venerdì, aprile 15, 2011

Il punto sull'Atlético Madrid.

A inizio stagione uno dei principali motivi d’interesse era l’Atlético Madrid. Davvero la squadra che aveva appena regolato con sufficienza l’Inter nella Supercoppa Europea stava crescendo al punto non dico di ambire al titolo ma almeno di imporsi sugli avversari di turno con il gioco e non in base a qualche magia individuale o rito voodoo? No, non era vero. I tifosi dell’Atlético continuano a chiedersi perché sono dell’Atlético dopo un’altra stagione di ordinaria frustrazione. Punto più basso, l’eliminazione per mano dell’Aris Salonicco in Coppa Uefa.

Per tutti questi motivi, la vittoria di domenica scorsa con la Real Sociedad, sorprendente per qualità di gioco e ispirazione, nonostante l’evidente complicità dei baschi (preoccupantissima l’involuzione txuri-urdin nel girone di ritorno), deve suscitare più rammarico che altro, nonostante avvicini l’obiettivo di un piazzamento europeo per la prossima stagione.

Nonostante i fatti dicano che Quique non si è dimostrato capace di assicurare quel salto di qualità promesso, una nota positiva viene però dall’avere visto domenica l’Atlético più vicino all’ideale, almeno nei limiti delle possibilità offerte dalla rosa. Un ideale intravisto nella prima giornata contro lo Sporting, affermazione spettacolare però mai replicata.

Ha contribuito alla mancata evoluzione anche un mercato autolesionistico: in quella prima giornata contro lo Sporting, figurava Jurado, che da dodicesimo uomo stava diventando qualcosa di più, un’alternativa di gioco importante per rendere meno piatto il centrocampo. Jurado è stato venduto l’ultimo giorno di mercato, e a fronte del rammarico pesava comunque la considerazione che i 13 milioni dello Schalke facevano comunque comodo alle casse. Il fatto però che una cifra inferiore ma non tanto distante sia stata poi spesa a gennaio per il brasiliano Elias, un incursore dalle caratteristiche assai meno utili nel contesto della rosa colchonera, ha ridestato le perplessità.

A ciò si è aggiunta la gestione discutibile della partenza di Simão: il portoghese era finito, ma non è questo il punto, il problema è trovarsi di colpo senza esterni sinistri, perché fra agosto e dicembre hai venduto sia lui che Jurado. Il fatto di aver acquistato un altro specialista di fascia, e di spessore, come Juanfran, non ha risolto del tutto il problema.

Sorprendono la stampa le ripetute panchine dell’ex Osasuna, ma le caratteristiche di Juanfran spiegano abbastanza della scelta di Quique. Juanfran è un esterno puro, ma destro-destro, difficile riconvertirlo sull’altra fascia, e questo gli chiude molti spazi. Le cause si chiamano Reyes e Ujfalusi.

Il mancino Reyes si accentra, toglie punti di riferimento al sistema difensivo avversario e apre lo spazio alla sovrapposizione del ceco: fra i pochi momenti di imprevedibilità e profondità della manovra dell’Atlético, molti vengono da questo movimento. In maniera poco comprensibile, Quique aveva deciso di farne a meno con l’inizio del nuovo anno, spostando Reyes a sinistra e adattando a esterno destro un centrocampista centrale come Raúl García (!?). Risultati pessimi, Atlético ancora più bloccato del solito.

Non solo veniva tolto campo a Reyes per svariare, ma lo stesso Ujfalusi vedeva cancellato il proprio potenziale offensivo: il terzino ceco è eccellente nello scegliere il tempo per la sovrapposizione, ma solo se ha qualcuno davanti che glielo crea, il tempo e anche lo spazio giusto. Se il peso di tutta l’azione offensiva su quella fascia deve ricadere su di lui, buonanotte. Quindi, il ritorno di Reyes a destra (sfavillante contro la Real Sociedad), è indispensabile.

Uno con le caratteristiche di Juanfran, portato a cercare il fondo, sarebbe stato perfetto semmai sull’altra fascia: una volta che la difesa avversaria viene attirata verso il lato di Reyes, cambiare gioco per avere l’uno contro uno certo. Juanfran ha il cambio di passo sul breve, micidiale, la tendenza a cercare il fondo, ma a sinistra non ci gioca. Un’ala mancina porterebbe anche a riconsiderare le funzioni di Filipe Luis, ancora non chiarissime data la stagione accidentata e il rendimento sottotono del brasiliano, teorica ciliegina della campagna acquisti estiva. Non è (o non è ancora, speriamo che il gol di domenica rappresenti una svolta) il Filipe del Deportivo, non solo per le prestazioni ma per i movimenti: il brasiliano più che altro accompagna l’azione esternamente, e non è il giocatore che si incarica anche dell’inizio dell’azione.

