mercoledì, maggio 27, 2009

La storia è oggi.

Continuare ora a sostenere che il Barça 2008-2009 non è la squadra perfetta e che può ancora migliorare, cosa della quale pure resto intimamente convinto, suona quantomai fuori luogo in un momento in cui c’è soltanto da fare i conti con l’evidenza. Questo Barça entra nella storia perché nessuna squadra spagnola finora aveva ottenuto un triplete, ci entra per i gol, per lo spettacolo e per l’autorevolezza con cui ha domato l’avversario più esperto, competitivo e poderoso che potesse incontrare.
La differenza nell’indirizzare la gara l’hanno fatta la qualità e i colpi delle individualità piazzati al momento giusto: il guizzo di Eto’o al 10’ ha scosso un Barça contrattissimo ad inizio partita, ed ha rappresentato la svolta tattica e psicologica. Da lì in poi i blaugrana l’hanno avuta tutta in discesa mentre i Red Devils son stati obbligati sempre a rincorrere, hanno perso aggressività, fiducia e concentrazione e si son trovati invischiati in una gara necessariamente a viso aperto, da una metacampo all’altra, nella quale il Barça non ha rivali: con lo spazio per giocare la palla, con gli appoggi giusti tra le linee, gli uomini di Guardiola non li fermi neanche se ti chiami Manchester United Football Club.
Una volta in vantaggio, il Barça ha sempre avuto il coltello dalla parte del manico, ha gestito con pazenza e tranquillità il ritmo della partita, ha deciso quando temporeggiare col possesso-palla e quando affondare, ha mantenuto un’impeccabile disciplina in fase di non possesso (problemi soltanto sui soliti calci d’angolo, dove però i saltatori inglesi hanno mancato della scelta di tempo e della forza giusta nell’impatto col pallone) e ha persino avuto l’opportunità di infierire su un avversario sempre più sbilanciato alla ricerca dell’impresa disperata. Negli sviluppi e nella padronanza dimostrata dal vincitore, questa finale è idealmente la gemella di Spagna-Germania, l’atto conclusivo dell’ultimo Europeo. È il marchio di fabbrica di un calcio spagnolo che non si può certo dire dominatore assoluto in Europa (tre anni consecutivi con tre semifinaliste di Champions inglesi parlano chiaro), ma che nelle sue espressioni d’élite incanta il Vecchio Continente.

Ferguson conferma la sua preferenza per Anderson rispetto a Scholes, avanza Giggs sulla trequarti a sostegno di Cristiano Ronaldo, unica punta con Rooney largo a sinistra e Park a destra. Guardiola alla fine non rischia Keita terzino e rispolvera Sylvinho.
L’avvio è imbarazzante per tutti coloro che tengono alle sorti blaugrana. Lo United esercita un dominio sfacciato sui primi dieci minuti del match; la squadra dei palleggiatori, quella che ha l’attacco come idea fissa invece quasi non mette il naso fuori dalla propria metacampo. Con il Barça in apnea, i Red Devils vogliono far pesare tutta la loro sicurezza di campioni in carica, di chi sa fino alla noia come si giocano certe partite. Al tempo stesso, vogliono forzare la possibile insicurezza di un’avversario con la difesa inedita, affondando subito i colpi senza dare a Yaya Touré e Sylvinho il tempo di acclimatarsi.
Valdés gioca il rinvio corto su Piqué e Touré, larghissimi vicino al calcio d’angolo per iniziare l’azione palla a terra, ma lo United pressa pure lì. Il Barça non riesce ad alzare il baricentro e a collegare centrocampo e attacco, lo United è più corto e anticipa con una linea difensiva molto vicina al cerchio di centrocampo. Cristiano Ronaldo ha una partenza decisa, subito ha una chance su punizione, sfruttando un Touré un po’ingenuo nel fallo su Anderson: velenosissimo il destro dalla lunga distanza, al solito si abbassa e rimbalza davanti al portiere, un Valdés titubante nella respinta che deve ringraziare il riflesso di Piqué che evita in extremis il tap-in sottomisura di Park. Ancora Ronaldo tenta una conclusione da più di 30 metri (egoista nell’occasione) e poi spaventa con un sinistro incrociato appena dentro l’area di rigore.
Eccola però la qualità dei singoli che sbilancia il match: una frase celebre proprio di Guardiola recita “En el fútbol, cuando 'muñeco' supera a 'muñeco', el equipo que defiende está perdido”. A portare il Barça in partita di botto non è altro che una percussione di Iniesta, il “pupazzo ” che, al primo pallone recuperato lontano dall’area di rigore e al primo serio-possesso palla blaugrana, da solo buca il centrocampo inglese e crea la superiorità decisiva sulla trequarti. Il resto lo fa l’istinto di Eto’o, che da destra finta di cercare il fondo, rientra verso il centro (malissimo Vidic, il manuale chiederebbe di accompagnare verso l’esterno l’attaccante avversario) e in maniera fulminea anticipa la conclusione sul primo palo, trovando un Van der Sar un po’impreparato.
Partita segnata, ribaltata, stravolta: il dato psicologico ricade su quello tattico. Lo United si scopre vulnerabile, il Barça scopre invece che da lì in poi nessun suo possesso palla potrà essere sterile. La perdita di tranquillità degli inglesi si traduce in perdita delle distanze sul campo, mentre in maniera esattamente uguale e opposta il Barça trae dal vantaggio la spinta per trovare i punti di riferimento desiderati.
Questi sono tutti al centro: assente Alves, il triangolo classico di destra con Xavi e Messi, il motore della manovra per tutta una stagione, non ha più motivo di esistere. Ecco quindi Messi al centro dell’attacco: una mossa che ha sorpreso qualcuno ma che Guardiola aveva già proposto in più di un’occasione con successo, su tutte il 2-6 del Bernabéu. Il fulcro del gioco si sposta così dal lato destro al rombo che in pratica Messi va a formare col trio Busquets-Xavi-Iniesta.
Non sempre il Barça allarga il gioco quando dovrebbe, però il fatto di poter contare su un dialogo costante e ravvicinato fra la Pulce e Xavi ed Iniesta spinge avanti tutto il baricentro della squadra e dà un’altra dimensione alla partita, di controllo blaugrana (in più Eto’o a destra può assicurare più corsa e sacrificio nei ripiegamenti su Evra rispetto a un Messi giustamente preservato per la fase creativa). Inoltre lo United si allunga col passare dei minuti, diluisce il pressing e così Carrick e Anderson, unici centrocampisti centrali puri (Anderson nemmeno così puro…), esposti a una potenziale inferiorità numerica, vengono facilmente presi nel mezzo. Lo stesso trucco del Bernabéu: con Henry ed Eto’o pronti a tagliare dalle fasce verso il centro, nessuno dei difensori dello United esce a prendere Messi, e così il Barça può assicurarsi il miglior possesso-palla.
Quello che cerca Guardiola non è la verticalizzazione precipitosa, rischiare di avviare il contropiede dello United sarebbe uno sproposito, perciò raggruppando in pochi metri i migliori palleggiatori si cerca di far guadagnare metri a tutta la squadra nella metacampo avversaria. Una volta avanzato il baricentro ed evitata la perdita di palloni pericolosi, allo United si lascia così l’unica opzione di ricominciare la manovra dalle retrovie, con tutto l’undici blaugrana compatto e pronto a disturbare, partendo dal pressing di Eto’o sui rinvii di Van der Sar fino a una linea difensiva improvvisata ma insospettabilmente puntuale e sicura nel giocare alta, ora uscendo per accorciare ora temporeggiando per dar modo a tutta la squadra di ripiegare. I blaugrana in questo modo non stradominano (si conta solo un tiro di Messi da fuori sopra la traversa al 18’) ma comunque limitano al massimo le sofferenze, non si registrano infatti altri brividi nel primo tempo al di fuori del giallo a Piqué per fallo su Cristiano Ronaldo lanciato al 16’, unica testimonianza della pericolosità dei ribaltamenti mancuniani.

