Under 21, partenza falsa.
No, non ci siamo, decisamente. Statica, sterile, sonnolenta, irritante, soprattutto nel secondo tempo l’Under 21 ha tremendamente deluso, accumulando meriti più che sufficienti per una sconfitta di fronte a una Germania dalle idee più chiare.
Eccetto due situazioni da calcio d’angolo nel primo tempo (Chico indeciso a tu per tu con Neuer; traversa di Torrejón di testa), in tutti i 90 minuti la Spagna è stata incapace di concludere con pericolosità dentro l’area tedesca, non ha mai trovato né le accelerazioni né la profondità negli ultimi metri. La partenza è discreta, per lo meno come autorevolezza, ma col passare dei minuti emergono i limiti della proposta. La Germania gioca una partita molto prudente e attenta: 4-4-2, ripiega nella propria metacampo, stringe verso il centro coi due centrocampisti esterni per scongiurare l’inferiorità numerica nei confronti dei palleggiatori spagnoli, tiene la linea di difesa bassa in modo da togliere la profondità a Bojan ed evidenziare la mancanza di peso dell’attacco spagnolo.
Bojan conferma di soffrire da unica punta il corpo a corpo coi difensori avversari, ma svaria in maniera intelligente su tutto il fronte, cercando di creare confusione nel sistema difensivo tedesco ed aprire la strada agli inserimenti dei compagni dal centrocampo; il problema però è che i centrocampisti spagnoli accompagnano poco, il doble pivote Raúl García-Javi Martínez è troppo piatto e orizzontale, uno dei due è di troppo (Javi Martínez, assolutamente fuori partita), e così tutto o quasi è affidato agli spunti dei trequartisti in spazi molto stretti e con gli avversari sempre in superiorità numerica: un Sisi che sulla destra si spegne dopo pochi minuti, un Granero sottotono e un Jurado volenteroso ma poco incisivo nel finalizzare le proprie azioni. Gli unici sprazzi vengono quasi esclusivamente da palle perse nella propria metacampo dalla Germania o da palle inattive (i due episodi già citati), non certo da quelle azioni manovrate convincenti che nelle intenzioni dovrebbero essere il tratto distintivo di questa selezione.
Nella ripresa le cose peggiorano, perché la Spagna perde anche quel controllo territoriale e del possesso-palla che serviva per tenere lontano l’avversario dalla propria area, e la Germania si fa più spavalda. Alza di qualche metro il baricentro la squadra di Hrubesch, e attacca con più uomini, anche se continua a dipendere enormemente dalle illuminazioni di Özil per portare su il pallone e creare pericoli.
Tanto straordinario nell’inventare sulla trequarti, il turco si scioglie però davanti ad Asenjo, divorando un paio di occasioni belle succose (Asenjo però conferma una grande personalità nell’uno contro uno con l’attaccante avversario), propiziate anche da una linea difensiva spagnola tutt’altro che impeccabile nel muoversi in blocco (pessimo Chico). A questo proposito lasciano perplessi le scelte di López Caro, che tiene in panchina giocatori che il loro posto se lo sarebbero ampiamente meritato col rendimento offerto nella Liga, come Marcano o come Azpilicueta, inspiegabilmente trascurato a vantaggio di un Sergio Sánchez che sì si sovrappone spesso, ma che ha troppa poca tecnica per costituire una valida alternativa per il gioco offensivo.
La Germania legittima un possibile vantaggio, la Spagna risponde invece con un totale immobilismo. Si vede che il 4-2-3-1 non funziona, ma dalla panchina non si fa nulla per smuoverlo: nelle solite antipatiche ipotesi a posteriori, si poteva togliere Javi Martínez e aggiungere accanto a Bojan un altro attaccante che potesse aumentare la pressione sulla difesa tedesca, allungarla e allargarla con movimenti tipo quelli di Villa e Torres nella nazionale maggiore, e da lì guadagnare anche maggiore respiro per la manovra del centrocampo, magari con Granero abbassato in cabina di regia, vista la superfluità del Javi Martínez di stasera (ma lo stesso sarebbe valso con Javi García al posto del basco).
Invece López Caro non osa, si limita a cambi pedina per pedina anche abbastanza tardivi, sperando unicamente nei colpi delle individualità, soprattutto Diego Capel subentrato a Sisi. L’andaluso non ne azzecca una, Xisco ci mette più fisicità rispetto a Bojan ma è troppo grezzo. Fatti tutti i calcoli, è andata pure bene a questa pallida Under 21.
