VENTISETTESIMA GIORNATA: Athletic Bilbao-Real Madrid 2-5: Robben(R); Heinze(R); autorete Heinze(A); Llorente(A); Huntelaar(R); Huntelaar(R);Higuaín, r
Novanta minuti avventurosi e densissimi di agonismo premiano il Real Madrid, più maturo, concreto e con più talento da mettere sulla bilancia rispetto a un Athletic vittima del suo stesso furore. Eccessivo nervosismo e poca lucidità nel gestire i vari momenti della partita per i baschi, che terminano in nove uomini.
Juande è senza Gago e così arretra Sneijder nel doble pivote, relegando Higuaín in panchina a favore di Marcelo, ancora una volta esterno di centrocampo; Metzelder invece rimpiazza Cannavaro accanto a Pepe. Formazione ormai a memoria per Caparrós, stesso undici della già storica semifinale di Copa col Sevilla, nel preciso intento di ricrearne la magia.
L’idea dell’Athletic, ampiamente prevedibile e dichiarata alla vigilia, è quella infatti di riproporre una gara di intensità esasperata, sfruttando proprio come per la Copa l’atmosfera del grande evento, in questo caso la sfida col nemico di sempre, peraltro reduce dalla disfatta col Liverpool e quindi più vulnerabile psicologicamente, almeno sulla carta.
E i primi 10-15 minuti sono effettivamente di apnea per gli ospiti: il gioco spezzettato sin dai primi minuti non toglie continuità allo sforzo dell’Athletic, ma anzi ne esalta le prerogative, portando a un accumulo di calci d’angolo dai quali forzare situazioni di mischia che, almeno in quest’inizio di partita, vedono la difesa madridista più volte in affanno.
Domina i contrasti e tiene alto il baricentro l’Athletic nel primo quarto d’ora, ma non appena il Madrid riesce a mettere qualche passaggio in fila, cade. I merengues sfruttano quello che è al tempo stesso il loro lato più forte e quello più debole dell’Athletic: sulla fascia sinistra Yeste lascia a desiderare nei ripiegamenti, Sergio Ramos ha via libera per impostare e Robben ha spesso a disposizione l’uno contro uno con Koikili, il quale proprio non riesce a prendere le misure all’olandese. Sullo splendido passaggio profondo di Sneijder Robben ruba il tempo a Koikili, scatta alle sue spalle, lo porta a spasso, penetra in area, si accentra, evita il ritorno di Aitor Ocio e sigilla un magnifico gol con un sinistro sotto la traversa.
San Mamés che si spegne, Athletic che perde la sua linfa vitale, l’entusiasmo (non certo il gioco), Real Madrid che trova gli spazi per distendersi e muovere palla sulla trequarti, come quando ancora Sneijder imbecca Robben, che però stavolta col destro si dimostra assai meno implacabile davanti a Iraizoz (e ovviamente non mancano due compagni, Huntelaar e Marcelo, che in area si sbracciano chiedendo invano a Robben di passare quel maledetto pallone). Perso lo slancio iniziale, poca concentrazione fra i padroni di casa, come dimostra in maniera lampante il secondo gol madridista: sul calcio di punizione di Sneijder dalla trequarti, i baschi sono a zona, ma si dimenticano il verbo “marcare”, e così Heinze sbuca indisturbato in anticipo sull’uscita di Iraizoz.
Pronta reazione zurigorri comunque: Yeste si libera al tiro sulla trequarti, sinistro potente sul quale Casillas opera da manuale (cioè respingendo a lato), ma senza riuscire ad impedire il contro-cross di David López dalla destra sul quale Heinze, col tempismo del grande attaccante ma nella porta sbagliata, interviene in anticipo freddando Casillas. Peccato però che l’episodio che fa rientrare in partita l’Athletic sia anche quello che, a lungo andare, ce lo farà uscire: Yeste infatti non trova di meglio che festeggiare il gol andando a spintonare Casillas che protestava perché l’Athletic aveva avviato l’azione del gol non buttando fuori il pallone con un giocatore madridista a terra. Si potrà dire di tutto, che la spinta non è certo una manifestazione di particolare violenza, che Casillas fa del gran teatro, ma certo è che il rosso Yeste se lo va proprio a cercare con un gesto tanto plateale e inutile.