Nella ripresa Ferguson mostra i denti, inserisce subito Tévez per Anderson, ma a posteriori si dimostra un indebito eccesso di aggressività. Non per l’ingresso in sé del magnifico Carlitos (la cui presenza in campo dal punto di vista di chi scrive è sempre cosa buona e giusta), quanto piuttosto per come il cambio incide sul disegno globale della squadra. Giggs e Carrick restano ancora più soli, Rooney e Park si scambiano di fascia ma rimangono altissimi e larghissimi: praticamente lo United passa a giocare con quattro punte schiacciate sui quattro difensori avversari.
Il Barça così si trova ancora più comodo: Xavi, Iniesta e Messi hanno ancora più spazio per far fruttare il piano blaugrana: gestione del possesso-palla accorta, niente rischi, ritmi contenuti e nessuna possibilità per i ribaltamenti veloci dello United, verticalizzare soltanto quando si presenta la possibilità chiara del contropiede, come al 48’ quando Xavi lancia Henry nello spazio lasciato sguarnito da O’Shea in un’avanzata, il francese ridicolizza Ferdinand nell’uno contro uno ma conclude un po’molle su Van der Sar. Insiste il Barça: Iniesta parte ancora in in percussione e al 52’ procura una punizione dal limite che Xavi stampa sul palo non coperto benissimo da Van der Sar.
Lo United mantiene l’orgoglio e al 55’ costruisce un buon attacco manovrato, sul quale però Park (ingannato forse dal liscio di Touré sul cross di Rooney dalla destra) manca la deviazione decisiva, al 62’ ancora un cross di Rooney sventato provvidenzialmente da una scivolata di Piqué, però la partita è sempre blaugrana: per gli inglesi, sempre più sfilacciati, recuperare il pallone è un’impresa titanica quando fra Busquets, Xavi, Iniesta e Messi il Barça ha sempre superiorità numerica e opzioni di passaggio agevoli. Non aiuta di certo l’ennesimo attaccante inserito da Ferguson, Berbatov per Park Ji-Sung di fronte a un Barça che mantiene ordinatamente le proprie posizioni difensive, abbassando leggermente il baricentro rispetto al primo tempo.
Con l’avversario lunghissimo arriva il colpo di grazia quando al 70’ Xavi alza la testa, taglia un cross magnifico verso il secondo palo e offre il gol del Pallone d’Oro a Messi: Ferdinand e O’Shea si addormentano, l’argentino salta indisturbato ma si inventa una torsione e un pallonetto di testa che scavalca Van der Sar andandosi ad infilare sul secondo palo, un pezzo inedito quanto straordinario del repertorio della Pulce.
Lo United prova subito a rientrare in partita un minuto dopo con una conclusione sottomisura di Cristiano Ronaldo nata da un’azione palla al piede di Giggs (unica nota positiva della partita del gallese), ma Valdés è molto attento.
È l’ultimo scatto d’orgoglio di una squadra che ha nello spirito le rimonte impossibili, e in questo non può che esserci il merito del Barça, impeccabile nell’ultimo quarto d’ora a congelare il possesso-palla nella metacampo avversaria, la strategia difensiva più raffinata possibile, che quasi frutta un altro gol, in entrambe le occasioni con Puyol (la prima un colpo di testa un po’troppo centrale su punizione dalla destra di Xavi, la seconda un inserimento in area con tentativo di pallonetto neutralizzato da Van der Sar in uscita).


BARCELONA
(4-3-3)

