Tre semifinaliste in Coppa Uefa...buttale via!
E' vero, se si giocasse un minitorneo fra le 4 grandi della Liga e le 4 grandi della Premier probabilmente non ci sarebbe storia; la Premier, il miglior esempio di globalizzazione applicata al calcio (non un rapporto unidirezionale, ma nel quale il globale e il locale interagiscono e si influenzano reciprocamente), resterà per tantissimo tempo lì minacciosa col suo enorme capitale finanziario e il suo crescente patrimonio tecnico e soprattutto atletico e tattico (la presenza, a parte Eto'o, dei migliori atleti di origine africana ha arricchito tantissimo il calcio inglese, e gli arrivi di Wenger prima, e poi Mourinho e Benitez hanno permesso un salto di qualità decisivo per tutto il movimento), ma qualcosa vuol dire anche la presenza contemporanea nelle semifinali di Uefa di Sevilla, Osasuna ed Espanyol, che fa un po' da contraltare alle ben più celebrate tre semifinaliste inglesi della Champions.
Segnala che se non altro i valori medi della Liga sono molto alti, perchè è proprio di squadre di metà classifica, a parte il Sevilla, che si sta parlando.
L' Osasuna, quattordicesima nella Liga, ha eliminato in maniera netta (0-3 alla BayArena, 1-0 al Reyno de Navarra) il Bayer Leverkusen, che nella Bundesliga è quinto. In precedenza aveva eliminato, controllando anche la partita di Ibrox, i Rangers, che sono quello che sono ma qualcosa in più in termini di esperienza e prestigio ce l' hanno. Negli ottavi, ad essere eliminato fu il Bordeaux, ora sesto in Ligue 1 ma sempre nella lotta per il secondo posto dietro al Lione.
L' Espanyol nella Liga è nono, ma nel suo girone europeo aveva espugnato con uno 0-2 il Letna di Praga e con analogo risultato ammutolì addirittura l' Amsterdam ArenA, tana ultramoderna dell' Ajax. Ieri infine, anche se in maniera incredibilmente fortunosa e immeritata, i catalani hanno eliminato il Benfica, che è pur sempre una delle squadre che hanno partecipato all' ultima Champions.
E lo stesso inguaiatissimo Celta, uscito prematuramente agli ottavi contro il Werder, prima della propria eliminazione si era tolto la soddisfazione di eliminare nel proprio girone il Palermo, dandogli anche una discreta lezione di calcio alla Favorita, e nei sedicesimi di finale lo Spartak Mosca, un' altra delle protagoniste dell' ultima Champions, liquidato a Balaidos con un 2-1 relativamente agevole.
Insomma, se quest' anno la Liga lascia così tanto a desiderare, le responsabilità vanno addebitate soprattutto agli inquilini dei piani più alti, al Barça dell' autogestione che non funziona più, al Real Madrid dell' anti-futbol e al Valencia del "vorrei ma, ripensandoci, non voglio". Legittime quindi le preoccupazioni di chi sulla stampa spagnola sottolinea il fatto che in due delle ultime tre edizioni di Champions sono mancate semifinaliste spagnole, ma insomma una base solida c'è, e una non così improbabile resurrezione di Barça e Real Madrid può far pensare a scenari migliori l' anno prossimo anche in chiave-Champions.
Ho elencato questa serie di successi a sostegno della mia argomentazione, ma non è che tutte queste partite siano state passeggiate, tutt' altro!, sarebbero bastati uno o due episodi, come spesso capita nel calcio, per farci parlare ora in tutt' altro modo.
La prova più evidente si è avuta ieri al Da Luz. Proprio non sa cosa pensare il Benfica davanti ai due pali colpiti (va detto che anche Pandiani, in un primo tempo più equilibrato, aveva centrato il legno della porta di Quim), ma ancora di più davanti all' eroe assoluto della serata, ovvero Gorka Iraizoz, che nel terribile secondo tempo ha arginato da solo un assedio sempre più insistente da parte dei portoghesi, sfoderando interventi in alcuni casi in contraddizione con le leggi della fisica. Gorka ufficialmente è il secondo portiere dell' Espanyol, ma in Coppa Valverde ha consegnato a lui le chiavi della porta.
