Protagonisti: Llorente (Athletic Bilbao)
Ospitiamo con piacere e gratitudine un nuovo apporto "esterno": Edoardo Molinelli, alias Edo 14, curatore del blog non ufficiale sull'Athletic Bilbao (blog appassionato ma sempre competente e obiettivo, un punto di riferimento per chi desidera seguire l'attualità del club basco), ci offre un pezzo su Fernando Llorente, sicuramente una delle note emergenti di questa stagione di calcio spagnolo. Buona lettura.
Il gigante è finalmente buono.
Nome: Fernando Llorente Torres.
Luogo e data di nascita: Pamplona (Spagna), 26-2-1985.
Altezza: 1,95 m.
Peso: 94 kg.
Ruolo: centravanti.
Carriera: Baskonia (2003-2004), Bilbao Athletic (2004-2005), Athletic (gen. 2005-
La storia del calcio è piena di giovani talenti che si sono persi lungo la strada verso il successo e la gloria, meteore transitate lasciando scarsissime tracce di sé nei campionati in cui hanno militato. Ricchezza improvvisa, scarsa tenuta mentale, sfortuna, tutti elementi che possono condurre una fulgida promessa ad imboccare precocemente il viale del tramonto e a diventare buona solo per servizi giornalistici del tipo “Che fine ha fatto?” o “Chi l’ha visto?”.
Fernando Llorente ha fortemente rischiato di fare questa brutta fine, di ritrovarsi cioè nel dimenticatoio, dopo alcuni lampi di gran classe dispensati all’esordio, a causa di un carattere tanto timido e fragile quanto gigantesco e potente è il suo fisico. Nessuno, infatti, ha mai messo in dubbio le evidenti qualità tecniche e atletiche di questo centravanti moderno, un puntero atipico capace di coniugare il gioco spalle alla porta con una predisposizione al dialogo e alla ricerca dell’azione palla a terra che pochi numeri 9 posseggono. Al contrario, dopo le sue prime apparizioni con la maglia dell’Athletic (correva l’anno 2005 e in panchina per i biancorossi c’era il mai troppo rimpianto Ernesto Valverde) si sprecarono i paragoni, spesso spropositati e fuori luogo: novello Van Basten, Ibrahimovic bianco e altre trombonate del genere, che forse caricarono di troppe responsabilità quel lungagnone di quasi 2 metri con la faccia da bambino. Le due stagioni successive furono deludenti e piene di incomprensioni con i molti allenatori succedutisi alla guida della squadra, in particolare col vecchio santone Clemente che lo accusò apertamente di non mettere grinta in ciò che faceva. Critiche giuste, col senno di poi, ma che rischiarono di bruciare un ragazzo psicologicamente debole, che trovava grandi difficoltà ad imporsi man mano che la fiducia dello staff tecnico e del pubblico andava scemando.
Per fortuna, l’arrivo di Caparros e l’addio di Urzaiz, che lasciava al solo Llorente il ruolo di punta di peso, hanno avviato un lungo periodo di maturazione e presa di coscienza nei propri mezzi che ha portato “Madari” (soprannome che significa pera, giacché la Rioja, regione da cui proviene, produce pere di ottima qualità) a diventare lo splendido centravanti che tutta la Liga sta iniziando ad ammirare. In pratica, il gioco dell’Athletic ruota tutto intorno al numero 9, sia quando lo si cerca con il pallone lungo dalle retrovie, sia quando viene preso come riferimento per i cross dalle fasce, sia, infine, quando i piedi buoni della squadra (Yeste, Orbaiz, Susaeta) decidono di triangolare o di tentare degli scambi rasoterra con lui. Sarà banale dirlo, ma ciò avviene perché Llorente sa fare di tutto e sempre con grande qualità. Nella difesa del pallone è ormai un maestro ed è raro che un difensore riesca ad anticiparlo quando prende posizione, anche perché non è facile rubare il tempo a un colosso dalle movenze rapide come lui; ecco quindi che i suoi compagni, nelle occasioni in cui non hanno grandi opzioni di passaggio, ricorrono spesso e volentieri al pelotazo, sicuri che Nando riuscirà a spizzare la palla per l’inserimento di un trequartista o quantomeno a difenderla mentre la squadra sale. Dotato di una velocità non disprezzabile e di una tecnica eccellente, se rapportata all’imponenza del fisico, Llorente non disdegna le percussioni palla al piede, soprattutto partendo da sinistra per accentrarsi e cercare la conclusione o l’assist con il destro, ed è un buon dribblatore (gli riesce in particolare il tocco destro-sinistro a togliere il tempo al difensore).