Valdés: Rischia la papera sul calcio di punizione di Ronaldo nei primi minuti, poi interpreta bene il ruolo di portiere “da Barça”, pronto cioè ad agire da libero aggiunto alle spalle della difesa alta e anche ad iniziare la manovra coi piedi, cercando di creare la superiorità nel possesso-palla già dalle retrovie insieme ai difensori. Ottimo sottomisura su Ronaldo nella ripresa. Voto: 6.
Puyol: Ha cominciato la parabola discendente della propria carriera ma, si poteva starne certi, questa partita l’avrebbe giocata a mille. Come Eto’o, vive per sfide simili. Non fa rimpiangere Alves e anzi blinda la fascia forse meglio di quanto avrebbe potuto fare il brasiliano (per decenza, mi fermo qui coi se e coi ma). Pronto nelle chiusure, nelle diagonali, in aiuto a Touré, reattivo e mai superato nell’uno contro uno: 100% Puyol. Si offre intelligentemente anche in sovrapposizione, e sfiora due gol. L’azione del 2-0 di Messi la avvia lui rubando un pallone in anticipo sul rinvio di Van der Sar. Voto: 7.
Yaya Touré: Qualche svarione, qualche sofferenza nei primi metri negli uno contro uno, qualche uscita dalla propria zona in cerca di margheritine, ma una prova complessivamente molto più affidabile rispetto al ritorno col Chelsea. L’esperimento partito da Stamford Bridge e passato per la finale di Copa con l’Athletic, ha avuto un rodaggio sufficiente per non dinamitare la difesa blaugrana nella gara più importante di tutta la stagione. La linea difensiva ha tenuto, Touré ha migliorato l’intesa con Piqué e il reparto si è mosso con sincronismi soddisfacenti. I minuti più difficili per l’ivoriano sono i primi, quando Cristiano Ronaldo trova una posizione insidiosa dalla quale prendere palla e puntare. Col passare dei minuti però Yaya accorcia sul portoghese e spesso riesce ad intervenire e ad anticipare con successo. Molto sicuro col pallone tra i piedi, a volte pure troppo, ma l’azione riparte sempre pulita dai suoi piedi. Voto: 6,5.
Piqué: L’ultimo mese ha chiarito che può essere un grande leader difensivo, anche in assenza di Márquez. Vince il confronto a distanza coi suoi due ex “superiori” Ferdinand e Vidic, ed entra ufficialmente nel club dei grandi difensori europei. Semplicemente perfetto, sempre al posto giusto, coi tempi giusti, pulito ed efficace in tutti gli interventi, decisivo in un paio di occasioni, quando evita il gol sicuro in ribattuta di Park ad inizio partita sulla punizione di Ronaldo e quando nella ripresa intercetta un cross di Rooney dalla destra destinato alla deviazione sicura sul secondo palo. Va in difficoltà soltanto in quell’unica occasione nel primo tempo in cui il Barça lascia il contropiede allo United e lo costringe a pagare col cartellino giallo l’enorme differenza di passo con Cristiano Ronaldo. Voto: 7,5.
Sylvinho: Mai seriamente considerato nel corso della stagione, ha finito col giocare la partita-clou. Diffidavo del suo inserimento per via della sua scarsa capacità atletica, soprattutto di fronte ad avversari dallo spunto incendiario come Ronaldo, il che rendeva plausibile persino l’utilizzo di un giocatore fuori ruolo ma più tonico come Keita, comunque autoesclusosi dalla corsa al posto di terzino nelle dichiarazioni della vigilia. La fortuna di Sylvinho è che dalle proprie parti giri, e giri a vuoto, Park, e che Cristiano Ronaldo non vada mai a puntarlo in quella zona. Inaspettatamente alleggerito di lavoro difensivo, il brasiliano ha potuto dedicarsi a una partita sobria, con un buon piazzamento e un contributo sempre prezioso in fase di palleggio, senza mai cercare il fondo ma garantendo sempre un appoggio sicuro alle trame dei centrocampisti. Voto: 6,5.
Xavi: Vienna 2008, Roma 2009. Dai e dai, quello che qualche pensatore particolarmente diabolico aveva definito una delle cause della penultima Coppa dei Campioni blaugrana (per essersi infortunato, non per altro), è diventato un vincente. Un vincente di razza, anche col suo fisico da pensionato e la sua velocità da lumaca. Scavando sotto la superficie poi vai a scoprire che in questa finale si sobbarca chilometri come nessun altro, e ruba persino una serie di palloni preziosi. Impreziosisce con lo spirito di sacrificio e l’agonismo la solita prova di meravigliosa lucidità in regia: impossibile togliergli il pallone blablablabla fa sempre la cosa giusta blablablabla non sbaglia un tocco blablablabla… a tutto l’armamentario tradizionale aggiunge il cross al bacio per Messi. Voto: 7,5.
Busquets: Tocca relativamente pochi palloni, ma il contributo tattico è assolutamente rilevante. Si temeva la sua inesperienza, soffre un po’nei primi minuti Ronaldo che lo prende alle spalle, ma poi copre al meglio gli spazi davanti alla difesa, in qualche caso correggendo anche gli sporadici errori di posizione di Touré, non tirando mai indietro la gamba, spezzando e rilanciando il gioco con continuità. Pur toccando i citati pochi palloni, è importante in fase di possesso per come libera gli spazi a Xavi e Iniesta col movimento senza palla, in quelle costanti rotazioni del triangolo di centrocampo che agevolano la fluidità di manovra. Voto: 6,5.
Iniesta: Va bene, il Pallone d’Oro andrà a Messi, e non c’è niente di male perché si tratta comunque del miglior giocatore del mondo e del capocannoniere della Champions, ma ad Iniesta riservate almeno un Pallone d’Argento. Sbalorditiva facilità di gioco per uno che a questa gara non è arrivato nelle migliori condizioni (e mi è capitato pure di leggere che Andrés potesse soltanto portare palla, evitando il più possibile di tirare per non rischiare la ricaduta dell’infortunio), prende palla e decide “La partita sono io”. È lui che la indirizza creando dal nulla l’azione del vantaggio, è lui che trascina avanti tutta la sua squadra ogni volta che prende palla, è lui che gestisce ogni situazione con una personalità e una brillantezza disarmanti. Ha le geometrie e la visione di gioco, la pausa e l’accelerazione, pressa e ruba palla come un mediano, imposta come un regista, dribbla come un trequartista, ti punta come un’ala. Se sei in difficoltà poi ti salta da solo il centrocampo avversario. È l’anello di congiunzione ideale tra il tipo-Messi e il tipo-Xavi. Voto: 8 (dal 91’ Pedro: Dopo quelli nella finale di Copa del Rey, Guardiola lo omaggia di altri spiccioli simbolici. Non sarà dispiaciuto il canario. S.V.)
Eto’o: Gran partita di sacrificio, personalità e disciplina tattica. Parte largo a destra con l’intento di pareggiare Evra e di minacciare i centrali mancuniani con le diagonali negli spazi lasciati dall’arretramento di Messi. In questa partita di sacrificio trova il modo di lasciare il segno con lo spunto del grande attaccante: grande intuizione su Vidic e soprattutto nel rubare il tempo a Van der Sar con la conclusione immediata d’esterno. Voto: 7.
Messi: Chi da lui si aspetta immancabilmente l’azione epocale non sarà rimasto soddisfatto, ma il suo primo tempo poco appariscente è in realtà un grande primo tempo. Da falso centravanti fornisce un appoggio decisivo al centrocampo per controllare la partita. Nella ripresa lascia un po’a desiderare perché ci sarebbero più spazi per il contropiede e quindi per partire palla al piede. Stranamente da questo punto di vista si mostra meno brillante che da centrocampista aggiunto, in più di un’occasione si fa infatti recuperare in velocità dagli avversari. Sembra essersi un po’defilato dalla partita quando finalmente appaga anche gli appetiti mediatici col suo gol, un gol che oltre all’importanza ha il pregio dell’originalità. Voto: 7.
Henry: Recuperato in extremis come Iniesta, dà il suo contributo. Partita tatticamente intelligente, offre il riferimento per allargare il gioco e va anche a tagliare centralmente per tenere “in ostaggio” i centrali avversari e assicurare libertà a Messi fra le linee. Risponde tutto sommato bene dal punto di vista atletico, ha la grande occasione ad inizio ripresa quando va in fuga, dribbla Ferdinand ma sciupa tirando su Van der Sar, confermando una freddezza non proprio da killer in queste occasioni. Voto: 6,5 (dal 70’ Keita: entra perché Henry non ha i 90 minuti e perché occorre rinvigorire un po’il centrocampo per proteggere il 2-0. S.V.).

