Una Liga in tono minore/capitolo terzo.
Ancora! Chi, bontà sua, legge questo blog sin dagli inizi comincerà ormai a pensare che il suo autore non sia altro che un noioso bastian contrario che non fa altro che sputare sul piatto dove mangia (…e magari fosse…). Dopo il Real Madrid 2006-2007, bollato dal sottoscritto come una delle squadre più sghangherate e improbabili mai viste, dopo una Liga 2007-2008 al ribasso, vinta senza il minimo demerito da un Real Madrid che tuttavia è parso più che altro la meno peggiore delle squadre in lizza, la storia, uguale si ripete anche quest’anno.
Certo, il Barça sta dominando la Liga nella maniera più brillante possibile, ma ciò non deve nascondere, e anzi indirettamente sottolinea, la povertà generale di contenuti che questa stagione ci sta offrendo. Non noiosa per quegli eccessi speculativi e di tatticismo intravisti gli anni scorso, ma anzi ricchissima di gol, gol che peraltro andando a vedere a fondo provengono in una preoccupante maggioranza dei casi da errori difensivi e papere dei portieri (queste ultime stanno incidendo in una misura davvero inquietante). Gol a buon mercato, ideali per qualche superficiale propaganda, ma negativi per la competitività dell’intero movimento.
Il problema, si badi bene, non è che il Barça (peraltro in calo nelle ultime partite: sono l’unico che pensa che giocando come contro il Betis ma anche come contro Racing e Numancia l’eliminazione dalla Champions non sia così improbabile?) asfalti di goleada in goleada le sue avversarie. A questo proposito va ricordato come già il miglior Barça di Rijkaard chiudesse spesso in anticipo le gare, ma preferisse a differenza di questo attuale gestire il vantaggio più che infierire (arrivati a questo punto invece il Barça è ingolosito sia dalla media dei tre gol a partita che dalle performances dei propri attaccanti nella classifica cannonieri), e va comunque ricordato come le squadre finora più ostiche per il Barça in questa Liga portino pur sempre i nomi di Numancia, Racing, Getafe, Osasuna e Betis.
Il problema vero è che fra Sevilla, Valencia, Atlético Madrid e Villarreal non si fa una squadra decente. Stupisce persino il punteggio del Real Madrid, a quota 50, un punteggio che in qualsiasi altro campionato gli varrebbe la leadership, senza un Super-Barça di mezzo. Cinquanta punti per una squadra che dall’inizio della stagione ha avuto tutte le sventure possibili e immaginabili fra infortuni, cambio d’allenatore e terremoto societario, e che solo adesso sta ricostruendo una propria identità (in questo senso la vittoria di Gijón è la prima vittoria pienamente convincente di Juande, la prestazione certamente più completa).
Ma lasciamo da parte il Real Madrid. Il vero valore aggiunto della Liga nel suo momento di maggior splendore, fra fine ’90 e inizio 2000, non era rappresentato né dai Galácticos né da un Barça che peraltro sotto Gaspart attraversava una delle sue epoche più buie, ma dal Valencia di Cúper e poi di Benítez, da quel Depor che fu il più meraviglioso dei perdenti nelle Champions di inizio secolo, anche da sorprese come Celta e Alavés (e, rimanendo all’ambito puramente domestico, non dimentichiamo l’exploit della Real Sociedad di Denoueix), fino al Villarreal Riquelme-centrico e al grande Sevilla bicampione-Uefa che in un certo senso ha chiuso un ciclo d’oro per il calcio spagnolo di club.
Ora, sebbene i fatti siano sempre in tempo per smentirmi, le prospettive future sembrano assai più anguste. Il rischio tangibilissimo è che la Liga si trasformi in una sorta di versione d’èlite del campionato scozzese, senza il fascino dei manzi che popolano i campi delle Highlands ma con qualche giocoliere in più, col duopolio Barça-Madrid a replicare Celtic e Rangers. Insomma, proprio quello che era la Liga prima di affermarsi come miglior campionato d’Europa all’inizio del ventunesimo secolo, ruolo già da un po’ di tempo perso in favore della Premier League, campionato che peraltro suonava sempre molto più “trendy” anche quando i valori tecnici erano inferiori (c’è poco da fare, un Owen riusciranno sempre a vendertelo come miglior giocatore d’Europa anche davanti al miglior Raúl).
