lunedì, marzo 02, 2009

VENTICINQUESIMA GIORNATA: Atlético Madrid-Barcelona 4-3: Henry (B); Messi (B); Forlán (A); Agüero (A); Henry (B); Forlán,rig.(A); Agüero (A).

Il Barça esce squassato devastato annichilito dalla più patetica pagliacciata andata in scena sui campi di questa miserrima Liga 2008-2009. Emozionante? Moltissimo. Spettacolare in un paio di magnifici gol? Certamente. Ma non è calcio, non può esserlo una roba dove ogni volta che si oltrepassa la metacampo nasce un’occasione da gol, dove si moltiplicano gli svarioni e le palle regalate sulla propria trequarti, oltre ai gol sbagliati a porta vuota o quasi. Due squadre che mettono in piedi un orrore del genere non possono nemmeno per sogno avere il livello di competitività richiesto ai massimi livelli.
Gli unici a sorridere davanti a tale paccottiglia alla fine non possono che essere Real Madrid, Porto e Lione, certo non un Barça azzerato nel morale e neanche un Atlético sempre uguale a sé stesso, un ubriaco che vaga senza meta al quale magari, come in questa occasione, ogni tanto capita di trovare un biglietto da cento euro dimenticato sul marciapiede.
Il Barça non perde ancora il primato in classifica, ma tutto il resto sì: gioco, tranquillità, autostima, fiducia. Guardiola di colpo si ritrova a dover rifare tutto da capo. Tutto quello che aveva pazientemente messo in piedi nei mesi scorsi non conta più nulla: il Barça da lui ri-costruito sulla fame di riscatto, sull’ottimismo, sulla lucida spensieratezza, non ha più ragione di esistere, il contesto è radicalmente mutato e la conferma di quanto di buonissimo fatto vedere fino a qualche settimana fa dovrà ora avvenire su basi necessariamente diverse, tutte da inventare.
Il Barça di oggi è una squadra insicura e contratta, incapace di prendere il controllo delle partite. La squadra che si riversava in blocco nella metacampo altrui, che guardava sempre avanti sia che la palla ce l’avesse lei sia che ce l’avessero gli avversari, non c’è più.
A partire dal pressing le cose non funzionano più: fino a un mese fa, il Barça riusciva a recuperare prontamente il pallone e a tenere lontanissimo dalla porta di Valdés ogni avversario. Quel pressing non sempre ordinato (tendente più ad aggredire il pallone che a occupare razionalmente tutti gli spazi) portava comunque i suoi frutti, facendo leva sulle scarse qualità di palleggio della maggior parte dei difensori della Liga, pronti a sparacchiare subito il pallone e permettere ai blaugrana di ricominciare una nuova azione offensiva. Ora questo pressing si è diradato enormemente (in questa occasione lo si è visto applicato in maniera seria soltanto nei primi cinque minuti della ripresa), ma il Barça non ha compensato definendo una nuova strategia difensiva, cosicchè i blaugrana si trovano a giocare un ibrido totalmente controproducente, con le distanze fra i reparti che aumentano a dismisura e gli uno contro uno per gli attaccanti avversari che si moltiplicano (credo che il Barça di questa stagione non ne abbia mai subito tanti come stasera e contro il Lione). Un undici privo di coesione che comincia a ricordare in maniera sempre più inquietante quello delle due annate precedenti, al quale si aggiunge una palese crisi di nervi del portiere e dei difensori, teoricamente di ottimo livello eppure sempre più insicuri e addirittura dilettanteschi nel gestire le situazioni (Valdés regala un gol ingiustamente annullato ad inizio partita, Márquez e Puyol impacchettano invece il 2-2 e il 4-3).
Anche la fase di possesso ha subito un imbarbarimento visibile: stavolta non si è trattato del trio Alves-Xavi-Messi imbrigliato, ma molto più semplicemente di precipitazione e approssimazione nella costruzione della manovra, giocata su passaggi scontati, forzati e uno contro uno allo stato brado. Verticalizzazioni precipitose che hanno comunque fruttato occasioni ghiottissime (la maggior parte delle quali sciupate clamorosamente: Gudjohnsen e Messi nel primo tempo, Eto’o due volte e un incredibile Messi a porta vuota nella ripresa, sul momentaneo 2-3 per il Barça), dato l’infame livello difensivo dell’Atlético.
Atlético che, va da sé, giocando così non andrà proprio da nessuna parte: il talento del duo Forlán-Agüero, l'orgoglio e la “follia” tipicamente colchonera consentono l’impresa, ma dal punto di vista del gioco non è cambiato ancora nulla. Meglio, qualcosa è in via di mutamento, ma per ora presenta solo i suoi effetti perversi: Abel come ampiamente sbandierato chiede una difesa altissima, ma ciò finora, in assenza della dovuta coesione fra i reparti, si è tradotto in una vulnerabilità difensiva estrema, moltiplicata dalla goffaggine di elementi come Pablo. L’Atlético resta spezzato in due tronconi che in entrambe le fasi del gioco non comunicano, e la difesa schierata più alta è ora ancor più facilmente perforabile, dato che si trova costantemente a difendere su verticalizzazioni “a palla scoperta” (ovvero quelle situazioni in cui una difesa alta non si vede protetta dal pressing degli altri reparti, e ciò consente all’avversario di alzare la testa e aggirare il fuorigioco con estrema facilità, si veda ad esempio l’azione del momentaneo 2-3 di Henry).

