giovedì, settembre 30, 2010

Ancora qualche pagnotta, Sir Alex...


Troppo gentile o troppo paraculo, fate un po’ voi, Ferguson nella conferenza stampa della vigilia aveva inserito il Valencia fra le favorite per la vittoria finale. Addirittura. I primi a sapere che le cose non stanno così sono Emery e i suoi giocatori: per quanto il Valencia ieri abbia giocato una discreta partita, in pieno equilibrio col suo rinomato avversario e forse senza nemmeno meritare la sconfitta finale, è parso evidente come la consistenza dell’equipo che non sia ancora quella ideale per competere a livelli tanto alti.

Come sempre, il Valencia stenta a imporre un gioco, con l’azione che non decolla mai quando parte dalle retrovie. Tino Costa ancora una volta non entra in partita, non detta i tempi e non trova soci. Se nella scorsa stagione la manovra valenciana sembrava acquisire spessore solo con la connessione Banega-Silva, in questa occasione la (mancata) società fra Tino e “Chori” sintetizza le difficoltà della squadra di Emery. Deludentissima la partita di Domínguez, che aveva una grande occasione per tirare acqua al suo mulino nel dualismo fra lui e Aduriz, fra il modulo col trequartista e il 4-4-2, che prevedibilmente segnerà tutta la stagione della squadra.
Sappiamo che le caratteristiche del Chori sono ben diverse da quelle di un Silva: il secondo portato a un costante dialogo con i centrocampisti in fase di elaborazione della manovra, l’argentino invece più coinvolto in una fase successiva, accelerando a ridosso dell’area di rigore. Però rimane inammissibile una tale estraneità al gioco: si contano sulle dita di una mano i movimenti utili in appoggio al centrocampo che consentissero all’azione di progredire. Due-tre iniziative velleitarie palla al piede, per il resto si è marcato da solo.
Impossibile uscire dall’orizzontalità e cambiare ritmo, tranne in quelle rare occasioni in cui il Manchester United perdeva il possesso e si faceva trovare leggermente scoperto in transizione difensiva, concedendo subito la possibilità del ribaltamento rapido e risparmiando al pallone il supplizio di passare ripetutamente tra i piedi di David Navarro, Maduro e Albelda. Il pane del Valencia queste ripartenze, e si è messo in mostra Pablo Hernández, cliente difficile per Evra.
Senza strafare e senza portare grandi pericoli a César, il Manchester United ha tenuto meglio il campo nel primo tempo. Più sicuro e più sciolto nei primi passaggi rispetto al Valencia, schierato da Ferguson con un 4-4-1-1 (anche se nel dopopartita il manager scozzese parla di 4-2-4…), con novità nella formazione che fanno un po’ da contrappeso alle assenze pesanti di Rooney, Giggs (infortunati) e Scholes (a riposo).
Rafael sostituisce O’Shea (e non sarebbe male se il cambio diventasse stabile), Ferdinand torna accanto a Vidic (una notiziona considerato l’Evans di quest’inizio stagione), rientra Carrick e rientra anche Anderson dal primo minuto: da trequartista, il suo ruolo d’origine. Meglio qui che in cabina di regia, dove il suo gioco confusionario lascia ancora irrisolto il problema dell’alternativa/successore di Scholes. Non sono male i primi 20 minuti del brasiliano, che trova un paio di buoni passaggi filtranti smarcandosi tra le linee (dove Tino Costa non sempre coordina al meglio i propri movimenti con quelli di Albelda).
Lo United del primo tempo gestisce il pallone e occupa meglio il campo del Valencia, ma manca negli ultimi metri. Berbatov risulta poco accompagnato, e già il bulgaro è uno che viene incontro ai centrocampisti, che svaria e svuota parecchio l’area. C’è poi la sensazione che gli ospiti vogliano sì controllare il gioco, ma senza mai sbilanciarsi, tenendo un buon numero di giocatori dietro la linea del pallone pronti a riprendere le posizioni difensive. Anche il Valencia porta pochissimi giocatori in area avversaria per la conclusione, e Soldado è facile preda di Ferdinand e Vidic (ottimi, si notano tutti gli effetti del ritorno dell’accoppiata storica).

Nella ripresa un po’ meglio il Valencia invece, perché lo United cede un po’ troppo il possesso-palla e perché Emery gioca bene le sue carte. Passa alle due punte, con Aduriz al posto del fantasma di Domínguez. Il dibattito sul modulo ideale per questo Valencia non terminerà mai, per il momento io propendo verso le due punte.
Se il Valencia ha sempre tutte queste difficoltà a iniziare palla a terra dalla difesa, perché non aggirare il problema? Perché non saltare un passaggio? Con solo Soldado davanti, sei obbligato a passare dal centrocampo per far avanzare la squadra. Con Aduriz e Soldado insieme invece si può mettere più pressione sulle difese avversarie e giocare in maniera più diretta. Più possibilità di concludere in area sui cross (sfruttando così anche l’ottimo potenziale sulle fasce), più possibilità di giocare palla subito sugli attaccanti cercando sponde e inserimenti. Più possibilità di alzare quei ritmi che non decollano mai quando invece si elabora sin dalla difesa.
Anche Manuel Fernandes al posto di Tino Costa dà più agilità in mezzo al campo, e il Valencia si avvicina di più alla portadi Van der Sar. Non essendo ordinatissimo però si allunga anche, e alla fine lo United (pure già abbastanza contento del pareggio) colpirà in quegli spazi.
La chiave è l’ingresso di Javier “Chicharito” Hernández al posto di Anderson (spentosi presto): il messicano offre un’altra dimensione allo United. Un’arma proibita per come allunga le difese con i suoi movimenti in profondità, uno spettacolo come finalizzatore. Chicharito fa una cosa così semplice che stringi stringi sono pochi quelli che in realtà ci riescono: prende palla, punta la porta e segna. Due tocchi massimo prima di gonfiare la rete. In un quarto d’ora scarso prima colpisce un palo e poi realizza smarcandosi con un movimento magistrale: fa finta di venire incontro al passaggio, il difensore abbocca, lui resta lì, gli ruba il tempo, e in un lampo, tutto col sinistro, controlla, anticipa il contrasto in scivolata e scaraventa in rete. Il bello è che mentre io spreco due-tre righe per provare a restituire la giocata in tutta la sua ricchezza, lui ci mette un'irrisoria frazione di secondo per pensarla ed eseguirla. Nei grandi giocatori certe soluzioni sono quasi istintive.

FOTO:
marca.com

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2 Comments:

Blogger Guido Lorenzelli said...

Quando ancora lo conoscevo poco Hernandez già sentivo Ferguson parlarne benissimo e allora sono andato a vedermelo un poò, poi il definitivo banco di prova con il buon mondiale disputato che ha fatto intravedere sprazzi di quello che potrà essere questo giocatore.
Gran colpo quello di Sir Alex.


Guido Lorenzelli

www.asdmamas.blogspot.com

9:57 AM  
Anonymous saracarbonero said...

Sicuramente Ferguson penserà che siamo ancora nel 2000....

12:58 PM  

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