Era quella dei duetti in mezzo metro di campo tra Valerón e Fran, del pazzo Djalminha, della coppia Albelda-Baraja che macinava palloni senza soluzioni di continuità, di Vicente che metteva tutti i terzini culo a terra, del Celta-spettacolo di Víctor Fernández che partiva sempre fortissimo e poi si sgonfiava (ma in mezzo ci stavano un 7-0 al Benfica e un 4-0 alla Juve), dell’Alavés che assieme al Liverpool allestiva una delle partite più belle della storia, di Karpin/López Rekarte e De Pedro/Aranzabal che ingozzavano di cross Kovacevic e facevano sognare l’impossibile a Donostia…era questa la Liga della quale mi innamorai, scusate l’attacco di sentimentalismo…
Si sta giocando una partita decisiva, al centro della quale c’è il Valencia. La squadra di Emery simboleggia al meglio lo spartiacque davanti al quale si trova il calcio spagnolo, fra calcio simil-scozzese e calcio competitivo in blocco. Il Valencia infatti è l’unica squadra che a breve termine ha il potenziale per raggiungere Barça e Madrid ad un livello di competitività da Champions: passato un anno necessariamente di transizione come questo, rinnovata e sfrondata la rosa dei rami secchi (quegli Albelda e Baraja che mi facevano impazzire anni fa e che ormai somigliano a degli zombi), un Valencia che si trovasse in Champions col quartetto offensivo Mata-Silva-Villa-Joaquín avrebbe tutte le carte in regola per impressionare l’Europa e magari dare la spinta ad un Rinascimento di tutto il movimento.
Su questa strada però gli ostacoli sono tanti e veramente ardui: il Valencia è economicamente allo sfascio, e forse soltanto in caso di qualificazione alla Champions ci sarebbe una minima possibilità di trattenere Silva e Villa. In caso contrario, Silva e Villa volerebbero via, se non verso Barça e Madrid verso le grandi della Premier, e comunque andasse sarebbe un impoverimento tremendo, una mazzata che accrescerebbe ulteriormente il divario fra il duopolio blaugrana/merengue e il resto, un ulteriore micidiale colpo alla credibilità della Liga.
Proprio da qui traggo lo spunto per un’altra osservazione/similitudine: a una Liga che si impoverisce corrisponde una nazionale che si arricchisce. L’esperienza che Xabi Alonso e Torres hanno acquisito nel campionato migliore del mondo (e comunque, al di là di questo, l’esperienza che hanno tratto dal confrontarsi con un calcio diverso) ha portato linfa nuova a una nazionale che tiene il campo con padronanza sempre maggiore (pesata l’importanza relativa di queste amichevoli, le Furie hanno convinto anche contro l’Inghilterra). Premesso che per la Ligue 1 un Messi non sarà mai accessibile dal punto di vista finanziario (perché il calcio francese assieme a quello tedesco è uno dei pochi seri sulla questione dei bilanci, onore a loro), questa situazione molto da lontano ricorda quella della Francia che arrivò sul tetto del mondo e dell’Europa basandosi integralmente sull’esportazione e la maturazione in altri campionati dei propri talenti. La Spagna non arriverà mai a questo, perché due entità come Madrid e Barça i giocatori li trattengono e anzi li attraggono, ma è una tendenza indubbiamente emergente degli ultimi anni di dittatura della Premier League. Anche nelle situazioni poco favorevoli si finisce col cogliere degli aspetti positivi.
Certo, il Barça sta dominando la Liga nella maniera più brillante possibile, ma ciò non deve nascondere, e anzi indirettamente sottolinea, la povertà generale di contenuti che questa stagione ci sta offrendo. Non noiosa per quegli eccessi speculativi e di tatticismo intravisti gli anni scorso, ma anzi ricchissima di gol, gol che peraltro andando a vedere a fondo provengono in una preoccupante maggioranza dei casi da errori difensivi e papere dei portieri (queste ultime stanno incidendo in una misura davvero inquietante). Gol a buon mercato, ideali per qualche superficiale propaganda, ma negativi per la competitività dell’intero movimento.
Il problema, si badi bene, non è che il Barça (peraltro in calo nelle ultime partite: sono l’unico che pensa che giocando come contro il Betis ma anche come contro Racing e Numancia l’eliminazione dalla Champions non sia così improbabile?) asfalti di goleada in goleada le sue avversarie. A questo proposito va ricordato come già il miglior Barça di Rijkaard chiudesse spesso in anticipo le gare, ma preferisse a differenza di questo attuale gestire il vantaggio più che infierire (arrivati a questo punto invece il Barça è ingolosito sia dalla media dei tre gol a partita che dalle performances dei propri attaccanti nella classifica cannonieri), e va comunque ricordato come le squadre finora più ostiche per il Barça in questa Liga portino pur sempre i nomi di Numancia, Racing, Getafe, Osasuna e Betis.
