domenica, novembre 01, 2009

Equilibrio al vertice.

Gerard Piqué, quello che attualmente è il miglior difensore spagnolo, ha un lato oscuro: il suo secondo cognome, Bernabeu. B-E-R-N-A-B-E-U. Inevitabile quindi che nel suo organismo irriducibilmente culé sopravviva un gene impazzito che di tanto in tanto lo porta a commettere follie come l’autogol a recupero quasi scaduto che al Reyno de Navarra sancisce al tempo stesso un premio alla caparbietà dell’Osasuna e un incoraggiamento al Real Madrid che insegue al secondo posto, ora a –1 dal Barça. Va detto che nemmeno i tre punti avrebbero spostato chissà cosa in favore dei blaugrana, ma certo il sapore della beffa non lo toglierà nessuno a Guardiola.

Al Reyno de Navarra sono novanta minuti di spessore. Non belli da un punto di vista estetico, ma solidi, credibili, appaganti per chi apprezza il calcio non solo nella superficie. Datemi mille partite come questa e la Liga tornerà ad essere il campionato più competitivo d’Europa, altro che Atlético-Barça 4-3 della scorsa stagione…
Merito di un Osasuna che sta sempre in partita, applicando con ammirabile coerenza la strategia migliore in rapprto ai propri limitati mezzi.A Camacho quel che è di Camacho: non ne sono mai stato un suo grande ammiratore, ma ad oggi la sua è una delle squadre più caratterizzate e riconoscibili della Liga, e avere un’identità propria è tutto nel calcio.
Dopo l’involuzione della gestione-Ziganda, che aveva mantenuto una squadra sì organizzata ma progressivamente sempre più blanda e “burocratica”, l’Osasuna ha riacquistato l’anima. Filosofia tipica del calcio basco-navarro, secondo il clichè storicamente il più “british” del panorama spagnolo: intensità, gioco di contatto e lotta su ogni pallone.
Non è solo grinta e generosità però, ma anche e soprattutto notevole organizzazione: il 4-4-2 è corto, funziona nei raddoppi sulle fasce e nel pressing degli attaccanti, molto alto. Il Barça infatti cerca il giochetto della difesa a tre flessibile, ma un po’ il pressing avversario un po’ le misure del Reyno de Navarra, più ridotte di quelle del Camp Nou, impediscono al possesso-palla ospite di decollare. L’Osasuna così riesce a mantenere il baricentro alto per una buona mezzora del primo tempo, e da lì a contrattaccare, soprattutto con Juanfran larego a destra e coi due attaccanti Pandiani e Aranda. Il secondo in particolare mette in mostra il suo estro e la sua potenza: si smarca tra le linee o defilato su una fascia e punta i difensori, Chigrinskiy in particolare lo soffre tantissimo nell’uno contro uno sul breve, rimediando un giallo che costringerà Guardiola a sostituirlo con Márquez nel secondo tempo.
Anche il Barça però ha un merito, e cioè quello di saper soffrire e aspettare il proprio momento. Concede poco nella fase di supremazia territoriale dell’Osasuna, e fra la fine del primo tempo e l’inizio della ripresa passa a controllare il gioco, quando l’inevitabile calo atletico fa perdere metri all’Osasuna e guadagnare continuità al possesso-palla blaugrana.
Seydou Keita, straordinario in quest’inizio di stagione, mette il suo sesto gol stagionale. Giocatore tatticamente intelligente come pochi il maliano, col suo movimento incessante garantisce sempre la miglior soluzione ai compagni che portano palla. Al di là del gol infatti il calcio migliore del Barça viene, esattamente come col Zaragoza, dai sincronismi della catena di fascia sinistra (a destra invece pesano il momento di stanca di un Messi distante dalla manovra e i limiti di Puyol, impeccabile come movimenti ma logicamente senza la profondità di Alves da terzino): quando il Barça inizia il gioco da sinistra, Keita si allarga fino a ricoprire la posizione di esterno, obbligando il terzino destro avversario Azpilicueta a rimanere in zona nel mentre che Iniesta dall’ala si sposta verso il centro trovando campo libero per entrare nel vivo della manovra.
Il vantaggio e le poche energie rimaste all’Osasuna (Aranda lascia il campo a Masoud con la lingua di fuori) sembrano delineare il solito torello blaugrana fino al fischio finale, ci sono anche un paio di occasioni in contropiede per Ibrahimovic e Messi, ma Camuñas scappa sulla sinistra e il resto lo fa il secondo cognome di Piqué.

