Il punto sulla prima giornata di Champions.
Il Barça rialza la testa e reagisce da grande squadra alle giuste critiche ricevute dopo Pamplona. Non c’è stata praticamente mai partita: dal primo minuto un Lione intimidito e anche un po’ rimaneggiato (debole al centro della difesa, Bodmer è palesemente fuori ruolo, mentre Perrin oltre a scegliere una condotta rinunciataria ha sbagliato ad avanzare esterno sinistro il terzino Belhadj) è stato aggredito e messo sotto, sommerso di occasioni durante tutta la partita, nonostante il Barça nella seconda metà del secondo tempo abbia accusato un calo fisico che lo ha portato un po’ ad allungarsi e ad agire con meno coralità e prevalentemente di rimessa, invece che schiacciando gli ospiti nella loro metacampo come nelle fasi migliori del match.
Si è visto un Barça estremamente generoso, solidale e concentrato quasi come nelle sfide che due stagioni fa portarono la vittorie in Champions. Sul piano individuale, molte note positive: Messi ispirato uomo-partita, Deco spettacolare nell’ interpretare le due fasi, Touré solido e Abidal insuperabile (accipicchia quanto peso e sostanza hanno dato questi due acquisti!), Marquez impeccabile nelle chiusure difensive, buona l’ intesa con Gabi Milito.
Sotto esame erano Henry e Zambrotta: il francese, al centro dell’ attacco, ha mostrato qualche miglioramento, alcuni spunti discreti, anche se deve migliorare l’ intesa coi compagni oltre alla brillantezza atletica (comunque il gol, anche se facilissimo, è importante dal punto di vista del morale); Gianluca invece si è arrabattato disceratamente in copertura, ma continua ad offrire un apporto assolutamente insoddisfacente in fase di spinta, dato che mentre sulla sinistra Ronaldinho ed Henry trovano appoggi frequenti ed efficaci da Abidal, dall’ altra parte Messi deve quasi sempre cavarsela da solo (non che si tiri indietro, eh…). Ronaldinho ampiamente sufficiente, buoni alcuni lampi, anche se la sostituzione di Rijkaard si è dimostrata azzeccata, sia perché il brasiliano era calato sia perché Iniesta fresco può dare un cambio di passo risolutivo, come effettivamente accaduto (Andrés andrebbe preso come modello nelle scuole-calcio, con quel primo controllo a seguire che ti sbriga già tre quarti dell’ azione, in spagnolo lo chiamano control orientado).
Il Sevilla ha deluso, senza ombra di dubbio. Non che non ci abbia nemmeno provato, e il 3-0 per l’ Arsenal è forse risultato troppo severo, ma in 90 minuti non ha mai dato seriamente la sensazione di poter creare problemi all’ Arsenal. Spento e forse anche un po’ timido e irrigidito, troppo piatto nella coppia Poulsen-Martì a centrocampo, scolastico e incapace di fare la differenza dalla trequarti in su, l’ Arsenal si è dimostrato indiscutibilmente superiore.
Sbloccata una partita fin lì molto equilibrata col classico episodio-chiave, una fortunosa deviazione di Escudé su tiro da fuori di Fabregas (che è in un periodo in cui segna anche senza volerlo), i padroni di casa hanno fatto valere una incisività molto maggiore in attacco, estremamente efficienti nel concretizzare le occasioni create (e questo è il più bel complimento che si possa fare all’ Arsenal…), molto concentrati e ordinati nel ripiegare e difendere il vantaggio di due reti nel secondo tempo (menzione particolare per Sagna, bel mastino).
Nel Sevilla, assente ingiustificato Luis Fabiano, immaturo Diego Capel (però Junade ha sbagliato a togliere lui per Renato: senza esterno di ruolo, non si può lasciare tutta la fascia sinistra a Dragutinovic), fin troppo ingenuo Fazio (le cui potenzialità stimo molto), stranamente insicuro Palop, più che altro fumosa l’ accoppiata Navas-Alves. In generale, gli andalusi devono ancora dimostrare di sapersi adattare dal livello medio dei loro avversari di Uefa a quello dei top team della Champions: l’ esordio è da dimenticare, ma il sorteggio resta molto benevolo, e ci sono tutte le carte in regola per poter arrivare almeno ai quarti.
