SEVILLA-ATLETICO MADRID 1-0: Jesús Navas.
E sono altri tre punti per il Sevilla-che-non-convince-nessuno. Sempre più proiettato in zona-Champions League, e il progetto di Del Nido (“Jiménez sarà il nostro Wenger”) assume contorni sempre più concreti ed inquietanti. Partita certo non bella ma di spessore tattico accettabile, l’Atlético meritava sicuramente il pari.
Abel “approfitta” della recente paternità di Agüero (allenatosi poco durante la settimana, parte dalla panchina) per infoltire il centrocampo con Maniche mezzala accanto a Raúl García e Paulo Assunção davanti alla difesa. Antonio López torna a fare l’esterno di centrocampo come a Huelva, Simão a destra e panchina per Maxi. Manolo Jiménez deve fare i conti con le solite assenze, in particolare quelle in attacco (Chevantón ma soprattutto Luis Fabiano), che lo costringe a lanciare in appoggio a Kanouté il giovane argentino Perotti (esordio dal primo minuto dopo uno spezzone a Montjuic), uno dei tanti canterani fra campo e panchina.
Nel primo tempo la battaglia tattica la vincono gli ospiti. Abel è stato ingaggiato per dare prima ancora di un gioco brillante equilibri solidi a quella squadra che con Aguirre finiva facilmente in inferiorità numerica in mediana; ma anche il nuovo tecnico dovrà fare i conti con lo stesso dilemma di Aguirre, sospeso fra la consapevolezza dell’importanza decisiva dei quattro solisti offensivi e quella dei possibili migliori equilibri che si potrebbero raggiungere togliendo uno di questi per aggiungere un uomo al centrocampo. Non c’è dubbio che con uno dei quattro attaccanti in meno (perché praticamente sono quattro attaccanti) l’Atlético perda incisività, ma è altrettanto vero che col “trivote” in mezzo al campo si veda una squadra più raccolta e con meno affanni quando l’avversario ha il possesso del pallone.
La gara di ieri sera ha confermato questa tesi, presentando un Atlético ben messo in campo: non era questa l’occasione per sfoggiare la difesa altissima e il pressing ultra-aggressivo predicato da Abel, ma i colchoneros non si sono mai fatti schiacciare nella loro area. La difesa ha sempre accorciato qualche metro oltre l’area di rigore, e due-tre giocatori facevano sempre capolino nella zona della palla; buoni automatismi in copertura fra esterno-terzino e mezzala in entrambe le fasce, impeccabile Paulo Assunção nella sua funzione di correttore fra le linee.
L’Atlético non ha concesso spazi di manovra al Sevilla, ha lasciato liberi di impostare i soli Squillaci e David Prieto, bloccando loro le opzioni di passaggio e creandosi gli spazi per agire a sua volta di rimessa, soprattutto con Simão, il più attivo nel supportare Forlán, come nell’occasione divorata dall’uruguaiano, traversa a porta vuota su invito dal fondo proprio di Simão. Gli ospiti soffrono soltanto sulle palle inattive: cercano di avanzare con la difesa per mettere in fuorigioco i saltatori avversari, ma in due occasioni Squillaci su calcio d’angolo e Fazio su punizione dalla destra staccano più in alto e mettono qualche brivido a Leo Franco.
Il secondo tempo prosegue equilibratissimo. Succede poco: Jiménez cerca l’elettricità di Acosta al posto di un Perotti un po’spaesato, Abel (che ha dato spazio a Maxi a inizio ripresa) vede invece qualche metro di troppo ceduto al Sevilla nonostante i suoi continuino a mantenere ordinatamente le posizioni difensive, così getta nella mischia Agüero, non al posto di Forlán ma di Maniche, per cercare di riportare un po’ più avanti il baricentro con le due punte. La mossa sembra funzionare, il Kun sembra pure ispirato e con un paio di belle giocate in contropiede obbliga il Sevilla a guardarsi le spalle. I pericoli sembrano sufficientemente lontani, il Sevilla anche quando staziona più a lungo nella metacampo avversaria manca di peso (si sente la mancanza del Fabuloso, anche di quello discontinuo di questa stagione; quando Kanouté viene incontro a prendere palla come ama, non rimane nessuno a impegnare i centrali dell’Atlético), ma una bella trovata sull’asse Fazio-Navas (l’argentino, servito dal neo-entrato canterano José Carlos, trova il passaggio filtrante che buca la difesa; Navas taglia magistralmente eludendo il fuorigioco della difesa colchonera in uscita dalla propria area e anticipa le intenzioni di Leo Franco con un astuto esterno destro) negli ultimi minuti regala tre punti d’oro al Sevilla.