Il problema vero è che fra Sevilla, Valencia, Atlético Madrid e Villarreal non si fa una squadra decente. Stupisce persino il punteggio del Real Madrid, a quota 50, un punteggio che in qualsiasi altro campionato gli varrebbe la leadership, senza un Super-Barça di mezzo. Cinquanta punti per una squadra che dall’inizio della stagione ha avuto tutte le sventure possibili e immaginabili fra infortuni, cambio d’allenatore e terremoto societario, e che solo adesso sta ricostruendo una propria identità (in questo senso la vittoria di Gijón è la prima vittoria pienamente convincente di Juande, la prestazione certamente più completa).
Ma lasciamo da parte il Real Madrid. Il vero valore aggiunto della Liga nel suo momento di maggior splendore, fra fine ’90 e inizio 2000, non era rappresentato né dai Galácticos né da un Barça che peraltro sotto Gaspart attraversava una delle sue epoche più buie, ma dal Valencia di Cúper e poi di Benítez, da quel Depor che fu il più meraviglioso dei perdenti nelle Champions di inizio secolo, anche da sorprese come Celta e Alavés (e, rimanendo all’ambito puramente domestico, non dimentichiamo l’exploit della Real Sociedad di Denoueix), fino al Villarreal Riquelme-centrico e al grande Sevilla bicampione-Uefa che in un certo senso ha chiuso un ciclo d’oro per il calcio spagnolo di club.
Ora, sebbene i fatti siano sempre in tempo per smentirmi, le prospettive future sembrano assai più anguste. Il rischio tangibilissimo è che la Liga si trasformi in una sorta di versione d’èlite del campionato scozzese, senza il fascino dei manzi che popolano i campi delle Highlands ma con qualche giocoliere in più, col duopolio Barça-Madrid a replicare Celtic e Rangers. Insomma, proprio quello che era la Liga prima di affermarsi come miglior campionato d’Europa all’inizio del ventunesimo secolo, ruolo già da un po’ di tempo perso in favore della Premier League, campionato che peraltro suonava sempre molto più “trendy” anche quando i valori tecnici erano inferiori (c’è poco da fare, un Owen riusciranno sempre a vendertelo come miglior giocatore d’Europa anche davanti al miglior Raúl).
Era quella dei duetti in mezzo metro di campo tra Valerón e Fran, del pazzo Djalminha, della coppia Albelda-Baraja che macinava palloni senza soluzioni di continuità, di Vicente che metteva tutti i terzini culo a terra, del Celta-spettacolo di Víctor Fernández che partiva sempre fortissimo e poi si sgonfiava (ma in mezzo ci stavano un 7-0 al Benfica e un 4-0 alla Juve), dell’Alavés che assieme al Liverpool allestiva una delle partite più belle della storia, di Karpin/López Rekarte e De Pedro/Aranzabal che ingozzavano di cross Kovacevic e facevano sognare l’impossibile a Donostia…era questa la Liga della quale mi innamorai, scusate l’attacco di sentimentalismo…
Si sta giocando una partita decisiva, al centro della quale c’è il Valencia. La squadra di Emery simboleggia al meglio lo spartiacque davanti al quale si trova il calcio spagnolo, fra calcio simil-scozzese e calcio competitivo in blocco. Il Valencia infatti è l’unica squadra che a breve termine ha il potenziale per raggiungere Barça e Madrid ad un livello di competitività da Champions: passato un anno necessariamente di transizione come questo, rinnovata e sfrondata la rosa dei rami secchi (quegli Albelda e Baraja che mi facevano impazzire anni fa e che ormai somigliano a degli zombi), un Valencia che si trovasse in Champions col quartetto offensivo Mata-Silva-Villa-Joaquín avrebbe tutte le carte in regola per impressionare l’Europa e magari dare la spinta ad un Rinascimento di tutto il movimento.
Su questa strada però gli ostacoli sono tanti e veramente ardui: il Valencia è economicamente allo sfascio, e forse soltanto in caso di qualificazione alla Champions ci sarebbe una minima possibilità di trattenere Silva e Villa. In caso contrario, Silva e Villa volerebbero via, se non verso Barça e Madrid verso le grandi della Premier, e comunque andasse sarebbe un impoverimento tremendo, una mazzata che accrescerebbe ulteriormente il divario fra il duopolio blaugrana/merengue e il resto, un ulteriore micidiale colpo alla credibilità della Liga.
