Le rivelazioni della Liga.
Eccomi di nuovo, vi annuncio che da questo fine-settimana torneranno gli articoli sulle partite di Liga. Intanto vi lascio a questo post (lunghissimo) sui giocatori rivelazione della Liga 2007-2008.
PORTIERI: E’ una rivelazione la sicurezza che Toño, disastrosissimo la passata stagione, sta dimostrando fra i pali del Racing (anche se ultimamente è stato fuori per infortunio: al suo posto lo svizzero Coltorti ha fatto storcere parecchi nasi), ma sicuramente l’ exploit più eclatante è quello del 18enne del Valladolid Sergio Asenjo (campione d’ Europa con l’ Under 19: decisivo in semifinale nei rigori contro la Francia, dove sostituì il titolare Felipe Ramos, infortunatosi a partita in corso), indicato come la grande promessa del calcio spagnolo, un po’ il Bojan dei portieri. Approfittando della vecchiaia avanzata di Alberto e della broccaggine manifesta di Butelle, si è fatto strada da titolare con risultati assai incoraggianti.
Di lui colpisce soprattutto la personalità: Asenjo non ha paura di rischiare, di prendersi le sue responsabilità, e se questo non esclude ancora qualche sbavatura di tanto in tanto (nella sconfitta al Riazor qualche cantonata l’ ha presa…), gli permette spesso di fare la voce grossa in area piccola e di sventare col talento proprio degli audaci i pericoli portati dagli avversari. Aggressivo nelle uscite sia alte che basse, notevole dal punto di vista fisico, esplosivo fra i pali, deve certamente limare alcune ingenuità e spericolatezze tipiche della sua età.
Quello del 22enne brasiliano Diego Alves era già segnalato dagli esperti come un talento fuori dal comune, ci è voluto però qualche mese per saggiarlo sui campi della Liga: la ritrosia di Emery ad affidarsi da subito ai nuovi acquisti provenienti dall’ estero lo ha relegato in panchina per quasi tutto il girone d’ andata, ma appena chiamato in causa si è imposto con prestazioni monstre (in particolare quelle con Sevilla e Recre e l’ ultima col Real Madrid). Gran colpo di reni, riflessi impressionanti e parate ai limiti della logica, ha pure battuto il record di imbattibilità stagionale che, fino all' ultima giornata, apparteneva a San Iker.
Con Diego Lopez il Villarreal ha trovato finalmente stabilità fra i pali: il suo 1,96 aveva stuzzicato due estati fa Capello (che, in omaggio alla sua ossessione per i centimetri, aveva addirittura pensato in un primissimo momento di mettere in discussione Casillas!), ma nonostante la stazza il portiere del Submarino dimostra di sapersi pure distendere con buona agilità. Ha il pregio della sobrietà, trasmette sicurezza ai compagni (tutte considerazioni però drasticamente ridimensionate dal doppio confronto di Uefa con lo Zenit, dove due sue clamorose papere son costate una buona parte dell’ eliminazione).
DIFENSORI CENTRALI: Spettacolare l’ impatto di Martin Caceres (Recreativo): l’ uruguagio è uno dei giovani difensori più promettenti del calcio mondiale, e il Villarreal l’ ha mandato a farsi le ossa nella succursale Recreativo fregandosi le mani pensando alla coppia che dall’ anno prossimo potrà comporre con Gonzalo Rodriguez. Centrale all’ occorrenza adattato anche sulla fascia destra o sinistra (e in un paio di occasioni anche come centrocampista difensivo), straripante personalità ed esuberanza atletica.
Esplosivo, agile, reattivo, rapido e spericolato nei recuperi, prepotente stacco aereo, discreta dimestichezza palla al piede, il suo limite può risiedere proprio in questa sorta di “incontinenza”, che lo porta a interpretare certe situazioni in maniera avventurosa o comunque un po’ troppo al limite, non misurando adeguatamente gli interventi o facendosi sorprendere fuori posizione (nonostante la differenza di ruolo, può ritenersi in questo senso azzeccato un paragone con Sergio Ramos).
Salgono le quotazioni di Fernando Amorebieta (Athletic Bilbao), che gli anni scorsi era risultato più che altro insopportabile per la brutalità delle sue entrate mentre quest’ anno sta maturando nella maniera giusta sotto la guida di Caparros, valorizzatore di giovani come pochi altri nel calcio spagnolo. Amorebieta è il più classico stopper “da Athletic”, che fa dell’ agonismo talvolta esasperato l’ aspetto fondamentale del suo gioco: centrale marcatore mancino (ruolo definitivo dopo tentativi di scarsissimo successo da terzino sinistro gli anni scorsi), cerca l’ anticipo e il contatto fisico con l’ attaccante avversario, è veloce e parecchio potente (un 1,92x85 che intimidisce, e senza perdere nulla in agilità). Ha un gioco molto aggressivo che necessita sicuramente di un compagno di reparto più propenso a tenere la posizione e ad attuare da “libero” come per l’ appunto è Aitor Ocio, col quale ben si sposa, formando una coppia di centrali finalmente affidabile dopo i disastri targati Sarriegi dell’ anno scorso. Rubata palla propone non di rado delle sfuriate palla al piede, ma alla prepotenza atletica non si accompagna sufficiente qualità: il sinistro è potentissimo, ma difetta di precisione e sensibilità di tocco, non ha le capacità per impostare il gioco dalle retrovie.