In panchina: Pinto, M. Cáceres, Gudjohnsen, Bojan, Muniesa.


MANCHESTER UNITED (4-2-3-1)

Van der Sar: Non risponde al meglio. Un po’ lento di riflessi e ingenuo sul gol di Eto’o, rischia di prendere un altro gol sul suo palo sulla punizione di Xavi. Bene coi piedi, anche se con qualche brivido per i suoi tifosi. Voto: 5,5.
O’Shea: L’anello debole dell’undici titolare, tutto sommato regge quando Henry calca la sua zona, non si scompone nell’uno contro uno. Tatticamente attento, supporta l’azione offensiva senza strafare ma senza sbavature; tuttavia si fa una brutta dormita sul cabezazo di Messi. Voto: 5,5.
Ferdinand: Serataccia per lui e Vidic. La posizione di Messi gli crea seri problemi, anche per la presenza di Henry che lo costringe a rimanere basso. Quando il Barça ha sempre più spazi poi soffre gli uno contro uno in campo aperto, su tutti quello che propizia l’occasione di Henry ad inizio ripresa. Grave corresponsabilità con O’Shea sul gol di Messi, dove purtroppo accusa una di quelle carenze di concentrazione che hanno sempre costituito il suo vero punto debole. Voto: 5.
Vidic: Dalla versione calcistica di Ivan Drago ci si aspetterebbe un po’ più di decisione nell’occasione in cui Eto’o indisturbato si insinua in area di rigore e fulmina Van der Sar per l’1-0. Non solo decisione e forza bruta, ma anche e soprattutto mestiere: inconcepibile per un difensore del suo livello concedere quello spazio. Assieme a Ferdinand, ha difficoltà ad accorciare verso il centrocampo. Non riesce mai ad anticipare, gli avversari arrivano sempre fronte alla porta con la possibilità di puntare o cercare il passaggio filtrante. Così diventa impossibile. Voto: 5.
Evra: Protagonista effimero d’inizio gara, quando lo United riesce ad occupare con costanza la metacampo avversaria e lui può sovrapporsi, perde del tutto importanza quando il centrocampo del Barça prende il sopravvento e viene bloccato dalla presenza di Eto’o, lui che era pronto per una sfida con Messi. Voto: 5,5.
Carrick: Prova a darsi da fare, ma è penalizzato dal contesto. Dei centrocampisti è il più lucido, quello che si offre al portatore di palla e cerca spesso di velocizzare la manovra e cambiare gioco. È la sua partita finchè è la partita dello United, ma poi con gli spazi che si moltiplicano per gli onnipresenti centrocampisti del Barça, diventa difficile capirci qualcosa. Voto: 6.
Anderson: Molto propositivo ad inizio partita, offre un gran dinamismo, triangola e si sovrappone, poi si spegne e naufraga quando la parola passa a Xavi, che nella sua zona comincia a prendere il sopravvento. Continua in assoluto a non convincermi questa sua conversione da trequartista a mediano: ha corsa, ha piede, ma non ha tempi e visione di gioco e non ha senso tattico. Oltrettutto con un solo altro centrocampista centrale ad accompagnarlo rischia di lasciare i suoi bei buchi. Voto: 5,5 (dal 45’ Tévez: Prova a offrirsi in appoggio al centrocampo e a fare movimento fra le linee, ma dura dieci minuti. Poi viene risucchiato dalla difesa avversaria e dalla mancanza di idee dello United. Voto: 5,5.).
Park Ji-Sung: Inesistente. Stavolta la sua corsa non è utile, non ha un ruolo di rilievo né nella manovra, né nell’uno contro uno, né negli inserimenti e nemmeno nei ripiegamenti. Forse resta troppo largo, non ha le caratteristiche dell’ala, magari stringendo maggiormente verso il centro sarebbe potuto entrare di più nel vivo del gioco e anche aiutare Carrick ed Anderson a non andare in inferiorità. Nella ripresa si scambia con Rooney e passa a sinistra, avrebbe l’occasione su un cross di Rooney lisciato da Touré, ma cicca anche lui. Voto: 5 (dal 65’ Berbatov: Ingresso non necessario, prestazione spettrale, tanto per cambiare. Voto: 5,5.)
Giggs: In assoluto una leggenda, ieri, 27 Maggio 2009, un uomo in meno. Non si riesce a capire il suo ruolo: un po’ seconda punta, un po’ trequartista, alla fine né carne né pesce. Non interviene nella manovra, non inventa sulla trequarti, non aiuta gli esterni a creare la superiorità numerica e non aiuta nemmeno il centrocampo in fase di non possesso. Nel secondo tempo arretra a sostituire Anderson in mediana: saltato regolarmente, ha solo un’azione individuale degna di nota. Voto: 5. (dal 74’ Scholes: Chi come il sottoscritto non segue costantemente lo United, è rimasto sorpreso dalla sua esclusione in favore di Anderson. Probabilmente il saldo fra l’intelligenza tattica, la classe e tutti gli altri fattori in questo momento si presenta negativo per Ginger Prince. Entra a frittata fatta e a centrocampo defunto, si fa notare solo per un’entrata assassina su Busquets, uno dei suoi classici raptus. S.V.)
Rooney: Altra grande delusione. Non ha un Alves che lo costringa a sacrificarsi da terzino aggiunto, ma gioca una partita terribilmente lineare ed anonima. Fa la fascia sinistra senza mai trovare il fondo, senza mai andare via all’avversario (quasi senza nemmeno provarci) e senza convergere verso il centro per provare il tiro. Nella ripresa passa a destra, con un avversario più facile di Puyol, trova un paio di cross e nient’altro degno di nota. Voto: 5.
Cristiano Ronaldo: Le analisi preconfezionate dovrebbero individuare in lui il grande sconfitto, ma al contrario è stato assolutamente all’altezza. Oltre i limiti di una serata storta per lo United non può andare neppure lui che affronta la gara con la personalità del grande giocatore. Lui e Messi simboleggiano l’affascinante confronto di stili fra Barça e Manchester United: l’argentino si fa attirare dal centrocampo per costruire una ragnatela di passaggi, Ronaldo è invece l’anima delle transizioni offensive (almeno nelle intenzioni) supersoniche dei Red Devils.
Ispiratissimo nei primi minuti, crea le sue brave difficoltà al Barça venendo a prendere palla nello spazio fra la difesa e Busquets, un movimento che inizialmente i blaugrana faticano a registrare. Oltre a questo allunga la sua squadra dettando il passaggio in profondità per lanciare il contropiede, come quando forza il cartellino giallo di Piqué. Un movimento ricorrente che dimostra la sua importanza anche nel gioco senza palla. Succede però che il possesso-palla del Barça spinge troppo dietro lo United, e separandosi dal resto della squadra anche Ronaldo viene inevitabilmente limitato. Nel secondo tempo con l’ingresso di Berbatov va largo a sinistra, ma ormai la partita è sfuggita e lui si lascia andare anche a qualche manifestazione di nervosismo. Voto: 6,5.

