I verdetti finali.
CAMPIONE DI SPAGNA: Barcelona.
FASE FINALE CHAMPIONS LEAGUE: Barcelona, Real Madrid, Sevilla.
PRELIMINARI CHAMPIONS LEAGUE: Atlético Madrid.
COPPA UEFA: Villarreal, Valencia, Athletic Bilbao.
RETROCESSE: Betis, Recreativo, Numancia.
CLASSIFICA
1 Barcelona 87
2 R. Madrid 78
3 Sevilla 70
4 Atlético 67
5 Villarreal 65
6 Valencia 62
7 Deportivo 58
8 Málaga 55
9 Mallorca 51
10 Espanyol 47
11 Almería 46
12 Racing 46
13 Athletic 44
14 Sporting 43
15 Osasuna 43
16 Valladolid 43
17 Getafe 42
18 Betis 42
19 Numancia 35
20 Recreativo 33
CLASSIFICA MARCATORI
Forlán 32 (Atlético Madrid, 5 rig.)
Eto’o 30 (Barcelona, 2 rig.)
Villa 28 (Valencia, 8 rig.)
Messi 23 (Barcelona, 3 rig.)
Higuaín 22 (Real Madrid, 3 rig.)
PREMIO “ZAMORA” (Coefficiente; gol subiti; partite giocate)
Víctor Valdés(Barcelona) 0,89-31-35
Palop(Sevilla) 1,00-35-35
Aranzubía(Deportivo) 1,22-45-37
Toño(Racing) 1,24-41-33
Kameni(Espanyol) 1,27-47-37
RISULTATI TRENTOTTESIMA GIORNATA
Giocate sabato
Atlético Madrid-Almería 3-0: Agüero 19'; Raúl García 27'; Forlán 49'.
Mallorca-Villarreal 2-3: Cani 29'(V); Aduriz 35'(M); Llorente 39'(V); Llorente 52'(V); Webó 89'(M).
Deportivo-Barcelona 1-1: Bodipo 29'(D); Eto'o 89'(B).
Valencia-Athletic Bilbao 2-0: Villa 6'; Villa 89'.
Giocate domenica
Numancia-Sevilla 0-2: Armenteros 87'; autorete J.C. Moreno 92'.
Espanyol-Málaga 3-0: Tamudo 5'; Tamudo 45'; Tamudo, rig. 55'.
Betis-Valladolid 1-1: Aguirre 47' (V; recupero primo tempo); Oliveira 49'.
Racing-Getafe 1-1: Toni Moral 34'(R); Granero 38'(G).
Sporting-Recreativo 2-1: Ersen Martin 23'(R); Barral 57'(S); Luis Morán 66'(S).
Osasuna-Real Madrid 2-1: Higuaín 11'(R); Plasil 14'(O); Juanfran 60'(O).
Alla fine, nonostante lo sforzo da parte di tutte le squadre, anche quelle senza più nulla da chiedere al proprio campionato, per tenere viva la lotta (il Recreativo già retrocesso che mette sotto lo Sporting per un tempo; il Real Madrid che passa in vantaggio sul campo dell’Osasuna; il Racing che impone il pareggio al Getafe), è Betis-Valladolid la sfida che come prevedibile dirime la questione-salvezza, e la dirime nella maniera più rispettosa nei confronti della tradizione recente della Liga: a fare il tonfo è la squadra non solo più dotata sulla carta, ma quella teoricamente estranea ad ogni prospettiva di lotta per la salvezza. Atlético Madrid 2000, Celta 2004, ancora Celta 2007, Zaragoza 2008, e ora Betis.
Non è un “caso” clamoroso quanto il Zaragoza della scorsa stagione, ma esattamente come quella squadra anche questo Betis poteva contare su una coppia d’attacco composta da Sergio García e Ricardo Oliveira, oltre che sui vari Edu (tornato per il finale di stagione, stavolta non si è ripetuto come salvatore della patria dopo il 2006-2007), Emana, Mark González, Mehmet Aurelio (comunque indisponibile nell’ ultimo mese), Nelson etc.. Se si pensa che la stampa filo-verdiblanca più ottimista parlava la scorsa estate di una delle rose migliori della storia del club, si hanno le dimensioni compiute del fallimento.
Il Betis paga tutta stavolta la mancanza di una linea chiara, la mancanza di continuità e di un progetto vero. Chaparro era stato confermato dopo la salvezza ottenuta in corsa l’anno passato, ma quando si è trattato di fare il salto di qualità, da semplice tappabuchi a valido stratega, da motivatore a gestore a tutto tondo, “Mick Jagger” ha fallito.
Il suo Betis aveva cominciato la Liga mostrando anche momenti di manovra offensiva convincente, ma non ha mai monetizzato appieno quei buoni momenti, e alla lunga a prevalere è stato lo squilibrio in fase di non possesso, un problema mai risolto: un Betis sempre troppo sfilacciato, con troppi giocatori oltre la linea della palla, esageratamente vulnerabile ogni volta che l’avversario rilancia l’azione. Dal 4-3-3 col frizzante trio di centrocampo Mehmet Aurelio-Capi-Emana, Chaparro è passato a un 4-2-3-1 con un doble pivote più bloccato (con l’infortunio di Capi, Arzu viene avanzato dalla difesa e affiancato a Mehmet Aurelio), ma questo non risolve i problemi di equilibrio.
Col passare delle giornate e il peggioramento dei risultati, il Betis ha poi perso pure quella residua allegria offensiva di inizio stagione, finendo col consegnarsi al non-gioco e all’ansia. Chaparro poi perde colpi, riceve crescenti critiche per le sue scelte soprattutto a partita in corso, e così scatta, come tradizione nel caotico club verdiblanco, il cambio di tecnico.
