domenica, novembre 26, 2006

Zaragoza/16: la scommessa più affascinante.

Un' estate di grandi cambiamenti l'ultima per il Real Zaragoza, al termine di una stagione che ha promesso, a tratti ha abbagliato (fra gennaio e febbraio soprattutto nelle magiche serate di Copa del Rey), ma alla fine ha lasciato con l'amaro in bocca, piazzamento anonimo in campionato e Copa del Rey sfuggita nella finale con l'Espanyol. Partite pedine ormai storiche come Alvaro, Savio e il gioiello di casa Cani, se n'è andato anche il tecnico Victor Munoz, non proprio amatissimo dall' appassionato (e di bocca buona) pubblico locale, il quale gli ha rimproverato, senza tanto torto, un' eccessiva prudenza e una sottoutilizzazione del buon potenziale a sua disposizione.
Al suo posto la società, che ha visto al vertice l'avvicendamento fra Alfonso Solans e la coppia Eduardo Bandrés-Agapito Iglesias, ha optato per un grande ritorno, quello di Victor Fernandez, solleticando al tempo stesso la nostalgia e la fantasia dei tifosi di casa: con in panchina il giovanissimo, all' epoca, Victor Fernandez, il Zaragoza vinse nel '94 la Copa del Rey e nel '95 la Coppa delle Coppe nella leggendaria finale con l' Arsenal (ricordate il gol da metacampo di Nayim allo scadere?). Una squadra, quella dei vari Poyet, Belsué, Esnaider e Santi Aragon, che allora stupì la Spagna calcistica col suo gioco offensivo e spettacolare.
Spregiudicatezza che da sempre fa parte del bagaglio di Victor Fernandez; ennesima conferma di ciò il modo in cui è stata affrontata quest' estate la pianificazione della squadra: oltre agli intelligenti acquisti di Sergio (e al prestito di Piqué), che ha ovviato alla pesante cessione di Alvaro, dei terzini Juanfran e Diogo, che hanno colmato una lacuna abbastanza evidente della rosa zaragocista, è approdato alla Romareda Andrés D'Alessandro, al cui tentativo di rilancio pareva legata in toto la sostituzione di Cani. Senonché Victor Fernandez, in una chiarissima dichiarazione di intenti, ha preteso come uomo-chiave del suo progetto, oltre che ciliegina sulla torta, Pablo Aimar, la cui rozza liquidazione da parte del Valencia ha fortunatamente trovato subito un altro club pronto a puntare forte sul suo talento.
Sin dall' arrivo di Aimar si è scatenato il toto-formazione, considerando anche l' intenzione esplicita del tecnico di far giocare assieme i due trequartisti argentini più due punte come Diego Milito ed Ewerthon: scartata subito l'ipotesi 4-3-3, nelle prime giornate di Liga la scelta è caduta su un 4-3-1-2 col centrocampo a rombo. Zapater vertice basso davanti alla difesa, Aimar trequartista, Ponzio più bloccato sul centro-destra e D'Alessandro che, partendo dal centro-sinistra, godeva di una libertà di movimento pressochè totale, scambiando la sua posizione con quella di Aimar.
Dopo che però nelle prime 5 giornate i gol incassati erano già 8 e i risultati altalenanti, Victor ha preferito cambiare modulo: con il rombo e gli spostamenti di D'Alessandro e Aimar troppo spesso restavano 4 giocatori oltre la linea del pallone, Zapater rimaneva abbandonato in mediana e la difesa di conseguenza soffriva da matti, tra l'altro molto esposta sugli esterni, con un solo giocatore effettivo per fascia.
Quindi ne è scaturito un ripiegamento su un 4-4-2 molto più marcato, con il "quartetto magico" sempre presente, ma con Aimar a sinistra e D'Alessandro sulla destra e soprattutto Zapater affiancato da un altro centrale di sostanza come Celades, al posto di un Ponzio né carne né pesce. Squadra un po' più quadrata e risultati che arrivano eccome, Zaragoza che risulta la squadra migliore del mese di Ottobre e si trova ora al quarto posto con 22 punti, a quattro dal Barça capolista.
Come nelle previsioni più ottimistiche, anche se i risultati non devono certo nascondere un problema evidentissimo, e ancora non risolto, di questo primo Zaragoza, e cioè l'incostanza. Tremenda incostanza (che fa parte del DNA dello stesso Victor Fernandez: grande, come ricordato prima, ai suoi esordi aragonesi, ottimo alla guida del Celta, ma anche fallimentare al Tenerife e molto deludente col Betis e col Porto, nella sua unica esperienza all' estero) che quasi in ogni partita ha fatto vedere due Zaragoza completamente diversi nel corso degli stessi 90 minuti: è successo nella partita col Villarreal e in quella col Levante, contro il Betis, l'Atlético Madrid e anche nell'ultima sfida col Nàstic: lunghe fasi in cui non si tocca palla e l'avversario spadroneggia e altrettanto lunghe fasi in cui è il Zaragoza a dominare la partita e a fare le cose per bene.
In questo senso il punto di riferimento deve essere rappresentato dal primo tempo col Betis, davvero eccellente: Aimar e D'Alessandro partono dalla fascia inversa rispetto al loro piede, uno da sinistra e l' altro da destra, e a turno si accentrano sulla trequarti per combinare con le due punte. Fondamentale quindi, per aprire il campo, diventa una spinta costante da parte dei due terzini, unici specialisti autentici delle fasce. La fase difensiva deve cominciare col pressing dei due attaccanti, che ha l'obiettivo di disturbare il rilancio avversario e rendere facile il recupero del pallone ai mediani Zapater e Celades oppure ai centrali Milito e Sergio, che tengono la linea di difesa molto alta e giocano sull' anticipo. L' obiettivo è restare il più possibile nella metà campo avversaria, per convinzione del tecnico e perché per reggere una squadra così offensiva occorre recuperare il pallone quanto prima e più avanti possibile.
Finora uno dei dati più positivi è stato l' impegno e la dedizione alla causa, dato che anche nei momenti in cui il Zaragoza non riesce a fare il suo gioco e viene costretto a ripiegare, i giocatori mostrano il massimo impegno e la massima dedizione alla causa, stringendo i denti e rincorrendo gli avversari. Il sacrificio da parte di tutti, solisti offensivi in primis, è una condizione indipensabile per rendere equilibrata e competitiva una squadra teoricamente così sbilanciata.