In panchina: Kuszczak; Rafael, Evans, Nani.

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21 Comments:

Blogger madrid7 said...

Bella vittoria, finale vinta meritatamente, ma per me resta la macchia della semi-finale con il Chelsea.
Eppoi, diciamocelo, a -6 fa meno freddo che a -7 giusto????!!!:-)

11:57 PM  
Blogger valentino tola said...

eheheheh, a questa non abbocco ;-)

Certamente il Barça non meritava di qualificarsi alla finale, però va anche detto che ha rimediato nel migliore dei modi con questa finale, veramente condotta in maniera esemplare a partire dal gol di Eto'o.

12:09 AM  
Anonymous Manuel said...

Complimenti al barcellona (e anche al real madrid per non aver impegnato più di tanto i blaugrana in campionato...così da risparmiarsi per la finale XD)3 su 3,il titolo al post calza a pennello.

VITTORIA MERITATISSIMA.
E scrivo quì,con colpevole ritardo rispetto al 6-2 di madrid,una piccola osservazione su xavi.
Mai un pallone sprecato,assist,palloni recuperati,prende pure un palo.
Ecco,se si inventassero meno presunti duelli da copertina e si valutasse un organico nel complesso xavi sarebbe indubbiamente l'uomo simbolo di questo barcellona.
Tralaltro il manchester è mancato tantissimo quando doveva arginare il possesso palla del barca (il solo carrick,praticamente),e dire che all'inizio la vedevo molto male,e anche quando ronaldo ha fatto ammonire piquè ho pensato "ecco che adesso vengono i problemi".
Chiaramente il gol di eto'o ha permesso al barca di fare il suo calcio,nonostante avesse di fronte il manchester united,e da lì in poi,la qualità del centrocampo del barca ha deciso la partita.
Dopo il due a zero meritava il gol (e ha avuto un paio di occasioni...) anche puyol,che nonostante fosse "fuori ruolo" ha fatto una grande partita.

Ciao,


Manuel.

12:48 AM  
Blogger valentino tola said...

Ciao Manuel, è stata una finale praticamente perfetta, e il merito è ancora maggiore per aver disputato una partita simile contro l'avversario secondo me più completo, più competitivo, più esperto, più "cazzuto" (passatemi il termine) che potesse incontrare, quella che ritenevo la squadra migliore del mondo. Ma in questi novanta minuti i meriti e del Barça sono indiscutibili, c'è poco da fare.

Con Xavi sfondi una porta aperta, è da sempre una delle mie debolezze personali, però devo dire una cosa, ancora prima di Xavi e ancora prima del confronto da Pallone d'Oro reclamizzato fino alla noia (anzi ben oltre la noia, le mie orecchie hanno cominciato a diventare del tutto insensibili alla 35342esima citazione del duello Messi-Ronaldo), c'è un signore, Don Andrés Iniesta Lujan, che mi ha lasciato basito. INCREDIBILE INCREDIBILE INCREDIBILE la sua prestazione.

PS: Domani sera spero di riuscire a pubblicare il post sulla partita con le pagelle. Richiede meditazione e pazienza... :-)

1:04 AM  
Anonymous Edo14 said...

complimenti al Barça e al Pep e felicitazioni a tutti i tifosi blaugrana, gente davvero splendida come ho potuto constatare a Valencia.

C'è poco da dire su questa finale assolutamente dominata dai catalani: buon Manchester per 10', poi il gol di Eto'o (Vidic leggerissimo nell'occasione, e non è la prima volta che gli capita) ha scombinato i piani di Ferguson e nessuno, in casa dei Red Devils, ci ha capito più niente. Bagni ha giustamente osservato che giocarsela a viso aperto col Barça è IMPOSSIBILE per chiunque e anche lo United ha dimostrato di non potere nulla quando non è più stato in grado di ricorrere al pressing alto e al contropiede. Vittoria strameritata per i blaugrana e stop.

Quella col Chelsea per me non è una macchia che rende meno gustosa questa vittoria, cosa dovremmo dire altrimenti di tutte quelle Coppe conquistate con colpi di cu... ehm, classe, una su tutti quella del Manchester contro il Bayern? Per me quella doppia sfida rappresenta la dimostrazione che non sempre il calcio speculativo e iperdifensivista porta a maturazione i suoi frutti, anche se dò atto a Hiddink di aver giocato nell'unico modo possibile per infastidire questo Barça. Se i giocatori non si rilassano (ma con Guardiola in panca non credo sia possibile) il ciclo blaugrana è destinato a durare molto a lungo.

2:15 AM  
Anonymous Anonimo said...

Iniesta e Xavi immensi, ma anche Busquets ha disputato una grandissima partita, sobbarcandosi una gran mole di lavoro "sporco", alimentando la costante pressione sul centrocampo dei reds che in certe fasi del match non riusciva letteralmente a ragionare. Ieri, a differenza di ciò che hanno scritto alcuni, il Barca non ha fatto solo torello, ha disputato un match di grande fisicità ed intelligenza. Preziosissimi Henry ed Eto'o nel loro lavoro di ripiegamento, che ha impedito a O'Shea e soprattutto Evra di spingere come al solito. Grande Barca e grande Guardiola. Spero che qualcuno, dopo averlo sbeffeggiato durante le semifinali, abbia il coraggio di riconoscere i meriti di Pepp...
Marcello

8:46 AM  
Anonymous Hincha Madridista said...

