Barça in difficoltà.
Se non fosse stato per la "Pulguita" Messi, il Barcelona ieri avrebbe perso tre punti dolorosissimi. Anche così, dovrà assolutamente vincere almeno una delle due gare contro il Chelsea, dando per scontati i 6 punti del Werder Brema contro il Levski.
E ciò che preoccupa di più è l'infortunio di Eto'o, che starà fuori fra i due e i tre e mesi e che probabilmente è l'unico giocatore davvero insostituibile della rosa del Barça. Gudjohnsen ed Eto'o sono ottimi giocatori, ma nessuno dei due possiede le caratteristiche del camerunese, fondamentale anche per la fase difensiva quando inizia il pressing sui difensori avversari. Senza Eto'o il Barça dovrà giocare oltrettutto, nel giro di poco tempo, partite fondamentali nella Liga contro Sevilla e Real Madrid e in Champions League le due sfide col Chelsea. Nella peggiore delle ipotesi sui suoi tempi di recupero, Eto'o poi salterebbe anche il Mondiale per Club e l'ultimo match del girone europeo contro il Werder al Camp Nou, sfida che potrebbe risultare decisiva. Davvero una disdetta anche per il giocatore stesso, che era uno dei favoritissimi per il pallone d'oro.
Adesso Rijkaard dovrà architettare una strategia alternativa, con Gudjohnsen, Saviola oppure un falso centravanti, come Ronaldinho o Messi, con più inserimenti dal centrocampo.
Comunque, l'infortunio di Eto'o è il maggiore ma non l'unico motivo di preoccupazione: è che il Barça non passa un bel momento, inutile raccontarsi storie. In quest'inizio di stagione ha affrontato tre avversari di alto livello, cioè Sevilla, Valencia e Werder Brema. Bilancio: una sconfitta secca e due pareggi soffertissimi.
Tutti sanno come gioca il Barça e tutti mettono un impegno fuori dal comune nell'annullarne le fonti di gioco. Ieri il Werder ha giocato i primi quarti d'ora dei due tempi con un pressing che ha reso praticamente impossibile al centrocampo del Barça giocare palla, con marcature spesso triplicate su chi riceveva il pallone. In altra maniera il Barça non può giocare (e del resto sarebbe da stupidi cominciare a lanciare lungo per paura di perdere palla a centrocampo, che è quello che vorrebbe ogni difesa), per cui dovrà lavorare, all'interno del suo stile di gioco, su miglioramenti puntuali, come la rapidità nell'impostazione sin dalla difesa (e qui uno fra Xavi e Iniesta davanti alla difesa al posto di Motta diventa una soluzione plausibile, come suggeriva anche Quique Sanchez Flores) e cambi di gioco più frequenti, perché gioco sulle fasce se n'è visto davvero pochino nelle ultime due partite.
Però il problema non è tutto qui: giocare come ha fatto il Werder ieri nei primi 15 minuti per tutta la durata di una partita è umanamente impossibile, come aveva detto l'allenatore del Valencia domenica e come ha ammesso Schaaf ieri sera. Infatti il Barça ha avuto a disposizione la mezzora finale del primo tempo e quasi tutto il secondo per poter sviluppare il suo gioco senza troppi patemi (oltrettutto contro una squadra generalmente molto poco abituato a stare sulla difensiva), però la sensazione che ha dato è che mancasse determinazione e brillantezza. Emblematico Ronaldinho che, fra tournée americana e altre vicende, si è allenato pochissimo nell' ultimo mese. Ieri impresentabile, rappresenta anche una tendenza di "galacticizzazione" ancora non manifestatasi, ma che deve tenere sempre più in allarme.
Rijkaard poi ci ha messo del suo: incomprensibile la scelta di Oleguer. In una partita di quest'importanza, schierare un giocatore sottoutilizzato fino ad ora e per giunta in un ruolo che ne evidenzia la modestia, ha rappresentato un'autolimitazione da parte di Frank. Con l'affollamento della zona centrale, la presenza di Oleguer, nullo nell'appoggio alla manovra, ha tolto una via d'uscita alla manovra blaugrana. Davvero strano poi il cambio che ha visto entrare Zambrotta (forse vista la situazione sarebbe stato ancora più utile Belletti) non al posto del canterano, ma di Sylvinho, che come al solito aveva sempre offerto la sovrapposizione giusta ai compagni.
