mercoledì, maggio 23, 2012

Athletic-Barça, così uguali così diversi. Ultima parte: precedenti e possibili scenari.


E’ chiaro comunque che venerdì anche la squadra più offensiva della Liga e forse d’Europa dovrà preoccuparsi prima di tutto della fase difensiva, obbligo che il Barça impone indifferentemente a tutti gli avversari.
A questo proposito, è interessante ripercorrere le due sfide di Liga, dove l’Athletic ha proposto atteggiamenti abbastanza differenti. All’andata (splendida partita) la consegna era quella di pressare anche i pali della porta del Barça: si voleva impedire il primo passaggio dalla difesa al centrocampo, e quindi si concentrava una gran quantità di uomini in prossimità del pallone. Il merito del Barça in quella circostanza fu di riuscire a trovare il lato opposto, necessariamente meno coperto dall’Athletic, grazie a un Valdés straordinario nel cambiare gioco soprattutto verso la fascia destra. Saltata la prima linea del pressing basco (i tre attaccanti+le due mezzeali), in più di un’occasione Alves riceveva alle spalle di questa, con campo per correre.
Ciò che frenò il Barça fu in parte l’attacco scelto da Guardiola per l’occasione, con Adriano ala sinistra, Cesc centravanti e Messi a destra. Messi già pronto a ricevere centralmente sui rinvii di Valdés avrebbe potuto fare sfracelli, ma partendo dalla fascia dava un riferimento in più all’Athletic per aggredirlo e non farlo girare. In più tra Adriano e Cesc il Barça minacciava poco la profondità e quindi permetteva a Javi Martínez e Amorebieta di accorciare e giocare d’anticipo.

Al ritorno Guardiola ha invece giocato con Messi centrale e due esterni che gli creavano più spazi per ricevere sulla trequarti, Tello incollato alla linea laterale sulla sinistra e Alexis sempre pronto a tagliare e portare via i centrali dalla destra.
Qui però cambia il concetto difensivo dell’Athletic: non totalmente giudicabile in vista della partita di venerdì per aver preservato Muniain, Llorente e Ander Herrera, nell’occasione però l’Athletic giocò un’ottima partita difensiva a partire da una strategia leggermente più attendista. Sempre “a uomo nella zona”, aggredendo gli avversari, ma con due dettagli sensibilmente differenti: il primo il baricentro più basso, ripiegando e non pressando subito i difensori del Barça; il secondo la maggior attenzione alla copertura degli spazi, nel senso che mentre Ekiza e Iturraspe agivano quasi come due stopper rispettivamente su Messi e Iniesta, alle loro spalle Javi Martínez agiva praticamente da libero, lui che nell’Athletic a noi più familiare deve e ama uscire dalla linea difensiva.
Un Athletic che nell’occasione faceva passare in secondo piano l’obiettivo della riconquista immediata del pallone, pensando più a negare la profondità al Barça. Barça che in questo ciclo di Guardiola ha sofferto più di tutte le squadre che non andavano subito a cercare di rubargli palla ma quelle che aspettavano nella loro area limitandosi a difendere le linee di passaggio sulla loro trequarti, senza andare incontro a Messi e regalando un po’ le fasce ai catalani, cui manca presenza in area piccola e dribbling secco nelle ali, che di fronte a questa situazione spesso ricorrono a un nuovo passaggio indietro verso la trequarti già intasata. È chiaro che mai e poi mai quest’Athletic proporrà qualcosa di simile al Levante, al Chelsea o all’Inter di due anni fa, però quello della gara di ritorno è un precedente che va tenuto a mente in vista di possibili correzioni ad hoc di Bielsa.

Nell’occasione peraltro il Barça riuscì a superare alla lunga il sistema difensivo dell’Athletic con una manovra paziente e ritagliata proprio sulle caratteristiche difensive dell’Athletic. Di fronte alla difesa a uomo di Bielsa la risposta di Guardiola fu accentuarne i possibili inconvenienti caricando il gioco di volta in volta sul giocatore che non ha nessuna marcatura. Poiché l’Athletic gioca con tre attaccanti contro quattro difensori, uno dei difensori blaugrana rimane libero: nell’occasione Piqué e Mascherano furono ancora più presenti nella manovra. Bloccando ali e terzini dell’Athletic con Alves/Alexis da un lato e Adriano/Tello dall’altro, il Barça sgombrava il centro all’avanzata di uno dei due difensori centrali, fino a quando i centrocampisti dell’Athletic non erano costretti alla difficile decisione di cambiare la marcatura, magari correndo il rischio di dimenticare un momento uno fra Thiago, Messi e Iniesta.
Per l’Athletic il possibile vantaggio di un pressing alto come quello dell’andata sarebbe di togliere continuità al possesso-palla del Barça. Va detto che quest’anno i blaugrana hanno perso più palloni del solito sulla loro trequarti, complice la brutta stagione di Xavi (declino?) che ha tolto alla squadra di Guardiola parte della sua capacità di ordinarsi e difendersi meglio attorno al pallone; quindi l’Athletic avrebbe più possibilità di recuperare palla vicino all’area e creare occasioni. Al tempo stesso però se magari con questa strategia limiti nel numero le avanzate del Barça, quelle che rimarranno saranno pericolose al massimo. In poche parole, se il Barça fa filtrare un pallone oltre questo pressing (e almeno uno-due a partita filtrano), Messi ha inevitabilmente troppo campo.
Con l’altro sistema, più attendista, il rischio è quello di non riuscire mai a ripartire, contando sul fatto che giocando a uomo l’avversario può portarti apposta fuori dalla loro zona prediletta i tuoi giocatori migliori, soprattutto Muniain e Ander, e allontanarli troppo da Llorente. A quel punto il Barça creerebbe meno occasioni nitide, ma sarebbe una gara di nervi in una sola metacampo: vince chi ha più pazienza.


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