giovedì, aprile 01, 2010

Capolavoro, ma solo a metà.

Dopo Maiorca, ennesima sonnolenta vittoria di Liga, avevamo sollevato il sospetto ottimista che forse soltanto con lo stimolo di una grande partita e di una grande competizione saremmo tornati a vedere il miglior Barça. Detto, fatto, per 70 minuti buoni i blaugrana scrivono sull’erba dell’Emirates un trattato di calcio di possesso di spaventosa profondità, verbo imposto con una padronanza tale da non curarsi nemmeno dell’avversario di fronte. L’avversario invece c’è, lo dimostrano gli ultimi 20 minuti, ma al di là dei meriti incontestabili alla base della reazione dell’Arsenal (e del pestifero Walcott), è inevitabile e giusto regalare la copertina alla prestazione del Barça, il meglio visto in tutta la stagione, non solo in ambito blaugrana e forse non solo in ambito spagnolo. Se completato il passaggio del turno, la partita di ieri potrebbe, anche andando oltre il grande rammarico per non aver completamente tradotto nel risultato un tale sforzo artistico, segnare una svolta psicologica importante in vista del rush finale, che il Barça potrebbe giocarsi con la consapevolezza di disporre sempre del suo miglior argomento, il gioco.

Detto che quella di ieri è un’affermazione collettiva, e che quindi non è del tutto corretto mettere un nome in prima fila, è stata la partita della svolta anche per Zlatan Ibrahimovic. Vada come vada alla fine, lo svedese ha dato un bel calcione al fantasma di Samuel Eto’o, dimostrando che il Barça non solo può giocare bene, creare occasioni e segnare con lui in campo, ma può farlo anche GRAZIE a lui. Dopo l’occasionissima sottoporta buttata in apertura, scuotevo la testa pensando che tanta goffaggine avrebbe mandato in fumo il buon lavoro per la squadra che Zlatan stava pur svolgendo, invece la ripresa fuga tutti i dubbi: per chi da tutta la stagione segue attentamente il Barça, partita dopo partita, vedere Ibrahimovic andare in gol proprio così, su due movimenti senza palla (!), in profondità (!!), dettando il passaggio verticale alle spalle della difesa avversaria (!!!), beh, è quasi commovente.
La mia posizione sull’acquisto dello svedese è sempre stata caratterizzata da una certa indecisione: né “meglio Ibra” né “dovevano tenere Eto’o”, ma piuttosto “aspettiamo, vediamo un po’ che succede”, nella consapevolezza che si tratti di un giocatore talmente complesso da poter togliere o aggiungere indifferentemente, a seconda delle circostanze. Però anche il sottoscritto nell’ultimo periodo cominciava a non crederci più, e a ritenere la panchina di Ibra una fonte di maggiori certezze per il Barça in un momento della stagione come questo, in cui devi essere assolutamente certo di quello che hai e devi darlo tutto.
Invece, in una sola settimana, l’ultima, grigia per la squadra ma di graduale crescita per il giocatore, Ibrahimovic ha ripreso il filo del discorso interrotto a fine 2009, fino all’exploit di ieri sera. Anche in Aprile, non è mai troppo tardi per riguadagnare un grande giocatore.