Esattamente come me l'aspettavo la partita del Valencia: la Roma gioca, il Valencia neanche per sogno ma alla prima occasione va in vantaggio sfruttando una delle solite ingenuità difensive romaniste. Dopo il gol del 2-1 di Villa poi la Roma non gioca più neanche tanto, rallenta la manovra e la perfetta organizzazione difensiva del Valencia non soffre più nulla. I padroni di casa passano a controllare la partita e più volte nel secondo tempo potrebbero segnare in contropiede il terzo gol, ma mancano di cattiveria nella finalizzazione.
Il Valencia è una grande squadra, questo credo sia chiaro a tutti, ma finora ha dispiegato il suo notevole potenziale quasi esclusivamente nel suo letale contropiede, e questa per il momento rappresenta una grossa limitazione. Se giochi contro squadre ben chiuse come il Chelsea o il Liverpool cosa fai, lanci lungo come per quasi tutto il primo tempo di ieri? Li vogliamo sfruttare appieno questi attaccanti e queste ali? Ieri Vicente, negativo, non è arrivato una volta sul fondo e Morientes probabilmente sarebbe stato meno inoffensivo con qualche pallone verticale in meno e qualche cross dal fondo in più.
Comunque, altro mattone importantissimo nella stagione di una squadra che, se sapesse intervenire dove ho detto (e un Joaquin e un Del Horno su buoni livelli potrebbero aiutare), potrebbe tornare sui livelli della "maquina" di Benitez e competere tranquillamente anche per la Champions.
Le sicurezze vengono dall'asse Albelda-Ayala in fase di contenimento e da David Villa: pure ieri straordinario (dopo Marquez, ha umiliato nel dribbling anche un altro grande difensore come Chivu). Con poche esigenze in termini di qualità dei palloni fornitigli, una manna dal cielo per Quique. Saltato regolarmente dai compagni nel primo tempo, Edu è cresciuto alla distanza, mentre sarà difficile far tornare in panchina un giocatore dell' utilità di Angulo, soprattutto se Joaquin non si sveglia. Rispetto alla partita con l'Olympiakos, torna sicura la difesa, efficace nel respingere quasi tutti i palloni messi in mezzo all'area dalla Roma, a parte l'erroraccio di Moretti sul rigore romanista.
Mai visto un 5-1 così poco convincente come quello del Real Madrid sulla Dynamo Kiyv. Fatto sicuramente sconcertante agli occhi di Capello, la fase difensiva ha riportato alla mente quella ridicola del Real Madrid di Queiroz, con gli avversari che ogni volta che prendevano il pallone arrivano come minimo all'area di rigore e con Casillas spesso costretto a interventi disperati. Cannavaro e Sergio Ramos, al di là della scarsa organizzazione, spesso goffissimi. In attesa del ritorno di Salgado, stavolta è stato provato Mejia come terzino destro, centrale di ruolo e quanto mai a disagio.
Squadra lunga, divisa in due tronconi, distanze chilometriche fra i giocatori e manovra affidata quasi completamante all'improvvisazione, premiata nella maggior parte dei casi dai regali di Shovkovskiy e della difesa ucraina.
Fortunatamente c'è Diarra, che col suo straordinario dinamismo assicura almeno qualche collegamento, anche se a portare palla e dialogare ci vedrei meglio qualcun altro. Lasciando solo Emerson davanti alla difesa, ricorda più il Diarra dei tempi del Vitesse, mezzala destra, che quello del Lione, inserendosi e sovrapponendosi spesso sul centro-destra.
Complessivamente, un passo indietro netto sul piano della compattezza e della qualità rispetto soprattutto al primo tempo col Betis. Ancora il Madrid non ha un gioco chiaro, anche se non è detto che a Capello interessi veramente averlo: probabilmente gli basterebbe migliorare (e parecchio) la fase difensiva e affidarsi in avanti alle individualità per ricavare i golletti da tesorizzare nel corso della stagione. Ora, sotto con l'Atlético nel derby.
