QUATTORDICESIMA GIORNATA: Real Madrid-Sevilla 3-4: Adriano (S); Raúl (R); Romaric (S); Kanouté (S); Higuaín (R); Gago (R); Renato (S).
A differenza di Getafe c’è l’onore delle armi, ma al Madrid le mani restano sempre e comunque vuote di questi tempi. Due fasi in questa divertentissima partita: quando a contare è il raziocinio, e cioè nel primo tempo, è il Sevilla ad emergere; quando invece è il furore agonistico a prendere il sopravvento, il Real Madrid arriva pure a meritare una delle sue classiche rimonte. Non succede però, e nel finale il Sevilla sfrutta appieno il contropiede gelando il Bernabeu.
E le cattive notizie non finiscono qui per la Casa Blanca: la prospettiva di dover affrontare il Clasico di sabato prossimo senza un terzino sinistro di ruolo (squalificato Marcelo, oltre ad Heinze infortunato: forse vedremo gettato nella mischia il canterano Chema Antón) e senza Robben, ennesime aggiunte alla lista sterminata di pesantissime assenze, è oggettivamente inquietante. Pure Schuster poi ci mette una parola buona per incoraggiare i suoi: “Al Camp Nou non possiamo vincere… andremo là per fare una buona figura, ma di più non è possibile”. Parole forse da interpretare in chiave di battaglia psicologica, giocando la carta del “nulla da perdere”, col gusto per l’uscita originale tipico del tecnico tedesco, ma certo non suonano benissimo.
Solita formazione con quello che passa il convento per Schuster (ma col recupero di Robben), mentre l’assenza dello squalificato Luis Fabiano induce Jiménez a proporre il modulo ad una sola punta, Kanouté con Renato in appoggio.
Parte fortissimo il Real Madrid, subito un paio di verticalizzazioni decise e un tiro da fuori di Robben parato da Palop. Un illusione però: i palloni che un tempo entravano al primo colpo nella porta avversaria ora gonfiano quella madridista. Casillas prosegue il suo momento nero uscendo a vuoto su un cross di Navas dalla destra, e permettendo così il comodo appoggio a rete di Adriano smarcato sul secondo palo.
Partita dai ritmi alti e con tentativi da entrambe le parti, tentativi spesso abortiti per una certa imprecisione che affiora con frequenza. Raúl comunque suona la carica anticipando Konko e insaccando in tuffo una punizione a rientrare di Guti dalla destra. Tutto ciò però non vale, il Madrid restituisce la dormitina su palla inattiva e così in un paio di minuti passa di nuovo sotto quando Romaric su una punizione dalla destra di Renato svetta in mezzo all’area per incornare il suo primo gol nella Liga.
Al Madrid, è palese, manca la tranquillità. C’è generosità nelle file merengue, ma poca logica. A parte due belle azioni manovrate che liberano al tiro da fuori Van der Vaart impegnando Palop, non c’è continuità nel fraseggio e sono molti gli errori di misura. Come detto più volte, questa squadra fa fatica a gestire la manovra su più ritmi (oltre ad avere una sola fascia utile, la sinistra): se ha la possibilità di andare alla massima velocità, è una delle squadre più pericolose che ci siano, ma se la partita costringe a variare registro non riesce più a proporsi con scioltezza.
Su ritmi contenuti, il Sevilla mostra di avere più senso: come al solito gli andalusi non entusiasmano affatto, irrigiditi nel contegno burocratico conferito loro dalla cura-Jiménez, però il loro ordine banale si rivela una carta più che sufficiente per infierire su un Real Madrid attualmente privo di bussola. Gli ospiti chiudono bene i reparti nella loro metacampo, il Madrid invece è decisamente disordinato in fase di non possesso, filtro nullo da attaccanti e mezzeali, Gago a correre a vuoto per quattro mentre restano sempre spazi al Sevilla per far girare comodamente palla da un lato all’altro.
