Altro successo per l’ Under 19.
Come per l’ Argentina il Mondiale Under 20, per la Spagna è un po’ il giardino di casa questo Europeo Under 19. Negli ultimi 6 tornei disputati, 4 vittorie (2002 con Reyes, Torres e Iniesta, 2004 con Sergio Ramos e Silva, 2006 con Piqué e Mata, infine 2007). Vittoria anche in quest’ ultima occasione, nonostante la rosa (menomata anche dalle assenze di giocatori eleggibili ma impegnati con l’ Under 20 come Mata, Bueno, Adrian, Sunny e Diego Capel) sia probabilmente la meno dotata fra tutte quelle vincitrici negli ultimi anni, e nonostante un gioco certo non molto brillante. I momenti di gioco gradevoli (soprattutto contro il Portogallo e nella prima mezzora con la Francia) son stati sovente vanificati da un attacco sterile (Aaron crea, Nsue distrugge), ma la Spagna ha saputo comunque reggersi su un collettivo più che mai coeso e su un’ eccellente fase difensiva, solo 1 gol subito (però 4 gol fatti in 5 partite sono una vera miseria).
Il cammino
La prima gara del girone è con i padroni di casa dell’ Austria: gioco mediocre, centrocampo un po’ piatto e appesantito nella sua azione, così per risolvere la gara ci si deve affidare all’ estro del Deus ex-machina Aaron Ñíguez, che con due spunti tanto isolati quanto devastanti porta a casa la vittoria: prima fugge sulla sua fascia, la sinistra, e serve Azpilicueta per l’ 1-0, poi va in gol da solo con un’ azione memorabile: spalle alla porta, controlla si gira entra in area inventa un sombrero la palla non tocca mai terra e finisce nel sacco con un sinistro angolato sul secondo palo: da non credere ai propri occhi.
La partita col Portogallo è la migliore in termini di qualità di gioco, ma non viene premiata dai tre punti: la Spagna domina il campo, passa con Aaron su rigore, sciupa sin troppe occasioni, ma paga una disattenzione su calcio piazzato con l’ 1-1 del capitano portoghese Carriço.
Nell’ ultima del girone con la Grecia, alle due squadre basta il pareggio per qualificarsi entrambe, e questo come si può immaginare mette su un chiaro sentiero la partita. Per un’ ora comunque si gioca sul serio: all’ iniziale controllo spagnolo subentra nel secondo tempo il predominio dei greci, i quali addirittura mettono a rischio la qualificazione iberica quando Sanjosé regala un’ evitabilissimo calcio di rigore. Mitroglou però, una delle stelle dei greci (assieme a Papasthatopoulos, Pliatsikas e al diciassettene talento del Panathinaikos Ninis), rifiuta sdegnato il regalo, calciando debolmente fra le braccia di Felipe Ramos. Dopo quest’ episodio, uan stucchevole melina fino al fischio finale che manda visibilmente in collera gli sventurati presenti al Linzner Stadion.
La semifinale con la Francia è invece il trionfo della tensione e dell’ equilibrio: la Spagna parte a cento all’ ora, Aaron colpisce la traversa e lo sciagurato Nsue si mangia di tutto, poi però anche la Francia prende le misure, e inquieta soprattutto con la velocità del suo attaccante migliore, Kevin Monnet-Paquet. L’ equilibrio comunque non si smuove fino ai calci di rigore, dove risulterà decisivo l’ ingresso del secondo portiere spagnolo Asenjo al posto dell’ infortunato Felipe Ramos.
Asenjo gioca anche la finale, gara stavolta più che mai seria con la Grecia (sorprendente ed eroica vincitrice nella semifinale con la Germania). Seria però non vuol dire necessariamente bella: gli sbadigli non si contano, e in mezzo a un gioco spezzettato, una Spagna rimaneggiatissima (fuori Javi Martinez, Montoro e Modrego, praticamente il centrocampo titolare, anche la Grecia comunque lamenta le assenze di Pliatsikas e Papastathopoulos) trova la chiave per la vittoria grazie alla malandrinata di Parejo, che sorprende un censurabile Stratilatis su una punizione da posizione defilata sulla fascia sinistra. Il secondo tempo è di pura rinuncia per la Spagna: cede palla ai greci, e senza soffrire troppo si assicura il trofeo.
