Il punto sulla ventinovesima giornata.
Nessuno merita di vincere questa Liga. Non lo merita un Barça imborghesito ed Eto’o-dipendente, non lo merita il peggior Real Madrid degli ultimi anni, non lo merita il Valencia perché è difficile che possa meritarsi qualcosa che lui per primo mostra di rifiutare. Il Sevilla sarebbe il “vincitore morale”, per la crescita spaventosa dell’ ultimo anno, l’ intensità di gioco e l’ entusiasmo che trasmette, ma anche ieri (0-0 casalingo con l’ “EuroRacing”) gli andalusi hanno fallito la prova d’ appello quando hanno ancora una volta avuto davanti a sé la ghiottissima opportunità di piazzare l’ allungo decisivo (la sconfitta casalinga col Mallorca, la sconfitta di Tarragona…), chiaro segno che questa squadra non ha ancora completato la sua maturazione.
Brutta figura del Barça a Zaragoza, una sensazione di fiacchezza e di improvvisazione per una squadra neanche lontana parente di quella che coniugava all’ inarrivabile talento dei suoi solisti una soddisfacente disciplina tattica. Anche così comunque vincerà la Liga, perché troppo superiore alle concorrenti sul piano delle individualità e perché l’ unico match “d’ élite” che gli resta (per intenderci, quei match che quest’ anno non ha vinto praticamente mai) che gli resta è quello con l’ Atlético, sua storica bestia nera
Non ci sarà nessuna rivoluzione da fare l’ anno prossimo, perché l’ ossatura di questa squadra è la migliore possibile e ha ancora tanti anni davanti a sé, ma è chiaro che sarà necessario un cambio netto, o meglio un ritorno alle origini, dal punto di vista della mentalità. Non c’è cattiveria, non c’è tensione, non c’è voglia di invertire il corso degli eventi. Se va bene va bene, se non va bene, non fa niente, tanto le inseguitrici non ne approfitteranno…
Anche Rijkaard pare incamminato su una brutta strada: siccome manca Eto’o, cerca di surrogare l’ imprevedibilità del camerunese tornando al detestabile 3-4-3, svicolando ancora una volta di fronte alla questione cruciale: “chi tolgo fra Xavi, Deco e Iniesta?”, questione irrisolta che sta pregiudicando il Barça. Prima o poi si dovrà affrontare con decisione il problema, perché non puoi pensare di sacrificare gli equilibri di una squadra solo per poter schierare un talento in più, per quanto questo possa essere bravo. Il Real Madrid e la sua deriva galactica dovrebbero rappresentare un discreto monito in tal senso.
Comunque, 3-4-3 insostenibile, palesemente inadatto alle caratteristiche dei giocatori: copre il campo nel peggiore dei modi, e oltre a regalare voragini agli avversari sulle fasce e nella zona fra centrocampo e attacco, non assicura neanche un maggior possesso-palla, che è l’ obiettivo in vista del quale sarebbe teoricamente progettato. La circolazione del pallone è contorta, e se non è Iniesta a dover fare il terzino sinistro, è Messi che si adatta a tornante, peraltro costretto sulla fascia sinistra, dove gli viene meno comodo il dribbling (mia opinione è che Leo prima o poi dovrà finira al centro, dove con due lati a disposizione per andare via al diretto avversario diventa praticamente imprendibile).
Magari tutti questi problemi si sarebbero potuti occultare se solo ci fosse stato in campo Eto’o (assente per una tendinite), il giocatore-chiave di questo finale di Liga. La prima linea con Giuly a destra, Messi a sinistra e Ronaldinho al centro significa, tradotta in parole povere, “zero profondità”, e davvero non si può pensare che questi tre ogni volta entrino in porta col pallone triangolando nello spazio di un fazzoletto… Senza Eto’o il Barça diventa resistibilissimo, perché il camerunese allunga le difese avversarie e permette a Ronaldinho e Messi di esprimersi più liberamente, redistribuendo le attenzioni della difesa avversaria nei confronti del tridente blaugrana. Non possono marcare in venti Ronaldinho, perché sanno che c’è anche Eto’o, non possono andare in trenta su Eto’o perché sanno che c’è anche Messi, e così via. Inoltre gli avversari possono alzare la difesa e attaccare con più tranquillità, perché sanno che non ci sarà nessuno ad attaccare lo spazio fra l’ ultimo difensore e il loro portiere. Questo non solo quando al centro gioca il trequartista Ronaldinho, ma anche quando ci sono Gudjohnsen o Saviola (ecco perchè per il mercato estivo mi andrebbe benissimo Palacio)
Nonostante il netto dominio, con la sua linea di mezzepunte (4-2-3-1 stavolta per V. Fernandez, con D’ Alessandro a sinistra, Aimar al centro e Sergio Garcia spostato sulla destra) che, supportata dalle continue scorribande di Diogo e Juanfran, si getta a valanga nelle voragini del 3-4-3 blaugrana, il Zaragoza dimostra ancora una volta il suo buon cuore, graziando i blaugrana nel primo tempo.
Il meritatissimo gol della vittoria giunge nel secondo tempo (con un tocco stranissimo dell’ implacabile Diego Milito, gol nel quale non si capisce dove stia il confine fra la fortuna e la destrezza), quando il Barça è già tornato al 4-3-3 (sempre però con i tre piccoletti a centrocampo, non sia mai…), e da lì in poi i pericoli che crea il Barça sono solo due (sinistro di Deco addosso a César e mischia pazza in area piccola con gol di Gudjohnsen sventato solo sulla linea), mentre il numero di potenziali contropiedi dei padroni di casa aumenta esponenzialmente. Fa benissimo Victor Fernandez a gonfiare il petto, perché il suo Zaragoza ha battuto il Barça in tutto e per tutto, e soprattutto sul piano del gioco. I padroni di casa non hanno mai rinunciato, anzi hanno imposto all’ avversario, il loro gioco offensivo tutto basato su rapide combinazioni palla a terra. Squadra che ora si affaccia alla Champions League (50 i punti, alla pari col Valencia), avendo trovato un ottimo compromesso fra la sua anima offensiva, sabato impersonata soprattutto da un ispiratissimo D’Alessandro, e una fase difensiva non sempre impeccabile ma che comunque complessivamente regge, grazie anche al contributo di individualità straordinarie come Gabi Milito, Zapater, e, come no!, Piqué, semplicemente eccezionale la prestazione del “Red Devil”, con palloni sradicati ripetutamente e senza nessun riguardo a gente come Ronaldinho e Messi.
