VENTIQUATTRESIMA GIORNATA: ALTRE PARTITE/1
Barcelona-Espanyol 1-2: De la Peña 50'(E); De la Peña 55'(E); Yaya Touré 63'(B).
Villarreal-Sporting Gijón 2-1: Bilic 1'(S); Rossi 1'(V); Capdevila 36'(V).
La flessione del Barça ormai è evidente a tutti, una flessione che per quanto riguarda il gioco si trascina già da un po' di partite, ma che i 5 punti persi nelle ultime due uscite hanno reso manifesta agli occhi di tutti. L'orripilante prestazione del derby di ieri è da manuale di come NON si devono affrontare partite del genere. Il Barça ha messo da parte le sue armi e ha giocato sul piano prediletto dall'Espanyol. Il Barça "normale", quello con buona fluidità di gioco e trame di gioco riconoscibili del triangolo Messi-Alves-Xavi (il punto forte e anche il punto debole dei blaugrana, nel senso che anche i muri sanno che il 90% della manovra passa da lì. In questo senso il gioco del Barça è perfettamente leggibile e prevedibile, ma data la qualità degli interpreti in questione non è mai pienamente annullabile, qualcosa nasce sempre) dura appena un quarto d'ora, il tempo per Henry di sprecare una palla gol ghiottissima (la centocinquantesima della stagione per il resto buona del francese).
Passato questo frangente, si smette del tutto di giocare a calcio, una trappola nella quale il Barça cade con tutti e due i piedi. Falli e interruzioni a ripetizione, scaramucce, offese alla mamma e accenni di rissa che non fanno altro che il gioco dell'Espanyol, non particolarmente ordinato ma molto grintoso e convinto nel difendersi.
Poi la svolta della gara, l'espulsione di Keita: sicuramente dura l'entrata del maliano, ma altrettanto sicuramente esagerata l'interpretazione di un Delgado Ferreiro oltrettutto abbastanza irritante nei suoi atteggiamenti da star della serata.
In inferiorità numerica, il Barça ci aggiunge del suo, perdendo ogni briciola di razionalità nel suo piano d'attacco, trascurando le fasce e incaponendosi in azioni testarde, disordinate e precipitose. E arrivano pure i gol dell'Espanyol, nelle prime due occasioni in cui gli ospiti affacciano la testa oltre la metacampo. De la Peña, in una stagione in cui gli acciacchi gli hanno impedito una continuità d'impiego minima, trova l'occasione per brillare nella serata di maggior prestigio: il primo gol, un inedito colpo di testa sottomisura, è merito dell'abilità nel gestire l'uno contro uno di Nené, il secondo è un imbarazzante regalo di Valdés che però "Lo Pelat" infiocchetta con un pallonetto davvero magico.
Yaya Touré accorcia le distanze, ma il Barça continua a giocare senza alcun criterio, non lo si vede proprio capace di creare palle-gol, e questo anche al di là dell'inferiorità numerica. Anche Guardiola, solitamente il più lucido di tutti, perde la testa: giusto inserire Busquets al posto di Henry dopo l'espulsione, per mantenere equilibrio a centrocampo, incomprensibile invece il cambio Eto'o-Gudjohnsen per avanzare Busquets centravanti (ruolo nel quale aveva iniziato anni fa nelle giovanili), cercando più gioco aereo e qualche possibilità in più nelle mischie, ma lasciando in panchina uno come Bojan che è pur sempre uno specialista dell'area di rigore.
Il Barça non crea nulla, se non una mischia nel finale con destro di Gudjohnsen parato da Kameni, e porta a casa una sconfitta meritata che aggiunge pressione ed è accompagnata da notizie pessime come l'infortunio ad Abidal per otto settimane (grave perchè Sylvinho lo si può usare ormai solo in gare di scarsa importanza), aggiuntosi a quello di Iniesta per le prossime due settimane (questo forse è ancora più grave, perchè il blanquito era in forma e rappresentava l'unica vera carta per attenuare la dipendenza dal triangolo Messi-Alves-Xavi).
Dell'Espanyol bisogna dire che ha fatto la sua partita, brutta sporca e cattiva ma efficace, e va detto al di là di questo che, rimanendo la manovra assai povera (dipendente dai solisti offensivi, e a questo proposito quello di De la Peña è un recupero vitale), Pochettino già da un po' di gare ha trasmesso uno spirito e una cattiveria, oltre a un pressing vigoroso, che sembravano del tutto assenti con Tintin e Mané.
Nell'altra gara della serata, che non ho visto, il Villarreal raddrizza la sua traiettoria contro il generoso Sporting. Oltre al solito magnifico Rossi (a proposito di dipendenza... se non c'è Giuseppe il Villarreal non ha proprio cambio di ritmo negli ultimi metri), da segnalare come Pellegrini stia cercando di uscire dalla crisi recente della propria squadra imbottendo la formazione di piedi buoni: nelle ultime due gare ai due tradizionali esterni/mezzepunte si sono aggiunti Ibagaza e Cani nella posizione di centrocampista centrale, con un solo centrocampista difensivo alla volta fra Senna ed Eguren. Interessante, ma occhio al Panathinaikos.
Villarreal-Sporting Gijón 2-1: Bilic 1'(S); Rossi 1'(V); Capdevila 36'(V).