TERZINI: Koikili (Athletic Bilbao) la favola di maggior successo: carneade che a 26 anni aveva assaggiato massimo la Segunda B, prelevato dal Sestao River per un paio di noccioline, promosso titolare al posto del malinconico Del Horno da Caparros, che guarda ai “huevos” più che ai nomi. Della dedizione e della ferrea applicazione Koikili ha fatto la sua bandiera: il fisico tozzo, compatto e muscolosissimo rivela il passato da campione di lotta greco-romana, sempre molto attento e diligente sul piano difensivo, per le caratteristiche tattiche ricorda l’ ex bandiera sevillista David Castedo. In fase offensiva si limita al compitino senza strafare, ma sa tagliare discreti traversoni dalla sinistra.
Buone senzazioni da Mané (Almeria), 26enne terzino sinistro di propensione prevalentemente offensiva (come impone il modulo di Emery, che affida soprattutto ai terzini il compito di dare ampiezza), anche se più che per la profondità si fa apprezzare per le buone doti di palleggio: non perde mai la calma, gioca bene nello stretto conservando il possesso-palla, i compagni si affidano spesso a lui quando occorre elaborare l’ azione. Spesso incaricato di calci piazzati e calci d’ angolo, ha un sinistro eccellente, capace di disegnare traiettorie calibratissime e cariche d’ effetto.
Bene anche Licht (Getafe), presenza semi-clandestina l’ anno scorso con Schuster, titolarissimo con Laudrup: l’ argentino ha gambe e polmoni, assicura le due fasi con buona continuità e si sovrappone con facilità, avendo dalla sua pure un ottimo traversone mancino.
Un martello Pedro Lopez sulla fascia destra del Valladolid, condivisibile l’ adattamento del 18enne Azpilicueta (Osasuna) a terzino: mancano la qualità tecnica e l’ uno contro uno per incidere come esterno alto, ma ha dinamismo, grinta e duttilità sufficienti per affermarsi giocando qualche metro dietro.
CENTROCAMPISTI CENTRALI: Finalmente De la Red (Getafe): l’ ex prigioniero del Real Madrid Castilla ha trovato nel Getafe lo spazio e la fiducia che da troppo tempo strameritava. E’ un giocatore che andrebbe tenuto in considerazione anche per la nazionale, un centrocampista completo e versatile: nel 4-4-2 di Laudrup può fare sia il centrale più basso che viene a prendere palla dalla difesa, quando gioca in coppia con Casquero, sia il centrale di maggior propensione offensiva (quando Laudrup accantona Casquero e utilizza Celestini come schermo davanti alla difesa), oppure ancora la mezzala in un modulo con tre centrali. Il risultato non cambia: De la Red esprime qualità e continuità per tutti i 90 minuti, gioca a testa alta, cuce il gioco e dirige l’ orchestra, sempre al centro del gioco, da vero trascinatore (lavora una quantità incalcolabile di palloni durante i 90 minuti, ogni azione del Getafe DEVE passare per i suoi piedi). Buon dinamismo, si sacrifica in copertura pur non essendo il suo forte (la sua propensione ad accompagnare l’ azione fino alla trequarti lo porta talvolta a lasciare qualche buco nel mezzo). Dotato di una bella rasoiata col destro, se ne ha licenza può fare male nelle conclusioni da fuori, e quest’ anno ha trovato più di un gol andando a staccare di testa sui calci piazzati o inserendosi a rimorchio degli attaccanti.
Bruno (Villarreal) è una delle scoperte più interessanti di questa stagione. Il giovanotto di casa si è fatto strada nella mediana di Pellegrini sbrigandosela da subito con la sapienza del veterano. Come detto in altre occasioni, il pallone non gli scotta mai fra i piedi: la sua miglior dote è la tranquillità, la capacità di sapere in ogni momento cosa occorre fare. Non è rapido, ma ha buona presenza fisica e una grande intelligenza tattica: sembra avere una conoscenza innata dei tempi e delle misure del gioco, il suo innesto ha ulteriormente accresciuto la fluidità di manovra del Villarreal. Visione di gioco panoramica, alterna intelligentemente combinazioni nelle stretto a uno-due tocchi ad aperture illuminanti col suo calibrato mancino. Difficile perda palla, sfrutta bene il corpo e l’ ottima padronanza nel controllo per difenderla dal pressing avversario, e più in generale fa tesoro della grande razionalità che lo contraddistingue al momento di scegliere la giocata.
ESTERNI: Una delle notizie migliori della Liga 2007-2008 è la fioritura di tanti giovani extremos sfrontati e di talento che, magari non da subito, potranno offrire alla Seleccion prospettive un po’ più ampie rispetto agli infortuni di Vicente e agli scazzi (ops) di Joaquin.