I MIGLIORI: Forlán e Agüero sono al solito i dittatori in casa Atlético. Henry e Messi si salvano dal lato blaugrana, ma l’argentino (gran bel gol peraltro) ha sulla coscienza due clamorose palle gol fra primo e secondo tempo, soprattutto quella a porta vuota fallita nella ripresa.
I PEGGIORI: Márquez e Puyol sono irriconoscibili, maldestri e decisivi per la sconfitta della loro squadra (il messicano avvia il 2-2 del Kun, Puyol balbetta tutta la serata e infine lascia l’autostrada sempre ad Agüero per il definitivo 4-3); ma il capocomico resta Pablo, addirittura visto ritrarsi quasi per paura del pallone su un facilissimo un cross a spiovere che in pieno recupero mette in serio imbarazzo lui e il sempre incerto Leo Franco. Completamente fuori partita il centrocampo del Barça, preso in mezzo: spicca la prova negativa di Gudjohnsen, del quale inquieta la totale estraneità allo stile di gioco classico blaugrana.
In una seratina simile, non sorprende vedere il peggior Eto’o che la storia recente del Barça ricordi: disastroso il camerunese, sottoporta e nel vanificare una gran quantità di azioni offensive con controlli da dimenticare. Sylvinho giocatore finito per il calcio di alto livello, lo sapevamo già. Galliani, cosa aspetti!?

Atlético (4-4-2): Leo Franco 5,5; Heitinga 5,5, Pablo 4, Ujfalusi 6, Antonio López 6; Maxi 6(Sinama, m. 66), Assuncao 6, Raúl García 5,5(Maniche, m. 77), Simao 6,5; Forlán 7(Banega, m. 88), Kun Agüero 7.
In panchina: Coupet; Seitaridis, Miguel, Camacho.
Barcelona (4-3-3): Valdés 5; Alves 5,5, Márquez 4,5, Puyol 4, Sylvinho 5(Cáceres s.v., m. 77); Xavi 5,5, Touré 5,5, Gudjohnsen 5; Messi 6, Eto'o 4,5, Henry 6,5.
In panchina: Pinto; Víctor, Busquets, Hleb, Bojan, Pedro.

Goles. 0-1. M. 18. Henry. 0-2. M.30. Messi. 1-2. M. 32. Forlán de disparo lejano. 2-2. M. 55. Agüero. 2-3. M. 73, Henry. 3-3. M. 78. Forlán, de penalti. 4-3. M. 86. Agüero.
Arbitro: González Vázquez (Colegio Gallego). Amonestó a Heitinga, Raúl García, Assuncao, Alves, Messi.
55.000 espectadores en el Calderón.

