Il Terzo Uomo.
Il Terzo Uomo è il titolo di un vecchio film con un incredibile Orson Welles (incredibile per davvero, non nel senso che la parola ha assunto nelle telecronache di SKY), ma è anche una chiave di lettura del sistema di gioco del Barça.
Passaggi corti dalle retrovie, densità di giocatori nella zona della palla per attirare gli avversari e liberare il terzo uomo che faccia avanzare l’azione. Si verifica quando un difensore centrale e il Busquets/Mascherano di turno si vedono pressati e allora l’altro difensore centrale si allarga e trova spazio portando palla fino alla metacampo offensiva; succede poi quando l’avanzata di questo stesso difensore attira il centrocampo avversario e allora uno fra Iniesta e Xavi può smarcarsi, e lo stesso vale per le fasce: Xavi combina stretto con Pedro sul centro-destra e si crea lo spazio per la sovrapposizione a sorpresa di Alves; anche a parti invertite il principio resta quello: Alves e Pedro “immobilizzano” terzino ed esterno avversario (Pedro in particolare interpreta in maniera eccellente questo movimento), e allora si apre uno spazio fra le linee per Messi. In maniera speculare sull’altra fascia Villa e Maxwell devono favorire il gioco di Iniesta. Tutta una catena che deve portare il giocatore a ricevere sempre fronte alla porta, con la possibilità di toccare rapidamente evitando conduzioni di palla prolisse.
Questo almeno dovrebbe capitare quando il Barça gioca bene. L’altra sera a Valencia, il Terzo Uomo non c’era, e il Barça non ha giocato bene, vittoria (e occasioni abbastanza numerose) a parte. Poco convincente l’esperimento di Guardiola, una sorta di 3-5-2 visto in passato forse solo in casa dello Shakhtar Donetsk nella stagione del Triplete (e fu una vittoria immeritata).
In difesa Piqué sul centro-destra e Abidal sul centro-sinistra (sempre più autorevole la stagione del francese da centrale), con Busquets in mezzo (prove generali per il ritorno con l’Arsenal?), ma a seguire la difesa non era un centrocampo a rombo alla maniera di Cruijff, bensì un centrocampo con due esterni incaricati di coprire tutta la fascia, Alves a destra e Adriano a sinistra. Qualcosa tipo le squadre italiane di fine anni ’90-inizio 2000 (Milan di Zaccheroni, Parma di Malesani, Roma di Capello e Juventus di Ancelotti). Mascherano vertice basso, poi Xavi e infine Iniesta, partito in una posizione da trequartista vicino a Messi (di punta con Villa) e poi più chiaramente mezzala col passare dei minuti. In fase difensiva, spesso il modulo si ricomponeva in un 4-4-2, con Adriano e Alves ad abbassarsi a seconda delle circostanze.
Naturalmente non esiste un modulo buono e uno cattivo in assoluto, ma il Barça nell’occasione ha perso i riferimenti abituali che gli consentono di creare superiorità numerica: l’inesistente appoggio sulle ali (male Villa) non ha consentito mai ad Alves e Adriano di inserirsi a sorpresa e di aprire spazio anche per le mezzeali che giocavano nella loro zona. Adriano ha faticato molto inizialmente a trovare la posizione, e si è poi ripreso solo con iniziative palla al piede. Iniziative anche di Messi cui il Barça si è dovuto affidare per uscire da una situazione che soprattutto nei primi 20-25 minuti lo ha visto in notevole difficoltà per l’incapacità di distendersi in maniera ordinata.
Il Valencia in questa fase iniziale poteva pensare di far sua la partita. Se Guardiola a volte eccede nello sperimentare, Emery lo vive come una necessità. Le ha provate tutte in questa stagione: 4-2-3-1, due punte, difesa a cinque, l’altra sera una formazione senza punte di ruolo. Mata “centravanti” senza punti di riferimento, Pablo Hernández a destra, Joaquín trequartista e poi “doppio terzino”, Jordi Alba esterno basso (ottimo) e Mathieu esterno alto. Fa sempre una discreta figura il Valencia contro il Barça, perché paradossalmente trova più facile giocargli contro, senza il peso del dover fare la partita, e puntando sul pressing alto e il contropiede. Ma inizialmente il Valencia la partita l’ha fatta in pieno perché a centrocampo la coppia Banega-Tino Costa ha girato a dovere: una scelta su cui occorre insistere, perché si tratta dei giocatori più capaci di dare fluidità. Giocatori che oltrettutto si completano: Tino Costa è dinamico, offre sempre l’appoggio al portatore di palla e sa individuare lo spazio giusto da coprire dopo aver giocato con precisione a uno-due tocchi: in più di Banega ha poi l’inserimento e la propensione a cercare il tiro da fuori, mentre gli manca quella capacità di trattenere palla e dettare i tempi che ha Banega (e che pochi altri in circolazione hanno come il Banega ispirato). Banega decide la direzione e il ritmo, Tino Costa dà continuità.
Il Valencia però ha retto quel ritmo (dispendiosissimo, a livello mentale ancora di più che fisico) solo per i primi 25 minuti, e non ha manifestato una presenza offensiva completamente all’altezza dello sforzo profuso. Spaesato Joaquín trequartista, nella ripresa Emery si è giocato al suo posto il più attaccante degli attaccanti che, Soldado, ma ormai la gara aveva preso un’altra strada, e si aspettava l’episodio giusto per un Barça brutto ma efficace.
4 Comments:
Intanto Mou-Pellecretini 7-0
@ Saracorbonero: non contano tanto le vittorie spot in casa contro le penultime, ma un rendimento che fuori dalle mura amiche contro le piccole è per lo meno balbettante (quanti punti lasciati a Levante, Almeria, Depor...). E stasera dopo la gara di Santander non vorrei che il -7 diventasse -9...
Con CR7 fuori 15 gg ci sarà da soffrire anche contro il Lione, e poi non inveire sempre contro Pellegrini, tolti gli acquisti di gennaio non mi pare che il Malaga abbia una squadrone...
Ogni volta trovate una scusa per salvare Pellecretini, col Madrid non aveva la stessa squadra che ha ora Mourinho, il Malaga è scarso, è sempre colpa dei giocatori....ormai ovunque va FALLISCE i suoi compiti puntualmentre.....Quando Mou lo ha sfottuto in conferenza stampa ho goduto tantissimo....
Non esattamente: Adebayor, Di Maria, Pedro Leon, Khedira, Ozil e Ricardo Carvalho sono tutti arrivati con Mou. Se metti che Pellegrini non ha avuto CR7 per oltre 2 mesi (grosso modo da fine ottobre a Natale) mentre a Mou CR7 ha tolto fin'ora tante ma tante castagne dal fuoco... Aggiungi che i senatori del Madrid come Guti e Raul (più van der Vaart) lo hanno sempre odiato... fai te. Comunque il suo Madrid segnò 102 gol con 96 punti: fino ad allora nessuna squadra che aveva vinto la Liga aveva fatto 96 punti...
Magari però per sbaglio dai un occhio alla rosa del Malaga... e mi pare di ricordare che Pellegrini fece grandi cose alla Villarreal pur non avendo una squadra all-star. Comunque se salverà il Malaga sarò io a godere tantissimo :)
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