Un Filipe più coinvolto in questa funzione potrebbe aggiungersi come possibile surrogato alle persistenti insufficienze del centrocampo. La mediana, si sa, è l’eterno limite dell’Atlético quando si tratta di attaccare difese schierate. L’Atlético in quella zona non sa andare oltre l’orizzontalità, non sa controllare i tempi e dare spessore a fasi di possesso prolungate (perché puoi anche avere predilezione per un gioco più diretto, ma l’avversario ti ci costringe comunque a cambiare registro). Tiago è il meno peggio, diciamo, quello che si offre e assume maggiori responsabilità, ma manca tantissimo comunque.

Perciò i punti di riferimento la manovra dell’Atlético deve cercarli da altre parti: Reyes, come detto, e Agüero. Straordinario il Kun domenica, e in generale, sempre più uomo-squadra. Resta una prima punta, ma la sua classe lascia sempre più il segno anche sulla trequarti. Si trova lo spazio, mette la palla in cassaforte, rifinisce. Insomma, fa giocare meglio i compagni.

Questa crescente assunzione di responsabilità di Agüero fa da contrappeso alla probabile eclissi di Forlán, ovvero colui che fino alla scorsa stagione animava la trequarti (con uno stile di gioco però assai diverso dalla “pausa” del Kun). Il rapporto fra l’uruguaiano e l’Atlético sembra compromesso, non è mistero: dalle ipotesi di mercato, a qualche panchina accolta male, poi qualche mormorio dei tifosi, fino a cose addirittura sconcertanti uscite sui giornali e che si spera vivamente non siano vere (un articolo su El Pais parlava di una congiura di spogliatoio per non passare mai la palla a “La Rubia”…).

Domenica è partito in panchina, anche per premiare Diego Costa, reduce da una tripletta sul campo dell’Osasuna. Un buon diavolo il brasiliano, tutto sommato: guardato con diffidenza per le movenze sgraziate e la litigiosità (più apparente che reale) col pallone, è considerato importante da Quique perché offre qualcosa di diverso in attacco, un giocatore un po’ più “sporco” per guadagnare palle contese, lavorare un po’ sui centrali avversari. Ma oltre che sporcare il lavoro di Diego Costa pulisce quegli spazi sulla trequarti che fanno comodo ad Agüero, Reyes e agli altri incursori.

A proposito di incursori, si è aggiudicato un posto da titolare un altro canterano, il 19enne Jorge Resurrección (apperò!) Merodio, detto Koke. La sorpresa non è tanto il nome, nel giro da tempo, quanto il ruolo. Anche nelle nazionali giovanili, Koke è sempre stato un uomo d’ordine (poco creativo) davanti alla difesa: Quique lo ha invece adattato a esterno sinistro, la posizione che ricopriva Jurado, e il ragazzo sta convincendo. Più di Elias, le cui caratteristiche apportano poco sinceramente: per quanto valido nel suo genere (anche se personalmente lo conosco poco), si tratta di un altro cursore incapace di dettare i tempi. Al centro serve pochino, quindi Quique ha provato a farlo partire dalle due fasce, per permettergli di tagliare a ridosso delle punte con gli inserimenti, uno dei pezzi forti del brasiliano. Non ha funzionato.

Koke ugualmente fa l’esterno solo teorico, e taglia nel mezzo, ma con altre caratteristiche: legge bene il momento in cui smarcarsi tra le linee e offrire l’appoggio, e poi sa dare continuità al possesso-palla. A difesa avversaria schierata, Koke è una linea di passaggio valida per chi porta palla, Elias no.

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11 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Quando ho letto il titolo ho pensato: "e va bene, facciamoci del male e leggiamoci l'analisi sull'Atletí "...Per me sarebbero capaci di reinvestire i soldi che riceveranno a luglio dalle cessioni di de Gea e Agüero per ricomprarsi Fernando Torres. Fidati, qualcuno ai piani alti ci starà sicuramente già pensando.

P.S. io sono molto cattivo, ma spero vivamente che nessuno faccia offerte a Juan Manuel Lillo. Il suo commento tecnico quando gioca il Barça è un must.

DVM

11:17 AM  
Blogger valentino tola said...