Respira il Real Madrid, e respira Pellegrini nell’assurda ultima spiaggia prefiguratagli da qualche giornalaio madrileno e (forse) da qualcuno troppo disposto a dargli credito all’interno della società.
Il tecnico cileno sente un po’la pressione, come si evince dall’undici scelto per l’occasione, una parziale retromarcia rispetto all’ambiziosa formazione ideale. La differenza è la posizione di Marcelo, avanzato a centrocampo come nella gestione di Juande Ramos.
Il progetto di Pellegrini prevedeva in partenza una squadra portata ad attaccare e difendersi sempre nella metacampo avversaria e sempre tenendo il pallone: in un contesto di questo tipo, Marcelo terzino diventa un’arma in più esattamente come lo è Alves per il Barça.
Questo progetto evidentemente però finora è restato soltanto sulla carta: un Madrid sempre troppo lungo, incapace sia di tenere palla con continuità sia di recuperare prontamente le posizioni una volta persa palla (lo abbiamo notato anche in partite casalinghe pure vinte ampiamente come quelle contro Xerez e Tenerife). Così di Marcelo abbiamo visto sia le virtù, nella metacampo altrui, che i difetti, nella propria.
Perciò Pellegrini rinuncia a un po’di ambizione per bloccare la fascia sinistra difensiva col sobrio Arbeloa. Il Madrid della prima mezzora è comunque una squadra contratta, chiaramente condizionata dalla paura di sbagliare.
La partita non si sblocca perché anche il Getafe rimane sulle sue. Deludenti gli uomini di Míchel, che danno ancora una volta l’impressione di mancare quel salto di qualità ulteriore che li potrebbe portare a lottare per la zona UEFA. Giocatori di qualità ci sono, l’idea di gioco anche, ma difettano cattiveria e determinazione. Schierati con un 4-2-3-1 più che col canonico 4-1-4-1 (Parejo infatti gioca più trequartista che mezzala; Boateng invece resta sulla stessa linea di Celstini), gli azulones masticano un possesso-palla lentissimo e orizzontale, con poche combinazioni tra le linee (Manu a sinistra può avere un senso per attaccare Ramos alle spalle, ma la panchina di Albín continuerò a non capirla).
La vera svolta della gara però è l’espulsione di Albiol: espulsione ingiusta, perché il difensore madridista commette sì fallo, ma anche se è l’ultimo uomo non si tratta di chiara occasione da gol (Soldado con lo stop di petto in realtà sta tornando indietro). L’episodio però finisce paradossalmente per avvantaggiare il Madrid: da questo momento in poi infatti i merengues possono impostare una partita di basso profilo senza dover dare spiegazioni a chicchessia.
Il pubblico del Bernabeu è tutto dalla loro per via del torto arbitrale, e così viene meno l’esigenza di convincere sul piano del gioco: non più mormorii al primo passaggio sbagliato, bensì ovazioni per i tackles di Lass o i recuperi di Pepe. Senza rimorsi così il Madrid può giocare d’attesa e sfruttare gli spazi in contropiede che esaltano Higuaín, Kaká e Benzema. Sono due disattenzioni di un Getafe sciatto (un buco di Mario e una palla persa da Celestini a centrocampo) poi a propiziare nella ripresa la doppietta di Higuaín.

Alla Catedral un esordio di Quique caratterizzato dalla sfortuna più nera: tre legni, uno di Maxi nel primo tempo e due sassate da niente di Forlán e Agüero nel giro di un solo minuto nella ripresa. Vince così immeritatamente un Athletic superiore solo nel primo tempo a partire dal gol di Javi Martínez (solita debolezza dell’Atlético sui calci piazzati), quando si impone a centrocampo con un pressing al solito abbastanza disorganizzato ma vigoroso, animato dal consueto assatanato Javi Martínez a tuttocampo, stavolta assistito da un Orbaiz più intonato in regia rispetto agli standard più recenti.
Come spessissimo gli capita l’Athletic cede poi campo nella ripresa: fatto non casuale, perché se non hai una grande organizzazione tattica e non hai nemmeno un possesso-palla che ti permetta di “riposare”, l’avversario inevitabilmente prende il sopravvento, ancora di più se ferito nell’orgoglio come quest’Atlético. Ma non bastano Forlán e Agüero ispirati e buone combinazioni offensive per rimediare un pareggio teoricamente sacrosanto.