La squadra
----------------------------Felipe Ramos--------------------------------
-Pablo Gil-----------Echaide------------Sanjosé--------------Cantero-
-----------------------------Modrego------------------------------------
------------Javi Martinez------------------Montoro--------------------
-Azpilicueta------------------Nsue-------------------------------Aaron--
Santisteban ha proposto un 4-3-3, sempre mutevole negli uomini però, dati i numerosi contrattempi fisici e disciplinari e l’ intenzione del tecnico di far partecipare tutti e 18 i convocati (per questo lo schema presentato sopra lascia il tempo che trova, di fatto Santisteban ha potuto schierare tale undici soltanto nelle prime due gare). Poco continua nel controllo del gioco, questa Spagna ha saputo mantenersi a galla grazie alla disponibilità al sacrificio di tutti e undici i giocatori, diligenti e generosi nel rientrare dietro la linea della palla in fase di non possesso.
In porta, titolare fino all’ infortunio nella semifinale con la Francia, il madridista Felipe Ramos, non molto impegnato ma parso sobrio e affidabile soprattutto fra i pali. Vulcanico invece il suo sostituto in corso d’ opera, il 18 enne del Valladolid (quest’ anno sarà terzo portiere dietro ad Alberto e Butelle, si alternerà con la squadra B, ma il futuro dovrebbe essere suo) Sergio Asenjo, già portiere della super-talentuosa Under 17 edizione 2006. Sfrontato fino all’ eccesso, è uno di quei portieri che possono anche rischiare la paperaccia nel nobile intento di dare sicurezza totale alla loro difesa, ma pare sapersi imporre sulle uscite alte nella sua area, e non esita nemmeno a buttarsi con gran coraggio sull’ avversario lanciato a rete. Gran fisico, molto agile e reattivo fra i pali, con due rigori parati è stato l’ eroe nella semifinale con la Francia. Potenzialità che indubbiamente risaltano, anche se occorrerebbe una visione più attenta del giocatore prima di compromettersi con giudizi affrettati.
Difesa a 4 di notevole solidità: a destra Pablo Gil (Albacete), terzino eccellente nell’ aspetto difensivo. Rapido, duro e deciso nel tackle, buon tempismo negli interventi, molto attento ai movimenti della linea difensiva, l’ emergenza ha portato Santisteban ad impiegarlo sul centro-sinistra in finale, e anche lì Pablo Gil ha saputo disimpegnarsi al meglio. Della coppia di centrali, a dispetto delle doti di partenza, ha convinto di più Echaide (Osasuna, ha già assaggiato la prima squadra) del maggiormente reclamizzato Mikel Sanjosé (il Liverpool lo ha fregato all’ Athletic Bilbao, che pareva contare molto su di lui). Concretissimo il navarro, non certo un esempio di eleganza con la sua curiosa postura ingobbita, ma efficace in ogni intervento, roccioso nei contrasti, affidabile nel gioco aereo, raramente fuori posizione e sempre pronto a dare la copertura in seconda battuta ai compagni di reparto.
A Sanjosé non mancano certo le qualità (fisico slanciato, colpo di testa, forza e tecnica non disprezzabile), ma in alcuni momenti gli ha fatto difetto la concentrazione, intempestivo o ingenuo in alcuni suoi interventi (come il rigore regalato alla Grecia nella gara del girone, poteva costare carissimo). Col procedere della competizione, ha comunque assestato su livelli soddisfacenti le sue prestazioni, impiegato oltrettutto nel ruolo di centrocampista davanti alla difesa nella finale, con risultati non disprezzabili non solo in termini di protezione del pacchetto arretrato, ma anche di visione di gioco e pulizia di tocco. Molto continuo sulla sinistra l’ espanyolista Javier Cantero, sicuramente il più propositivo dei 4 difensori. Spesso in sovrapposizione, buono in accelerazione ma un po’ meno sulla lunga distanza, dialoga bene coi compagni e propone discreti traversoni.
