venerdì, marzo 13, 2009

Barça e Villarreal: survivors.

In questa sempre più imbarazzante versione aristocratica della FA Cup che è diventata la Champions League, Barça e Villarreal affacciano la testolina chiedendo permesso. Non è un bottino particolarmente esaltante, ma questo passa il convento, accodarsi al carrozzone inglese prego. Il Barça (pur non essendo la miglior squadra del mondo: quella si chiama Manchester United, e di certo nemmeno il Liverpool è inferiore ai blaugrana) ha più che legittime ambizioni di intrusione, mentre il Villarreal e il suo futbol in punta di piedi dovranno sperare in un buon sorteggio per replicare la leggenda del 2006 (dove, si badi bene, avevano una squadra nettamente inferiore a quella di adesso, non inganni Riquelme).

Le note dolenti vengono dalla capitale: uscito nel grigiore più assoluto l’Atlético (non ho potuto vedere la partita ma dagli highlights sembra non abbiano creato nemmeno una palla-gol seria… poi certo sconcerta leggere che Forlán è partito dalla panchina, e per scelta tecnica), il Madrid sprofonda negli abissi. Sono cinque stagioni che la squadra che ha fatto la storia di questa competizione non passa gli ottavi. La misura è colma e il 5-0 complessivo incassato dal Liverpool è la più umiliante condanna per una società che in questi ultimi anni, al di là di due campionati consecutivi, non ha fatto altro che accatastare giocatori spesse volte non irresistibili o poco funzionali ma comunque pagati a peso d’oro, allenatori triturati dalla mancanza di programmazione e dirigenti fanfaroni quando non al limite della disonestà.
Vada come vada la Liga di quest’anno, quest’ennesima uscita dalla Champions deve suonare come una condanna senza appello. Condanna che però va in primo piano soltanto nelle nostre considerazioni di appassionati di calcio spagnolo, perché agli occhi della generalità degli spettatori sicuramente risalta nettamente la straordinaria, antologica, meravigliosa prestazione del Liverpool, specialmente in un primo tempo che ha spazzato via ogni dubbio e che nella sua travolgente potenza ha persino fatto passare in secondo piano gli evidenti errori arbitrali che hanno viziato i primi due gol dei Reds. Una differenza di ritmo spaventosa che ha esemplificato al meglio quella esistente fra Liga e Premier, sebbene nel calcio non vinca necessariamente chi gioca a maggior velocità (diffidate quando sentite frasi di questo tipo: si può essere superiori anche giocando a passo di lumaca, pensate al Brasile o anche alla Spagna campione d’Europa).
Limitatisi a una partita di mero contenimento al Bernabeu e pure premiati eccessivamente in una sfida che aveva tutti i contorni dello 0-0, gli uomini di Benítez al ritorno hanno sorpreso un Madrid che si aspettava un avversario alla ricerca del contropiede. Invece no, il primo passo lo hanno fatto i padroni di casa, e che passo: col sangue agli occhi, gli inglesi hanno stavolta applicato la loro consueta disciplina tattica a una partita ultra-offensiva. Distanze perfette fra reparti installati in pianta stabile nella metacampo avversaria, un Mascherano che si conferma Maradona degli interdittori e che con Xabi Alonso forma una coppia da sogno, inappuntabile nell’accorciare verso gli altri reparti e nel far viaggiare il pallone a velocità altissime; oltre a questo, imprevedibilità, tantissima imprevedibilità dalla trequarti in su.
Del Liverpool generalmente non convinceva una certa rigidità nell’azione offensiva, a fronte invece di squadre come Manchester United e Arsenal capaci di stuzzicare maggiormente la fantasia con una grande mobilità degli uomini d’attacco, ma martedì il punto di forza dei Reds è stata proprio la capacitàdi togliere punti di riferimento al sistema difensivo avversario. Gerrard a dettare legge tra le linee, Torres come suo costume portato a “svuotare” l’area con movimenti in appoggio alla trequarti o tagli dal centro verso l’esterno e viceversa, ma senza mai togliere peso, perché dalle fasce tagliavano due punte di ruolo come Babel e Kuijt, eccellenti sia nel sacrificio difensivo che nel coordinare i propri movimenti con gli attaccanti. Insomma, una creazione e una gestione degli spazi esemplare, rafforzata da un’intensità di gioco cui il Madrid non ha retto.
Presi in mezzo, Lass e Gago non sapevano dove coprire, e la difesa è rimasta esposta alla figuraccia (vedi Cannavaro, positivo in questa stagione ma nell’occasione in versione “prendi la pensione e scappa”). Disorientati dall’atteggiamento avversario, i merengues si sono trovati persino impossibilitati ad iniziare l’azione dalla difesa, Sneijder (schierato trequartista) non ha mai trovato una connessione con Gago e Lass, Robben (sostituito a sorpresa a fine primo tempo, a favore di Marcelo, l’unico positivo della serata assieme a un Iker oberato di lavoro) praticamente non ha avuto palloni giocabili, l’attacco è stato sin dall’inizio condannato dalla mancanza di peso, con Raúl incapace di competere coi due centrali e pure troppo distante in alcuni momenti da Higuaín, che ha iniziato sulla fascia sinistra.
Il secondo tempo, aperto dal gran gol di Gerrard, ha visto un Madrid con qualche metro di campo in più, regalato dal Liverpool soltanto per potersi guadagnare gli spazi per il contropiede finalizzato dal rincalzo Dossena che ha massacrato la partita.