I MIGLIORI: Navas e Fazio, non solo per il gol, sono i più convincenti nelle fila sevilliste. Non pare vero vedere Pablo su questi livelli, che non si registravano dall’ormai lontanissimo 2005. Rilanciato da Abel al posto del deludentissimo Heitinga, segnalato in grande spolvero già nelle due gare precedenti contro Recreativo e Getafe, il manchego ha giocato una partita davvero sicura e attenta, puntuale e precisa in ogni intervento. Sicurezza Paulo Assunção.
I PEGGIORI: Entra ad inizio partita al posto dell’infortunato Romaric (l’ivoriano esce dopo uno scontro con Perea, anche lui costretto a lasciare il campo a Seitaridis), ma fa solo fumo Diego Capel. Si batte ma non incide il 20enne argentino Perotti, anche se vanno considerate le attenuanti dei pochi spazi concessi dall’Atlético e dell’inesistente manovra del Sevilla, all’interno della quale non è certo facile inserirsi per un esordiente. Va tenuto comunque d’occhio questo ragazzo, un giocatore impiegabile sia da esterno che da seconda punta (meglio seconda punta), ottimi cambi di direzione palla al piede.
Disciplinati in fase difensiva, ma inesistenti in quella di rilancio dell’azione Raúl García e Maniche.
Sevilla (4-4-1-1): Palop 6; Mosquera 6, Squillaci 6,5, David Prieto 6, Adriano 6; Navas 7, Fazio 7, Renato 6, Romaric s.v. (Capel 5, m. 10; José Carlos s.v., m. 85); Perotti 5,5 (Acosta 6, m. 54); Kanouté 6.
In panchina: Javi Varas; Konko, Dragutinovic y Maresca.
Atlético de Madrid (4-1-4-1): Leo Franco 6; Perea s.v. (Seitaridis 6, m. 7), Pablo 7, Ujfalusi 6,5, Pernía 6(Maxi 6, m. 46); Assunção 7; Simão, Maniche 5,5(Agüero, m. 70), Raúl García 5,5, A. López 6; y Forlán 5,5.
In panchina: Coupet; Heitinga, Camacho, Miguel de las Cuevas.
Goles: 1-0. M. 87. Fazio asiste a Navas que bate, dentro del área grande, a Leo Franco de tiro raso.
Árbitro: Pérez Lasa. Amonestó a Fazio, Assunçao, Pernía, A. López, Palop, Raúl García y Maniche.
42.000 espectadores en el Sánchez Pizjuán.
Abel “approfitta” della recente paternità di Agüero (allenatosi poco durante la settimana, parte dalla panchina) per infoltire il centrocampo con Maniche mezzala accanto a Raúl García e Paulo Assunção davanti alla difesa. Antonio López torna a fare l’esterno di centrocampo come a Huelva, Simão a destra e panchina per Maxi. Manolo Jiménez deve fare i conti con le solite assenze, in particolare quelle in attacco (Chevantón ma soprattutto Luis Fabiano), che lo costringe a lanciare in appoggio a Kanouté il giovane argentino Perotti (esordio dal primo minuto dopo uno spezzone a Montjuic), uno dei tanti canterani fra campo e panchina.
Nel primo tempo la battaglia tattica la vincono gli ospiti. Abel è stato ingaggiato per dare prima ancora di un gioco brillante equilibri solidi a quella squadra che con Aguirre finiva facilmente in inferiorità numerica in mediana; ma anche il nuovo tecnico dovrà fare i conti con lo stesso dilemma di Aguirre, sospeso fra la consapevolezza dell’importanza decisiva dei quattro solisti offensivi e quella dei possibili migliori equilibri che si potrebbero raggiungere togliendo uno di questi per aggiungere un uomo al centrocampo. Non c’è dubbio che con uno dei quattro attaccanti in meno (perché praticamente sono quattro attaccanti) l’Atlético perda incisività, ma è altrettanto vero che col “trivote” in mezzo al campo si veda una squadra più raccolta e con meno affanni quando l’avversario ha il possesso del pallone.
La gara di ieri sera ha confermato questa tesi, presentando un Atlético ben messo in campo: non era questa l’occasione per sfoggiare la difesa altissima e il pressing ultra-aggressivo predicato da Abel, ma i colchoneros non si sono mai fatti schiacciare nella loro area. La difesa ha sempre accorciato qualche metro oltre l’area di rigore, e due-tre giocatori facevano sempre capolino nella zona della palla; buoni automatismi in copertura fra esterno-terzino e mezzala in entrambe le fasce, impeccabile Paulo Assunção nella sua funzione di correttore fra le linee.
