Eskerrik asko, Julen.
Grazie, Julen. Sì perchè, quello che due giorni fa ha annunciato, fra le lacrime, il suo addio al calcio in una conferenza stampa, rappresenta certamente un rimpianto per il calcio spagnolo, per non aver espresso fino in fondo il suo talento ai più grandi livelli, ma resta altrettanto indiscutibilmente uno dei giocatori più grandi della storia dell' Athletic Bilbao.
Nato il 7 Gennaio 1974 a Portugalete, Julen Guerrero Lopez irrompe fragorosamente a soli 18 anni, lanciato da Jupp Heynckes, che ne fa un titolare fisso sin dalla prima giornata della Liga '92-'93, in cui esordisce contro il Cadiz, guadagnandosi in pochissimo tempo il suo primo gettone in nazionale, il 27 Gennaio '93 a Las Palmas contro il Messico. Ben presto scoppia una autentica mania per questo che sembra essere il tanto atteso fuoriclasse del calcio basco, autore di due stagioni magnifiche ( 10 gol in quella d'esordio, 18, con una quaterna allo Sporting Gijon nel secondo anno ) che lo portano dritto dritto fra i ventidue di Clemente per il Mondiale di U.S.A. '94. Con la nazionale disputerà anche l'Europeo del '96 e il Mondiale in Francia del '98. Continua ad offrire grande calcio fino al picco dei 15 gol nella Liga del '96-97, poi il rendimento e i gol cominciano a calare drammaticamente. Prima sostituzioni sempre più frequenti, poi la panchina nel finale della temporada '99-'00 con Txetxu Rojo. Panchina che diventa la sua destinazione fissa, in un tristissimo paradosso, proprio con quello che è stato il suo scopritore, Heynckes, tornato sulla panchina biancorossa nel 2001. Ormai Tiko e, in seguito, Yeste, gli sono davanti. L'arrivo come tecnico di Ernesto Valverde sancisce l'irreversibilità della crisi. Julen parecchie volte rimane addirittura fuori dalla lista dei convocati. Davvero triste vederlo così svuotato nei sempre più brevi spezzoni concessigli negli ultimi tempi. Ancora di più pensando ai tentativi di recupero provati invano dai tecnici che per primi hanno creduto in lui, Heynckes e Clemente e al fatto che pure un suo ex-compagno di squadra, Valverde, si sia arreso di fronte all'evidenza.
I motivi del suo prematuro declino restano a molti inspiegabili: qualche infortunio, logorio precoce e anche problemi extra-calcistici che ne hanno scombussolato l'esistenza, come la grave malattia della moglie, fortunatamente ristabilitasi.
Comunque, questo centrocampista offensivo dallo straordinario fiuto del gol, abilissimo a muoversi tra le linee, bravo di testa, dotato di un tiro potente e preciso da fuori area e dalla visione di gioco sempre chiara sulla trequarti, qualcosina l'ha fatto per non essere archiviato semplicisticamente come una promessa non mantenuta: 430 partite ufficiali con l'Athletic accompagnate da 116 gol ( nella Liga 372 presenze con 101 gol ), nonchè il considerevole bottino di 13 gol in 43 presenze con la Seleccion. La sua fedeltà ai colori, anche di fronte a offerte sontuose a suo tempo di Real Madrid e Lazio sarà sempre ricordata dai tifosi "zurigorri", così come la sua signorilità, che gli ha impedito sempre di montare polemiche.
Nato il 7 Gennaio 1974 a Portugalete, Julen Guerrero Lopez irrompe fragorosamente a soli 18 anni, lanciato da Jupp Heynckes, che ne fa un titolare fisso sin dalla prima giornata della Liga '92-'93, in cui esordisce contro il Cadiz, guadagnandosi in pochissimo tempo il suo primo gettone in nazionale, il 27 Gennaio '93 a Las Palmas contro il Messico. Ben presto scoppia una autentica mania per questo che sembra essere il tanto atteso fuoriclasse del calcio basco, autore di due stagioni magnifiche ( 10 gol in quella d'esordio, 18, con una quaterna allo Sporting Gijon nel secondo anno ) che lo portano dritto dritto fra i ventidue di Clemente per il Mondiale di U.S.A. '94. Con la nazionale disputerà anche l'Europeo del '96 e il Mondiale in Francia del '98. Continua ad offrire grande calcio fino al picco dei 15 gol nella Liga del '96-97, poi il rendimento e i gol cominciano a calare drammaticamente. Prima sostituzioni sempre più frequenti, poi la panchina nel finale della temporada '99-'00 con Txetxu Rojo. Panchina che diventa la sua destinazione fissa, in un tristissimo paradosso, proprio con quello che è stato il suo scopritore, Heynckes, tornato sulla panchina biancorossa nel 2001. Ormai Tiko e, in seguito, Yeste, gli sono davanti. L'arrivo come tecnico di Ernesto Valverde sancisce l'irreversibilità della crisi. Julen parecchie volte rimane addirittura fuori dalla lista dei convocati. Davvero triste vederlo così svuotato nei sempre più brevi spezzoni concessigli negli ultimi tempi. Ancora di più pensando ai tentativi di recupero provati invano dai tecnici che per primi hanno creduto in lui, Heynckes e Clemente e al fatto che pure un suo ex-compagno di squadra, Valverde, si sia arreso di fronte all'evidenza.
I motivi del suo prematuro declino restano a molti inspiegabili: qualche infortunio, logorio precoce e anche problemi extra-calcistici che ne hanno scombussolato l'esistenza, come la grave malattia della moglie, fortunatamente ristabilitasi.
Comunque, questo centrocampista offensivo dallo straordinario fiuto del gol, abilissimo a muoversi tra le linee, bravo di testa, dotato di un tiro potente e preciso da fuori area e dalla visione di gioco sempre chiara sulla trequarti, qualcosina l'ha fatto per non essere archiviato semplicisticamente come una promessa non mantenuta: 430 partite ufficiali con l'Athletic accompagnate da 116 gol ( nella Liga 372 presenze con 101 gol ), nonchè il considerevole bottino di 13 gol in 43 presenze con la Seleccion. La sua fedeltà ai colori, anche di fronte a offerte sontuose a suo tempo di Real Madrid e Lazio sarà sempre ricordata dai tifosi "zurigorri", così come la sua signorilità, che gli ha impedito sempre di montare polemiche.
Etichette: Athletic Bilbao, Giocatori
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