domenica, marzo 04, 2007

VENTICINQUESIMA GIORNATA: Sevilla-Barcelona 2-1: Ronaldinho 13’ (B); Kerzhakov 39’ (S); Daniel Alves 61’ (S).

Al minuto ventotto la Liga pareva già assegnata (lo so, avevo detto che questa partita non sarebbe stata decisiva, ma passa comunque una bella differenza fra l’ attuale +1 del Sevilla e il potenziale +5 del Barça): già sullo 0-1 per il Barça, fallo di Aitor Ocio su Ronaldinho, chiara occasione da gol, rigore ed espulsione per il centrale sivigliano. Ronaldinho va sul dischetto, compie il suo rituale, ma spara centrale, permettendo a Palop, tuffatosi alla sua destra, di respingere coi piedi. E’ solo l’ inizio di una serie di colpi di scena clamorosi (alla fine sarà il Sevilla a godere della superiorità numerica, viste le espulsioni di Giuly e Zambrotta), nella gara sicuramente più ricca ed appassionante giocata finora in questa Liga.
Il rigore fallito da Ronaldinho è la fotografia che meglio rappresenta ad oggi questa stagione del Barça, la stagione delle occasioni sprecate e dei conti lasciati in sospeso. Il trofeo intercontinentale resta un tabù, in Liga, con un numero di opportunità ormai incalcolabile già avute a disposizione, non si piazza mai l’ allungo decisivo, in Europa si grazia il Liverpool quando è ormai alle corde e ci si consegna alla sua reazione… Quella di ieri poi, anche se non è stata giocata male e ha proposto altri spunti tattici interessanti, è l’ ennesima sconfitta stagionale contro un’ avversaria di pari grado (ma questo non è uno svantaggio nella Liga, finchè il Barça mantiene un rendimento superiore rispetto alle sue avversarie contro le piccole-medie squadre).
Al di là delle deficienze del Barça, va detto però che poche squadre possono contare su una convinzione e una carica agonistica tali da ribaltare una situazione così (apparentemente) compromessa, e il Sevilla è tra queste. Anzi, rappresenta quasi un archetipo di questo tipo di squadre, trascinata da giocatori come Daniel Alves per i quali l’ utilizzo dell’ aggettivo “eroico” non rappresenta uno spreco di retorica. Mai e poi mai Valencia e Real Madrid sarebbero state capaci di interpretare una partita in questa maniera. Dimostrata ampiamente la propria maturità, il Sevilla è prontissimo, a tredici giornate dal termine, a lanciarsi verso quella che sarebbe la prima Liga della sua storia.

Dopo che la sua squadra aveva dimostrato di soffrire parecchio catenacci (Mallorca, Real Sociedad e Betis ad esempio) che le impongono ritmi più bassi e la costringono ad elaborare maggiormente il gioco a centrocampo (non proprio il punto forte del Sevilla), Juande Ramos sperava che un avversario dalle vedute aperte come il Barça potesse permettere ai suoi di riproporre quel gioco fatto di pressing e transizioni ultraveloci che ha costruito le fortune recenti del Sevilla. Invece Rijkaard dopo Zaragoza sorprende ancora una volta, esibendo una flessibiltà insospettabile fino a pochi giorni fa.
Stavolta sceglie un 5-4-1, un’ evoluzione più prudente ed attendista del 3-4-3 della Romareda, intelligentemente adattato alle caratteristiche del Sevilla. Marquez arretra nella posizione di libero, Oleguer e Puyol si dividono Kerzhakov e Kanouté, Zambrotta a destra e Gio a sinistra hanno il compito, aiutati all’ occorrenza dallle coperture dei centrali e dai raddoppi di Giuly e Messi, di aggredire e togliere profondità ai “pericoli pubblici numeri uno” Adriano e Navas, costringendoli se possibile a ripiegare. Xavi e Iniesta fanno coppia a centrocampo, mentre Ronaldinho rimane a fare il punto di riferimento là davanti.
Come il Zaragoza in coppa, anche il Sevilla rimane spiazzato nelle fase iniziali della partita. Soffocato sulle fasce e con Kanouté sotto controllo, perde i suoi punti di riferimento. Il Barça controlla ampiamente il gioco, fa girare la palla con grande pazienza e colpisce alla prima occasione. Zambrotta è colui che meglio di tutti interpreta la propria funzione all’ interno del nuovo modulo, abilissimo ad appiccicarsi ad Adriano e, in fase di possesso, ad aggiungersi al centrocampo ribaltando il gioco con le sue sovrapposizioni. Proprio da una sua incursione, su lancio profondo di Oleguer, nasce l’ azione del vantaggio: Zambrotta arriva sul fondo e imbecca con un magnifico cross Ronaldinho, il quale, solo al centro dell’ area, può comodamente prendere in controtempo Palop col suo colpo di testa.
Al di là della contabilità delle occasioni, la superiorità blaugrana pare evidente, e il Sevilla può reagire solo con le sue inesauribili scorte di volontà e col talento individuale dei suoi, su tutti lo stellare Dani Alves (probabile acquisto del Barça la prossima estate. Olè! nota del redattore imparziale), l’ unico impossibile da controllare per il Barça, che da solo fabbrica le occasioni della sua squadra, come quando ubriaca Messi e Gio e serve un pallone al centro per Kerzhakov, che però non ci arriva in scivolata. Subito dopo quest’ azione (preceduta a sua volta da un colpo di testa di Poulsen salvato sulla linea da Iniesta e da un cross pericoloso di Navas che attraversa tutta l’ area di Valdés) però il Barça ha il match point a disposizione: Poulsen fornisce un retropassaggio troppo corto, Ronaldinho intercetta e brucia Aitor Ocio rimasto a mezza strada. Rigore, espulsione, Palop para e la partita ha la sua svolta decisiva, in quanto il pericolo appena scampato infonde nuova linfa al Sevilla, ora talmente gasato da sovvertire il dominio blagrana. Alves è il solito capotribù, sfonda centralmente e serve Kerzhakov, che con un movimento da grandissimo centravanti pareggia i conti.