Ma in undici o in dieci, l’Athletic ha comunque accorciato le distanze, e quindi torna a giocare ogni pallone come se fosse l’ultimo, torna ad avere il fattore psicologico dalla sua: la Catedral esplode quando a fine primo tempo Llorente, chi altri se no?, incorna a rete una punizione dalla trequarti destra di David López. Molti accuseranno Iker, ma ad un’occhiata più attenta sembra più un episodio sfortunato che una papera del portiere madridista (infatti il colpo di testa di Llorente prima sbatte sul palo, determinando perciò un cambio di traiettoria che produce quell’intervento da parte di Iker, un po’con la mano un po’con la testa, apparentemente così goffo).
La ripresa porta con sé un cambio decisamente obbligato fra i padroni di casa: Koikili oltre a non essere in partita ha già preso un giallo, così l’ingresso di Balenziaga diventa una priorità. Chiaro però che, per quanta garra ci possa mettere l’Athletic, il Real Madrid ha gli spazi dalla sua: al primo ribaltamento serio gli ospiti saltano il centrocampo di casa, e così Huntelaar ha l’opportunità per mostrare tutta la propria classe di finalizzatore. Esemplare il rientro sul destro nell’uno contro uno con Iraola (che avrebbe potuto concedergli di più l’esterno forse), chirurgica la conclusione rasoterra che passa fra le gambe di Iraola e si insacca sul primo palo fuori dalla portata di Iraizoz.
Ancora fra la generosità dell’Athletic e il contropiede madridista, fra l’emotività e la logica, a spuntarla è la seconda: al tentativo di controbalzo di Javi Martínez sventato da Iker segue quasi a ruota il contropiede condotto da Robben e ancora una volta concluso con qualità da grande attaccante da Huntelaar che praticamente mette fine alla partita, invalidando l’ingresso di Susaeta.
Da lì alla fine il match è caratterizzato dai tentativi inevitabilmente a vuoto dei padroni di casa e dal quinto sigillo merengue, un rigore procurato da Marcelo (fallo di Iraola, secondo giallo) e trasformato da Higuaín.
I MIGLIORI: Il solito Robben: fa disperare compagni e avversari, ma nelle serate e nel contesto tattico ideale il suo irriducibile individualismo è capace di ammazzare le partite. È la serata degli olandesi, uno Sneijder che torna su livelli consoni, uomo-chiave nell’accelerare e verticalizzare l’azione del centrocampo, e un Huntelaar che ribadisce una freddezza glaciale davanti al portiere avversario (tocca pochissimi palloni ogni partita, ma pesano sempre parecchio).
I PEGGIORI: Non convince la difesa dell’Athletic, Koikili poi si prende un’ubriacatura memorabile da Robben e costringe Caparrós a un cambio di pura emergenza. Combattivo ma trasparente Toquero, infantile per non dire di peggio Yeste.
Athletic (4-4-2): Iraizoz 6; Iraola 5,5, Aitor Ocio 5,5, Amorebieta 5,5, Koikili 4(Balenziaga 6, min. 46); Javi Martínez 6, Orbaiz 5,5(Susaeta s.v., min. 56), David López 6(Gurpegi s.v., min. 52), Yeste 5; Toquero 5, Llorente 6.
Real Madrid (4-4-1-1): Casillas 6; Sergio Ramos 6,5, Pepe 6, Metzelder 6, Heinze 6; Robben 7,5(Faubert, min. 66) Lass 6,5, Sneijder 7, Marcelo 6,5; Raúl 5,5(Higuaín 6, min. 64), y Huntelaar 7(Parejo s.v., min. 79).
Goles: 0-1, Robben (min 22), 0-2, Heinze (min 22), Heinze (min 36 en propia puerta), 2-2, Llorente (min 45), 2-3, Huntelaar (min 47), 2-4, Huntelaar (min 61), 2-5, Higuaín (min 84 de penalti).
Árbitro: Muñiz Fernández (C. Asturiano). Amonestó por parte del Athletic a Iraola (min. 4), Koikili (min. 5), Aitor Ocio (min. 37), Javi Martínez (min. 38), Amorebieta (min. 56) y Gurpegui (min. 88). Y además expulsó a Yeste (min. 37), Ion Vélez (min. 57) y Luciano Marín (min. 71). Amonestó por parte del Real Madrid a Huntelaar (min. 40), Wesley Sneijder (min. 45), Parejo (min. 81) e Higuaín (min. 82).