E Victor Fernandez probabilmente merita qualche scusa da parte dei suoi numerosissimi detrattori, che lo ritengono un venditore di fumo, un sognatore che pratica un calcio scriteriato e privo di equilibri. A volte sognare nel calcio, specie se lo si fa con i piedi per terra come questo Zaragoza, fa bene…
Chi invece non sogna, ma sa soltanto piangere, è Quique Sanchez Flores, che sta diventando ormai una specie di eroe delle pagine virtuali di questo blog, con tutte le attenzioni che gli vado riservando.
In conferenza stampa, trova modo di scaricare tutta la colpa della sconfitta sull’ arbitro Mejuto Gonzalez, invece che pensare prima di tutto al modo in cui ha regalato l’ intero primo tempo ad un Athletic che non aspettava altro che una mano tesa per potersi risollevare.
Capisco che domani c’è il Chelsea, che il turnover abbia la sua importanza, ma ditemi voi, se, venendo a conoscenza della sconfitta del Barça e della conseguente opportunità di riportarsi a –3, si può sperare di combinare qualcosa con questa formazione: Butelle; Curro Torres, Albiol, Moretti, Del Horno; Jorge Lopez, Pallardò, Marchena, Hugo Viana; Silva; Angulo. Con Jorge Lopez, ex ma molto ex promessa, giocatore che fa parte della rosa valenciana solo formalmente, col mansuetissimo Hugo Viana tutto defilato sulla fascia, con Angulo solo in attacco, incapace di minacciare in profondità anche la seconda difesa più battuta della Liga…
Non frutta il gol, nonostante la pressione molto maggiore, l’ entrata nel secondo tempo di grossi calibri come Joaquin (peraltro spostato sulla sinistra…mah!) e soprattutto Villa, anche se la capacità del “Guaje” di spostare con la sua sola presenza gli equilibri di una partita (prende una traversa con un dribbling+pallonetto da antologia) è a dir poco terrificante. Se il Barça è Eto’o-dipendente, figuratevi quindi il Valencia.
L’ Athletic, modesto, tremendamente modesto, si può aggrappare solo all’ orgoglio e all’ istinto di sopravvivenza per uscire finalmente dalla terzultima posizione, ora proprietà del sempre più inguaiato Celta (spazzato da un Recreativo tornato festoso: guardatevi il secondo e il quarto gol: c’è moltissimo del calcio di Marcelino).
Mané, che propone la novità dello stopper Ustaritz a centrocampo (a fianco del quale, nel secondo tempo e già in vantaggio, aggiunge l’ altro difensore centrale di ruolo Murillo: la prudenza, specie quando ci si trova in certe situazioni, non è mai troppa), leva la torre Urzaiz e in attacco si affida ai contropiedisti Aduriz ed Etxeberria. Il vecchio Etxebe, da tempo in fase declinante (comunque non mi ha mai incantato come giocatore, un po’ limitato il suo repertorio di dribbling), resta comunque uno dei pochi che possono fare la voce grossa in questa squadra, ed è in ottima forma, come dimostra anche la bella doppietta di domenica scorsa al Racing. Da una sua fuga, e da un astuto dribbling su Moretti, nasce il gol decisivo, formidabile invenzione di un Gabilondo che per una volta esce dal suo copione di esterno senza arte né parte, con un colpo di tacco con il destro, tutt’ altro che il suo piede preferito peraltro.
Il secondo tempo, con le invenzioni di Villa, è una sofferenza per il San Mames, ma, a parte un occasionissima di Angulo, i leoni riescono a difendere abbastanza alto, senza farsi schiacciare troppo dalle parti di Aranzubia.
Nonostante tutte le considerazioni possibili e immaginabili, il Real Madrid ora non può che crederci, trovandosi a –2 dal Barça. Direi anche che ieri nel primo tempo si è visto un buon Real Madrid, uno dei pochissimi moderatamente convincenti della stagione. Applicazione sopra la norma nel pressing e soprattutto nel movimento senza palla, manovra più fluida e interessanti combinazioni di prima sulla trequarti, con un Raul molto più proficuo quando viene finalmente situato immediatamente alle spalle della prima punta. Buoni anche gli inserimenti dal centrocampo di Emerson (bene ieri in coppia con Diarra, da non crederci), e da uno di questi nasce la sponda aerea sulla quale Raul si fionda in anticipo sul centrale avversario, ricordando con questo spunto il Raul dei bei tempi.
Nel secondo tempo si torna alla deprimente normalità del Real Madrid, anche se l’ Osasuna (privato dall’ odiosa clausola contrattuale degli ex-madridsti Soldado e Juanfran, quest’ ultimo il suo uomo peraltro più in forma), piatto e monocorde nel suo palleggio orizzontale, non crea nulla, a parte due bei tiri (uno per tempo) del sempre concreto David Lopez, i quali forniscono a Casillas l’ opportunità di ricordarci ancora una volta la sua santità (specialmente nella prima occasione, ad inizio partita, una parata straordinaria).
Probabilmente i navarri, vista la loro insipida posizione in classifica, sono ben più concentrati sulla semifinali di Uefa (il magnifico colpo gobbo dello 0-3 di Leverkusen l’ ha ipotecata, a differenza di Sevilla e Tottenham, che dovranno sudare, rispettivamente a Londra e a Lisbona, per difendere il risicato gol di vantaggio dell’ andata).
Così nel finale il Real Madrid può chiudere un comodissimo 2-0, con l’ ormai solito gol su respinta di Robinho, arma strategica fondamentale, insieme a Van Nistelrooy, in questo finale di campionato merengue.