Proprio da qui traggo lo spunto per un’altra osservazione/similitudine: a una Liga che si impoverisce corrisponde una nazionale che si arricchisce. L’esperienza che Xabi Alonso e Torres hanno acquisito nel campionato migliore del mondo (e comunque, al di là di questo, l’esperienza che hanno tratto dal confrontarsi con un calcio diverso) ha portato linfa nuova a una nazionale che tiene il campo con padronanza sempre maggiore (pesata l’importanza relativa di queste amichevoli, le Furie hanno convinto anche contro l’Inghilterra). Premesso che per la Ligue 1 un Messi non sarà mai accessibile dal punto di vista finanziario (perché il calcio francese assieme a quello tedesco è uno dei pochi seri sulla questione dei bilanci, onore a loro), questa situazione molto da lontano ricorda quella della Francia che arrivò sul tetto del mondo e dell’Europa basandosi integralmente sull’esportazione e la maturazione in altri campionati dei propri talenti. La Spagna non arriverà mai a questo, perché due entità come Madrid e Barça i giocatori li trattengono e anzi li attraggono, ma è una tendenza indubbiamente emergente degli ultimi anni di dittatura della Premier League. Anche nelle situazioni poco favorevoli si finisce col cogliere degli aspetti positivi.
Etichette: Liga
14 Comments:
Soltanto complimenti per te, Valentino, per questo splendido articolo che mi trova concorde su tutto. Come avevo già avuto modo di dirti, questa Liga è quella che mi sta appassionando di meno da quando seguo il calcio estero, come hai giustamente sottolineato tu a mancare sono proprio le squadre che solitamente hanno dato del filo da torcere alle due grandi. Credo che il terzo posto del Sevilla (di questo, brutto, Sevilla di Manolo Jimenez, capace di DISTRUGGERE una squadra favolosa fino a poco più di un anno fa) parli da solo. Il Valencia sta avendo un rendimento troppo discontinuo, ma credo che sia indubbiamente la vera terza forza del campionato. Certo è che a furia di mancanza di risultati, giocatori come Silva o Villa potrebbero anche stufarsi ed accettare le numerose proposte nei loro confronti...
PS: che mi dici di Cesar Navas, difensore centrale del Racing Santander?
Grazie, purtroppo da appassionato piange il cuore a scrivere queste cose, ma la realtà bisogna guardarla in faccia, anche quando ha un volto così così.
Mamma mia Jiménez... e Del Nido ha detto che ne vuole fare il Wenger del Sevilla... si salvi chi può (poi magari ricominciando da capo l'anno prossimo ci smentirà, ma io preferirei non correre il rischio). Il fatto che questo Sevilla sia terzo, in piena zona Champions, è una delle cose più sconcertanti della stagione.
Quello che mi preoccupa del Valencia non è il rendimento discontinuo e tutti i problemi di gioco che sta avendo quest'anno. Questi li avevo messi in conto, questa è un'annata necessariamente di transizione, lo ripeto, Emery non ha tutti gli uomini che gli servirebbero per proporre appieno il suo calcio (però qualcosa in più ce lo potrebbe far vedere già quest'anno... non c'è dubbio che questa squadra stia deludendo, è sempre lunghissima, sfilacciata ed è pure debolissima sulle palle inattive, proprio il fiore all'occhiello dell'Almeria di Unai). Il Valencia si trova ancora a metà strada fra la generazione dei Silva, Mata e Villa e quella degli Albelda e Baraja, in questo senso bisogna aspettare che finisca del tutto il ciclo dei Valencia di Cuper e Benitez...
Quello che mi preoccupa del Valencia è che potrebbe avere la squadra letteralmente smembrata l'anno prossimo, per cui anche se non volessero accettare Silva e Villa molto probabilmente verrebbero venduti, la situazione economica del club è catastrofica. Sarebbe una perdita grave per tutto il calcio spagnolo. Per questo dico senza nessun pudore che tifo per un Valencia fra le prime quattro, è l'unica possibilità che rimane per non vedere Villa e Silva in Premier o assorbiti dal duopolio tirannico di Barça e Madrid.
PS: Su César Navas ti ho già risposto nel post precedente.
Quando giovedì ho messo il televideo ed ho visto scritto Aalborg-Deportivo 3-0 ho pensato la stessa cosa.....è triste io spero che questo monopolio della premier finisca presto, anche perchè le sue squadre di vertice non sono affatto divertenti da vedere....(nemmeno + il Manchester....).
Oltretutto credo non sia solo un fattore economico, ma anche tecnico e mentale.
Il Valencia secondo me si basa soprattutto su Villa, e secondo me una grande squadra che ambisce a traguardi importanti non può giocare solo per un giocatore.Il sevilla l'ho visto contro la Samp in una gara decisiva per la coppa UEFA e gli ho visto fare il 70 % del possesso di palla con 1 solo tiro in porta.Azioni telefonate e prevedibili, pochissimi spunti individuali.
