lunedì, dicembre 01, 2008

TREDICESIMA GIORNATA: Atlético-Racing 4-1: Tchité, rig. (R); Simão (A); Agüero (A); Forlán (A); Forlán (A).

L’Atlético vince con tre gol di scarto una partita giocata solo dall’avversario. Succede anche questo.

Nell’Atlético rientra Paulo Assunção rispetto alla Champions e Seitaridis rimpiazza l’infortunato Perea; Muñiz (a ragione) non si smuove neanche con le cannonate dall’assetto che ha dato la svolta alla stagione del Racing, ovvero il 4-4-2 con Munitis esterno destro, il duo Lacen-Colsa in mediana e la coppia d’attacco Pereira-Tchité (unica variazione, il ritorno del classico Pinillos nel ruolo di terzino destro).
Fino alla prima mezzora è monologo incontrastato di un Racing con le idee tremendamente chiare contro un Atlético che invece sembra un gruppo di amici trovatosi lì per una sgambata. Già analizzando la vittoria di Valencia, avevamo sottolineato l’importanza del lavoro delle due punte del Racing, Pereira e Tchité, in fase di non possesso. Un lavoro che non apparirà negli highlights ma che è comunque formidabile: questo pressing senza tregua sull’inizio dell’azione avversaria è fondamentale per strutturare il resto della squadra, consentendole di accorciare e guadagnare una gran quantità di metri. Certo sorprende che di fronte alla costante parità numerica di Ujfalusi ed Heitinga con le due punte avversarie, e ai tanti palloni conseguentemente sparacchiati in maniera affannosa, l’Atlético non adotti il semplice accorgimento di arretrare Paulo Assunção in mezzo alla difesa, allargando Ujfalusi ed Heitinga, alzando i terzini e assicurando un tre contro due con le punte avversarie che possa garantire una circolazione di palla più sicura dalle retrovie. Un accorgimento proposto dal Barça al Sánchez Pizjuán e anche dallo stesso Atlético ad Anfield, ma in quest’occasione nemmeno minimamente accennato fino all’espulsione di Navas.
Tant’è, detti i limiti dell’Atlético, questi non tolgono lo spessore del Racing, tatticamente perfetto e forte di un’autorevolezza e una mentalità rare in una squadra di medio-bassa classifica. Le distanze fra i reparti sono decisamente più corrette di quelle dell’Atlético, su ogni pallone rinviato dai difensori colchoneros immancabilmente i giocatori ospiti arrivano prima, occupando con decisione la metacampo avversaria.
Se Tchité e Pereira fanno un gran lavoro in fase di non possesso, va aggiunto che la loro rapidità crea problemi anche quando la palla ce l’ha il Racing, come succede proprio quando Pereira viene imbeccato in area, in seconda battuta arriva Tchité e Heitinga, fuori tempo, interviene irregolarmente permettendo allo stesso Tchité di portare avanti i suoi dagli undici metri (mentre qualche decerebrato dagli spalti simula il verso dell’orango, problema purtroppo tutt’altro che nuovo al Vicente Calderón). Domina il Racing, ma la pura qualità dei singoli nel calcio spesso interviene a perpetrare ingiustizie, soprattutto quando si parla di nomi come Agüero, Forlán e Simão: il Kun calibra verso l’area, l’uruguagio la scarica di testa come meglio non potrebbe e il portoghese interviene a rimorchio per scaraventarla all’incrocio col sinistro. Magnifico gol, alla prima azione seria dell’Atlético.
Il Racing non accusa il colpo, perché continua imperterrito a fare la partita anche dopo il pareggio. La vera mazzata è piuttosto l’espulsione di César Navas al 31’ per un intervento criminale, doppiamente criminale. Doppiamente perché anzitutto il povero Paulo Assunção quasi si vede asportare una gamba, e poi perché compie il crimine di negare allo spettatore la prosecuzione dell’interessantissima lezione di calcio che fin lì il Racing stava mettendo in piedi.
È chiaro infatti che non è più possibile mantenere le basi sulle quali la squadra di Muñiz aveva costruito la propria superiorità, a partire dalle due punte: con l’espulsione di César Navas Marcano scala al centro, Serrano arretra nell’improvvisata posizione di terzino e Pereira lo sostituisce come esterno di centrocampo. Quattro/quattro/uno, impossibilità del pressing con gli attaccanti, qualche metro inevitabilmente perso e Atlético che può far girare palla più comodamente dalla difesa. Alle complicazioni tattiche si aggiunge poi sul groppone degli ospiti l’immediata beffa dello svantaggio, subito dopo l’espulsione, quando ancora Forlán fa da “cameriere”, stavolta servendo in profondità Agüero che, tenuto in gioco da uno svagato Garay, può piazzarla sul secondo palo davanti a Toño.
Riordinate le idee nell’intervallo, si scopre che l’inferiorità numerica ha sì penalizzato il Racing, ma non ha modificato affatto la logica del match, e cioè che l’Atlético continua a non avere un minimo di razionalità, di ordine, di gioco, e che il Racing, persino in dieci, seguita a fare la partita anche nella ripresa. Tutto così il secondo tempo, l’ostinazione del Racing che macina gioco in mediana e cerca di lavorare ai fianchi l’avversario ma che, a parte l’occasionissima fallita da Pereira in apertura (smarcato al limite dell’area da una respinta corta di Ujfalusi, “la Rata” sceglie la potenza e il palo sbagliato), non riesce a creare tantissimo data l’inevitabile mancanza di peso offensivo (molte azioni sugli esterni con Munitis e soprattutto Pereira, ma poca gente per concludere nell’area avversaria).
Così nel quarto finale della partita c’è pure lo spazio per un maquillage del risultato tutto a favore dell’Atlético e quanto mai ingeneroso verso gli ospiti: Medina Cantalejo non vede la carica di Paulo Assunção su Lacen e Forlán scaraventa in rete con uno splendido sinistro di controbalzo, poi ancora l’uruguaiano completa la festa incornando un cross di Seitaridis, col Racing ormai andato.
Morale non superficiale della partita: l’Atlético giocando così è pronto per la Coppa del Nonno; il Racing deve guardare molto oltre questo singolo risultato ed essere contento per aver trovato uno stile di gioco molto più vicino a quello della scorsa stagione rispetto a quello eccessivamente speculativo di inizio stagione. Continuando su questa strada, potrebbe continuare pure il sogno-Uefa.