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8 Comments:

Anonymous Hincha Madridista said...

In parte so e di Schuster capace di uscire fuori solo dopo essersi preparato la fossa con le sue mani (anche se l'espulsione di Albiol è di molto cervellotica). Formazione più oculata anche in vista Milan, Arbeloa non sarà un fenomeno ma almeno sa difendere, giusta la scelta di ripescare l'idea di Juande con Marcelo o Drenthe (l'oladese mi dà l'idea di giocatore da usare nella ripresa, non autonomo per 90') esterni alti. Giusto in quella zona di campo l'esclusione di Granero che contro il Milan è sembrato lento e in difficoltà nel saltare l'uomo. Giusta l'esclusione di Guti, non so se Pellegrini ha il polso di Fabio Capello ma far fuori un giocatore che manca di rispetto al tecnico mi pare doveroso e poi cosa ha mai fatto Guti per questa squadra? Salve credersi sempre una sorta di divinità... Per la formazione anti-Milan, confermerai la difesa di sabato, ma ho forte paura che Kakà faccia un'altra gara opaca, per cui in attacco proporrei Raul-Drenthe-Higuain dietro a Benzema. Strano giocatore El Pipita capace di esaltarsi e deprimersi nel giro di 7 giorni. Buona gara dell'Osasuna, ho letto ottime recensioni per Nekouam e Aranda (ex madridista di passaggio). Bravo a Camacho con il materiale che ha sta facendo buone cose, puntanto molto su orgoglio e combattività tutta basca.

10:06 PM  
Blogger valentino tola said...

Camacho è già caricato a molla di suo (ricordiamoci anche i mitici aloni di sudore all'altezza delle ascelle del mondiale 2002), lì ha trovato l'habitat ideale, anche se il suo madridismo non era certa visto di buon occhio da quelle parti.

Nekounam è un centrocampista difensivo completo affermato da un paio di stagioni, Aranda invece è un caso particolare: viaggia verso la trentina, era una promessa mancata che nell'inverno scorso si trovava senza squadra dopo aver girato dappertutto (fra le altre Villarreal e Sevilla) facendosempre flop. Mezza stagione al Numancia lo ha rilanciato e solo ora sta esprimendo tutte le sue qualità, che ci sono sempre state. è un attaccante potente ma molto mobile, con un ottimo controllo di palla e la personalità per tentare sempre di andare fino in fondo, non ti puoi distrarre un attimo perchè ti può saltare. Magari gli manca un po' di lucidità nel finalizzare, anche perchè spende tantissimo in campo.

Riguardo alla formazione madridista, la soluzione Marcelo esterno alto la vedo plausibile solo come rimedio temporaneo. Il miglior Real Madrid, quello ideale DEVE avere il valore aggiunto di un terzino come Marcelo in fase offensiva. Si tratta di massimizzare gli effetti delle sua buone qualità offensive e minimizzare invece quelli delle sue debolezze difensive. Questo però non lo può fare Marcelo da solo, lo possono fare solo meccanismi di squadra ancora non sviluppati. Per questo Pellegrini, momentaneamente, si copre, e ci può stare Arbeloa (giocatore che sai sempre quello che ti può dare, anche se magari non è tantissimo) anche domani.

Già che ci sono ti dico la mia formazione per domani contro il Milan e la mia formazione ideale in assoluto.

Iker; Ramos, Pepe, Albiol, Arbeloa; Granero, Lass, Xabi Alonso, Van der Vaart; Higuain, Benzema.

Iker; Ramos, Pepe, Albiol, Marcelo; M. Diarra, Xabi Alonso; Cristiano Ronaldo, Kakà; Benzema, Van Nistelrooy.
In alternativa, aggiungere Granero a centrocampo e spostare Ronaldo in attacco. Attenti al recupero di Van Nistelrooy, potrebbe rivelarsi l'asso nella manica.

