L’alba di un nuovo Real Madrid?
Del punto interrogativo sono debitori la generalmente scarsa attendibilità dell’Atlético Madrid come banco di prova e la quasi rimonta subita, da tre gol di vantaggio, nel quarto d’ora finale, quando il Real Madrid invita l’Atlético nel terreno del puro irrazionale, praticamente l’habitat naturale dei colchoneros. Rischiano la pelle i merengues, perché ci vogliono una segnalazione sbagliata del guardalinee e un intervento su Agüero di Iker degno di Casillas (e non della controfigura per le scene pericolose come i gol milanisti al Bernabeu vista di recente) per salvare Pellegrini e i suoi da una serata altrimenti di frustrazione memorabile.
Detto questo però, il Real Madrid ha dominato la gara per un’ora buona, e nel primo tempo ha fatto anche una grande impressione. Non sapremo mai quale sarebbe potuto essere l’approccio alla gara senza il gol da fuori area di Kaká che l’ha messa prontamente in discesa (il brasiliano ritrova quella pericolosità nelle conclusioni assente a San Siro) certo è che per mezzora l’Atlético non ha nemmeno oltrepassato la metacampo.
Confermando i segnali di miglioramento dei trenta minuti iniziali di San Siro, il Real Madrid si muove finalmente come un blocco armonioso in entrambe le fasi. A dare alla manovra l’elaborazione, la complessità e la ricchezza di soluzioni adeguate sono principalmente Kakà e Benzema, i veri animatori della transizione offensiva. Kaká conferma la sua leadership sulla la trequarti, Benzema invece offre una prestazione da manuale: se ci dimentichiamo della sua pigrizia in fase di non possesso, il francese rappresenta infatti il vero attaccante “da Calcio Totale” per l’incessante e squisito contributo alla costruzione della manovra. Sempre in movimento, manda in tilt ogni radar difensivo, garantisce sempre uno sbocco dando continuità all’azione coi suoi spostamenti verso le fasce o tra le linee, apparendo sempre nelle zone giuste e nei momenti giusti, e con le scelte appropriate per creare costantemente situazioni di superiorità numerica. Tutto, dal movimento all’esecuzione tecnica, è perfetto nella giocata che propizia il raddoppio di Marcelo, lesto ad inserirsi negli spazi lasciati proprio dai movimenti di Benzema e Kakà e a fulminare Asenjo di destro (!). Non sempre la modernità è sinonimo di bontà, ma certo Benzema è un attaccante moderno come pochi. Poi magari qualcuno gli anteporrà Zombie-Higuaín per il semplice fatto che l’argentino ha segnato, ma tant’è…
Attorno a Kakà e Benzema il Madrid si muove compatto occupando permanentemente la metacampo avversaria e permettendo anche di vedere uno Xabi Alonso più intonato rispetto agli standard di inizio stagione. Nulla di strano, il basco è un regista, e come tutti i registi non può costruire gioco dal nulla, ha bisogno di punti di riferimento, di movimenti di tutta la squadra che gli permettano di far correre il pallone e di compiere di volta in volta le scelte migliori.
Un Real Madrid armonioso in fase di possesso risolve in partenza anche buona parte dei problemi difensivi. La squadra compatta quando ha la palla lo sarà anche nel momento in cui la perde, con le distanze giuste e maggiore facilità nel recuperare le posizioni per accorciare, pressare o ripiegare a seconda delle circostanze. Quando poi il Madrid si fa trovare disorganizzato a palla persa, scatta l’effetto correttore di Lassana Diarra: la reattività, la rapidità e la forza impressionante nei contrasti permette al francese di tappare eventuali buchi allargandosi verso destra per rubare palla oppure per commettere un fallo tattico. Non molto ortodosso, ma efficace.
Nella ripresa lo scenario cambia, perché il Real Madrid controlla ma non domina più. L’ennesima trovata di Perea, che si fa rubare palla da Higuaín sul terzo gol, sembra garantire un bel cuscinetto ai merengues, ma subito dopo l’espulsione di Sergio Ramos riapre uno spiraglio per l’Atlético.
Pellegrini non gestisce benissimo i cambi: con lo slittamento di Marcelo sulla linea dei difensori e lo spostamento di Arbeloa a destra ci può stare l’entrata di Gago per mantenere quattro centrocampisti, ma l’uscita sia di Benzema che di Higuaín toglie slancio offensivo: entra Raúl che, lo sappiamo, per caratteristiche rende impossibile alla squadra distendersi in avanti e sfruttare gli spazi anche quando l’avversario ti regala il contropiede.