Nogués dal Betis B sembra rinvigorire l’ambiente nelle primissime partite, se non altro quanto a risultati, ma ben presto entra anche lui nella spirale negativa, fino alle pesanti degenerazioni delle ultime giornate. Lo si può dire tranquillamente: se nelle ultime tre giornate parti con Emana (il miglior giocatore della stagione bética, nonché una delle sensazioni di tutta la Liga per alcuni mesi) in panchina, allora vuol dire che un po’te la cerchi anche. Per non parlare dei cambi in quest’ultima partita: fuori Sergio García per mettere per l’appunto Emana, e poi pochi minuti dopo fuori Capi per Pavone (ma non era meglio a quel punto far entrare direttamente Emana per Capi e tenere Sergio García che è meglio di Pavone?); infine Juanma in campo solo negli ultimi cinque minuti al posto di un Mark González inutile e strameritevole di una sostituzione molto più anticipata.
Punto e a capo: il Betis è uno di quei club spagnoli che vivono tutto alla giornata, che procedono per tentativi, e alla fine il verdetto è sacrosanto: a Valladolid ci saranno meno euro e meno nomi, ma son tre anni che Mendilibar lavora su un’Idea che si è guadagnata una piena credibilità, al di là della clamorosa flessione dell’ultimo mese.
La partita è stata il classico scontro diretto di fine stagione: nervoso, irregolare, tiranneggiato dal fattore psicologico. Il Betis parte molto forte per sfruttare il fattore-campo e il disorientamento del Valladolid. Gli ospiti, ripiombati a “freddo” nella bagarre-salvezza, partono contratti e intimoriti. Il Betis punta sui ritmi alti e su un calcio molto diretto, cercando di evidenziare le crepe della difesa vallisoletana, forzatamente rimaneggiata in questo rush finale (il terzino sinistro titolare Marcos si adatta a destra lasciando la sinistra ad Óscar Sánchez; solo García Calvo dei titolari abituali gioca nella sua posizione, affiancato da Javi Baraja, ma pure lui dovrà gettare la spugna per infortunio nella ripresa, rilevato da Iñaki Bea) e molto insicura sulle verticalizzazioni biancoverdi, come quella che smarca Ricardo Oliveira a tu per tu con Asenjo nell’occasione più ghiotta del primo tempo.
Passata indenne la sfuriata dei padroni di casa, col fisiologico abbassamento dei ritmi (la fatica di tutta una stagione e il caldo non si possono ignorare), il Valladolid riequilibra la gara, e capisce che facendo girare con calma la palla non è così difficile evidenziare lo scarso equilibrio del Betis. Così a fine primo tempo la vecchia gloria Víctor (in ottima forma in questo finale di stagione, ha superato Canobbio nel ballottaggio per il posto da trequartista) trova lo spazio fra le linee, attira la difesa su di sé e con una giocata elegante libera Aguirre (subentrato all’infortunato Pedro León) che, spostatosi da destra verso sinistra, lascia partire un gran rasoterra di collo-esterno sinistro che si infila sul primo palo gelando il Ruiz de Lopera. Primo gol spagnolo per l’argentino, il più importante e pure col piede “sordo”.
Nella ripresa Oliveira trova subito il pareggio (Marcos si addormenta sul secondo palo e lascia incornare il brasiliano), prende pure un palo, ma poi non si gioca più a calcio, si inseguono gli stati d’animo e i risultati dagli altri campi. Al Ruiz de Lopera si comincia a sentire puzza di bruciato quando le radio annunciano l’espulsione di Salgado a Pamplona e poi il golazo di Juanfran, infine il colpo di grazia arriva quando lo Sporting completa la poco evitabile rimonta sul Recre (gran bel gol anche quello di Luis Morán).
Ora è tutta fra Betis e Valladolid, i padroni di casa devono fare assolutamente un gol, ma non ci sono più con la testa, mezzora sprecata fra palloni a casaccio, imprecisioni e giocate frettolose che non scompongono un Valladolid cui basta l’ordine per soppravvivere (oltre a qualche pallone tenuto su da Canobbio, entrato per questo preciso scopo al posto di Jonathan Sesma). A Siviglia il calcio si vive con una passione che in Spagna ha pochissimi paragoni, per cui vi lascio immaginare i torrenti di lacrime sugli spalti alla notizia del fischio finale di Gijón. E purtroppo nel quadro rientrano anche quegli ultrà del Betis che non si smentiscono e fuori dallo stadio decidono di sfogarsi a modo loro.
Rose e fiori sugli altri campi: lo Sporting trova finalmente un porto sicuro alla sua stagione incredibilmente altalenante, Camacho si guadagna la conferma sulla panchina dell’Osasuna così come Míchel, che firma per i prossimi due anni col Getafe. Già benvoluto dai giocatori, che gli tributano un’ovazione nei festeggiamenti di fine partita, l’ex della Quinta del Buitre promette di ricominciare quel ciclo virtuoso (bel calcio e giovani da valorizzare) che il pessimo interregno di Víctor Muñoz aveva bruscamente interrotto.
Intanto, il Real Madrid può ufficialmente concentrarsi solo e soltanto sul futuro: Juande Ramos è già storia vecchia (un po’preso in mezzo il tecnico manchego, sicuramente merita un rilancio in qualche altra società di Primera), Florentino Pérez è da oggi il “nuovo” presidente. L’unanimità attorno a Florentino (tutti i possibili concorrenti elettorali si sono ritirati anzitempo) ha un chiaro significato: si chiude un occhio sulla terrificante seconda parte del suo precedente mandato e si spera di riattivare prima a livello mediatico e poi a tutti gli altri livelli l’ottimismo e i sogni di grandezza dell’ambiente madridista.
Solo Florentino poteva contendere le copertine al Barça del triplete, solo Florentino coi suoi annunciati 300 milioni per il prossimo mercato (non male in tempi di crisi… se davvero terrà fede riattiverà l’intero mercato europeo facendo girare cifre simili), per 6 acquisti, anche se l’imperativo è quello di una rosa di 25 giocatori, il che implica numerose cessioni, alcune delle quali eccellenti e potenzialmente piuttosto redditizie (in ballo fra gli altri ci sono Mahamadou Diarra, Robben e Van Nistelrooy).