Il Sevilla nel frattempo si è sistemato con un 4-3-2 d’ emergenza, arretrando Poulsen in difesa e lasciando il solo Martì (subentrato all’ infortunato Renato) come barriera, rivelatasi poi efficientissima, nel mezzo. Anche per questo Rijkaard decide nel secondo tempo di avanzare Marquez e tornare al canonico 4-3-3, in modo da sfruttare meglio la superiorità numerica acquisita a metacampo. Sevilla tutto dietro, Barça che torna a fare la partita, sfiora l’ incrocio con una conclusione velenosissima di Xavi, impegna Palop con una botta di Messi, ma è il Sevilla a colpire: palla persa da Messi, contropiede e fallo preziosissimo guadagnato da Kerzhakov al limite dell’ area blaugrana. Punizione battuta da Alves, la cui traiettoria, diretta sul suo palo, viene intuita da Valdés, ingannato però all’ ultimo da una leggera quanto decisiva deviazione con la schiena di Xavi.
Barça sotto shock, perde ogni vantaggio perché subito dopo la mazzata di Alves arriva anche il cartellino rosso, letteralmente inventato, per Giuly, che ristabilisce la parità numerica. Rijkaard inserisce lo spauracchio Eto’o, per Marquez, e Saviola, per Messi, ma se il 4-2-3 che disegna con questi cambi è già piuttosto improvvisato, figurarsi con l’ espulsione, questa sì cercata, di Zambrotta (entra con la falciatrice, si prende il giallo, insulta l’ arbitro e imbocca quindi gli spogliatoi), che riduce la reazione dei blaugrana nella parte finale a una sorta di lancio della monetina, con azioni prive inevitabilmente di ogni coordinata, totalmente aggrappate all’ ispirazione dei singoli o alla speranza in qualche episodio favorevole (e fa male Rijkaard, una volta in 9, a togliere Ronaldinho per inserire Edmilson).
Spazi che si moltiplicano nel finale per il Sevilla, che cerca e sfiora il colpo di grazia che potrebbe tra l’ altro pareggiare la differenza reti negli scontri diretti (ricordiamo, 3-1 al Camp Nou e 2-1 ieri: il Barça mantiene la differenza reti a favore, cosa che si rivelerebbe determinante in caso di arrivo a pari punti delle due squadre). Puerta sfonda in velocità, ma Kanouté si mangia un gol incredibile a porta vuota, così come Daniel Alves, che prima fallisce con un tocco d’ esterno davanti a Valdés un po’ troppo sufficiente e poi scaraventa un destro sulla traversa al termine di una triangolazione con Kanouté.