Il riojano rappresenta l’evoluzione della boa vecchio stile e, a ben guardare, è un giocatore con caratteristiche uniche nel panorama spagnolo: imponente ma agile e rapido, bravo di testa e di piede, passa senza problemi dal duello rusticano coi centrali avversari al dialogo nello stretto con i compagni, dalla “torre” che premi l’inserimento di un compagno alla conclusione da fuori, dalla protezione della sfera spalle alla porta all’uno contro uno col proprio marcatore. Un centravanti moderno, insomma, in grado di garantire un apporto concreto al gioco della squadra e una forte pericolosità nei pressi della porta altrui.
Difetti? Il rapporto non proprio eccezionale con il gol, soprattutto. Solo quest’anno Llorente ha tenuto una media realizzativa da grande attaccante (un gol ogni due partite) e spesso ha mostrato di non avere il “killer instinct” del bomber di razza, tuttavia il numero di assist che fornisce ai compagni e il peso incredibile che ha nello sviluppo della manovra dell’Athletic fanno passare questa pecca in secondo piano.
Nato a Pamplona ma cresciuto e vissuto nella piccolissima cittadina riojana di Rincon de Soto, Fernando Llorente muove i suoi primi passi come calciatore nel Funes, squadra giovanile navarra, perché nel suo paese non esistono formazioni di categoria infantil. Dopo essere passato al Club Atletico River Ebro, a 11 anni viene notato dall’ex giocatore dell’Athletic José Maria Amorrortu che, bruciando la concorrenza di Osasuna, Espanyol e Barcellona, lo porta a Bilbao dove viene inserito nella squadra Alevin. Compie tutta la trafila nelle giovanili biancorosse e, nella stagione 2003/04, esordisce a 18 anni nel Baskonia, filiale di Terza Divisione del club basco, disputando un ottimo torneo nel quale segna 12 gol in 33 partite (da notare il suo ottimo feeling in campo con Joseba Garmendia, altro giocatore dell’attuale prima squadra bilbaina). L’anno successivo passa al Bilbao Athletic, in Segunda B, ma non fa in tempo a completare la stagione perché il tecnico dell’Athletic, Ernesto Valverde, lo incorpora alla prima squadra a inizio 2005 dopo aver litigato con Gorka Azkorra, all’epoca riserva di Urzaiz.
Il debutto con i Leoni è folgorante: esordio il 16 gennaio in Athletic-Espanyol 1-1 con gli applausi del San Mamés, tripletta dopo tre giorni in Copa del Rey col Lanzarote, primi gol in campionato a marzo contro il Levante. La stagione si chiude con 3 reti in 15 partite di Liga, ma più delle cifre è la qualità del gioco del ventenne centravanti a lasciare stupiti molti addetti ai lavori. A coronamento della sua stagione, Llorente viene chiamato a disputare i Mondiali under 20 con la Spagna e, nonostante l’eliminazione della Roja ai quarti di finale, vince la Scarpa d’argento come vice-cannoniere alle spalle di un certo Leo Messi. Dopo gli anni difficili con Clemente e Mané, nei quali somma la miseria di 4 gol in due stagioni liguere, l’arrivo di Caparros segna l’esplosione tanto attesa del biondo ariete navarro: 11 gol in 35 partite l’anno scorso, 11 in 22 incontri in questa temporada, senza scordare le reti in Coppa Del Re (5 totali, 4 nell’attuale edizione del trofeo).
I suoi evidenti miglioramenti fanno sì che Vicente Del Bosque lo convochi nella sua nuova Seleccion a novembre, facendolo esordire al 70’ dell’amichevole vinta per 3-0 contro il Cile; il suo primo gol con la nazionale spagnola arriva alla seconda presenza, l’11 febbraio del 2009, nell’amichevole di lusso contro l’Inghilterra.