Per tutti questi motivi l’Atlético, senza essere mai stato in partita fino ad allora, si ritrova con più campo a disposizione. L’1-3 di Forlán dà la scossa (raccapricciante nell’occasione la lettura difensiva di Pepe), poi ci pensa il Kun, già propiziatore dell’espulsione di Ramos, ad aggiungere pepe. L’argentino, inspiegabilmente partito dalla panchina come contro il Chelsea, dimostra ancora una volta di poter dare lezioni a molti attaccanti di due metri su come proteggere il pallone col corpo, resistendo al ritorno di Pepe (vi prego di soffermarvi sul dettaglio: solitamente gli attaccanti ci rimbalzano sul portoghese) e infilando il secondo gol.
Atlético col sangue agli occhi nel finale, si vedono cose turche, tipo Ujfalusi che scappa come un’ala (nettamente il migliore della rosa nell’interpretare il ruolo di terzino destro, il problema però è che se gioca sulla fascia lascia la Banda del Buco padrona assoluta della zona centrale…), Cléber Santana indemoniato che sradica palloni e li rigioca senza soluzione di continuità (in questo momento il brasiliano è il più affidabile dei centrocampisti centrali, l’unico in grado di dare un po’ di mobilità e fluidità pur senza essere il famoso “cervello” di cui questa squadra avrebe assoluto bisogno), oltre a un Agüero motivato per la situazione e incazzato per la panchina, con risultati visibili ogni volta che prende palla e sguscia come un’anguilla.
Niente da fare però, Quique avrà ancora tantissimo da lavorare per cambiare volto a questa squadra (anzi, per darle proprio un volto), Pellegrini forse comincia a imboccare la strada giusta.
Detto questo però, il Real Madrid ha dominato la gara per un’ora buona, e nel primo tempo ha fatto anche una grande impressione. Non sapremo mai quale sarebbe potuto essere l’approccio alla gara senza il gol da fuori area di Kaká che l’ha messa prontamente in discesa (il brasiliano ritrova quella pericolosità nelle conclusioni assente a San Siro) certo è che per mezzora l’Atlético non ha nemmeno oltrepassato la metacampo.
Confermando i segnali di miglioramento dei trenta minuti iniziali di San Siro, il Real Madrid si muove finalmente come un blocco armonioso in entrambe le fasi. A dare alla manovra l’elaborazione, la complessità e la ricchezza di soluzioni adeguate sono principalmente Kakà e Benzema, i veri animatori della transizione offensiva. Kaká conferma la sua leadership sulla la trequarti, Benzema invece offre una prestazione da manuale: se ci dimentichiamo della sua pigrizia in fase di non possesso, il francese rappresenta infatti il vero attaccante “da Calcio Totale” per l’incessante e squisito contributo alla costruzione della manovra. Sempre in movimento, manda in tilt ogni radar difensivo, garantisce sempre uno sbocco dando continuità all’azione coi suoi spostamenti verso le fasce o tra le linee, apparendo sempre nelle zone giuste e nei momenti giusti, e con le scelte appropriate per creare costantemente situazioni di superiorità numerica. Tutto, dal movimento all’esecuzione tecnica, è perfetto nella giocata che propizia il raddoppio di Marcelo, lesto ad inserirsi negli spazi lasciati proprio dai movimenti di Benzema e Kakà e a fulminare Asenjo di destro (!). Non sempre la modernità è sinonimo di bontà, ma certo Benzema è un attaccante moderno come pochi. Poi magari qualcuno gli anteporrà Zombie-Higuaín per il semplice fatto che l’argentino ha segnato, ma tant’è…
Attorno a Kakà e Benzema il Madrid si muove compatto occupando permanentemente la metacampo avversaria e permettendo anche di vedere uno Xabi Alonso più intonato rispetto agli standard di inizio stagione. Nulla di strano, il basco è un regista, e come tutti i registi non può costruire gioco dal nulla, ha bisogno di punti di riferimento, di movimenti di tutta la squadra che gli permettano di far correre il pallone e di compiere di volta in volta le scelte migliori.
Un Real Madrid armonioso in fase di possesso risolve in partenza anche buona parte dei problemi difensivi. La squadra compatta quando ha la palla lo sarà anche nel momento in cui la perde, con le distanze giuste e maggiore facilità nel recuperare le posizioni per accorciare, pressare o ripiegare a seconda delle circostanze. Quando poi il Madrid si fa trovare disorganizzato a palla persa, scatta l’effetto correttore di Lassana Diarra: la reattività, la rapidità e la forza impressionante nei contrasti permette al francese di tappare eventuali buchi allargandosi verso destra per rubare palla oppure per commettere un fallo tattico. Non molto ortodosso, ma efficace.