Primo rincalzo per la difesa Victor Diaz (giocherà nel Sevilla Atlético, unica filiale presente nella prossima Segunda), terzino destro cui le tante assenze hanno concesso il privilegio di disputare la finale (Pablo Gil al centro, Sanjosé davanti alla difesa: ecco trovato lo spazio).
Nelle prime due partite ha fatto un’ impressione ottima Javier Modrego (Valladolid, probabilmente resterà anche l’ anno prossimo nella squadra B), giocatore determinante per gli equilibri della squadra. Davanti alla difesa, grande intelligenza tattica e continuità d’ azione, tanti i palloni intercettati e rigiocati con criterio. Infortunato Modrego, lo ha sostituito come vertice basso Angel Montoro (Valencia, forse verrà dato in prestito da qualche parte), uno dei giocatori più interessanti della rosa.
Un po’ troppo bloccato nel ruolo di mezzala nelle prime due partite, la contemporanea presenza sua e di Modrego, due giocatori di posizione, appiattiva forse eccessivamente l’ azione del centrocampo, perciò il valenciano è piaciuto di più davanti alla difesa, ruolo che interpreta con caratteristiche abbastanza diverse da quelle di Modrego: Montoro è infatti il classico centrocampista elegante e compassato, dall’ ottima visione e dal lancio ben calibrato, uno di quelli che devi pressare sin dal primo minuto per impedirgli di ragionare. Fisicamente ben messo, ha anche un destro insidioso dalla distanza. Espulso per doppia ammonizione nella semifinale con la Francia, ha buoni margini di miglioramento.
La stella di questa Under 19, assieme ad Aaron, era però sicuramente il bilbaino Javi Martinez, la cui già consistente esperienza in Primera è stata ricompensata con la fascia di capitano. Anche lui assente per squalifica nella finale, ha disputato un Europeo ampiamente sufficiente, ma deve a mio avviso incidere molto di più per quelle che sono le sue reali, enormi potenzialità.
Non gli manca assolutamente nulla: forza fisica? Ce l’ ha. Dinamismo, resistenza e impegno in fase difensiva? Abbondano. Tocco di palla, geometrie e rifinitura? Non difettano. Tiro da fuori? Se si concentra, può tranquillamente arrivare a 6-7 gol stagionali. Gioco aereo? Quando salta nell’ area avversaria, ostacolare i suoi chili e i suoi centimetri è una vera impresa. Ha tutto per diventare il grande centrocampista universale che manca al calcio spagnolo dai tempi del miglior Baraja, deve solo imporre la sua legge: Caparros è il tecnico ideale per crescere.
Costretto agli equilibrismi dalle assenze, Santisteban ha dovuto riciclare nel ruolo di mezzala sia Azpilicueta nelle due partite con la Grecia che Carlos Martinez detto “Carletes” nella semifinale con la Francia. Carletes gioca nell’ Albacete, è una seconda punta-centrocampista offensivo di ridotta statura (di qui il nomignolo), cui sicuramente non mancano rapidità e vivacità, ma che con altrettanta certezza deve migliorare sul piano puramente tecnico. Mezzala di ruolo è invece Dani Parejo, vero eroe della finale con la sua astutissima e decisiva punizione. Giocatore di ottime qualità tecniche, ama cercare il dialogo palla a terra e svariare sulla trequarti ed è dotato di un destro molto sensibile e di buone intuizioni in rifinitura. Quasi certamente verrà aggregato da Michel nel Real Madrid Castilla retrocesso in Segunda B.