I MIGLIORI: Forlán È l’Atlético Madrid in questa occasione (con Simão e Agüero come valide spalle): due gol e due assist, tutti attraverso giocate degne di nota. Se giustamente si sottolinea la magia del Kun (tornato al gol dopo un periodo di lieve appannamento), bisogna sottolineare anche che dal punto di vista del volume di gioco e delle alternative tattiche sul fronte offensivo, il giocatore decisivo è proprio l’uruguaiano. Da lui, dai suoi movimenti dipende gran parte dei (precari) collegamenti fra il centrocampo e l’attacco dell’Atlético: non è solo un giocatore che segna molti gol, e anche molto belli, ma è anche uno che fa giocare meglio i propri compagni.
Nel Racing, il più intraprendente è Jonathan Pereira, seconda punta passata a fare l’esterno sinistro dopo l’espulsione di César Navas. La grande rapidità e l’abilità nell’uno contro uno di questo nanerottolo costringono spesso al fallo i difensori colchoneros. Talento interessante, già parte dell’Under 21, deve però imparare a dosare meglio le proprie giocate: gli manca quella che in Spagna chiamano la “pausa”, cioè la capacità di alternare e gestire al meglio i ritmi delle proprie azioni, accelerando e rallentando al momento opportuno.
Non sempre partire sparati alla massima velocità è la migliore opzione per sorprendere l’avversario: l’eccessiva frenesia a volte tradisce Pereira, sembra sempre voglia fare mille cose tutte insieme e magari capita che finisca per non farne nessuna. Non è strano per questo vederlo più di una volta a partita sul punto di scivolare o addirittura ruzzolare a terra mentre punta l’avversario. Un po’di freddezza e di calma in più (come quella della quale difetta nell’occasione sciupata in apertura di ripresa) potrebbero farne un eccellente giocatore. Nel dominio di un Racing superiore specialmente a centrocampo, segnaliamo il solito lavoro di grande quantità di Colsa.
I PEGGIORI: Aveva iniziato in maniera promettente, poi è scivolato sempre più negli abissi Heitinga (in una difesa nella quale l’unico veramente credibile è Ujfalusi): fuori posizione, maldestro, in ritardo e approssimativo negli interventi. Fa una figuraccia nell’occasione del rigore di Tchité e, si può starne certi, avrebbe visto anzitempo gli spogliatoi qualora un arbitro migliore di Medina Cantalejo avesse visto la chiara secnda ammonizione per fallo su Pereira in fuga verso l’out sinistro pochi minuti dopo il 3-1 di Forlán.
Inutile dire che César Navas ha rovinato una partita che il Racing pareva avere in tasca.

Atlético (4-1-3-2): Leo Franco 6; Seitaridis 6, Heitinga 5, Ujfalusi 6, Pernía 6; Assuncao 6; Maxi 5,5(Banega s.v., m. 85), Maniche 5,5(Raúl García s.v., m. 85), Simao 7(Luis García s.v., m. 85); Kun Agüero 6,5, Forlán 8.
In panchina: Coupet, Pablo, Miguel de las Cuevas, Sinama-Pongolle.
Racing (4-4-2): Toño 6; Pinillos 6(Goncalves s.v., m. 76), Garay 5,5, César Navas 4, Marcano 6; Munitis 6, Lacen 6,5(Canales s.v., m.82), Colsa 7(Luccin s.v., m.82), Serrano 6; Pereira 7, Tchité 6,5.
In panchina: Coltorti, Sepsi, Edu Bedia, Juanjo.

Goles: 0-1: m.6, Tchité, de penalti. 1-1: m.21, Simao. 2-1: m. 34, Agüero. 3-1: m. 77, Forlán. 4-1: m. 81, Forlán de cabeza
Árbitro: Luis Medina Cantalejo (Colegio Andaluz). Enseñó tarjeta amarilla a Heitinga, Ujfalusi, Maniche, Tchité. Roja directa a César Navas (m.31) por dura entrada a Assuncao.
Incidencias: Partido de la decimotercera jornada de Liga disputado en el estadio Vicente Calderón, ante unos 40.000 espectadores.

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