lunedì, ottobre 08, 2007

SETTIMA GIORNATA: Barcelona-Atlético Madrid 3-0: Deco, Messi, Xavi.

Anche quando non è irreprensibile tatticamente (direi che stasera in fase di non possesso ha fatto qualche evidente passo indietro rispetto alle prove con Lione e soprattutto Zaragoza) e a livello collettivo non si esprime al meglio, questo Barça ha nei singoli una qualità inarrivabile per chiunque. Al massimo dell’ ispirazione e della convinzione nei propri mezzi, chiunque provi a giocarci alla pari inevitabilmente soccombe. Anche un Atlético che, partito con le migliori intenzioni possibili, si è presto sciolto dopo il primo quarto d’ ora in conseguenza della papera di Abbiati, assumendo infine la degradante condizione di sparring-partner, accettata peraltro con fatalismo e arrendevolezza eccessivi nel secondo tempo.

Rijkaard ripropone il centrocampo light Iniesta (vertice basso)-Deco-Iniesta (mezzeali), l’ unico possibile in conseguenza degli infortuni di Yaya Touré e Marquez, mentre Aguirre non infoltisce il centrocampo in funzione anti-Barça, ma mantiene l’ undici tipo, con tutta l’ artiglieria pesante, Reyes e Simao a sostegno di Aguero e Forlan, fedele all’ idea di giocarsela a viso aperto.
Gli ospiti cominciano assumendo a sorpresa ma in maniera netta il comando delle operazioni: Barça messo male in campo, difende troppo basso, con scarsa aggressività e distanze eccessive tra i reparti, concedendo ai colchoneros tutto il tempo e gli spazi per manovrare, filtrando sia tra le linee che sugli esterni, specie a sinistra con le sovrapposizioni costanti di Pernia. Il Barça sfilacciato e privato del possesso-palla è costretto più che altro al contropiede e alle iniziative individuali.
Proprio una di queste però origina la svolta della partita: al 15’ Messi, chi altri se no, si invola sulla destra, salta Pernia, rientra per il cross e trova un amicone in Abbiati, che non trattiene il semplicissimo traversone dell’ argentino porgendolo giusto giusto sui piedi dell’ accorrente Deco, a porta vuota per l’ 1-0. Regalo inatteso e provvidenziale, il Barça approfitta dello sconcerto rojiblanco per straripare, e solo pochi minuti dopo trova il 2-0, disarmante dimostrazione di strapotere tecnico: Messi spostatosi all’ altezza del vertice sinistro dell’ area di rigore, chiede triangolo in un fazzoletto a Ronaldinho, che gliela restituisce di esterno: il resto lo fa la rasoiata implacabile della “Pulga”.
Atlético devastato nella sua autostima e partita praticamente già chiusa prima della mezzora, parte il torello blaugrana che mette il lucchetto ai tre punti. Considerando che il 4-4-2 dell’ Atlético già per sua natura tende spesso ad andare in inferiorità numerica nel mezzo (per le caratteristiche ultra-offensive degli esterni di centrocampo, il vagabondaggio di Maniche e il totale disinteresse per la fase difensiva delle due punte, specie del Kun), immaginate cosa succede quando i colchoneros mollano totalmente dal punto di vista mentale e Xavi, Deco e Iniesta restano liberi di architettare le loro trame…
Il secondo tempo è una passerella (a parte un gran tiro da fuori di Maxi), generosamente dedicato al divertimento del pubblico di casa e alla ricerca non troppo ossessiva del 3-0, che arriva nel finale quando Deco innesca la fuga di Giovani sulla sinistra e il cross del messicano trova l’ inserimento a botta sicura di Xavi.