Il basco non è considerato un portiere forte solo da ieri notte, anzi più d' uno, me compreso, lo preferisce al suo titolare Kameni, più esplosivo, più geniale ma anche meno regolare del basco. Gorka era stata una delle richieste di Clemente l' ultima estate per un Athletic che, famoso storicamente per i suoi grandi portieri, attraversa una grave crisi nel ruolo, con Aranzubia balbettante e Lafuente più semplicemente impresentabile. La società non aveva soddisfatto Clemente e anche questo contribuì al divorzio, più che mai dannoso a conti fatti per i leoni di Bilbao.
Altri grandi protagonisti nella soffertissima qualificazione espanyolista son stati Zabaleta, grande prestazione difensiva nel ruolo di terzino destro, e Jonatas, entrato a partita in corso e protagonista di giocate all' altezza della sua classe superiore.
Il brasiliano finora ha potuto far vedere assai poco del suo repertorio di centrocampista completo e tecnicamente squisito, per via di svariati problemi che hanno causato un ritardo nel suo ambientamento. Prima il rapimento del padre, poi un' altra fuga misteriosa in Brasile, i suoi estimatori sono concordi nell' affermare che l' unico suo limite risieda nella testa, e, per il momento, nella presenza di De la Pena che, col contemporaneo utilizzo di due punte e due esterni a centrocampo, toglie l' unico spazio teoricamente disponibile per l' ex Flamengo (diverso invece quando Valverde schiera un 4-2-3-1 e fa partire Luis Garcia da una fascia, in quel caso Jonatas e il Pelat possono pure coesistere).
L' Espanyol troverà ora in semifinale il Werder Brema che ieri, trascinato da Super Diego, ha liquidato con un 4-1 l' instabile Az Alkmaar. Ovviamente il pronostico è sbilanciato, pero va anche notato come il gioco del Werder possa rivelarsi quantomai adatto all' Espanyol, e specialmente alle evoluzioni del suo Triangolo Magico De la Pena-Luis Garcia-Tamudo.
Il Werder gioca sempre all' attacco, e se l' Espanyol riuscirà a rilanciare l' azione con buona continuità, potrà fare parecchi danni alla rischiosissima difesa alta di Schaaf, in particolare colpendo negli spazi alle spalle dei centrali o con tagli fra i centrali e i terzini, azioni che i tedeschi soffrono tantissimo e che guardacaso l' Espanyol, potendo contare sulle ineguagliabili verticalizzazioni di De la Pena, adora eseguire, soprattutto con il diabolico Tamudo (sempre che Valverde non continui a schierare titolare Pandiani, bomber ufficiale di coppa, nonchè attuale capocannoniere con 10 gol).
Anche il Sevilla non ha certo passeggiato sul forte Tottenham. All' andata gli inglesi hanno giocato complessivamente meglio, e il rigore dell' 1-1 di Kanouté non c' era proprio, mentre ieri a White Hart Lane non ha mancato di suscitare apprensione il tentativo di rimonta di un orgogliosissimo Tottenham che, sotto di due gol alla fine del primo tempo, ha rischiato di riaprire la qualificazione portandosi sul 2-2 e sfiorando la rimonta con occasionissime sciupate, tra le altre, dal legnoso Dawson e dal grande Berbatov (non molto fortunato, meraviglioso il palo colpito con una girata da fuori area nel primo tempo).
Il primo tempo del Sevilla, e in particolare i primi dieci minuti, è però strepitoso, degno di un campione in carica che va a dare lezioni di calcio in giro per l' Europa. Micidiale: prima l' autorete di Malbranque sul colpo di testa di un Poulsen tornato dominatore del centrocampo (accanto a lui Juande sceglie Martì, uomo-squadra più affidabile difensivamente rispetto a Maresca e Renato), poi, dopo un colpo di testa di Kanouté di poco a lato, il capolavoro del secondo gol, dove entra in azione la doppia K, la coppia Kanouté-Kerzhakov, asso nella manica del Sevilla in questo finale di stagione (soprattutto in un periodo in cui il rendimento realizzativo della squadra è nettamente calato rispetto alla media della stagione).