Il possesso-palla andaluso è tendenzialmente speculativo, ma vedendo il tessuto madridista tanto sfilacciato, è facile trovare l’affondo giusto al primo colpo di acceleratore. Navarro sale e mette dentro un traversone, mezzo pasticcio fra Ramos e Cannavaro e palla comoda comoda sul destro di Kanouté che può piazzare a rete.
Nella ripresa il Real Madrid ripete la partenza forte del primo tempo, e qui capisce che si può fare. Schuster nell’intervallo ha tolto Van der Vaart (comunque non così male stavolta) per inserire Drenthe, passando al 4-4-2 quasi 4-2-4, con Robben spostato sulla destra. Ora ha due fasce per attaccare, anche se cede un uomo a centrocampo al Sevilla. Superiorità numerica che resta però solo teorica per gli ospiti, perché non ti vale a nulla un vantaggio tattico se smetti di usare la testa. Si rilassa la squadra di Jiménez, comincia ad allungarsi, a perdere palloni con leggerezza e a farsi trascinare sul terreno prediletto dal Real Madrid. Con l’avversario che smette di ragionare e perde ordine, i merengues puntano tutto sulla foga, imponendo un ritmo travolgente ed esaltando Robben nelle loro furibonde transizioni offensive.
Si accentua la distanza fra difesa e centrocampo sevillista, ed è uno spazio invitante per il Real Madrid, come sottolinea l’azione del 2-3, una percussione di Higuaín che parte fra le linee e incrocia a fil di palo da fuori area (gol simile al terzo contro il Málaga). Smarrito il Sevilla, esaltato il Real Madrid, due minuti ed è già 3-3: altra punizione dalla destra di Guti, altra dormita nell’area sevillista, Gago libero di segnare il suo primo gol assoluto con la maglia del Madrid.
La partita è apertissima, la logica (perché le possibilità di contropiede sono maggiori) dalla parte del Sevilla, il cuore dalla parte madridista. Da una parte il contropiede di Navas con destro finale sventato da Casillas con un intervento finalmente alla Casillas, dall’altra uno strepitoso Palop sul guizzo sottomisura di Raúl.
Jiménez opta per un cambio sensato, Fazio per Romaric (poi ci sarà anche spazio per la staffetta Adriano-Capel) nel chiaro intento di tornare a coprire quello spazio davanti alla difesa lasciato un po’incustodito in questa negligente ripresa. Ma ancora rischia il crollo il Sevilla, in uno degli episodi-chiave della serata: Palop pasticcia malamente su un cross di Drenthe, la palla gli sfugge, Higuaín incombe e in precario equilibrio calcia sulla traversa. Finita l’azione Robben furibondo si scaglia contro l’arbitro, protestando veementemente per la strattonata con cui Palop ha sbilanciato Higuaín prima del tiro e chiedendo un rigore che dai replay è parso effettivamente chiaro. Mai l’avesse fatto: al di là delle ragioni, l’olandese, già ammonito, si scava la fossa da solo.
Episodio che sbilancia definitivamente la gara dalla parte del Sevilla che, considerata la superiorità numerica e i cambi ultra-offensivi di Schuster, gli spazi in contropiede li trova anche se non li vuole: Kanouté dalla destra centra verso Renato, appostato sul secondo palo per il colpo di testa della vittoria.
I MIGLIORI: Kanouté, al solito grande punto di riferimento offensivo per il Sevilla. Anche Palop gioca una grande partita, con parate decisive e spettacolari, uscite tempestive ed autorevoli, solo in parte macchiate dalla papera che rischia di causare il quarto gol madridista.