Oltre ai due gettoni con la maglia delle Furie Rosse, Llorente ha finora collezionato anche 5 presenze (condite da 1 gol) con la Selezione basca.
EDOARDO MOLINELLI
Il gigante è finalmente buono.
Nome: Fernando Llorente Torres.
Luogo e data di nascita: Pamplona (Spagna), 26-2-1985.
Altezza: 1,95 m.
Peso: 94 kg.
Ruolo: centravanti.
Carriera: Baskonia (2003-2004), Bilbao Athletic (2004-2005), Athletic (gen. 2005-
La storia del calcio è piena di giovani talenti che si sono persi lungo la strada verso il successo e la gloria, meteore transitate lasciando scarsissime tracce di sé nei campionati in cui hanno militato. Ricchezza improvvisa, scarsa tenuta mentale, sfortuna, tutti elementi che possono condurre una fulgida promessa ad imboccare precocemente il viale del tramonto e a diventare buona solo per servizi giornalistici del tipo “Che fine ha fatto?” o “Chi l’ha visto?”.
Fernando Llorente ha fortemente rischiato di fare questa brutta fine, di ritrovarsi cioè nel dimenticatoio, dopo alcuni lampi di gran classe dispensati all’esordio, a causa di un carattere tanto timido e fragile quanto gigantesco e potente è il suo fisico. Nessuno, infatti, ha mai messo in dubbio le evidenti qualità tecniche e atletiche di questo centravanti moderno, un puntero atipico capace di coniugare il gioco spalle alla porta con una predisposizione al dialogo e alla ricerca dell’azione palla a terra che pochi numeri 9 posseggono. Al contrario, dopo le sue prime apparizioni con la maglia dell’Athletic (correva l’anno 2005 e in panchina per i biancorossi c’era il mai troppo rimpianto Ernesto Valverde) si sprecarono i paragoni, spesso spropositati e fuori luogo: novello Van Basten, Ibrahimovic bianco e altre trombonate del genere, che forse caricarono di troppe responsabilità quel lungagnone di quasi 2 metri con la faccia da bambino. Le due stagioni successive furono deludenti e piene di incomprensioni con i molti allenatori succedutisi alla guida della squadra, in particolare col vecchio santone Clemente che lo accusò apertamente di non mettere grinta in ciò che faceva. Critiche giuste, col senno di poi, ma che rischiarono di bruciare un ragazzo psicologicamente debole, che trovava grandi difficoltà ad imporsi man mano che la fiducia dello staff tecnico e del pubblico andava scemando.
Per fortuna, l’arrivo di Caparros e l’addio di Urzaiz, che lasciava al solo Llorente il ruolo di punta di peso, hanno avviato un lungo periodo di maturazione e presa di coscienza nei propri mezzi che ha portato “Madari” (soprannome che significa pera, giacché la Rioja, regione da cui proviene, produce pere di ottima qualità) a diventare lo splendido centravanti che tutta la Liga sta iniziando ad ammirare. In pratica, il gioco dell’Athletic ruota tutto intorno al numero 9, sia quando lo si cerca con il pallone lungo dalle retrovie, sia quando viene preso come riferimento per i cross dalle fasce, sia, infine, quando i piedi buoni della squadra (Yeste, Orbaiz, Susaeta) decidono di triangolare o di tentare degli scambi rasoterra con lui. Sarà banale dirlo, ma ciò avviene perché Llorente sa fare di tutto e sempre con grande qualità. Nella difesa del pallone è ormai un maestro ed è raro che un difensore riesca ad anticiparlo quando prende posizione, anche perché non è facile rubare il tempo a un colosso dalle movenze rapide come lui; ecco quindi che i suoi compagni, nelle occasioni in cui non hanno grandi opzioni di passaggio, ricorrono spesso e volentieri al pelotazo, sicuri che Nando riuscirà a spizzare la palla per l’inserimento di un trequartista o quantomeno a difenderla mentre la squadra sale. Dotato di una velocità non disprezzabile e di una tecnica eccellente, se rapportata all’imponenza del fisico, Llorente non disdegna le percussioni palla al piede, soprattutto partendo da sinistra per accentrarsi e cercare la conclusione o l’assist con il destro, ed è un buon dribblatore (gli riesce in particolare il tocco destro-sinistro a togliere il tempo al difensore).