La flessione del Barça ormai è evidente a tutti, una flessione che per quanto riguarda il gioco si trascina già da un po' di partite, ma che i 5 punti persi nelle ultime due uscite hanno reso manifesta agli occhi di tutti. L'orripilante prestazione del derby di ieri è da manuale di come NON si devono affrontare partite del genere. Il Barça ha messo da parte le sue armi e ha giocato sul piano prediletto dall'Espanyol. Il Barça "normale", quello con buona fluidità di gioco e trame di gioco riconoscibili del triangolo Messi-Alves-Xavi (il punto forte e anche il punto debole dei blaugrana, nel senso che anche i muri sanno che il 90% della manovra passa da lì. In questo senso il gioco del Barça è perfettamente leggibile e prevedibile, ma data la qualità degli interpreti in questione non è mai pienamente annullabile, qualcosa nasce sempre) dura appena un quarto d'ora, il tempo per Henry di sprecare una palla gol ghiottissima (la centocinquantesima della stagione per il resto buona del francese).
Passato questo frangente, si smette del tutto di giocare a calcio, una trappola nella quale il Barça cade con tutti e due i piedi. Falli e interruzioni a ripetizione, scaramucce, offese alla mamma e accenni di rissa che non fanno altro che il gioco dell'Espanyol, non particolarmente ordinato ma molto grintoso e convinto nel difendersi.
Poi la svolta della gara, l'espulsione di Keita: sicuramente dura l'entrata del maliano, ma altrettanto sicuramente esagerata l'interpretazione di un Delgado Ferreiro oltrettutto abbastanza irritante nei suoi atteggiamenti da star della serata.
In inferiorità numerica, il Barça ci aggiunge del suo, perdendo ogni briciola di razionalità nel suo piano d'attacco, trascurando le fasce e incaponendosi in azioni testarde, disordinate e precipitose. E arrivano pure i gol dell'Espanyol, nelle prime due occasioni in cui gli ospiti affacciano la testa oltre la metacampo. De la Peña, in una stagione in cui gli acciacchi gli hanno impedito una continuità d'impiego minima, trova l'occasione per brillare nella serata di maggior prestigio: il primo gol, un inedito colpo di testa sottomisura, è merito dell'abilità nel gestire l'uno contro uno di Nené, il secondo è un imbarazzante regalo di Valdés che però "Lo Pelat" infiocchetta con un pallonetto davvero magico.
Yaya Touré accorcia le distanze, ma il Barça continua a giocare senza alcun criterio, non lo si vede proprio capace di creare palle-gol, e questo anche al di là dell'inferiorità numerica. Anche Guardiola, solitamente il più lucido di tutti, perde la testa: giusto inserire Busquets al posto di Henry dopo l'espulsione, per mantenere equilibrio a centrocampo, incomprensibile invece il cambio Eto'o-Gudjohnsen per avanzare Busquets centravanti (ruolo nel quale aveva iniziato anni fa nelle giovanili), cercando più gioco aereo e qualche possibilità in più nelle mischie, ma lasciando in panchina uno come Bojan che è pur sempre uno specialista dell'area di rigore.
Il Barça non crea nulla, se non una mischia nel finale con destro di Gudjohnsen parato da Kameni, e porta a casa una sconfitta meritata che aggiunge pressione ed è accompagnata da notizie pessime come l'infortunio ad Abidal per otto settimane (grave perchè Sylvinho lo si può usare ormai solo in gare di scarsa importanza), aggiuntosi a quello di Iniesta per le prossime due settimane (questo forse è ancora più grave, perchè il blanquito era in forma e rappresentava l'unica vera carta per attenuare la dipendenza dal triangolo Messi-Alves-Xavi).
Dell'Espanyol bisogna dire che ha fatto la sua partita, brutta sporca e cattiva ma efficace, e va detto al di là di questo che, rimanendo la manovra assai povera (dipendente dai solisti offensivi, e a questo proposito quello di De la Peña è un recupero vitale), Pochettino già da un po' di gare ha trasmesso uno spirito e una cattiveria, oltre a un pressing vigoroso, che sembravano del tutto assenti con Tintin e Mané.
Nell'altra gara della serata, che non ho visto, il Villarreal raddrizza la sua traiettoria contro il generoso Sporting. Oltre al solito magnifico Rossi (a proposito di dipendenza... se non c'è Giuseppe il Villarreal non ha proprio cambio di ritmo negli ultimi metri), da segnalare come Pellegrini stia cercando di uscire dalla crisi recente della propria squadra imbottendo la formazione di piedi buoni: nelle ultime due gare ai due tradizionali esterni/mezzepunte si sono aggiunti Ibagaza e Cani nella posizione di centrocampista centrale, con un solo centrocampista difensivo alla volta fra Senna ed Eguren. Interessante, ma occhio al Panathinaikos.
Etichette: Liga
2 Comments:
Dato il netto sbilanciamento del gioco del barca sulla destra mi domando se l infortonio di abidal non possa essere l occasione per inserire jeffren come laterale sinistro,un esperimento neanche troppo azzardato.operazione che potrebbe essere ancora più fattibile col rientro di iniesta in attacco e la considerazione che a centrocampo a sinista normalmente gioca un centrocampista difensivo
Sì, qualcosa biosgnerebbe provare a fare, però ci sarebbe voluta qualche partita di margine per provare prima della Champions. Poi penso che la vera soluzione di questo problema potrà venire col rientro di Iniesta prima e col mercato della prossima estate poi.
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