DIFESA

I gol totali incassati fino ad adesso sono 14, bilancio non esaltante ma tutto sommato accettabile (soprattutto dopo il passaggio al 4-4-2 che col doppio centrale ha assicurato un miglior filtro del centrocampo), vista la filosofia generosa del progetto. E in una squadra a trazione anteriore, è una bella assicurazione poter disporre di una coppia di centrali come quella formata da Sergio e Gabriel Milito, sicuramente una delle migliori della Liga: Sergio Fernandez silenziosamente si sta affermando come uno stopper di grande affidabilità, lento e privo della reattività di Alvaro (e questo con la difesa alta può creare qualche problema), ma con una concentrazione e una regolarità superiori a quella di altri centrali molto più eleganti e pubblicizzati di lui. Fisicamente imponente, forte di testa, ottimo nel tackle, il suo è stato un inizio davvero convincente, così come quello di Gabi Milito il quale, sebbene non abbia mai persuaso granchè nelle sue apparizioni con la nazionale argentina (ultima delle quali l'amichevole con la Spagna, brutta figura sul fianco sinistro della difesa albiceleste assieme ad Arruabarrena), nel suo club resta leader indiscusso del reparto arretrato, che da anni guida con carisma e notevolissimo senso della posizione e dell' anticipo.
Dietro i due centrali titolari scalpita uno dei gioielli del calcio spagnolo, ovvero Piqué, recente campione d'Europa Under 19 arrivato in prestito dal Manchester United. Sir Alex Ferguson ci ha visto giustissimo, come no (ahia, questo Barça che prima si fa fregare Cesc, poi Piqué e ultimamente anche Fran Mérida, uno degli ultimi talenti della cantera blaugrana, un regista mancino approdato anch'esso all' Arsenal), e in poco tempo, giusto quello necessario per farlo maturare, spera di avere il suo Terry d' importazione. Personalità non comune per la sua età (che lo porta talvolta a confidenze eccessive), impressionanti potenzialità nel gioco aereo, Piqué finora ha giocato le poche volte in cui uno dei due centrali titolari era assente, ma ha avuto modo di farsi già apprezzare parecchio, andando tra l' altro in gol già in due occasioni, a Vila-Real e contro il Nàstic nell' ultimo turno. Altri rincalzi per il centro della difesa sono il canterano Chus Herrero e César Jimenez.
Le fasce erano uno dei punti deboli l'anno scorso, con Ponzio adattato a terzino destro e il mediocre Toledo sull'altra fascia, quaindi si è deciso di intervenire, privilegiando giocatori in grado, oltre che ovviamente di difendere, di supportare con continuità l'azione d'attacco. Quindi, dopo la grigia esperienza olandese, si è puntato sul rilancio di Juanfran, terzino sinistro che non mi ha mai fatto impazzire (soprattutto per certe sue ingenuità difensive), ma che ha una sua utilità in fase offensiva, come aveva mostrato soprattutto nella sua esperienza al Celta. A destra si sta rivelando un'acquisto sicuramente azzeccato Diogo, cosa della quale mi rallegro, dato che l'ho trovato un po' troppo sottovalutato e disprezzato dal Real Madrid, nonostante sia attualmente molto meglio di Salgado. Diogo, senza essere esempio di raffinatezza o di alta strategia calcistica, è un giocatore che ti copre tutta la fascia, e questa è già una grande comodità: generosissimo, presente in copertura e sempre pronto a dare una mano all' attacco con le sue progressioni davvero poderose. Grande la sua prestazione al Camp Nou.
Per eventuali alternative Victor Fernandez non ha grande possibilità di scelta (anche a causa dell' infortunio che, ad inizio campionato, ha compromesso la stagione del fedele Cuartero) e si deve un po' ingegnare, riproponendo Ponzio terzino quando manca Diogo (come domenica scorsa col Nàstic) o ricorrendo al veterano (33 anni ) Aranzabal per la fascia sinistra. A causa di questa scarsità, la società sta pensando ad eventuali nuovi innesti per Gennaio, e il nome più gettonato in tal senso è attualmente quello del 19enne Carlinhos del Santos, terzino sinistro ultra-offensivo recentemente convocato da Dunga nell' ultimo impegno amichevole del Brasile contro la Svizzera.