Lo 0-1 del Madrigal fra Atlético e Villarreal si può tranquillamente archiviare alla voce “porcate”. Come definire altrimenti l’ azione del gol decisivo di Fabiano Eller, con Guille Franco (infortunato, cotretto per la cronaca ad uscire a fine primo tempo) rimasto a terra accanto al suo portiere, che tiene così in gioco il difensore colchonero, il quale non si fa nessuno scrupolo a buttarla in rete per la rabbia giustificata dei giocatori e dei tifosi locali. Quelli dell’ Atlético si difendono dicendo di non aver visto l’ avversario a terra, e in ogni caso invitano l’ arbitro ad intervenire in tali situazioni, ma non è certo la prima volta che dimostrano la loro disgustosa antisportività (la mano di Aguero contro il Recre ad esempio, senza dimenticare poi il Re delle Simulazioni, Fernando Torres).
A parte questo spiacevolissimo dettaglio, un Atlético anche discreto, ben disposto ad attaccare nel primo tempo, blindato fra difesa (bene Perea terzino destro, come ai tempi del Boca) e centrocampo nel secondo. Nel finale Torres potrebbe segnare il 2-0, ma siamo già al quarto rigore sbagliato dal Nino in questa stagione.
Atlético grandemente aiutato nei suoi intenti difensivi da un Villarreal che continua a violentare la più elementare logica calcistica. Senza fasce non si va da nessuna parte, ma imperterriti gli uomini di Pellegrini continuano a infrangersi al centro con improbabili triangolazioni (del resto, i giocatori hanno quelle caratteristiche, la colpa è di chi ha assemblato la squadra). Meno male che almeno la fascia sinistra è stata rivitalizzata da Marcos e José Enrique, perché la fascia destra non esiste proprio, con quello scarpone di Josemi (ogni volta che ha la palla, la butta via: è una legge scientifica) e con Matias Fernandez ingabbiato on un ruolo non suo.
Le uniche opportunità di fare male vengono quando Forlan, Marcos e Matias Fernandez si possono smarcare liberamente negli spazi, ma una cosa era il Betis-gruviera di sabato scorso, e un’ altra è l’ Atlético Madrid (per quanto i colchoneros abbiano amnesie difensive frequenti e soffrano da matti sulle azioni da calcio piazzato).
Aguirre incamera tre punti fondamentali nella prima di queste che, con grande fantasia, son state definite “nove finali” per l’ obiettivo europeo (Uefa, Uefa, non mettetevi strane idee in testa…) dell’ Atlético. La mia opinione è che, anche in caso di arrivo al settimo posto, cacciare Aguirre come si vocifera sarebbe una vera cretinata, perché i difetti sono tanti, il gioco è bruttissimo, il livello qualitativo andrà assolutamente innalzato nel prossimo mercato, ma una base da cui partire si sta finalmente costruendo.
Il Racing mette l' autobus davanti alla sua porta, e Chevanton e Luis Fabiano fano rimpiangere i poderosi Kanouté e Kerzhakov, risparmiati per il Tottenham (comunque sono entrati a partita in corso).
Il Mallorca si avvia verso la sua meritatissima salvezza, trascinato ancora una volta da Ibagaza e da Jonas Gutiérrez e allietato dal primo gol, all' esordio assoluto nella Liga, del 18enne argentino Trejo, talento scippato al Boca. Il Getafe paga forse un eccessivo rilassamento nelle ultime settimane, e la presenza ieri in panchina di Guiza e Casquero, lascia intendere forse qualche motivo punitivo da parte di Schuster nei confronti di due dei cardini della sua squadra.
Real Sociedad e Nàstic vanno incontro all' inevitabile (o quasi) con animi opposti: la Real fa scena muta contro un Espanyol rimaneggiato in vista della Uefa (gioca solo Torrejon dei titolari, ma Jonatas fa ottime cose, se testa e piedi comunicano questoè un signor giocatore); il Nàstic gioca meglio del Depor, ci crede, ma si arrende alla meraviglia di Iago.
Zaragoza-Barcelona 1-0: Diego Milito 57'.
Athletic Bilbao- Valencia 1-0: Gabilondo 28'.
Real Madrid-Osasuna 2-0: Raul 24'; Robinho 80'.
Villarreal-Atlético Madrid 0-1: Fabiano Eller 31'.
Sevilla-Racing 0-0
Mallorca-Getafe 2-0: Nunes 63'; Trejo 94'.
Deportivo-Nàstic 1-0: Iago 58'.
Espanyol-Real Sociedad 1-0: Coro 57'.
Levante-Betis 1-1: Salva 33' (L); Robert 79' (B).
Recreativo-Celta 4-2: Jesus Vazquez, rig. 37' (R); Nené, rig. 75' (C); Rosu 85' (R); Rosu 87' (R); Nené 89' (C); Cheli 92' (R).
I 3 gol più belli:
1) Gabilondo (un gradevole fuori programma)
2) Iago (maradoniano, se nessuno si offende)
3) Cheli (il bel calcio del Recre)
CLASSIFICA
1 Barcelona 56
2 Sevilla 55
3 Real Madrid 54
4 Zaragoza 50
5 Valencia 50
6 Atlético 47
7 Recreativo 45
8 Racing 44
9 Espanyol 41
10 Getafe 39
11 Deportivo 39
12 Villarreal 38
13 Mallorca 36
14 Osasuna 35
15 Betis 33
16 Athletic 29
17 Levante 29
18 Celta 27
19 R. Sociedad 21
20 Gimnàstic 21
CLASSIFICA CANNONIERI
1 Kanouté 19
2 Diego Milito 19
3 Ronaldinho 17
4 Van Nistelrooy 15
5 Morientes 11
Brutta figura del Barça a Zaragoza, una sensazione di fiacchezza e di improvvisazione per una squadra neanche lontana parente di quella che coniugava all’ inarrivabile talento dei suoi solisti una soddisfacente disciplina tattica. Anche così comunque vincerà la Liga, perché troppo superiore alle concorrenti sul piano delle individualità e perché l’ unico match “d’ élite” che gli resta (per intenderci, quei match che quest’ anno non ha vinto praticamente mai) che gli resta è quello con l’ Atlético, sua storica bestia nera
Non ci sarà nessuna rivoluzione da fare l’ anno prossimo, perché l’ ossatura di questa squadra è la migliore possibile e ha ancora tanti anni davanti a sé, ma è chiaro che sarà necessario un cambio netto, o meglio un ritorno alle origini, dal punto di vista della mentalità. Non c’è cattiveria, non c’è tensione, non c’è voglia di invertire il corso degli eventi. Se va bene va bene, se non va bene, non fa niente, tanto le inseguitrici non ne approfitteranno…
Anche Rijkaard pare incamminato su una brutta strada: siccome manca Eto’o, cerca di surrogare l’ imprevedibilità del camerunese tornando al detestabile 3-4-3, svicolando ancora una volta di fronte alla questione cruciale: “chi tolgo fra Xavi, Deco e Iniesta?”, questione irrisolta che sta pregiudicando il Barça. Prima o poi si dovrà affrontare con decisione il problema, perché non puoi pensare di sacrificare gli equilibri di una squadra solo per poter schierare un talento in più, per quanto questo possa essere bravo. Il Real Madrid e la sua deriva galactica dovrebbero rappresentare un discreto monito in tal senso.