E ciò che preoccupa di più è l'infortunio di Eto'o, che starà fuori fra i due e i tre e mesi e che probabilmente è l'unico giocatore davvero insostituibile della rosa del Barça. Gudjohnsen ed Eto'o sono ottimi giocatori, ma nessuno dei due possiede le caratteristiche del camerunese, fondamentale anche per la fase difensiva quando inizia il pressing sui difensori avversari. Senza Eto'o il Barça dovrà giocare oltrettutto, nel giro di poco tempo, partite fondamentali nella Liga contro Sevilla e Real Madrid e in Champions League le due sfide col Chelsea. Nella peggiore delle ipotesi sui suoi tempi di recupero, Eto'o poi salterebbe anche il Mondiale per Club e l'ultimo match del girone europeo contro il Werder al Camp Nou, sfida che potrebbe risultare decisiva. Davvero una disdetta anche per il giocatore stesso, che era uno dei favoritissimi per il pallone d'oro.
Adesso Rijkaard dovrà architettare una strategia alternativa, con Gudjohnsen, Saviola oppure un falso centravanti, come Ronaldinho o Messi, con più inserimenti dal centrocampo.
Comunque, l'infortunio di Eto'o è il maggiore ma non l'unico motivo di preoccupazione: è che il Barça non passa un bel momento, inutile raccontarsi storie. In quest'inizio di stagione ha affrontato tre avversari di alto livello, cioè Sevilla, Valencia e Werder Brema. Bilancio: una sconfitta secca e due pareggi soffertissimi.
Tutti sanno come gioca il Barça e tutti mettono un impegno fuori dal comune nell'annullarne le fonti di gioco. Ieri il Werder ha giocato i primi quarti d'ora dei due tempi con un pressing che ha reso praticamente impossibile al centrocampo del Barça giocare palla, con marcature spesso triplicate su chi riceveva il pallone. In altra maniera il Barça non può giocare (e del resto sarebbe da stupidi cominciare a lanciare lungo per paura di perdere palla a centrocampo, che è quello che vorrebbe ogni difesa), per cui dovrà lavorare, all'interno del suo stile di gioco, su miglioramenti puntuali, come la rapidità nell'impostazione sin dalla difesa (e qui uno fra Xavi e Iniesta davanti alla difesa al posto di Motta diventa una soluzione plausibile, come suggeriva anche Quique Sanchez Flores) e cambi di gioco più frequenti, perché gioco sulle fasce se n'è visto davvero pochino nelle ultime due partite.
Però il problema non è tutto qui: giocare come ha fatto il Werder ieri nei primi 15 minuti per tutta la durata di una partita è umanamente impossibile, come aveva detto l'allenatore del Valencia domenica e come ha ammesso Schaaf ieri sera. Infatti il Barça ha avuto a disposizione la mezzora finale del primo tempo e quasi tutto il secondo per poter sviluppare il suo gioco senza troppi patemi (oltrettutto contro una squadra generalmente molto poco abituato a stare sulla difensiva), però la sensazione che ha dato è che mancasse determinazione e brillantezza. Emblematico Ronaldinho che, fra tournée americana e altre vicende, si è allenato pochissimo nell' ultimo mese. Ieri impresentabile, rappresenta anche una tendenza di "galacticizzazione" ancora non manifestatasi, ma che deve tenere sempre più in allarme.
Rijkaard poi ci ha messo del suo: incomprensibile la scelta di Oleguer. In una partita di quest'importanza, schierare un giocatore sottoutilizzato fino ad ora e per giunta in un ruolo che ne evidenzia la modestia, ha rappresentato un'autolimitazione da parte di Frank. Con l'affollamento della zona centrale, la presenza di Oleguer, nullo nell'appoggio alla manovra, ha tolto una via d'uscita alla manovra blaugrana. Davvero strano poi il cambio che ha visto entrare Zambrotta (forse vista la situazione sarebbe stato ancora più utile Belletti) non al posto del canterano, ma di Sylvinho, che come al solito aveva sempre offerto la sovrapposizione giusta ai compagni.