SEVILLA (4-4-2):

Palop: Decisivo. Ronaldinho un po’ glielo tira addosso, ma bisogna pur sempre essere in due. Ottima parata su Messi nel secondo tempo, in generale, dopo essere parso al Valencia un po’ l’ eterno secondo di Canizares, ha guadagnato parecchie posizioni in queste due stagioni in Andalusia. La candidatura alla nazionale proposta da molti non è assolutamente un’ idea peregrina (se non fosse che in lista d’ attesa c’ è anche Valdés). Voto: 7.
Daniel Alves: Il Sevilla non ha nessun problema se gli espellono un giocatore, perché con questo tizio in campo avrà sempre e comunque una superiorità numerica reale. L’ ho già detto, definirlo il miglior terzino destro del mondo è sin troppo riduttivo, perché gioca dappertutto. Chiude, ringhia, sgomita (sin troppo: è un giocatore insopportabilmente subdolo e scenoso), conclude le azioni che lui stesso incomincia. A mille all’ ora senza mai perdere la lucidità e la qualità nelle sue giocate, si fa perdonare ampiamente la disattenzione sul gol del Barça (è colpa sua, si attarda al momento dello scatto di Zambrotta e non esegue la diagonale al centro dell’ area su Ronaldinho). L’ anima, gente come lui dà un senso a questo gioco. Voto: 7,5.
Aitor Ocio: Sostituto dell’ infortunato Javi Navarro, è un po’ la vittima sacrificale, la sua espulsione a posteriori è servita da molla per la riscossa. Il retropassaggio di Poulsen è troppo corto, rimane a metà strada e purtroppo per lui Ronaldinho ha già deciso la sua sorte. Voto: 5.
Dragutinovic: Un po’ in difficoltà all’ inizio, come tutti i suoi compagni, si riprende col passare dei minuti. Voto: 6.
David: Impeccabile nella fase difensiva, dove è uno dei migliori terzini della Liga. Sempre puntuale sulle diagonali di Giuly e i palloni filtranti. Voto: 6,5.
Jesus Navas: Sottotono come Adriano, fa solo da spalla per Alves, ha un pallone buono nel primo tempo, ma il suo cross, forse un po’ fuori misura, non trova nessuno. Voto: 5,5.
Poulsen
: Ha una buona metà della responsabilità nel patatrac che origina il rigore di Ronaldinho. Dopo l’ espulsione di Aitor Ocio, va a fare il difensore centrale (gli è già capitato altre volte in questa stagione) con apprezzabile diligenza. Voto: 6.
Renato: Il centrocampo è tutto del Barça nelle fasi iniziali, quindi sia lui che Poulsen non la vedono. Neutralizzato Kanouté, perde una sponda per i suoi inserimenti e tutt’ al più porta qualche pallone. Problemi fisici lo costringono a lasciare il campo. Voto: s.v. (dal 36’ p.t. Martí: Magnifico, il migliore in campo dopo Alves. Occupa praticamente da solo tutta la fascia centrale del centrocampo, preziosissimo nell’ interdizione e sempre lucido nel rigiocare il pallone. Voto: 7.)
Adriano: In dubbio nei giorni precedenti alla partita, uno degli avversari più temuti dal Barça alla vigilia, Zambrotta però lo contiene bene, a parte qualche situazione in cui non si può non concedere qualcosa alla sua velocità (bellissima un movimento nel primo tempo, fa finta di venire incontro e poi lascia dietro Zambrotta sul passaggio in profondità). Voto: 6. (dal 18’ s.t. Puerta: Già a Montecarlo si era divertito ad affondare il contropiede, anche stavolta fa i suoi danni, nel finale procura una palla ghiottissima a Kanouté che però la sciupa a porta vuota. Un giocatore che mi piace tantissimo, ha corsa, sacrificio e duttilità tattica, ma non è assolutamente lineare, potendo disporre di un repertorio di finte e cambi di direzione assai imprevedibili. Voto: 6,5.)
Kanouté: Protagonista un po’ mancato. Annullato dai tre centrali del Barça nei primi 45 minuti, ha una palla buona ad inizio secondo tempo ma Valdés è bravo ad andargli subito addosso. Si mangia il gol del 3-1 allo scadere. Ho letto giudizi molto positivi sulla sua partita (in particolare sul fatto che nel secondo tempo si sarebbe sacrificato a centrocampo, ma in realtà le punte son restate due, come in 11 contro 11), ma a me non è piaciuto, poco efficace sia come perno dell’ attacco che come finalizzatore. Voto: 5,5.
Kerzhakov
: Grande partita di un grande attaccante, inevitabilmente destinato a sottrarre il posto a Luis Fabiano, del quale è più veloce e completo, ancora più adatto allo stile di gioco del Sevilla (e si capisce perché Juande abbia insistito tanto per averlo). Grande dinamismo, velocità, movimenti intelligenti e ficcanti, un gol da specialista, difende palla da Marquez (un po’ leggero nella marcatura a dire il vero), fa perno sul destro e si gira con un sinistro radente e imparabile. Voto: 7. (dal 30’ s.t. Alfaro: Juande lo inserisce per aggiungere veleno, fra le linee, ai contropiedi. Voto: s.v.)

