OTTAVA GIORNATA: Atlético Madrid-Zaragoza 0-1: Oscar.
Era forse la partita più attesa della giornata, e lo spettacolo è stato davvero mediocre, una sequela di imprecisioni piuttosto deprimente. I verdetti però sono già abbastanza pesanti: il Zaragoza, ieri ben lontano dal modello di calcio cui aspira, fa il colpaccio portandosi via tre punti neanche troppo inseguiti e volando a quota 16, a pari punti con il Valencia e in piena zona Champions; l' Atlético dal canto suo ristagna a quota 13, sempre più preda dei suoi pesanti limiti strutturali (nelle ultime tre partite fra Liga e Copa del Rey neanche un gol segnato), ben difficilmente risolvibili a breve termine, visti gli infortuni (Petrov e Maxi Rodriguez fino a fine stagione, Mista per un altro paio di settimane) e la composizione della rosa.
Aguirre fa esordire (forse per non bruciare Aguero e Jurado…) il 23enne Victor Bravo, prelevato dall' Atlético Madrid B, in quanto specialista della menomata fascia sinistra. A centrocampo conferma per il "trivote" Costinha-Maniche-Luccin. Il problema non è l'ordine, perché l'organizzazione c'è: più compatto dell' avversario, l' Atlético ha quasi sempre controllato le operazioni, ma finchè manca la connessione fra centrocampo e attacco, si tratta di un dominio sterile, un palleggio orizzontale fine a se stesso, davanti al quale rappresenta già un mezzo miracolo riuscire ad avanzare di un millimetro l'azione.
Costinha può fornire passaggi al massimo di pochi metri, Luccin corre (a vuoto) a tuttocampo, Maniche è in costante movimento, si offre sempre ma stringi stringi si riduce a girare su se stesso come un cane che si morde la coda. Così Torres (mi sento sempre in imbarazzo a giudicare le prestazioni degli attaccanti dell' Atlético, visto il profondo disagio che permea le loro esistenze) per vedere il pallone deve andare a rubarselo a centrocampo, e va da sé che le poche occasioni dei padroni di casa vengano o da iniziative personali oppure da azioni puramente casuali. Problema che neppure gli ingressi di Jurado e Aguero (vergognosamente tardivo quello del Kun) risolvono.
Almeno fino al mercato invernale l'Atlético dovrà serenamente abituarsi all' idea di essere quello che effettivamente è: una squadra con poche e ben confuse idee a centrocampo, con limiti ragguardevoli sulle fasce e di conseguenza scarse capacità realizzative (problema aggravato dall' infortunio di Maxi Rodriguez, il quale, coi suoi gol, faceva pesare meno la sterilità di Torres). Ciò che resta è un' organizzazione di gioco collaudata, una fase difensiva accettabile e attaccanti come Torres e Aguero che, al di là delle difficoltà realizzative, possono pur sempre inventare la giocata decisiva anche in partite sofferte. Qualità queste da sfruttare soprattutto fuori casa (7 punti su 13 finora in trasferta, scenario nel quale l'Atlético ha giocato le sue partite più convincenti, soprattutto a Bilbao e al Bernabeu), dove la responsabilità di fare gioco, ora non alla portata degli uomini di Aguirre, generalmente pesa più sugli avversari.