P.S.: per motivi di tempo, non potrò pubblicare il post sulle altre partite della giornata.

Etichette: , ,

5 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Complimenti per un paio di frasi: quella dell'ubriaco (perfetta metafora di una squadra folle e sfasata come quella dei cugini) e l'invito a Galliani per prendere Silvinho mai eccelso ma adesso improponibile. Barca che sembra sulle gambe, forse paga ala preparazione per la partenza a razzo. Guti ha detto che i blaugrana ora sentono la pressione, non so se sarà così ma perdere 8 punti in 3 giornate contro un avversario dato per morto è un brutto segno. Errore però: mai dare per morto il Madrid...
Segnali incoraggianti per Porto (Hulk non avrà problemi contro una difesa in cui Heinze sarebbe quello che Pelè fu per il calcio mondiale) e anche Lyon, non servirà una partita stellare per una squadra rapida e concreta come i francesi per fare un gol in Catalogna.

6:25 PM  
Blogger Francesco said...

Ciao Valentino,
leggo spesso il tuo blog, in quanto anche io appassionato di calcio spagnolo, e questa volta non posso fare a meno di intervenire e complimentarmi per la tua capacità di analisi delle partite e di scrittura. Fa impressione vedere come i giornali spagnoli abbiano trattato questa partita, definendola "spettacolare" ed "elettrizzante", senza toccare troppo il tasto invece sui numerosi errori e le carenze tecniche delle due squadre, che tu hai invece ampiamente sottolineato. Giornalisti di periodici come Marca e Mundo Deportivo continuano ad esaltare vittorie tennistiche e partite come questa come se la liga fosse il campionato più difficile del mondo, quando ormai è chiaro che, se c'è un 6 a 1, è perchè il livello medio della maggior parte delle squadre è decisamente calato, e non perchè la partita sia stata di per sè spettacolare. La stessa serie di dieci vittorie consecutive del Real Madrid, che difesa a parte gioca con la squadra di riserva,(mancano Van Nistelrooy Diarra De la Red e spesso Robben: un po' come se al Barcellona mancassero, con le dovute proporzioni, Xavi Iniesta, Messi e Eto'o contemporaneamente)ne è una conferma. Insomma, se mai c'è stato un giornalismo sportivo - vero ed equilibrato - in Spagna, di certo non esiste più, mentre si va avanti con la stampa di regime e giornalisti-tifosi che di calcio capiscono ben poco.
Fa impressione l'involuzione del Barcellona, che fino a natale è forse stata l'eccezione a tutto questo. Sicuramente c'è stato un calo fisico, ma io mi chiedo se non vi sia anche un problema qualitativo. Juande ha definito questo Barca il "più forte della storia", ma a me non sembra ci sia poi molta differenza rispetto a quello in cui al posto di Henry giocava Ronaldinho e al posto di Tourè e Keita, Deco e Marquez. Quel Barca aveva molte più opzioni di gioco, alle geometrie di Xavi aggiungeva il tiro dalla distanza di Deco, agli sbocchi sulla destra di Giuly o di un giovane Messi aggiungeva quelli sulla sinistra, dove al posto di Henry giocava un Ronaldinho fenomenale, capace di inventarsi goal e assist in qualsiasi momento. Insomma, la domanda è: il Barca di oggi è (o perlomeno è stato, fino a poche settimane fa) una squadra brillante ed ha inanellato record su record; ma in definitiva, non pensi che sia un po' sopravvalutata?
Questione Madrid. Il Madrid, diciamoci la verità, non è cambiato molto in questi anni. E' una squadra molto forte sul piano fisico, completa e con la mentalità "ganadora" del suo capitano, Raùl, o del nostro Cannavaro se vogliamo. Una squadra non bella da vedere, ma concreta e con spirito vincente. Non ha di sicuro le qualità per andare avanti in Champions, a meno di colpi di fortuna o partite dove tutto va per il verso giusto, ma in Liga, in questa Liga, quante possibilità ha di rimontare sul Barca? Secondo me, non poche. Capitolo Valencia: ho letto attentamente la tua disamina sul calo di una squadra che, non molto tempo fa, dominava in Europa. Bisogna però ricordare che quel Valencia, almeno inizialmente, non era stato costruito per raggiungere obiettivi di tale portata e solo una combinazione vincente (l'esplosione di gente come farinòs, gerard, mendieta e kily gonzalez, oppure gli anni seguenti di baraja, albelda e vicente) gli ha permesso di diventare la terza forza della liga e di vincere. Quel Valencia, secondo me, non era una "grande" che stava facendo il suo dovere, ma una squadra di medio alta classifica, come l'Atletico di oggi, che per una serie di combinazioni aveva trovato un gioco meraviglioso e giocatori che sono esplosi. Successivamente i vari mendieta, gerard, farinòs, kily gonzalez e claudio lopez sono stati ceduti, ancora giovani, esattamente come potrebbero essere ceduti oggi Silva e Villa, due campioni veri che molto più di Gerrard e Farinòs meriterebbero di giocare in squadre come Barcellona e Inter. Insomma, vendere i campioni non è un'eccezione ma in un certo senso la regola per una squadra come il Valencia. L'età d'oro della Liga, in altre parole, è stata secondo me non dico un caso, ma sicuramente propiziata anche da eventi fortunati, e da esplosioni di giocatori all'epoca considerati outsider. Si fa presto a dire che Baraja e Albelda spalavano il campo, ma dieci anni fa chi avrebbe detto che Baraja sarebbe stato capace di fornire un rendimento pari a quello del miglior Mendieta e portare di nuovo la squadra in finale di Champions?
Tutto questo per dire che, sebbene condivida in generale la tua analisi, non sono così convinto che la cessione di Silva e Villa trasformerebbe la liga in un campionato scozzese2. Magari senza Silva e Villa la squadra potrebbe rendere ancora meglio, Mata esplodere definitivamente, e nello stesso tempo potrebbero uscire un nuovo Djalminha o un nuovo Flavio Conceicao in una squadra come il Deportivo. Ciao e ancora complimenti :)