Comunque, 3-4-3 insostenibile, palesemente inadatto alle caratteristiche dei giocatori: copre il campo nel peggiore dei modi, e oltre a regalare voragini agli avversari sulle fasce e nella zona fra centrocampo e attacco, non assicura neanche un maggior possesso-palla, che è l’ obiettivo in vista del quale sarebbe teoricamente progettato. La circolazione del pallone è contorta, e se non è Iniesta a dover fare il terzino sinistro, è Messi che si adatta a tornante, peraltro costretto sulla fascia sinistra, dove gli viene meno comodo il dribbling (mia opinione è che Leo prima o poi dovrà finira al centro, dove con due lati a disposizione per andare via al diretto avversario diventa praticamente imprendibile).
Magari tutti questi problemi si sarebbero potuti occultare se solo ci fosse stato in campo Eto’o (assente per una tendinite), il giocatore-chiave di questo finale di Liga. La prima linea con Giuly a destra, Messi a sinistra e Ronaldinho al centro significa, tradotta in parole povere, “zero profondità”, e davvero non si può pensare che questi tre ogni volta entrino in porta col pallone triangolando nello spazio di un fazzoletto… Senza Eto’o il Barça diventa resistibilissimo, perché il camerunese allunga le difese avversarie e permette a Ronaldinho e Messi di esprimersi più liberamente, redistribuendo le attenzioni della difesa avversaria nei confronti del tridente blaugrana. Non possono marcare in venti Ronaldinho, perché sanno che c’è anche Eto’o, non possono andare in trenta su Eto’o perché sanno che c’è anche Messi, e così via. Inoltre gli avversari possono alzare la difesa e attaccare con più tranquillità, perché sanno che non ci sarà nessuno ad attaccare lo spazio fra l’ ultimo difensore e il loro portiere. Questo non solo quando al centro gioca il trequartista Ronaldinho, ma anche quando ci sono Gudjohnsen o Saviola (ecco perchè per il mercato estivo mi andrebbe benissimo Palacio)
Nonostante il netto dominio, con la sua linea di mezzepunte (4-2-3-1 stavolta per V. Fernandez, con D’ Alessandro a sinistra, Aimar al centro e Sergio Garcia spostato sulla destra) che, supportata dalle continue scorribande di Diogo e Juanfran, si getta a valanga nelle voragini del 3-4-3 blaugrana, il Zaragoza dimostra ancora una volta il suo buon cuore, graziando i blaugrana nel primo tempo.
Il meritatissimo gol della vittoria giunge nel secondo tempo (con un tocco stranissimo dell’ implacabile Diego Milito, gol nel quale non si capisce dove stia il confine fra la fortuna e la destrezza), quando il Barça è già tornato al 4-3-3 (sempre però con i tre piccoletti a centrocampo, non sia mai…), e da lì in poi i pericoli che crea il Barça sono solo due (sinistro di Deco addosso a César e mischia pazza in area piccola con gol di Gudjohnsen sventato solo sulla linea), mentre il numero di potenziali contropiedi dei padroni di casa aumenta esponenzialmente. Fa benissimo Victor Fernandez a gonfiare il petto, perché il suo Zaragoza ha battuto il Barça in tutto e per tutto, e soprattutto sul piano del gioco. I padroni di casa non hanno mai rinunciato, anzi hanno imposto all’ avversario, il loro gioco offensivo tutto basato su rapide combinazioni palla a terra. Squadra che ora si affaccia alla Champions League (50 i punti, alla pari col Valencia), avendo trovato un ottimo compromesso fra la sua anima offensiva, sabato impersonata soprattutto da un ispiratissimo D’Alessandro, e una fase difensiva non sempre impeccabile ma che comunque complessivamente regge, grazie anche al contributo di individualità straordinarie come Gabi Milito, Zapater, e, come no!, Piqué, semplicemente eccezionale la prestazione del “Red Devil”, con palloni sradicati ripetutamente e senza nessun riguardo a gente come Ronaldinho e Messi.
E Victor Fernandez probabilmente merita qualche scusa da parte dei suoi numerosissimi detrattori, che lo ritengono un venditore di fumo, un sognatore che pratica un calcio scriteriato e privo di equilibri. A volte sognare nel calcio, specie se lo si fa con i piedi per terra come questo Zaragoza, fa bene…
Chi invece non sogna, ma sa soltanto piangere, è Quique Sanchez Flores, che sta diventando ormai una specie di eroe delle pagine virtuali di questo blog, con tutte le attenzioni che gli vado riservando.
In conferenza stampa, trova modo di scaricare tutta la colpa della sconfitta sull’ arbitro Mejuto Gonzalez, invece che pensare prima di tutto al modo in cui ha regalato l’ intero primo tempo ad un Athletic che non aspettava altro che una mano tesa per potersi risollevare.