CENTROCAMPO

Dal 4-3-1-2 al 4-4-2, la costante resta Zapater, già insostituibile per la sua grande maturità tattica. Ormai va preso seriamente in considerazione in chiave nazionale maggiore, dato che rappresenta il miglior centrocampista difensivo spagnolo assieme ad Albelda. Anche il Valencia infatti, prima che rinnovasse il contratto col Zaragoza, ci aveva fatto un pensierino, coerente con la sua ragionata linea autarchica degli ultimi tempi. Dotato di minor prestanza fisica ma di maggior intelligenza tattica e migliori doti di palleggio rispetto ad Albelda, col cambio di modulo ha trovato un partner adeguato in Celades, che non è certo un giocatore formidabile ma discretamente continuo ed efficace sia nel fare filtro che nel rilanciare.
Gli acciacchi ripetuti però hanno spesso costretto il centrocampista ex Barça e Madrid ad abdicare dall' undici titolare (anche domani col Celta, Celades non ci sarà) e Victor Fernandez ha dovuto così scegliere al' occorrenza fra due possibili opzioni: Movilla, che dei centrocampisti è con quello con maggiori doti da regista, ma che invero ha convinto molto poco quando è stato chiamato in causa (orrenda la sua prova contro l'Atlético e mediocre l'ultima col Nàstic), mostrando una lentezza spesso insostenibile e numerose incertezze in copertura; il jolly Ponzio (anche terzino destro, come visto prima), maggiormente solido e completo rispetto a Movilla, anche se paradossalmente un po' sfavorito da quello che è proprio il suo principale punto di forza, cioè la polivalenza, che non lo fa andare oltre una semplice dimensione di "tappabuchi".
Ora spazio alla magia, Aimar e D'Alessandro. Il "Cabezon" è arrivato in Spagna, dopo l' intermezzo col Portsmouth, divorato dall' ansia di rivalsa dopo la tragica esperienza del Wolfsburg, che ha fatto perdere molto molto tempo e slancio alla sua traiettoria. In questo primo scorcio di Liga sta ampiamente dimostrando che in un contesto molto più favorevole a giocatori con le sue caratteristiche, ha tante belle cose da dire.
Partenza bruciante (con un leggero calo nelle ultime partite), complessivamente più continuo di Aimar finora. Il sinistro arcuato, la "boba", gli assist millimetrici ci sono tutti, ma è piaciuto anche e soprattutto il suo impegno, anche in ripiegamento, fermi restando i nei di una tenuta atletica scarsissima durante i 90 minuti e di un nervosismo nei confronti degli arbitri eccessivo nelle sue manifestazioni e rischioso dal punto di vista disciplinare. Zero gol finora in Liga per lui, due invece in Copa del Rey nelle due partite con l'Hercules.
Aimar è teoricamente l'uomo simbolo del nuovo progetto, si è sentito desiderato (Victor Fernandez ha detto:"quando prende palla Aimar, il mio compito è finito") e questo è ciò che può fare la differenza con un giocatore come lui. Se il suo talento viene incentivato e non costretto (e se gli infortuni lo risparmiamo), ciò che rimane è il genio è in tutta la sua evidenza. Finora non ha ancora potuto far vedere il meglio, anche per alcuni acciacchi che ne hanno pregiudicato la continuità d'impiego, però alcuni lampi hanno già abbagliato, ad esempio lo slalom nell' area del Betis e il tiro da fuori che ha sbloccato il risultato col Nàstic.
Ma il Zaragoza oltre ai due argentini può contare su un interessante batteria di trequartisti come possibili alternative per le fasce a centrocampo (che hanno finora trovato abbstanza spazio con le assenze di D'Alessandro e soprattutto Aimar): Oscar, fondamentale variante tattica perché è l'unico dei centrocampisti abile, molto abile, nell' inserimento senza palla (tre gol finora per lui, uno dei quali è valso i tre dorati punti rubacchiati al Vicente Calderon) e perché quando serve può dare un maggiore apporto di dinamismo, anche in copertura, senza far perdere potenziale offensivo alla squadra; Lafita, canterano longilineo ed elegante con buoni margini di miglioramento; Longas, giovane poco utilizzato finora, ma del quale si parla in termini davvero lusinghieri (l'ho visto pochissimo giocare, per cui posso solo riferire i commenti che lo descrivono come un giocatore che nello stile ricorda un Xavi o un Iniesta).