7:51 PM  
Blogger Cristian Pulina said...

Solo posso plaudire tutto questo che hai scritto:

"Il Barça esce squassato devastato annichilito dalla più patetica pagliacciata andata in scena sui campi di questa miserrima Liga 2008-2009. Emozionante? Moltissimo. Spettacolare in un paio di magnifici gol? Certamente. Ma non è calcio, non può esserlo una roba dove ogni volta che si oltrepassa la metacampo nasce un’occasione da gol, dove si moltiplicano gli svarioni e le palle regalate sulla propria trequarti, oltre ai gol sbagliati a porta vuota o quasi. Due squadre che mettono in piedi un orrore del genere non possono nemmeno per sogno avere il livello di competitività richiesto ai massimi livelli."


Non posso stare piu d'accorddo, bravissimo analisi.

Spero che il nostro Barça alla fine possa alzarsi inoltra...ma oggi riconosco che ho tante dubbi...


Saluti grande Vale!

¡Forza Cagliari!

¡Forza la nostra Sardegna!

12:27 AM  
Blogger valentino tola said...

@ hincha
Grazie. La furia e il disgusto a volte risultano una buona musa ispiratrice... almeno questo :-)

Non so se dipenda da un fatto fisico, ma comunque da un po'ormai il Barça ha perso l'intensità e le distanze giuste fra i reparti.

Attenzione, perchè questa partita potrebbe avere un'importanza capitale, segnare uno spartiacque decisivo negli sviluppi di questa Liga, oltre che per i punti persi per la mazzata all'autostima blaugrana (mazzata che non era arrivata nè col pareggio sul campo del Betis nè con la sconfitta nel derby, maturata in circostanze particolari e difficilmente ripetibili).
Non è detto che ciò non serva al Barça per rimboccarsi le maniche e raddrizzare la rotta, ma va detto che la questione è particolarmente delicata per il Barça, che rischia ormai di avere un complesso da rimonta (mentre il Madrid dall'altra ha proprio il physique du role del "rimontatore").