Capisco che domani c’è il Chelsea, che il turnover abbia la sua importanza, ma ditemi voi, se, venendo a conoscenza della sconfitta del Barça e della conseguente opportunità di riportarsi a –3, si può sperare di combinare qualcosa con questa formazione: Butelle; Curro Torres, Albiol, Moretti, Del Horno; Jorge Lopez, Pallardò, Marchena, Hugo Viana; Silva; Angulo. Con Jorge Lopez, ex ma molto ex promessa, giocatore che fa parte della rosa valenciana solo formalmente, col mansuetissimo Hugo Viana tutto defilato sulla fascia, con Angulo solo in attacco, incapace di minacciare in profondità anche la seconda difesa più battuta della Liga…
Non frutta il gol, nonostante la pressione molto maggiore, l’ entrata nel secondo tempo di grossi calibri come Joaquin (peraltro spostato sulla sinistra…mah!) e soprattutto Villa, anche se la capacità del “Guaje” di spostare con la sua sola presenza gli equilibri di una partita (prende una traversa con un dribbling+pallonetto da antologia) è a dir poco terrificante. Se il Barça è Eto’o-dipendente, figuratevi quindi il Valencia.
L’ Athletic, modesto, tremendamente modesto, si può aggrappare solo all’ orgoglio e all’ istinto di sopravvivenza per uscire finalmente dalla terzultima posizione, ora proprietà del sempre più inguaiato Celta (spazzato da un Recreativo tornato festoso: guardatevi il secondo e il quarto gol: c’è moltissimo del calcio di Marcelino).
Mané, che propone la novità dello stopper Ustaritz a centrocampo (a fianco del quale, nel secondo tempo e già in vantaggio, aggiunge l’ altro difensore centrale di ruolo Murillo: la prudenza, specie quando ci si trova in certe situazioni, non è mai troppa), leva la torre Urzaiz e in attacco si affida ai contropiedisti Aduriz ed Etxeberria. Il vecchio Etxebe, da tempo in fase declinante (comunque non mi ha mai incantato come giocatore, un po’ limitato il suo repertorio di dribbling), resta comunque uno dei pochi che possono fare la voce grossa in questa squadra, ed è in ottima forma, come dimostra anche la bella doppietta di domenica scorsa al Racing. Da una sua fuga, e da un astuto dribbling su Moretti, nasce il gol decisivo, formidabile invenzione di un Gabilondo che per una volta esce dal suo copione di esterno senza arte né parte, con un colpo di tacco con il destro, tutt’ altro che il suo piede preferito peraltro.
Il secondo tempo, con le invenzioni di Villa, è una sofferenza per il San Mames, ma, a parte un occasionissima di Angulo, i leoni riescono a difendere abbastanza alto, senza farsi schiacciare troppo dalle parti di Aranzubia.
Nonostante tutte le considerazioni possibili e immaginabili, il Real Madrid ora non può che crederci, trovandosi a –2 dal Barça. Direi anche che ieri nel primo tempo si è visto un buon Real Madrid, uno dei pochissimi moderatamente convincenti della stagione. Applicazione sopra la norma nel pressing e soprattutto nel movimento senza palla, manovra più fluida e interessanti combinazioni di prima sulla trequarti, con un Raul molto più proficuo quando viene finalmente situato immediatamente alle spalle della prima punta. Buoni anche gli inserimenti dal centrocampo di Emerson (bene ieri in coppia con Diarra, da non crederci), e da uno di questi nasce la sponda aerea sulla quale Raul si fionda in anticipo sul centrale avversario, ricordando con questo spunto il Raul dei bei tempi.
Nel secondo tempo si torna alla deprimente normalità del Real Madrid, anche se l’ Osasuna (privato dall’ odiosa clausola contrattuale degli ex-madridsti Soldado e Juanfran, quest’ ultimo il suo uomo peraltro più in forma), piatto e monocorde nel suo palleggio orizzontale, non crea nulla, a parte due bei tiri (uno per tempo) del sempre concreto David Lopez, i quali forniscono a Casillas l’ opportunità di ricordarci ancora una volta la sua santità (specialmente nella prima occasione, ad inizio partita, una parata straordinaria).
Probabilmente i navarri, vista la loro insipida posizione in classifica, sono ben più concentrati sulla semifinali di Uefa (il magnifico colpo gobbo dello 0-3 di Leverkusen l’ ha ipotecata, a differenza di Sevilla e Tottenham, che dovranno sudare, rispettivamente a Londra e a Lisbona, per difendere il risicato gol di vantaggio dell’ andata).
Così nel finale il Real Madrid può chiudere un comodissimo 2-0, con l’ ormai solito gol su respinta di Robinho, arma strategica fondamentale, insieme a Van Nistelrooy, in questo finale di campionato merengue.
Lo 0-1 del Madrigal fra Atlético e Villarreal si può tranquillamente archiviare alla voce “porcate”. Come definire altrimenti l’ azione del gol decisivo di Fabiano Eller, con Guille Franco (infortunato, cotretto per la cronaca ad uscire a fine primo tempo) rimasto a terra accanto al suo portiere, che tiene così in gioco il difensore colchonero, il quale non si fa nessuno scrupolo a buttarla in rete per la rabbia giustificata dei giocatori e dei tifosi locali. Quelli dell’ Atlético si difendono dicendo di non aver visto l’ avversario a terra, e in ogni caso invitano l’ arbitro ad intervenire in tali situazioni, ma non è certo la prima volta che dimostrano la loro disgustosa antisportività (la mano di Aguero contro il Recre ad esempio, senza dimenticare poi il Re delle Simulazioni, Fernando Torres).
A parte questo spiacevolissimo dettaglio, un Atlético anche discreto, ben disposto ad attaccare nel primo tempo, blindato fra difesa (bene Perea terzino destro, come ai tempi del Boca) e centrocampo nel secondo. Nel finale Torres potrebbe segnare il 2-0, ma siamo già al quarto rigore sbagliato dal Nino in questa stagione.
