domenica, novembre 11, 2007

DODICESIMA GIORNATA: Getafe-Barcelona 2-0: Manu Del Moral; Albin.

Il Barça non perde solo tre punti, ma fallisce, in maniera netta e senza alcuna attenuante, una fondamentale prova di maturità. Contro un avversario finalmente vero dopo Betis e Rangers, su un campo tradizionalmente ostico, era la grande occasione per sfatare il tabù-trasferta (finora una sola vittoria, sul campo del Levante, quindi come non averne vinta nemmeno una) e in un colpo solo portarsi in testa alla classifica per la prima volta dall’ inizio del campionato, con una partita in più ma anche con l’ opportunità di mettere pressione al Real Madrid impegnato col Mallorca. Macchè… una prestazione deprimente, vergognosa, che esprime all’ ennesima potenza i problemi attuali della squadra, che al Camp Nou maschera le magagne col miedo escenico che soggioga gli avversari e l’ abilità dei singoli.
Fuori dalla propria tana, non ci sono Fantastici che tengano: non so quali siano le reali ragioni, tecniche, tattiche o psicologiche (c’è chi parla dell’ incapacità di rispondere sul piano dell’ agonismo a squadre che si fanno più battagliere rispetto all’ atteggiamento prudente che impone il Camp Nou, chi invece parla delle dimensioni più ridotte di campi come quelli di Racing, Osasuna, Villarreal, Valladolid e Getafe rispetto a quelle del Camp Nou, largo e più difficile da coprire in ampiezza per chi si difende), fatto sta che l’ immagine è sempre quella di una squadra molle, che si fa imporre il ritmo dalle altre squadre e addirittura evidenzia una certa impotenza non appena va in svantaggio: raramente dà l’ impressione di poter colmare il passivo, a conti fatti crea pochissime occasioni, è stato così in tutte queste trasferte, “maledette” ma tutt’ altro che casuali (le cifre abnormi del possesso-palla suonano più come una presa in giro che come una prova di superiorità). Ciò può sembrare un fatto bizzarro con i talenti offensivi che ha il Barça, ma è soltanto la conseguenza più logica di una squadra che va sempre allo stesso ritmo, che fa una fatica matta a trovare sbocchi.
Rijkaard ha la fortuna di poter disporre dei solisti più forti del mondo, capaci di estrarre il classico coniglio dal cilindro, la giocata risolutiva nello spazio o nel momento più impensabile. Questa abilità fa andare spesso avanti il Barça, ma la verità è che il gioco blaugrana procede in maniera illogica, contorta, sempre dipendente da queste iniziative palla al piede, quasi che l’ unica possibilità ogni volta fosse solo e soltanto quella di entrare in porta col pallone, la soluzione sulla carta più complicata.
Una manovra ridondante, sovraccarica, stucchevole: evidente nelle premesse dell’ undici-tipo attuale (senza Deco ed Eto’o quindi, due giocatori senza i quali il Barça mai ha dimostrato di essere competitivo fino in fondo), di qualità raramente riscontrata ma assemblato male, nel quale abbondano i giocatori che vogliono palla sul piede (e che giocano sulla fascia inversa rispetto al piede, aggravante ulteriore) e non nello spazio, la spinta dei terzini è insufficiente e mancano peso in area di rigore ed inserimenti efficaci dal centrocampo. Non parliamo poi del pressing alto e dell’ intensità e della profondità di gioco, ricordi che risalgono ormai a due anni fa, a un Barça in cui Messi era ancora alle primissime armi.
Per quanto riguarda il Getafe, lo avevamo detto quando stentava da morire nelle prime giornate: con la bassa classifica non c’ entra niente. Partita perfetta, gestita con maturità e concentrazione impeccabili, padroneggiando diversi ritmi e situazioni tattiche, partenza aggressiva e secondo tempo di sapiente gestione del vantaggio. Società in crescita, rosa più ampia e di qualità molto maggiore rispetto agli anni scorsi, efficacia e bel gioco. La squadra di Laudrup è cresciuta come solidità difensiva e concentrazione, e con queste serie positiva sta ricostruendo il capitale di fiducia ideale.