Divertente Real Madrid-Werder Brema, coi merengues nel bene o nel male non ci si annoia mai. Ancora aspetti molto importanti da migliorare (la continuità di gioco e l’ equilibrio fra i reparti soprattutto), ma il saldo è complessivamente positivo. A momenti incomprensibili di mutismo e confusione, il Real alterna altri in cui sembra un fiume in piena (definirei addirittura esaltante il finale del primo tempo di martedì, con grandi combinazioni sulla sinistra fra Guti, Marcelo e Raul).
La regola di Schuster è: tutti i giocatori di qualità che ho (più o meno, perché si può giocare massimo in 11), li metto in campo. Gago (finalmente) vertice basso, Guti e Sneijder ad alternarsi in cabina di regia (quando l’ olandese si accentra è Raul che scala sulla fascia sinistra), Marcelo terzino-ala, Raul-Van Nistelrooy di punta con Higuain sacrificatissimo sulla fascia destra. Guti e Sneijder hanno una visione panoramica del campo che pochissimi hanno, e in generale anche se nei singoli il Real Madrid non raggiunge magari i picchi di qualità delle individualità del Barça, sicuramente i campioni di Spagna possono andare in gol in più modi rispetto agli arcirivali catalani, cosa che alla lunga potrebbe fare la differenza: non solo entrando in porta col pallone o sfruttando gli uno contro uno, ma anche con gli inserimenti e i tiri da fuori dei centrocampisti (soprattutto Sneijder, un’ arma impropria, anche se col Werder ha fatto così così) e sulle azioni da calcio piazzato, aspetto nel quale in ambito spagnolo il Real Madrid non ha neanche l’ ombra di un rivale.
Note dolenti vengono sul piano della compattezza: il centrocampo è relativamente facile da saltare e la retroguardia troppo spesso diventa altrettanto facilmente attaccabile dagli avversari che corrono faccia alla porta e sulla trequarti hanno tutto lo spazio e il tempo per scegliere di volta in volta l’ opzione migliore. Soprattutto nel secondo tempo, le squadre si sono allungate e solo la poca qualità del Werder nella finalizzazione (con le assenze cruciali di Borowski, Frings e la cessione di Klose, un soprannaturale Diego si è trovato a predicare nel deserto) ha impedito il peggio.
Chiudo con Raul, splendido protagonista, non solo generosissimo a tutto campo ma anche con lo spunto dei bei tempi: sinceramente non mi sarei mai aspettato di rivederlo su questi livelli, motivo per cui intono il doveroso mea culpa e al tempo stesso me ne rallegro.
Del Valencia ho visto soltanto il primo e l’ ultimo quarto (proprio dopo il gol di San David Villa) di partita. Che dire? Partita nel suo stile più classico, possesso-palla ceduto agli avversari e tutti dietro (anche Silva, che tristezza vederlo terzino aggiunto) ad aspettare l’ occasione giusta in contropiede o l’ episodio casuale. Non vado certo matto per questo tipo di gioco e alla lunga lo ritengo innaturale e controproducente, però va sempre sottolineato quanto sia tosto il Valencia quando riesce ad esprimere questa sua personalità. Anche se mi sembra uno schiaffo alla miseria con Baraja e Manuel Fernandes a disposizione, la diga Albelda-Marchena a centrocampo ha retto benissimo (bene anche Albiol-Helguera dietro), e nonostante alcune occasioni per lo Schalke (una clamorosa allo scadere, sparata alta da Lovenkrands), i tedeschi hanno trovato le loro buone difficoltà a creare gioco.
Al di là delle considerazioni sul gioco, tre punti d’ oro, che portano il Valencia già in vantaggio sulla sua presumibile diretta concorrente per il secondo posto, e che considerato il clamoroso pareggio del Chelsea col Rosenborg (e che shock le dimissioni di Mourinho!), fa intravedere anche buone chances per il primo posto nel girone (in prospettiva, potrebbero bastare due pareggi col Chelsea per finire in testa).
Si è visto un Barça estremamente generoso, solidale e concentrato quasi come nelle sfide che due stagioni fa portarono la vittorie in Champions. Sul piano individuale, molte note positive: Messi ispirato uomo-partita, Deco spettacolare nell’ interpretare le due fasi, Touré solido e Abidal insuperabile (accipicchia quanto peso e sostanza hanno dato questi due acquisti!), Marquez impeccabile nelle chiusure difensive, buona l’ intesa con Gabi Milito.