Atlético grandemente aiutato nei suoi intenti difensivi da un Villarreal che continua a violentare la più elementare logica calcistica. Senza fasce non si va da nessuna parte, ma imperterriti gli uomini di Pellegrini continuano a infrangersi al centro con improbabili triangolazioni (del resto, i giocatori hanno quelle caratteristiche, la colpa è di chi ha assemblato la squadra). Meno male che almeno la fascia sinistra è stata rivitalizzata da Marcos e José Enrique, perché la fascia destra non esiste proprio, con quello scarpone di Josemi (ogni volta che ha la palla, la butta via: è una legge scientifica) e con Matias Fernandez ingabbiato on un ruolo non suo.
Le uniche opportunità di fare male vengono quando Forlan, Marcos e Matias Fernandez si possono smarcare liberamente negli spazi, ma una cosa era il Betis-gruviera di sabato scorso, e un’ altra è l’ Atlético Madrid (per quanto i colchoneros abbiano amnesie difensive frequenti e soffrano da matti sulle azioni da calcio piazzato).
Aguirre incamera tre punti fondamentali nella prima di queste che, con grande fantasia, son state definite “nove finali” per l’ obiettivo europeo (Uefa, Uefa, non mettetevi strane idee in testa…) dell’ Atlético. La mia opinione è che, anche in caso di arrivo al settimo posto, cacciare Aguirre come si vocifera sarebbe una vera cretinata, perché i difetti sono tanti, il gioco è bruttissimo, il livello qualitativo andrà assolutamente innalzato nel prossimo mercato, ma una base da cui partire si sta finalmente costruendo.
Il Racing mette l' autobus davanti alla sua porta, e Chevanton e Luis Fabiano fano rimpiangere i poderosi Kanouté e Kerzhakov, risparmiati per il Tottenham (comunque sono entrati a partita in corso).
Il Mallorca si avvia verso la sua meritatissima salvezza, trascinato ancora una volta da Ibagaza e da Jonas Gutiérrez e allietato dal primo gol, all' esordio assoluto nella Liga, del 18enne argentino Trejo, talento scippato al Boca. Il Getafe paga forse un eccessivo rilassamento nelle ultime settimane, e la presenza ieri in panchina di Guiza e Casquero, lascia intendere forse qualche motivo punitivo da parte di Schuster nei confronti di due dei cardini della sua squadra.
Real Sociedad e Nàstic vanno incontro all' inevitabile (o quasi) con animi opposti: la Real fa scena muta contro un Espanyol rimaneggiato in vista della Uefa (gioca solo Torrejon dei titolari, ma Jonatas fa ottime cose, se testa e piedi comunicano questoè un signor giocatore); il Nàstic gioca meglio del Depor, ci crede, ma si arrende alla meraviglia di Iago.
Zaragoza-Barcelona 1-0: Diego Milito 57'.
Athletic Bilbao- Valencia 1-0: Gabilondo 28'.
Real Madrid-Osasuna 2-0: Raul 24'; Robinho 80'.
Villarreal-Atlético Madrid 0-1: Fabiano Eller 31'.
Sevilla-Racing 0-0
Mallorca-Getafe 2-0: Nunes 63'; Trejo 94'.
Deportivo-Nàstic 1-0: Iago 58'.
Espanyol-Real Sociedad 1-0: Coro 57'.
Levante-Betis 1-1: Salva 33' (L); Robert 79' (B).
Recreativo-Celta 4-2: Jesus Vazquez, rig. 37' (R); Nené, rig. 75' (C); Rosu 85' (R); Rosu 87' (R); Nené 89' (C); Cheli 92' (R).
I 3 gol più belli:
1) Gabilondo (un gradevole fuori programma)
2) Iago (maradoniano, se nessuno si offende)
3) Cheli (il bel calcio del Recre)
CLASSIFICA
1 Barcelona 56
2 Sevilla 55
3 Real Madrid 54
4 Zaragoza 50
5 Valencia 50
6 Atlético 47
7 Recreativo 45
8 Racing 44
9 Espanyol 41
10 Getafe 39
11 Deportivo 39
12 Villarreal 38
13 Mallorca 36
14 Osasuna 35
15 Betis 33
16 Athletic 29
17 Levante 29
18 Celta 27
19 R. Sociedad 21
20 Gimnàstic 21
CLASSIFICA CANNONIERI
1 Kanouté 19
2 Diego Milito 19
3 Ronaldinho 17
4 Van Nistelrooy 15
5 Morientes 11
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10 Comments:
quest' anno la liga è così difficilissima. sulla carta questo era un turno sfavorevole al Barca, alla fine, recupero Madrid a parte è quasi stata favorevole, sconfitta a parte. Se Giuly non riesce più a dare profondità che vada pure al Lione. però anche Messi ha velocità nello spazio e lo stesso Ronaldinho (se ricordi il ronaldinho del Psg, alla Henry). ci sono tante squadre che giocano senza eto'o o un giocatore alla eto'o. il problema è che se vuoi sviluppare gioco palla a terra e non hai un centravanti di peso o hai spazi o cerchi di dare "frustate" con gli eto' o i Giuly di turno. e non mi sembra che Palacio 'esplosività di questi signori sopra. al limite se proprio dobbiamo comprare un attaccante-ala meglio un Utaka o un Dindane o un Ogbuke (lyn). soprattutto se si parla di eto'o dipendenza...
KUBALA
Da vergogna.
Quello che pensavamo fa un paio di settimane si vede oggi...questo Barça non é n'anche un 20% del'anno scorso.
Prima di tutto debbiamo vedere e farci la domanda:¿perche habbiamo cambiato quella squadra fortissima con la che vinciamo tutto?
Adesso giocanno tutti i giocatori di primavera...questo é il primo punto che mi fa dire che rijkaard non manda piu in barcellona...
Laporta,txiki,Cruyff...tutti tre hanno fatto questa fantastica squadra,ma quest'anno stiamo tanto male per giocare con Oleguer,Iniesta,Xavi,Messi,Valdés,Puyol...che sonno bravi giocatori,ma non possono giocare insieme...sopratutto xavi e iniesta...e si giocanno insieme,e tutto perche Laporta,Txiki e Johan pensando che si puo vincere con i giovanoti dala squadra B del Barcellona...