Kanouté come al solito lavora elegantemente il pallone sulla destra, chiede triangolo a Kerzhakov e poi beffa Robinson con uno stupendo scambio destro-sinistro. Soddisfazione doppia per il maliano di fronte al suo ex-pubblico, che lo ha beccato spesso e che probabilmente non se lo ricordava così bravo.
Fenomenale per autorità e per perfezione dei meccanismi il primo tempo del Sevilla: Spurs respinti indietro, neutralizzati sugli esterni e squassati dagli spettacolari contropiedi manovrati del Sevilla, tre-quattro tocchi e dritti nell' area di Robinson.
Altra musica nel secondo tempo, più per merito del Tottenham che per distrazione del Sevilla. In Inghilterra una partita non finisce mai fino al fischio finale, e gli Spurs lo confermano con un secondo tempo energico e grintoso. Jol aggiunge Defoe (magari non è stato azzeccatissimo togliere uno Zokora devastante nelle sue cavalcate palla al piede, personalmente avrei levato Jenas, davvero inutile) a Berbatov e Robbie Keane, e in due minuti il Tottenham riapre i giochi, cogliendo l' attimo, prima con lo stesso Defoe poi con Lennon, in due mischie in cui la difesa sivigliana si fa trovare un po' impreparata.
Juande sbilancia in senso un po' troppo difensivo la squadra, perchè i suoi cambi tolgono velocità al contropiede (Daniel Alves e Adriano) per inserire più chili e centimetri con Aitor Ocio in difesa e un po' più contenimento al centrocampo, con l' inserimento di Renato e lo spostamento sulla destra di Martì, nella zona occupata prima da Dani Alves.
Stringe i denti il Sevilla, e ringrazia la scarsa mira e la debolezza delle conclusioni di Dawson, Berbatov e Defoe (che sulla sinistra punta continuamente Hinkel), guadagnando tranquillità con l' approssimarsi del fischio finale, prima del quale c'è tempo per l' espulsione di Tainio (stampa i tacchetti sulla coscia di Puerta), oltre che per due discrete occasioni fallite da Puerta.
La semifinale fra Osasuna e Sevilla pare sbilanciata (e del resto Sevilla-Werder era una finale indicata da molti in sede di pronostico), ma l' Osasuna è parecchio ostico, e qualora riuscisse ad ingolfare l' attacco del Sevilla, qualcosa potrebbe pure succedere.
Segnala che se non altro i valori medi della Liga sono molto alti, perchè è proprio di squadre di metà classifica, a parte il Sevilla, che si sta parlando.
L' Osasuna, quattordicesima nella Liga, ha eliminato in maniera netta (0-3 alla BayArena, 1-0 al Reyno de Navarra) il Bayer Leverkusen, che nella Bundesliga è quinto. In precedenza aveva eliminato, controllando anche la partita di Ibrox, i Rangers, che sono quello che sono ma qualcosa in più in termini di esperienza e prestigio ce l' hanno. Negli ottavi, ad essere eliminato fu il Bordeaux, ora sesto in Ligue 1 ma sempre nella lotta per il secondo posto dietro al Lione.
L' Espanyol nella Liga è nono, ma nel suo girone europeo aveva espugnato con uno 0-2 il Letna di Praga e con analogo risultato ammutolì addirittura l' Amsterdam ArenA, tana ultramoderna dell' Ajax. Ieri infine, anche se in maniera incredibilmente fortunosa e immeritata, i catalani hanno eliminato il Benfica, che è pur sempre una delle squadre che hanno partecipato all' ultima Champions.
E lo stesso inguaiatissimo Celta, uscito prematuramente agli ottavi contro il Werder, prima della propria eliminazione si era tolto la soddisfazione di eliminare nel proprio girone il Palermo, dandogli anche una discreta lezione di calcio alla Favorita, e nei sedicesimi di finale lo Spartak Mosca, un' altra delle protagoniste dell' ultima Champions, liquidato a Balaidos con un 2-1 relativamente agevole.
