Recreativo (4-4-2): L. Vallejo 4; Merino 6, Beto 6, Mario 5,5, D. Bautista 5,5; Juanma 6 (74'), J. Vázquez 6, Barber 5,5 (69'), Aitor 6; Uche 6, Pongolle 5 (46').
In panchina: Laquait, E. Moya, P. Amo, Poli, Rosu 5,5 (46'), Arzo s.v. (69'), Cheli s.v. (74')

Barcelona (4-3-3): Valdés 6,5; Zambrotta 7, Thuram 6, Puyol 6,5, Sylvinho 6 (84'); Xavi 6, Iniesta 7, Deco 7 (68'); Messi 6,5, Etoo 7, Ronaldinho 6 (81').
In panchina: Jorquera, Belletti, Gio s.v. (68'), Edmilson s.v. (84'), Giuly, Saviola, Gudjohns. S.v. (81').

Goles: 0-1 (4'): Etoo dispara de derecha desde media distancia; 0-2 (39'): Zambrotta recibe de Deco y toca por encima de López Vallejo; 0-3 (42'): Etoo empalma de volea un centro de Sylvinho; 0-4 (86'): Messi se va de Mario y Beto y marca de zurda.
Árbitro: Turienzo Álvarez (Colegio Castellano-Leonés). Amonestó a Barber (53'), Iniesta (58') y Deco (66').
Incidencias: Nuevo Colombino. Lleno: 20.200 espectadores. Noche templada. Terreno de juego en buen estado.

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sabato, marzo 17, 2007

Il Nàstic ci crede.

In Estate avevo indicato il Nàstic come possibile rivelazione di questa Liga, assegnandogli addirittura il decimo posto nel mio pronostico. Mi spingeva in questo senso l’ entusiasmo dell’ ambiente, la presenza di buoni giocatori come Campano, Generelo, acquisti stuzzicanti come Caceres e Gil e l’ ingaggio di due elementi carichi di una certa ansia di rivincita come Portillo e Makukula.
Alla prima giornata, la sorprendente vittoria al Montjuic, 0-1 nel derby catalano con l’ Espanyol, sembra promettere, ma il prosieguo è disastroso, col Nàstic che sprofonda in fondo alla classifica. Luis César, il tecnico della promozione, dà le dimissioni, e al suo posto arriva l’ esperto Paco Flores, già protagonista di una transizione delicata sulla panchina dell’ Espanyol anni orsono. Fra prove tattiche di scarso successo (trivote a centrocampo, 4-1-4-1) e polemiche societarie, sembra soltanto un triste traghetto verso la normalità della Segunda, ma alla prima di ritorno è ancora una volta l’ Espanyol a tendere una mano.
Prestazione sontuosa, quattro gol rifilati a Kameni già nel primo tempo e piccola fiamma di speranza che si riaccende. Speranza che subito si spegne per l’ incapacità di dare un seguito a quest’ exploit, con il 4-1 di Santander come pietra tombale. Ma, improvvisa, e nel ciclo di partite più improbabile, la resurrezione. “Tanto non abbiamo nulla da perdere”, e il Valencia in pieno recupero viene bloccato al Nou Estadi sull’ 1-1; “Finchè la matematica non ci condanna…”, e il San Mamés viene espugnato (non un’ impresa incredibile di questi tempi, a dire il vero), 0-2 e giocando in dieci quasi tutto il secondo tempo; “Ce la giocheremo senza timori, viviamo giornata per giornata...”, e il pesce più grosso, il Sevilla, cade anche lui nella rete.
La classica miscela di serenità e crescente entusiasmo creatasi nelle ultime partite ha portato la difesa (con 48 gol di gran lunga la più battuta della Liga, mentre i 25 gol all’ attivo non sono malaccio) ad essere un po’ meno colabrodo del solito, ha liberato da tensioni eccessive i giocatori e prodotto partite esemplari per impegno e concentrazione. La salvezza resta un miraggio, 7 punti dal Levante e dal Celta quart’ ultimi sono una bella montagna, ma perlomeno i contorni di un’ eventuale impresa cominciano a diventare riconoscibili. E domenica si va al Bernabeu…

Paco Flores ha inizialmente smontato il 4-2-3-1 di Luis César, per dare più solidità al centrocampo con un 4-1-4-1 caratterizzato dal trivote formato da Morales davanti alla difesa, Abel Buades sul centro-sinistra e Generelo sul centro-destra. Formazione sterile che lasciava sin troppo isolata l’ unica punta, così si è optato per un ritorno al 4-2-3-1/4-4-1-1, vecchio ma sensibilmente rinnovato negli uomini dalla finestra di mercato di Gennaio (via Caceres, Abel Buades, fuori rosa Llera, dentro Calvo, César Navas, Chabaud, potere a Pinilla sulla trequarti). Il gioco, tenuti in considerazione i mezzi limitati, è quello classico: centrocampo folto, manovra palla a terra, buona spinta sulle fasce.