Cosi le cose,habbiamo una lega che credo posso dire é la peggio che ho veduto nella mia vita,e che habbiamo un vero periccolo di non vincere,per fare queste schioccheze che non riesco a capire...
Un saluto Vale...se non mi ho spiegato bene c'e la mia opinione sul mio blog amico.
Un saluto,Força Barça e...Forza Ferrari...(mannaggia massa e raikkonen!!!)
@ Kubala
Occorrono proprio tutte e due le varianti al Barça, sia quella del gioco aereo (Zigic, Koller... quello che vuoi, basta che sia bravo e se ne stia zitto in panchina) che quella del vice Eto'o, ben sapendo che di Eto'o ce n' è solo uno.
Palacio è un mio pallino, ha una velocità devastante, ha fiuto, determinazione, aggressività ed è un giocatore tutt' altro che appagato. In piccolo, un sostituto ottimo di Eto'o (pur non essndo prima punta) ma anche un ricambio per le fasce (pur non essndo un' ala).
Mi piacciono molto anche quelli che hai nominato: Dindane è un artsita del dribbling (quando non si fa prendere da 'sta mania), ha più classe ma meno gol e molto meno gioco senza palla di Palacio; Utaka è un bestione dall' ottima tecnica, sarebbe utile come jolly, anche per passare a un 4-4-2, di Ogbuke ho ricordi (ottimi) sfocati, del Mondiale Under 20. Ultimamente però non li ho visti giocare (vedere partite della Ligue 1 o della Bundes mi viene assai difficile, figurati del campionato norvegese).
Messi avrebbe velocità nello spazio, ma è un giocatore che esiste solo col pallone fra i piedi, a parte alcune occasioni, tipo l' ultimo gol col Depor.
Il Ronaldinho attuale non è quello del Psg, lui è una superstar degli spot, e non deve star mica lì a fare scatti in profondità. A parte gli scherzi, ha caratteristiche ben precise, e mi vanno bene già quelle.
@ Vito
Se vinciamo Liga e Coppa del Re sarà per forza di cose una grande stagione, ma se, ottenuta questa doppietta, si dovesse pensare che tutto va bene e si ripetessero pari pari le strategie di quest' anno, l' anno prossimo diventerebbe un disastro.
E' sotto gli occhi di tutti che questa squadra sta entrando in una dinamica pericolosa: ha perso l' umiltà e la fame nella testa, e troppo spesso ha perso l' equilibrio in campo.
A Rijkaard sta sfuggendo la situazione, accumula errori su errori per paura di non scontentare nessuno. Non compie scelte risolute, e mentre il suo stile rilassato l' anno scorso era una delle chiavi dell' armonia all' interno della squadra, quest' anno potrebbe aver portato all' anarchia: gente che non si allena, gente che torna tardi dalle vacanze, gente che pensa al suo orticello. Qualche ramo secco andrà tagliato, non so dire dove perchè non sono addentro alle cose dello spogliatoio del Barça, spero solo che la società sappia come agire.
Non credo che il problema siano Xavi e Iniesta, io chiedo solo che uno fra loro due e Deco venga tolto e che non si ripeta più il 4-3-3. C' è anche il problema dell' Eto'o-dipendenza, e questo andrà attenuato col prossimo mercato.
Il problema è generale, e coinvolge le ambizioni, lo spirito di sacrificio e la coesione interna a questa squadra, che potenzialmente ha davanti a sè ancora tanti anni ai vertici del calcio spagnolo ed europeo, sarebbe peccato sprecarli senza un' adeguata chiarezza d' intenti nel pianificare la situazione.
non è il post adatto ma ti chiedo come stanno andando due miei pallini ovvero Fernandez del Villareal e Zigic?
Matias Fernandez è un mio idolo: per ora va così così, solo alcuni sprazzi del suo strepitoso repertorio. L' ho visto nelle ultime due giornate e ha giocato sinceramente male, ma questo non deve preoccupare, perchè sta scontando l' adattamento al calcio europeo, oltrettutto più difficile per un sudamericano che arriva a stagione già iniziata. Dall' anno prossimo, spero, potremo cominciare ad apprezzarlo appieno.
Beh, Zigic sta facendo cose straordinarie. E' un giocatore che, con le sue particolari caratteristiche, determina il volto di una squadra.
Se il Racing, squadra non trascendentale dal punto di vista tecnico ma organizzatissima, si trova lì, gran parte del merito va al "duo sacapuntos", composto da lui e Munitis, una coppia che si completa alla perfezione, un classico: il gigante+la seconda punta rapida.
Zigic mi impressionò con la Stella Rossa contro il Milan,mi ricordo di Maldini che per marcarlo si aggrappava dappertutto. Uno cosi,anche in panchina,ma lo vorrei sempre con me se fossi un allenatore. Fernandez lo aspettiamo tutti. Ho appena pubblicato un articolo sul mio blog su Fabio Aurelio,sfortunato a perdersi i mesi più belli della stagione,infortunato. Ti piace come giocatore?se vuoi vieni a dirmi la tua!
io credo che il 433 dipenda come il pane dalla condizione delle mezz'ali. quando deco stava bene il barca girava. ora che lui xavi e nelle ultimissime partite anche iniesta sono in calo di condizione si vede un barca che difende poco e soprattutto non riesce a far transitare palloni in aventi. per questoauspico l'acquisto di un "tuttopolmoni " di qualità come toure che possa fare anche il pivote, a seconda delle esigenze. e mi domando se lì elettricità di jeffren non possa far comodo adesso magari negli ultimi 20 minuti per dare il cambio di ritmo e allo stessp tempo allargandosi in percussione alla davids permettere a ronaldinho di accentrarsi per il tiro o il passaggio filtrante.su Palacio come dici tu è una seconda punta, cioè in realtà non gioca in nessuno dei tre ruoli dell' attacco . è rapido ma non ha quella progressione che ha un eto'o e in aprte giuly. è come dicie messi simile a saviola(anche se meglio dal punto fisico). non sarebbe molto meglio un farfan per esempio?. l'importante che non sia troppo "stella" perchè spero che la prima alternativa a ronaldinho e messi sia naturalmente Giovani Dos Santos. per il centravanti non ho dubbi che anche Zigic per la panchina vada bene, come giocatore non si discute. però può sempre capitare l'infortunio lungo (oltre a qualche alzata di testa di eto'o) ,meglio mettergli pressione ,come era quando c'era larsson, con un Huntelaar che tra l'altro con i gol può zittire la critica del noucamp sempre molto severa con i centravanti di peso. tanto eto' lo puoi sempre mettere sugli esterni, non c'è problema di incompatibilità. e' un piacere discutere con te.