Quando il Real Madrid scende, il Barça sale, e viceversa: è una legge scientifica che ogni appassionato di calcio spagnolo conosce bene. Quindi se il Madrid tocca il fondo, il Barça esce dalla propria crisi in maniera imperiosa. Una ventina di minuti al massimo, manifesto del calcio blaugrana, cancellano con 4 gol un Lione che certo non è l’ultimo arrivato, ma che ben presto dopo il fischio d’inizio si trova in soggezione.
Non è il Barça “liquido” del Vicente Calderón, è tornato il Barça che occupa militarmente la metacampo avversario. Toulalan, Makoun e Juninho si trovano eccessivamente schiacciati verso la propria difesa, i collegamenti con Benzema, tanto devastante all’andata, saltano, Cris e Boumsong non accorciano, non anticipano e vanno a vuoto (l’esatto opposto della prestazione autorevolissima dell’andata), Messi (sempre meno attaccante di fascia e solista e sempre più trequartista e uomo-squadra) prende palla tra le linee e il sangue comincia a scorrere. Poi c’è anche Iniesta che gioca un altro partitone da mezzala sinistra (in questo momento è la coppia migliore quella con Xavi), dando un’altra via di fuga al gioco del Barça oltre a quella del lato destro, il che rende molto più difficile per gli avversari distribuire le proprie attenzioni in chiave ostruzionistica.
Il pressing torna costante e molto alto (eccellenti poi sia Márquez che-finalmente-Piqué nell’operare la chiusura laterale quelle volte in cui il contropiede del Lione riesce a saltare il primo pressing e le coperture in seconda battuta di Touré), il Barça rimane lì e la continuità di gioco blaugrana fa da subito presagire quei gol che nel primo tempo arrivano in serie: doppio Henry, un “normale” assolo di Messi e poi Eto’o.
A questo punto però subentra il Lato Oscuro del Barça: due gol regalati fra fine primo tempo e inizio ripresa (il primo una dormita su calcio d’angolo che permette a Makoun di saltare indisturbato; il secondo un inserimento di Juninho liberato da un velo di Benzema su un’azione comunque viziata da un fallo iniziale del Chelito Delgado su Iniesta), inammissibili per una squadra che si vorrebbe matura per vincere la Champions. Maturità che manca anche nella gestione di questo ritorno in partita del Lione: non esageriamo se diciamo che dopo il gol di Juninho ci sono stati dieci minuti buoni di panico vero e proprio nelle file blaugrana, che avrebbero potuto seriamente mettere in pericolo la qualificazione.
Non si hanno parole a vedere infatti una squadra che in vantaggio di due gol si mette a giocare da una porta all’altra cedendo campo ai contropiedi avversari. Una fase di impazzimento che fortunatamente viene superata nel quarto finale di partita, quando il Barça riguadagna le posizioni predilette e gioca con maggior tranquillità, difendendosi col pallone.

