DODICESIMA GIORNATA: Barcelona-Getafe 1-1: Manu Del Moral (G); Keita (B).
Verrebbe da dire frenata salutare per il Barça: se qualcuno aveva pensato che questa fosse la squadra perfetta ora torna sulla terra, e con alcune assenze strategiche anche i blaugrana dimostrano di poter trovare le loro brave difficoltà ad imporre il proprio gioco. Ora gli scontri in fila con Sevilla, Valencia, Real Madrid e Villarreal ci diranno tutta la verità.
I muscoli di Messi hanno dato l’allarme, quindi è Bojan a raccogliere l’eredità dell’argentino sulla fascia destra del tridente. Pesante anche l’assenza di Márquez, che implica il ritorno di Puyol al centro e la presenza di un terzino sinistro di ruolo come Sylvinho, mentre gli inserimenti di Hleb e Keita al posto di Henry e Busquets rimangono nella normale logica del turnover.
Sin dalle prime battute si capisce che si tratta di una partita diversa: anche il Valladolid aveva cercato di giocarsela due settimane fa, finendo maciullato alla prima azione di rimessa blaugrana, ma la proposta del Getafe ha visibilmente maggiore solidità. Il tradizionale 4-4-2 di Víctor Muñoz si propone di non cedere metri gratuitamente al Barça, non esagera nell’abbassare il baricentro, accorcia con la linea difensiva e non rifiuta la circolazione di palla quando possibile, pur restando consapevole del fatto che non è certo obbligo del Getafe il fare la partita.
L’inizio del Barça è segnato invece da un visibile disorientamento. Parlerei quasi di eccessiva umiltà, nel senso che la squadra ribadisce ferocia e determinazione nell’applicare il pressing alto, ma alla fine sembra ridursi per l’appunto solo a questo, a una rincorsa affamata del pallone e dell’avversario.
Manca la sana arroganza di chi impone il ritmo desiderato alla circolazione del pallone e obbliga l’avversario nella zona di campo che preferisce. Il predominio nel possesso-palla è ovvio come in tutte le partite in casa, ma mancano le idee e i riferimenti consueti e le azioni si arenano spesso sulla trequarti per imprecisione o precipitazione. Poi ci si mette anche Piqué, che ad ogni partita un errore lo deve commettere: sbaglia un passaggio sulla sua trequarti e avvia il contropiede del Getafe, squadra con giocatori tecnici e veloci a ribaltare l’azione, come dimostra l’azione da cui nasce il vantaggio ospite, avviata da Albín e conclusa da Manu con un destro da fuori piazzato elegantemente sul palo lungo.
Camp Nou gelato e Barça costretto ad organizzare una reazione. La reazione però a dire il vero più che organizzata è basata sull’orgoglio. La mancanza di continuità e qualità dell’azione blaugrana si spiega in buona parte con il semi-smembramento del settore destro, vero centro vitale a partire dal quale la squadra di Guardiola organizza la parte preponderante della propria manovra (il settore sinistro interviene perlopiù per finalizzare ciò che il destro costruisce o per offrire un riferimento per allargare il campo coi cambi di gioco).
Per settore destro non si intende soltanto la coppia formata da terzino ed ala destra, ma anche i giocatori che, gravitando sul centro-destra, interagiscono di frequente con questi due. È in questa zona che il calcio blaugrana si sta mostrando in questa stagione nettamente più ricco, per la qualità tecnica degli interpreti e per gli sbocchi di manovra che il costante interscambio di posizioni e il fitto fraseggio fra questi offre. Del settore destro abituale (Alves terzino destro-Márquez centrale destro-Xavi mezzala destra-Messi ala destra) in questa occasione sono presenti soltanto Alves e Xavi, e per quanto i due ce la mettano tutta, la produzione “futbolistica” di questo lato ne risente, perdendo continuità e fluidità e contagiando così tutto il corpo blaugrana.
La capacità di Márquez di iniziare l’azione, di portare palla e far guadagnare metri preziosi in avanti a tutta la squadra (consentendo ai centrocampisti di partire subito a rimorchio degli attaccanti, immediatamente pronti all’inserimento o al passaggio filtrante) non viene surrogata dalla coppia Piqué-Puyol, mentre Bojan, in pessima serata, non ha né i movimenti fra le linee né la qualità nel fraseggio di Messi, portando così alla perdita di numerosi brutti palloni in zona offensiva. Inesistente la fascia sinistra, l’unica via è qualche sovrapposizione di Alves, oppure l’improvvisazione: nessun altro sostantivo può definire infatti l’azione da cui nasce la traversa di Eto’o nel finale del primo tempo, propiziata da una zingarata palla al piede tentata da Puyol, sprazzo di felice analfabetismo tattico che libera lo spazio al camerunese per una bella conclusione a giro dal limite dell’area, fermata solo dal legno.