La scelta quasi certa di Pellegrini fa pensare che il potere decisionale di Valdano, “nuovo” Direttore Tecnico, si farà sentire. Quello dell’ormai ex tecnico del Villarreal è un nome molto più in linea con la visione del calcio di Valdano che con quella di Florentino: un tecnico sudamericano, con uno spiccato gusto per il “futbol de toque” mai disgiunto dall’attenzione per gli equilibri tattici. C’è un po’ di incertezza su come potrà avvenire il passaggio di Pellegrini da un ambiente sereno come quello del Villarreal alla burrasca madridista, e c’è anche un po’ di rammarico per quello che lascia a Vila-Real, un progetto più che mai “suo”, che rischierebbe una battuta d’arresto ove la società amarilla scegliesse un allenatore in disaccordo con la tradizione instaurata dal tecnico cileno (tradotto: niente scelte tipo Víctor Muñoz al Getafe, per favore).
La lotta per la Champions invece praticamente non ha riservato emozioni. Era preventivabile, con l’Atlético, squadra più in forma del campionato, cui bastava un punto in casa contro una delle squadre già in piena vacanza, cioè l’Almería (che si prepara a numerose importanti partenze quest’estate: su tutte quelle di Negredo e dei due ottimi terzini Bruno e Mané). Un Agüero molto brillante nell’ultimo mese sfodera una perla, Raúl García (altro giocatore in ottima condizione) arrotonda, e così il Villarreal a Maiorca può dedicarsi soltanto a mettere il punto esclamativo sul grande finale di stagione di Cani e Joseba Llorente. La ciliegina però non poteva fornirla altri che Forlán, un’altra formidabile conclusione mancina dalla lunga distanza, trentaduesimo gol (in una Liga di gol a buon mercato, parecchi hanno superato la ventina: se si pensa che Villa a 28 gol è soltanto terzo…) e Scarpa d’Oro.
Ora è Champions, per modo di dire visto che la nuova formula dei preliminari metterà contro tutte le squadre dei campionati europei principali, per cui non è da escludere un barbaro Atlético Madrid-Arsenal già ad Agosto. Ancora in ballo il nome del nuovo allenatore: a norma dovrebbe essere Abel Resino, dato che una clausola contrattuale sanciva il rinnovo in caso di quarto posto alla fine del campionato. È un nome molto amato nell’ambiente per il suo status di vecchia gloria del club, e ha saputo guadagnarsi il rispetto di stampa e giocatori (che aveva rischiato di incrinarsi con una scelta discutibilissima come la panchina di Forlán ad Oporto), ma dal punto di vista tecnico non è una certezza. Il suo Atlético ha esibito un’eccellente condizione atletica in questo finale di stagione, e ha anche mostrato qualche miglioramento in fase di non possesso, con la difesa più vicina al centrocampo, ma per quanto riguarda la manovra non è cambiato nulla, resta povera e legata al contropiede e alle improvvisazioni dei solisti offensivi.
FASE FINALE CHAMPIONS LEAGUE: Barcelona, Real Madrid, Sevilla.
PRELIMINARI CHAMPIONS LEAGUE: Atlético Madrid.
COPPA UEFA: Villarreal, Valencia, Athletic Bilbao.
RETROCESSE: Betis, Recreativo, Numancia.
CLASSIFICA
1 Barcelona 87
2 R. Madrid 78
3 Sevilla 70
4 Atlético 67
5 Villarreal 65
6 Valencia 62
7 Deportivo 58
8 Málaga 55
9 Mallorca 51
10 Espanyol 47
11 Almería 46
12 Racing 46
13 Athletic 44
14 Sporting 43
15 Osasuna 43
16 Valladolid 43
17 Getafe 42
18 Betis 42
19 Numancia 35
20 Recreativo 33
CLASSIFICA MARCATORI
Forlán 32 (Atlético Madrid, 5 rig.)
Eto’o 30 (Barcelona, 2 rig.)
Villa 28 (Valencia, 8 rig.)
Messi 23 (Barcelona, 3 rig.)
Higuaín 22 (Real Madrid, 3 rig.)
PREMIO “ZAMORA” (Coefficiente; gol subiti; partite giocate)
Víctor Valdés(Barcelona) 0,89-31-35
Palop(Sevilla) 1,00-35-35
Aranzubía(Deportivo) 1,22-45-37
Toño(Racing) 1,24-41-33
Kameni(Espanyol) 1,27-47-37
RISULTATI TRENTOTTESIMA GIORNATA
Giocate sabato
Atlético Madrid-Almería 3-0: Agüero 19'; Raúl García 27'; Forlán 49'.
Mallorca-Villarreal 2-3: Cani 29'(V); Aduriz 35'(M); Llorente 39'(V); Llorente 52'(V); Webó 89'(M).
Deportivo-Barcelona 1-1: Bodipo 29'(D); Eto'o 89'(B).
Valencia-Athletic Bilbao 2-0: Villa 6'; Villa 89'.
Giocate domenica
Numancia-Sevilla 0-2: Armenteros 87'; autorete J.C. Moreno 92'.
Espanyol-Málaga 3-0: Tamudo 5'; Tamudo 45'; Tamudo, rig. 55'.
Betis-Valladolid 1-1: Aguirre 47' (V; recupero primo tempo); Oliveira 49'.
Racing-Getafe 1-1: Toni Moral 34'(R); Granero 38'(G).
Sporting-Recreativo 2-1: Ersen Martin 23'(R); Barral 57'(S); Luis Morán 66'(S).
Osasuna-Real Madrid 2-1: Higuaín 11'(R); Plasil 14'(O); Juanfran 60'(O).