Anche io sono un tossicodipendente dei commenti di Lillo! :D

Ormai ho imparato a memoria le frasi che dice durante una telecronaca del Barça. Anzi, io metterei in commercio un pupazzo parlante di Juanma dove schiacci un bottone e lui parte dicendo:

1) "Villa no se ha formado en el juego de posicion"
2) "Si el centrale conduce luego aparece el hombre libre"
3) "Mira lo que hace Pedro... sujeta el lateral y genera espacio para los de dentro"
4) "Combinar por dentro y luego buscar el alejado... eso es!"
5) "Ufff... qué bueno es Andrés Iniesta..."
6) "Iniesta es el mejor jugador del mundo, Messi el que mejor jugadas hace"
7) "Iniesta es muy guapo"

Poi ci sono le frasi a sorpresa tipo quelle sui "profeti del passato", oppure parlando della precisione coi piedi di Bravo della Real Sociedad, "sarebbe capace di fare la barba ad una mosca"

A parte gli scherzi, ne sa veramente tantissimo, ed entra nel dettaglio come pochi... il problema è che spesso è troppo contorto nell'esposizione, addirittura criptico per chi non è abituato a certi termini tecnici che usa... a volte faccio un po' fatica a seguirlo, senza contare che gli manca un po' di ritmo.
A volte risulta francamente pesante, ma comunque averne di commentatori così!

11:59 AM  
Anonymous Anonimo said...

"Iniesta es el mejor jugador del mundo, Messi el que mejor jugadas hace"

Questa è storica, la ripeto come un mantra ogni volta che vedo Iniesta toccare palla XD

DVM

12:12 PM  
Blogger valentino tola said...

Sì, ma io comunque sono in aspro disaccordo con la suddetta, eh? :P

12:19 PM  
Blogger valentino tola said...

"el que mejores", mi correggo!

12:19 PM  
Anonymous Anonimo said...

guarda io per sicurezza li vorrei entrambi nella mia squadra (ooops).

per non uscire troppo fuori tema rispetto all'articolo: meglio Raúl Garcia sulla fascia o Piqué centravanti? Como lo vedresti Benitez ad allenare i Colchoneros?

DVM

12:52 PM  
Blogger valentino tola said...

Piqué centravanti come ricorso estremo non è neanche male, ti dirò... Raul Garcia non l'ho proprio capito invece... non so cosa cercasse, forse più sicurezza difensiva, ma non vedo il perchè francamente.

Benitez all'Atlético è un'idea che vedo frulla in testa anche a te... ;-) Non lo vedrei male, però in astratto proverei con un tecnico più offensivo... certo, poi il problema resta quello del sostegno della società e dell'ambiente... che sia un Benitez, un Van Gaal o un Bielsa, se dopo qualche partita la squadra gioca male, non fa risultati etc, l'Atlético resta sempre uno dei posti ideali per divorarsi un allenatore

1:08 PM  
Anonymous Hincha Madridista said...

Beh in questi ultimi anni allenare a Madrid è diventato per gli allenatori più pericoloso che camminare in un campo minato sia sponda blanca che colchonera... Più rischioso forse è avventurarsi al Calderon dove la qualità media della squadra e i fondi disponibili sono nettamente inferiori.

3:11 PM  
Anonymous cespo said...

ehi vale hai letto il commento di cruijff sul primo clasico?

lo amo l'olandese, lo amo!

12:40 PM  
Blogger valentino tola said...

Sì, lascio pure il link:
http://www2.elperiodico.es/BLOGS/blog
s/johancruyff/archive/2011/04/18/que-
mou-entrene-el-9-contra-11.aspx

Io non sono molto d'accordo... non condivido l'accanimento contro Mourinho, le accuse di catenaccio... io credo che sia giusto che ad oggi il Madrid si adatti al gioco del Barça. Non può essere altrimenti.

Questo non vuol dire che mi sia piaciuto tutto della partita del Madrid sabato.
Fra qualche ora, se avete pazienza, approfondisco e pubblico un pezzo chilometrico di presentazione delle prossime sfide, a partire anche da quanto visto sabato ;-)

1:04 PM  
Anonymous Hincha Madridista said...

Ho letto (versione italiana su yahoo) quanto scritto da Cruyff, non capisco l'accanimento verso Mou soprattutto da parte di uno che pur essendo stato straordinario da giocatore, ha avuto una carriera da allenatore quasi "normale" (per chi è nel giro delle big) per non parlare che da anni è fuori dal giro, facile criticare quando sei in tribuna... Forse un pò di catennaccio in più ad Atene qualche anno fa gli sarebbe servito...

9:35 PM  

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