sabato, maggio 15, 2010

Analisi Mallorca.


Anche in una Liga svalutata, certe imprese meritano una sottolineatura. Vada come vada, sia Champions o Uefa, quello del Mallorca è un miracolo. Una delle principali candidate alla retrocessione in estate, lasciata in grave crisi finanziaria dalla nefasta gestione di Vicente Grande, ancora in cerca di acquirenti e ad oggi del tutto ignara dell’eventuale partecipazione alle coppe europee nella prossima stagione, con il visto dell’Uefa ai bilanci del club ancora in sospeso e con l’Athletic Bilbao che reclama ancora parte della cifra pattuita per Aduriz.

Invece no, un rendimento casalingo formidabile (14 vittorie, 1 pareggio e 3 sconfitte, bilancio inferiore solo a Barça e Madrid), quarta difesa della Liga (44 gol subiti) quinto attacco (57 gol) che corrisponde perfettamente al quinto posto in classifica che gli isolani sperano di veder mutare al termine di quest’ultima giornata che proporrà in contemporanea Mallorca-Espanyol e Almería-Sevilla.

Chi altri può essere il principale artefice di un simile capolavoro se non un signore che si trova gli undici giocatori per scendere in campo giusto giusto al termine del mercato estivo, e con molta pazienza assembla prestiti, scarti e incognite in una squadra vera? Gregorio Manzano non ci sarà l’anno prossimo, il suo ingaggio è troppo oneroso per le casse societarie e probabilmente spiccherà il salto verso una realtà più grande l’anno prossimo (si parla insistentemente del Sevilla), una seconda chance meritatissima dopo l’esperienza anonima all’Atlético Madrid nel 2003-2004. In due tappe, “Goyo” ha legato quasi indissolubilmente il suo nome a quello del Mallorca, preso in corsa e salvato nel 2005-2006 quando Cúper al suo ritorno nelle Baleari non sapeva più che pesci pigliare. L’arma segreta di Manzano non è altro che il pragmatismo, il non legarsi né a un modulo fisso né a un’idea di gioco dogmatica che prescinda dai giocatori.

La prerogativa migliore di questo Mallorca è il contropiede, per le caratteristiche dei giocatori e la capacità di prepararsi e sfruttare intelligentemente i corridoi. Anche partendo da qui bisogna considerare l’alternativa tattica fondamentale attorno alla quale si è mosso Manzano durante la stagione, ovvero quella fra il 4-4-2 con un solo centrocampista difensivo (Martí o Mario Suárez) più Borja Valero nel doble pivote, e il 4-2-3-1 con Martí e Mario Suárez insieme e Borja Valero a sostegno di Aduriz unica punta.
La seconda opzione può sembrare superficialmente più equilibrata, ma in realtà è la prima, che in effetti è stata quella più praticata (con il doppio mediano speso soprattutto a partita in corso), a permettere un’occupazione più razionale degli spazi, oltre ad essere storicamente prediletta da Manzano, già nei Mallorca del passato, quando Ibagaza veniva accompagnato dal solo Lozano o Guillermo Pereyra davanti alla difesa.
Il Mallorca è una squadra che ama ripiegare, invitare l’avversario a scoprirsi e colpirlo di rimessa, ma con una sola punta il rischio talvolta è quello di sprofondare eccessivamente nella propria metacampo in fase di non possesso; due punte invece permettono un’uscita più facile per distendersi in contropiede e rubare metri all’avversario, che sarà così sempre consapevole del rischio che comporta perdere palla mentre prova ad attaccare a pieno organico alzando i terzini e lasciando scoperta la zona alle loro spalle.

Altri giocatori. Portieri: Lux, Nauzet. Difensori: Corrales (terzino sinistro). Centrocampisti: Bruno China (centr. centrale), Varela (esterno destro), Pezzolano (trequartista), Tuni (esterno sinistro). Attaccanti: Alhassane Keita.