Insomma, se quest' anno la Liga lascia così tanto a desiderare, le responsabilità vanno addebitate soprattutto agli inquilini dei piani più alti, al Barça dell' autogestione che non funziona più, al Real Madrid dell' anti-futbol e al Valencia del "vorrei ma, ripensandoci, non voglio". Legittime quindi le preoccupazioni di chi sulla stampa spagnola sottolinea il fatto che in due delle ultime tre edizioni di Champions sono mancate semifinaliste spagnole, ma insomma una base solida c'è, e una non così improbabile resurrezione di Barça e Real Madrid può far pensare a scenari migliori l' anno prossimo anche in chiave-Champions.
Ho elencato questa serie di successi a sostegno della mia argomentazione, ma non è che tutte queste partite siano state passeggiate, tutt' altro!, sarebbero bastati uno o due episodi, come spesso capita nel calcio, per farci parlare ora in tutt' altro modo.
La prova più evidente si è avuta ieri al Da Luz. Proprio non sa cosa pensare il Benfica davanti ai due pali colpiti (va detto che anche Pandiani, in un primo tempo più equilibrato, aveva centrato il legno della porta di Quim), ma ancora di più davanti all' eroe assoluto della serata, ovvero Gorka Iraizoz, che nel terribile secondo tempo ha arginato da solo un assedio sempre più insistente da parte dei portoghesi, sfoderando interventi in alcuni casi in contraddizione con le leggi della fisica. Gorka ufficialmente è il secondo portiere dell' Espanyol, ma in Coppa Valverde ha consegnato a lui le chiavi della porta.
Il basco non è considerato un portiere forte solo da ieri notte, anzi più d' uno, me compreso, lo preferisce al suo titolare Kameni, più esplosivo, più geniale ma anche meno regolare del basco. Gorka era stata una delle richieste di Clemente l' ultima estate per un Athletic che, famoso storicamente per i suoi grandi portieri, attraversa una grave crisi nel ruolo, con Aranzubia balbettante e Lafuente più semplicemente impresentabile. La società non aveva soddisfatto Clemente e anche questo contribuì al divorzio, più che mai dannoso a conti fatti per i leoni di Bilbao.
Altri grandi protagonisti nella soffertissima qualificazione espanyolista son stati Zabaleta, grande prestazione difensiva nel ruolo di terzino destro, e Jonatas, entrato a partita in corso e protagonista di giocate all' altezza della sua classe superiore.
Il brasiliano finora ha potuto far vedere assai poco del suo repertorio di centrocampista completo e tecnicamente squisito, per via di svariati problemi che hanno causato un ritardo nel suo ambientamento. Prima il rapimento del padre, poi un' altra fuga misteriosa in Brasile, i suoi estimatori sono concordi nell' affermare che l' unico suo limite risieda nella testa, e, per il momento, nella presenza di De la Pena che, col contemporaneo utilizzo di due punte e due esterni a centrocampo, toglie l' unico spazio teoricamente disponibile per l' ex Flamengo (diverso invece quando Valverde schiera un 4-2-3-1 e fa partire Luis Garcia da una fascia, in quel caso Jonatas e il Pelat possono pure coesistere).
L' Espanyol troverà ora in semifinale il Werder Brema che ieri, trascinato da Super Diego, ha liquidato con un 4-1 l' instabile Az Alkmaar. Ovviamente il pronostico è sbilanciato, pero va anche notato come il gioco del Werder possa rivelarsi quantomai adatto all' Espanyol, e specialmente alle evoluzioni del suo Triangolo Magico De la Pena-Luis Garcia-Tamudo.
Il Werder gioca sempre all' attacco, e se l' Espanyol riuscirà a rilanciare l' azione con buona continuità, potrà fare parecchi danni alla rischiosissima difesa alta di Schaaf, in particolare colpendo negli spazi alle spalle dei centrali o con tagli fra i centrali e i terzini, azioni che i tedeschi soffrono tantissimo e che guardacaso l' Espanyol, potendo contare sulle ineguagliabili verticalizzazioni di De la Pena, adora eseguire, soprattutto con il diabolico Tamudo (sempre che Valverde non continui a schierare titolare Pandiani, bomber ufficiale di coppa, nonchè attuale capocannoniere con 10 gol).