Sotto esame erano Henry e Zambrotta: il francese, al centro dell’ attacco, ha mostrato qualche miglioramento, alcuni spunti discreti, anche se deve migliorare l’ intesa coi compagni oltre alla brillantezza atletica (comunque il gol, anche se facilissimo, è importante dal punto di vista del morale); Gianluca invece si è arrabattato disceratamente in copertura, ma continua ad offrire un apporto assolutamente insoddisfacente in fase di spinta, dato che mentre sulla sinistra Ronaldinho ed Henry trovano appoggi frequenti ed efficaci da Abidal, dall’ altra parte Messi deve quasi sempre cavarsela da solo (non che si tiri indietro, eh…). Ronaldinho ampiamente sufficiente, buoni alcuni lampi, anche se la sostituzione di Rijkaard si è dimostrata azzeccata, sia perché il brasiliano era calato sia perché Iniesta fresco può dare un cambio di passo risolutivo, come effettivamente accaduto (Andrés andrebbe preso come modello nelle scuole-calcio, con quel primo controllo a seguire che ti sbriga già tre quarti dell’ azione, in spagnolo lo chiamano control orientado).
Il Sevilla ha deluso, senza ombra di dubbio. Non che non ci abbia nemmeno provato, e il 3-0 per l’ Arsenal è forse risultato troppo severo, ma in 90 minuti non ha mai dato seriamente la sensazione di poter creare problemi all’ Arsenal. Spento e forse anche un po’ timido e irrigidito, troppo piatto nella coppia Poulsen-Martì a centrocampo, scolastico e incapace di fare la differenza dalla trequarti in su, l’ Arsenal si è dimostrato indiscutibilmente superiore.
Sbloccata una partita fin lì molto equilibrata col classico episodio-chiave, una fortunosa deviazione di Escudé su tiro da fuori di Fabregas (che è in un periodo in cui segna anche senza volerlo), i padroni di casa hanno fatto valere una incisività molto maggiore in attacco, estremamente efficienti nel concretizzare le occasioni create (e questo è il più bel complimento che si possa fare all’ Arsenal…), molto concentrati e ordinati nel ripiegare e difendere il vantaggio di due reti nel secondo tempo (menzione particolare per Sagna, bel mastino).
Nel Sevilla, assente ingiustificato Luis Fabiano, immaturo Diego Capel (però Junade ha sbagliato a togliere lui per Renato: senza esterno di ruolo, non si può lasciare tutta la fascia sinistra a Dragutinovic), fin troppo ingenuo Fazio (le cui potenzialità stimo molto), stranamente insicuro Palop, più che altro fumosa l’ accoppiata Navas-Alves. In generale, gli andalusi devono ancora dimostrare di sapersi adattare dal livello medio dei loro avversari di Uefa a quello dei top team della Champions: l’ esordio è da dimenticare, ma il sorteggio resta molto benevolo, e ci sono tutte le carte in regola per poter arrivare almeno ai quarti.
Divertente Real Madrid-Werder Brema, coi merengues nel bene o nel male non ci si annoia mai. Ancora aspetti molto importanti da migliorare (la continuità di gioco e l’ equilibrio fra i reparti soprattutto), ma il saldo è complessivamente positivo. A momenti incomprensibili di mutismo e confusione, il Real alterna altri in cui sembra un fiume in piena (definirei addirittura esaltante il finale del primo tempo di martedì, con grandi combinazioni sulla sinistra fra Guti, Marcelo e Raul).
La regola di Schuster è: tutti i giocatori di qualità che ho (più o meno, perché si può giocare massimo in 11), li metto in campo. Gago (finalmente) vertice basso, Guti e Sneijder ad alternarsi in cabina di regia (quando l’ olandese si accentra è Raul che scala sulla fascia sinistra), Marcelo terzino-ala, Raul-Van Nistelrooy di punta con Higuain sacrificatissimo sulla fascia destra. Guti e Sneijder hanno una visione panoramica del campo che pochissimi hanno, e in generale anche se nei singoli il Real Madrid non raggiunge magari i picchi di qualità delle individualità del Barça, sicuramente i campioni di Spagna possono andare in gol in più modi rispetto agli arcirivali catalani, cosa che alla lunga potrebbe fare la differenza: non solo entrando in porta col pallone o sfruttando gli uno contro uno, ma anche con gli inserimenti e i tiri da fuori dei centrocampisti (soprattutto Sneijder, un’ arma impropria, anche se col Werder ha fatto così così) e sulle azioni da calcio piazzato, aspetto nel quale in ambito spagnolo il Real Madrid non ha neanche l’ ombra di un rivale.