Robben è l’unica individualità capace di creare superiorità numerica nella rosa madridista, la sua presenza si fa sentire, soprattutto nel secondo tempo quando sbugiarda in dribbling un’autorità difensiva come Fernando Navarro, conquistando il fondo con frequenza e sfiorando pure il gol in un paio di occasioni (in una cerca di prendere in controtempo Palop sul primo palo, ma il portiere sevillista devia sul palo). Devastante a tratti, anche se l’impressione che lascia è sempre quella, cioè di un giocatore che si esalta nell’azione individuale ma che per il resto rimane un po’estraneo al gioco di squadra. Peccato l’espulsione: comprensibilissimo lo sfogo, ma lo è anche, a rigore di regolamento, la seconda ammonizione.
I PEGGIORI: Preoccupante involuzione di Casillas: al pari di Sergio Ramos, non è più lui da dopo l’Eurocopa. Forse appagamento, forse chissà cos’altro, fatto sta che a partire dalla barriera non-sense contro Del Piero, gli errori e le incertezze si sono moltiplicati, in aperta contraddizione con quel portiere che all’Europeo era arrivato a trasmettere totale sicurezza persino sulle uscite nell’area piccola.
Real Madrid (4-3-3): Casillas 5; Michel Salgado 5,5, Sergio Ramos 6, Cannavaro 6, Marcelo 5,5(Bueno s.v., m.87); Guti 6, Gago 6, Van der Vaart 6(Drenthe 5,5, m.46); Raúl 6,5, Higuaín 6,5, Robben 7.
In panchina: Dudek, Metzelder, Chema Antón, Javi García, Saviola.
Sevilla (4-4-1-1): Palop 7; Konko 6, Squilaci 6,5, Escudé 6, Fernando Navarro 6(Dragutinovic s.v., m.88); Jesús Navas 6,5, Duscher 6, Romaric 6(Fazio s.v., m.76) , Adriano 6(Diego Capel s.v., m.69); Renato 6; Kanouté 7.
In panchina: Javi Varas, Mosquera, Pukki, De Mul.
Goles: 0-1, m.3: Adriano. 1-1, m.19: Raúl 1-2, m.21: Romaric. 1-3, m.38: Kanouté. 2-3, m.66: Higuaín. 3-3, m.67: Gago. 3-4, m.83: Renato.
Arbitro: Bernardino González Vázquez, del colegio gallego. Mostró tarjetas amarillas a los locales Marcelo, Robben -en dos ocasiones, por lo que fue expulsado (m.77)- y Gago; y a los sevillistas Jesús Navas, Escudé, Kanouté, Fernando Navarro, Renato
Incidencias: partido correspondiente a la decimocuarta jornada de la Primera división del fútbol español disputado en el estadio Santiago Bernabeu ante unos 68.000 espectadores.
E le cattive notizie non finiscono qui per la Casa Blanca: la prospettiva di dover affrontare il Clasico di sabato prossimo senza un terzino sinistro di ruolo (squalificato Marcelo, oltre ad Heinze infortunato: forse vedremo gettato nella mischia il canterano Chema Antón) e senza Robben, ennesime aggiunte alla lista sterminata di pesantissime assenze, è oggettivamente inquietante. Pure Schuster poi ci mette una parola buona per incoraggiare i suoi: “Al Camp Nou non possiamo vincere… andremo là per fare una buona figura, ma di più non è possibile”. Parole forse da interpretare in chiave di battaglia psicologica, giocando la carta del “nulla da perdere”, col gusto per l’uscita originale tipico del tecnico tedesco, ma certo non suonano benissimo.
Solita formazione con quello che passa il convento per Schuster (ma col recupero di Robben), mentre l’assenza dello squalificato Luis Fabiano induce Jiménez a proporre il modulo ad una sola punta, Kanouté con Renato in appoggio.
Parte fortissimo il Real Madrid, subito un paio di verticalizzazioni decise e un tiro da fuori di Robben parato da Palop. Un illusione però: i palloni che un tempo entravano al primo colpo nella porta avversaria ora gonfiano quella madridista. Casillas prosegue il suo momento nero uscendo a vuoto su un cross di Navas dalla destra, e permettendo così il comodo appoggio a rete di Adriano smarcato sul secondo palo.