Non è più la fase in cui il Villarreal era la Cenerentola invitata al gran ballo: nonostante certi servizi ne sottolineino inevitabilmente il folclore (in trasferta ad Atene c’erano 50 tifosi 50, ognuno dei quali conosciuto per nome e cognome dai giocatori della rosa), la squadra di Pellegrini è ormai rodata a certi livelli, possiede uno spessore indiscutibile e giocatori di esperienza internazionale.
Per questo la vittoria di Atene non è da considerarsi un’impresa, ma semplicemente l’affermazione di una squadra superiore su una inferiore, affermazione che era già nelle premesse della gara d’andata, decisamente ingenerosa col Submarino. A dire il vero questa non è stata nemmeno una grande partita del Villarreal, ha pesato più la maggior qualità nel concretizzare gli episodi che un effettivo dominio.
Il primo tempo è andato praticamente perso (si registrano solo un gol annullato ingiustamente a Ibagaza da una parte e un gran intervento di Diego López su Mantzios dall’altra), bloccato su ritmi bassi e una volontà di osare esageratamente contenuta da entrambe le parti.
Il Villarreal sblocca la situazione ad inizio ripresa, con una eccellente azione manovrata sulla fascia sinistra (attaccata con grande frequenza tutta la serata, Pellegrini cerca la superiorità numerica con le sovrapposizioni di Capdevila e gli spostamenti in zona di Giuseppe Rossi) conclusa con un bel sinistro a rientrare sul primo palo scagliato da Ibagaza dal limite dell’area.
Gestisce con la mentalità peggiore possibile il vantaggio il Villarreal: basta vedere subito dopo la ripresa del gioco come i due attaccanti si abbassino quasi dietro il cerchio di centrocampo per capire che la squadra si schiaccia volontariamente nella propria area, e invita il Panathinaikos all’assedio. Assedio veemente che frutta subito il pareggio, con l’interessante Mantzios (ottima tecnica, Fuentes e Godín faticano a prendergli le misure spalle alla porta) che svetta su Godín su calcio d’angolo.
La conferma dell’errata gestione psicologica dello 0-1 da parte del Villarreal si ha indirettamente proprio subito dopo il gol di Mantzios. Rimessa palla al centro infatti il Villarreal si riappropria immediatamente del pallone: il gol decisivo però non viene da una delle lunghe fasi manovrate nella metacampo avversaria, ma da un contropiede orchestrato con classe da Ibagaza e Joseba Llorente: eccellente la conduzione dell’azione da parte dell’argentino, che sceglie l’uomo giusto a cui passarla, il momento e anche la misura del tocco (l’avesse toccata rasoterra non sarebbe potuta filtrare; dovendola alzare deve dare la forza e l’altezza giusta, l’unico modo in cui Llorente può controllarla a seguire e calciare in corsa. Il minimo errore nella scelta o nell’esecuzione dell’azione avrebbe sicuramente fatto sfumare il contropiede o comunque favorito il recupero di un difensore greco. Vedendola in diretta sembra un’azione facile facile, ma ci vogliono qualità tecnica e capacità di lettura del gioco non all’altezza di tutti), freddo e chirurgico il basco.
Due elementi che meritano una celebrazione: il “Caño”, da sempre uno dei giocatori esteticamente più appaganti della Liga, ha trovato la meritata ribalta internazionale, scavalcando nelle gerarchie di Pellegrini le altre mezzepunte: più svelto di Pires e con miglior lettura del gioco di Cani e del deludentissimo Mati Fernández, ora il partner migliore di Cazorla è lui.
Joseba Llorente invece non offre classe ed invenzioni, ma più prosaicamente presenza offensiva, quella che ha sempre garantito quest’anno a dispetto di un certo scetticisimo (anche da parte mia) di inizio stagione. Anche questi 90 minuti parlano chiaro: sbagliata la scelta di Pellegrini che parte con un Nihat che non si regge in piedi, Llorente entra ad inizio ripresa e corregge l’errore. Attaccante scarno ma essenziale, tecnicamente modesto ma sempre pronto in area di rigore, bravo a offrire profondità e sempre fortemente implicato anche in fase di non possesso (al Valladolid oltre ai gol è mancato il suo lavoro in pressing), uno su cui si può sempre contare, magari in sede di pianificazione un rincalzo di garanzia per un forte centravanti che arrivasse dal prossimo mercato.
Nemmeno la gestione del secondo vantaggio e del finale da parte del Villarreal è impeccabile: tutti dietro, rinvii senza pensarci invece che una sana melina, ma il Panathinaikos ormai ha poco tempo, ci crede poco e ha poca qualità da spendere a difesa avversaria schierata, seppure schierata male.