Nel secondo tempo si accentua la pressione nella metacampo ospite, il Getafe dal giocarsela alla pari d’inizio partita passa comprensibilmente alla pura difesa del vantaggio, ma la pressione del Barça, pur intensificatasi, resta a corto di qualità e ispirazione. Guardiola prova a muovere le acque con le sacrosante bocciature di Hleb e Bojan e gli ingressi di Henry e Pedrito: il canario quatto quatto fa sentire ad Alves e Xavi un sostegno tecnico e morale maggiore rispetto a quanto offerto da Bojan e così, pur in mezzo a imprecisioni assortite, proprio dalla spinta sulla prediletta fascia destra giunge l’agognato pareggio: si libera la corsia per Alves, Xavi lo premia e il brasiliano dipinge un cross perfetto per l’accorrente Keita (autore di una partita per il resto tutt’altro che splendente) che sorprende il Cata Diaz e insacca di testa.
Nella discontinuità del gioco, è comunque innegabile l’entusiasmo e il carattere di questo Barça, ben diversi da quello da quelli degli ultimi due anni, e sull’onda del pareggio i padroni di casa accarezzano pure il bottino pieno quando su un calcio d’angolo un miracoloso Abbondanzieri devia sulla traversa il colpo di testa di Piqué (già molto pericoloso su un corner precedente). Gli ultimi minuti sono parecchio movimentati, col Barça tutto all’attacco (con l’ingresso di Gudjohnsen per Sylvinho, subito dopo l’1-1, Keita è passato a fare il terzino sinistro, idea che prossimamente si potrebbe anche provare dal primo minuto, visto l’attuale parco dei terzini sinistri blaugrana) ma anche col Getafe che ha il contropiede e quasi sfiora la deviazione vincente in area piccola allo scadere.
I MIGLIORI: Alves e Xavi sono le risorse che rimangono al Barça in una serata un po’storta sul piano del gioco: il brasiliano disputa un’eccellente partita, impreziosita dal bel traversone per il gol di Keita, nella quale si dimostra l’unico credibile sbocco in profondità per la propria squadra. Xavi è invece l’unico a muovere il pallone con criterio.
Molto bene la coppia d’attacco del Getafe Manu-Albín, abile nel far distendere la propria squadra in contropiede: potente e veloce negli spazi Manu (oltrechè freddo nell’occasione del gol, lui che solitamente si caratterizza per il tanto movimento e la poca lucidità nel finalizzare), tecnico e dotato nella rifinitura e nel dribbling Albín. Ottimo Mario al centro della difesa, solido Polanski in mediana, provvidenziale Abbondanzieri.
I PEGGIORI: Disastrosa partita di Bojan, senza mezzi termini. È purtoppo un andazzo abbastanza consolidato negli ultimi tempi per l’ispano-serbo: non lo si vede tranquillo, sbaglia stop non da lui, commette con frequenza banali imprecisioni e in tutte le partite mostra la tendenza tipica dei giocatori a corto di fiducia in se stessi, ovvero quella di scegliere sempre la giocata più semplice, che in talune occasioni non è la più corretta, specie quando sei un attaccante e hai il dovere di osare. Non punta mai l’uomo, ripiega sul passaggio al compagno più vicino e non di rado la mancanza di decisione fa sfumare contropiedi o occasioni preziose. Momento difficile per lui, che forse non sente la dovuta fiducia dal tecnico (ma non si può dare colpe a Guardiola: le gerarchie più credibili attualmente sono queste, e cioè quelle con Bojan riserva) nella seconda stagione da professionista, solitamente molto delicata per un giovanissimo, perché devi confermarti e non godi più né dell’effetto-sorpresa né dell’effetto-simpatia che di solito beneficia i giocatori alle primissime armi. In più, da un punto di vista puramente tecnico, va detto che la posizione sulla fascia, tanto più a destra, non è proprio quella ideale per le sue caratteristiche. È una punta pura e non può in nessun modo surrogare i movimenti di Messi.