I padroni di casa partono su ritmi alti: non si producono situazioni chiare, ma il pressing attuato già sui difensori blaugrana impedisce al Barça di uscire con chiarezza dalla propria metacampo, tagliando i rifornimenti al tridente di Rijkaard, costantemente anticipato sui rilanci affannosi provenienti dalla difesa.
Il Getafe punta sulla rapidità d’ esecuzione e l’ imprevedibilità: Manu e soprattutto l’ imprendibile Uche sono due punte di movimento, non presidiano praticamente mai l’ area di rigore, ma svariano sugli esterni in modo da attirare i difensori avversari ed aprire spazi per i tagli dalle fasce di Pablo Hernandez e Sousa. Proprio Uche crea la prima occasione seria, quando si snoda in uno dei suoi celebri slalom e dalla destra penetra in area di rigore, impegnando Victor Valdés col sinistro.
Il Barça è molto poco in partita, ma non manca di rendersi assai pericoloso, prima con Henry che imbeccato da Iniesta spara addosso ad Abbondanzieri, poi con Gabi Milito che di testa sfiora l’ incrocio. Ma ad andare in vantaggio, in una fase a dire il vero poco vivace del match, è il Getafe, quando su un lancio e una sponda aerea Yaya Touré ignora l’ inserimento di Manu Del Moral, indisturbato realizzatore dell’ 1-0. E’ sempre il Getafe a mettersi in evidenza, sfiorando pure il 2-0 in un’ altra azione in cui fa sfoggio della vivacità ed abilità tecnica dei suoi interpreti, con Uche che di tacco serve uno splendido taglio di Sousa, il quale però trova Valdés a “murare” il suo colpo sotto.
Nel secondo tempo, Rijkaard prova a dare ancora meno spinta alla fascia destra inserendo Zambrotta, mentre il Getafe ripiega tutto nella metacampo, per gestire le energie e per mettere in cassaforte il risultato, tranquillamente conscio del fatto che il Barça ci si ficca da solo nell’ imbuto. Si tenta l’ iniezione di gioventù di Giovani (per Ronaldinho, uscito un po’ acciaccato) e Bojan (per Messi: cambio coraggioso), ma si ottiene soltanto un’ espulsione, forse un po’ severa, per Zambrotta, che nel finale apre la strada al trionfo dei padroni di casa, col neo-entrato Albin che in contropiede ha tutto il tempo per preparare il sinistro e piazzarla nell’ angolo fuori dalla portata di Valdés.

I MIGLIORI: Uche grande scardinatore di difese. Sempre in movimento sul fronte d’ attacco, velocissimo e con doti tecniche di assoluto rilievo, si inventa controlli a seguire e serpentine difficilmente contrastabili dai difensori. Avesse un miglior rapporto col gol sarebbe già da grande squadra. Ottima la coppia di centrali composta da Cata Diaz, il più duro dei duri, e Mario, rapido e reattivo.
I PEGGIORI: Nel Barça si salvano pochi (al massimo Valdés, Puyol e Gabi Milito), sottolineo soltanto la prestazione balbettante ed impacciata come mai verificatosi finora di Yaya Touré.

Getafe (4-4-2): Pato 6,5; Cortés 6,5, Cata Díaz 7, Mario 7, Licht 6,5; Pablo 6,5 (70'), De la Red 6,5, Casquero 6,5, Sousa 6,5 (81'); Manu 6,5 (68'), Uche 7.
In panchina: Ustari, Granero s.v. (70'), Pallardó s.v. (81'), Kepa, Albín 6,5 (68'), Nacho, Tena.
Barcelona (4-3-3): Valdés 6,5; Puyol 6, Thuram 6 (46'), Milito 6,5, Abidal 5,5; Xavi 5, Touré 5, Iniesta 5,5; Messi 5 (71'), Henry 5, Ronaldinho 5 (62').
In panchina: Jorquera, Oleguer, Zambrotta 5 (46'), Sylvinho, Gudjohnsen, Giovani s.v. (62'), Bojan s.v. (71').

Goles: 1-0 (27'): Licht cuelga una falta desde la izquierda, cabecea Cata al centro del área y por allí aparece Manu que gana la espalda a Abidal, Touré y Thuram y fusila a Valdés; 2-0 (89'): Uche se escapa por el centro y cede a Albín, que marca con la izquierda.
Árbitro: Daudén Ibáñez, Colegio Aragonés. Expulsó a Zambrotta (84'). Amonestó a Touré (21'), Puyol (25'), Iniesta (56'), Mario (67'), Bojan (70') y Granero (71').
Incidencias: Coliséum Alfonso Pérez, 13.000 espectadores.


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