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7 Comments:

Blogger madrid7 said...

Bè c'è da dire che il Real Madrid di coppa non è come quello di campionato quello di martedì era spuntato e senza fascia sinistra, in campionato potendo schierare Huntelaar il Madrid si muove meglio con Raùl che fà da raccordo tra centrocampo ed attacco.Martedì è stato riproposto il 4-3-3 mozzo che ancora una volta ha dimostrato di essere uno schema di discutibile qualità.
Comunque ho notato una cosa:ogni volta che Gago è affiancato da uno tra Sneijder e Guti và in difficoltà e perde un sacco di palloni.Sull'Olandese ormai mi sono convinto che non sia un giocatore sul quale puntare:in 2 anni che è a Madrid non è migliorato di una virgola, ovvero è rimasto sempre una sorta di tre-quartista che ha come unica arma il tiro, infatti non lo ritengo ne un gran passatore (ogni volta che vede la porta anche se ci sono 2 compagni liberi lui tira e la cosa è davvero irritante) non saà dribblare, è bassissimo, oltretutto la sua presenza limita moltissimo la squadra e perciò non capisco perchè debbano giocare lui ed Heinze quando secondo me quello che stà facendo più progressi e che appare veramente potenzialmente fortissimo è Marcelo, sia come esterno sia come terzino.In effetti Juande Ramos lo ha parzialmente accantonato al suo arrivo pensando che dalla sua parte si creassero troppe palle-gol, in realtà la causa di tutti quei goals era la mollezza del centrocampo, vero e grosso problema della gestione Shuster.
Sottolineo queste cose perchè secondo me la squadra come ho già detto più volte non è da buttare via, anzi, e questo 4-0 che sottolinea la superiorità del Liverpool lo fà non nei confronti del Real Madrid di campionato, ma di quello di coppa, squadra ben più limitata a causa della manzanza di giocatori.Non vorrei che si facesse di questa sconfitta una sorta di totem per criticare ogni singolo giocatore del Madrid non chiamato Casillas (meraviglioso martedì), ma bensì vorrei che si facesse di questa sconfitta un punto di partenza dal quale ripartire una lezione di come si giocano le partite in casa (cosa che a madrid hanno dimenticato) e che si lavorasse su questo.Cmq almeno ora abbiamo la certezza che con 2 centravanti l'anno prossimo sarà difficile vederci giocare spuntati.

3:39 PM  
Blogger madrid7 said...

Per quanto riguarda i quarti sono d'accordo con te e penso però che il Barça si accoppi meglio con il Manchester United che con il Liverpool, che infatti sò essere il vero spauracchio dei tifosi Blaugrana.
Sul Villareal non sono così pessimista, secondo me può dar fastidio a tutti come dimostrato nella fase a gironi con il MU.E una squadra rognosa che puàò dar filo da torcere a tutti.
Comunque ti faccio la mia classifica di potenza :
1MU
2Liverpool
3Barça
4Chelsea
5Bayern
6Arsenal
7Villareal
8Porto
Detto questo io però penso che il Liverpool se stà bene ha più feeling con la coppa del MU e quindi ho la sensazione che possano vincere proprio i reds

3:59 PM  
Anonymous Anonimo said...