Una zona che può sfruttare al meglio il Mallorca se a gestire il contropiede ci sono due punte. Una più avanzata centralmente, di solito Aduriz, e l’altra che cerca invece proprio questi movimenti dal centro verso le fasce, ad allargare la difesa avversaria. La seconda punta può essere Víctor Casadesus (3 gol in 26 partite, 19 dall’inizio), più portato al dialogo coi centrocampisti, oppure il camerunese Webó (6 gol in 30 partite, ma solo 12 dall’inizio), più sgobbone, più lottatore, portato a contendere palloni su tutto il fronte offensivo, utile anche nelle spizzate per prolungare verso Aduriz. Molto più ridotta la partecipazione del guineano Keita, forse troppo poco impiegato perché sebbene un po’ pasticcione e anarchico ha sempre dimostrato cose interessanti, segnalandosi come l’attaccante più audace ed estroso nelle iniziiative individuale, oltre che particolarmente rapido.

.Una punta cerca quindi questo taglio verso la fascia, e così apre il corridoio centrale a Gonzalo “Chori” Castro, l’elemento più pericoloso del contropiede bermellón. L’uruguagio era una sorta di oggetto misterioso fino al girone d’andata della stagione passata, poi gradualmente ha trovato più spazio fino a esplodere in questo campionato (6 gol in 34 partite). Castro è un giocatore tremendamente diretto, quando vede lo spazio carica a testa bassa e la velocità e la potenza lo rendono difficilmente contenibile. Partendo da sinistra vuole avere campo libero per esplodere il suo poderoso sinistro, e proprio per questo talvolta Manzano, a partita in corso e quando sa di avere il contropiede a favore lo sposta pure a destra proprio per permettergli di arrivare facilmente al tiro. Castro ha buona tecnica, ma sembra un po’ monotematico: concepisce il gioco quasi esclusivamente in verticale e alla massima velocità, e perciò a ritmi più bassi e in situazioni tattiche diverse, a difesa avversaria schierata, il suo contributo diventa molto più trascurabile.La lama più affilata del Mallorca però è naturalmente Aritz Aduriz, bomber basco da sempre estremamente affidabile (12 gol in 33 partite) che ha raccolto l’eredità di Güiza. In profondità e sul filo del fuorigioco è veloce e sempre insidioso, magari senza la stessa genialità nel movimento fra i centrali di Güiza, però probabilmente più completo, capace anche di svariare sugli esterni e magari di puntare l’uomo. Rispetto a Güiza ha anche un miglior colpo di testa, grazie soprattutto a un’elevazione eccezionale.

Non ci può essere contropiede comunque senza un giocatore bravo a lanciarlo, e il contributo di Borja Valero in questa stagione è stato fondamentale, continuo e ispiratissimo. Non un giocatore da grande squadra, ma un “medio centrocampista spagnolo”, quindi un ottimo centrocampista, di quelli che sanno far girare il pallone e la squadra. Manzano ha sempre prediletto i giocatori di questo tipo da piazzare nel cuore del centrocampo, dal già citato Ibagaza al Jurado della scorsa stagione (che però veniva utilizzato in una posizione più avanzata, da trequartista). Borja Valero ha i tempi di gioco e la capacità di dare tranquillità ai compagni, offrendo sempre un’opzione comoda per respirare e mantenere palla, ma sa anche mandare i compagni in porta con un solo passaggio.