Un altro corpo estraneo è Hleb: l’infortunio alla seconda giornata con il Racing ne ha rallentato fortemente l’inserimento all’interno dei meccanismi blaugrana. Non si muove sulle stesse frequenze dei compagni, non dialoga costantemente con loro ma appare troppo sporadicamente. Forse non aiuta nemmeno l’indefinitezza attuale del ruolo, alternato fra il centrocampo e soprattutto le due fasce in attacco. Io lo vedrei meglio nel cuore del centrocampo, come mezzala sinistra in coppia con Xavi: considerandone le doti e inserendole all’interno del discorso fatto precedentemente sullo squilibrio fra lato destro e sinistro del 4-3-3 blaugrana (squilibrio accentuatosi con l’infortunio di Iniesta), un suo stabile e fruttuoso inserimento a centrocampo potrebbe arricchire il gioco. La sensazione comunque è che per il bielorusso sia solo questione di tempo e di affiatamento.
Non mi è piaciuto Touré, macchinoso e impreciso col pallone fra i piedi, statico senza. Registriamo il consueto errore di Piqué (un peccato perché vedo grandi doti in questo giocatore, ma deve sempre intervenire un errore in impostazione o un rinvio sbilenco a rovinare il bilancio delle sue partite), l’incertezza di Valdés (rischia di regalare un gol ad Albín facendosi scappare il pallone come una saponetta) e anche il fatto che Sylvinho la benzina l’ha finita da tempo.
Barcelona (4-3-3): Valdés 5,5; Alves 7, Piqué 5,5, Puyol 6,5, Sylvinho 5,5(73'); Xavi 6,5, Touré 5,5, Keita 6; Bojan 4,5(56'), Eto’o 6, Hleb 5(56').
In panchina: Pinto, Cáceres, Busquets, Víctor Sánchez, Gudjohnsen s.v.(73), Pedro 6,5(56'), Henry 6(56').
Getafe (4-4-1-1): Pato 7; Contra 6,5, Cata 6, Mario 7, Licht 6(68'), Granero 5,5(63'), Polanski 6,5, Casquero 6(82'), Gavilán 6; Albín 6,5, Manu 7.
In panchina: Jacobo, Guerrón, Uche, Soldado, Rafa s.v.(68'), Celestini s.v.(82'), Cortés s.v.(63').
Goles 0-1 (19'): Manu culmina un contraataque con un disparo de derecha. 1-1 (72'): Keita cabecea un centro de Alves.
Árbitro: González Vázquez (Colegio Gallego). Amonestó a Alves (6'), Gavilán (22'), Licht (41'), Etoo (65'), Rafa (91'+) y Puyol (92'+).
Incidencias: Camp Nou. Menos de tres cuartos de entrada: 65.249 espectadores. Noche fresca en Barcelona. Terreno de juego en buenas condiciones.
I muscoli di Messi hanno dato l’allarme, quindi è Bojan a raccogliere l’eredità dell’argentino sulla fascia destra del tridente. Pesante anche l’assenza di Márquez, che implica il ritorno di Puyol al centro e la presenza di un terzino sinistro di ruolo come Sylvinho, mentre gli inserimenti di Hleb e Keita al posto di Henry e Busquets rimangono nella normale logica del turnover.
Sin dalle prime battute si capisce che si tratta di una partita diversa: anche il Valladolid aveva cercato di giocarsela due settimane fa, finendo maciullato alla prima azione di rimessa blaugrana, ma la proposta del Getafe ha visibilmente maggiore solidità. Il tradizionale 4-4-2 di Víctor Muñoz si propone di non cedere metri gratuitamente al Barça, non esagera nell’abbassare il baricentro, accorcia con la linea difensiva e non rifiuta la circolazione di palla quando possibile, pur restando consapevole del fatto che non è certo obbligo del Getafe il fare la partita.
L’inizio del Barça è segnato invece da un visibile disorientamento. Parlerei quasi di eccessiva umiltà, nel senso che la squadra ribadisce ferocia e determinazione nell’applicare il pressing alto, ma alla fine sembra ridursi per l’appunto solo a questo, a una rincorsa affamata del pallone e dell’avversario.
Manca la sana arroganza di chi impone il ritmo desiderato alla circolazione del pallone e obbliga l’avversario nella zona di campo che preferisce. Il predominio nel possesso-palla è ovvio come in tutte le partite in casa, ma mancano le idee e i riferimenti consueti e le azioni si arenano spesso sulla trequarti per imprecisione o precipitazione. Poi ci si mette anche Piqué, che ad ogni partita un errore lo deve commettere: sbaglia un passaggio sulla sua trequarti e avvia il contropiede del Getafe, squadra con giocatori tecnici e veloci a ribaltare l’azione, come dimostra l’azione da cui nasce il vantaggio ospite, avviata da Albín e conclusa da Manu con un destro da fuori piazzato elegantemente sul palo lungo.