La partita dell’Arsenal inizia con decisione, con un affondo sulla sinistra e cross che attraversa l’area. Poi Messi ha spazio per ribaltare l’azione, Ibrahimovic ottiene un calcio d’angolo e si rimane lì nell’area inglese. Per venti minuti. Possesso palla-occasione-pressing-palla rubata-nuovo possesso-nuova occasione-nuovo pressing-nuova palla rubata… un ciclo ininterrotto, senza respiro, il Barça crea più situazioni pericolose nei primi 20 minuti con l’Arsenal che contro Mallorca, Osasuna, Zaragoza e compagnia messe tutte insieme. A fine primo tempo sarà 69% di possesso… contro l’Arsenal!
Il Barça impone una perfetta occupazione del campo in ampiezza e in profondità, e una circolazione di palla fluida come da tempo non si vedeva. La mossa di Guardiola stavolta è una correzione all’interno del quasi 4-2-4 visto negli ultimi tempi. Messi resta al centro della trequarti, vicino alla prima punta, ma l’ala sinistra è più che mai falsa, e cioè Seydou Keita. Quindi più un 4-4-1-1 stavolta, con Pedrito ala destra, preferito ad Henry. Superficialmente si direbbe un cambio difensivo, ma in realtà è volto ad ottenere un maggior controllo in mezzo al campo e ad assicurare situazioni di superiorità decisive sulla trequarti come sulle fasce.
Un gran peso, e non è la prima volta, lo esercita Keita, arma tattica formidabile: pur essendo tecnicamente buono, non ha la stessa capacità dei Xavi o Iniesta di dare senso al gioco col pallone tra i piedi. Quando però non ha la palla, quando c’è da capire quale spazio andare a occupare, per dare un appoggio al portatore di palla o per aprire un varco a un compagno, pochi giocatori sono intelligenti e preziosi come lui. In fase di possesso, Keita fa sia il terzo centrocampista a sostegno di Busquets e Xavi, sia l’esterno alto. In coppia con Maxwell (buona partita, va detto: non è mai troppo profondo quando va palla al piede, però ad inizio azione si situa sempre all’altezza giusta e poi si sovrappone dando anche lui la continuità desiderata al gioco) tiene bassissimi Sagna e Arshavin (costretto a uscire anticipatamente), e lo stesso fanno Pedro e un Alves mastodontico dall’altra parte con Clichy e Nasri (che comunque è l’unico gunner capace di far salire la squadra, vista la pallida prestazione di Cesc).
Con la flessibilità tattica di Keita, il Barça conquista la superiorità pure nel mezzo, perché ai tre centrali aggiunge un Messi mina vagante fra le linee. Ibrahimovic non tocca tantissimi palloni, ma meglio così perché anche lui come le due coppie di esterni aiuta a tenere bassa la linea difensiva dell’Arsenal, attaccando l’area di rigore sui cross e dettando la verticalizzazione. Così non pesta i piedi a nessuno sulla trequarti, e rende anche più profittevole lo spazio tra le linee a disposizione di Messi. L’argentino non sfodera prodezze individuali, ma in un certo senso è un dato positivo, perché il buon lavoro collettivo nella creazione di spazi non lo costringe a inventarsi azioni impossibili, è sufficiente fare movimento, offrirsi e cambiare ritmo con gli uno-due.
Con la linea difensiva bassa, l’Arsenal si trova preso in mezzo a centrocampo: se provano ad alzare un po’ il pressing, Song, Diaby e Cesc vengono aggirati e liberano alle loro spalle un avversario tra le linee; se invece decidono di rimanere bassi, allora è tutto il baricentro dell’Arsenal che sprofonda, costretto a recuperare palla talmente lontano dalla porta avversaria e in situazioni talmente scomode che il Barça ha sempre quei decimi di secondo di vantaggio per riorganizzarsi, pressare e recuperare palla prima ancora che l’Arsenal possa elaborare la propria transizione dalla fase difensiva a quella offensiva.
Il centrocampo culè funziona che è una meraviglia, con rotazioni costanti e fluidità di movimenti e di palleggio fra un Xavi che sguazza radioso nel Paradiso delle Opzioni di Passaggio e un Busquets elegantissimo col pallone ed estremamente funzionale senza. Sconfessato un altra mio preconcetto: pensavo che con un avversario bravo a ribaltare il gioco come l’Arsenal, le risorse atletiche di un Touré fossero necessarie per correggere quelle situazioni in cui il Barça non riesce a recuperare palla nella metacampo avversaria e deve ripiegare precipitosamente; invece è stata la gestione del pallone da parte blaugrana a dettare legge anche per la transizione difensiva, anche in uno scenario come l’Emirates. Se il Barça riesce a vivere nella metacampo avversaria, allora Busquets si rivela eccellente nell’anticipare e spezzare sul nascere i rilanci degli avversari. Sul “primo pressing” Sergi è fortissimo, e questa sua capacità, unita alle splendide letture di Piqué qualche metro dietro, dà grande tranquillità in partite come questa.