C’è ovviamente Diego Capel (Sevilla) con le sue galoppate travolgenti e sgrammaticate, con le sue potenzialità ancora tutte da sgrezzare, ma ce ne sono anche altri, a cominciare da Markel Susaeta. I suoi 20 anni invitano alla speranza i tifosi dell’ Athletic, che ne hanno bisogno: Caparros lo gestisce con la cura che meritano gli oggetti preziosi, dopo una partenza a razzo lo ha rispedito per qualche partita nella filiale, per permettergli di gestire tranquillamente un calo di forma fisiologico e poi ripresentarsi al meglio con la prima squadra col nuovo anno.
Nell’ Athletic B Markel faceva il trequartista, molti gli pronosticano un futuro da 10 (da Guerrero a Yeste, da Yeste a Susaeta: il piano sarebbe questo), ma per ora non può certo garantire la maturità e la leadership tecnica richieste dal ruolo, gli si chiedono soltanto quell’ elettricità che non tanti possiedono nell’ attuale rosa dei Leoni.
Destro naturale (eccellente battitore di punizioni, cerca e trova spesso la traiettoria sopra la barriera, veloce e tagliata o morbida a seconda delle circostanze), può partire indifferentemente dalla destra o dalla sinistra, veloce ed incisivo nell’ uno contro uno, deve ancora trovare la continuità ideale all’ interno dei 90 minuti.
Pablo Hernandez scatenato al Getafe: basa il suo gioco sullo spunto breve, ha bisogno di essere fresco per dare il meglio, lo sa bene Laudrup che cerca per quanto può di non sovraccaricarlo. Destro anche lui adattabile a sinistra, punta costantemente l’ uomo, non si accontenta del cross buttato lì, cerca sempre il punto scoperto che gli permetta di conquistare il fondo.
Per il fisico leggero e la rapidità nel muovere le gambe e disorientare l’ avversario ricorda Jesus Navas: rispetto al sivigliano è meno esplosivo ed estroso nello spunto (e meno presente nei ripiegamenti in fase di non possesso), ma dalla sua ha un calcio migliore col destro, più insidiosi i suoi cross, migliori la coordinazione e la precisione quando va al tiro. Giocatore di proprietà del Valencia, esattamente come Sisi (Valladolid), altro giovane esterno destro che si sta mettendo in buona evidenza: un gradino sotto rispetto a Susaeta e Pablo Hernandez come classe, epperò insidioso e vivacissimo: Sisi è il classico nano (1,69x68, ma mi sembra una stima addirittura al rialzo quella del sito del Valladolid) che scappa via da tutte le parti: gli manca potenza, ma è rapidissimo, e il fatto di avere il sedere praticamente attaccato a terra lo aiuta ad anticipare quasi sempre i movimenti degli avversari, coi quali cerca con grande frequenza l’ uno contro uno. Aggressivo, generoso, dinamico e caparbio proprio come la squadra in cui gioca.
Ancora meno i centimetri dell’ almeriense Albert Crusat (1,65x65, il giocatore più basso della Liga), che a 25 anni ha avuto finalmente l’ occasione giusta in Primera, dopo un inizio di carriera un po’ stentato e sfortunato partendo dalla cantera dell’ Espanyol: il suo soprannome, La Bala (il proiettile), rende l’ idea della velocità supersonica che lo contraddistingue, velocità che ha pochi riscontri nella Liga, elemento imprescindibile nel calcio di vertiginosi ribaltamenti predicato da Emery.
Crusat (la pronuncia catalana pare sia “Crusciàt”, non chiedetemi il perché) non è un centrocampista esterno, bensì un attaccante esterno da tridente: volendo azzardare un paragone, lo si può definire un Giuly mancino, molto più a suo agio nell’ attaccare lo spazio alle spalle dei terzini e nel proporre diagonali senza palla che nel puntare l’ avversario nell’ uno contro uno “da fermo”. Con gli spazi a disposizione è un coltello affilatissimo, a ritmi più controllati e in situazioni tattiche bloccate diventa un giocatore decisamente più normale. Scheggia impazzita, la sua contagiosa frenesia paga talvolta dazio in termini di lucidità (discorso che vale più in generale per tutto l’ Almeria), si vedano ad esempio i due gol incredibilmente divorati a porta vuota nelle gare casalinghe con Valladolid ed Espanyol.
TREQUARTISTI: Onore al “Pirata” Esteban Granero (Getafe). Era un giocatore della cui personalità dubitavo qualche tempo fa, invece proprio sotto quest’ aspetto il 20enne di proprietà del Real Madrid (e l’ intenzione dalle parti del Bernabeu è di ripescarlo l’ anno prossimo) sta costruendo una stagione da stropicciarsi gli occhi.
