martedì, giugno 23, 2009

Bilancio Under 21.

Era attesa solo l’ufficializzazione, ma ieri sera l’Under 21 ha completato il suo capolavoro alla rovescia: López Caro, beato lui, non lo ritiene un fallimento, vede nemici attorno a sé (alle domande sul suo futuro, certo non particolarmente fantasiose o carine, risponde che qualuno probabilmente sarà contento per l’esito di questa spedizione…), sostiene che quando c’è l’impegno non c’è nulla da rimproverarsi, che la sua selezione in tutte e tre le gare ha imposto la propria idea di calcio offensivo (???) e che contro l’Inghilterra la partita è andata persa solo per dei dettagli (???/2).
Beh, io pensavo che non saper perdere fosse un’esclusiva di tecnici alla Capello o alla Lippi, bene o male carichi di trofei, ma a quanto pare anche uno trombato da Levante e Celta (dove guidava un’autentica fuoriserie, relativamente alla Segunda) mettendosi d’impegno può esibire una straordinaria faccia tosta.
Fallimento, non si scappa: stando alle voci che lo vogliono amicone di Fernando Hierro, Direttore Tecnico delle nazionali spagnole, López Caro non dovrebbe muoversi, ma certo è difficile pensare a possibili alternative davanti a un caso paradigmatico come questo di squadra allo sbando, abbandonata a sé stessa.
Anche ieri contro la Finlandia scelte discutibili, a partire dall’insistenza sull’unica punta e sul doppio centrocampista difensivo nonostante l’obiettivo minimo per passare il turno fosse un 4-0 (sperando in una contemporanea vittoria degli inglesi sulla Germania), poi, con l’ingresso della seconda punta solo al 68’ (Pereira, perché Bojan resta in panchina acciaccato), l’uscita del migliore in campo, ovvero Pedro León…

Vittoria meritata ma inutile contro la Finlandia, comunque frutto esclusivamente degli episodi e della qualità dei singoli, le uniche prerogative di una squadra che non è mai stata tale: perennemente incerta nel modulo e negli uomini, incapace di trovare una fluidità e una continuità di manovra che potesse scardinare le difese avversarie schierate (qui López Caro non ci risparmia un luogo comune tipico dell’ allenatore spagnolo che non sa perdere, ovvero il “loro facevano solo difesa e contropiede, brutti cattivi”…).
Personalmente rimane l’insoddisfazione per non aver mai visto nemmeno azzardare l’ipotesi di un 4-4-2 con un solo centrocampista difensivo, Granero in regia e Jurado falso esterno sinistro, la formazione che reputavo teoricamente più completa: mentre la forza della nazionale maggiore è che tutti parlano lo stesso linguaggio calcistico, in questa Under 21 non si è mai riuscito a risolvere il dualismo fra i portatori d’acqua come Raúl García, Javi Martínez e Mario Suárez e i vari trequartisti, non si è mai scelta con chiarezza un’idea di gioco da difendere fino in fondo. Emblematica la partita contro l’Inghilterra, con López Caro che fa il seguente ragionamento: “mi gioco le due punte, mi gioco pure Jurado dietro di loro, però guai se non imbottisco la mediana di muscolari”. Risultato: nessun filo logico, squadra incoerente, slegata, inguardabile e perdente. Novanta minuti che riassumono un intero torneo.

La figuraccia ha inevitabilmente inciso negativamente anche sulle quotazioni dei singoli, il cui rendimento di seguito analizziamo uno per uno (quelli che hanno giocato).

Che il portiere sia stato indiscutibilmente il migliore è indicativo della mediocrità dell’insieme, ma è anche una conferma della credibilità di Asenjo (3 presenze, 270 minuti) come futuro Casillas. Enorme personalità e sicurezza nei propri mezzi, decisivo in un paio di occasioni contro la Germania, splendido sul rigore di Milner, ha anche evidenziato una maggiore sobrietà nelle uscite rispetto al solito. Quasi fatta con l’Atlético Madrid, piazza insidiosa: non è ancora infallibile, per cui gli dovrà essere abbuonata anche qualche papera se non si vorrà comprometterne la crescita.
Anche i due terzini dell’Osasuna, Monreal (3 presenze, 270 min.) e Azpilicueta (2 presenze, 180 min.), si sono confermati: giocatori non entusiasmanti ma regolari, dinamici e disciplinati nel coprire e appoggiare la manovra con continuità. Problemi al centro: Torrejón (3 presenze, 270 min., 1 gol), unico centrale affidabile, non ha trovato un partner all’altezza fra il Chico (1 pres., 90 min.) impreciso e spesso fuori posizione dell’esordio contro la Germania, e il Javi García (2 pres., 180 min.) nel pallone visto contro gli inglesi, giocatore evidentemente disorientato e depresso dagli ultimi anni di prestiti, sballottamenti fra centrocampo e difesa e sottoconsiderazione estrema da parte del Real Madrid (che farebbe bene a liberarlo una volta per tutte).
Bocciato Sergio Sánchez (1 pres., 90 min.) da terzino destro contro la Germania (corsa, generosità, ma troppa poca tecnica per giocare in una squadra ambiziosa), sottoutilizzato Marcano (1 pres., 90 min.), che pure in linea teorica, stando al rendimento offerto nell’ultima stagione oltre che alle potenzialità, avrebbe dovuto essere il titolare a fianco di Torrejón.