Juande è senza Gago e così arretra Sneijder nel doble pivote, relegando Higuaín in panchina a favore di Marcelo, ancora una volta esterno di centrocampo; Metzelder invece rimpiazza Cannavaro accanto a Pepe. Formazione ormai a memoria per Caparrós, stesso undici della già storica semifinale di Copa col Sevilla, nel preciso intento di ricrearne la magia.
L’idea dell’Athletic, ampiamente prevedibile e dichiarata alla vigilia, è quella infatti di riproporre una gara di intensità esasperata, sfruttando proprio come per la Copa l’atmosfera del grande evento, in questo caso la sfida col nemico di sempre, peraltro reduce dalla disfatta col Liverpool e quindi più vulnerabile psicologicamente, almeno sulla carta.
E i primi 10-15 minuti sono effettivamente di apnea per gli ospiti: il gioco spezzettato sin dai primi minuti non toglie continuità allo sforzo dell’Athletic, ma anzi ne esalta le prerogative, portando a un accumulo di calci d’angolo dai quali forzare situazioni di mischia che, almeno in quest’inizio di partita, vedono la difesa madridista più volte in affanno.
Domina i contrasti e tiene alto il baricentro l’Athletic nel primo quarto d’ora, ma non appena il Madrid riesce a mettere qualche passaggio in fila, cade. I merengues sfruttano quello che è al tempo stesso il loro lato più forte e quello più debole dell’Athletic: sulla fascia sinistra Yeste lascia a desiderare nei ripiegamenti, Sergio Ramos ha via libera per impostare e Robben ha spesso a disposizione l’uno contro uno con Koikili, il quale proprio non riesce a prendere le misure all’olandese. Sullo splendido passaggio profondo di Sneijder Robben ruba il tempo a Koikili, scatta alle sue spalle, lo porta a spasso, penetra in area, si accentra, evita il ritorno di Aitor Ocio e sigilla un magnifico gol con un sinistro sotto la traversa.
San Mamés che si spegne, Athletic che perde la sua linfa vitale, l’entusiasmo (non certo il gioco), Real Madrid che trova gli spazi per distendersi e muovere palla sulla trequarti, come quando ancora Sneijder imbecca Robben, che però stavolta col destro si dimostra assai meno implacabile davanti a Iraizoz (e ovviamente non mancano due compagni, Huntelaar e Marcelo, che in area si sbracciano chiedendo invano a Robben di passare quel maledetto pallone). Perso lo slancio iniziale, poca concentrazione fra i padroni di casa, come dimostra in maniera lampante il secondo gol madridista: sul calcio di punizione di Sneijder dalla trequarti, i baschi sono a zona, ma si dimenticano il verbo “marcare”, e così Heinze sbuca indisturbato in anticipo sull’uscita di Iraizoz.
Pronta reazione zurigorri comunque: Yeste si libera al tiro sulla trequarti, sinistro potente sul quale Casillas opera da manuale (cioè respingendo a lato), ma senza riuscire ad impedire il contro-cross di David López dalla destra sul quale Heinze, col tempismo del grande attaccante ma nella porta sbagliata, interviene in anticipo freddando Casillas. Peccato però che l’episodio che fa rientrare in partita l’Athletic sia anche quello che, a lungo andare, ce lo farà uscire: Yeste infatti non trova di meglio che festeggiare il gol andando a spintonare Casillas che protestava perché l’Athletic aveva avviato l’azione del gol non buttando fuori il pallone con un giocatore madridista a terra. Si potrà dire di tutto, che la spinta non è certo una manifestazione di particolare violenza, che Casillas fa del gran teatro, ma certo è che il rosso Yeste se lo va proprio a cercare con un gesto tanto plateale e inutile.
Ma in undici o in dieci, l’Athletic ha comunque accorciato le distanze, e quindi torna a giocare ogni pallone come se fosse l’ultimo, torna ad avere il fattore psicologico dalla sua: la Catedral esplode quando a fine primo tempo Llorente, chi altri se no?, incorna a rete una punizione dalla trequarti destra di David López. Molti accuseranno Iker, ma ad un’occhiata più attenta sembra più un episodio sfortunato che una papera del portiere madridista (infatti il colpo di testa di Llorente prima sbatte sul palo, determinando perciò un cambio di traiettoria che produce quell’intervento da parte di Iker, un po’con la mano un po’con la testa, apparentemente così goffo).