L'Atletico non ha gioco e qusto lo si sà eppure i giocatori queste squadre ce li hanno eccome!
Nelle coppe europee la prima cosa che noto è il fatto che le squadre spagnole non riescono ad essere avvolgenti nel gioco come pochi anni fà.La palla viaggia lenta, eppoi è come se avessero perso la mentalità vincente che avevano.
Una gare come Siviglia-Fenerbache dell'anno scorso non sarebbe mai finia 3-2 ma al contrario 2/3-0 ma avendo visto anche quella partitsa, il siviglia in mezzo al campo non ha asfaltato il Fenerbache.E come se fossero tutti più guardinghi e meno sicuri di sè.
Il Madrid è un discorso a parte, ed il fatto che il Barça faccia tutti questi punti è secondo me indicativo, Barça che frà l'altro mi sembra proprio l'unica squadra che abbia le spaziature giuste in attacco e nella quale la palla arriva dove deve arrivare con i tempi giusti....
@ madrid7
Sostanzialmente d'accordo con le tue considerazioni (tranne che per lo United... sia loro che l'Arsenal mi divertono da matti quando giocano al meglio). Tra l'altro mi hai citato Aalborg-Deportivo 3-0 e proprio l'altro giorno pensavo che una roba del genere tre-quattro anni fa sarebbe stata francamente impensabile...
Difficile comunque indagare sulle cause del perchè si giochi così male, le cause sono diverse da squadra a squadra (probabilmente scriverò un pezzo prossimamente per approfondire), però come sottolinei tu i giocatori ci sarebbero pure.
Il Valencia più che sul solo Villa direi che si basa sul trio Villa-Silva-Mata (con la partecipazione di Joaquin), però insomma sulla sostanza siamo d'accordo, basa sulle individualità offensive gran parte di un gioco ancora tutto da perfezionare.
Il Sevilla non è riuscito a surrogare a centrocampo quello che ha perso con la partenza di Alves, e ha perso anche tutto quel dinamismo collettivo che lo caratterizzava, ora è una manovra statica e legata mani e piedi alla capacità delle ali (soprattutto quel crack di Navas) nell'uno contro uno e al peso di Kanouté e Luis Fabiano (quando c'è) là davanti.
L'Atlético son tre anni che non ha un gioco, e ora vengono chiesti gli straordinari ad Abel Resino, tecnico che ritengo molto interessante. Qualche timido miglioramento nella fase di non possesso si comincia a vedere, ma c'è ancora tantissimo da fare per quanto riguarda la manovra. Spero che col Porto giochi due gare disciplinate e senza sbavature, allora sì che potrebbe far pesare le proprie individualità in quest'incrocio secondo me equilibratissimo.
C'è poi il Villarreal: squadra che un gioco ce l'ha, a differenza delle altre, ma squadra complessa che non ha ancora la possibilità di fare il salto di qualità (insisto fino alla noia: questa squadra con un po' più di velocità negli ultimi metri di campo e un terzino brasileiro sarebbe un vero schianto).
Per quanto riguarda il Barça è evidente che sebbene abbia avuto periodi di grande calcio tutti quei punti non siano esclusivamente merito suo, come non lo sono tutti i punti che ha fatto il Madrid nell'ultimo periodo, per quanto i progressi con Juande siano stati lampanti.
Che dire... speriamo che questa tendenza si inverta, mi pare di capire che nè io da tifoso culé nè tu da madridista desideriamo una Liga ridotta di nuovo a due sole squadre...
BENTORNATO VALENTINO.
Aspettavo con ansia un tuo post su spagna-inghilterra,hai visto la partita?
Su questo argomento mi trovi d'accordo,magari non la vedrei così nera,se il barca vincerà la champions succederà quel qualcosa che era successo prima delle ultime annate scandalose,finite in favore del real,una scossa,un risveglio.
La spagna dalla sua ha settori giovanili molto sviluppati,una continuità di talenti che appunto sta portando al successo anche la nazionale.
Io però continuo a non vedere questo strapotere della premier,se non finanziario.
Villa ad esempio non andrà mai al city,e se dovesse lasciare il valencia lo farebbe solo per un top club quale real o barca,o una grande della premier.
Prima che il city riesca ad affermarsi a livello champions gli sceicchi si saranno stufati del giocattolo,cosa ci scommettiamo? ;)
"tifo per un Valencia fra le prime quattro, è l'unica possibilità che rimane per non vedere Villa e Silva in Premier"
Dillo a me,se mi smembrano sta squadra mi incaxxo parecchio,perchè può dare grandi soddisfazioni a tutto il calcio spagnolo,a cominciare dalla nazionale.