Granero è un trequartista moderno, che alla tecnica eccellente abbina fisico, continuità d’ azione e versatilità tattica. E’ un rifinitore, ma Laudrup nel suo 4-4-2 flessibile e ricco di interscambi di posizione dalla trequarti in su lo fa partire generalmente dalle fasce, più spesso dalla sinistra. Grande padronanza nel palleggio, Granero gestisce le situazioni con notevole maturità ed efficacia, sapendo alternare i momenti in cui rallentare e nascondere il pallone agli avversari con quelli in cui occorre piazzare l’ affondo o la percussione decisa nel cuore della trequarti. Tutto questo sempre con apprezzabile continuità, grinta e sacrificio atletico nel corso dei 90 minuti.
Talento speciale nell’ ultimo passaggio, la sua azione preferita è quella in cui dalla sinistra converge verso il centro per dare l’ assist oppure tentare la conclusione da fuori (meno frequentemente, ma la botta col destro sta facendo sensibili progressi, anche sui calci piazzati). Anche se la velocità media non è bassa, gli manca il cambio di ritmo devastante, il suo passo rimane costante. Concreto ed essenziale, raramente scade nella giocata fine a se stessa.
ATTACCANTI: Autocitarsi non è mai elegante, ma è sicuramente doveroso quando si è presa una cantonata. Ad inizio stagione, dopo una disperante prestazione nel pareggio casalingo col Real Madrid, sommersi di considerazioni poco affettuose il 28enne centravanti del Valladolid Joseba Llorente, nella convinzione a malapena celata che il capocannoniere della Segunda 2004-2005 (allora con la maglia dell’ Eibar) e il bomber del Valladolid dei record nella scorsa Segunda fosse in realtà inadatto al palcoscenico della Primera. Invece, dopo un’ inizio stentato, exploit fragoroso con l’ inizio dell’ anno nuovo, exploit che lo ha portato in testa alla particolare classifica dei bomber autoctoni con 12 gol (nemmeno un rigore), tra l’ altro con la ciliegina del gol più rapido nella storia della Liga, quello dell’ 1-0 all’ Espanyol, una follia realizzata in combutta col “gemello” Victor in soli 7,3 secondi dal fischio iniziale.
Llorente è una prima punta tecnicamente modesta, dalle movenze sgraziate e non particolarmente dominante dal punto di vista atletico. Non è né un’ ariete né un centravanti-boa né un veloce contropiedista, bensì un finalizzatore puro e semplice (uno alla Inzaghi, tanto per dare un’ idea, non proprio il tipo di attaccante che mi manda in estasi ad essere sincero), bravo e sveglio nel cogliere l’ occasione, caparbio e combattivo, si muove fra i due centrali e in area di rigore è efficace senza badare allo stile, riesce a deviare a rete come capita (5 gol di testa finora). Senza palla è lui il primo difensore della squadra, incaricato di avviare l’ ultra-pressing di Mendillibar.
Meno gol in classifica marcatori (8 finora), ma livello superiore e prospettive più rosee a lungo termine (per forza di cose: è dell’ Agosto ‘85) per Alvaro Negredo. L’ Almeria non potrebbe fare a meno di lui, è l’ indispensabile, ed unico nella rosa, terminale offensivo di una squadra che altrimenti, pur giocando benone, raccoglierebbe poco. Se Llorente è l’ Inzaghi dei poveri, lui potremmo accostarlo a Vieri, sempre con molto beneficio d’ inventario. Un metro e ottantasei per ottantacinque chili, ariete di peso, forte nel gioco aereo e dotato di un sinistro davvero poderoso, l’ importanza di Negredo non è comunque limitata alla sola fase realizzativa, essendo l’ ex canterano madridista fondamentale nel suo lavoro spalle alla porta al centro dell’ attacco del 4-3-3/4-1-4-1 di Emery.
Spesso cercato dai lanci della difesa, difficile da contrastare sulle palle alte, prolunga molte preziose traiettorie a favore degli inserimenti dei compagni. Viene incontro, protegge e scarica bene il pallone, favorendo i tagli dentro degli esterni d’ attacco (Ortiz e, molto più spesso, Crusat) e le incursioni delle mezzeali, ma sa anche offrire sbocchi all’ azione di rimessa quando si defila nelle zone sguarnite sugli esterni e porta palla permettendo alla squadra di salire. Falcata potente, buona progressione, non è un fine palleggiatore ma ove richiesto sa prescindere dalla soluzione meramente di potenza (quando si trova sulla fascia, non rinuncia nemmeno all’ uno contro uno: cerca di disorientare l’ avversario passandosi la palla da un piede all’ altro con la suola, è una giocata che tenta non di rado). Quella dell’ ariete è una tipologia di attaccante poco diffusa in Spagna, motivo per cui il suo nome potrebbe entrare a sorpresa nella lista dei papabili per la Seleccion.