I MIGLIORI: Messi, basta la parola. Aggiungo solo che è impressionante vedere la sua applicazione e tenacia quando il pallone ce l’ hanno gli altri: al suo attivo anche un gran recupero ad inizio partita su Pernia lanciato verso Valdés. Ispirato Deco, illuminato Xavi.
I PEGGIORI: Aguero perde il suo duello con Messi, sul quale in settimana era stata spesa tanta letteratura. E’ un confronto ancora non proponibile, perché le due squadre sono diverse e il grado di maturazione dei giocatori pure: Messi è fuoriclasse affermato, Aguero lo sta diventando. Appare poco il Kun, appenna un paio di accenni del suo magico spunto nei pressi dell’ area, ma Aguirre sbaglia a sostituirlo: Aguero stava giocando male, ma Forlan anche peggio di lui, e poi non si toglie a prescindere il tuo giocatore più talentuoso. Reyes e Simao ininfluenti, Henry è impreciso nella finalizzazione e stona un po’ nell’ orchestra blaugrana. Abbiati con la sua papera cambia radicalmente volto a una partita che nelle fasi iniziali aveva visto la supremazia dell’ Atlético.

Barcelona (4-3-3): Valdés 6,5; Oleguer 6, Puyol 6, Milito 6,5, Abidal 6,5; Xavi 7, Iniesta 6,5, Deco 7; Messi 7,5, Henry 5,5 (85’ Bojan s.v.), Ronaldinho 6,5 (80’ Giovani 6).
In panchina: Jorquera, Thuram, Sylvinho, Marc Crosas, Gudjohnsen.
Atlético Madrid (4-4-2): Abbiati 4,5; Seitaridis 5,5, Pablo 6, Zé Castro 5,5 (45’ Eller 5,5), Pernia 6; Reyes 5,5 (dal 54’ Luis Garcia 5,5), Raul Garcia 5,5, Maniche 5,5, Simao 5,5; Aguero 5,5 (62’ Maxi Rodriguez 6), Forlan 5.
In panchina: Falcon, Antonio Lopez, Cléber Santana, Jurado.

Gol: Deco 15’; Messi 19’; Xavi 89’.
Arbitro: Iturralde Gonzalez. Ammoniti: Deco per il Barça; Seitaridis, Pablo, Pernia e Raul Garcia per l’ Atlético.

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3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Ciao Valentino,
seguo con grande interesse il tuo blog vista la competenza e la passione con la quale tratti il calcio spagnolo ....
a proposito della partita concordo sulla tua analisi aggiungendo che spero(da tifoso blaugrana) che
Henry abbia ampi margini di recupero atletico considerando che in queste prime partite della stagione ha giocato -molto spesso- quasi da fermo,le sue progressioni(un tempo proverbiali) vengono recuperate con facilità dai difensori come Ibanez ieri....che ne dici?Si potrebbe convertire a diventare attaccante d' area vista la sua classe cristallina e il suo opportunismo e le gambe non + "brillanti" di un tempo....ciao
Errico

1:03 AM  
Blogger valentino tola said...

Grazie per il seguito e per i complimenti, Errico.
Henry rispetto ai tempi migliori ha perso lo scatto breve, però quando ha campo è sempre pericoloso in velocità. Può migliorare perchè probabilmente non è ancora al massimo della condizione, ma mi sembra che le sue caratteristiche ormai siano queste.

Le squadre che giocano contro il Barça solitamente difendono molto molto basso, per cui Henry è difficile che possa avere gli spazi (quelli che per intenderci ha avuto contro il colabrodo-Levante) per esprimere le sue caratteristiche migliori. Oltrettutto sappiamo da secoli che Henry preferisce partire palla al piede dalla sinistra e puntare l' uomo, ma con l' assenza di Eto'o è lui a dover giocare nella maggior parte dei casi al centro, dove è evidente che non si trova nelle condizioni ideali, soprattutto quando gioca schiacciato sui centrali avversari o spalle alla porta. Non c'è ancora grande intesa coi compagni (pensa domenica a un passaggio in profondità di Xavi sul quale Titi non è nememno scattato) perchè Titi non offre quei movimenti, in profondità o d' incontro, con la continuità assicurata di Eto'o.

In fase di non possesso poi, Henry pressa molto poco l' inizio dell' azione avversaria, per cui il Barça, anche se ultimamente (ma non domenica scorsa) si sta dimostrando molto ordinato nel ripiegare dietro la linea della palla, non mantiene il baricentro così alto come nel suo modello migliore (per intenderci quello 2004-2005, che in parte si è rivisto nel partitone col Zaragoza).

1:23 PM  
Blogger valentino tola said...

Per riassumere, difficile che Henry possa convertirsi in uomo d' area, non mi pare averne le caratteristiche.

1:25 PM  

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