Villa,silva e mata,giovanissimi e fortissimi,non ce li ha nessuno.
Sono un patrimonio tecnico unico e irrinunciabile,altrimenti si ritorna a parlare di ridimensionamento,ma questo probabilmente porterebbe alla fine dell'unica squadra che potrebbe rappresentare una terza forza nella liga.
Solo mi risparmino un altra scenetta come quella,pietosa,con la dinamo.
Il sevilla la uefa se l'è giocata fino in fondo,e l'ha vinta.
A valencia è da tanto che non arriva un bel trofeo (considero quello dell'anno scorso una compensazione per aver sopportato quique e koeman e il disastro che ne è seguito) e una vittoria,possibile,della uefa,allontanerebbe parecchi gufi e fantasmi attorno al valencia.
Per il resto le colpe le ricercherei in una dirigenza incompetente e in una gestione tecnica ridicola,con doppioni acquistati,giocatori inadatti e altri ruoli totalmente scoperti.
Io sono fiducioso sul quarto posto,ci spero.
Al momento la squadra non gira,ha difficoltà strutturali comprensibili,per il resto emery si sta comportando bene,atletico e sevilla non sono certo in condizioni migliori,malaga e depor non mi sembrano credibili e forse l'altra sarà una fra sevilla e villareal.
Le altre due,lassù,stanno facendo un campionato a parte e questo è il mio maggiore timore,ossia che si continui negli anni a vedere un distacco siderale fra le due grandissime e le altre,in forma,appunto,scozzese.
Ciao
Manuel.
Ciao Manuel, bentornato a te.
Sì, magari ho calcato un po' i toni, ma volevo far passare il messaggio, che segnala una tendenza indubbia e preoccupante.
Per quanto riguarda la Premier, credo che attualmente il confronto fra le prime quattro di quel campionato e quelle della Liga sia impietoso per la Liga, sinceramente. Per il resto, non vedo le squadre della Premier particolarmente più forti, però un divario si potrebbe creare.
Tutte le squadre della Premier, anche quelle più piccole (ricordo che nell'estate 2007 il Sunderland aveva offerto una cosa come 12 milioni di euro per Chiellini se non ricordo male... una roba del genere un Getafe non se la potrebbe mai permettere) hanno più denaro, e se questo denaro viene speso bene (cioè acquistando i giocatori e i tecnici giusti per progetti credibili, e per credibile non intendo il Man City), è inevitabile che si possa creare un divario anche fra le classi medie dei due campionati.
Certo non bisogna disperare del tutto, la Liga ha comunque buone possibilità economiche (non in questi tempi di crisi però) ed eccellenti vivai (su questo non c'è dubbio... il giocatore spagnolo medio ora come ora è più forte di quello inglese... il problema però è che le squadre inglesi prendono i migliori giovani stranieri per i loro settori giovanili... già da lì son più competitive).
Sì, magari il Barça (non certo il Barça delle ultime gare) può vincere la Champions, ma deve essere accompagnato dalle altre squadre. Una vittoria isolata del Barça vorrebbe dire poco per tutto il calcio spagnolo, come poco voleva dire per il calcio italiano la Champions vinta dal Milan nel 2007.
In questo senso dico che, anche se la cosa non fece tanta presa sui media, fu eccezionale avere tre semifinalista spagnole nella Uefa 2007 (Sevilla, Espanyol e Osasuna, con finale tutta spagnola, peraltro una partita meravigliosa, fra Espanyol e Sevilla), quella sì una vittoria di tutto il movimento.
"Villa ad esempio non andrà mai al city,e se dovesse lasciare il valencia lo farebbe solo per un top club quale real o barca,o una grande della premier"
è proprio questo il punto: che vada al Barça o al Madrid oppure a una grande della Premier, comunque la Liga nella sua globalità verrebbe seriamente danneggiata.
Sì, Spagna-Inghilterra l'ho vista, e ne sono uscito soddisfatto come fu anche per Spagna-Cile.
Per queste amichevoli va fatta la premessa che di per sè la loro importanza è relativa, e comunque limitata ai primi tempi, visto che le riprese diventano generalmente inguardabili per tutti i cambi effettuati.
Detto questo, e detto anche delle assenze pesantissime dell'Inghilterra (Rooney, Gerrard e Ferdinand) ho visto una buona Spagna. Con le sue pause, senza troppi momenti spettacolari, ma con un controllo sempre abbastanza saldo del match (a parte i primi 15 minuti, nei quali Piqué, per niente convincente così come col Barça, andava espulso per aver interrotto una chiara occasione da gol) e un'autorevolezza notevole, soprattutto in mezzo al campo.