In panchina: Cobeño, Escudé, Duda, Chevantón.


BARCELONA (5-4-1):

Valdés: Non ha nessuna colpa sul gol, come invece potrebbe sembrare a una prima occhiata. La deviazione della barriera è traditrice. Voto: 6.
Zambrotta: Un peccato. Conferma ancora una volta di essersi ambientato al meglio e di aver trovato la forma ottimale, ma rovina tutto con quella stupidissima espulsione, per non aver saputo controllare i nervi e la lingua. Buona partita difensiva su Adriano e sganciamenti intelligenti ed efficaci, come quello del gol. Un altro cross al bacio, dopo quello per il gol di Deco al Liverpool. Voto: 5,5.
Oleguer: Regolare, come suo costume. Voto: 6.
Marquez: Libero nel primo tempo, pivote nel secondo. Non sbaglia la condotta generale, ma nell’ occasione puntuale del gol di Kerzhakov è troppo molle, lasciando al russo lo spazio per girarsi. Voto: 5,5. (dal 24’ s.t. Eto’o: Trova quasi subito la squadra in nove, può fare assai poco, al massimo mettere, col semplice richiamo della sua presenza, più pressione alla difesa avversaria, come nell' occasione in cui Puerta si impappina in una chiusura dentro l’ area di rigore e lui quasi ne approfitta. Nel finale, quando potrebbe alzare la testa e tentare l’ uno contro uno o cercare un compagno, sbaglia a tirare in maniera affrettata da una posizione peraltro defilata. Voto: s.v.)
Puyol: Senza sbavature, sarebbe strano il contrario, rapido e concentratissimo come sempre. Voto: 6,5.
Gio: Inutile in fase offensiva, un budino in quella difensiva, soprattutto quando lo affronta Alves, più che Navas, il suo teorico avversario diretto. Voto: 5.
Giuly: Molto utile nel coordinare i suoi movimenti con quelli di Zambrotta, in fase difensiva quando raddoppia su Adriano, e in fase offensiva quando taglia verso il centro e lascia la fascia libera per le sgroppate del compagno. E’ pero poco incisivo, David è molto bravo ad anticipare le sue intenzioni. Nel secondo tempo Rijkaard inverte la sua posizione con quella di Messi, e lui va a sinistra, scelta poco fruttifera perché così si trova più chiusa la strada per andare sul fondo. Espulsione inconcepibile la sua, accenna appena appena una reazione su Alves, nulla più. Voto: 5,5.
Xavi
: Orchestra bene nel primo tempo, prova qualche passaggio in profondità dei suoi, soprattutto verso Giuly, ma la difesa del Sevilla stringe sempre bene. Sfiora il gol nel secondo tempo: quando calcia con quell’ inclinazione e quella coordinazione è pericolosissimo, sorprende che non lavori di più su quest’ aspetto, dovrebbe cercare maggiormante il gol. Voto: 6.
Iniesta: Deludente. Fa il centrale puro, mostra ancora una volta una grande predisposizione ai lavori di copertura (nonostante il fisico, è tenace ed appiccicoso), ma nella fase creativa, il suo pane, non offre idee rilevanti. Voto: 5,5.
Messi
: Quella con Dani Alves è la sfida più affascinante della serata. Non gioca proprio male, ma la perde nettamente. Pochi dribbling riusciti e in zone non particolarmente importanti. Tenta fin troppo l’ uno contro uno, anche quando vicino alla sua area dovrebbe andare più sul sicuro. Perde il pallone che avvia il contropiede della punizione del 2-1. Voto: 6 (dal 26’ s.t. Saviola: Cerca il dialogo con Eto’o, senza troppo successo. Voto: s.v.).
Ronaldinho: Come per Zambrotta, un episodio determinante come quello del rigore macchia una partita abbastanza buona. Segna di testa, non è la prima volta quest’ anno. Ha un buono stacco, si è accorto che ci deve lavorare di più e infatti i calci di punizione laterali e i calci d’ angolo non li batte più lui (ma Deco oppure Xavi), preferendo andare a staccare dentro l’ area. In molti momenti della partita fa il centravanti-boa, proteggendo il pallone e favorendo gli inserimenti dei compagni. Voto: 6. (dal 34’ s.t. Edmilson: Rijkaard lo inserisce dopo l’ espulsione di Zambrotta per mantenere almeno una parvenza di equilibrio, ma Ronaldinho non andava tolto. Voto: s.v.)