Alla fine, nonostante lo sforzo da parte di tutte le squadre, anche quelle senza più nulla da chiedere al proprio campionato, per tenere viva la lotta (il Recreativo già retrocesso che mette sotto lo Sporting per un tempo; il Real Madrid che passa in vantaggio sul campo dell’Osasuna; il Racing che impone il pareggio al Getafe), è Betis-Valladolid la sfida che come prevedibile dirime la questione-salvezza, e la dirime nella maniera più rispettosa nei confronti della tradizione recente della Liga: a fare il tonfo è la squadra non solo più dotata sulla carta, ma quella teoricamente estranea ad ogni prospettiva di lotta per la salvezza. Atlético Madrid 2000, Celta 2004, ancora Celta 2007, Zaragoza 2008, e ora Betis.
Non è un “caso” clamoroso quanto il Zaragoza della scorsa stagione, ma esattamente come quella squadra anche questo Betis poteva contare su una coppia d’attacco composta da Sergio García e Ricardo Oliveira, oltre che sui vari Edu (tornato per il finale di stagione, stavolta non si è ripetuto come salvatore della patria dopo il 2006-2007), Emana, Mark González, Mehmet Aurelio (comunque indisponibile nell’ ultimo mese), Nelson etc.. Se si pensa che la stampa filo-verdiblanca più ottimista parlava la scorsa estate di una delle rose migliori della storia del club, si hanno le dimensioni compiute del fallimento.
Il Betis paga tutta stavolta la mancanza di una linea chiara, la mancanza di continuità e di un progetto vero. Chaparro era stato confermato dopo la salvezza ottenuta in corsa l’anno passato, ma quando si è trattato di fare il salto di qualità, da semplice tappabuchi a valido stratega, da motivatore a gestore a tutto tondo, “Mick Jagger” ha fallito.
Il suo Betis aveva cominciato la Liga mostrando anche momenti di manovra offensiva convincente, ma non ha mai monetizzato appieno quei buoni momenti, e alla lunga a prevalere è stato lo squilibrio in fase di non possesso, un problema mai risolto: un Betis sempre troppo sfilacciato, con troppi giocatori oltre la linea della palla, esageratamente vulnerabile ogni volta che l’avversario rilancia l’azione. Dal 4-3-3 col frizzante trio di centrocampo Mehmet Aurelio-Capi-Emana, Chaparro è passato a un 4-2-3-1 con un doble pivote più bloccato (con l’infortunio di Capi, Arzu viene avanzato dalla difesa e affiancato a Mehmet Aurelio), ma questo non risolve i problemi di equilibrio.
Col passare delle giornate e il peggioramento dei risultati, il Betis ha poi perso pure quella residua allegria offensiva di inizio stagione, finendo col consegnarsi al non-gioco e all’ansia. Chaparro poi perde colpi, riceve crescenti critiche per le sue scelte soprattutto a partita in corso, e così scatta, come tradizione nel caotico club verdiblanco, il cambio di tecnico.
Nogués dal Betis B sembra rinvigorire l’ambiente nelle primissime partite, se non altro quanto a risultati, ma ben presto entra anche lui nella spirale negativa, fino alle pesanti degenerazioni delle ultime giornate. Lo si può dire tranquillamente: se nelle ultime tre giornate parti con Emana (il miglior giocatore della stagione bética, nonché una delle sensazioni di tutta la Liga per alcuni mesi) in panchina, allora vuol dire che un po’te la cerchi anche. Per non parlare dei cambi in quest’ultima partita: fuori Sergio García per mettere per l’appunto Emana, e poi pochi minuti dopo fuori Capi per Pavone (ma non era meglio a quel punto far entrare direttamente Emana per Capi e tenere Sergio García che è meglio di Pavone?); infine Juanma in campo solo negli ultimi cinque minuti al posto di un Mark González inutile e strameritevole di una sostituzione molto più anticipata.
Punto e a capo: il Betis è uno di quei club spagnoli che vivono tutto alla giornata, che procedono per tentativi, e alla fine il verdetto è sacrosanto: a Valladolid ci saranno meno euro e meno nomi, ma son tre anni che Mendilibar lavora su un’Idea che si è guadagnata una piena credibilità, al di là della clamorosa flessione dell’ultimo mese.
La partita è stata il classico scontro diretto di fine stagione: nervoso, irregolare, tiranneggiato dal fattore psicologico. Il Betis parte molto forte per sfruttare il fattore-campo e il disorientamento del Valladolid. Gli ospiti, ripiombati a “freddo” nella bagarre-salvezza, partono contratti e intimoriti. Il Betis punta sui ritmi alti e su un calcio molto diretto, cercando di evidenziare le crepe della difesa vallisoletana, forzatamente rimaneggiata in questo rush finale (il terzino sinistro titolare Marcos si adatta a destra lasciando la sinistra ad Óscar Sánchez; solo García Calvo dei titolari abituali gioca nella sua posizione, affiancato da Javi Baraja, ma pure lui dovrà gettare la spugna per infortunio nella ripresa, rilevato da Iñaki Bea) e molto insicura sulle verticalizzazioni biancoverdi, come quella che smarca Ricardo Oliveira a tu per tu con Asenjo nell’occasione più ghiotta del primo tempo.
Passata indenne la sfuriata dei padroni di casa, col fisiologico abbassamento dei ritmi (la fatica di tutta una stagione e il caldo non si possono ignorare), il Valladolid riequilibra la gara, e capisce che facendo girare con calma la palla non è così difficile evidenziare lo scarso equilibrio del Betis. Così a fine primo tempo la vecchia gloria Víctor (in ottima forma in questo finale di stagione, ha superato Canobbio nel ballottaggio per il posto da trequartista) trova lo spazio fra le linee, attira la difesa su di sé e con una giocata elegante libera Aguirre (subentrato all’infortunato Pedro León) che, spostatosi da destra verso sinistra, lascia partire un gran rasoterra di collo-esterno sinistro che si infila sul primo palo gelando il Ruiz de Lopera. Primo gol spagnolo per l’argentino, il più importante e pure col piede “sordo”.