KUBALA
Ovviamente nella risposta a Vito chiedevo di non riproporre il 3-4-3, non il 4-3-3.
vedi, anche tu hai ragione parlando della scarsa condizione dei centrocampisti, però le difficoltà del Barça sono complicate da analizzare, perchè il problema è generale e le colpe sono un po' di tutti e di nessuno in particolare. Ci sono altri fattori prima di quelli strettamente tecnici (se i centrocampisti non fanno arrivare il pallone all' attacco è anche perchè nessuno si muove e detta il passaggio e scarseggiano le sovrapposizioni sulle fasce), perchè la squadra sulla carta è perfetta.
In questo finale di stagione basterebbe giocare con la formazione classica per vincere almeno la Liga, la prossima estate andranno riviste un po' di cose. Non so se Rijkaard sia meglio che continui: quest' anno ha convintopoco la sua gestione, probabilmente il suo ciclo è finito.
Touré è fortissimo, potrebbe anche servire al barça, ma in un 4-3-3 lo vedo solo come mezzala (non è nè un Desailly nè un Guardiola).
Jeffren l' ho visto solo come esterno, comunque non credo che Rijkaard abbia la minima idea di prenderlo in considerazione(del resto, come ho detto, non c'è bisogno di inventarsi nulla per vincere questa Liga, bastano le vecchie ricette ben applicate).
Su Palacio non sono d' accordo con Messi: per me è diverso da Saviola, più forte, molto più veloce sulle lunghe distanze (Saviola dopo due metri si fa recuperare, se a Palacio lasci lo spazio ti fotte di brutto). E' una seconda punta, ma lo vedo adatttabile al tridente (ci ha giocato anche con La Volpe in un tridente), ovviamente non per fare l' ala fissa o il centravanti d' area. Palacio o no, il Barça ha bisogno di una punta che possa surrogare la velocità e la profondità di eto'o.
Dell' attacco del Barça gli unici due che vanno in profondità senza palla sono Eto'o e Giuly: uno si è infortunato, l' altro è nella sua fase discendente. Ecco spiegate parte (solo parte, non tutte, come ho detto prima) delle difficoltà del Barça. Bisognerà intervenire per evitare che questo problema si ripresenti l' anno prossimo.
Se Huntelaar all' eventuale prima partita nel Barça si presenta con un paio di colpi di tacco, nessun problema: Camp Nou ai suoi piedi.
A parte gli scherzi, indiscutibile l' efficacia del giocatore, però il problema di ogni nuovo attaccante sarà che il tridente titolare è Messi-Eto'o-Ronaldinho, e di lì non si esce.
Secondo me Huntelaar finirà in Premier, magari all' Arsenal, se Wenger si converte al centravanti.
Il siviglia,visti i buchi delle altre,doveva avere almeno più 6 dalla seconda se solo avesse chiuso certe partite e non avesse fatto autentici harakiri dovuti all'inesperienza dello stare al vertice.
In ogni caso durante il girone d'andata era un piacere unico vederli giocare,valga per tutte il 3-0 al barca in supercoppa,è una squadra giovane e di qualità,spero che centri almeno la qualificazione in champions.
Sul saragozza...alla fine è lì,come sul siviglia ho qualche dubbio sulla tenuta fino alla fine,ma quest'anno,quando ha potuto,Victor Fernandez ha messo in mostra un gran calcio...la champions....uhm,bisognerebbe riuscire a trattenere tutti (i due milito,ewerthon e aimar) e riscattare d'alessandro,che sta tornando ai suoi livelli e si rivelerà importantissimo appena integrato a pieno con Aimar.
Sul Valencia beh,sarei ripetitivo,servono una punta per far riposare i due titolari e un centrocampista con i piedi buoni,una mediana albiol-albelda è tristissima,specie quando la palla sarebbe meglio tenersela anzichè lasciarla sempre agli avversari.
Il Barca paga il fatto che quest'anno il siviglia ha "scoperto" come fermarli,se poi ci mettiamo un normale rilassamento e diversi infortuni (gravissimo quello ad eto'o,ma pure messi nello stesso periodo...) e cali di forma (ronaldinho su tutti...stagionaccia questa per lui...) il quadro è completo.
Xavi-Deco-Iniesta per me possono benissimo coesistere,potrebbero giocare la palla camminando a 30cm dal suolo,il problema è che davanti l'aiuto è minimo,in un tridente dovrebbe esserci comunque un minimo di aiuto ai centrali,specie se sono questi tre.
Sono contrarissimo a rinunciare a uno dei tre se non in specifiche occasioni o come cambio in corsa.
Sulla deriva galactica,me viene un ghigno,accidenti,sentivo che volevano prendere cristiano ronaldo...siccome credo poco o niente alle fantomatiche cessioni sbandierate dai giornalisti italiani mi resta il dubbio di dove lo vogliano mettere...
Ciao,
Manuel.
Tutto giusto quello che dici su Valencia e Siviglia (speriamo bene domani col Tottenham)e anche sulle cause dell' annata un po' così del Barça.
Su Xavi-Iniesta-Deco la penso esattamente al contrario: li vedo solo a partita in corsa o al massimo contro squadre che non riescono a metter due passaggi di fila e ad oltrepassare la metacampo.
In quella posizione davanti alla difesa, nel modulo del Barça, è fondamentale la capacità difensiva: l' idela sarebbe un Edmilson meno macchinoso col pallone fra i piedi, in grado di giocarla in non più di due tocchi.
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