Nella ripresa lo scenario cambia, perché il Real Madrid controlla ma non domina più. L’ennesima trovata di Perea, che si fa rubare palla da Higuaín sul terzo gol, sembra garantire un bel cuscinetto ai merengues, ma subito dopo l’espulsione di Sergio Ramos riapre uno spiraglio per l’Atlético.
Pellegrini non gestisce benissimo i cambi: con lo slittamento di Marcelo sulla linea dei difensori e lo spostamento di Arbeloa a destra ci può stare l’entrata di Gago per mantenere quattro centrocampisti, ma l’uscita sia di Benzema che di Higuaín toglie slancio offensivo: entra Raúl che, lo sappiamo, per caratteristiche rende impossibile alla squadra distendersi in avanti e sfruttare gli spazi anche quando l’avversario ti regala il contropiede.
Per tutti questi motivi l’Atlético, senza essere mai stato in partita fino ad allora, si ritrova con più campo a disposizione. L’1-3 di Forlán dà la scossa (raccapricciante nell’occasione la lettura difensiva di Pepe), poi ci pensa il Kun, già propiziatore dell’espulsione di Ramos, ad aggiungere pepe. L’argentino, inspiegabilmente partito dalla panchina come contro il Chelsea, dimostra ancora una volta di poter dare lezioni a molti attaccanti di due metri su come proteggere il pallone col corpo, resistendo al ritorno di Pepe (vi prego di soffermarvi sul dettaglio: solitamente gli attaccanti ci rimbalzano sul portoghese) e infilando il secondo gol.
Atlético col sangue agli occhi nel finale, si vedono cose turche, tipo Ujfalusi che scappa come un’ala (nettamente il migliore della rosa nell’interpretare il ruolo di terzino destro, il problema però è che se gioca sulla fascia lascia la Banda del Buco padrona assoluta della zona centrale…), Cléber Santana indemoniato che sradica palloni e li rigioca senza soluzione di continuità (in questo momento il brasiliano è il più affidabile dei centrocampisti centrali, l’unico in grado di dare un po’ di mobilità e fluidità pur senza essere il famoso “cervello” di cui questa squadra avrebe assoluto bisogno), oltre a un Agüero motivato per la situazione e incazzato per la panchina, con risultati visibili ogni volta che prende palla e sguscia come un’anguilla.
Niente da fare però, Quique avrà ancora tantissimo da lavorare per cambiare volto a questa squadra (anzi, per darle proprio un volto), Pellegrini forse comincia a imboccare la strada giusta.
Etichette: Atlético Madrid, Liga, Real Madrid
10 Comments:
Non dimentichiamo che anche per far amalgamare un undici di campioni (dal centrocampo in su) come quello del Real ci vuole del tempo, e Pellegrini non può essere diventato un brocco improvvisamente..c'è anche qualche mela marcia da eliminare, probabilmente, per completare il cambio di "pelle"..
Intanto il Barcellona è sotto tiro, e non c'è da fare allarmismi..se trovano la quadratura giusta, presto voleranno..e Mancini avrà perso una nuova occasione per tornare ad allenare :D
Intanto grazie ancora per l'attenta analisi, i derby al Calderon sono sempre una roulette russa anche se fossimo avanti di 5 gol, basti ricordare quello dell'anno scorso deciso al 94' su rigore e con ben 2 gol annullatici, quindi non mi stupisco più di tanto dell'andamento di ieri,per non parlare se concedi 2 gol ai cugini in casa quando erano sotto di 3 gol a 5' dalla fine, invito a nozze per una squadra squilibrata come l'Atletico. Come giustamente Casillas ha fatto notare sul 3-0 non bisogna commettere certi errori, ma purtroppo complice anche l'assenza di Albiol Pepe ha mostrato le lacune che ogni tanto gli scappano. Purtroppo la difesa sarà rabberciata anche la prossima domenica per via dell'assenza di Ramos ma arretrare Marcelo è un peccato visto il rendimento del brasiliano nel ruolo di esterno alto. Finalmente Kakà e Benzema stanno dando segnali di rinascita, giusto in tempo visto il tempo di recupero più lungo necessario a CR9. Ormai palese il quasi ostracismo di Manuel per Raul e Guti (giustamente), però una scelta del genere è vincente finché vince al primo passo falso i due gli sobilleranno contro stampa e spogliatoio. Vorrei sapere da Antonio (che giustamente come tutti quelli che hanno scritto qui sul Madrid degli ultimi tempi sottolinea come sia necessario tempo a Manuel per far quadrare la squadra) quali siano per lui le mele marce da epurare e da Valentino come giudica la gara di Higuain di ieri e -scusa se torno sulla gara di martedì- se a Milano si può parlare di un punto guadagnato (come penso io)dal Madrid o di 2 persi..