Nella ripresa Oliveira trova subito il pareggio (Marcos si addormenta sul secondo palo e lascia incornare il brasiliano), prende pure un palo, ma poi non si gioca più a calcio, si inseguono gli stati d’animo e i risultati dagli altri campi. Al Ruiz de Lopera si comincia a sentire puzza di bruciato quando le radio annunciano l’espulsione di Salgado a Pamplona e poi il golazo di Juanfran, infine il colpo di grazia arriva quando lo Sporting completa la poco evitabile rimonta sul Recre (gran bel gol anche quello di Luis Morán).
Ora è tutta fra Betis e Valladolid, i padroni di casa devono fare assolutamente un gol, ma non ci sono più con la testa, mezzora sprecata fra palloni a casaccio, imprecisioni e giocate frettolose che non scompongono un Valladolid cui basta l’ordine per soppravvivere (oltre a qualche pallone tenuto su da Canobbio, entrato per questo preciso scopo al posto di Jonathan Sesma). A Siviglia il calcio si vive con una passione che in Spagna ha pochissimi paragoni, per cui vi lascio immaginare i torrenti di lacrime sugli spalti alla notizia del fischio finale di Gijón. E purtroppo nel quadro rientrano anche quegli ultrà del Betis che non si smentiscono e fuori dallo stadio decidono di sfogarsi a modo loro.
Rose e fiori sugli altri campi: lo Sporting trova finalmente un porto sicuro alla sua stagione incredibilmente altalenante, Camacho si guadagna la conferma sulla panchina dell’Osasuna così come Míchel, che firma per i prossimi due anni col Getafe. Già benvoluto dai giocatori, che gli tributano un’ovazione nei festeggiamenti di fine partita, l’ex della Quinta del Buitre promette di ricominciare quel ciclo virtuoso (bel calcio e giovani da valorizzare) che il pessimo interregno di Víctor Muñoz aveva bruscamente interrotto.
Intanto, il Real Madrid può ufficialmente concentrarsi solo e soltanto sul futuro: Juande Ramos è già storia vecchia (un po’preso in mezzo il tecnico manchego, sicuramente merita un rilancio in qualche altra società di Primera), Florentino Pérez è da oggi il “nuovo” presidente. L’unanimità attorno a Florentino (tutti i possibili concorrenti elettorali si sono ritirati anzitempo) ha un chiaro significato: si chiude un occhio sulla terrificante seconda parte del suo precedente mandato e si spera di riattivare prima a livello mediatico e poi a tutti gli altri livelli l’ottimismo e i sogni di grandezza dell’ambiente madridista.
Solo Florentino poteva contendere le copertine al Barça del triplete, solo Florentino coi suoi annunciati 300 milioni per il prossimo mercato (non male in tempi di crisi… se davvero terrà fede riattiverà l’intero mercato europeo facendo girare cifre simili), per 6 acquisti, anche se l’imperativo è quello di una rosa di 25 giocatori, il che implica numerose cessioni, alcune delle quali eccellenti e potenzialmente piuttosto redditizie (in ballo fra gli altri ci sono Mahamadou Diarra, Robben e Van Nistelrooy).
La scelta quasi certa di Pellegrini fa pensare che il potere decisionale di Valdano, “nuovo” Direttore Tecnico, si farà sentire. Quello dell’ormai ex tecnico del Villarreal è un nome molto più in linea con la visione del calcio di Valdano che con quella di Florentino: un tecnico sudamericano, con uno spiccato gusto per il “futbol de toque” mai disgiunto dall’attenzione per gli equilibri tattici. C’è un po’ di incertezza su come potrà avvenire il passaggio di Pellegrini da un ambiente sereno come quello del Villarreal alla burrasca madridista, e c’è anche un po’ di rammarico per quello che lascia a Vila-Real, un progetto più che mai “suo”, che rischierebbe una battuta d’arresto ove la società amarilla scegliesse un allenatore in disaccordo con la tradizione instaurata dal tecnico cileno (tradotto: niente scelte tipo Víctor Muñoz al Getafe, per favore).
La lotta per la Champions invece praticamente non ha riservato emozioni. Era preventivabile, con l’Atlético, squadra più in forma del campionato, cui bastava un punto in casa contro una delle squadre già in piena vacanza, cioè l’Almería (che si prepara a numerose importanti partenze quest’estate: su tutte quelle di Negredo e dei due ottimi terzini Bruno e Mané). Un Agüero molto brillante nell’ultimo mese sfodera una perla, Raúl García (altro giocatore in ottima condizione) arrotonda, e così il Villarreal a Maiorca può dedicarsi soltanto a mettere il punto esclamativo sul grande finale di stagione di Cani e Joseba Llorente. La ciliegina però non poteva fornirla altri che Forlán, un’altra formidabile conclusione mancina dalla lunga distanza, trentaduesimo gol (in una Liga di gol a buon mercato, parecchi hanno superato la ventina: se si pensa che Villa a 28 gol è soltanto terzo…) e Scarpa d’Oro.
Ora è Champions, per modo di dire visto che la nuova formula dei preliminari metterà contro tutte le squadre dei campionati europei principali, per cui non è da escludere un barbaro Atlético Madrid-Arsenal già ad Agosto. Ancora in ballo il nome del nuovo allenatore: a norma dovrebbe essere Abel Resino, dato che una clausola contrattuale sanciva il rinnovo in caso di quarto posto alla fine del campionato. È un nome molto amato nell’ambiente per il suo status di vecchia gloria del club, e ha saputo guadagnarsi il rispetto di stampa e giocatori (che aveva rischiato di incrinarsi con una scelta discutibilissima come la panchina di Forlán ad Oporto), ma dal punto di vista tecnico non è una certezza. Il suo Atlético ha esibito un’eccellente condizione atletica in questo finale di stagione, e ha anche mostrato qualche miglioramento in fase di non possesso, con la difesa più vicina al centrocampo, ma per quanto riguarda la manovra non è cambiato nulla, resta povera e legata al contropiede e alle improvvisazioni dei solisti offensivi.