Una sorpresa il capoverdiano Dady (6 gol), 26enne giunto alla ribalta con un po’ ritardo, rivelatosi la scorsa stagione al Belenenses e quest’ anno titolare indiscusso nello sparagnino modulo ad una punta di Ziganda, scavalcando il vecchio leone Pandiani e la promessa mancata Portillo. Centravanti filiforme (1,90x84) ed elegante, nonostante le gambe lunghe ha coordinazione e agilità nei movimenti, è elegante e tratta bene il pallone. Non si tratta di un finalizzatore quanto piuttosto di un centravanti di manovra, non attacca la spazio e gli mancano cattiveria e destrezza in area di rigore, preferisce chiedere palla ai centrocampisti e far salire la squadra. Si segnala per la sensibilità del suo mancino, capace di alternare ben calibrate aperture verso gli esterni a terrificanti sassate su calcio piazzato, alcune entrate in rete in questa Liga altre in procinto di far crollare i pali delle porte.
Link video:
-Servizio su Susaeta (Etb 2, Settembre 2007)
-Servizio su Pablo Hernandez al Cadiz (Canal+, Febbraio 2007)
-Gran gol di Granero all' Aalborg (in Uefa)
-Alcuni gol di Llorente nella scorsa Segunda
-La carriera di Llorente (Canal +, Marzo 2007)
-Golazo di Negredo al Valladolid
-Alcuni gol di Negredo con Real Madrid Castilla ed Almeria
PORTIERI: E’ una rivelazione la sicurezza che Toño, disastrosissimo la passata stagione, sta dimostrando fra i pali del Racing (anche se ultimamente è stato fuori per infortunio: al suo posto lo svizzero Coltorti ha fatto storcere parecchi nasi), ma sicuramente l’ exploit più eclatante è quello del 18enne del Valladolid Sergio Asenjo (campione d’ Europa con l’ Under 19: decisivo in semifinale nei rigori contro la Francia, dove sostituì il titolare Felipe Ramos, infortunatosi a partita in corso), indicato come la grande promessa del calcio spagnolo, un po’ il Bojan dei portieri. Approfittando della vecchiaia avanzata di Alberto e della broccaggine manifesta di Butelle, si è fatto strada da titolare con risultati assai incoraggianti.
Di lui colpisce soprattutto la personalità: Asenjo non ha paura di rischiare, di prendersi le sue responsabilità, e se questo non esclude ancora qualche sbavatura di tanto in tanto (nella sconfitta al Riazor qualche cantonata l’ ha presa…), gli permette spesso di fare la voce grossa in area piccola e di sventare col talento proprio degli audaci i pericoli portati dagli avversari. Aggressivo nelle uscite sia alte che basse, notevole dal punto di vista fisico, esplosivo fra i pali, deve certamente limare alcune ingenuità e spericolatezze tipiche della sua età.
Quello del 22enne brasiliano Diego Alves era già segnalato dagli esperti come un talento fuori dal comune, ci è voluto però qualche mese per saggiarlo sui campi della Liga: la ritrosia di Emery ad affidarsi da subito ai nuovi acquisti provenienti dall’ estero lo ha relegato in panchina per quasi tutto il girone d’ andata, ma appena chiamato in causa si è imposto con prestazioni monstre (in particolare quelle con Sevilla e Recre e l’ ultima col Real Madrid). Gran colpo di reni, riflessi impressionanti e parate ai limiti della logica, ha pure battuto il record di imbattibilità stagionale che, fino all' ultima giornata, apparteneva a San Iker.
Con Diego Lopez il Villarreal ha trovato finalmente stabilità fra i pali: il suo 1,96 aveva stuzzicato due estati fa Capello (che, in omaggio alla sua ossessione per i centimetri, aveva addirittura pensato in un primissimo momento di mettere in discussione Casillas!), ma nonostante la stazza il portiere del Submarino dimostra di sapersi pure distendere con buona agilità. Ha il pregio della sobrietà, trasmette sicurezza ai compagni (tutte considerazioni però drasticamente ridimensionate dal doppio confronto di Uefa con lo Zenit, dove due sue clamorose papere son costate una buona parte dell’ eliminazione).
DIFENSORI CENTRALI: Spettacolare l’ impatto di Martin Caceres (Recreativo): l’ uruguagio è uno dei giovani difensori più promettenti del calcio mondiale, e il Villarreal l’ ha mandato a farsi le ossa nella succursale Recreativo fregandosi le mani pensando alla coppia che dall’ anno prossimo potrà comporre con Gonzalo Rodriguez. Centrale all’ occorrenza adattato anche sulla fascia destra o sinistra (e in un paio di occasioni anche come centrocampista difensivo), straripante personalità ed esuberanza atletica.
Esplosivo, agile, reattivo, rapido e spericolato nei recuperi, prepotente stacco aereo, discreta dimestichezza palla al piede, il suo limite può risiedere proprio in questa sorta di “incontinenza”, che lo porta a interpretare certe situazioni in maniera avventurosa o comunque un po’ troppo al limite, non misurando adeguatamente gli interventi o facendosi sorprendere fuori posizione (nonostante la differenza di ruolo, può ritenersi in questo senso azzeccato un paragone con Sergio Ramos).