Cioé. Leggendo il tuo post, Valentino, sembra che la colpa della rimonta dell'Atletico (fermo restando che il Madrid giocava in dieci) sia quasi in toto di Raùl, che non facendo allungare la squadra in contropiede permette all'Atletico di conquistare il dominio totale della gara. Ti faccio notare che Marca non sarebbe d'accordo.
@ Antonio
Chissà, magari a Mancini si potrà presentare una chance con l'Atlético, mai dire mai... :D
Pellegrini è un grande tecnico, io ci metto la mano sul fuoco tutte le volte che volete, il problema è che un tecnico non conta nulla se non ha una società a spalleggiarlo... finora il duo Florentino-Valdano ha resistito ai peggiori impulsi... si dice perchè Florentino ha imparato dalla sua precdente gestione a limitare al massimo il proprio intervento nelle questioni puramente tecniche, passando la palla a Valdano, direttore generale, e Pardeza, direttore sportivo.
Florentino preferiva Ancelotti e Mourinho, Pellegrini è stata una scelta di Valdano, che è arrivato al tecnico cileno dopo che il primo nome della sua lista, Wenger, si era rivelato subito irraggiungibile. Pellegrini si inserisce più o meno nello stesso filone di Wenger, quindi dovrebbe essere una scelta difesa con una certa fermezza da Valdano.
@ Hincha
Ecco, me ne ero dimenticato nel post. Non è più casuale l'esclusione di Guti e Raul, è evidente.
Anche se Pellegrini nega, Guti dovrebbe essere fuori per i noti motivi disciplinari (e questo dovrebbe rispondere a chi vedeva un allenatore eccessivamente tenero... chissà perchè poi, sarà per la sua aria da persona seria e non da presuntuoso o esagitato... mi stupisce sempre questa considerazione diffusa nei confronti di un tecnico che, ricordiamolo, e lo scrivo maiuscolo nel caso non risultasse chiaro, HA FATTO FUORI RIQUELME AL VILLARREAL), mentre Raul rimarrà nel gruppo ma non più come scelta obbligata. La sensazione è che neibig match raramente vedremo Raul titolare (non me lo giocherei nemmeno al Camp Nou). Mi sembra una scelta sacrosanta.
Rispondendo alle tue domande:
Non sono due punti persi in chiave qualificazione, penso basterà battere lo Zurigo in casa.
Higuain non mi è piaciuto, come a San Siro e come troppe altre volte ormai. Non a caso l'ho chiamato Zombie, perchè uno non può passare i 90 minuti a deambulare per il campo aspettando che gli capiti l'occasione per la zingarata...
Pepe oltre agli eccessi di irruenza ha lacune tattiche che gli impediscono di mettere del tutto a frutto doti naturali fuori dal comune... ha una fisicità che comunque riesce a fare la differenza in parecchie occasioni, soprattutto in un campionato come la Liga dove la media dal punto di vista atletico non è certo quella di una Premier League.
Però azioni come quella di ieri (uscire dalla difesa senza un perchè e lasciare una voragine a disposizione di Forlan) rappresentano un bell'handicap. Parlando della difesa del Barça dicevo che in realtà la velocità non è un fattore così importante: Pepe è molto più veloce di Piqué, ma tuttavia io scelgo Piqué e Marquez perchè anche giocando altissimi hanno un tempismo e una capacità di leggere e anticpare le azioni avversarie nettamente superiori. Questo credo faccia la differenza, perchè sul piano atletico Pepe straccerebbe tutti e due in realtà.
@ Francesco
Cheeee?!?!?! Secondo te io mi vado a mettere contro dei così pacati cultori della materia?
http://www.youtube.com/watch?
v=dW3zFrrvQHY&eurl=
Comunque, tornando a parlare di cose frivole, Raul dentro ci poteva stare con la squadra ancora in 11 e come seconda punta. Se dovevano uscire proprio Higuain e Benzema, allora doveva mettere Van Nistelrooy.