Etichette: Betis, Liga, Valladolid
13 Comments:
Un voto alla stagione di Nelson? Si è un pò ripigliato (come sembrava ad inizio stagione) o no?
Florentino Perez è stato presidente del Madrid dal 2000 al 2006, riuscendo a sconfiggere Sanz alle elezioni che pur portava in dote 2 Champions in 3 anni. Dal 2000 al 2003 il Madrid vinse 1 Champions, 2 Lighe, 1 Supercoppa Europea, 1 Intercontinentale più 1 Supercoppoa Spagnola. A fine 2003 Hierro e Del Bosque sono silurati da Florentino e dopo il Madrid vince solo una Supercoppa Spagnola, poi il nulla fino all'arrivo di Calderon. Perchè puntare di nuovo su un tizio del genere?
A parte questo, Vale come giudichi l'arrivo di Pellegrini?
Credo che al Madrid serva sempre un tecnico capace di sopportare l'enorme pressione dell'ambiente (a la Capello o Mourinho per intenderci) mentre Manuel ha sempre allenato realtà molto tranquille che possono darti una seconda chance. Su questo sono in pò preoccupato. Ovvio che il cambio tecnico, che spero duri più di una stagione, porterà un repulisti profondo della rosa.
Secondo me tra quelli da cedere ci sarebbero: Heinze, van der Vaart, uno tra van Nistelrooy e Huntelaar (più il primo per ragioni anagrafiche), Momo Diarra (Lass offre maggiori garanzie in quel ruolo), uno fra Sneijder e Robben (più il secondo se arriverà davverò Silva), e forse pure Drenthe, dando per scontati gli addii di Dudek e Slagado (io sperei anche Guti).
Starem a vedere, se non altro i giornali avranno di che divertirsi con Florentino).
@ Anonimo
Discreto. Come altri suoi compagni, meglio nella prima che nella seconda parte della stagione. Direi che è un pezzo interessante per il prossimo mercato.
@ Hincha
La motivazione del ritorno di Florentino si spiega secondo me con la voglia di tornare a sognare in grande dell'ambiente madridista. Sognare in grande ancor più che vincere: il Real Madrid ha vinto la Liga nel 2007 e nel 2008, ma anche in queste due vittorie è stato ben lontano dall'immmagine di grandezza che aveva nei primi anni 2000, nella prima fase del "Florentinato". In un periodo di dittatura blaugrana, credo si cerchi un rilancio prima di tutto a livello d'immagine, e Florentino Pérez fra quelli possibili era il nome che più di tutti poteva rappresentare questa volontà di rilancio del "marchio" Real Madrid.
Certo, le cose dovranno cambiare rispetto alla disastrosa seconda fase del suo precedente mandato, ma è anche possibile che Florentino abbia imparato da questi suoi errori (se non altro perchè già all'epoca li ammise dimettendosi), mettendo tanti soldi e dandosi da fare per acquistare i campionissimi, ma lasciando anche lavorare lo staff tecnico, da Valdano (Direttore Generale), a Pardeza (Direttore Tecnico) fino a Pellegrini.
In questo momento il popolo madridista aveva bisogno di sognare, perchè continuando a ragionare freddamente si sarebbe depresso ancora di più. Questa è la mia interpretazione del ritorno di Florentino, poi certamente alla lunga si valuterà la bontà del lavoro e del progetto, la propaganda e le promesse conteranno meno di zero (ma dopo le fanfaronate di Calderon non si potrà andare peggio da questpo punto di vista).
Capitolo Pellegrini: considero il suo Villarreal la più bella realtà, assieme al Sevilla di Juande Ramos, degli ultimi anni di calcio spagnolo (al di fuori del duopolio). Non forte come quel Sevilla, ma personalmente da un punto di vista estetico ho sempre avuto una maggior predilezione per il calcio del Villarreal. Non che non mi abbia esaltato il Sevilla, altrochè, ma questo calcio lento ed elegante, di trame palla a terra fittissime, per alcuni un calcio un po'stucchevole, mi ha sempre attratto. Il Villarreal di Pellegrini è stata la squadra "più spagnola" delle spagnole, e con la maggior impronta sudamericana, non solo per la nazionalità del tecnico e di molti suoi giocatori, ma proprio per la concezione del gioco.
Il pallone prima di tutto, si attacca e ci si difende con quello, come la nazionale spagnola e come il Barça (anche se le differenze fra queste squadre, all'interno della medesima filosofia di gioco, son notevolissime). Possesso-palla, manovra corale, tanti tocchi, molto movimento dalla trequarti in su. Oltre a questo non va assolutamente sottovalutato l'ordine che in fase di non possesso ha sempre evidenziato il Villarreal: Pellegrini non è affatto uno di quei tecnici che trascurano la fase difensiva, è uno molto serio, che preferisce arrivare al risultato attraverso il gioco ma che sa anche che una difesa solida ti permette di ottenere qualche punto anche quando non giochi bene.
Il suo Villarreal ha sempre giocato con un 4-4-2 (4-2-3-1 come variante in alcune partite) molto sudamericano, nel quale non esistono esterni di ruolo e ali, ma i centrocampisti di fascia sonodi fatto dei trequartisti che si accentrano costantemente. Gli esterni/trequartisti formano una sorta di quadrilatero coi due centrocampisti difensivi, assieme ai quali cercano di creare la superiorità numerica sul centrocampo avversario. I quattro centrocampisti giocano ravvicinati in modo da poter triangolare con facilità, attirare gli avversari e scaricare palla sulle fasce, dove gli unici incaricati di dare ampiezza sono i terzini. Non esistendo ali, nel calcio di Pellegrini i terzini partecipano costantemente all'azione offensiva: nel Villarreal erano Angel/Javi Venta a destra e Capdevila a sinistra, appoggiavano la manovra ma non davano molta propofondità; a Madrid con Sergio Ramos e Marcelo il salto di qualità sarà notevole (Marcelo con Pellegrini giocherà sicuramente terzino, questa è un'ottima notizia).