Parlare dell’ attacco significa soprattutto parlare di Aaron Ñiguez, responsabile unico del settore “creatività” in questa Under 19 più sostanza che fantasia. Diciotto anni, un vero funambolo, il Valencia ha fra le mani una perla assoluta e aspetta di vederla maturare nella prossima stagione, in prestito in Segunda all’ ambizioso Xerez. Santisteban lo ha fatto partire largo a sinistra, ma le caratteristiche son quelle della seconda punta: gran cambio di ritmo, strepitose doti di palleggio (il gol all’ Austria non è casuale: è il suo numero preferito divincolarsi tra gli avversari senza far toccare terra al pallone), va via in dribbling con facilità sfruttando oltre all’ esplosività la grande abilità nell’ eseguire il doppio passo e la possibilità di calciare con tutt’ e due i piedi, aspetto che aumenta l’ incertezza dei difensori avversari, i quali non sanno infatti se Aaron cercherà il fondo o se convergerà verso il centro per il tiro. Ha infatti un eccellente destro (deve però migliorare nelle punizioni), ma sa coordinarsi bene anche quando calcia l’ altro piede, sia che si tratti di conclusioni al volo o da difficile angolazione. Ovviamente va ancora un po’ sgrezzato, perché delle volte si fa prendere dalla foga, parte a tutta birra senza calcolare le distanze oppure si abbandona a qualche giocata poco pratica.
Prima punta, Emilio Nsue Lopez (Mallorca, nel giro della prima squadra): dispiace fare queste considerazioni, ma probabilmente era il punto debole di questa nazionale. Ottime potenzialità atletiche, generoso al massimo, prezioso nel gioco spalle alla porta e nell’ aprire varchi ai compagni con il suo costante movimento orizzontale lungo tutto il fronte d’ attacco, però è un centravanti, e gravissima risulta la totale assenza di killer instinct, oltre a una tecnica rivedibile. Ci si può comunque lavorare sopra, a 18 anni la strada è ancora lunghissima e aperta ad ogni esito.
A destra, César Azpilicueta (Osasuna, ha già esordito in prtima squadra, anche in Coppa Uefa, da titolare contro i Rangers), molto più tornante che vera e propria ala. Tecnicamente non più che sufficiente, l’ uno contro uno non ce l’ ha proprio, e le sue virtù risiedono soprattutto nel contributo di generosità e dinamismo che sa offrire alla squadra. Intelligente nei tagli e negli inserimenti senza palla, quando è stato impiegato come interno di centrocampo non ha fatto mancare un apporto prezioso nel pressing.
Alternativa più offensiva di Azpilicueta è Carlos Coto (canterano del Barça passato ai belgi del Mouscron), classica ala specializzata nelle accelerazioni e negli uno contro uno, magari un po’ troppo fumoso e discontinuo. Meno esplosivo di Coto, ma più dotato sul piano del palleggio (ha delle giocate interessanti nello stretto), l’ espanyolista Zamora, cui Santisteban ha concesso qualche scampolo a partita in corso.
Altro elemento dell’ Espanyol, ma recentemente traferito al Real Madrid Castilla, è il centravanti Jesus Berrocal, che in numerose occasioni ha dato il cambio a Nsue: classico combattente d’ area di rigore, sempre pronto a sgomitare e a farsi valere sulle palle alte.
Il cammino
La prima gara del girone è con i padroni di casa dell’ Austria: gioco mediocre, centrocampo un po’ piatto e appesantito nella sua azione, così per risolvere la gara ci si deve affidare all’ estro del Deus ex-machina Aaron Ñíguez, che con due spunti tanto isolati quanto devastanti porta a casa la vittoria: prima fugge sulla sua fascia, la sinistra, e serve Azpilicueta per l’ 1-0, poi va in gol da solo con un’ azione memorabile: spalle alla porta, controlla si gira entra in area inventa un sombrero la palla non tocca mai terra e finisce nel sacco con un sinistro angolato sul secondo palo: da non credere ai propri occhi.
La partita col Portogallo è la migliore in termini di qualità di gioco, ma non viene premiata dai tre punti: la Spagna domina il campo, passa con Aaron su rigore, sciupa sin troppe occasioni, ma paga una disattenzione su calcio piazzato con l’ 1-1 del capitano portoghese Carriço.