In porta Albano Bizzarri, argentino, ex promessa non mantenuta del Real Madrid all’ epoca scavalcata dalla fragorosa ascesa di Casillas, si è ripreso le chiavi dopo aver lasciato spazio nella prima parte della stagione al secondo Rubén Pérez. Altro rincalzo, in panchina nelle ultime partite, Alvaro Iglesias.
La difesa ha cambiato quasi completamente volto rispetto ad inizio stagione, e con ciò anche rendimento, un solo gol al passivo nelle ultime tre partite. Innesti importanti quelli dei nuovi acquisti “Pampa” Calvo sulla destra e César Navas sul centro-destra. Calvo è un giocatore di provata esperienza, rincalzo di Ibarra nel Boca ma assai impiegato nell’ ultima stagione. Terzino destro attento, grintoso e sempre pronto a dare una mano in fase di spinta, sicuramente di più rispetto al giovane Ruz, di proprietà del Valencia, protagonista l’ anno scorso della promozione, terzino rapido, buon marcatore, ottimo in fase difensiva ma deficitario in quella offensiva, comunque un giovane di prospettiva, magari un possibile rincalzo nel prossimo Valencia.
Eccellente il rendimento di Calvo, buono anche l’ apporto di César Navas. Canterano del Real Madrid, acquistato a Gennaio dal Malaga, è un centrale di grande stazza, alto 1,96 e, come prevedibile, molto affidabile nel gioco aereo. Accanto a lui Matellan, altro argentino, altro ex del Boca, campione intercontinentale nel 2000, ha perso il posto dopo le figuracce collezionate nel recente 4-1 subito a Santander, rimpiazzato nelle ultime partite da David Garcia, meno prestante ma più rapido, e all’ occorrenza impiegabile anche sulle fasce. Llera, centrale titolare nella prima parte del campionato, paga il mancato accordo invernale col Watford, e si trova così praticamente fuori rosa.
A sinistra si disputano il posto Mingo, grintoso veterano, e Marco Ortega, una sorta di talismano dato che ha fatto il suo debutto in questa Liga nel 4-0 all’ Espanyol della prima giornata di ritorno.

A centrocampo, altro ottimo acquisto (grande partita domenica contro il Sevilla) si sta rivelando il francese Chabaud, misconosciuto mediano francese di 29 anni arrivato a Gennaio dal Charleroi. Col modesto Morales compone una coppia di centrocampo che in piccola scala riproduce quella famosa “diga” Diarra-Emerson sulla quale Capello aveva puntato tutto in Estate, nel senso che si tratta di due giocatori dalle caratteristiche speculari, due centrocampisti dalle doti soprattutto difensive.
Generelo, uno degli acquisti più importanti quest’ estate, possiede caratteristiche più equilibrate fra fase difensiva, costruzione del gioco e propensione all’ inserimento, ma l’ ottimo rendimento della coppia titolare lo ha relegato in panchina, così come il basco Merino, regista-trequartista dalle doti tecniche indiscutibili, ma mai veramente incisivo nelle sue varie peregrinazioni.
Serrano, centrocampista difensivo, veterano grana sin dal ’98, ha potuto finora assaggiare il calcio di Primera soltanto per 29 minuti. Abel Buades, in polemica tra l’ altro col pubblico che lo contestava, era uno dei migliori centrocampisti della rosa, ma a Gennaio ha preso la via di Cadice, per aiutare il Cadiz nel suo difficile tentativo di risalita in Primera.
Sulle fasce il potenziale è buono: a destra nelle ultime partite il titolare è stato David Cuéllar, vivace e dinamico, utilizzabile anche sulla sinistra, ma il titolare “morale” (assente per infortunio nelle ultime tre gare) è Campano, elegante esterno (ma anche terzino destro spesse volte al Mallorca), uno di quelli che alzano sempre la testa prima di buttare i palloni in mezzo all’ area avversaria. Dotato di un destro calibratissimo, magnifico nei cross e nel pennellare traiettorie sui calci piazzati, è finora il leader della classifica degli assist del Nàstic con 4 assist.
A sinistra, il nome nuovo è…Portillo. Proprio lui: pressato dalla stampa e dai tifosi, che chiedevano il ritorno fra i titolari di Rubén Castro e il suo utilizzo in coppia con Portillo, Paco Flores ha adattato il canterano madridista a questa nuova posizione, anche se è assai probabile che Portillo possa tornare a breve al suo ruolo di punta pura.
Inutile girarci intorno: molte delle residue chances del Nàstic dipendono dai suoi gol. Pessimo nel girone d’ andata, condizionato anche dalla sterilità e dall’ isolamento cui lo condannava il gioco del Nàstic, Porti-gol si è rimboccato le maniche in questo girone di ritorno: finora 7 gol all’ attivo (e due assist) l’ ultimo dei quali (segnato una volta tornato nella posizione di centravanti, con l' uscita di Rubén Castro) è servito per abbattere il Sevilla. Grande mancino, sono ancora convinto che questo sia fra tutti gli attaccanti spagnoli uno di quelli che in assoluto vedono meglio la porta, gli manca però il salto decisivo (e forse gli mancherà fino all’ ultimo anno della sua carriera). Una destinazione ideale per lui il prossimo anno potrebbe essere in una squadra ambiziosa di metà classifica disposta a dargli spazio, magari un Deportivo o un Villarreal, intanto domenica non potrà vendicarsi del Real Madrid per la solita odiosa clausola (e c’è da dire che Portillo non è in prestito, è stato ceduto al Nàstic con un’ opzione a disposizione del Real Madrid per poterlo ricomprare).
Gli specialisti veri e propri della fascia sinistra sono il brasiliano Gil, richiestissimo (in Itali si era parlato di Parma) qualche anno fa quando furoreggiava nel Corinthians. E’ il classico dribblomane malato alla Denilson, e avrebbe potuto dare un apporto ben più consistente, al di là di sporadiche apparizioni (13 presenze, solo 7 da titolare), se ricorrenti problemi fisici lo avessero risparmiato. Molto più lineare di Gil è Juan Diaz, all’ occorrenza utilizzato anche come centrale di centrocampo. Centrocampista offensivo col vizio del gol è lo svedese Tobias Grahn, acquistato a Gennaio dall’ Odense e subito in gol all’ esordio contro il Racing, assente nelle ultime giornate per un infortunio.

