giovedì, settembre 07, 2006

Il nuovo Brasile di Carlos Dunga.

Devo dire che i primi passi di Dunga sulla panchina verdeoro mi hanno abbastanza convinto: non tanto per i risultati (3-0 all'Argentina e 2-0 al Galles), quanto per le idee chiarissime mostrate dall'ex giocatore di Fiorentina e Pescara tra le altre. Se si manterrà fermo nei suoi propositi, è prevedibile che il Brasile possa tornare dominatore; se invece dovesse cedere alle pressioni degli sponsor e al richiamo di vecchie glorie come Ronaldo, Cafu, Roberto Carlos e Emerson, si tornerebbe al punto di prima.

Dunga sta lavorando innanzitutto sulla mentalità, cercando di eliminare quella presunzione e quella pigrizia che hanno minato il Mondiale brasiliano, intervenendo poi su alcuni aspetti tecnico-tattici altrettanto cruciali:
1) Il centrocampo-budino del Mondiale deve diventare un ricordo: nel 4-2-3-1 del nuovo Brasile la coppia davanti alla difesa formata da Edmilson e Gilberto Silva (o Dudu Cearense, giocatore da rivedere) deve assicurare gli equilibri necessari per poter liberare con sufficiente sicurezza gli estri degli uomini sulla trequarti e dei terzini.
2) La mancanza di movimento e di rapidità di esecuzione là davanti deve sparire: fuori Adriano e Ronaldo (fondamentale che Dunga resti fermo su questa decisione), dentro giocatori più mobili, più disposti al sacrificio e abili a scambiare a uno-due tocchi con i trequartisti come Fred e Vagner Love. Certo, non sono ancora assicurate le finalizzazioni di gente come Adriano e Ronaldo, ma il nuovo attaccante del Brasile andrà scelto fra giocatori mobili, agili e rapidi come gli stessi Fred (questo magari un po' meno agile)e Vagner Love, oltre che Rafael Sobis e il talentuosissimo Nilmar, che spero venga convocato in futuro.
3) Imprescindibile l'apporto offensivo dei terzini, come nella migliore tradizione brasiliana. Mentre al Mondiale i bolliti Cafu e Roberto Carlos, non potendo assicurare continue sovrapposizioni, contribuivano a rendere tremendamente asfittico il gioco brasiliano, ora Dunga ha dato via libera a Cicinho e Maicon sulla destra e a Gilberto (che è da intendere come una soluzione momentanea) e Marcelo sulla sinistra.

Desidero poi sottolineare l'apporto di due giocatori che potrebbero rivelarsi assai importanti per questo nuovo ciclo del Brasile: Elano e Marcelo.
Elano, due gol contro l'Argentina, è forse la migliore immagine della filosofia di Dunga: tecnica e sacrificio. Schierato sulla fascia destra del centrocampo, assicura movimenti perfetti in coordinazione con Cicinho e micidiali inserimenti senza palla, dove sfoggia il suo ottimo fiuto del gol, già evidenziato ampiamente al Santos, dove tra l'altro ha giocato più o meno in tutti i ruoli, anche da terzino destro.
Marcelo invece è uno dei talenti più promettenti del calcio brasiliano: 18 anni, potenzialmente una straordinaria soluzione allo spinoso problema dell'eredità di Roberto Carlos. Velocissimo, tecnicamente raffinato, mancino insidiosissimo, deve ovviamente affinare molti aspetti del suo gioco: oltre alla canonica fase difensiva da migliorare, ancora gioca troppo col pallone fra i piedi e poco senza, considerando che con le sue doti tecniche e atletiche potrebbe arrivare tantissime volte sul fondo sovrapponendosi con più costanza.

Etichette: