SEDICESIMA GIORNATA: Real Madrid-Valencia 1-0: Higuaín.
Le forme sono alquanto migliorabili, di lavoro da fare ce n’è ancora tanto, ma di questi tempi alla Casa Blanca sottilizzare non è proprio l’occupazione primaria. Partita divertente, tatticamente piuttosto allegra, tante occasioni dalle due parti, Madrid che si prende le fasi iniziali e finali e Valencia che domina la parte centrale del match.
Juande Ramos conferma il 4-4-1-1 del Camp Nou, anche se stavolta Raúl, non in perfette condizioni, lascia il posto a Van der Vaart e, soprattutto, fa il suo ritorno Arjen Robben, largo a destra al posto dell’infortunato Sneijder. Emery invece deve fare a meno dello squalificato Moretti, rimpiazzato da Del Horno.
I primi 20 minuti del Madrid sono buonissimi, per spirito ed interpretazione tattica. Tanto per cominciare i merengues vanno subito in gol, che non guasta mai, sfruttando la prima delle cinquecento discese della serata di Robben, dal quale riceve Higuaín per insaccare con un collo/esterno sinistro stilisticamente non esaltante ma molto efficace nel disegnare una traiettoria ad uscire al di fuori della portata di Renan. Oltre a questo il Madrid ci mette la voglia di fare la partita nella metacampo avversaria, col pressing e una buona circolazione di palla, sfruttando finalmente, sia ringraziato Iddio, entrambe le fasce (anche se Robben rimane logicamente l’opzione primaria).
Dall’altra parte invece il Valencia conferma in queste prime fasi la stessa impressione del Camp Nou, quella cioè di una squadra timorosa di rivendicare una propria identità, quasi non fossero queste le sue partite, quasi non si ritenesse, o meglio quasi non provasse nemmeno a illudersi di essere una grande squadra. Privo di intensità, coi reparti distanti, indefinito nella sua condotta tattica in fase di non possesso (pressare o ripiegare in massa? Nessuna delle due), balbettante e spesso esposto alla palla persa nei primi passaggi, friabilissimo sulle verticalizzazioni avversarie, come dimostra fra le tante l’azione in cui Del Horno viene graziato (solo giallo) per il fallaccio con cui ferma l’indemoniato Robben lanciato a rete.
Gli ospiti ringraziano per la sola rete di passivo (c’è anche un palo interno di Van der Vaart, splendida conclusione a giro dal limite), ma poi entrano in gara, e lo fanno in maniera molto decisa. Il Madrid forse decide volutamente di abbassare il baricentro e gestire la partita in contropiede una volta in vantaggio, ma lo fa male: certo, Robben spreca un gol dopo esserseli dribblati tutti, ma è l’unico lampo in una fase in cui il Valencia si prende tutto il campo.
Quello che non funziona è che il Madrid regala due-tre giocatori in fase di non possesso: Drenthe è il più diligente nel ripiegare in aiuto a Marcelo, ma Robben, Van der Vaart e Higuaín non disturbano minimamente l’inizio dell’azione valenciana, è una prima linea che viene saltata facilmente e progressivamente si distanzia sempre più da un centrocampo nel quale Guti e Gago vengono un po’abbandonati e messi in minoranza rispetto al terzetto della mediana valenciana, che ha libertà di manovra e cerca preferibilmente la fascia destra di uno scatenato Joaquín, il quale riceve fronte alla porta e vince una volta sì e l’altra pure l’uno contro uno. Da qui vengono i maggiori pericoli, due palle gol per Villa, una clamorosa sottoporta su pase de la muerte di Joaquín, oltre ad una su lancio della sinistra, scatto sul filo del fuorigioco e sinistro finale neutralizzato da Casillas. Un Guaje più spietato sarebbe valso certamente il pareggio.
Juande Ramos prova a correre ai ripari nel secondo tempo, togliendo Drenthe per inserire Raúl e spostare Van der Vaart a mezzala sinistra, praticamente ripristinando il 4-3-3 in cerca della parità numerica nel cuore del centrocampo, anche se Rafa al tempo stesso deve dare un occhiata alle avanzate di Miguel (entro breve comunque farà il suo ingresso Palanca, il quale ridisegnerà un centrocampo a 4).
Non cambia però la sostanza, Madrid scollato fra centrocampo e attacco e Valencia che continua a fare la partita e ad accumulare meriti per il pareggio, vedi il destro di Villa deviato in angolo da Casillas e il palo che salva la magnifica deviazione di istinto di Casillas su colpo di testa sottomisura di Baraja (ancora su azione dalla destra, cross di Miguel dalla trequarti), anche se va aggiunta dall’altra parte una traversa di Higuaín lasciato inspiegabilmente solo su un calcio d’angolo.
Emery si gioca Silva, propone anche uno strano cambio Maduro-Del Horno, ma paga subito, senza poter nemmeno assaggiare i frutti di questi cambi, un grave errore che si è portato dietro dal primo tempo, quello cioè di non aver cambiato Marchena, visibilmente a rischio cartellino rosso per tutta la serata (già ammonito, poteva tranquillamente essere espulso nel primo tempo per un’azione violenta su un calcio d’angolo nell’area avversaria). Il difensore andaluso ferma Robben lanciato e si prende il secondo giallo.
L’ingresso di Vicente ha così effetti insignificanti in un finale in cui il Real Madrid rischia più volte di arrotondare in contropiede, se non fosse che tutto quello che Robben crea viene puntualmente distrutto da Higuaín con una goffaggine sottoporta che ha ricordato quella tipica dei suoi inizi madridisti (anche Guti mette a segno un bel fuoricampo in pieno recupero).
I MIGLIORI: Robben e Joaquín ci restituiscono il fascino primordiale dell’ala vera. L’andaluso purtroppo evapora nella ripresa dopo un primo tempo devastante, mentre quello dell’olandese è uno show che sconvolge tutti i 90 minuti. Datemi palla che ci penso io, imprendibile lanciato negli spazi, immarcabile ogni volta che può ricevere e puntare. Raggiunge il fondo un’infinità di volte, peccato solo che manchi un po’di concretezza nel finalizzare alcune giocate. Il partitone di Arjen è motivo di orgoglio ma al tempo stesso il più grave atto di accusa nei confronti della dirigenza madridista, che in estate ha reso tutta la squadra dipendente (andato via Robinho, solo Robben è in grado di creare la superiorità numerica) da un giocatore del quale è da sempre nota la predisposizione all’infortunio.
I PEGGIORI: Due sciagure Del Horno e Marchena. Vedere come il basco, qualche anno fa una delle promesse più luminose nel panorama europeo dei terzini, si trascina ora per il campo suscita rabbia e sconforto indicibili: uno zombi privo di ritmo e cattiveria agonistica, senza nessuna incidenza sulla fase offensiva e con più buchi di una groviera in quella difensiva. Tira indietro la gamba, sempre anticipato dall’avversario, stende tappeti rossi nell’uno contro uno ed è vittima di pesanti colpi di sonno ad ogni verticalizzazione che l’avversario tenta nello spazio alle sue spalle. In una di queste viene ridicolizzato da Robben, al quale offre un trattamento uguale a quello riservato a Messi col Chelsea due anni fa, solo che stavolta ringrazia per non aver preso un rosso sacrosanto.
Marchena invece è sempre in ritardo e scomposto, tornato sugli standard dell’era-Koeman, lontanissimo parente di quello dell’Europeo, l’espulsione era un destino scritto del quale Emery avrebbe dovuto accorgersi prontamente.
Real Madrid (4-4-1-1): Casillas 7; Michel Salgado 6, Cannavaro 6,5, Metzelder 6, Marcelo 6(Torres s.v., m.72); Robben 7,5, Guti 6, Gago 6, Drenthe 6(Raúl 5,5, m.46); Van der Vaart 6(Palanca 5,5, m.55); Higuaín 6.
In panchina: Dudek, Javi García, Bueno, Saviola.
Valencia (4-1-4-1): Renan 6; Miguel 6,5, Albiol 6, Marchena 4, Del Horno 4(Maduro s.v., m.63); Albelda 6; Joaquín 7, Fernandes 6,5, Baraja 6(Silva s.v., m.63), Mata 5,5(Vicente s.v., m.75); Villa 6.
In panchina: Guaita, Míchel, Zigic, Morientes.
Gol: 1-0,m.3: Higuaín.
Árbitro: Ramírez Domínguez, del Comité Andaluz. Expulsó a Marchena por doble amonestación (m.67) y mostró tarjeta amarilla a Del Horno (m.21). Michel Salgado (m.28); Marcelo (m.31); Albiol (m.69), Robben (m.83) y Palanca (m.88)
Incidencias: Encuentro correspondiente a la decimosexta jornada de Liga disputado en el estadio Santiago Bernabéu ante 70.000 espectadores.
Juande Ramos conferma il 4-4-1-1 del Camp Nou, anche se stavolta Raúl, non in perfette condizioni, lascia il posto a Van der Vaart e, soprattutto, fa il suo ritorno Arjen Robben, largo a destra al posto dell’infortunato Sneijder. Emery invece deve fare a meno dello squalificato Moretti, rimpiazzato da Del Horno.
I primi 20 minuti del Madrid sono buonissimi, per spirito ed interpretazione tattica. Tanto per cominciare i merengues vanno subito in gol, che non guasta mai, sfruttando la prima delle cinquecento discese della serata di Robben, dal quale riceve Higuaín per insaccare con un collo/esterno sinistro stilisticamente non esaltante ma molto efficace nel disegnare una traiettoria ad uscire al di fuori della portata di Renan. Oltre a questo il Madrid ci mette la voglia di fare la partita nella metacampo avversaria, col pressing e una buona circolazione di palla, sfruttando finalmente, sia ringraziato Iddio, entrambe le fasce (anche se Robben rimane logicamente l’opzione primaria).
Dall’altra parte invece il Valencia conferma in queste prime fasi la stessa impressione del Camp Nou, quella cioè di una squadra timorosa di rivendicare una propria identità, quasi non fossero queste le sue partite, quasi non si ritenesse, o meglio quasi non provasse nemmeno a illudersi di essere una grande squadra. Privo di intensità, coi reparti distanti, indefinito nella sua condotta tattica in fase di non possesso (pressare o ripiegare in massa? Nessuna delle due), balbettante e spesso esposto alla palla persa nei primi passaggi, friabilissimo sulle verticalizzazioni avversarie, come dimostra fra le tante l’azione in cui Del Horno viene graziato (solo giallo) per il fallaccio con cui ferma l’indemoniato Robben lanciato a rete.
Gli ospiti ringraziano per la sola rete di passivo (c’è anche un palo interno di Van der Vaart, splendida conclusione a giro dal limite), ma poi entrano in gara, e lo fanno in maniera molto decisa. Il Madrid forse decide volutamente di abbassare il baricentro e gestire la partita in contropiede una volta in vantaggio, ma lo fa male: certo, Robben spreca un gol dopo esserseli dribblati tutti, ma è l’unico lampo in una fase in cui il Valencia si prende tutto il campo.
Quello che non funziona è che il Madrid regala due-tre giocatori in fase di non possesso: Drenthe è il più diligente nel ripiegare in aiuto a Marcelo, ma Robben, Van der Vaart e Higuaín non disturbano minimamente l’inizio dell’azione valenciana, è una prima linea che viene saltata facilmente e progressivamente si distanzia sempre più da un centrocampo nel quale Guti e Gago vengono un po’abbandonati e messi in minoranza rispetto al terzetto della mediana valenciana, che ha libertà di manovra e cerca preferibilmente la fascia destra di uno scatenato Joaquín, il quale riceve fronte alla porta e vince una volta sì e l’altra pure l’uno contro uno. Da qui vengono i maggiori pericoli, due palle gol per Villa, una clamorosa sottoporta su pase de la muerte di Joaquín, oltre ad una su lancio della sinistra, scatto sul filo del fuorigioco e sinistro finale neutralizzato da Casillas. Un Guaje più spietato sarebbe valso certamente il pareggio.
Juande Ramos prova a correre ai ripari nel secondo tempo, togliendo Drenthe per inserire Raúl e spostare Van der Vaart a mezzala sinistra, praticamente ripristinando il 4-3-3 in cerca della parità numerica nel cuore del centrocampo, anche se Rafa al tempo stesso deve dare un occhiata alle avanzate di Miguel (entro breve comunque farà il suo ingresso Palanca, il quale ridisegnerà un centrocampo a 4).
Non cambia però la sostanza, Madrid scollato fra centrocampo e attacco e Valencia che continua a fare la partita e ad accumulare meriti per il pareggio, vedi il destro di Villa deviato in angolo da Casillas e il palo che salva la magnifica deviazione di istinto di Casillas su colpo di testa sottomisura di Baraja (ancora su azione dalla destra, cross di Miguel dalla trequarti), anche se va aggiunta dall’altra parte una traversa di Higuaín lasciato inspiegabilmente solo su un calcio d’angolo.
Emery si gioca Silva, propone anche uno strano cambio Maduro-Del Horno, ma paga subito, senza poter nemmeno assaggiare i frutti di questi cambi, un grave errore che si è portato dietro dal primo tempo, quello cioè di non aver cambiato Marchena, visibilmente a rischio cartellino rosso per tutta la serata (già ammonito, poteva tranquillamente essere espulso nel primo tempo per un’azione violenta su un calcio d’angolo nell’area avversaria). Il difensore andaluso ferma Robben lanciato e si prende il secondo giallo.
L’ingresso di Vicente ha così effetti insignificanti in un finale in cui il Real Madrid rischia più volte di arrotondare in contropiede, se non fosse che tutto quello che Robben crea viene puntualmente distrutto da Higuaín con una goffaggine sottoporta che ha ricordato quella tipica dei suoi inizi madridisti (anche Guti mette a segno un bel fuoricampo in pieno recupero).
I MIGLIORI: Robben e Joaquín ci restituiscono il fascino primordiale dell’ala vera. L’andaluso purtroppo evapora nella ripresa dopo un primo tempo devastante, mentre quello dell’olandese è uno show che sconvolge tutti i 90 minuti. Datemi palla che ci penso io, imprendibile lanciato negli spazi, immarcabile ogni volta che può ricevere e puntare. Raggiunge il fondo un’infinità di volte, peccato solo che manchi un po’di concretezza nel finalizzare alcune giocate. Il partitone di Arjen è motivo di orgoglio ma al tempo stesso il più grave atto di accusa nei confronti della dirigenza madridista, che in estate ha reso tutta la squadra dipendente (andato via Robinho, solo Robben è in grado di creare la superiorità numerica) da un giocatore del quale è da sempre nota la predisposizione all’infortunio.
I PEGGIORI: Due sciagure Del Horno e Marchena. Vedere come il basco, qualche anno fa una delle promesse più luminose nel panorama europeo dei terzini, si trascina ora per il campo suscita rabbia e sconforto indicibili: uno zombi privo di ritmo e cattiveria agonistica, senza nessuna incidenza sulla fase offensiva e con più buchi di una groviera in quella difensiva. Tira indietro la gamba, sempre anticipato dall’avversario, stende tappeti rossi nell’uno contro uno ed è vittima di pesanti colpi di sonno ad ogni verticalizzazione che l’avversario tenta nello spazio alle sue spalle. In una di queste viene ridicolizzato da Robben, al quale offre un trattamento uguale a quello riservato a Messi col Chelsea due anni fa, solo che stavolta ringrazia per non aver preso un rosso sacrosanto.
Marchena invece è sempre in ritardo e scomposto, tornato sugli standard dell’era-Koeman, lontanissimo parente di quello dell’Europeo, l’espulsione era un destino scritto del quale Emery avrebbe dovuto accorgersi prontamente.
Real Madrid (4-4-1-1): Casillas 7; Michel Salgado 6, Cannavaro 6,5, Metzelder 6, Marcelo 6(Torres s.v., m.72); Robben 7,5, Guti 6, Gago 6, Drenthe 6(Raúl 5,5, m.46); Van der Vaart 6(Palanca 5,5, m.55); Higuaín 6.
In panchina: Dudek, Javi García, Bueno, Saviola.
Valencia (4-1-4-1): Renan 6; Miguel 6,5, Albiol 6, Marchena 4, Del Horno 4(Maduro s.v., m.63); Albelda 6; Joaquín 7, Fernandes 6,5, Baraja 6(Silva s.v., m.63), Mata 5,5(Vicente s.v., m.75); Villa 6.
In panchina: Guaita, Míchel, Zigic, Morientes.
Gol: 1-0,m.3: Higuaín.
Árbitro: Ramírez Domínguez, del Comité Andaluz. Expulsó a Marchena por doble amonestación (m.67) y mostró tarjeta amarilla a Del Horno (m.21). Michel Salgado (m.28); Marcelo (m.31); Albiol (m.69), Robben (m.83) y Palanca (m.88)
Incidencias: Encuentro correspondiente a la decimosexta jornada de Liga disputado en el estadio Santiago Bernabéu ante 70.000 espectadores.
Etichette: Liga, Real Madrid, Valencia
7 Comments:
Veramente incredibile l'involuzione di Del Horno: ai tempi di Valverde era un'iradiddio, un terzino forse un po' leggero in difesa ma assolutamente devastante in fase offensiva...discese, cross, inserimenti, gol, insomma un vero spettacolo per chi ama veder interpretare il ruolo più in chiave propositiva che di contenimento. Il Roberto Carlos basco, per fare un paragone importante. Poi, dal Chelsea in avanti, il buio, ovvero una fase di carriera (che dura ancora oggi) costellata da prestazioni imbarazzanti e da una vita notturna assai più proficua del rendimento sul campo. E' davvero triste vedere il Del Horno attuale e confrontarlo con quello passato, un fluidifcante moderno che meritava senza dubbio la maglia da titolare nella Seleccion (Capdevila vale giusto il suo destro); purtroppo è ormai irrmediabilmente perso, giudizio che non esito a formulare dopo averlo visto l'anno passato a Bilbao. Proprio il suo ritorno in Biscaglia è stato decisivo per la sua carriera: se avesse messo la testa a posto, secondo me, sarebbe potuto tornare grande, ma il rifiuto di Caparros verso un suo possibile riscatto dal Valencia la dice lunga sulle attuali condizioni di Asier. Se gli vengono preferiti Balenziaga e Koikili, significa che qualcosa si è guastato dentro di lui. Peccato, un altro esempio di ottimo calciatore rovinato da una testa non all'altezza dei piedi.
Segnali incoraggianti dalla banda Ramos, sicuramente la manovra migliorerà ancora con il rientro di Sneijder dando così oltre all'imprevidibilità di Robben anche il dinamismo e il tiro dell'olandese, unico uomo di carattere nel centrocampo blanco (si veda ad esempio Olanda-Russia degli Europei dove era l'unico a battersi degli orange). Con l'arrivo di Huntelaar ora la società -anche a luglio- non dvrà cercare un altro attaccante ma un esterno destro di ruolo per supportare l'enorme mole di lavoro di Robben, che quando gli infortuni gli danno tregua, dimostra di stare alla pari con i tanto sbandierati galacticos del passato(sicuramente non di Zidane ma di Figo sicuramente e rispetto a Beckham nettamente superiore). Come giudichi Vale l'impiego di van der Vaart come suggeritore, ha giocato una buona partita?
Infine noto una preoccupante involuzione del Pipita, gol a parte, sembra aver smarrito la cattiveria sotto porta che lo aveva contraddistinto quest'anno prima di rompersi... Speriamo sia solo un momento.