Salgono le quotazioni di Fernando Amorebieta (Athletic Bilbao), che gli anni scorsi era risultato più che altro insopportabile per la brutalità delle sue entrate mentre quest’ anno sta maturando nella maniera giusta sotto la guida di Caparros, valorizzatore di giovani come pochi altri nel calcio spagnolo. Amorebieta è il più classico stopper “da Athletic”, che fa dell’ agonismo talvolta esasperato l’ aspetto fondamentale del suo gioco: centrale marcatore mancino (ruolo definitivo dopo tentativi di scarsissimo successo da terzino sinistro gli anni scorsi), cerca l’ anticipo e il contatto fisico con l’ attaccante avversario, è veloce e parecchio potente (un 1,92x85 che intimidisce, e senza perdere nulla in agilità). Ha un gioco molto aggressivo che necessita sicuramente di un compagno di reparto più propenso a tenere la posizione e ad attuare da “libero” come per l’ appunto è Aitor Ocio, col quale ben si sposa, formando una coppia di centrali finalmente affidabile dopo i disastri targati Sarriegi dell’ anno scorso. Rubata palla propone non di rado delle sfuriate palla al piede, ma alla prepotenza atletica non si accompagna sufficiente qualità: il sinistro è potentissimo, ma difetta di precisione e sensibilità di tocco, non ha le capacità per impostare il gioco dalle retrovie.
TERZINI: Koikili (Athletic Bilbao) la favola di maggior successo: carneade che a 26 anni aveva assaggiato massimo la Segunda B, prelevato dal Sestao River per un paio di noccioline, promosso titolare al posto del malinconico Del Horno da Caparros, che guarda ai “huevos” più che ai nomi. Della dedizione e della ferrea applicazione Koikili ha fatto la sua bandiera: il fisico tozzo, compatto e muscolosissimo rivela il passato da campione di lotta greco-romana, sempre molto attento e diligente sul piano difensivo, per le caratteristiche tattiche ricorda l’ ex bandiera sevillista David Castedo. In fase offensiva si limita al compitino senza strafare, ma sa tagliare discreti traversoni dalla sinistra.
Buone senzazioni da Mané (Almeria), 26enne terzino sinistro di propensione prevalentemente offensiva (come impone il modulo di Emery, che affida soprattutto ai terzini il compito di dare ampiezza), anche se più che per la profondità si fa apprezzare per le buone doti di palleggio: non perde mai la calma, gioca bene nello stretto conservando il possesso-palla, i compagni si affidano spesso a lui quando occorre elaborare l’ azione. Spesso incaricato di calci piazzati e calci d’ angolo, ha un sinistro eccellente, capace di disegnare traiettorie calibratissime e cariche d’ effetto.
Bene anche Licht (Getafe), presenza semi-clandestina l’ anno scorso con Schuster, titolarissimo con Laudrup: l’ argentino ha gambe e polmoni, assicura le due fasi con buona continuità e si sovrappone con facilità, avendo dalla sua pure un ottimo traversone mancino.
Un martello Pedro Lopez sulla fascia destra del Valladolid, condivisibile l’ adattamento del 18enne Azpilicueta (Osasuna) a terzino: mancano la qualità tecnica e l’ uno contro uno per incidere come esterno alto, ma ha dinamismo, grinta e duttilità sufficienti per affermarsi giocando qualche metro dietro.
CENTROCAMPISTI CENTRALI: Finalmente De la Red (Getafe): l’ ex prigioniero del Real Madrid Castilla ha trovato nel Getafe lo spazio e la fiducia che da troppo tempo strameritava. E’ un giocatore che andrebbe tenuto in considerazione anche per la nazionale, un centrocampista completo e versatile: nel 4-4-2 di Laudrup può fare sia il centrale più basso che viene a prendere palla dalla difesa, quando gioca in coppia con Casquero, sia il centrale di maggior propensione offensiva (quando Laudrup accantona Casquero e utilizza Celestini come schermo davanti alla difesa), oppure ancora la mezzala in un modulo con tre centrali. Il risultato non cambia: De la Red esprime qualità e continuità per tutti i 90 minuti, gioca a testa alta, cuce il gioco e dirige l’ orchestra, sempre al centro del gioco, da vero trascinatore (lavora una quantità incalcolabile di palloni durante i 90 minuti, ogni azione del Getafe DEVE passare per i suoi piedi). Buon dinamismo, si sacrifica in copertura pur non essendo il suo forte (la sua propensione ad accompagnare l’ azione fino alla trequarti lo porta talvolta a lasciare qualche buco nel mezzo). Dotato di una bella rasoiata col destro, se ne ha licenza può fare male nelle conclusioni da fuori, e quest’ anno ha trovato più di un gol andando a staccare di testa sui calci piazzati o inserendosi a rimorchio degli attaccanti.