La ripresa porta con sé un cambio decisamente obbligato fra i padroni di casa: Koikili oltre a non essere in partita ha già preso un giallo, così l’ingresso di Balenziaga diventa una priorità. Chiaro però che, per quanta garra ci possa mettere l’Athletic, il Real Madrid ha gli spazi dalla sua: al primo ribaltamento serio gli ospiti saltano il centrocampo di casa, e così Huntelaar ha l’opportunità per mostrare tutta la propria classe di finalizzatore. Esemplare il rientro sul destro nell’uno contro uno con Iraola (che avrebbe potuto concedergli di più l’esterno forse), chirurgica la conclusione rasoterra che passa fra le gambe di Iraola e si insacca sul primo palo fuori dalla portata di Iraizoz.
Ancora fra la generosità dell’Athletic e il contropiede madridista, fra l’emotività e la logica, a spuntarla è la seconda: al tentativo di controbalzo di Javi Martínez sventato da Iker segue quasi a ruota il contropiede condotto da Robben e ancora una volta concluso con qualità da grande attaccante da Huntelaar che praticamente mette fine alla partita, invalidando l’ingresso di Susaeta.
Da lì alla fine il match è caratterizzato dai tentativi inevitabilmente a vuoto dei padroni di casa e dal quinto sigillo merengue, un rigore procurato da Marcelo (fallo di Iraola, secondo giallo) e trasformato da Higuaín.
I MIGLIORI: Il solito Robben: fa disperare compagni e avversari, ma nelle serate e nel contesto tattico ideale il suo irriducibile individualismo è capace di ammazzare le partite. È la serata degli olandesi, uno Sneijder che torna su livelli consoni, uomo-chiave nell’accelerare e verticalizzare l’azione del centrocampo, e un Huntelaar che ribadisce una freddezza glaciale davanti al portiere avversario (tocca pochissimi palloni ogni partita, ma pesano sempre parecchio).
I PEGGIORI: Non convince la difesa dell’Athletic, Koikili poi si prende un’ubriacatura memorabile da Robben e costringe Caparrós a un cambio di pura emergenza. Combattivo ma trasparente Toquero, infantile per non dire di peggio Yeste.
Athletic (4-4-2): Iraizoz 6; Iraola 5,5, Aitor Ocio 5,5, Amorebieta 5,5, Koikili 4(Balenziaga 6, min. 46); Javi Martínez 6, Orbaiz 5,5(Susaeta s.v., min. 56), David López 6(Gurpegi s.v., min. 52), Yeste 5; Toquero 5, Llorente 6.
Real Madrid (4-4-1-1): Casillas 6; Sergio Ramos 6,5, Pepe 6, Metzelder 6, Heinze 6; Robben 7,5(Faubert, min. 66) Lass 6,5, Sneijder 7, Marcelo 6,5; Raúl 5,5(Higuaín 6, min. 64), y Huntelaar 7(Parejo s.v., min. 79).
Goles: 0-1, Robben (min 22), 0-2, Heinze (min 22), Heinze (min 36 en propia puerta), 2-2, Llorente (min 45), 2-3, Huntelaar (min 47), 2-4, Huntelaar (min 61), 2-5, Higuaín (min 84 de penalti).
Árbitro: Muñiz Fernández (C. Asturiano). Amonestó por parte del Athletic a Iraola (min. 4), Koikili (min. 5), Aitor Ocio (min. 37), Javi Martínez (min. 38), Amorebieta (min. 56) y Gurpegui (min. 88). Y además expulsó a Yeste (min. 37), Ion Vélez (min. 57) y Luciano Marín (min. 71). Amonestó por parte del Real Madrid a Huntelaar (min. 40), Wesley Sneijder (min. 45), Parejo (min. 81) e Higuaín (min. 82).
Etichette: Athletic Bilbao, Liga, Real Madrid
7 Comments:
Bella gara,è da qui che la Liga deve ripartire.Gol,emozioni,grinta(ancheeccessiva),ritmo indiavolato,pubblico eccellente e rumorosissimo.
A differenza di Atletico-Barcellona,gara nella quale gli errori avevano avuto la meglio sullo spettacolo,qui gli errori sono stati forzati da un ritmo ed un impegno davvero esclusivo.
Euskadi contra el poder de Madrid:sempre emozionante...!
Sul direttore di gara ho scritto la mia sul forum "Bloggers"...!