Per il sorteggio Champions, sono possibilista meglio il Liverpool delle italiane o del Man UTD ma anche del tradizionale nemico Bayern. Certo poteva anche andarci meglio, tipo PAO o Porto...
Ultimissima cosa per Valentino: sai dirmi qualcosa del ragazzo che rientra dal QPR? Dicono prenderà il posto di De La Red...
@ Edo
Eh già... io mi arrabbiavo con gli allenatori che lo escludevano i primi tempi, ma se in fila Mourinho, Quique, Caparros e (quasi) Emery lo hanno scartato vuol dire che questo ha smesso di essere un giocatore... ce l'hanno un'Isola dei Famosi in Spagna? (sigh... sigh...)
@ hincha madridista
Van der Vaart ha confermato in pieno finora l'impressione che mi ero fatto sul suo conto prima dell'approdo al Madrid: ioè quella di un giocatore tecnicamente ineccepibile ma di scarsissima personalità. Ahimè dopo un inizio promettente proprio su questo si sta arenando, e la società sta pensando di metterlo sul mercato la prossima estate.
La partita di sabato così così, anche se stava per segnare un gran gol col tiro a girare, la sua specialità: comunque è quello il ruolo più indicato per lui, centrocampista molto offensivo, praticamente una seconda punta che deve partire vicino all'area per rifinire o arrivarealla conclusione. Non è nè un regista nè una mezzala alla De la Red capace di dettare i tempi: è una considerazione questa che condivide con Guti, col quale spesso ha giocato in coppia nel centrocampo a tre, con risultati sotto gli occhi di tutti, in questo periodo di emergenza-infortuni.
Nel centrocampo a tre di Schuster sia lui che Guti costituivano un filtro inesistente in fase di non possesso, e Van der Vaart non aveva nemmeno nelle corde quegli spostamenti laterali in aiuto al terzino che richiedeva il modulo a seconda delle circostanze. Ora che Juande sembra indirizzato verso il 4-4-2, Van der Vaart credo troverà spazio solo dalla trequarti in su: buon per lui, anche se al tempo stesso temo giocherà poco per come si stanno mettendo le cose.
Mi chiedi di Parejo: un grande talento, mi piace, anche se forse non è ancora "fatto" per recitare un ruolo da protagonista fin da subito.
L'ho seguito nell'Europeo Under 19 2007 (vinto proprio con un suo gol in finale, su punzione) e in quello di quest'anno (uno dei meno peggio in una Spagna oscena a dispetto del potenziale), oltre a un paio di partite col Castilla.
Lo vedi subito che non è uno qualunque, perchè gioca a testa alta: grande visione di gioco, tocco morbido, gioca di prima e cambia gioco con grande facilità, ha anche un buon tiro da fuori. Quello che gli manca ancora un po' è ritmo e intensità di gioco all'interno dei 90 minuti, è un giocatore un po'blando quando il pallone ce l'hanno gli altri e portato un po'a giocare sempre sugli stessi ritmi. Rispetto a De la Red direi che ha potenzialmente più talento per quanto riguarda le pure doti di regia, ma per il momento è anche molto meno completo, continuo e competitivo (in senso lato) come giocatore. Comunque, uno dei talenti del futuro del calcio spagnolo: se vogliono buttare via anche questo dopo Mata e Granero...
Già da quello che vedo e presumo del tipo di gioco di Juande, quando la squadra sarà completa (a parte gli infortunati storici come van Gol e Diarra 1) credo che la linea centrale del Madrid sarà formata da Sneijder (o Guti) e Diarra 2 con Robben a destra o sinistra, e uno tra Sneider, Drenthe o Higua sull'altra banda e il duo Raul-Huntelaar davanti sempre che non arrivi un destro natuale a gennaio. van der Vaart è un grande se non gli danno delle responsabilità e rischia tuttavia di perdersi e di buttare via un talento tecnico enorme, forse -visto il costo relativamente basso- sarà un investimento alla Owen (rivenduto al doppio).