Partita dai ritmi alti e con tentativi da entrambe le parti, tentativi spesso abortiti per una certa imprecisione che affiora con frequenza. Raúl comunque suona la carica anticipando Konko e insaccando in tuffo una punizione a rientrare di Guti dalla destra. Tutto ciò però non vale, il Madrid restituisce la dormitina su palla inattiva e così in un paio di minuti passa di nuovo sotto quando Romaric su una punizione dalla destra di Renato svetta in mezzo all’area per incornare il suo primo gol nella Liga.
Al Madrid, è palese, manca la tranquillità. C’è generosità nelle file merengue, ma poca logica. A parte due belle azioni manovrate che liberano al tiro da fuori Van der Vaart impegnando Palop, non c’è continuità nel fraseggio e sono molti gli errori di misura. Come detto più volte, questa squadra fa fatica a gestire la manovra su più ritmi (oltre ad avere una sola fascia utile, la sinistra): se ha la possibilità di andare alla massima velocità, è una delle squadre più pericolose che ci siano, ma se la partita costringe a variare registro non riesce più a proporsi con scioltezza.
Su ritmi contenuti, il Sevilla mostra di avere più senso: come al solito gli andalusi non entusiasmano affatto, irrigiditi nel contegno burocratico conferito loro dalla cura-Jiménez, però il loro ordine banale si rivela una carta più che sufficiente per infierire su un Real Madrid attualmente privo di bussola. Gli ospiti chiudono bene i reparti nella loro metacampo, il Madrid invece è decisamente disordinato in fase di non possesso, filtro nullo da attaccanti e mezzeali, Gago a correre a vuoto per quattro mentre restano sempre spazi al Sevilla per far girare comodamente palla da un lato all’altro.
Il possesso-palla andaluso è tendenzialmente speculativo, ma vedendo il tessuto madridista tanto sfilacciato, è facile trovare l’affondo giusto al primo colpo di acceleratore. Navarro sale e mette dentro un traversone, mezzo pasticcio fra Ramos e Cannavaro e palla comoda comoda sul destro di Kanouté che può piazzare a rete.
Nella ripresa il Real Madrid ripete la partenza forte del primo tempo, e qui capisce che si può fare. Schuster nell’intervallo ha tolto Van der Vaart (comunque non così male stavolta) per inserire Drenthe, passando al 4-4-2 quasi 4-2-4, con Robben spostato sulla destra. Ora ha due fasce per attaccare, anche se cede un uomo a centrocampo al Sevilla. Superiorità numerica che resta però solo teorica per gli ospiti, perché non ti vale a nulla un vantaggio tattico se smetti di usare la testa. Si rilassa la squadra di Jiménez, comincia ad allungarsi, a perdere palloni con leggerezza e a farsi trascinare sul terreno prediletto dal Real Madrid. Con l’avversario che smette di ragionare e perde ordine, i merengues puntano tutto sulla foga, imponendo un ritmo travolgente ed esaltando Robben nelle loro furibonde transizioni offensive.
Si accentua la distanza fra difesa e centrocampo sevillista, ed è uno spazio invitante per il Real Madrid, come sottolinea l’azione del 2-3, una percussione di Higuaín che parte fra le linee e incrocia a fil di palo da fuori area (gol simile al terzo contro il Málaga). Smarrito il Sevilla, esaltato il Real Madrid, due minuti ed è già 3-3: altra punizione dalla destra di Guti, altra dormita nell’area sevillista, Gago libero di segnare il suo primo gol assoluto con la maglia del Madrid.
La partita è apertissima, la logica (perché le possibilità di contropiede sono maggiori) dalla parte del Sevilla, il cuore dalla parte madridista. Da una parte il contropiede di Navas con destro finale sventato da Casillas con un intervento finalmente alla Casillas, dall’altra uno strepitoso Palop sul guizzo sottomisura di Raúl.