In attacco ha dato un contributo importante con 4 gol Rubén Castro, attaccante canario prelevato ad Ottobre dal Racing. I continui sballottamenti di questi anni fra Deportivo, Albacete e infine Racing hanno un po’ sciupato un talento molto interessante ai tempi in cui si affacciava nel grande calcio con la maglia del Las Palmas.
Attaccante leggero, rapido e dotato di ottima tecnica, nonostante le sue discrete performances realizzative (perlomeno in una realtà così disastrata), era stato accantonato ad inizio anno, fin quando il pareggio siglato contro il Valencia grazie a un suo colpo di testa in pieno recupero non ha richiamato l’ attenzione su di lui e imposto un ripensamento a Paco Flores, che difatti si è dovuto inventare per trovargli spazio, il 4-4-1-1 con Portillo esterno sinistro di centrocampo che tanta fortuna ha portato a Bilbao.
Grande delusione Ariza Makukula, al momento presente solo formalmente nella rosa del Nàstic, dopo che non si è concretizzato a Gennaio un suo traferimento al Brescia che in Spagna era dato per fatto. Centravanti imponente, di quelli immarcabili spalle alla porta sui lanci lunghi dalle retrovie, Makukula ha visto la sua progressione interrompersi nel 2003-2004 quando, mentre stava figurando benissimo nel Valladolid, un infortunio molto grave lo ha appiedato per molti mesi. Le due successive stagioni al Sevilla sono trascorse nel più totale anonimato, mentre il passaggio al Nàstic (sul quale contavo, gran bella coppia sulla carta con Portillo) lo ha tutt’ altro che rilanciato.
Invece Ismael Marchan, detto Irurzun (il suo nombre futbolistico, che ha scelto in onore della nonna, cui era molto affezionato e che proprio così si chiamava), è una seconda punta sveglia ma chiaramente di categoria, e per categoria si intende la Segunda Division.
Chiusura per un veterano che sta risultando determinante in queste partite di chissà quanto effimera riscossa tarraconense, ovvero Antonio Pinilla. Trentasei anni suonati, cresciuto nel Barça, medaglia d’ oro alle Olimpiadi del ’92, ha girovagato fra squadre non certo dell’ elite calcistica, con due esperienze su tutte, i 7 anni al Tenerife dal ’93 al 2000, e quelli al Nàstic, a partire dal 2001.
Paco Flores ha trovato nella sua matura intelligenza calcistica l’ ideale per collegare centrocampo e attacco: si offre sempre ai compagni, difende il pallone con sicurezza e lo appoggia sempre nella maniera più appropriata, esibendo visione di gioco e ottime intuizioni in rifinitura, come ad esempio lo stupendo assist buca-difesa che ha ispirato lo 0-1 di Portillo a Bilbao. Fondamentale uomo-squadra, migliora il gioco dei suoi compagni.

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