Camp Nou gelato e Barça costretto ad organizzare una reazione. La reazione però a dire il vero più che organizzata è basata sull’orgoglio. La mancanza di continuità e qualità dell’azione blaugrana si spiega in buona parte con il semi-smembramento del settore destro, vero centro vitale a partire dal quale la squadra di Guardiola organizza la parte preponderante della propria manovra (il settore sinistro interviene perlopiù per finalizzare ciò che il destro costruisce o per offrire un riferimento per allargare il campo coi cambi di gioco).
Per settore destro non si intende soltanto la coppia formata da terzino ed ala destra, ma anche i giocatori che, gravitando sul centro-destra, interagiscono di frequente con questi due. È in questa zona che il calcio blaugrana si sta mostrando in questa stagione nettamente più ricco, per la qualità tecnica degli interpreti e per gli sbocchi di manovra che il costante interscambio di posizioni e il fitto fraseggio fra questi offre. Del settore destro abituale (Alves terzino destro-Márquez centrale destro-Xavi mezzala destra-Messi ala destra) in questa occasione sono presenti soltanto Alves e Xavi, e per quanto i due ce la mettano tutta, la produzione “futbolistica” di questo lato ne risente, perdendo continuità e fluidità e contagiando così tutto il corpo blaugrana.
La capacità di Márquez di iniziare l’azione, di portare palla e far guadagnare metri preziosi in avanti a tutta la squadra (consentendo ai centrocampisti di partire subito a rimorchio degli attaccanti, immediatamente pronti all’inserimento o al passaggio filtrante) non viene surrogata dalla coppia Piqué-Puyol, mentre Bojan, in pessima serata, non ha né i movimenti fra le linee né la qualità nel fraseggio di Messi, portando così alla perdita di numerosi brutti palloni in zona offensiva. Inesistente la fascia sinistra, l’unica via è qualche sovrapposizione di Alves, oppure l’improvvisazione: nessun altro sostantivo può definire infatti l’azione da cui nasce la traversa di Eto’o nel finale del primo tempo, propiziata da una zingarata palla al piede tentata da Puyol, sprazzo di felice analfabetismo tattico che libera lo spazio al camerunese per una bella conclusione a giro dal limite dell’area, fermata solo dal legno.
Nel secondo tempo si accentua la pressione nella metacampo ospite, il Getafe dal giocarsela alla pari d’inizio partita passa comprensibilmente alla pura difesa del vantaggio, ma la pressione del Barça, pur intensificatasi, resta a corto di qualità e ispirazione. Guardiola prova a muovere le acque con le sacrosante bocciature di Hleb e Bojan e gli ingressi di Henry e Pedrito: il canario quatto quatto fa sentire ad Alves e Xavi un sostegno tecnico e morale maggiore rispetto a quanto offerto da Bojan e così, pur in mezzo a imprecisioni assortite, proprio dalla spinta sulla prediletta fascia destra giunge l’agognato pareggio: si libera la corsia per Alves, Xavi lo premia e il brasiliano dipinge un cross perfetto per l’accorrente Keita (autore di una partita per il resto tutt’altro che splendente) che sorprende il Cata Diaz e insacca di testa.
Nella discontinuità del gioco, è comunque innegabile l’entusiasmo e il carattere di questo Barça, ben diversi da quello da quelli degli ultimi due anni, e sull’onda del pareggio i padroni di casa accarezzano pure il bottino pieno quando su un calcio d’angolo un miracoloso Abbondanzieri devia sulla traversa il colpo di testa di Piqué (già molto pericoloso su un corner precedente). Gli ultimi minuti sono parecchio movimentati, col Barça tutto all’attacco (con l’ingresso di Gudjohnsen per Sylvinho, subito dopo l’1-1, Keita è passato a fare il terzino sinistro, idea che prossimamente si potrebbe anche provare dal primo minuto, visto l’attuale parco dei terzini sinistri blaugrana) ma anche col Getafe che ha il contropiede e quasi sfiora la deviazione vincente in area piccola allo scadere.
I MIGLIORI: Alves e Xavi sono le risorse che rimangono al Barça in una serata un po’storta sul piano del gioco: il brasiliano disputa un’eccellente partita, impreziosita dal bel traversone per il gol di Keita, nella quale si dimostra l’unico credibile sbocco in profondità per la propria squadra. Xavi è invece l’unico a muovere il pallone con criterio.