Nell’ ultima del girone con la Grecia, alle due squadre basta il pareggio per qualificarsi entrambe, e questo come si può immaginare mette su un chiaro sentiero la partita. Per un’ ora comunque si gioca sul serio: all’ iniziale controllo spagnolo subentra nel secondo tempo il predominio dei greci, i quali addirittura mettono a rischio la qualificazione iberica quando Sanjosé regala un’ evitabilissimo calcio di rigore. Mitroglou però, una delle stelle dei greci (assieme a Papasthatopoulos, Pliatsikas e al diciassettene talento del Panathinaikos Ninis), rifiuta sdegnato il regalo, calciando debolmente fra le braccia di Felipe Ramos. Dopo quest’ episodio, uan stucchevole melina fino al fischio finale che manda visibilmente in collera gli sventurati presenti al Linzner Stadion.
La semifinale con la Francia è invece il trionfo della tensione e dell’ equilibrio: la Spagna parte a cento all’ ora, Aaron colpisce la traversa e lo sciagurato Nsue si mangia di tutto, poi però anche la Francia prende le misure, e inquieta soprattutto con la velocità del suo attaccante migliore, Kevin Monnet-Paquet. L’ equilibrio comunque non si smuove fino ai calci di rigore, dove risulterà decisivo l’ ingresso del secondo portiere spagnolo Asenjo al posto dell’ infortunato Felipe Ramos.
Asenjo gioca anche la finale, gara stavolta più che mai seria con la Grecia (sorprendente ed eroica vincitrice nella semifinale con la Germania). Seria però non vuol dire necessariamente bella: gli sbadigli non si contano, e in mezzo a un gioco spezzettato, una Spagna rimaneggiatissima (fuori Javi Martinez, Montoro e Modrego, praticamente il centrocampo titolare, anche la Grecia comunque lamenta le assenze di Pliatsikas e Papastathopoulos) trova la chiave per la vittoria grazie alla malandrinata di Parejo, che sorprende un censurabile Stratilatis su una punizione da posizione defilata sulla fascia sinistra. Il secondo tempo è di pura rinuncia per la Spagna: cede palla ai greci, e senza soffrire troppo si assicura il trofeo.
La squadra
----------------------------Felipe Ramos--------------------------------
-Pablo Gil-----------Echaide------------Sanjosé--------------Cantero-
-----------------------------Modrego------------------------------------
------------Javi Martinez------------------Montoro--------------------
-Azpilicueta------------------Nsue-------------------------------Aaron--
Santisteban ha proposto un 4-3-3, sempre mutevole negli uomini però, dati i numerosi contrattempi fisici e disciplinari e l’ intenzione del tecnico di far partecipare tutti e 18 i convocati (per questo lo schema presentato sopra lascia il tempo che trova, di fatto Santisteban ha potuto schierare tale undici soltanto nelle prime due gare). Poco continua nel controllo del gioco, questa Spagna ha saputo mantenersi a galla grazie alla disponibilità al sacrificio di tutti e undici i giocatori, diligenti e generosi nel rientrare dietro la linea della palla in fase di non possesso.
In porta, titolare fino all’ infortunio nella semifinale con la Francia, il madridista Felipe Ramos, non molto impegnato ma parso sobrio e affidabile soprattutto fra i pali. Vulcanico invece il suo sostituto in corso d’ opera, il 18 enne del Valladolid (quest’ anno sarà terzo portiere dietro ad Alberto e Butelle, si alternerà con la squadra B, ma il futuro dovrebbe essere suo) Sergio Asenjo, già portiere della super-talentuosa Under 17 edizione 2006. Sfrontato fino all’ eccesso, è uno di quei portieri che possono anche rischiare la paperaccia nel nobile intento di dare sicurezza totale alla loro difesa, ma pare sapersi imporre sulle uscite alte nella sua area, e non esita nemmeno a buttarsi con gran coraggio sull’ avversario lanciato a rete. Gran fisico, molto agile e reattivo fra i pali, con due rigori parati è stato l’ eroe nella semifinale con la Francia. Potenzialità che indubbiamente risaltano, anche se occorrerebbe una visione più attenta del giocatore prima di compromettersi con giudizi affrettati.