Il centrocampo come detto è rimasto irrisolto, negli uomini, nella disposizione e anche nella filosofia di gioco di fondo. Punto fermo Raúl García (3 pres., 270 min.), il cui giudizio assume due facce: positivo sul piano del carisma e della presenza in mezzo al campo, negativo sul piano strettamente tecnico. Si fa sentire dal punto di vista fisico, ha senso tattico ma come all’Atlético ribadisce di non avere le qualità per dirigere la manovra, troppo orizzontale, con poca visione di gioco, ritmi sempre troppo blandi e anche qualche imprecisione di troppo.
Accanto a lui sarebbe stato meglio un regista (magari Granero arretrato) piuttosto che un altro centrocampista difensivo, che non ha aggiunto nulla e anzi ha di fatto compromesso l’agilità della transizione offensiva. Javi Martínez (2 pres., 159 min.) uno dei più deludenti di tutta la spedizione: spaesato contro la Germania (quello fatto di fraseggi stretti non è il suo calcio, c’è poco da fare, non ha i tempi, non ha l’attitudine e non ha il tocco), fuori ruolo con la Germania, costretto ad arrabattarsi sulla fascia destra, una delle scelte più “estrose” dell’Europeo di López Caro. Mario Suárez (2 pres., 170 min.) ha fatto il suo lavoro di cucitura in mezzo, ma non era certo il giocatore capace di dare alla manovra lo slancio che mancava, e in più gli rimane sul groppone la palla persa da cui nasce il primo gol inglese.
Non è stato proprio l’Europeo di Granero (2 pres., 170 min.), assente ingiustificato con la Germania, giustificato (problemi fisici) con gli inglesi, a sprazzi con la Finlandia: bilancio nettamente insufficiente per quello che doveva essere il punto di riferimento della trequarti. Nemmeno una gran vetrina in chiave-mercato: il Madrid non lo riacquisterà, ma forse un deprezzamento potrebbe anche fare comodo ai vari Villarreal e Valencia che hanno mire sul Pirata.
Jurado (3 pres., 201 min.) ha provato a dare qualche accelerazione sulla trequarti, ma ha visto i suoi sforzi compromessi un po’dalla mancanza di cattiveria nel concludere le azioni, un po’ dalla scarsa assistenza dei compagni. Non ha fugato del tutto i dubbi sulla sua personalità, ma appare certamente rilanciato dall'ultima eccellente stagione, che ne fa uno degli uomini mercato per la metà-classifica della Liga oltre che per l’Aston Villa, interessato da mesi (società seria, non certo un Newcastle, ma potrebbe rivelarsi un calcio poco adatto alle caratteristiche di Jurado).
La fascia destra non ha mai avuto un padrone: un altro mistero lo scarso utilizzo di Pedro León (3 pres., 81 min., 1 gol), giocatore importante come dimostrato anche contro la Finlandia, ancora di più in un contesto in cui il gioco di squadra inesistente aumenta l’importanza dei suoi pericolosissimi calci piazzati liftati, mentre Sisi (2 pres., 91 min.) ha inciso pochissimo, inesistente contro la Germania e impreciso nonostante la buona partecipazione alla manovra contro la Finlandia, dove spostato a sinistra ha rilevato in corsa Jurado, azzoppato da un’entrataccia. Non si riprendono le quotazioni di Capel (3 pres., 40 min.), defilato (non a torto, aggiungo) nelle gerarchie di López Caro, nemmeno capace di dare la scossa col suo calcio anarchico nei pochi spiccioli concessigli.

Il simbolo della spedizione fallimentare è chiaramente Bojan (2 pres., 147 min.): un po’isolato come unica punta con la Germania, senza attenuanti nella disastrosa seconda gara con l’Inghilterra, giocata da seconda punta. Polveri bagnate, errori tecnici incomprensibili, e poi questo gap atletico nei confronti dei difensori avversari che comincia ad essere allarmante. Se Bojan il pallone lo ha toccato male, Adrián López (1 pres., 90 min.) invece non lo ha nemmeno annusato: gira a vuoto su tutto il fronte d’attacco contro l’Inghilterra, non fa reparto né da sfogo in profondità, mostra solo il suo peggior difetto, ovvero la tendenza ad estraniarsi del tutto dal gioco per lunghissimi tratti del match.
In questo quadro, ha finito con l’avere più minuti del dovuto un manzo di terza scelta come Xisco (3 pres., 119 min.): l’unico con quelle caratteristiche da centravanti di peso utili a semplificare la manovra, ma anche sin troppo modesto tecnicamente per risultare credibile. Frenetico ma confusionario come da copione Pereira (1 pres. 22 min.) nello spezzone con la Finlandia.

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2 Comments:

Blogger Unknown said...

Ti comunichiamo che ti abbiamo linkato sul nostro blog:
http://calcioportoghese.blogspot.com

8:45 PM  
Blogger valentino tola said...

Grazie, anche io ho vi ho aggiunto fra i link.

10:50 PM  

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