Note dolenti vengono sul piano della compattezza: il centrocampo è relativamente facile da saltare e la retroguardia troppo spesso diventa altrettanto facilmente attaccabile dagli avversari che corrono faccia alla porta e sulla trequarti hanno tutto lo spazio e il tempo per scegliere di volta in volta l’ opzione migliore. Soprattutto nel secondo tempo, le squadre si sono allungate e solo la poca qualità del Werder nella finalizzazione (con le assenze cruciali di Borowski, Frings e la cessione di Klose, un soprannaturale Diego si è trovato a predicare nel deserto) ha impedito il peggio.
Chiudo con Raul, splendido protagonista, non solo generosissimo a tutto campo ma anche con lo spunto dei bei tempi: sinceramente non mi sarei mai aspettato di rivederlo su questi livelli, motivo per cui intono il doveroso mea culpa e al tempo stesso me ne rallegro.
Del Valencia ho visto soltanto il primo e l’ ultimo quarto (proprio dopo il gol di San David Villa) di partita. Che dire? Partita nel suo stile più classico, possesso-palla ceduto agli avversari e tutti dietro (anche Silva, che tristezza vederlo terzino aggiunto) ad aspettare l’ occasione giusta in contropiede o l’ episodio casuale. Non vado certo matto per questo tipo di gioco e alla lunga lo ritengo innaturale e controproducente, però va sempre sottolineato quanto sia tosto il Valencia quando riesce ad esprimere questa sua personalità. Anche se mi sembra uno schiaffo alla miseria con Baraja e Manuel Fernandes a disposizione, la diga Albelda-Marchena a centrocampo ha retto benissimo (bene anche Albiol-Helguera dietro), e nonostante alcune occasioni per lo Schalke (una clamorosa allo scadere, sparata alta da Lovenkrands), i tedeschi hanno trovato le loro buone difficoltà a creare gioco.
Al di là delle considerazioni sul gioco, tre punti d’ oro, che portano il Valencia già in vantaggio sulla sua presumibile diretta concorrente per il secondo posto, e che considerato il clamoroso pareggio del Chelsea col Rosenborg (e che shock le dimissioni di Mourinho!), fa intravedere anche buone chances per il primo posto nel girone (in prospettiva, potrebbero bastare due pareggi col Chelsea per finire in testa).
Etichette: Barcelona, Champions League, Real Madrid, Sevilla, Spagnole nelle coppe, Valencia
8 Comments:
Non ho visto il Sevilla, alla fine ho optato per PSV-CSKA, gara che mi ha deluso moltissimo. Occasioni sprecate a go-go (in particolare da Jo, tra cui una all'ultimo secondo), difesa imbarazzante che conferma il pessimo momento di forma che si era già notato durante il match tra Inghilterra e Russia, Dudu inesistente. Krasic ha fatto qualche giocata da urlo nel 1° tempo, ma poi si è spento nella ripresa; molto bene Zhirkov, preso d'assalto dai difensori olandesi che gli hanno rotto il setto nasale, su cui però pesa enormemente la facile occasione fallita. Mi è piaciuta assai la prestazione di Vagner Love nella seconda frazione di gioco: gol a parte, ha creato diversi pericoli con la sua rapidità. Ratinho doveva essere inserito prima, ha una velocità di passo notevole, anche ieri stava per risultare decisivo...
L'amarezza è tanta ovviamente, perchè il CSKA ha perso contro una squadra inferiore (anche se in trasferta). La vittoria del Fenerbache complica ulteriormente la situazione: considerato anche il campionato sottotono, Gazzaev rischia seriamente l'esonero in caso di mancato passaggio agli ottavi...
Grazie per la cronaca del Cska, quasi sicuramente vedrò la prossima col Fenerbahce.
Figurati, forse rientrerà Daniel Carvalho, anche se spero di no (sarebbe totalmente fuori condizione, impesantito). Fossi Gazzaev farei partire titolare Eduardo Ratinho sulla destra, con lo spostamento di Krasic dietro le punte, nel ruolo di trequartista.
Tornando alle spagnole, mi aspettavo una sconfitta del Sevilla, anche se il risultato è eccessivo. Come hai giustamente sottolineato tu la coppia di partenza di centrocampo composta da Martì e Poulsen era troppo difensiva e lineare, Luisfa ho letto che ha giocato malissimo, forse era meglio partire con Kerzhakov titolare al fianco di Kanouté...