Il gol di Eto' è arrivato quando il Manchester credeva che la partita dopo i primi promettenti 10' si sarebbe messa dalla sua parte. Invece, il gol di Eto'o ha azzaerato il fuore agonistico inziale dei Red Devils e dato al Barca la possibilità di fare il gioco che prefersice (un pò come al Bernabeu quando il Barca pareggiò subito il gol del Madrid e cambiò l'inerzia della gara). Da quanto visto (purtroppo causa viaggio in treno mi sono affidato alla radio e poi alle sintesi) il Barca ha doimnato la partita concedendo ai RD solo un'occasione netta già sul 2-0 per altro. Quello che non capisco sono stati i commenti (i più venivano da Bartoletti su Rai1 sulla cui competenza sportiva ho qualche personale dubbio, ma anche gli altri "opinionisti" avevano idee similari) che paragonavano questa finale a quella Milan-Barca vinta dal Milan 4-0 in quanto il Barca partiva da sfavorito, il Manchester già campione etc. A mio avviso questa sulla carta è stata una delle finali alla vigilia più difficili da decifrare ed equilibrate con un risultato per nulla scontato per via dei valori assoluti delle due squadre in campo, benchè le due formazioni adottino filosofie di gioco molto diverse.
Comunque a -6 voi blaugrana dovreste stare un pochino meglio che a -7, ha ragione madrid7 dopo tutto.

9:34 AM  
Anonymous Anonimo said...

meno male che Sylvinho doveva essere l' "anello debole", il "disastro difensivo", l' "ex giocatore", il "pensionato buono solo per le amichevoli"

occhio coi pronostici fanfaroni alla Salvatore Bagni :)

markovic

10:35 AM  
Blogger Antonio Giusto said...

Vale, un piccolo appunto: nel quarto commento ha dimenticato un "INCREDIBILE!" e di scrivere che Iniesta non era neppure al top. Ed io continuo fermamente a sostenere che se Iniesta fosse più lampadato, più tamarro e più puttaniere, avrebbe già un Pallone d'oro in bacheca.

Sulla partita, non si può sottolineare la disastrosa prestazione difensiva dello United. E se sulla prima rete l'errore di Vidic è quantomeno accettabile (anche se le spalle all'attaccante non si danno praticamente mai, soprattutto in area), la rete di Messi ha dell'incredibile: tre marcantoni come Ferdinand, Vidic e O'Shea che si perdono il nanerottolo argentino lasciandolo libero di mettere dentro il 2-0 di testa (di testa!).
Tanto di cappello poi al Pep, su cui non mi dilungo nel celebrare la straordinaria stagione, ma vorrei limitarmi a sottolineare il «centravantizzamento» di Messi, micidiale quand'è chiamato in causa contro difensori oversized: mortifero contro Metzelder in Real-Barça, mortifero contro Vidic e Ferdinand in finale di Champions.

2:14 PM  
Anonymous Anonimo said...

Ciao, leggo spesso il tuo blog e vorrei chiedere il tuo punto di vista sul Manchester United. Il mio è presto detto: la finale ha mostrato alcuni limiti (notevoli?) del Man Utd, partendo dal pacchetto difensivo tutt’altro che impenetrabile come molti sostenevano. Ferdinand e Vidic sono ottimi giocatori ma non hanno le stigmate dei campioni. O’Shea è calciatore duttile ma non eccelle in nessun ruolo (anche se ieri ha tenuto bene a bada Titì forse più per demeriti del francese che per meriti suoi); Evrà lo reputo assolutamente normale, come lui ce ne sono tantissimi. Sulla linea mediana direi che c’è poco da dire. I catalani hanno surclassato e vinto lì il match mostrando le tante, troppe crepe dei mancuniani. Sull’attacco non c’è niente da dire se non che è atomico, eccezion fatta per Park=tanta corsa a perdifiato ma poca lucidità. Inoltre credo che Ferguson abbia mostrato ancora una volta (come il semifinale contro il Milan due anni fa) una certa idiosincrasia verso un calcio palla a terra, fatto di tocchi di prima, con la palla che circola in verticale, in orizzontale, in maniera perimetrale… Insomma un calcio che non permette ai suoi di avere il pallino del gioco in mano. E’ singolare come un undici fortissimo e granitico si spenga quando incontri squadre con questo tipo di gioco. Eppure Sir Alex un pensierino doveva farlo giacché era prevedibile che Guardiola avrebbe fatto giocare così i suoi. Lo scozzese poi non è riuscito a rimettere la partita sui binari giusti mostrando di non riuscire a trovare le soluzioni adatte. Aggiungerei pure che da parte degli inglesi c’era una certa supponenza… Credo fossero arcisicuri di stravincere la Coppa, poi comunque si sono mostrati sportivi ed eleganti ammettendo la superiorità blaugrana. Non vorrei sembrare particolarmente antimanchesterunited, ma perdonami un’ultima riflessione. In tanti dopo la semifinale col Chelsea sostenevano che il Barca era stato fortunato a trovare un arbitro così guercio. Io dal mio punti di vista sostengo che il Man sia stato fortunato l’anno scorso quando Terry è scivolato sull’ultimo penalty.
Piero

2:21 PM  
Anonymous Iriney1986 said...

La finale di ieri sera ha dimostrato che Hiddink aveva disegnato la partita perfetta contro il Barça... cioè non farli giocare e puntare sul difensivismo... giocare alla pari contro questo Barcelona è la mossa più suicida che si possa fare. La consacrazione totale di Xavi, fenomeno da quando aveva vent'anni e bloccato nell'ascesa solo dall'infortunio del 2005, completano un anno solare incredibile per quei giocatori del Barça che hanno vinto anche l'Europeo... c'è poco da fare una squadra così mette d'accordo tutti così si gioca a calcio...

5:08 PM  
Blogger valentino tola said...

Chiedo scusa per il ritardo con cui ho pubblicato l'articolo sulla partita, mi ha portato via molto tempo.

Rispondero domani a tutti i commenti.

12:49 AM  
Blogger Vojvoda said...