Esattamente come me l'aspettavo la partita del Valencia: la Roma gioca, il Valencia neanche per sogno ma alla prima occasione va in vantaggio sfruttando una delle solite ingenuità difensive romaniste. Dopo il gol del 2-1 di Villa poi la Roma non gioca più neanche tanto, rallenta la manovra e la perfetta organizzazione difensiva del Valencia non soffre più nulla. I padroni di casa passano a controllare la partita e più volte nel secondo tempo potrebbero segnare in contropiede il terzo gol, ma mancano di cattiveria nella finalizzazione.
Il Valencia è una grande squadra, questo credo sia chiaro a tutti, ma finora ha dispiegato il suo notevole potenziale quasi esclusivamente nel suo letale contropiede, e questa per il momento rappresenta una grossa limitazione. Se giochi contro squadre ben chiuse come il Chelsea o il Liverpool cosa fai, lanci lungo come per quasi tutto il primo tempo di ieri? Li vogliamo sfruttare appieno questi attaccanti e queste ali? Ieri Vicente, negativo, non è arrivato una volta sul fondo e Morientes probabilmente sarebbe stato meno inoffensivo con qualche pallone verticale in meno e qualche cross dal fondo in più.
Comunque, altro mattone importantissimo nella stagione di una squadra che, se sapesse intervenire dove ho detto (e un Joaquin e un Del Horno su buoni livelli potrebbero aiutare), potrebbe tornare sui livelli della "maquina" di Benitez e competere tranquillamente anche per la Champions.
Le sicurezze vengono dall'asse Albelda-Ayala in fase di contenimento e da David Villa: pure ieri straordinario (dopo Marquez, ha umiliato nel dribbling anche un altro grande difensore come Chivu). Con poche esigenze in termini di qualità dei palloni fornitigli, una manna dal cielo per Quique. Saltato regolarmente dai compagni nel primo tempo, Edu è cresciuto alla distanza, mentre sarà difficile far tornare in panchina un giocatore dell' utilità di Angulo, soprattutto se Joaquin non si sveglia. Rispetto alla partita con l'Olympiakos, torna sicura la difesa, efficace nel respingere quasi tutti i palloni messi in mezzo all'area dalla Roma, a parte l'erroraccio di Moretti sul rigore romanista.
Mai visto un 5-1 così poco convincente come quello del Real Madrid sulla Dynamo Kiyv. Fatto sicuramente sconcertante agli occhi di Capello, la fase difensiva ha riportato alla mente quella ridicola del Real Madrid di Queiroz, con gli avversari che ogni volta che prendevano il pallone arrivano come minimo all'area di rigore e con Casillas spesso costretto a interventi disperati. Cannavaro e Sergio Ramos, al di là della scarsa organizzazione, spesso goffissimi. In attesa del ritorno di Salgado, stavolta è stato provato Mejia come terzino destro, centrale di ruolo e quanto mai a disagio.
Squadra lunga, divisa in due tronconi, distanze chilometriche fra i giocatori e manovra affidata quasi completamante all'improvvisazione, premiata nella maggior parte dei casi dai regali di Shovkovskiy e della difesa ucraina.
Fortunatamente c'è Diarra, che col suo straordinario dinamismo assicura almeno qualche collegamento, anche se a portare palla e dialogare ci vedrei meglio qualcun altro. Lasciando solo Emerson davanti alla difesa, ricorda più il Diarra dei tempi del Vitesse, mezzala destra, che quello del Lione, inserendosi e sovrapponendosi spesso sul centro-destra.
Complessivamente, un passo indietro netto sul piano della compattezza e della qualità rispetto soprattutto al primo tempo col Betis. Ancora il Madrid non ha un gioco chiaro, anche se non è detto che a Capello interessi veramente averlo: probabilmente gli basterebbe migliorare (e parecchio) la fase difensiva e affidarsi in avanti alle individualità per ricavare i golletti da tesorizzare nel corso della stagione. Ora, sotto con l'Atlético nel derby.
Etichette: Barcelona, Champions League, Real Madrid, Spagnole nelle coppe, Valencia
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