Per quel poco che ho visto facendo zapping, Diego Capel mi sembrava stesse giocando una discreta gara, con qualche spunto interessante.
Sì, la partita di ieri del Sevilla è stata abbastanza strana: non è stato schiacciato come il Lione misero visto al camp Nou, il 3-0 mi pare esagerato, però è stata una prestazione davvero insipida, deludente e l' Arsenal anche se non è stato lì a bombardare Palop in continuazione si è dimostrato nettamente superiore.
Anch' io avrei scelto Sascha, per quanto riguarda Diego Capel molto fumo e pochissimo arrosto, fa sempre lo stesso movimento e Sagna non ci è cascato una volta che fosse una. E' uno dei talenti più luminosi del calcio spagnolo, ma deve ancora imparare tantissimo.
L' inserimento di Martì rispondeva a un' esigenza di maggior contenimento, ma se avesse scelto Keita al suo posto avrebbe potuto ottenere lo stesso con in più maggiori possibilità negli inserimenti offensivi.
d'accordo con Vale;
a me Martì è sempre sembrato un giocatore abbastanza modesto.. Un Costinha più giovane (anche se il portoghese nel 2004 al Porto andava alla grande).
l'Arsenal ha maggiore esperienza europea e l'ha dimostrato, l'ha dimostrato soprattutto Wenger che mi fa impazzire: ogni anno gli vendono pezzi importanti di squadra e l'Arsenal gioca sempre un calcio bellissimo, trovando giocatori a due lire in Francia ecc ecc
@ kerzhakov:
Krasic è uno dei miei giocatori preferiti, in prospettiva fortissimo (sono da sempre simpatizzante serbo e me ne rallegro)
marco
Attenzione, non ritengo Martì un giocatore modesto: non è un fenomeno, ma il rendimento lo assicura sempre e tatticamente è molto utile. Ho solo detto che la coppia con Poulsen non mi sembra la meglio assortito: si può anche schierare, ma meglio se c'è, magari in un 4-2-3-1, un altro centrocampista con più propensione offensiva come Renato o Maresca.
Krasic è veramente interessante, ma io ho sempre avuto una passione per Vukcevic (da quando lo vidi in Uefa un paio di stagioni fa nel Partizan di Vermezovic, squadra che giocava un ottimo calcio, con Ilic, Ciric e Boya fra gli altri): ne avevo perso le tracce col passaggio in Russia, ora speriamo sfondi nello Sporting.
Il montenegrino Vukcevic al Saturn ha giocato poco, chiuso da altri giocatori, ma quando è stato utilizzato ha quasi sempre deluso.
Sicuramente molto dotato tecnicamente, in possesso di un buon tiro, ma poco incisivo e piuttosto lentino, sia di corsa sia nel leggere le situazioni di gioco.
Nello Sporting, anche se in prestito, ci gioca un mio pupillo: Marat Izmailov, ala destra potenzialmente fenomenale, ma che viene da due stagioni negativissime, nelle quali è uscito dal giro della nazionale ed ha perso il posto nella Loko (pensate che quest'anno giocava nel campionato riserve, la nostra "primavera"...).
Un altro giocatore dei ferrovieri prestato sempre con diritto di riscatto ai biancoverdi di Lisbona è il trequartista brasiliano Celsinho (classe '88): arrivato in Russia nel gennaio 2006 con l'etichetta di "nuovo Ronaldinho", ha totalizzato in prima squadra la "bellezza" di 2 presenze, condite da un gol...
Krasic è bravissimo, ma un pò come tutti i giocatori che militano nel "mediocre" e lontano campionato russo è parecchio sottovvalutato dai media...
@ Vale
solo per spiegarmi meglio: tra Maresca, Poulsen, Keità, Renato e Martì, quest'ultimo è quello che mi esalta di meno (anche se come tutti i giocatori "tattici" è utile anche senza rubare l'occhio).
@ Kerzhakov
Krasic è stato sfortunato negli ultimi Europei u.21 quando si è fatto male dopo mezzora nella partita con l'Italia;
ora però si è ripreso alla grande e Jav. Clemente ci punta molto anche in funzione della nazionale maggiore serba
marco
ps. scusate il campanilismo, ma ce l'avevo dentro da un po': Scolari sei un mediocre, 'Drago' sei un grande
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