Ciao;-)
Sì, una bella gara, c'era da prevederlo visto il contesto e l'entusiasmo con cui l'Athletic arrivava alla gara. L'entusiasmo si è ritorto contro l'Athletic, ma ha comunque "acceso" la gara e il Real Madrid ha risposto al meglio.
Indubbiamente bella partita, con un risultato imprevisto nelle proporzioni. Riprova ancora una volta come per il gioco di questa squadra sia indispensabile un uomo d'arera di rigore e come Heinze sia ormai una comica, gol a parte...
Non dovrei dirlo, ma un Barca avanti in Champions alla fine potrebbe tornare utile al vecchio Madrid in campionato... Poi magari Madrid campeon e Barca fatto fuori in finale magari ai rigori sarebbe il massimo di quanto questo tribolata annata potrebbe regalarci.
Intanto il noto giornale di barzellette di Barcelona, El Mundo Deportivo, ha pubblicato una lista di 18 partenti madridisti, solo 8 giocatori della rosa sarebbero intoccabili... Fantascienza.
Vista la partita, oggi mi è piaciuto molto Sneijder che messo centrale a centrocampo blocca di meno la manovra e garantisce organizzazione in mezzo al campo.Huntelaar grande acquisto, sono convinto che anche quando rientrerà Ruud Klaas gli toglierà via via il posto, come fece Morientes con Suker.Comunque Madrid moolto migliore rispetto alla gestione Shuster, al di là di come finirà questa stagione.
@ hincha
Non leggere Mundo Deportivo. Fa male. Non che leggere "AS" come faccio io sia salutare, però è il quotidiano che offre più informazione (seppure di pessima qualità) su tutte e 20 le squadre della Liga.
Comunque le cose migliori sicuramente le scrivono sulla pagina sportiva del Pais.
@ madrid7
Più ordinato e organizzato in fase di non possesso, però deve ancora crescere parecchio in fase di possesso. A difesa avversaria schierata (quindi non nelle condizioni di sabato, una gara scorrevole) è ancora troppo prevedibile, sebbene Huntelaar ti permetta di creare spazi che Higuain e Raul si sognano quando giocano assieme di punta.
X Vale: mi guardo bene solo dal considerare l'idea di leggere il quotidiano del "nemico", ma siccome sono iscritto ad una newsletter madridista mi sono ritrovato nella casella mail questa iperbolica cifra di 18 possibili ceduti. Non da meno la notizia riportata oggi da 59Secundos secondo cui Perez vorrebbe portare a Madrid in un colpo: Torres, Gerrard, Xabi Alonso, Kakà, C.Ronaldo, Villa e Silva: manco a Football Manager potrebbe riuscirci.
Per la cronaca io leggo di tanto in tanto Marca...
Per quanto riguarda il paragone Ruud-Huntellar e Suker-Morientes ci andrei piano: mentre Suker era più una punta leggera, col Moro il Madrid acquistava una fisicità e un gioco di sponda che Davor non poteva garantire(Suker per inciso fece solo una buona stagione a Madrid prima di perdersi, non sopravvalutiamolo...). Ad oggi Ruud e Klaas sono molto più simili dei due illustri attacanti blancos, anche se Ruud garantisce ancora qualcosa più in termine di imprevidibilità e come killer d'area di rigore.
Certo che manca proprio in Spagna un cavolo di quotidiano sportivo "generalista" che si occupi di tutte le squadre in maniera equilibrata.
è che lì i campanilismi e i regionalismi sono fortissimi, ogni squadra o ogni grande città di calcio ha il suo Tuttosport: Madrid ha Marca ed As, Barcellona ha Mundo Deportivo (che però pubblica anche delle edizioni concentrate sull'Atlético Madrid e sull'Athletic Bilbao a seconda delle zone, mi sembra di ricordare) e Sport (quotidiano di una chiusura mentale scandalosa: mi è capitato di comprarne un paio di copie e di trovare totalmente ignorate, nemmeno in un trafiletto, quasi la metà delle squadre della Liga), ma anche Siviglia (in assoluto la piazza più "fanatica" di calcio di tutta la Spagna) ha "Estadio Deportivo", mentre a Valencia c'è "Superdeporte" e a Saragozza "Diario Equipo". Tutti centrati quasi esclusivamente sulle squadre locali.
Purtroppo poi anche la qualità degli articoli è mediamente bassa.
Direi che con Huntelaar e Ruud il Madrid ha i due attaccanti forse con più istinto del gol a livello mondiale.
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