Le notizie positive in casa Zaragoza sono ovviamente i tre punti e, in assenza ieri sera del gioco (e in assenza anche di Celades e soprattutto Aimar), una buona attitudine generale al sacrificio. Osceno il primo tempo: squadra slegata, palloni masticati e buttati via al secondo passaggio (possesso palla sempre nettamente favorevole all' Atlético). Centrocampo molle e in inferiorità numerica, nessuna occasione creata dalla squadra che fino a questa giornata aveva totalizzato più gol e tiri in porta di tutta la Liga. Meriterebbe ampiamente lo svantaggio l' undici di Victor Fernandez, ma una prodigiosa parata di César su colpo di testa di Galletti lo tiene in vita e gli permette di riordinare le idee per il secondo tempo. Ripresa nel quale il gioco non diventa certo di colpo splendido, ma dove per lo meno qualche collegamento fra i reparti viene ripristinato e, di fronte alla crescente inconcludenza del dominio colchonero, si fa sempre più strada l' idea, già ampiamente nell'aria alla vigilia, che l'unica squadra in grado di colpire sia proprio il Zaragoza, che comincia ora a inquietare con qualche contropiede, perfeziona il proprio arsenale con gli ingressi di Sergio Garcia e Oscar, e nel finale gela il Vicente Calderon con il beffardo inserimento proprio di Oscar.
I MIGLIORI: César Sanchez e Oscar decidono il risultato: il primo compie un miracolo su Galletti, evitando che il pessimo primo tempo della sua squadra sfoci nella più logica delle conseguenze, cioè lo svantaggio; il secondo invece si rivela una mossa molto azzeccata di Victor Fernandez che vedendo la partita su un binario sempre più favorevole al contropiede dei suoi, decide di levare l'improduttivo D' Alessandro per inserire un giocatore più verticale. Oscar vede il varco giusto, ci si fionda e trasforma l'assist di Diego Milito nei tre punti finali. Gabriel Milito cresce col passare dei minuti e nel secondo tempo si esibisce in una serie di anticipi imperiosi, che tengono il pericolo sempre più lontano dalla porta di César. Lafita, il sostituto di Aimar, non sempre conclude adeguatamente le sue azioni, ma è intraprendente e utile al collettivo (la qualità, lo spappiamo per certo, non gli manca).
Anche se le fasce sono un punto debole dell' Atlético, fra i pochi a salvarsi fra i padroni di casa ci sono proprio i due esterni di centrocampo: Galletti, anche se spesso in maniera precipitosa, si industria parecchio, e nel primo tempo sfiora il gol prima con un tiro da fuori e poi soprattutto con il già citato colpo di testa sventato da César che ha rappresentato forse il momento chiave della partita; Victor Bravo, al suo esordio, non è dispiaciuto: discreta personalità e buona tecnica negli spazi stretti.
I PEGGIORI: D'Alessandro contorto da morire: riceve il pallone, lo tiene una mezz'oretta, il tempo di far svanire ogni possibile effetto-sorpresa, e quando poi lo restituisce, l'azione torna al punto di partenza. Movilla fa rimpiangere Celades: soprattutto nel primo tempo la sua reattività da bradipo affligge il centrocampo del Zaragoza: si addormenta su ogni pallone che gioca, non accorgendosi degli avversari che gli vengono addosso e che, quasi immancabilmente, gli sottraggono la sfera saltandolo allegramente. Ewerthon pasticcione.
Abbiamo detto del centrocampo dell' Atlético (male soprattutto Costinha), che non viene rivitalizzato da Jurado, sottolineiamo anche l' insufficiente spinta dei terzini Seitaridis e Antonio Lopez.
Atlético (4-1-4-1): Leo Franco 6; Seitaridis 5,5 (88'), Pablo 6, Perea 6,5, A. López 5,5; Costinha 5 (60'); Galletti 6,5, Maniche 5,5, Luccin 5,5 V. Bravo 6,5 (70') Torres 6.
In panchina: Cuéllar Valera s.v. (88') Pernía Zé Castro Jurado 5,5 (60') Agüero s.v. (70') Ballesteros.
Zaragoza (4-4-2): César 7; Diogo 5,5, Sergio 6,5, G. Milito 7, Juanfran 5,5; D'Alessandro 5 (84'), Movilla 5, Zapater 6, Lafita 6,5 (80'); D. Milito 5,5, Ewerthon 5 (67').
In panchina: Miguel Aranzábal Ponzio 6 (80') Piqué Óscar 7 (84') Longás Sergio Garcia 6,5 (67').