11:21 PM  
Anonymous Manuel. said...

BENTORNATO VALENTINO.
Mi fa davvero piacere tornare a rileggerti,soprattutto per analisi come quella del post precedente,davvero molto interessante.

Quique,nonostante i miei improperi trova sempre una panchina...cosa c'è che non funziona? ;)


Ciao,
Manuel.

2:28 AM  
Anonymous Hincha Madridista said...

Perdonami ma questa sarebbe la tua formazione ideale del Madrid?
Iker; Ramos, Pepe, Albiol, Marcelo; M. Diarra, Xabi Alonso; Cristiano Ronaldo, Kakà; Benzema, Van Nistelrooy.

Non capisco perchè preferire Mahamadou (giocatore troppo statico e macchinoso) al più dinamico Lass inoltre non mi piace la scelta di due punte centrali come Benzema e Ruud, se Ruud dovesse tornare la macchina da gol pre-infortunio meglio puntare su Higuain al posto di Benzema, al meno in questo momento.
Nella formazione anti-Milan non capisco perchè hai inserito titolari sia Granero che van der Vaart che non sono certo in un gran momento di forma, e soprattutto l'olandese ha sempre deluso a Madrid.
Giusto il discorso che fai su Marcelo, ma mettendo un giocatore così in difesa c'è il rischio che la fascia sinistra resti sempre o molto spesso scoperta visto che è un giocatore che attacca di continuo e difende poco, per questo lo vedevo meglio schierato più avanti, magari in staffetta con Drenthe giocatore che ha sempre dimostrato di essere più portato per i secondi 45' che per una gara intera.
Ad ogni modo stasera sarà un'altra partita di sofferenza, e sono convinto che se il Madrid dovesse perdere i giornalai saranno di nuovo pronti a buttarsi addosso a Pellegrini... E' chiaro perchè Wenger rifiutò l'offerta di Florentino, potendo restare tranquillo nel suo regno all'Arsenal.

8:33 AM  
Anonymous cespo said...

vale,
anche io rimango perplesso per l scelta di mahmadou, che considero forte fisicamente, ma scarso tecnicamente e tatticamente. Almeno lass unisce ala pressione tutto campo delle buone diagonali quando ramos sale e comunque buon senso di posizione e uscite in pressing sensate. Non sarà il nuovo cambiasso, nè il nuovo mascherano, ma sicuramente meglio dell'omonimo ex lione si..

Sulla formazione, utopicamente si può parlare quanto si vuole, ma si sa che si hanno i paletti raul e comunque una impostazione tattca di pellegrini da seguire.

Se non fosse così,
casillas
ramos pepe albiol marcelo
granero xabi lass
kaka
ronaldo benzema

1:12 PM  
Blogger valentino tola said...

@ Manuel
Grande! Aspettavamo solo te ormai ;-)

Son contento che a te e agli altri sia piaciuta l'analisi sulla difesa blaugrana... era un post cui pensavo già prima della sospensione del blog... spero di farne altri in futuro anche su altre squadre, però ho il problema che non so fare i video...

Lo sai che non sono nemmeno io un suo fan, però se riesce a dare un minimo di organizzazione a quella marmaglia Quique ci può stare.

@ Hincha
Lo sapevo che ti avrei scioccato! :D

Non credo che Mahamadou sia statico, anzi. è un giocatore che è sempre in movimento per offrire la copertura in fase di non possesso o l'appoggio in quella di possesso. Tecnicamente è inferiore a Lass, ma tatticamente lo preferisco.