Borja Valero rappresenta il legame fra le due anime del Mallorca: abbiamo detto che la situazione ideale per questa squadra è sicuramente il contropiede, ma se ha preso così tanti punti in casa è anche perché ha saputo muoversi quando ha dovuto fare la partita, senza una qualità entusiasmante ma con una coralità apprezzabile, vedi ad esempio la recente vittoria di Bilbao dove i maiorchini sono andati ad imporre il loro gioco senza farsi troppi problemi.
In questa fase oltre a Borja Valero si rivela un giocatore importante l’esterno destro, Julio Álvarez. Caratteristiche esattamente opposte a quelle del collega di fascia Castro: zero profondità, ma ottimo destro (con Borja Valero si incarica di gran parte dei calci piazzati) e buon senso della manovra. Non cerca mai il fondo (di ruolo sarebbe più una mezzala) ma si avvicina al portatore di palla e rende possibili combinazioni più fitte sulla trequarti, in collaborazione con gli attaccanti o con Borja Valero quando svaria da quelle parti. Il movimento di Julio Álvarez è l’apripista ideale per Felipe Mattioni, promettente terzino destro brasiliano, con grande facilità di corsa, doti di palleggio e ispirazione prettamente offensiva, che non ci pensa su due volte ad attaccare lo spazio. Mattioni ha evidenti lacune difensive, ma può dare più credibilità alla versione manovriera del Mallorca, e in ogni caso resta globalmente superiore a Josemi, forse il terzino destro più debole dell’intero campionato.
Le principali alternative a Julio Álvarez sono rappresentate dallo spostamento di Borja Valero a destra (ma con ampia licenza di accentrarsi), dall’avanzamento dello stesso Mattioni e dall’ex Betis Varela, altro giocatore dalla grande facilità di corsa più propenso alle praterie che agli spazi stretti, tuttavia molto meno impiegato rispetto alle passate stagioni, nelle quali la sua presenza fra i titolari era quasi fissa.

Assicura solidità l’asse centrale, imperniato su Martí e/o Mario Suárez a centrocampo e sul leader difensivo Nunes. I due mediani hanno poca fantasia ma sono molto precisi, continui e tatticamente validi, con una nota di maggior dinamismo il veterano Martí (che ai tempi del Sevilla poteva anche adattarsi a cursore di fascia), con un po’ più di geometria Mario, che l’anno prossimo probabilmente tornerà all’Atlético Madrid, che lo ha promosso dal proprio settore giovanile e ne detiene tuttora il cartellino.

Nunes è un centrale fisico e di personalità, una sicurezza di testa e nei contrasti, senza durezze eccessive ma con buon tempismo nelle coperture. Accanto a lui è stato impiegato più spesso Rubén (altro ex canterano madridista come Borja Valero) rispetto a Ramis. Rubén ha reso, è anche lui un centrale che si basa sulla prestanza e sul gioco aereo, ma personalmente preferisco Ramis, che di tutti i centrali ha il piede migliore per avviare l’azione. Una difesa che si fa valere sul piano della concentrazione e della disciplina tattica, ma che tende a soffrire se presa alle spalle dalle verticalizzazioni.

Etichette: ,

4 Comments:

Anonymous Hincha Madridista said...

Sbaglio o anche Julio Alvarez è di origine madridista? Comunque dispiace vedere come quello che poteva essere un piccolo ciclo (il Mallorca ha quasi tutti under30 in rosa) debba essere stroncato sul nascere per i problemi della società. Tra l'altro gli isolani hanno anche un discreta coppia di portieri con Aouate e Lux.

9:33 PM  
Blogger valentino tola said...

Sì, Julio Alvarez aveva iniziato col Deportivo B, ma poi era stato subio acquistato dal Madrid, prima nella squadra C e poi nella B.

Dopo quanto successo ieri, penso che la reazione più composta di un tifoso del Mallorca debba consistere come minimo nel buttarsi dalla finestra.
Una beffa atroce e ingiusta, perchè in tutto l'anno il Mallorca ha sicuramente fatto vedere cose migliori del Sevilla.
Questo comunque senza evitare di sottolineare il merito del Sevilla per aver riacciuffato in 10 contro 11, di pura volontà, una partita nella quale era stato messo sotto dall'Almeria (ottimo lavoro di Lillo, insisto).
Incredibile poi Rodri, il canterano che finora aveva disputato se non sbaglio solo 4 minuti con la prima squadra e che ieri buttato nella mischia si è tirato fuori un golazo in acrobazia quasi fuori tempo massimo (come direbbe Salvatore Bagni).

5:48 PM  
Anonymous Anonimo said...

non ho mai capito cosa ci trovava Benitez in Josemi...

KUBALA

9:11 PM  
Blogger valentino tola said...

Mi hai rubato le parole, stavo per scriverlo anche nel pezzo.

12:09 AM  

Posta un commento

<< Home