Molto bene la coppia d’attacco del Getafe Manu-Albín, abile nel far distendere la propria squadra in contropiede: potente e veloce negli spazi Manu (oltrechè freddo nell’occasione del gol, lui che solitamente si caratterizza per il tanto movimento e la poca lucidità nel finalizzare), tecnico e dotato nella rifinitura e nel dribbling Albín. Ottimo Mario al centro della difesa, solido Polanski in mediana, provvidenziale Abbondanzieri.
I PEGGIORI: Disastrosa partita di Bojan, senza mezzi termini. È purtoppo un andazzo abbastanza consolidato negli ultimi tempi per l’ispano-serbo: non lo si vede tranquillo, sbaglia stop non da lui, commette con frequenza banali imprecisioni e in tutte le partite mostra la tendenza tipica dei giocatori a corto di fiducia in se stessi, ovvero quella di scegliere sempre la giocata più semplice, che in talune occasioni non è la più corretta, specie quando sei un attaccante e hai il dovere di osare. Non punta mai l’uomo, ripiega sul passaggio al compagno più vicino e non di rado la mancanza di decisione fa sfumare contropiedi o occasioni preziose. Momento difficile per lui, che forse non sente la dovuta fiducia dal tecnico (ma non si può dare colpe a Guardiola: le gerarchie più credibili attualmente sono queste, e cioè quelle con Bojan riserva) nella seconda stagione da professionista, solitamente molto delicata per un giovanissimo, perché devi confermarti e non godi più né dell’effetto-sorpresa né dell’effetto-simpatia che di solito beneficia i giocatori alle primissime armi. In più, da un punto di vista puramente tecnico, va detto che la posizione sulla fascia, tanto più a destra, non è proprio quella ideale per le sue caratteristiche. È una punta pura e non può in nessun modo surrogare i movimenti di Messi.
Un altro corpo estraneo è Hleb: l’infortunio alla seconda giornata con il Racing ne ha rallentato fortemente l’inserimento all’interno dei meccanismi blaugrana. Non si muove sulle stesse frequenze dei compagni, non dialoga costantemente con loro ma appare troppo sporadicamente. Forse non aiuta nemmeno l’indefinitezza attuale del ruolo, alternato fra il centrocampo e soprattutto le due fasce in attacco. Io lo vedrei meglio nel cuore del centrocampo, come mezzala sinistra in coppia con Xavi: considerandone le doti e inserendole all’interno del discorso fatto precedentemente sullo squilibrio fra lato destro e sinistro del 4-3-3 blaugrana (squilibrio accentuatosi con l’infortunio di Iniesta), un suo stabile e fruttuoso inserimento a centrocampo potrebbe arricchire il gioco. La sensazione comunque è che per il bielorusso sia solo questione di tempo e di affiatamento.
Non mi è piaciuto Touré, macchinoso e impreciso col pallone fra i piedi, statico senza. Registriamo il consueto errore di Piqué (un peccato perché vedo grandi doti in questo giocatore, ma deve sempre intervenire un errore in impostazione o un rinvio sbilenco a rovinare il bilancio delle sue partite), l’incertezza di Valdés (rischia di regalare un gol ad Albín facendosi scappare il pallone come una saponetta) e anche il fatto che Sylvinho la benzina l’ha finita da tempo.
Barcelona (4-3-3): Valdés 5,5; Alves 7, Piqué 5,5, Puyol 6,5, Sylvinho 5,5(73'); Xavi 6,5, Touré 5,5, Keita 6; Bojan 4,5(56'), Eto’o 6, Hleb 5(56').
In panchina: Pinto, Cáceres, Busquets, Víctor Sánchez, Gudjohnsen s.v.(73), Pedro 6,5(56'), Henry 6(56').
Getafe (4-4-1-1): Pato 7; Contra 6,5, Cata 6, Mario 7, Licht 6(68'), Granero 5,5(63'), Polanski 6,5, Casquero 6(82'), Gavilán 6; Albín 6,5, Manu 7.
In panchina: Jacobo, Guerrón, Uche, Soldado, Rafa s.v.(68'), Celestini s.v.(82'), Cortés s.v.(63').
Goles 0-1 (19'): Manu culmina un contraataque con un disparo de derecha. 1-1 (72'): Keita cabecea un centro de Alves.
Árbitro: González Vázquez (Colegio Gallego). Amonestó a Alves (6'), Gavilán (22'), Licht (41'), Etoo (65'), Rafa (91'+) y Puyol (92'+).
Incidencias: Camp Nou. Menos de tres cuartos de entrada: 65.249 espectadores. Noche fresca en Barcelona. Terreno de juego en buenas condiciones.
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