Articolo onesto e corretto sul quale c'è poco da aggiungere se non un paio di appunti da fare.

1. Tevez ha disputato una stagione molto al di sotto delle aspettative e spesso ha dimostrato di avere le armi spuntate: avendo seguito costantemente la Premier te lo posso confermare e le voci di cessione si fanno sempre più insistenti. Ti ricordo che è quasi sempre subentrato dalla panchina e le poche volte che ha giocato da titolare ha fallito miseramente.

2. Gara vinta meritatamente da un Barcellona che, inizio a parte, ha dominato, ma nel complesso tutto si può dire tranne che sia stata una gara epica. Un Manchester molto contratto e che ha subito perso la bussola di fronte ad una squadra di molto talento. Siccome le attese erano straordinarie, si può proprio affermare che la montagna abbia partorito un topolino.
Dal punto di vista del gioco e della spettacolarità è una gara che non rimarrà negli annali delle finali Champions.
O almeno questo è il mio punto di vista.
Ciao;-)

11:59 AM  
Blogger valentino tola said...

@ Edo
Giusto. Della semifinale abbiamo parlato abbondantemente, ognuno ha la sua idea, ma ora è sacrosanto concentrarsi su questi 90 minuti in cui il Barça doveva dimostrare di meritarsi la Coppa, contro l’avversario di maggior spessore. Difficile immaginare un successo più cristallino di questa finale.

@ Marcello
Condivido la tua sottolineatura della fisicità e soprattutto dell’intelligenza del Barça. L’ordine difensivo è stato conseguenza principalmente di una gestione del pallone veramente intelligente. Tenendo palla e salendo in blocco nella metacampo avversaria, senza rischiare perdite pericolose, il Barça ha spinto dietro lo United e lo ha costretto a recuperare e ricominciare l’azione sempre dalle retrovie, con i blaugrana già tutti schierati nelle loro posizioni difensive, ben lontano da Valdés.

Guardiola non era un asino dopo aver sbagliato partita con il Chelsea e non è un santo ora dopo aver azzeccato la finale (principalmente con la scelta di Messi). È un tecnico intelligente, molto appassionato, che potrà continuare a fare grandi cose, perché lavora nell’ambiente ideale.

@ Hincha Madridista
Il paragone con la finale del ’94 non sta proprio in piedi, però devo ammettere che alla vigilia vedevo favorito il Manchester United. Mi sembrava una squadra più completa, capace di muoversi su più registri (sa attaccare in contropiede e a difesa schierata, sa pressare alto e difendere nella propria metacampo; invece il Barça sa giocare in un solo modo), e poi mi facevano pensare le assenze del Barça in difesa.
Però in partite secche come questa un episodio può cambiare le cose: lo spunto di Iniesta e Eto’o ha messo la gara sul piano prediletto dal Barça, quello in cui non ha rivali, e ha annullato il teorico vantaggio iniziale del Manchester United.

@ markovic
ehm… ehm… ehm… touché! 
Comunque, a mia parziale discolpa c’è il fatto che Sylvinho non sia stato impegnato più di tanto sulla corsa e nell’uno contro uno, e che si sia potuto concentrare sugli aspetti migliori del suo gioco, che mantiene intatti (se tratti bene il pallone lo tratti bene a 20 anni come a 40); inoltre posso aggiungere il fatto che la dirigenza del Barça stia cercando un terzino sinistro per la prossima stagione, cosa data quasi per certa.

@ Antonio
Iniesta tamarro e puttaniere mi tenta, ma non sarebbe più lui. Il “colorito” poi non è in nessun modo negoziabile. :P
Scherzi a parte, al momento credo sia il miglior centrocampista del mondo assieme a Gerrard.

Messi falso centravanti (o comunque con movimenti più da trequartista, anche quando parte da destra) è la principale variante del 4-3-3 di Guardiola rispetto a quello di Rijkaard. È una soluzione interessante, perché aggiunge un appoggio al centrocampo, toglie pressione a Xavi ed Iniesta, ma contemporaneamente non altera i vantaggi del 4-3-3. Henry ed Eto’o infatti restano larghi (le ali schierate in questa maniera sono un caposaldo dall’epoca di Cruijff, servono ad allargare le difese e a dare al tempo stesso un riferimento più facile per mantenere il possesso-palla rispetto a quello che potrebbero offrire due punte centrali), ma al tempo stesso possono “minacciare” con i tagli i centrali avversari. Questo aumenta l’incertezza e l’imprevedibilità.

4:45 PM  
Blogger valentino tola said...

Scusate, pubblico le risposte in più parti perchè in una sola Blogger non me le fa pubblicare.

@ Piero
Ciao, benvenuto.

Ho un’opinione diversa sul Manchester United, per il quale mantengo una grandissima ammirazione.

Difesa: premesso che la prestazione di Vidic e Ferdinand è stata orribile, bisogna intendersi: non esiste il difensore perfetto, esistono secondo me difensori con caratteristiche precise che si esprimono al meglio quando le circostanze che generali li favoriscono Esempio: Piqué. È un giocatore di una lentezza tremenda, ma all’interno di una squadra ordinata fa un figurone perché ha grande personalità, tempismo, forza, qualità. Metterei la mano sul fuoco però che anche lui avrebbe patito le pene dell’inferno in una situazione come quella vissuta dai difensori dello United l’altra sera, con gli avversari che arrivavano lanciati fronte alla porta. Poi Ferdinand e Vidic hanno aggiunto errori tecnici e di concentrazione clamorosi, però non era facile muoversi in quel contesto di dominio avversario.
Vidic in campo aperto non è un gran difensore, però come stopper classico credo sia uno dei più forti del mondo: è un centrale fisicamente impressionante, un gran marcatore, insuperabile di testa. Ferdinand mi ha sempre convinto un po’meno, non perché gli manchino le doti naturali (che son superiori a quelle di Vidic), ma perché ha sempre avuto brutti cali di concentrazione, che per un difensore sono la cosa più pericolosa. Insomma, non so se definirli “campioni”, ma due giocatori da squadra che può vincere la Champions sì, ci sta tutto.
O’Shea è un comprimario, questo è evidente, uno di quei comprimari che hanno sempre avuto tutte le squadre. Nel giudizio su Evra sono invece in netto disaccordo: non è un terzino normale, è un terzino che ti dà profondità come pochi altri, che è rapidissimo ed oltre a sovrapporsi per cercare il fondo è capace anche di entrare in area con l’uno-due strette. Mi sa che non ce ne sono tanti così nel panorama attuale. Certo, se lo standard assoluto deve essere Roberto Carlos allora siamo lontani, ma nel calcio attuale mi pare il terzino sinistro più incisivo del calcio europeo su un piano puramente offensivo (su quello difensivo non è facile da superare nell’uno contro uno ma ha sbavature tattiche anche grosse).