Il riojano rappresenta l’evoluzione della boa vecchio stile e, a ben guardare, è un giocatore con caratteristiche uniche nel panorama spagnolo: imponente ma agile e rapido, bravo di testa e di piede, passa senza problemi dal duello rusticano coi centrali avversari al dialogo nello stretto con i compagni, dalla “torre” che premi l’inserimento di un compagno alla conclusione da fuori, dalla protezione della sfera spalle alla porta all’uno contro uno col proprio marcatore. Un centravanti moderno, insomma, in grado di garantire un apporto concreto al gioco della squadra e una forte pericolosità nei pressi della porta altrui.
Difetti? Il rapporto non proprio eccezionale con il gol, soprattutto. Solo quest’anno Llorente ha tenuto una media realizzativa da grande attaccante (un gol ogni due partite) e spesso ha mostrato di non avere il “killer instinct” del bomber di razza, tuttavia il numero di assist che fornisce ai compagni e il peso incredibile che ha nello sviluppo della manovra dell’Athletic fanno passare questa pecca in secondo piano.
Nato a Pamplona ma cresciuto e vissuto nella piccolissima cittadina riojana di Rincon de Soto, Fernando Llorente muove i suoi primi passi come calciatore nel Funes, squadra giovanile navarra, perché nel suo paese non esistono formazioni di categoria infantil. Dopo essere passato al Club Atletico River Ebro, a 11 anni viene notato dall’ex giocatore dell’Athletic José Maria Amorrortu che, bruciando la concorrenza di Osasuna, Espanyol e Barcellona, lo porta a Bilbao dove viene inserito nella squadra Alevin. Compie tutta la trafila nelle giovanili biancorosse e, nella stagione 2003/04, esordisce a 18 anni nel Baskonia, filiale di Terza Divisione del club basco, disputando un ottimo torneo nel quale segna 12 gol in 33 partite (da notare il suo ottimo feeling in campo con Joseba Garmendia, altro giocatore dell’attuale prima squadra bilbaina). L’anno successivo passa al Bilbao Athletic, in Segunda B, ma non fa in tempo a completare la stagione perché il tecnico dell’Athletic, Ernesto Valverde, lo incorpora alla prima squadra a inizio 2005 dopo aver litigato con Gorka Azkorra, all’epoca riserva di Urzaiz.
Il debutto con i Leoni è folgorante: esordio il 16 gennaio in Athletic-Espanyol 1-1 con gli applausi del San Mamés, tripletta dopo tre giorni in Copa del Rey col Lanzarote, primi gol in campionato a marzo contro il Levante. La stagione si chiude con 3 reti in 15 partite di Liga, ma più delle cifre è la qualità del gioco del ventenne centravanti a lasciare stupiti molti addetti ai lavori. A coronamento della sua stagione, Llorente viene chiamato a disputare i Mondiali under 20 con la Spagna e, nonostante l’eliminazione della Roja ai quarti di finale, vince la Scarpa d’argento come vice-cannoniere alle spalle di un certo Leo Messi. Dopo gli anni difficili con Clemente e Mané, nei quali somma la miseria di 4 gol in due stagioni liguere, l’arrivo di Caparros segna l’esplosione tanto attesa del biondo ariete navarro: 11 gol in 35 partite l’anno scorso, 11 in 22 incontri in questa temporada, senza scordare le reti in Coppa Del Re (5 totali, 4 nell’attuale edizione del trofeo).
I suoi evidenti miglioramenti fanno sì che Vicente Del Bosque lo convochi nella sua nuova Seleccion a novembre, facendolo esordire al 70’ dell’amichevole vinta per 3-0 contro il Cile; il suo primo gol con la nazionale spagnola arriva alla seconda presenza, l’11 febbraio del 2009, nell’amichevole di lusso contro l’Inghilterra.
Oltre ai due gettoni con la maglia delle Furie Rosse, Llorente ha finora collezionato anche 5 presenze (condite da 1 gol) con la Selezione basca.
EDOARDO MOLINELLI
Etichette: Athletic Bilbao, Giocatori, Protagonisti
2 Comments:
Gran pezzo,bravo!
Edo è a Bilbao, quindi ringrazio io per lui :-)
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