ATTACCO

Già l'anno scorso aveva sbalordito l'affiatamento della coppia Ewerthon-Diego Milito, una delle coppie d'attacco, se non la coppia in assoluto, meglio assortite dell' intera Liga. Su Diego Milito c'è ben poco da dire: regolarità sbalorditiva (8 golletti finora) che lo rende quasi noioso. Credo che purtroppo questo sia un caso di giocatore clamorosamente sottovalutato. Infatti a Milito non manca nulla: in area di rigore arriva quasi sempre per primo, sa svariare sulle fasce e dialogare con i compagni ed è pure veloce in contropiede, però ci sono altri attaccanti meno completi eppure molto più reclamizzati rispetto a lui. Non vorrei giocasse a suo sfavore il fatto che in Italia è passato per la Serie B: sarebbe una cosa davvero stupida, eppure il sospetto viene se si pensa che prima di andare al Zaragoza era indiziato come possibile "quinta punta" dell' Inter. Mah…
Ewerthon quest'anno non sta ancora avendo un rendimento all' altezza di certe prestazioni magiche dell' anno passato, e in attesa che il brasiliano possa tornare a fare stragi in profondità con la sua velocità elevatissima, è emerso prepotentemente Sergio Garcia, che sembra sulla via della completa maturazione. Grande vivacità per l'attaccante di scuola Barça, che fa tantissimo movimento e crea molte occasioni da gol per i suoi compagni, con i suoi continui scatti e con il suo pungente uno contro uno.

PROSPETTIVE

Dal sesto al quarto posto, tutto è possibile: più plausibile l'UEFA, ma converrà seguire da vicino le evoluzioni del Valencia, che se proseguisse nel suo momento negativo potrebbe diventare un concorrente addirittura per i preliminari di Champions. Bisogna però pensare che è già capitato in passato a squadre di Victor Fernandez di iniziare col botto e calare poi inesorabilmente, per cui bisognerà fare la massima attenzione e continuare a lavorare sodo, ancora di più con una squadra che a tutt'oggi non riesce a disputare tutta una partita sullo stesso buon livello, anche se certi sprazzi offensivi si possono, e già in alcuni casi lo sono stati, rivelare decisivi.

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