Difesa a 4 di notevole solidità: a destra Pablo Gil (Albacete), terzino eccellente nell’ aspetto difensivo. Rapido, duro e deciso nel tackle, buon tempismo negli interventi, molto attento ai movimenti della linea difensiva, l’ emergenza ha portato Santisteban ad impiegarlo sul centro-sinistra in finale, e anche lì Pablo Gil ha saputo disimpegnarsi al meglio. Della coppia di centrali, a dispetto delle doti di partenza, ha convinto di più Echaide (Osasuna, ha già assaggiato la prima squadra) del maggiormente reclamizzato Mikel Sanjosé (il Liverpool lo ha fregato all’ Athletic Bilbao, che pareva contare molto su di lui). Concretissimo il navarro, non certo un esempio di eleganza con la sua curiosa postura ingobbita, ma efficace in ogni intervento, roccioso nei contrasti, affidabile nel gioco aereo, raramente fuori posizione e sempre pronto a dare la copertura in seconda battuta ai compagni di reparto.
A Sanjosé non mancano certo le qualità (fisico slanciato, colpo di testa, forza e tecnica non disprezzabile), ma in alcuni momenti gli ha fatto difetto la concentrazione, intempestivo o ingenuo in alcuni suoi interventi (come il rigore regalato alla Grecia nella gara del girone, poteva costare carissimo). Col procedere della competizione, ha comunque assestato su livelli soddisfacenti le sue prestazioni, impiegato oltrettutto nel ruolo di centrocampista davanti alla difesa nella finale, con risultati non disprezzabili non solo in termini di protezione del pacchetto arretrato, ma anche di visione di gioco e pulizia di tocco. Molto continuo sulla sinistra l’ espanyolista Javier Cantero, sicuramente il più propositivo dei 4 difensori. Spesso in sovrapposizione, buono in accelerazione ma un po’ meno sulla lunga distanza, dialoga bene coi compagni e propone discreti traversoni.
Primo rincalzo per la difesa Victor Diaz (giocherà nel Sevilla Atlético, unica filiale presente nella prossima Segunda), terzino destro cui le tante assenze hanno concesso il privilegio di disputare la finale (Pablo Gil al centro, Sanjosé davanti alla difesa: ecco trovato lo spazio).
Nelle prime due partite ha fatto un’ impressione ottima Javier Modrego (Valladolid, probabilmente resterà anche l’ anno prossimo nella squadra B), giocatore determinante per gli equilibri della squadra. Davanti alla difesa, grande intelligenza tattica e continuità d’ azione, tanti i palloni intercettati e rigiocati con criterio. Infortunato Modrego, lo ha sostituito come vertice basso Angel Montoro (Valencia, forse verrà dato in prestito da qualche parte), uno dei giocatori più interessanti della rosa.
Un po’ troppo bloccato nel ruolo di mezzala nelle prime due partite, la contemporanea presenza sua e di Modrego, due giocatori di posizione, appiattiva forse eccessivamente l’ azione del centrocampo, perciò il valenciano è piaciuto di più davanti alla difesa, ruolo che interpreta con caratteristiche abbastanza diverse da quelle di Modrego: Montoro è infatti il classico centrocampista elegante e compassato, dall’ ottima visione e dal lancio ben calibrato, uno di quelli che devi pressare sin dal primo minuto per impedirgli di ragionare. Fisicamente ben messo, ha anche un destro insidioso dalla distanza. Espulso per doppia ammonizione nella semifinale con la Francia, ha buoni margini di miglioramento.
La stella di questa Under 19, assieme ad Aaron, era però sicuramente il bilbaino Javi Martinez, la cui già consistente esperienza in Primera è stata ricompensata con la fascia di capitano. Anche lui assente per squalifica nella finale, ha disputato un Europeo ampiamente sufficiente, ma deve a mio avviso incidere molto di più per quelle che sono le sue reali, enormi potenzialità.