Ho guardato con totale sconforto la prestazione del Madrid martedì sera. Certo i presupposti per uscire (derby e partita d'andata in primis c'erano tutti) ma con alle spalle decine di gare blancos con squadra ben più modeste tecincamente che passarono il turno o almeno se la giocavano (penso allo splendido 2-3 a Manchester nel 2000 ma anche al Madrid ultra-operario che dominò la Juve nell'andata degli sfortunati ottavi del 1996) c'erano tutti non mi aspettavo un esito così disastroso. Quello che mi ha preoccupato di più oltre al non gioco e ai 40' necessari per vedere un tiro in porta (tra l'altro su calcio piazzato di Sneijder) è stata la totale assenza di personalità degli uomini in campo. Tolto Casillas che ha evitato un cappotto in stile Sporting Lisbona, Lass (per non disprezzabile il sacrificio del francese) e Marcelo il resto è nebbia fitta. Sneijder ha provato ad inventarsi qualcosa e van der Vaart nello spicchio di gara (ma ben inteso con un Liverpool già sazio in campo) ha fatto intravvedere qualcosina, ma davvero troppo poco. Quello che a mio parere manca a questa squadra oltre ad una dirigenza seria che programmi in maniera oculata e dia modo e temp agli allenatori (non è che gente come Wenger o Ferguson ma persino il nostro Ancellotti ha vinto tutti gli anni ma restano al loro posto) di gestire la squadra è la personalità, un leader che sappia aiutare la squadra nei momenti difficili. Nel recente passato (parlo da quando mi ricordo quindi da metà anni '90) nel Madrid ci sono sempre stati uomini in grado di guidare la barca in campo fuori dalla tempesta stile allenatori-in campo: a partire da Michel, a Laudrup per arrivare a Hierro, Figo e Zidane. Gente che ne momenti di buriana riusciva a caricarsi la squadra sulle spalle e a portarle tante volte alla vittoria (penso ad esempio al decisivo apporto non solo tecnico ma anche di temperamente di Zizou nella Champions 2002). Ora è rimasto il solo Raul, spesso usato in un ruolo non suo anche a causa di una dirigenza che non conosce le regole UEFA, a predicare nel deserto. Martedì i blancos sono sembrati giocatori spauriti incapaci di opporsi alla furia agonistica dei Reds: squadra non superiore a livello individuale salvo un paio d'eccezzioni ai blancos (Arbeloa non è meglio di Ramos, o Kuyt di Robben) ma anni luce avanti per organizzazione di gioco, spirito di sacrificio e rispetto delle direttive dell'allenatore. Come già detto, se la nuova dirigenza (e spero non sarà di nuovo Perez che badate è colui che ha portato la squadra a questi livelli infimi) non cambierà rotta il rischio è di tornare indietro di oltre 20 anni con un Madrid destinato a lottare solo in patria per il classico scudetto ma infinitamente lontano dal gotha europeo o sarebbe meglio dire dal gotha inglese. Ovvio che si possa recriminare per i 2 errori (grave il primo abnorme il secondo) dell'arbitro ma tanto ea una partita che giocandola così non poteva finire che in un totale disastro com'è stato. Ovviamente la colpa verrà data al povero Juande e a qualche giocatore ma la serata di Anfield è solo il prodotto di una serie di errori iniziati anni fa e di cui ora il popolo blanco non merita di raccogliere i tristi frutti.

5:07 PM  
Blogger valentino tola said...

Sono d'accordo con hincha madridista nel dire che questa disfatta è il prodotto di una serie di errori iniziati anni fa. Va oltre, deve andare oltre la pur importante assenza di Huntelaar (peraltro un' assenza dovuta a uno degli errori societari di cui sopra). Poi la prima cosa da sottolineare è la spaventosa superiorità di gioco mostrata dal Liverpool, qualcosa che va al di là del discorso sull' assenza di Huntelaar. Quella di Benitez è una macchina, il Real Madrid, se sarà ancora di Juande, avrà ancora tantissimo lavoro da fare.
Son d'accordo che non è il caso di prendere questa partita come pretesto per tagliare teste e fare piazza pulita nella rosa, perchè la rosa va solo migliorata in alcune posizioni. Però è indiscutibile che ci debba essere un radicale cambio di rotta, che deve riguardare più che il campo l'ambito societario.
Vediamo cosa uscirà dalle elezioni, quello che è certo è che bisognerà impostare un progetto serio, e difenderlo fino alla morte, senza improvvisare come fatto negli ultimi anni.