Jiménez opta per un cambio sensato, Fazio per Romaric (poi ci sarà anche spazio per la staffetta Adriano-Capel) nel chiaro intento di tornare a coprire quello spazio davanti alla difesa lasciato un po’incustodito in questa negligente ripresa. Ma ancora rischia il crollo il Sevilla, in uno degli episodi-chiave della serata: Palop pasticcia malamente su un cross di Drenthe, la palla gli sfugge, Higuaín incombe e in precario equilibrio calcia sulla traversa. Finita l’azione Robben furibondo si scaglia contro l’arbitro, protestando veementemente per la strattonata con cui Palop ha sbilanciato Higuaín prima del tiro e chiedendo un rigore che dai replay è parso effettivamente chiaro. Mai l’avesse fatto: al di là delle ragioni, l’olandese, già ammonito, si scava la fossa da solo.
Episodio che sbilancia definitivamente la gara dalla parte del Sevilla che, considerata la superiorità numerica e i cambi ultra-offensivi di Schuster, gli spazi in contropiede li trova anche se non li vuole: Kanouté dalla destra centra verso Renato, appostato sul secondo palo per il colpo di testa della vittoria.
I MIGLIORI: Kanouté, al solito grande punto di riferimento offensivo per il Sevilla. Anche Palop gioca una grande partita, con parate decisive e spettacolari, uscite tempestive ed autorevoli, solo in parte macchiate dalla papera che rischia di causare il quarto gol madridista.
Robben è l’unica individualità capace di creare superiorità numerica nella rosa madridista, la sua presenza si fa sentire, soprattutto nel secondo tempo quando sbugiarda in dribbling un’autorità difensiva come Fernando Navarro, conquistando il fondo con frequenza e sfiorando pure il gol in un paio di occasioni (in una cerca di prendere in controtempo Palop sul primo palo, ma il portiere sevillista devia sul palo). Devastante a tratti, anche se l’impressione che lascia è sempre quella, cioè di un giocatore che si esalta nell’azione individuale ma che per il resto rimane un po’estraneo al gioco di squadra. Peccato l’espulsione: comprensibilissimo lo sfogo, ma lo è anche, a rigore di regolamento, la seconda ammonizione.
I PEGGIORI: Preoccupante involuzione di Casillas: al pari di Sergio Ramos, non è più lui da dopo l’Eurocopa. Forse appagamento, forse chissà cos’altro, fatto sta che a partire dalla barriera non-sense contro Del Piero, gli errori e le incertezze si sono moltiplicati, in aperta contraddizione con quel portiere che all’Europeo era arrivato a trasmettere totale sicurezza persino sulle uscite nell’area piccola.
Real Madrid (4-3-3): Casillas 5; Michel Salgado 5,5, Sergio Ramos 6, Cannavaro 6, Marcelo 5,5(Bueno s.v., m.87); Guti 6, Gago 6, Van der Vaart 6(Drenthe 5,5, m.46); Raúl 6,5, Higuaín 6,5, Robben 7.
In panchina: Dudek, Metzelder, Chema Antón, Javi García, Saviola.
Sevilla (4-4-1-1): Palop 7; Konko 6, Squilaci 6,5, Escudé 6, Fernando Navarro 6(Dragutinovic s.v., m.88); Jesús Navas 6,5, Duscher 6, Romaric 6(Fazio s.v., m.76) , Adriano 6(Diego Capel s.v., m.69); Renato 6; Kanouté 7.
In panchina: Javi Varas, Mosquera, Pukki, De Mul.
Goles: 0-1, m.3: Adriano. 1-1, m.19: Raúl 1-2, m.21: Romaric. 1-3, m.38: Kanouté. 2-3, m.66: Higuaín. 3-3, m.67: Gago. 3-4, m.83: Renato.