L’Atlético non ha concesso spazi di manovra al Sevilla, ha lasciato liberi di impostare i soli Squillaci e David Prieto, bloccando loro le opzioni di passaggio e creandosi gli spazi per agire a sua volta di rimessa, soprattutto con Simão, il più attivo nel supportare Forlán, come nell’occasione divorata dall’uruguaiano, traversa a porta vuota su invito dal fondo proprio di Simão. Gli ospiti soffrono soltanto sulle palle inattive: cercano di avanzare con la difesa per mettere in fuorigioco i saltatori avversari, ma in due occasioni Squillaci su calcio d’angolo e Fazio su punizione dalla destra staccano più in alto e mettono qualche brivido a Leo Franco.
Il secondo tempo prosegue equilibratissimo. Succede poco: Jiménez cerca l’elettricità di Acosta al posto di un Perotti un po’spaesato, Abel (che ha dato spazio a Maxi a inizio ripresa) vede invece qualche metro di troppo ceduto al Sevilla nonostante i suoi continuino a mantenere ordinatamente le posizioni difensive, così getta nella mischia Agüero, non al posto di Forlán ma di Maniche, per cercare di riportare un po’ più avanti il baricentro con le due punte. La mossa sembra funzionare, il Kun sembra pure ispirato e con un paio di belle giocate in contropiede obbliga il Sevilla a guardarsi le spalle. I pericoli sembrano sufficientemente lontani, il Sevilla anche quando staziona più a lungo nella metacampo avversaria manca di peso (si sente la mancanza del Fabuloso, anche di quello discontinuo di questa stagione; quando Kanouté viene incontro a prendere palla come ama, non rimane nessuno a impegnare i centrali dell’Atlético), ma una bella trovata sull’asse Fazio-Navas (l’argentino, servito dal neo-entrato canterano José Carlos, trova il passaggio filtrante che buca la difesa; Navas taglia magistralmente eludendo il fuorigioco della difesa colchonera in uscita dalla propria area e anticipa le intenzioni di Leo Franco con un astuto esterno destro) negli ultimi minuti regala tre punti d’oro al Sevilla.
I MIGLIORI: Navas e Fazio, non solo per il gol, sono i più convincenti nelle fila sevilliste. Non pare vero vedere Pablo su questi livelli, che non si registravano dall’ormai lontanissimo 2005. Rilanciato da Abel al posto del deludentissimo Heitinga, segnalato in grande spolvero già nelle due gare precedenti contro Recreativo e Getafe, il manchego ha giocato una partita davvero sicura e attenta, puntuale e precisa in ogni intervento. Sicurezza Paulo Assunção.
I PEGGIORI: Entra ad inizio partita al posto dell’infortunato Romaric (l’ivoriano esce dopo uno scontro con Perea, anche lui costretto a lasciare il campo a Seitaridis), ma fa solo fumo Diego Capel. Si batte ma non incide il 20enne argentino Perotti, anche se vanno considerate le attenuanti dei pochi spazi concessi dall’Atlético e dell’inesistente manovra del Sevilla, all’interno della quale non è certo facile inserirsi per un esordiente. Va tenuto comunque d’occhio questo ragazzo, un giocatore impiegabile sia da esterno che da seconda punta (meglio seconda punta), ottimi cambi di direzione palla al piede.
Disciplinati in fase difensiva, ma inesistenti in quella di rilancio dell’azione Raúl García e Maniche.
Sevilla (4-4-1-1): Palop 6; Mosquera 6, Squillaci 6,5, David Prieto 6, Adriano 6; Navas 7, Fazio 7, Renato 6, Romaric s.v. (Capel 5, m. 10; José Carlos s.v., m. 85); Perotti 5,5 (Acosta 6, m. 54); Kanouté 6.
In panchina: Javi Varas; Konko, Dragutinovic y Maresca.
Atlético de Madrid (4-1-4-1): Leo Franco 6; Perea s.v. (Seitaridis 6, m. 7), Pablo 7, Ujfalusi 6,5, Pernía 6(Maxi 6, m. 46); Assunção 7; Simão, Maniche 5,5(Agüero, m. 70), Raúl García 5,5, A. López 6; y Forlán 5,5.
In panchina: Coupet; Heitinga, Camacho, Miguel de las Cuevas.
Goles: 1-0. M. 87. Fazio asiste a Navas que bate, dentro del área grande, a Leo Franco de tiro raso.
Árbitro: Pérez Lasa. Amonestó a Fazio, Assunçao, Pernía, A. López, Palop, Raúl García y Maniche.
42.000 espectadores en el Sánchez Pizjuán.
Etichette: Atlético Madrid, Liga, Sevilla
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