Non gli manca assolutamente nulla: forza fisica? Ce l’ ha. Dinamismo, resistenza e impegno in fase difensiva? Abbondano. Tocco di palla, geometrie e rifinitura? Non difettano. Tiro da fuori? Se si concentra, può tranquillamente arrivare a 6-7 gol stagionali. Gioco aereo? Quando salta nell’ area avversaria, ostacolare i suoi chili e i suoi centimetri è una vera impresa. Ha tutto per diventare il grande centrocampista universale che manca al calcio spagnolo dai tempi del miglior Baraja, deve solo imporre la sua legge: Caparros è il tecnico ideale per crescere.
Costretto agli equilibrismi dalle assenze, Santisteban ha dovuto riciclare nel ruolo di mezzala sia Azpilicueta nelle due partite con la Grecia che Carlos Martinez detto “Carletes” nella semifinale con la Francia. Carletes gioca nell’ Albacete, è una seconda punta-centrocampista offensivo di ridotta statura (di qui il nomignolo), cui sicuramente non mancano rapidità e vivacità, ma che con altrettanta certezza deve migliorare sul piano puramente tecnico. Mezzala di ruolo è invece Dani Parejo, vero eroe della finale con la sua astutissima e decisiva punizione. Giocatore di ottime qualità tecniche, ama cercare il dialogo palla a terra e svariare sulla trequarti ed è dotato di un destro molto sensibile e di buone intuizioni in rifinitura. Quasi certamente verrà aggregato da Michel nel Real Madrid Castilla retrocesso in Segunda B.
Parlare dell’ attacco significa soprattutto parlare di Aaron Ñiguez, responsabile unico del settore “creatività” in questa Under 19 più sostanza che fantasia. Diciotto anni, un vero funambolo, il Valencia ha fra le mani una perla assoluta e aspetta di vederla maturare nella prossima stagione, in prestito in Segunda all’ ambizioso Xerez. Santisteban lo ha fatto partire largo a sinistra, ma le caratteristiche son quelle della seconda punta: gran cambio di ritmo, strepitose doti di palleggio (il gol all’ Austria non è casuale: è il suo numero preferito divincolarsi tra gli avversari senza far toccare terra al pallone), va via in dribbling con facilità sfruttando oltre all’ esplosività la grande abilità nell’ eseguire il doppio passo e la possibilità di calciare con tutt’ e due i piedi, aspetto che aumenta l’ incertezza dei difensori avversari, i quali non sanno infatti se Aaron cercherà il fondo o se convergerà verso il centro per il tiro. Ha infatti un eccellente destro (deve però migliorare nelle punizioni), ma sa coordinarsi bene anche quando calcia l’ altro piede, sia che si tratti di conclusioni al volo o da difficile angolazione. Ovviamente va ancora un po’ sgrezzato, perché delle volte si fa prendere dalla foga, parte a tutta birra senza calcolare le distanze oppure si abbandona a qualche giocata poco pratica.
Prima punta, Emilio Nsue Lopez (Mallorca, nel giro della prima squadra): dispiace fare queste considerazioni, ma probabilmente era il punto debole di questa nazionale. Ottime potenzialità atletiche, generoso al massimo, prezioso nel gioco spalle alla porta e nell’ aprire varchi ai compagni con il suo costante movimento orizzontale lungo tutto il fronte d’ attacco, però è un centravanti, e gravissima risulta la totale assenza di killer instinct, oltre a una tecnica rivedibile. Ci si può comunque lavorare sopra, a 18 anni la strada è ancora lunghissima e aperta ad ogni esito.
A destra, César Azpilicueta (Osasuna, ha già esordito in prtima squadra, anche in Coppa Uefa, da titolare contro i Rangers), molto più tornante che vera e propria ala. Tecnicamente non più che sufficiente, l’ uno contro uno non ce l’ ha proprio, e le sue virtù risiedono soprattutto nel contributo di generosità e dinamismo che sa offrire alla squadra. Intelligente nei tagli e negli inserimenti senza palla, quando è stato impiegato come interno di centrocampo non ha fatto mancare un apporto prezioso nel pressing.
Alternativa più offensiva di Azpilicueta è Carlos Coto (canterano del Barça passato ai belgi del Mouscron), classica ala specializzata nelle accelerazioni e negli uno contro uno, magari un po’ troppo fumoso e discontinuo. Meno esplosivo di Coto, ma più dotato sul piano del palleggio (ha delle giocate interessanti nello stretto), l’ espanyolista Zamora, cui Santisteban ha concesso qualche scampolo a partita in corso.