Partire con Aguero in panchina è stata la miglior mossa di Quique per spalancare le porte del successo ad un Real in ogni caso decisamente superiore dal primissimo minuto.
Jurado (giocatore che stimo peraltro) la davanti, appena dietro al nebuloso Forlan, non è servito a fare il solletico alle merengues che continuano ad avere un Ramos disattento e dal cervello ad intermittenza (spento/acceso) quanto prorompente sia nella corsa che nella sapienza tecnica.
Mediana rojiblanca scadente come al solito(Raul Garcia e Cleber Santana) e colpevole nel vantaggio dei bianchi e difesa che da anni è sempre la stessa per 3/5 e i due nuovi (Ujfalusi al secondo anno e il neo arrivo Asenjo) non alzano di troppo il tasso tecnico.
Le continue amnesie di Pablo e l'ennesima pessima prova del colombiano Perea sono realtà già stagionate al Vicente Calderon...gli allenatori cambiano ma le loro facce (e i loro piedi) sono sempre presenti...!
Reazione finale orgogliosa e nulla più, ma tra la rosa del Madrid e quella dell'Atletico c'è un abisso di proporzioni oceaniche.
Adesso c'è da lavare l'onta contro l'Alcorcon e credo che alla Casa Blanca siano tutti ben concentrati su questo obiettivo...più che possibile peraltro!
Saluti;-)
da notare l'editoriale di Marca (http://www.marca.com/2009/11/08/diario_marca/1257673250.html) che attacca pellegrini per i cambi "completamente sbagliati", dandogli in pratica del coglione senza riconoscere il dominio madridista sul match. Evidentemente la prostituzione intellettuale non è di casa solo in Italia...
@ Vojvoda
Ciao, bentornato!
Veramente incomprensibile la panchina di Aguero. Jurado si è trovato inevitabilmente una bella croce addosso, per quanto sia stato proprio lui a ispirare l'unica azione pericolosa dell'Atlético nel primo tempo, con un passaggio filtrante sprecato da Simao a tu per tu con Casillas.
I problemi dell'Atlético rimangono tutti lì, evidentemente andrà dato tempo a Quique che lavora oltrettutto su una rosa "non sua".
@ Edo
Peccato, la pagina non me la dà. Anche io non ho visto bene i cambi, però una cosa è una semplice critica e un'altra una critica su basi pregiudiziali come spesso fanno Marca e compagnia.
A proposito, consiglio questo blog dove sbeffeggiano di volta in volta i quotidiani sportivi spagnoli:
http://lalibretadevangaal.blogspot.
com
vale,
hai visto che han convocato jesus navas? che gli e' passata la ansia? Certo che ad una spagna gia' fortissima, aggiungergli anche uno come lui....
Fa piacere il blocco 4 nani valencia in attacco (mata silva pablo e villa) e la giustissima riconferma di negredo (anche per l'assanza di torres).
la partita dello sporting: bellissimo come sempre il clima al molinon, bilic che mi esulta per il gol in faccia (postacci, poi ci siamo spostati) vedere de la peña che e' una autentica radio (parla sempre, incrdibile), grande prova di canella e lora, diego castro che cazzo ci fa ancora a gijon non si sa, ad un certo punto e' passato in mezzo a tre difensori con una facilita' messiana. Si esagera, ovvio.
Ahahah grande il nostro inviato dal Molinon! :D
Canella difficilmente sbaglia partita, Lora terzino (era una mezzala) è una delle migliori scoperte di quest'inizio di stagione... io lo dico sempre che le ristrettezze (leggi: avere come unico terzino destro di ruolo un broccaccio come Sastre) stimolano l'ingegno... bravo Preciado!
Ne approfitto: come è andata la partita (per quello che sei riuscito a seguire, ovvio)? Su El Pais dicono che fatto il gol lo Sporting ha smesso di giocare...
L'Espanyol come lo hai visto? Mi sembrano una squadra interessante anche loro.
Infine: è uscito per infortunio, ma finchè è stato in campo sei riuscito a vedere qualcosa di Marqués?
Su Navas sto scrivendo proprio ora... ;-)
Non sò voi ma considero Negredo una delle prime punte più forti d'Europa.. considerando l'età potrebbe diventare veramente un top players...
mi ricorda il Vieri dei bei tempi (Atletico Madrid - Lazio - primi anni all'Inter ) , forse meno forte in progressione ma maggiore tecnica (non mi dispiace neanche come assist-man).
Farei di tutto per portarlo a napoli (squadra di cui sono tifoso..)
ciao Santeria
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