Eccetto due situazioni da calcio d’angolo nel primo tempo (Chico indeciso a tu per tu con Neuer; traversa di Torrejón di testa), in tutti i 90 minuti la Spagna è stata incapace di concludere con pericolosità dentro l’area tedesca, non ha mai trovato né le accelerazioni né la profondità negli ultimi metri. La partenza è discreta, per lo meno come autorevolezza, ma col passare dei minuti emergono i limiti della proposta. La Germania gioca una partita molto prudente e attenta: 4-4-2, ripiega nella propria metacampo, stringe verso il centro coi due centrocampisti esterni per scongiurare l’inferiorità numerica nei confronti dei palleggiatori spagnoli, tiene la linea di difesa bassa in modo da togliere la profondità a Bojan ed evidenziare la mancanza di peso dell’attacco spagnolo.
Bojan conferma di soffrire da unica punta il corpo a corpo coi difensori avversari, ma svaria in maniera intelligente su tutto il fronte, cercando di creare confusione nel sistema difensivo tedesco ed aprire la strada agli inserimenti dei compagni dal centrocampo; il problema però è che i centrocampisti spagnoli accompagnano poco, il doble pivote Raúl García-Javi Martínez è troppo piatto e orizzontale, uno dei due è di troppo (Javi Martínez, assolutamente fuori partita), e così tutto o quasi è affidato agli spunti dei trequartisti in spazi molto stretti e con gli avversari sempre in superiorità numerica: un Sisi che sulla destra si spegne dopo pochi minuti, un Granero sottotono e un Jurado volenteroso ma poco incisivo nel finalizzare le proprie azioni. Gli unici sprazzi vengono quasi esclusivamente da palle perse nella propria metacampo dalla Germania o da palle inattive (i due episodi già citati), non certo da quelle azioni manovrate convincenti che nelle intenzioni dovrebbero essere il tratto distintivo di questa selezione.
Nella ripresa le cose peggiorano, perché la Spagna perde anche quel controllo territoriale e del possesso-palla che serviva per tenere lontano l’avversario dalla propria area, e la Germania si fa più spavalda. Alza di qualche metro il baricentro la squadra di Hrubesch, e attacca con più uomini, anche se continua a dipendere enormemente dalle illuminazioni di Özil per portare su il pallone e creare pericoli.
Tanto straordinario nell’inventare sulla trequarti, il turco si scioglie però davanti ad Asenjo, divorando un paio di occasioni belle succose (Asenjo però conferma una grande personalità nell’uno contro uno con l’attaccante avversario), propiziate anche da una linea difensiva spagnola tutt’altro che impeccabile nel muoversi in blocco (pessimo Chico). A questo proposito lasciano perplessi le scelte di López Caro, che tiene in panchina giocatori che il loro posto se lo sarebbero ampiamente meritato col rendimento offerto nella Liga, come Marcano o come Azpilicueta, inspiegabilmente trascurato a vantaggio di un Sergio Sánchez che sì si sovrappone spesso, ma che ha troppa poca tecnica per costituire una valida alternativa per il gioco offensivo.
La Germania legittima un possibile vantaggio, la Spagna risponde invece con un totale immobilismo. Si vede che il 4-2-3-1 non funziona, ma dalla panchina non si fa nulla per smuoverlo: nelle solite antipatiche ipotesi a posteriori, si poteva togliere Javi Martínez e aggiungere accanto a Bojan un altro attaccante che potesse aumentare la pressione sulla difesa tedesca, allungarla e allargarla con movimenti tipo quelli di Villa e Torres nella nazionale maggiore, e da lì guadagnare anche maggiore respiro per la manovra del centrocampo, magari con Granero abbassato in cabina di regia, vista la superfluità del Javi Martínez di stasera (ma lo stesso sarebbe valso con Javi García al posto del basco).
Invece López Caro non osa, si limita a cambi pedina per pedina anche abbastanza tardivi, sperando unicamente nei colpi delle individualità, soprattutto Diego Capel subentrato a Sisi. L’andaluso non ne azzecca una, Xisco ci mette più fisicità rispetto a Bojan ma è troppo grezzo. Fatti tutti i calcoli, è andata pure bene a questa pallida Under 21.
Etichette: Calcio giovanile, Europeo Under 21 2009, Seleccion
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