venerdì, luglio 14, 2006

La Liga di Messi, Robinho e Aguero.

Uno dei maggiori motivi d'interesse per quanto riguarda la prossima stagione di Liga è rappresentato sicuramente dalla presenza e dal confronto a distanza fra tre dei giovani più talentuosi a livello internazionale: Lionel Messi ( 19 anni ), Robinho ( 22 anni ) e Sergio Aguero ( 18 anni ), nuovo acquisto dell'Atlético Madrid.

Il prossimo campionato per Messi dovrà essere il primo passo verso quello che pare il suo "destino manifesto": consacrarsi miglior giocatore del mondo. Frenato dalle incertezze di Pekerman nell'ultimo mondiale, gli è rimasta moltissima fame arretrata dopo aver potuto mostrare, causa fastidiossimo ( nonchè, purtroppo, tendente a ripresentarsi )infortunio muscolare, solo alcuni assaggi del suo smisurato talento. Su tutti le partite del Bernabeu e di Stamford Bridge, incoraggianti dimostrazioni di quella che parrebbe essere una personalità all'altezza del ruolo. Viene poi da pensare, vedendolo sempre rientrare da destra verso il centro saltando birilli, a quanto potrebbe essere ancora più micidiale il suo calcio verticale se si trovasse ad agire sul centro della trequarti. Probabilmente, con la sua progressiva affermazione il raggio d'azione si accentrerà maggiormente e il problema della coesistenza con Ronaldinho andrà riformulato.

Opinione di chi scrive è che il Real Madrid del prossimo anno debba ripartire da Robson de Souza "Robinho", ma temo che Capello non sia dello stesso avviso, abituato com'è ad affidarsi a giocatori già molto maturi ( oltre che costosissimi: ma questo non gli importa, visto che tempo un paio d'anni cambia aria ), oltrechè tentato dal rilancio di Raul e del suo pupillo Cassano. Sarebbe un peccato, visto che anche nel mondiale abbiamo intravisto quale freschezza e voglia, oltre che assoluta magia, possieda il "garoto". Messo a proprio agio, Robinho potrebbe essere il vero crack della prossima Liga. Ingiustamente coinvolto l'anno scorso nelle critiche ai brasiliani del Madrid, ha in realtà giocato una stagione non certo eccezionale, ma comunque ampiamente sufficiente, considerando che era il suo primo anno in Europa, che giocava in un contesto non facile e soprattutto esiliato sulla fascia sinistra. I suoi dribbling, per quanto non sempre lucidi, son stati spesso l'unica soluzione che ha smosso il mortorio "merengue". Quando si parla di metterlo a proprio agio si intende questo: dargli fiducia come titolare, farlo giocare seconda punta, libero di svariare su tutto il fronte d'attacco, sedersi e godersi lo spettacolo.

Aguero dei tre è quello che ho visto giocare di meno, ma quel poco che ho visto non mi è poi dispiaciuto così tanto. Un suo gol segnato con l'Independiente in un derby contro il Racing, partendo da metà campo, mi ha fatto letteralmente venire la pelle d'oca. Seconda punta, ma anche adattabile a trequartista, baricentro bassissimo, per la tecnica e la rapidità negli spazi stretti ha fatto venire in mente a Menotti il paragone con Romario. Dotato di un tocco di palla raffinatissimo, deve ancora migliorare nel movimento senza palla e sulla lunga distanza.
E' capitato in un covo di serpi, un ambiente difficile ed esigentissimo, ma se davvero per l'Atlético di nuovo corso si tratta, la presenza di un grande allenatore come Aguirre potrà aiutarlo. Il rischio che non mantenga appieno le promesse come successo con Saviola c'è sempre, ma chi lo conosce bene assicura che il Kun ( il suo soprannome, da un personaggio di un cartone animato giapponese molto visto in Argentina ) possieda più esplosività, solidità e un carattere più forte rispetto al "Conejo".

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