Bruno (Villarreal) è una delle scoperte più interessanti di questa stagione. Il giovanotto di casa si è fatto strada nella mediana di Pellegrini sbrigandosela da subito con la sapienza del veterano. Come detto in altre occasioni, il pallone non gli scotta mai fra i piedi: la sua miglior dote è la tranquillità, la capacità di sapere in ogni momento cosa occorre fare. Non è rapido, ma ha buona presenza fisica e una grande intelligenza tattica: sembra avere una conoscenza innata dei tempi e delle misure del gioco, il suo innesto ha ulteriormente accresciuto la fluidità di manovra del Villarreal. Visione di gioco panoramica, alterna intelligentemente combinazioni nelle stretto a uno-due tocchi ad aperture illuminanti col suo calibrato mancino. Difficile perda palla, sfrutta bene il corpo e l’ ottima padronanza nel controllo per difenderla dal pressing avversario, e più in generale fa tesoro della grande razionalità che lo contraddistingue al momento di scegliere la giocata.
ESTERNI: Una delle notizie migliori della Liga 2007-2008 è la fioritura di tanti giovani extremos sfrontati e di talento che, magari non da subito, potranno offrire alla Seleccion prospettive un po’ più ampie rispetto agli infortuni di Vicente e agli scazzi (ops) di Joaquin.
C’è ovviamente Diego Capel (Sevilla) con le sue galoppate travolgenti e sgrammaticate, con le sue potenzialità ancora tutte da sgrezzare, ma ce ne sono anche altri, a cominciare da Markel Susaeta. I suoi 20 anni invitano alla speranza i tifosi dell’ Athletic, che ne hanno bisogno: Caparros lo gestisce con la cura che meritano gli oggetti preziosi, dopo una partenza a razzo lo ha rispedito per qualche partita nella filiale, per permettergli di gestire tranquillamente un calo di forma fisiologico e poi ripresentarsi al meglio con la prima squadra col nuovo anno.
Nell’ Athletic B Markel faceva il trequartista, molti gli pronosticano un futuro da 10 (da Guerrero a Yeste, da Yeste a Susaeta: il piano sarebbe questo), ma per ora non può certo garantire la maturità e la leadership tecnica richieste dal ruolo, gli si chiedono soltanto quell’ elettricità che non tanti possiedono nell’ attuale rosa dei Leoni.
Destro naturale (eccellente battitore di punizioni, cerca e trova spesso la traiettoria sopra la barriera, veloce e tagliata o morbida a seconda delle circostanze), può partire indifferentemente dalla destra o dalla sinistra, veloce ed incisivo nell’ uno contro uno, deve ancora trovare la continuità ideale all’ interno dei 90 minuti.
Pablo Hernandez scatenato al Getafe: basa il suo gioco sullo spunto breve, ha bisogno di essere fresco per dare il meglio, lo sa bene Laudrup che cerca per quanto può di non sovraccaricarlo. Destro anche lui adattabile a sinistra, punta costantemente l’ uomo, non si accontenta del cross buttato lì, cerca sempre il punto scoperto che gli permetta di conquistare il fondo.
Per il fisico leggero e la rapidità nel muovere le gambe e disorientare l’ avversario ricorda Jesus Navas: rispetto al sivigliano è meno esplosivo ed estroso nello spunto (e meno presente nei ripiegamenti in fase di non possesso), ma dalla sua ha un calcio migliore col destro, più insidiosi i suoi cross, migliori la coordinazione e la precisione quando va al tiro. Giocatore di proprietà del Valencia, esattamente come Sisi (Valladolid), altro giovane esterno destro che si sta mettendo in buona evidenza: un gradino sotto rispetto a Susaeta e Pablo Hernandez come classe, epperò insidioso e vivacissimo: Sisi è il classico nano (1,69x68, ma mi sembra una stima addirittura al rialzo quella del sito del Valladolid) che scappa via da tutte le parti: gli manca potenza, ma è rapidissimo, e il fatto di avere il sedere praticamente attaccato a terra lo aiuta ad anticipare quasi sempre i movimenti degli avversari, coi quali cerca con grande frequenza l’ uno contro uno. Aggressivo, generoso, dinamico e caparbio proprio come la squadra in cui gioca.
Ancora meno i centimetri dell’ almeriense Albert Crusat (1,65x65, il giocatore più basso della Liga), che a 25 anni ha avuto finalmente l’ occasione giusta in Primera, dopo un inizio di carriera un po’ stentato e sfortunato partendo dalla cantera dell’ Espanyol: il suo soprannome, La Bala (il proiettile), rende l’ idea della velocità supersonica che lo contraddistingue, velocità che ha pochi riscontri nella Liga, elemento imprescindibile nel calcio di vertiginosi ribaltamenti predicato da Emery.
Crusat (la pronuncia catalana pare sia “Crusciàt”, non chiedetemi il perché) non è un centrocampista esterno, bensì un attaccante esterno da tridente: volendo azzardare un paragone, lo si può definire un Giuly mancino, molto più a suo agio nell’ attaccare lo spazio alle spalle dei terzini e nel proporre diagonali senza palla che nel puntare l’ avversario nell’ uno contro uno “da fermo”. Con gli spazi a disposizione è un coltello affilatissimo, a ritmi più controllati e in situazioni tattiche bloccate diventa un giocatore decisamente più normale. Scheggia impazzita, la sua contagiosa frenesia paga talvolta dazio in termini di lucidità (discorso che vale più in generale per tutto l’ Almeria), si vedano ad esempio i due gol incredibilmente divorati a porta vuota nelle gare casalinghe con Valladolid ed Espanyol.