Mi pare che a Sevilla, Juande lavorò benissimo con i giovani speriamo faccia lo stesso a Madrid, così da non perdere Parejo (ma anche Palanca non mi sembra male). L'ultima età felice della cantera è stata con Capello1, quando il Madrid valorizzò Victor, Guti, Raul (ma anche Garcia Calvo) e da lì a poco anche Casillas. Poi una serie di bidoni (Aganzo, Portillo, Corona, Pavon, Raul Bravo, Meija) e altri ottimi buttati via (Arbeloa -anche se da noi sembrò un brocco totale-, Granero, Negredo e Mata).
Speriamo nella valorizzazione del nostro vivaio, da sempre fucina di talenti.
Sono arrabbiatissimo.
Perdere contro il real non mi va giù,con un real così poi ancora di meno.
Era l'occasionissima per rovinargli la stagione,allontanarli seriamente dal 4o posto e aprirgli una crisi enorme.
Invece,già all'inizio si capisce come finirà il film.
Un gol subito così,agli inizi,è tre anni che il valencia inizia in sto modo orrendo gli scontri con le grandi,direi che è un problema di personalità,non c'è altra spiegazione,mi manca il valencia che se la giocava con tutti senza timori reverenziali e spesso impartiva lezioni di calcio al bernabeu o al camp nou,mi sembra che molti giocatori siano entrati in campo con una paura incredibile di una squadra allo sbando,e questo è preoccupante.
O si sottovalutano o non studiano l'avversario,però alla fine ci sta,si doveva vincere,pazienza,potevi pareggiare con un pò più di fortuna,una volta che inizi in svantaggio in certi campi sei finito,non vorrei che qualcuno (villa,ad esempio) abbia già la testa altrove,sarebbe un peccato perchè non è una stagione da buttare e la qualificazione alla champions è possibile,se si fallisse anche stavolta il ridimensionamento sarebbe inevitabile,e sarebbe una perdita per tutto il calcio spagnolo.
Adesso la situazione si complica,barca a parte,sono tutte vicinissime,conteranno i valori tecnici e la grinta da quì alla fine,i posti sono tre,le squadre almeno 5 (real,sevilla,villareal,valencia e atletico) senza considerare possibili sorprese.
Ps.
Di parejo ne ho sentito parlare,inutile dirlo,certi giocatori al real non hanno possibilità di affermarsi,rischia di passare gli anni migliori sospeso fra panchina e tribuna e alla meglio fare una carriera da comprimario come guti,l'ambiente non è certo facile per un giovane talento,forse è meglio per lui cercare fortuna altrove.
Ciao,
Manuel.
Non direi che Guti ha fatto una carriera da comprimario: è sempre stato tra i titolare se non è esploso come Raul o Casillas è per la mancanza di personalità in campo e per un rendimento straordinariamente a corrente alternata.
@ Manuel
Ciao,
Due fattori: mancanza di personalità e amalgama ancora da trovare. Questo è un Valencia di transizione, che ancora deve definire completamente la sua identità di gioco e ancora deve trovare continuità e un ordine tattico stabile. Nella partita di sabato scorso entrambe le squadre erano lunghe, per questo c'erano molti uno contro uno per le ali Joaquin e Robben.
Comunque ho fiducia, bisogna solo dare tempo: il miglior Valencia si è visto solo a tratti, e credo che si potrà vedere solo dall'anno prossimo, quando potrà ridefinire certi ruoli tipo quelli di Albelda e Baraja. Nel frattempo l'apporto migliore di Emery è consistito nell'aver restituito fiducia nell'ambiente e aver ricaricato una rosa che era uscita letteralmente devastata dalla passata stagione.
Il fatto che io abbia fiducia però non significa necessariamente che la squadra debba piazzarsi fra le prime quattro: la concorrenza è agguerritissima, e ho già detto che sarà un gran peccato vedere fuori dalla Champions due squadre fra Sevilla, Villarreal, Valencia e Atlético. è forse questa la lotta più appassionante di questa Lga 2008-2009.
@ Hincha madridista
"Promessa mancata" più che comprimario, sono d'accordo.
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