Gol: 0-1 (88'): Óscar cabecea a puerta vacía después de que su primer remate pegara en Luccin y dejara vendido a Leo Franco.
Árbitro: Muñiz Fernández, del Colegio Asturiano. Amonestó a Diogo (29'), D'Alessandro (40'), Gabi Milito (73'), Zapater (82') y Agüero (91'+).
Incidencias: Vicente Calderón. 45.000 espectadores. Buena entrada en una noche muy agradable.
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Aguirre fa esordire (forse per non bruciare Aguero e Jurado…) il 23enne Victor Bravo, prelevato dall' Atlético Madrid B, in quanto specialista della menomata fascia sinistra. A centrocampo conferma per il "trivote" Costinha-Maniche-Luccin. Il problema non è l'ordine, perché l'organizzazione c'è: più compatto dell' avversario, l' Atlético ha quasi sempre controllato le operazioni, ma finchè manca la connessione fra centrocampo e attacco, si tratta di un dominio sterile, un palleggio orizzontale fine a se stesso, davanti al quale rappresenta già un mezzo miracolo riuscire ad avanzare di un millimetro l'azione.
Costinha può fornire passaggi al massimo di pochi metri, Luccin corre (a vuoto) a tuttocampo, Maniche è in costante movimento, si offre sempre ma stringi stringi si riduce a girare su se stesso come un cane che si morde la coda. Così Torres (mi sento sempre in imbarazzo a giudicare le prestazioni degli attaccanti dell' Atlético, visto il profondo disagio che permea le loro esistenze) per vedere il pallone deve andare a rubarselo a centrocampo, e va da sé che le poche occasioni dei padroni di casa vengano o da iniziative personali oppure da azioni puramente casuali. Problema che neppure gli ingressi di Jurado e Aguero (vergognosamente tardivo quello del Kun) risolvono.
Almeno fino al mercato invernale l'Atlético dovrà serenamente abituarsi all' idea di essere quello che effettivamente è: una squadra con poche e ben confuse idee a centrocampo, con limiti ragguardevoli sulle fasce e di conseguenza scarse capacità realizzative (problema aggravato dall' infortunio di Maxi Rodriguez, il quale, coi suoi gol, faceva pesare meno la sterilità di Torres). Ciò che resta è un' organizzazione di gioco collaudata, una fase difensiva accettabile e attaccanti come Torres e Aguero che, al di là delle difficoltà realizzative, possono pur sempre inventare la giocata decisiva anche in partite sofferte. Qualità queste da sfruttare soprattutto fuori casa (7 punti su 13 finora in trasferta, scenario nel quale l'Atlético ha giocato le sue partite più convincenti, soprattutto a Bilbao e al Bernabeu), dove la responsabilità di fare gioco, ora non alla portata degli uomini di Aguirre, generalmente pesa più sugli avversari.
Le notizie positive in casa Zaragoza sono ovviamente i tre punti e, in assenza ieri sera del gioco (e in assenza anche di Celades e soprattutto Aimar), una buona attitudine generale al sacrificio. Osceno il primo tempo: squadra slegata, palloni masticati e buttati via al secondo passaggio (possesso palla sempre nettamente favorevole all' Atlético). Centrocampo molle e in inferiorità numerica, nessuna occasione creata dalla squadra che fino a questa giornata aveva totalizzato più gol e tiri in porta di tutta la Liga. Meriterebbe ampiamente lo svantaggio l' undici di Victor Fernandez, ma una prodigiosa parata di César su colpo di testa di Galletti lo tiene in vita e gli permette di riordinare le idee per il secondo tempo. Ripresa nel quale il gioco non diventa certo di colpo splendido, ma dove per lo meno qualche collegamento fra i reparti viene ripristinato e, di fronte alla crescente inconcludenza del dominio colchonero, si fa sempre più strada l' idea, già ampiamente nell'aria alla vigilia, che l'unica squadra in grado di colpire sia proprio il Zaragoza, che comincia ora a inquietare con qualche contropiede, perfeziona il proprio arsenale con gli ingressi di Sergio Garcia e Oscar, e nel finale gela il Vicente Calderon con il beffardo inserimento proprio di Oscar.