Su Marcelo: "mettendo un giocatore così in difesa c'è il rischio che la fascia sinistra resti sempre o molto spesso scoperta visto che è un giocatore che attacca di continuo e difende poco"
Non condivido il presupposto del tuo discorso: se la squadra attacca di continuo, il rischio che la fascia di Marcelo resti scoperta non esiste più. Teoricamente il rischio doveva esserci anche per il Barça con Alves, eppure Guardiola l'anno scorso ha tirato fuori una squadra che in meida concedeva mezza occasione a partita all'avversario.
Ripeto: il rischio di cui parli esiste soltanto adesso che non c'è un equilibrio consolidato, però in assoluto il discorso su Marcelo "attacca ma non sa difendere, quindi non lo schiero in difesa" ha un valore relativo. Dipende TUTTO dal contesto.
Soprattutto nel calcio italiano c'è una visione consolidata che vuole che una squadra debba essere costruita col bilancino, per cui se un terzino è offensivo l'altro deve essere soltanto difensivo, se c'è un trequartista devono esserci per forza due mastini storpiapalloni... secondo me in una squadra come in un orchestra tutti devono saper suonare la stessa musica: guardate la nazionale spagnola... qua in Italia avrebbero detto che Silva, Iniesta, Xavi e Cesc non potevano coesistere, in realtà si rafforzano tutti a vicenda.
Prendiamo anche il Real madrid di Schuster: quando cercava di impostare nella metacampo avversaria il fatto di avere Heinze terzino lo indeboliva o no?
Quindi siccome il progetto di Pellegrini prevede una squadra sempre nella metacampo avversaria, Marcelo terzino è la scelta in assoluto più coerente ed equilibrata. In assoluto, prescidendo da stasera e dalle difficoltà delle ultime partite. Se si crede in un progetto bisogna ragionare così secondo me.

Sugli attaccanti non rispondo in questa sede perchè ho in mente di pubblicare un post sull'argomento.

1:32 PM  
Blogger valentino tola said...

@ Hincha 2
Scusa, mi son dimenticato la formazione di stasera: c'è un errore, non ho messo Kakà!
Allora metterei Kakà in attacco con Benzema. Metto Granero e Van der Vaart perchè voglio assicurarmi il controllo del possesso-palla a centrocampo. A Kakà voglio dare piena libertà offensiva senza costringerlo ad abbassarsi troppo per prendere palla (e anche per recuperare in difesa), mentre Benzema dovrebbe partecipare di più alla manovra di Higuain, e assieme a Kakà, Granero e Van der Vaart dovrebbe costituire l'attacco più mobile e "meno leggibile" per i difensori del Milan.

Scelgo Van der Vaart perchè è uno specialista del centrocampo a differenza di Marcelo. Io vedo possibilità di rilancio per l'olandese (lo ha giocato bene o no il primo tempo col Valladolid?), e con Granero mi può dare anche un centrocampo più folto in copertura lasciando a Kakà responsabilità esclusivamente offensiva. Granero è quello che tende ad aiutaredi più in copertura, però in fase di possesso deve sciogliersi: tende a tenere troppo la fascia, non è questo che gli si chiede e non è questo il meglio del suo repertorio.
Il discorso sugli stati di forma per me non ha ungran valore ora come ora, perchè i giocatori che non stanno deludendo in questo momento al Madrid si contano sulle dita di una mano.

@ cespo
Non siamo poi così distanti sulla formazione ideale (infatti ho messo come alternativa Granero con Ronaldo in attacco), a parte Lass.

Vediamo la formazione di stasera: se Raul partirà dall'inizio vorrà dire che è ancora un paletto, sennò sarà il segnale che qualcosa sta cambiando.

1:52 PM  
Anonymous Hincha Madridista said...

A me van der Vaart è un giocatore che è sempre piaciuto ma da quando è arrivato a Madrid ha avuto un'involuzione notevole, per questo non mi entusiasma, anche se sta dando qualche cenno di risveglio. Non ho visto benissimo Granero all'andata contro il Milan, ha allargato poco il gioco accentrandosi invece spesso e portando troppo palla. Per quanto dici su Marcelo in difesa hai ragione, con gli automatismi giusti sarebbe un'arma in più ma devo migliorare comunque molto in fase difensiva. Se ben ricordi il Madrid negli anni in cui ha fatto meglio ha sempre avuto due terzini di spinta ma anche copertura (Panucci e poi Salgado a dx con Carlos a sx, senza considerare le meteore Secretario e Jarni), ecco con Ramos (con tutti i suoi limiti di concentrazione) abbiamo un giocatore che copre bene la fascia mentre sia Marcelo che Drenthe hanno una fase difensiva non all'altezza, ovvio che in questi casi deve essere il resto della squadra anche ad aiutarli. Per l'attacco commenterò nell'ottimo post che hai inserito.
Intanto è iniziata la gara di Champions, Raul in panca e Guti a casa, qualcosa sta cambiando?

8:47 PM  

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