Il dominio del primo tempo giustificherebbe minimo due gol di vantaggio, ma lo 0-1 arriva solo appena iniziata la ripresa. Preciso Ibrahimovic, penosa la linea difensiva dell’Arsenal: Song, inguardabile una volta retrocesso con l’infortunio di Gallas, sabota il fuorigioco, Almunia esce senza un perché quando Ibrahimovic andava sì in fuga, ma da una posizione comunque defilata. Il vantaggio appena acquisito aggrava il torello blaugrana, e visibilmente accesce la frustrazione dei padroni di casa, ancora improponibili in difesa sul secondo gol di Ibrahimovic: sbaglia la difesa a tentare il fuorigioco quando Xavi può verticalizzare a palla scoperta, ma il peggio è che mentre Vermaelen sale gli altri tre restano bloccati e spalancano l’autostrada per Ibra.
La fortuna dell’Arsenal però è che anche il Barça, pensando di aver chiuso tutto, si rilassi un po’: lo dimostra la palla persa a centrocampo da Busquets, fin lì impeccabile, che avvia l’1-2 di Walcott. La velocissima ala destra, appena entrata, caratterizza la rimonta dei Gunners. Non è un giocatore che mi entusiasmi particolarmente, lo trovo un po’monotematico, però se ha lo spazio non lo ferma nessuno, e quello che succede è che il Barça in questa fase finale della partita non si sostiene più come prima sul suo possesso-palla, non ha più il monopolio del ritmo e subisce la velocità dell’Arsenal. Così, costretto un po’ di più nella propria metacampo, Maxwell accusa tutte le sue debolezze nell’uno contro uno: Walcott ha un passo fuori dalla sua portata, ed è su quella fascia che l’Arsenal alimenta le proprie speranze. Cambiano i ritmi e lo scenario tattico, il Barça nell’ultimo quarto d’ora riesce a riproporsi solo in contropiede, ed è la ricerca di maggior velocità negli spazi a motivare l’ingresso di Henry (applauditissimo dai suoi ex tifosi) al posto di Ibrahimovic. La continuità di gioco però nel finale è tutta dell’Arsenal, i blaugrana arrivano col fiatone e incassano il rigore del 2-2 di Fabregas, con annessa espulsione di Puyol per chiara occasione da gol (squalificati sia lui che Piqué per il ritorno). Un vero peccato, però ci si è divertiti.

FOTO: elpais.com

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7 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Non c'è molto da aggiungere. Non so se dirmi deluso dall'Arsenal o sbalordito per quanto proposto soprattutto nella prima mezz'ora dal Barcellona. C'è stato un momento in cui ho quasi gridato: "Qualcuno li fermi, li stanno prendendo a pallonate!". Ora la domanda è: siamo di fronte ad una di quelle squadre pigliatutto che per due-tre anni domina incontestabilmente la vetta del calcio europeo (un Milan sacchiano, insomma), o c'è ancora qualcuno capace di fermarli anche quando si degnano, come ieri sera, di fare sul serio?
Tommaso.

8:52 PM  
Blogger Taymour Zein said...

Alcune domande:
1. Come vedi la gara di ritorno con un Arsenal a cui mancheranno Fabregas e Arshavin, oltre a Gallas e Van Persie e un Barça privo di Iniesta, Piquè e Puyol? Chi vedi favorito?
2. Chi schiereresti come coppia centrale in difesa? Preferiresti un Marquez fuori fuorma o l'arretramento di Tourè come successo in occasione della finale e della semifinale dell'anno scorso?
3. A tuo parere, la partita di ieri non ha dimostrato che con il ritorno di Xavi e una circolazione di palla veloce e fluda, si può trovare profondità anche con Ibrahimovic?
4. Sempre riguardo le assenze, pensi che Abidal possa fronteggiare bene Walcott, che presumibilmente partirà titolare?
5. Messi non ha fatto una prestazione strepitosa a prima vista, ma a mio avviso si è sacrificato molto e ha fatto le cose giuste per la squadra.
Concordi?