Visto che il dominio del centrocampo in fase di possesso è fondamentale per Pellegrini, la cosa più interessante sarà vedere come il Real Madrid si muoverà sul mercato per sistemare questo reparto, il più malandato nell'ultima stagione.
Nel calcio di Pellegrini il doble pivote generalmente è composto da un giocatore con doti di regia e uno più portato all'interdizione e alle coperture davanti alla difesa. Al Villarreal Senna era il regista ed Eguren l'interdittore.
A Madrid Pellegrini trova già impacchettato Lass, è imprescindibile perciò l'acquisto di un cervello: leggere di una trattativa per Xabi Alonso indica che il Real Madrid ha imboccato la strada giusta.
Per la trequarti è tutto da inventare (Guti spero appartenga al passato, anche se Valdano è un suo estimatore), è il reparto che richiederà gli investimenti più pesanti. Io terrei in caldo Granero, e poi penserei a due acquisti:i sogni sarebbero Kakà e Cristiano Ronaldo, vediamo cosa ci riserverà la realtà. Tutto questo discorso mi fa pensare che Robben non rientri nei piani di Pellegrini (Van der Vaart invece chissà... rientra nel profilo di Pellegrini molto più di quanto non rientrasse in quello di Juande e anche di Schuster).
C'è da notare che qualche anno fa il Real Madrid aveva già provato a giocare con un modulo simile, il "quadrato magico" di Luxemburgo, fu un disastro, ma è ovvio che non esistono moduli buoni o cattivi in sè e per sè.
In attacco Pellegrini gioca con due uomini, una seconda punta più portata a dialogare col centrocampo (Giuseppe Rossi) e una invece che fa da riferimento e finalizzatore in areadi rigore (Llorente). Ma nella stagione 2007-2008 il Villarreal ha anche giocato senza una vera prima punta, con Rossi e Nihat.
Nel Madrid di Pellegrini la mia coppia titolare sarebbe Higuain-Huntelaar, ma chissà magari il mercato potrebbe riservare un altro colpo (Tévez?).
La fase difensiva di Pellegrini non è basata sul pressing, prevede più che altro un ripiegamento nella metacampo, però la difesa non deve mai restare troppo bassa (spesso il suo Villlarreal applicava la tattica del fuorigioco sui cross dalla trequarti, e lo faceva benone).
Nella difesa del Madrid 2009-2010, è d'obbligo l'acquisto di un difensore centrale oltre all'arrivo già programmato di Garay. Heinze va rimosso, sono d'accordo.
Condivido il tuo timore sulla tenuta di Pellegrini nell'ambiente madridista: è un tecnico che stimo molto, ma se non trova gente disposta a seguirlo e proteggerlo, affonda come tutti gli allenatori. Sicuramente un tecnico come Mourinho o Wenger (che era la prima scelta di Valdano; agli occhi del nuovo DG madridista, Pellegrini è in un certo senso la versione spagnola del tecnico dell'Arsenal) avrebbe ispirato maggior "tim
maggior "timore reverenziale" nella stampa e nei tifosi.
Mi hai fatto ricordare il quadrato magico di Luxemburo, ahi ahi... Spero che FLorentino abbia capito gli errori del passato e non si trasformi in una sorta di Gil in versione ricca. Buona las celta di Pardeza nella direzione sportiva, uno della casa in certi ambienti puà fare bene. Spero che FLorentino farà solo il presidente, non il tuttologo e lasci lavorare serenamente lo staff e il nuovo tecnico.
Grazie per l'approfondita analisi dello stile di gioco di Pellegrini, credo quindi che forse van der Vaart e Sneijder avranno più chance di trovare un posto nel suo schema di gioco piuttosto che Robben. In mezzo Lass sarà sicuramente confermato mentre se davvero arriverà Xabi Alonso uno tra Diarra e Gago sarà di troppo, presumo. Direi interessante la coppia d'attacco formata da Higuain e Huntelaar, con Raul pronto all'occorrenza. Direi che giocando così il Madrid non dovrebbe prendere Ribery che grosso modo è un Robben meno egoista ma concetrarsi su altri obiettivi. Se poi van Nistelrooy tornerà al 100% almeno per quest'anno non prenderei nuove punte: Huntelaar, Higuain, Raul e van Gol sono un bel parco attacanti, anche se oggi leggevo di un interesse per Forlan o Villa. Se poi davvero arriverà Kakà, forse a Madrid si smetterà di sognare e ci si inizierà a divertire.
Ah, scusa, mi ero dimenticato di Sneijder... ci può stare benissimo nel modulo di Pellegrini, anche se è possibile che pure lui venga ceduto (io non lo farei).
Ribery ha un gioco simile per certi aspetti a quello di Robben, ma è più centrocampista offensivo che ala. Comunque non parliamo di un trequartista alla Zidane, è molto più un solista che vive di spunti.
Villa o Forlan sarebbero un grande acquisto per il Real Madrid, ma un loro approdo sia al Bernabeu che al Camp Nou sarebbe un sintomo di ulteriore impoverimento di una Liga sempre più sbilanciata verso il "modello scozzese".
ciao, innanzitutto complimenti per il blog e per le tue analisi sulla temporada.
sono un tifoso betico e non ti puoi immaginare l'amarezza per questo finale di stagione. ero convinto potessimo tornare in Europa (non certo la Champions)e mi ritovo in segunda...
credo che gli errori siano fondamentalmente societari: confermare Chaparro, ottimo traghettatore, invece che scegliere un tecnico giovane ed ambizioso, perpetrare l'equivoco dell'assenza di un centravanti o di un realizzatore efficace e puntare su Nogues nel finale.
