DODICESIMA GIORNATA: Sevilla-Valencia 0-0
Il big-match rispetta in pieno le consegne, nel senso che è una noia mortale. Zero gol e zero emozioni se si escludono le occasioni per Maresca e Villa allo scadere e, nel primo tempo, quella fallita di pochissimo da Mata, una bella mezza rovesciata di Kanouté e un pericoloso tiro deviato di Luis Fabiano sventati da Renan. C’era da aspettarselo, perché si tratta di due delle squadre più tattiche e spigolose di tutto il campionato: venti giocatori in pochissimi metri, il centrocampo più affollato della metropolitana di Tokyo, le difese che accorciano con grande aggressività e quei pochi palloni che filtrano sulla trequarti da considerarsi un regalo del cielo.
Una delle formule più trite recita “le difese hanno prevalso sugli attacchi”: sin troppo vero. Volendoci dare un tono con un linguaggio più tecnico, le solide fasi di non possesso di entrambe le squadre hanno ampiamente surclassato fasi di possesso attualmente troppo povere di contenuti per poter rendere Sevilla e Valencia due credibili concorrenti nella lotta per il titolo.
Valencia meglio nel primo che nel secondo tempo: prima parte interpretata dagli uomini di Emery con applicazione meticolosa e uno spirito condivisibile, comprensibilmente prudente ma comunque non passivo. Ingolfata la mediana col 4-1-4-1 già proposto con successo a Getafe (Pipo Baraja affianca Fernandes, Marchena sostituisce lo squalificato Albelda davanti alla difesa), mossa che garantisce una barriera di sicurezza nelle transizioni difensive e punti di riferimento più numerosi e più facili nella circolazione di palla (intervenendo sui due fattori principali di fragilità emersi nell’ultima sconfitta con lo Sporting, e cioè la difficoltà ad iniziare l’azione e l’eccessiva esposizione della linea difensiva una volta persa palla), gli ospiti hanno stretto le maglie e impedito ogni fraseggio avversario all’altezza della metacampo, non mancando peraltro di inquietare con la mobilità dei propri uomini offensivi, vedi l’occasione sciupata da Mata a tu per tu con Palop quando il più (e il meglio: splendido il movimento che manda vuoto Mosquera) era stato fatto.
Dall’altra parte un Sevilla che sta tristemente annacquando quelle che erano le caratteristiche forti (e direi anche uniche) del suo calcio negli ultimi anni. Avevo elogiato la serietà, l’affidabilità difensiva e la concretezza di questa squadra nelle trasferte vittoriose con Atlético Madrid ed Almería, e non mi rimangio queste parole, ma ciò non può nascondere l’altra faccia della medaglia, e cioè la tremenda involuzione della fase offensiva che sta portando con sè la prima vera gestione-Jiménez.
Il Sevilla che conoscevamo era una squadra allegra ed esplosiva, di una profondità rara, nella quale ogni azione si sviluppava in verticale e ad alto ritmo; ora è statica, appesantita, bloccata e orizzontale quando cerca di sviluppare trame palla a terra, approssimativa quando in mancanza di appoggi sparacchia il pallone lungo, in definitiva affidandosi il più delle volte alla capacità di Luis Fabiano e Kanouté di prodursi le palle gol da soli più che a una coralità ad oggi seriamente compromessa. Non si creano linee di passaggio, non c’è continuità di manovra, non si innescano le fasce. Non è tanto una questione di uomini (per quanto fosse ampiamente risaputo che il protagonismo di Alves ad inizio azione sarebbe mancato), ma di un modello di gioco che vive una fase di crisi, vogliamo sperare non premessa di un’estinzione.
Il Sevilla di ieri sera non ha prodotto nulla che andasse al di là dell’improvvisato o del casuale. Il Valencia invece recupera affidabilità e coesione rispetto alla sconfitta con lo Sporting, ma ancora deve dimostrare di saper andare oltre lo spartito rassicurante ma limitato dell’epoca-Quique: fase difensiva e contropiede eseguiti a regola d’arte ma poco di più. Ancora deve acquisire fluidità e brillantezza una manovra che quando si affida al possesso-palla tende a farlo in un’ottica più conservativa e di rallentamento dei ritmi che di preparazione di un affondo.
I MIGLIORI: Gli unici sprazzi di vivacità li offre il solito Mata, giocatore che oltre ad essere brillante sul piano tecnico si muove senza palla con un’intelligenza e un’incisività alla portata di pochi. Peccato per il gol sciupato. Fa un’uscita da brividi nel finale che quasi propizia un gol di Maresca, ma per il resto Renan dà un’impressione di sobrietà rinfrancante, discorso da estendere oltre i confini di questi novanta minuti. Bene i difensori, ovviamente: Squillaci da una parte e la consolidata eccellente coppia Albiol-Alexis dall’altra.
I PEGGIORI: Come per i migliori, è difficile segnalare qualcuno: il fatto che le due squadre si siano annullate a centrocampo impedisce di segnalare individualità di spicco, ma al tempo stesso indica che praticamente tutti i giocatori in campo hanno svolto senza sbavature la propria funzione (il “compitino”).
Volendo fare soltanto due nomi, direi che Fernandes poteva andare oltre il compitino (visto che il centrocampo con tre centrali è il suo habitat ideale) e che Adriano è stato impalpabile (almeno Navas ci ha provato, anche se si è preso un cartellino giallo che gli farà saltare il Barça, come Luis Fabiano, che non si fa mai scappare l’occasione di prendere un’ammonizione tonta).
Sevilla (4-4-2): Palop 6,5; Mosquera 6, Squillaci 6,5, David Prieto 6, Fernando Navarro 6,5; Jesús Navas 6, Duscher 6 (Maresca 6, m.46), Romaric 6 (Renato s.v., m.81) Adriano 5,5 (Capel s.v., m.73); Luis Fabiano 6, Kanouté 6.
In panchina: Javi Varas, Dragutinovic, Fazio, De Mul.
Valencia (4-1-4-1): Renan 6,5; Miguel 6, Albiol 6,5, Alexis 6,5, Moretti 6(Maduro s.v., m.76); Joaquín 6 (Pablo Hernández s.v., m.88), Fernandes 5,5 (Edu s.v. m.75), Marchena 6, Baraja 6, Mata 6,5; Villa 6.
In panchina: Guaita, Hugo Viana, Morientes, Zigic.
Árbitro: Fernando Teixeira Vitienes (c.cántabro). Mostró tarjeta amarilla a Jesús Navas (m.5), Marchena (m.53), Luis Fabiano (m.58), Fernandes (m.65), y Baraja (m.78)
Incidencias: Partido disputado en el estadio Ramón Sánchez Pizjuán ante unos 40.000 espectadores. Terreno de juego en buenas condiciones. Tras el partido Jesús Navas recibió dos trofeos, de la empresa www.sevilladeportes.com, por su cumpleaños y por llevar cinco años como futbolista del Sevilla
2 Comments:
Davvero una partita pessima,una delle più brutte degli ultimi anni e non solo della Liga.Una noia mortale spezzata solo dal variegato repertorio di canti dei tifosi andalusi.
Le uniche occasioni al 92° e 93°...!
Eh sì, i Biris Norte non hanno rivali nella Liga dal punto di vista canoro.Poi l'inno del centenario del Sevilla fa sempre il suo effetto, ideale per essere cantato allo stadio.
La partita devo dire che più o meno me la aspettavo così, però è sempre uno strazio vedersela.
Posta un commento
<< Home