Altro elemento dell’ Espanyol, ma recentemente traferito al Real Madrid Castilla, è il centravanti Jesus Berrocal, che in numerose occasioni ha dato il cambio a Nsue: classico combattente d’ area di rigore, sempre pronto a sgomitare e a farsi valere sulle palle alte.
Etichette: Calcio giovanile, Seleccion
11 Comments:
ciao valentino.
come lo vedi tristan a livorno?
secondo me sarà disastroso..
Ahimè, pare un ex-giocatore.
Mi trovate dello stesso avviso. Vedo invece bene Giuly a Roma; sostituire il fumo di Wilhelmsson non sarà particolarmente difficile.
Sì, anch'io lo vedo bene (soprattutto coi passaggi in profondità di Totti: qui non sentirà la mancanza di Ronaldinho), però Spalletti non lo utilizzi a sinistra, non gli piace granchè giocare lì.
il mio manchester city è vicino a javier garrido. che tipo di giocatore è? lo segue pure il fulham..
Guarda, nulla di che: il classico terzino sinistro che si limita al compitino. Abbastanza diligente sul piano difensivo (anche se dal punto di vista atletico soffre giocatori potenti e molto veloci nell' allungo), accompagna con molta discrezione l' azione d' attacco.
se Tristan avrà la mentalità di chi ruba lo stipendio a fine carriera, allora sarà un fallimento.
in ogni caso ha i colpi per fare buone cose (anche se sostituire Lucarelli, a Livorno, è compito difficilissimo);
con Tavano, però, bella coppia
marco
Ai bei tempi Tristan mi faceva impazzire: è sempre stato lento e un po' macchinosetto, ma tecnicamente raffinatissimo, con un destro implacabile da fuori area.
Da troppi anni a questa parte però deambula per il campo senza meta, sembrerebbe incinto se non fosse però che da tempo son già più di nove mesi.
La svolta negativa della sua carriera è stato il Mondiale di Corea e Giappone: era arrivato come un re, due partite da cani contro Slovenia e Paraguay, Morientes gli sottrae il posto e lui non si riprende più al 100% (anche perchè, colmo della sfiga, la stagione seguente un Makaay mostruoso lo relega in panchina anche nel Depor).
Vedo che l'Atletico Madrid continua a comprare:
dopo Forlan (forse pagato troppo) e Luis Garcia, anche Simao (grande colpo) e Reyes. Poi c'è quel Cleber Santana che conosco poco. In più, Aguero e Mista; e c'è sempre Maxi Rodriguez, alle spalle.
Il posto in squadra se lo giocheranno a dadi?
marco
Qualcosa andrebbe sfoltito. La società ha intenzionalmente abbondato, a loro dire avevano paura di rimanere con la rosa corta per gli infortuni come l' anno scorso.
Leo Franco; Seitaridis, Pablo, Perea, Antonio Lopez; Simao, Luccin, Raul Garcia (Maniche), Reyes (Luis Garcia); Maxi; Forlan (Aguero). Questa temo (per Aguero e per Jurado) sarà la formazione con cui partirà Aguirre, ma probabile passi al 4-4-2 con l' inserimento di Aguero, e non è da scartare nemmeno un 4-3-3, modulo per il quale sia Simao che Maxi (che passerebbe finalmente a fare l' interno), ma anche Raul Garcia sembrano particolarmente tagliati.
Ma questo è nulla: un eventuale arrivo di Riquelme (a dire il vero, sempre meno probabile)vorrebbe dire ricominciare tutto da capo.
sorteggi Champions:
diciamo che al Valencia è andata più che bene, se la vedrà contro la vincente di Elfsborg-Debreceni (tutte e due molto modeste);
al Siviglia poteva andare molto meglio, (con quello che c'era nell'urna...) l'Aek Atene non sarà uno squadrone ma ha qualche giocatore con discreti "colpi".
marco
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