I giocatori ci hanno comunque messo il "loro", spesso indolenti e troppo propensi al superfluo invece che al necessario.
Al di là della mia fede, ritengo che altre squadre meritassero maggiormente il terzultimo posto...
Ora non ci resta che rimboccarci le maniche, anche se non sono affatto fiducioso sul futuro: verrà depauperata una rosa competitiva e di prospettiva (Emana, Nelson, Monzon, Juande) e nessun arabo vorrà più acquistare il club come si diceva in febbraio.
verdeyblanco
Sinceremente Ribery a mio avviso sarebbe solo un onesto doppione nel quadro delle mezze punte o trequartisti che già abbiamo e che sono di valore tecnico simile al francese, per cui meglio guardare altrove.
Non so come sia messo dal punto di vista finanziario l'Atletico ma credo che purtroppo il Valencia si dovrà privare di alcuni dei suoi gioielli, che se non andranno all'estero approderanno necessariamente o a Madrid o a Barcelona, trasformando la Liga ancor di più in un duopolio a la scozzese. Se mi ricordo che un pò di anni fa le pretendenti al titolo erano 4-5 (Madrid, Barca, Atletico, Super Depor e Valencia) più altrettante squadre a sgomitare nelle posizioni di immediato rincalzo (Bilbao, Zaragoza, Betis, Sevilla...) adesso sembra essere passato un secolo.
@ verdeyblanco
Ciao, benvenuto, ti ringrazio per i complimenti e naturalmente ti faccio le mie condoglianze, anche se alla vigilia avevo espresso una preferenza per il Valladolid. Fa piacere avere anche un commentatore di fede verdiblanca.
Il problema del Betis in tutti questi ultimi anni è che ha sempre improvvisato. Stranamente è retrocesso quest'anno quando sembrava avere la rosa migliore. è indubbio che Chaparro non abbia saputo dare solidità a questa squadra, il realizzatore è mancato nella prima parte della stagione, anche se va detto che Sergio Garcia da centravanti si muoveva molto bene, creava spazi e palle-gol. Poi è arrivato Oliveira, che è un ottimo realizzatore, ma la squadra è andata anche peggio, quindi non legherei strettamente questa retrocessione alla carenza di bomber veri, che pure è un buco vero della rosa verdiblanca (soprattutto considerando il flop di Pavone e l'infortunio di Edu per quasi tutta la stagione). Io direi che il problema principale è stato sempre quello dello scarso equilibrio in fase di non possesso. Negli ultimi due anni il Betis è stato una delle squadre più attaccabili di tutta la Liga, ha sempre lasciato voragini fra difesa e centrocampo.
Nogués ha completato il disastro con scelte poco comprensibili, su tutte la gestione di Emana.
Sul futuro posso provare a inserire una nota di ottimismo: vero che certe cessioni saranno obbligatorie, vero che i contratti con Iriney e Bruno (Almeria, ora vicinissimo al Barça) sono saltati con la retrocessione, vero anche che il passaggio dalla Primera alla Segunda in Spagna è economicamente ancora più drammatico che negli altri paesi, ma il Betis è un club che ha la storia e l'appeal per rappresentare la prima scelta per i migliori giocatori di categoria, il che lo renderà una favorità d'obbligo per la prossima Segunda. Poi Juande, che secondo me ha potenzialità interessanti, potrebbe trovare pure lo spazio per esplodere.
@ Hincha madridista
Certo, sempre meglio che Villa vada al Madrid o al Barça piuttosto che ingozzare la Premier, però la tendenza è quella che segnali tu, purtroppo. Il divario fra Barça, Madrid e le altre è sempre più incolmabile (in una Liga in cui buona parte dellefinanze dei club dipende dai diritti televisivi, il fatto che non ci sia una contrattazione collettiva accresce necessariamente la voragine).
Forlan comunque non credo se ne andrà, il piano dell'Atlético sarebbe quello di vendere altri giocatori per risparmiare sugli ingaggi, limitare la rosa a 20 giocatori più i canterani e così poter trattenere Forlan e Aguero.
Villa se ne andrà quasi certamente: il presidente del Valencia Vicente Soriano si è dimesso, non è riuscito a vendere una parte del Mestalla a causa della crisi immobiliare, e così è saltato il piano per incassare un po'di denaro fresco. Ora sarà promosso presidente il vice Fernando Gomez, che si contrapponeva a Soriano sostenendo con maggior forza proprio la necessità della vendità dei fuoriclasse.
@valentino
grazie per le condoglianze, comunque in attesa della manifestazione del 15 giugno contro de Lopera, intravedo spiragli interessanti.
Le prime indicazioni sembrano positive: Antonio Tapia è un ottimo tecnico che viene da una buonissima stagione con il Malaga ed il fatto che accetti la segunda è un buonissimo inizio.
Il portiere Goitia non lo conosco bene, ma ne ho letto buoni commenti. Inoltre si cominciano a delineare le volontà dei giocatori, con Oliveira che annuncia orgoglioso di voler continuare nella società che gli ha sempre dato fiducia, mentre Sergio Garcia rivela attraverso il padre di voler giocare in primera (meglio così, non mi è mai piaciuto e si può fare un bel gruzzolo).
Comincio a pensare che la segunda possa rappresentare uno stimolo a ravvivare una cantera che da troppi anni non sforna più giocatori di livello e la possibilità per alcuni giovani di esplodere (come accennato da te).
Inoltre spero che alcuni giocatori vengano ceduti "solamente" in prestito con la speranza di riaverli l'anno dopo in primera.
verdeyblanco
Concordo, ci sono troppi giocatori che hanno fatto la muffa ormai (Rivera, Arzu, Rivas, Juanito che andrà all'Atlético, anche Melli e Capi che personalmente mi hanno stufato), la Segunda può essere l'occasione per un ricambio, con la permanenza di Oliveira come ciliegina.
Tapia è uno molto serio, Goitia nella norma (non mi pare superiore a Casto, tanto per dire).
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