Sneijder quest'anno sta andando male, ma hanno pesato gli infortuni, non ha maipotuto giocare con continuità, anche se devo dire che un certo rilassamento nell'olandese l'ho notato francamente.
Per me Sneijder al meglio è un giocatore fantastico, non è nè un regista nè un trequartista da ultimo passaggio, ma una mezzala che dà tantissimo dinamismo e verticalità all'azione, non lo ridurrei solo al tiro.
Dovrebbero acquistare secondo me un trequartista capace di tenere palla e creare spazi alle incursioni dei compagni: creo che un giocatore di questo tipo potenzierebbe anche il gioco di Sneijder.
Oltre a questo il Real Madrid dovrebbe comprare un regista di livello mondiale, perchè Gago e Lass sono eccessivamente orizzontali. L'acquisto di Xabi Alonso per me avrebbe quasi lo stesso peso di un acquisto come quello tentato di Cristiano Ronaldo la scorsa estate.
La mia idea per il Madrid 2009-2010 a questo proposito sarebbe un 4-2-3-1 con doble pivote Lass-Xabi Alonso (De la Red e Mahamadou come principali alternative), questo trequartista di cui parlavo (Diego?), Robben a destra (con un ricambio di fascia destra che gli permette di rifiatare o andare a fare l'ala sinistra a seconda dei casi, magari un giovane talento spagnolo... Juanfran non lo vedrei male, però ha la macchia di provenire da Valdebebas e non possedere il talento di un Faubert...) e poi Sneijder a sinistra, posizione sulla quale insisterei anche se finora non ha funzionato. Sneijder finto esterno con Marcelo a fare tutta la fascia. Marcelo merita fiducia, e bisogna anche elogiarlo, perchè hanno cercato di distruggerlo e boicottarlo come Drenthe, ma lui ha saputo uscire da una situazione difficile con talento e personalità.
Ha una grande qualità col pallone tra i piedi, è difficile togliergliela, partendo da terzino arricchisce la manovra come un centrocampista in più, l'unica pecca è che secondo me va troppo poco via sull'esterno, preferisce molto di più portare palla verso l'interno.
Certo, ha lacune tattiche a livello difensivo (è uno dei terzini più scarsi che abbia mai visto nelle diagonali sui cross dal lato opposto), ma come rileva Madrid 7 queste lacune sono state accresciute dagli squilibri tattici generali, e credo che in un Madrid capace di dominare costantemente nella metacampo avversaria come sta facendo il Barça quest'anno, il saldo fra i punti forti e i punti deboli del repertorio di Marcelo sarebbe sicuramente positivo.

Sulle graduatorie Champions, anch'io vedo fortissimo il Liverpool.
Sulle altre posso pronunciarmi poco: il Porto l'ho visto quasi nulla, il Bayern non lo vedo da tantissimo per cui non sono aggiornato, ma se fosse quello che ho visto contro la Fiorentina sarebbe una squadra pure alla portata del Villarreal (che secondo me perde nettamente il confronto coi bavaresi sul piano del peso offensivo, ma per il resto lo vedo alla pari, anzi a centrocampo forse ha qualcosa in più Ribery a parte... avesse un Ribery il Submarino sarebbe da semifinale spedita).

8:19 PM  
Anonymous Anonimo said...

Sono minimo un paio di stagioni che continuo a predicare che a questa squadra mancano:
- 1 regista,
- 1 terzino sx (a meno che qualcuno come fece Capello con Carlos non insegni a Marcelo a difendere),
- 1 difensore centrale
E poi la squadra è pronta. Gli unici tagli sarebbero: Saviola, Momo Diarra (se De La Red tornerà in campo), Dudek, Heinze e uno tra Metzelder e Cannavaro (l'italiano più per raggiunti limiti d'età). Se poi arrivasse davvero un 3/4ista come dice Vale, allora potrebbe saltare pure van der Vaart. Il problema di Sneijder credo sia stata la carenza di continuità quest'anno dovuta ai guai fisci, alla sua prima stagione blanca fece molto bene non dimentichiamolo, soprattutto in avvio.
Domanda per Vale che fine ha fatto Drenthe? Manco era in panca contro il Liverpool, peccato aver rovinato un giocatore così... Inoltre fossimo 10-12 anni fa (leggi prima era Capello) uno come Palanca avrebbe trovato maggior spazio e sarebbe migliorato tantissimo (Victor non era un fenomeno ma fece un paio d'annate eccellenti, basta dar fiducia ai giovani della cantera...). Se tornerà Perez non credo si potrà parlare di progetto serio, ma di un presidente impiccione che costruirà un nuovo circo trita giocatori e tecnici...

4:29 PM  
Blogger valentino tola said...

Drenthe non viene più convocato: a quanto pare è stato lui in persona a chiederlo, non reggendo più la pressione e i fischi del Bernabeu.
Notare che Marcelo ha rischiato una fine simile, ma ha mostrato ben altra personalità.

4:47 PM  
Anonymous Anonimo said...

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