Questo possesso-palla lento, quasi estenuante, potrà piacere o meno dal punto di vista estetico (personalmente a me piace molto, ma ormai ho il gusto assuefatto a questo stile di gioco... non faccio testo;)), ma non c'è dubbio alcuno che la Spagna attuale lo applichi in maniera assai efficace. Giocherà lento, ma lo fa senza soluzione di continuità, porta le partite nella zone del campo che preferisce, obbliga l'avversario a recuperare palla sempre lontanissimo dalla porta di Casillas e piazza comunque sempre le accelerazioni letali negli ultimi metri con Villa e Torres. Una squadra convinta e costruita attorno a un'idea chiara: attacchiamo e al tempo stesso ci difendiamo col pallone, tutto è costruito attorno a questo (ma va detto che la completezza dimostrata da questa nazionale viene anche dall'aver dimostrato di saper soffrire in partite maggiormente impegnative sul piano difensivo).
Il centrocampo è il simbolo di quest'idea, ed è un reparto da sogno: contro l'Inghilterra è mancata al solito un po'di profondità sulle fasce (Ramos potrebbe incidere molto di più, mentre Capdevila è quello che è, un onesto mestierante), ma la prestazione del quartetto Senna-Xabi Alonso-Xavi-Iniesta è stata eccellente. Hanno giocato praticamente senza posizioni fisse, con un continuo rimescolamento di posizioni (diciamo Senna-sul centro-destra-e Xabi Alonso più bassi davanti alla difesa, Xavi più avanzato e Iniesta che partiva dalla sinistra) che ha permesso al portatore di palla di ricevere sempre fronte alla porta e dare continuità alla manovra.
Senna perfetto nel chiudere gli spazi nella zona di Sergio Ramos e nell'aiutare Xabi Alonso ad avviare l'azione (differenza notevole col rendimento nel Villarreal, quest'anno abbastanza deludente); Xabi Alonso in stato di grazia in questa stagione, con una visione del gioco alla portata di pochi; Xavi esemplare come al solito nel proteggere palla e nel dettare i tempi; Iniesta importante per le rifiniture sulla trequarti.
Interessante la svolta tattica di Del Bosque: all'inizio del suo mandato molti pensavano al ritorno a un 4-2-3-1 più convenzionale data la sua predilezione per le ali, e invece col buonsenso che lo contraddistingue Don Vicente ha capito che la forza di questa squadra è il controllo del pallone. Quindi non solo non ha voluto ridimensionare quest'aspetto, ma anzi ha voluto se possibile potenziarlo ulteriormente. Nelle ultime due partita contro Cile e Inghilterra Del Bosque ha infatti schierato così la squadra dal centrocampo in su:
-CILE: Senna, Xabi Alonso; Cesc, Xavi, Riera; Torres.
-INGHILTERRA: Senna, Xabi Alonso; Xavi, Iniesta; Torres, Villa.
Cioè minimo quattro palleggiatori in mezzo al campo, in modo da moltiplicare le fonti di gioco e renderne difficile una completa neutralizzazione da parte degli avversari.
Chiaro che una formazione come questa necessita una serie di requisiti per poter funzionare: anzitutto ci deve essere movimento e fluidità nel palleggio fra i quattro centrocampisti, poi la manovra deve trovare comunque degli sbocchi sugli esterni. Direi che questi sbocchi li possono offrire Ramos sulla destra (per questo Del Bosque ha rinunciato a esterni di ruolo in quella zona: Ramos ha le doti per coprire da solo l'intera fascia) e sulla sinistra l'utilizzo di un esterno come Riera contro il Cile o Capel contro la Bosnia, oppure una soluzione secondo me più consigliabile, l'utilizzo di due punte come Villa e Torres molto portate a svariare sugli esterni. L'assetto presentato contro l'Inghilterra credo sia quello che meglio bilancia le due esigenze, quella di creare una ragnatela a centrocampo senza al tempo stesso perdere possibilità dal punto di vista offensivo.
In questa fase la Spagna gioca in scioltezza, l'Europeo l'ha convinta delle proprie possibilità e quindi gioca molto fiduciosa. Il rischio ora è che questa fiducia in se stessi diventi eccessiva... la predisposizione alla spacconeria è storicamente insita nel calcio spagnolo...
Vale, mi sembri un po' troppo pessimista sulla condizione della Liga.