I MIGLIORI: César Sanchez e Oscar decidono il risultato: il primo compie un miracolo su Galletti, evitando che il pessimo primo tempo della sua squadra sfoci nella più logica delle conseguenze, cioè lo svantaggio; il secondo invece si rivela una mossa molto azzeccata di Victor Fernandez che vedendo la partita su un binario sempre più favorevole al contropiede dei suoi, decide di levare l'improduttivo D' Alessandro per inserire un giocatore più verticale. Oscar vede il varco giusto, ci si fionda e trasforma l'assist di Diego Milito nei tre punti finali. Gabriel Milito cresce col passare dei minuti e nel secondo tempo si esibisce in una serie di anticipi imperiosi, che tengono il pericolo sempre più lontano dalla porta di César. Lafita, il sostituto di Aimar, non sempre conclude adeguatamente le sue azioni, ma è intraprendente e utile al collettivo (la qualità, lo spappiamo per certo, non gli manca).
Anche se le fasce sono un punto debole dell' Atlético, fra i pochi a salvarsi fra i padroni di casa ci sono proprio i due esterni di centrocampo: Galletti, anche se spesso in maniera precipitosa, si industria parecchio, e nel primo tempo sfiora il gol prima con un tiro da fuori e poi soprattutto con il già citato colpo di testa sventato da César che ha rappresentato forse il momento chiave della partita; Victor Bravo, al suo esordio, non è dispiaciuto: discreta personalità e buona tecnica negli spazi stretti.
I PEGGIORI: D'Alessandro contorto da morire: riceve il pallone, lo tiene una mezz'oretta, il tempo di far svanire ogni possibile effetto-sorpresa, e quando poi lo restituisce, l'azione torna al punto di partenza. Movilla fa rimpiangere Celades: soprattutto nel primo tempo la sua reattività da bradipo affligge il centrocampo del Zaragoza: si addormenta su ogni pallone che gioca, non accorgendosi degli avversari che gli vengono addosso e che, quasi immancabilmente, gli sottraggono la sfera saltandolo allegramente. Ewerthon pasticcione.
Abbiamo detto del centrocampo dell' Atlético (male soprattutto Costinha), che non viene rivitalizzato da Jurado, sottolineiamo anche l' insufficiente spinta dei terzini Seitaridis e Antonio Lopez.
Atlético (4-1-4-1): Leo Franco 6; Seitaridis 5,5 (88'), Pablo 6, Perea 6,5, A. López 5,5; Costinha 5 (60'); Galletti 6,5, Maniche 5,5, Luccin 5,5 V. Bravo 6,5 (70') Torres 6.
In panchina: Cuéllar Valera s.v. (88') Pernía Zé Castro Jurado 5,5 (60') Agüero s.v. (70') Ballesteros.
Zaragoza (4-4-2): César 7; Diogo 5,5, Sergio 6,5, G. Milito 7, Juanfran 5,5; D'Alessandro 5 (84'), Movilla 5, Zapater 6, Lafita 6,5 (80'); D. Milito 5,5, Ewerthon 5 (67').
In panchina: Miguel Aranzábal Ponzio 6 (80') Piqué Óscar 7 (84') Longás Sergio Garcia 6,5 (67').
Gol: 0-1 (88'): Óscar cabecea a puerta vacía después de que su primer remate pegara en Luccin y dejara vendido a Leo Franco.
Árbitro: Muñiz Fernández, del Colegio Asturiano. Amonestó a Diogo (29'), D'Alessandro (40'), Gabi Milito (73'), Zapater (82') y Agüero (91'+).
Incidencias: Vicente Calderón. 45.000 espectadores. Buena entrada en una noche muy agradable.
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Etichette: Atlético Madrid, Liga, Zaragoza
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