Anche il Sevilla non ha certo passeggiato sul forte Tottenham. All' andata gli inglesi hanno giocato complessivamente meglio, e il rigore dell' 1-1 di Kanouté non c' era proprio, mentre ieri a White Hart Lane non ha mancato di suscitare apprensione il tentativo di rimonta di un orgogliosissimo Tottenham che, sotto di due gol alla fine del primo tempo, ha rischiato di riaprire la qualificazione portandosi sul 2-2 e sfiorando la rimonta con occasionissime sciupate, tra le altre, dal legnoso Dawson e dal grande Berbatov (non molto fortunato, meraviglioso il palo colpito con una girata da fuori area nel primo tempo).
Il primo tempo del Sevilla, e in particolare i primi dieci minuti, è però strepitoso, degno di un campione in carica che va a dare lezioni di calcio in giro per l' Europa. Micidiale: prima l' autorete di Malbranque sul colpo di testa di un Poulsen tornato dominatore del centrocampo (accanto a lui Juande sceglie Martì, uomo-squadra più affidabile difensivamente rispetto a Maresca e Renato), poi, dopo un colpo di testa di Kanouté di poco a lato, il capolavoro del secondo gol, dove entra in azione la doppia K, la coppia Kanouté-Kerzhakov, asso nella manica del Sevilla in questo finale di stagione (soprattutto in un periodo in cui il rendimento realizzativo della squadra è nettamente calato rispetto alla media della stagione).
Kanouté come al solito lavora elegantemente il pallone sulla destra, chiede triangolo a Kerzhakov e poi beffa Robinson con uno stupendo scambio destro-sinistro. Soddisfazione doppia per il maliano di fronte al suo ex-pubblico, che lo ha beccato spesso e che probabilmente non se lo ricordava così bravo.
Fenomenale per autorità e per perfezione dei meccanismi il primo tempo del Sevilla: Spurs respinti indietro, neutralizzati sugli esterni e squassati dagli spettacolari contropiedi manovrati del Sevilla, tre-quattro tocchi e dritti nell' area di Robinson.
Altra musica nel secondo tempo, più per merito del Tottenham che per distrazione del Sevilla. In Inghilterra una partita non finisce mai fino al fischio finale, e gli Spurs lo confermano con un secondo tempo energico e grintoso. Jol aggiunge Defoe (magari non è stato azzeccatissimo togliere uno Zokora devastante nelle sue cavalcate palla al piede, personalmente avrei levato Jenas, davvero inutile) a Berbatov e Robbie Keane, e in due minuti il Tottenham riapre i giochi, cogliendo l' attimo, prima con lo stesso Defoe poi con Lennon, in due mischie in cui la difesa sivigliana si fa trovare un po' impreparata.
Juande sbilancia in senso un po' troppo difensivo la squadra, perchè i suoi cambi tolgono velocità al contropiede (Daniel Alves e Adriano) per inserire più chili e centimetri con Aitor Ocio in difesa e un po' più contenimento al centrocampo, con l' inserimento di Renato e lo spostamento sulla destra di Martì, nella zona occupata prima da Dani Alves.
Stringe i denti il Sevilla, e ringrazia la scarsa mira e la debolezza delle conclusioni di Dawson, Berbatov e Defoe (che sulla sinistra punta continuamente Hinkel), guadagnando tranquillità con l' approssimarsi del fischio finale, prima del quale c'è tempo per l' espulsione di Tainio (stampa i tacchetti sulla coscia di Puerta), oltre che per due discrete occasioni fallite da Puerta.
La semifinale fra Osasuna e Sevilla pare sbilanciata (e del resto Sevilla-Werder era una finale indicata da molti in sede di pronostico), ma l' Osasuna è parecchio ostico, e qualora riuscisse ad ingolfare l' attacco del Sevilla, qualcosa potrebbe pure succedere.
Etichette: Espanyol, Osasuna, Sevilla, Spagnole nelle coppe
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