Comunque il motivo del mio commento è un altro: la situazione del Barça. Da tempo sospettavo che la sporporzione tra i blaugrana e quella delle altre squadre non fosse solo tecnica, ma anche e soprattutto atletica: la preparazione fisica fatta in vista dei preliminari ha permesso al Barcellona di ammazzare il campionato, ma c'è il serio rischio che la squadra di Guardiola si riveli un remake della Juve capelliana (campione d'Italia già in inverno, ma arrivata cotta a marzo) o, peggio, dell'ultima inter di Mancini, unanimamente considerata campione a fine girone d'andata, sciolatasi con l'arrivo della primavera e capace di riagguante uno scudetto che a pochi minuti dalla fine del campionato pareva sfuggito grazie a due prodezze della propria stella. Per ora il Barça mi è parso ancora in buone condizioni fisiche, ma ha perso di lucidità sottoporta rispetto a quanto mostrato ad inizio stagione.
Tu che ne dici Vale, è una mia impressione o questo Barça sta davvero rischiando di crollare.
Per quanto riguarda il Valencia non disprezzerei la guida tecnica di Quique l'anno scorso (tra l'altro sta facendo bene anche al Benfica quest'anno) ma semmai di Koeman che litigò con tutti (a proposito qualcuno ha notizie del disperso Maduro preso proprio da Koeman quando era un discreto talento dell'Ajax e poi evaporato). Con il Madrid a -7 e a 14 giornate dalle fine (tra cui una è lo scontro diretto in casa) non direi che il Barca ha ammazzato la Liga e che forse forse potrebbe finire come l'ultima Inter del Mancio, ma con un esito diverso magari proprio all'ultima giornata.
@ Antonio
Non credo sia una questione atletica, la squadra mi sembra che ci sia da questo punto di vista... forse parlerei più di stress mentale e di maggior conoscenza da parte degli avversari dei meccanismi di gioco del Barça.
@ hincha
Beh, sì, conta che questo post l'ho scritto prima del derby con l'Espanyol...
Ciao Vale!
Lo avevo intuito e te lo avevo scritto,però ricordo che tu(...ehm) non eri troppo daccordo.
Era un commento ad un tuo post dell'otto dicembre 2008 in cui facevo riferimento ai troppi gol maturati nell'arco di una giornata.
Le pessime prestazioni in Uefa stanno a testimoniare del calo del torneo spagnolo anche se le 4 di Champions(tenuto conto del sorteggio)potrebbero invertire l'andazzo della stagione.
Ma la strana sensazione di una Liga decadente rimane...!
Ciao;-)
Ciao, sì lo ricordo ;-)
Non ero d'accordo sul fatto di valutare dai gol di una singola giornata. In realtà neanche il numero di gol di per sè è un dato particolarmente indicativo, il punto è andare a vedere COME maturano quei gol.
Non so quanto le 4 di Champions riusciranno a passare in blocco: l'Alteitco avrà vita dura ad Oporto essendo di fatto obbligato a vincere, il PAO può essere un brutto cliente per il Villarreal non più ai livelli dell'anno scorso mentre il Barca può spuntarla col Lione anche in virtù della fortuna avuta ieri.
Del Madrid non parlo, scaramanzia...
Non sono per niente ottimista sulle spagnole in Champions, ma proprio per niente, eh?
Almeno una salterà, e il rischio è che si possa arrivare anche a due in una botta sola.
Il Barça ha fatto pena ancora una volta, può ringraziare il cielo, anche se rimane una squadra pericolosa come poche; l'Atlético sfortunatamente (o fortunatamente... :)) non l'ho potuto vedere (perchè i signori di Sky non si sono degnati di programmare almeno una replica fra ieri notte e oggi.. mi chiedo cosa se ne facciano di tutti quei canali... ah certo, andava data la millesima replica delle partite del week-end trascorso...), ma da quanto letto ha fatto le solite ridicolaggini e il Porto si morde le mani... l'unica certezza, e l'unico motivo di speranza, con i colchoneros è che... sono totalmente imprevedibili, quindi sono anche capacissimi di andare a qualificarsi al Dragao se imboccano la serata giusta, pure riuscendo a fare più di un gol in trasferta.
Il Real Madrid è quello che arriva nel momento più incoraggiante anche se incontra l'avversario più difficile.
Non sono tranquillo nemmeno per il Villarreal: ho avuto poche occasioni di vedere il Submarino nelle ultime settimane, pare stiano un po' risalendo la china, però il Panathinaikos è da rispettare, ricordo la partita a San Siro dove esibirono una grande condotta difensiva.
Sicuramente al Madrigal giocheranno tutti dietro cercando di ingolfare la loro metacampo, e qui ho sempre un po' di timore perchè il Villarreal il pallone lo tocca alla grande e si muove armoniosamente, però ha poca profondità sugli esterni eper le accelerazioni negli ultimi metri dipende quasi esclusivamente da Rossi (e un po' anche Cazorla).
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