@ Francesco
Ciao, benvenuto, fa sempre piacere avere nuovi commentatori appassionati come te.

Sì, purtroppo piange il cuore a vedere esaltate partite come questa, e capita ancora di sentire telecronisti come uno di "La Sexta" parlare di "mejor liga del mundo". Che vuoi farci, tutto il mondo è paese...

Anch'io ritengo che il miglior Barça di Rijkaard fosse sicuramente superiore a questo, una squadra che, è risaputo, attende due-tre innesti importanti la prossima estate. Si sa che questo non è ancora al 100% il Barça che desidera Guardola, il cui progetto si può dire che finora ha pure un po'bruciato le tappe rispetto alle attese. Sì, un po' di sopravvalutazione c'è stata per una squadra che ha un gioco spettacolare quando gira a pieno regime ma comunque un po'limitato nelle alternative (cioè se blocchi Messi-Xavi-Alves inceppi praticamente tutto; ora vediamo col rientro di Iniesta), però è una sopravvalutazione anche comprensibile, visti i risultati che questa squadra stava ottenendo fino a un mese fa.

Il Real sta cambiando con Juande Ramos. In realtà col Capello-bis era uno sgorbio tattico, con Schuster lasciava arrivare troppo facilmente l'avversario al limite dell'area, mentre ora con Juande la sensazione è che sia difficilissimo fargli gol, i reparti sono compatti, poi le individualità difensive (tranne Heinze, claro) sono fortissime, e questa è la base per una competitività estrema, almeno a livello di Liga. Ho la sensazione che i merengues perderanno pochi ma proprio pochi punti da qui alla fine, per cui ai culé conviene darsi una mossa.

Può darsi che dalle cessioni di Silva e Villa il Valencia possa anche trarre la linfa per rigenerarsi (c'è anche un giovane come Aaron che potrebbe finalmente finire di essere sballottato in prestito), ma è altrettanto possibile che da queste cessioni come da quella del Kun per quanto riguarda l'Atlético possa originarsi un circolo vizioso per tutto il calcio spagnolo.

Ogni età d'oro può avere eventi fortunati ad innescarla (non ci fosse stata la nebbia a Belgrado, magari non sarebbe mai esistito "il Milan di Sacchi", e cosa si sarebbe perso il calcio...), però se perdura evidentemente questi passano in secondo piano.
Allora c'erano Valencia, Deportivo, poi anche Alavés, Celta e addirittura Rayo Vallecano a fare figuroni (in rapporto alle loro possibilità, naturalmente) in Europa, due anni fa Espanyol e Osasuna son finite in semifinale di Uefa... voglio dire, un "benessere" troppo diffuso per non rappresentare un dato strutturale.

"dieci anni fa chi avrebbe detto che Baraja sarebbe stato capace di fornire un rendimento pari a quello del miglior Mendieta e portare di nuovo la squadra in finale di Champions?"
probabilmente lo avevano previsto i dirigenti del Valencia... come i dirigenti del Porto anni fa probabilmente avevano previsto loro soltanto la valorizzazione di Deco e Carvalho e anche quella, decisamente oltre i meriti effettivi, dei vari Maniche, Costinha e Paulo Ferreira. Questa si chiama programmazione (poi vabbè per arrivare in finale di Champions ci vuole anche fortuna... inevitabile), e nel Valencia degli ultimi anni ha difettato assai.

11:35 AM  
Blogger valentino tola said...

@ Cristian
Ciao!
Grazie per i complimenti, troppo gentile come sempre.
Purtroppo i dubbi stanno venendo belli grossi, e poi noi culé abbiamo anche un po' la predisposizione storica a tormentarci di dubbi... :)

11:39 AM  

Posta un commento

<< Home