Centrocampo: Beh, qua la superiorità del Barça è evidente, ma è più merito del Barça che colpa dello United. Comunque l’errore principale dello United qui è stato quello di concedere la superiorità numerica ai palleggiatori del Barça. Io penso che un ipotetico trio centrale Fletcher-Carrick-Scholes sarebbe stato inferiore sul piano della qualità, ma avrebbe potuto competere meglio. In mancanza di Fletcher magari si poteva provare ad accentrare Park, oppure schierare Scholes e Anderson accanto a Carrick, ma come sempre son discorsi che lasciano il tempo che trovano.
Detto che col centrocampo del Barça può competere solo quello del Liverpool, quello dello United mi sembra comunque ben assortito, anche se non verrebbe male un acquisto l’anno prossimo per potenziarlo. Magari una mezzala che possa succedere a Scholes (che se non ha giocato tutte queste ultime partite probabilmente non conta più come prima).
Park a me piace, è molto migliore di quello visto avant’ieri, penso in primis alla semifinale di ritorno dell’anno scorso proprio contro il Barça. Non è solo uno che corre, è uno che SA correre. Non fa mai mancare il raddoppio, non si stanca mai, sa inserirsi in maniera pericolosa, tecnicamente è a posto (anche se non sa dribblare). Non è una stella, ma un ottimo giocatore sì, come può esserlo un Keita per il Barça.

4:48 PM  
Blogger valentino tola said...

@ Piero (2)
Quel gioco palla a terra quando è eseguito a regola d’arte lo soffrono tutti, non credo sia solo un problema dello United. Ferguson ha provato a fare la partita, a giocarsi le sue carte, del ritmo e dell’aggressività, i primi minuti erano promettentissimi, poi qualcosa si è rotto dopo il gol di Eto’o. Succede, non sempre si riesce a riprendere il filo della partita contro un avversario così. A parti invertite sarebbe potuto capitare lo stesso.

Non credo ci fosse supponenza in nessuna delle due squadre, c’era molto rispetto da parte di entrambe ma anche giustissima convinzione nei propri mezzi. Poi, il resto è un altro discorso (non ho letto i giornali inglesi, ma sappiamo bene di quale spacconeria siano capaci i quotidiani sportivi spagnoli…).

Beh, quella di Terry era una botta di culo che ogni tifoso dello United, da Manchester a Shanghai, benedice sentitamente… però non dimentichiamo anche che una carambola assurda aveva favorito l’1-1 di Lampard, al termine di un primo tempo stradominato dallo United. Insomma, globalmente il Manchester United è stato il miglior vincitore che la Champions 2007-2008 potesse avere, come il Barça in questa stagione.

@ Iriney 1986
Sì, Hiddink aveva fatto bene, però poteva andare bene anche a Ferguson con la sua strategia ultra-offensiva di inizio partita, ove fossero girati un paio di episodi… del resto anche a Stamford Bridge il gol di Essien, bellissimo ma anche piuttosto estemporaneo, era servito per indirizzare la partita nella maniera desiderata dal Chelsea, come è successo con l’invenzione di Iniesta ed Eto’o l’altra sera. Partite di questo livello a volte vengono definite dai dettagli.

@ Vojvoda
Ciao.

1. Ok, ma Berbatov allora?
2. Epica no, lo sarebbe stata se anche il Manchester United avesse giocato al meglio. Riguardo allo spettacolo, io sinceramente non avevo quelle aspettative. Mi parevano ingenue: in una partita di questo calibro e di questa importanza, non ti puoi aspettare occasioni su occasioni da una parte e dall’altra. Ti devi aspettare una gara controllata, ma non per questo di basso spessore. Capisco chi non si è divertito così tanto a vederlo giocare, ma il Barça dell’altra sera è stato uno dei migliori della stagione: ha giocato con un’intelligenza e un’eleganza unica. Difendersi portando palla nella metacampo avversaria e tuttavia concedere un (UNO!) solo contropiede allo United, quello dell’ammonizione di Piqué. Non sarà una cosa di immediato impatto spettacolare, ma è grandissimo calcio questo a mio avviso.

4:49 PM  
Blogger Vojvoda said...

Su Berbatov troverai soddisfazione leggendo il mio pezzo di martedì 26 maggio facente il punto sulla Premier appena trascorsa.
Per lo United cito tre grandi delusioni, ed oltre all'Apache metto Nani e proprio il bulgaro.

11:36 PM  
Anonymous Anonimo said...

Ciao, volevo dirti che il blog sul Calcio Francese ha ripreso la sua attività a pieno ritmo dopo alcune pause causa studi...
Passa a trovarmi, se ne hai voglia!

A presto.

11:49 AM  
Blogger valentino tola said...

@ Vojvoda
Lo leggerò volentieri.
Intanto, peccato per l'Everton ieri, ma il divario era troppo...

@ Zizou
Grazie dell'invito, passerò anche se difficile possa apportare qualche commento, quest'anno son stato completamente al buio sul calcio francese. Comunque mi fa piacere per il Bordeaux, fa bene cambiare aria al vertice di tanto in tanto (come aveva fatto bene alla Liga veder vincere anche club al di fuori del duopolio come Deportivo e Valencia... tempi fin troppo lontani ormai...)

1:33 PM  
Blogger valentino tola said...

@ Vojvoda
Lo leggerò volentieri.
Intanto, peccato per l'Everton ieri, ma il divario era troppo...

@ Zizou
Grazie dell'invito, passerò anche se difficile possa apportare qualche commento, quest'anno son stato completamente al buio sul calcio francese. Comunque mi fa piacere per il Bordeaux, fa bene cambiare aria al vertice di tanto in tanto (come aveva fatto bene alla Liga veder vincere anche club al di fuori del duopolio come Deportivo e Valencia... tempi fin troppo lontani ormai...)

1:33 PM  
Blogger renatosica said...

ciao ho un blog piccolo da poco creato potremmo fare uno scambio di link? il mio blog è www.57minuto.blogspot.com oppure la mia email è renatosica@hotmail.it

7:14 PM  

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