12:57 AM  
Blogger Lineadiporta said...

Indubbiamente la prestazione del Barca ha decisamente fatto impazzire tutti gli amanti del bel calcio però,onestamente,non considero l'Arsenal una squadra capace di fronteggiare un "fantateam" del genere.
Con questo non voglio assolutamente sminuire il valore dei Gunners ma credo che in queste partite,sopratutto contro una formazione del genere,servano squadre un pò più "smaliziate" e con giocatori di maggiore esperienza.
Questo non esclude che l'Arsenal possa arrivare in finale(nel calcio nulla è scontato)però resto dell'avviso che per "ufficializzare" il dominio del Barca,anche in Europa,bisogna attendere altri tipi di sfide.

12:27 PM  
Anonymous Anonimo said...

Mi fai un breve ritratto su Pedro Leon (sembra lo abbia preso il Milan), con una tua opinione?

Grazie

Ciao

Luca

7:24 PM  
Blogger valentino tola said...

@ Tommaso
Eh, piano! :-) Anzitutto li ha fermati l'Arsenal, 2-2...
Comunque, è chiaro che la mentalità, il gioco e gli interpreti per segnare un'epoca li ha questa squadra. Ora però vediamo il ritorno, mica così semplice.

@ Taymour Zein

1. La gara di ritorno la vedo dal vivo, ve lo anticipo per dirvi che il blog non verrà aggiornato nella prossima settimana (purtroppo anche il Clasico non lo potrò commentare).

Comunque, credo sia più penalizzato l'Arsenal. A parte le assenze offensive pesanti dell'Arsenal, il Barça più possibilità di rimpiazzare i difensori, mentre l'Arsenal deve improvvisare di più, come mercoledì con Song.
Comunque queste sono le partite che Puyol sente e gioca meglio di tutte, più sono grandi e importanti, per cui non è un' assenza da poco, la soffrirà il Barça non tanto perchè non abbia sostitui potenzialmente all'altezza, ma proprio per le caratteristiche speciali di Puyol.

2. Marquez-Milito. Preferirei sempre affidarmi agli specialisti, quando ci sono. Però Marquez deve giocare da Marquez, non la controfigura vista finora in questa stagione.

3. Xavi dipende sempre dai movimenti dei compagni, dalle opzioni di passaggio che gli dettano. Se Ibrahimovic gli detta opzioni di passaggio migliori, se si muove meglio senza palla, il merito è soprattutto di Ibrahimovic stesso.

4. Meglio di Maxwell. Abidal credo sia uno dei pochi in circolazione con il passo per tenere testa a Walcott, però in appoggio alla manovra è meglio Maxwell (almeno il Maxwell dell'altra sera, il primo convincente con la maglia blaugrana).

5. Concordo. Nel secondo tempo è calato un po', ma nel primo ha fatto la sua parte.

@ facciadicalcio
Concordo sulla poca malizia dell'Arsenal, è da sempre uno dei loro punti deboli. Però ciò non toglie che:
a) poche squadre, forse nessuna nel panorama attuale domina un campo come l'Emirates nella stessa maniera in cui lo ha fatto il Barça, con quello stesso stile e quella stessa proposta.
b) l'Arsenal può comunque fare la sorpresa e passare il turno, ne ha i mezzi.

@ Luca
Su Pedro Leon mi aveva già chiesto Hellas in un commento, io avevo rimandato perchè pensavo di preparare un post tutto su di lui, ma il post è saltato e quindi vuoto il sacco qui.