Arbitro: Bernardino González Vázquez, del colegio gallego. Mostró tarjetas amarillas a los locales Marcelo, Robben -en dos ocasiones, por lo que fue expulsado (m.77)- y Gago; y a los sevillistas Jesús Navas, Escudé, Kanouté, Fernando Navarro, Renato
Incidencias: partido correspondiente a la decimocuarta jornada de la Primera división del fútbol español disputado en el estadio Santiago Bernabeu ante unos 68.000 espectadores.
Etichette: Liga, Real Madrid, Sevilla
2 Comments:
Un grandissimo secondo tempo e finalmente all'altezza del Madrid, non bastano per una squadra senza idee nel primo e con una rosa che dimostra limiti assoluti (il rispolvero del vecchio leone Salgado lo dimostra). Si è notata l'importanza dei singoli: Robben ha fatto un partitone,Higuain ha timbrato il suo rientro col gol, peccato che con gli arbitri quest'anno ci vada sempre male (si veda anche il derby e la gara di ritorno con la Juve...).
Purtroppo oltre all'infermeria anche i cartellini sono contro Bernd che al Nou Camp sarà senza Robben, Marcelo e mi pare Guti, si preannuncia una difesa d'mergenza per una squadra prossima al collasso. Se non altro abbiamo ritrovato l'orgoglio dei bei tempi ma non basterà a Barcelona. Sensata la dichiarazione di Schuster, con la squadra a pezzi il pari sarebbe già una benedizione, figuriamoci vincere. Tuttavia una vittoria là, oltre ad un miracolo, forse sarebbe la molla per cambiare questa difficile stagione un pò come il Chelsea lo è stato per la Roma o noi per i gobbi.
Speriamo arrivi presto Natale e la sua pausa e i rinforzi di Calderon, comunque ieri è già stato un passo avanti...
PS: e mercoledì ci sarebbe anche lo Zenith, altri infortuni in arrivo?
Concordo, grandissimo secondo tempo, però il punto è sempre quello: perchè ridursi ogni volta a dover improvvisare la rimonta?
Comunque, se posso trovare una nota positiva, si è visto che il carattere e l'orgoglio di questa squadra non sono ancora morti, come invece aveva fatto temere la pallida, spettrale prova di Getafe.
Certo che è sensata la dichiarazione di Schuster, ma per me un allenatore non dovrebbe MAI fare una dichiarazione del genere... o anche quella che fece lo stesso Schuster prima di Getafe: "spero in qualche buona parata di Casillas"... suonano come un tirare i remi in barca francamente. A meno che, questa è la mia impressione, le dichiarazioni di Schuster in vista del Camp Nou non abbiano l'intenzione di creare per paradosso una sorta di vantaggio psicologico a favore del Madrid, giocando magari sull'euforia del Barça e sperando che questa possa portare i blaugrana a giocarsi il match con eccessiva leggerezza e fiducia in se stessi.
Certo però che andare al Camp Nou senza Van Nistelrooy, Robben, Sneijder, Diarra, De la Red, Marcelo, Pepe e qualcun altro che forse mi dimentico...
Io se fossi Schuster andrei là a giocare con 4 difensori bloccati, 4 centrocampisti molto stretti per non concedere superiorità nel mezzo al Barça e due punte... però Schuster non credo abbia in mente un 4-4-2... l'unica carta offensiva che può giocarsi il Madrid sono i movimenti nello spazio alle spalle di Alves, Higuain e magari Drenthe saranno i giocatori-chiave.
Beh, va da sè che con lo Zenit io farei giocare non la squadra A, non la squadra B, ma direttamente il Real Madrid C (perchè, ora come ora, il Real Madrid Castilla è un serbatoio cui dover fare ricorso, piaccia o no a Schuster che ha parlato espressamente di "cantera non all'altezza"...).
Posta un commento
<< Home