In panchina: Jorquera, Sylvinho, Ezquerro, Gudjohnsen.


Goles: 0-1 (13'): Ronaldihno remata de cabeza; 1-1 (39'): Kerzhakov, de un bonito zurdazo; 2-1 (61'): Alves acierta en un lanzamiento de falta.
Árbitro: González Vázquez, del Colegio Gallego. Expulsó con roja directa a Ocio (28') y a los barcelonistas Giuly (62') y a Zambrota por doble amonestación (76'). Amonestó a Márquez (43'), Etoo (77') y Alfaro (78').
Incidencias: Sánchez Pizjuán. 45.000 espectadores llenaron el estadio sevillista.

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5 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Siamo Giocati ancora con il 3-4-3,e habbiamo cominciato bene,ma il calcio di rigore sbagliato per Ronaldinho ha condizionato troppo la partita,che finalmente ha vinto il siviglia,e non si puo fare piu che guardare avanti al Liverpool...la lega é totalmente aperta.

Saluti da Vito Corleone

Mi blog:
http://www.eldesenmascarador.blogspot.com

6:59 AM  
Anonymous Anonimo said...

Per me, il cinismo in una squadra di calcio non è una caratteristica negativa (cosa che invece credi tu, da quanto ho capito).
E' chiaro che se per "squadra cinica" si intende una formazione ultra-catenacciara, che sta 90' minuti in difesa e vince 1-0 con un tiro e un gol, allora ok.
Ma questo vuol dire proporre un anti-calcio; e non essere cinici.
Essere cinici forse significa non gettare al vento troppe occasioni da gol, avere attaccanti concreti, poco farfalloni sotto rete (alla Reyes...), ecc ecc.
Per capirci, se il Barcellona fosse più cinico vincerebbe diverse partite 7-0, vista la grande quantità di palle-gol che crea.
E non mi sembrerebbe caratteristica negativa.. :)

2:25 PM  
Blogger valentino tola said...

Esatto Marco, lo intendo proprio come spieghi tu. Lo intendo così perchè specialmente da noi si tende ad elogiare le squadre che vincono giocando male, un concetto tipicamente "italianista". Si dice "eh, se vincono anche giocando male, son proprio forti". Io non ammiro mai la squadre che giocano male, è chiaro poi che se uno è concreto e non spreca le occasioni che crea merita gli elogi del caso.
E' la filosofia che c'è dietro gli elogi del cinismo che non mi piace.

P.S.: A dire il vero il Barça quest' anno in alcune partite ha sofferto proprio il fatto di non riuscire a creare tante occasioni. Molto possesso-palla, ma poche delle sue classiche accelerazioni.

2:46 PM  
Blogger Cristian Pulina said...

Senza Eto'o siamo un 50% meno forti...e facciamo la mettá di palle-gol che l'anno scorso,perche lui ha una velocitá ed una qualitá incredibile,e ancora adesso cominciamo a giocare...a Marzo...

Lo ha detto Galeone in gennaio,che il barcellona quasi non si allena...questo e tutto vero...dopo vincere la champions,habbiamos bassato il piede sul aceleratore...ma ancora credo pienamente in nostra squadra.

Saluti amici.

7:14 PM  
Blogger valentino tola said...

Sì, Eto'o dà una profondità eccezionale al gioco.
C'è stato un rilassamento, in troppe partite, anche decisive (sabato, col Liverpool, anche con l' Internacional), son mancate la cattiveria e la tensione giusta. Temo poi che la preparazione sia stata sbgliata.

7:38 PM  

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