Pedro Leon è uno dei migliori dribblatori della Liga. è un esterno destro che può giocare anche trequartista centrale, ma non è un rifinitore, è sostanzialmente un solista cui piace cercare la linea di fondo. Il suo dribbling si basa quasi tutto sulla tecnica, sulla capacità di muovere il pallone nello stretto fino a che il difensore avversario non anticipa la mossa, si "tradisce" e scopre il fianco. Questo perchè Pedro Leon, discreto in progressione, non è particolarmente rapido sul breve. Non ha lo spunto esplosivo di Navas e nemmeno la potenza di Joaquin. L'altra caratteristica importante è il piede destro, magnifico nel calibrare i cross e anche sui calci di punizione (uno dei migliori specialisti del campionato), con traiettorie veloci e cariche di effetto. Ha però anche il tocco morbido, sa tirare fuori soluzioni di classe, pallonetti etc.
Un giocatore tecnicamente fortissimo e fisicamente solido (però non è il miglior spagnolo nel ruolo, Navas è sicuramente superiore), in caso di approdo al Milan sarebbe tutto da verificare il suo adattamento dal punto di vista caratteriale.

9:04 PM  
Anonymous Anonimo said...

Grazie per la risposta. Ma avrei ancora qualche curiosità sullo spagnolo.
Applicazione in fase difensiva? Movimenti senza palla? Costanza di rendimento? Esterno d'attacco in un 4-3-3 ce lo vedi? Con il sinistro come se la cava?
Visto che ne parli come di un "solista", immagino che la lettura del gioco e la visione dello stesso, non sia una delle sue migliori qualità. Dico giusto?
Vale i 10 milioni di cui si parla?

Scusa per le tante domande, ma so di farle ad una fonte autorevole.

Grazie ancora

Ciao

Luca

1:44 PM  
Blogger valentino tola said...

Applicazione difensiva: Normale. Recupera la posizione. Giocatore ordinato ma non particolarmente aggressivo. Comunque meglio inserirlo in una squadra che vuole il pallone e pretende di fare la partita. Non è un tornante che fa su e giù e lascia i polmoni in campo, non deve esserlo.

Movimenti senza palla: Si smarca per prendere palla sulla trequarti o per farsi servire largo e partire con l'uno contro. Non cerca praticamente mai il taglio dentro l'area per inserirsi e concludere.

In un 4-3-3? Certo che ci può stare, però devi tenere in conto quello che ho detto prima. Il taglio in area senza palla non lo cerca, non va considerato un' opzione seria per finalizzare l'azione sui cross. Quindi se giochi con un 4-3-3 ti devi premunire con almeno altri due-tre giocatori che attacchino l'area avversaria. Puoi mettere Pedro Leon largo a destra, un centravanti e poi un'ala sinistra che in realtà è un destro che incrocia per cercare la conclusione. Meglio ancora se c'è pure un centrocampista che si butta in area avversaria per l'inserimento. Un Ambrosini calza a pennello quindi. Poi Huntelaar centravanti e Ronaldinho o Pato a sinistra.
Ma probabilmente vedendo i giocatori che ha già il Milan è meglio un 4-4-2.

Lettura del gioco: In realtà non è uno ottuso alla Diego Capel. Semplicemente intendevo dire che non ha un peso così grande nell'elaborazione della manovra, al meno un peso che vada al di là del creare la superiorità numerica palla al piede (hai detto nulla!).
Cioè non è uno di quegli esterni che fanno i registi dalla fascia, come può essere Duda del Malaga, o sempre restando al Milan lo stesso Beckham. Comunque questo non vuol dire che non sappia liberarsi del pallone coi tempi giusti o cercarsi lo spazio opportuno.
Non fa giocare peggio i compagni, non è Zidane ma non è nemmeno Diego Capel, lo ripeto.

10 milioni li vale tutti, anzi per me pure poco di più, una cifra fra i 10 e i 15. Gli hanno fissato una clausola rescissoria troppo bassa al Geta.

4:56 PM  

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