TREQUARTISTI: Onore al “Pirata” Esteban Granero (Getafe). Era un giocatore della cui personalità dubitavo qualche tempo fa, invece proprio sotto quest’ aspetto il 20enne di proprietà del Real Madrid (e l’ intenzione dalle parti del Bernabeu è di ripescarlo l’ anno prossimo) sta costruendo una stagione da stropicciarsi gli occhi.
Granero è un trequartista moderno, che alla tecnica eccellente abbina fisico, continuità d’ azione e versatilità tattica. E’ un rifinitore, ma Laudrup nel suo 4-4-2 flessibile e ricco di interscambi di posizione dalla trequarti in su lo fa partire generalmente dalle fasce, più spesso dalla sinistra. Grande padronanza nel palleggio, Granero gestisce le situazioni con notevole maturità ed efficacia, sapendo alternare i momenti in cui rallentare e nascondere il pallone agli avversari con quelli in cui occorre piazzare l’ affondo o la percussione decisa nel cuore della trequarti. Tutto questo sempre con apprezzabile continuità, grinta e sacrificio atletico nel corso dei 90 minuti.
Talento speciale nell’ ultimo passaggio, la sua azione preferita è quella in cui dalla sinistra converge verso il centro per dare l’ assist oppure tentare la conclusione da fuori (meno frequentemente, ma la botta col destro sta facendo sensibili progressi, anche sui calci piazzati). Anche se la velocità media non è bassa, gli manca il cambio di ritmo devastante, il suo passo rimane costante. Concreto ed essenziale, raramente scade nella giocata fine a se stessa.
ATTACCANTI: Autocitarsi non è mai elegante, ma è sicuramente doveroso quando si è presa una cantonata. Ad inizio stagione, dopo una disperante prestazione nel pareggio casalingo col Real Madrid, sommersi di considerazioni poco affettuose il 28enne centravanti del Valladolid Joseba Llorente, nella convinzione a malapena celata che il capocannoniere della Segunda 2004-2005 (allora con la maglia dell’ Eibar) e il bomber del Valladolid dei record nella scorsa Segunda fosse in realtà inadatto al palcoscenico della Primera. Invece, dopo un’ inizio stentato, exploit fragoroso con l’ inizio dell’ anno nuovo, exploit che lo ha portato in testa alla particolare classifica dei bomber autoctoni con 12 gol (nemmeno un rigore), tra l’ altro con la ciliegina del gol più rapido nella storia della Liga, quello dell’ 1-0 all’ Espanyol, una follia realizzata in combutta col “gemello” Victor in soli 7,3 secondi dal fischio iniziale.
Llorente è una prima punta tecnicamente modesta, dalle movenze sgraziate e non particolarmente dominante dal punto di vista atletico. Non è né un’ ariete né un centravanti-boa né un veloce contropiedista, bensì un finalizzatore puro e semplice (uno alla Inzaghi, tanto per dare un’ idea, non proprio il tipo di attaccante che mi manda in estasi ad essere sincero), bravo e sveglio nel cogliere l’ occasione, caparbio e combattivo, si muove fra i due centrali e in area di rigore è efficace senza badare allo stile, riesce a deviare a rete come capita (5 gol di testa finora). Senza palla è lui il primo difensore della squadra, incaricato di avviare l’ ultra-pressing di Mendillibar.
Meno gol in classifica marcatori (8 finora), ma livello superiore e prospettive più rosee a lungo termine (per forza di cose: è dell’ Agosto ‘85) per Alvaro Negredo. L’ Almeria non potrebbe fare a meno di lui, è l’ indispensabile, ed unico nella rosa, terminale offensivo di una squadra che altrimenti, pur giocando benone, raccoglierebbe poco. Se Llorente è l’ Inzaghi dei poveri, lui potremmo accostarlo a Vieri, sempre con molto beneficio d’ inventario. Un metro e ottantasei per ottantacinque chili, ariete di peso, forte nel gioco aereo e dotato di un sinistro davvero poderoso, l’ importanza di Negredo non è comunque limitata alla sola fase realizzativa, essendo l’ ex canterano madridista fondamentale nel suo lavoro spalle alla porta al centro dell’ attacco del 4-3-3/4-1-4-1 di Emery.
Spesso cercato dai lanci della difesa, difficile da contrastare sulle palle alte, prolunga molte preziose traiettorie a favore degli inserimenti dei compagni. Viene incontro, protegge e scarica bene il pallone, favorendo i tagli dentro degli esterni d’ attacco (Ortiz e, molto più spesso, Crusat) e le incursioni delle mezzeali, ma sa anche offrire sbocchi all’ azione di rimessa quando si defila nelle zone sguarnite sugli esterni e porta palla permettendo alla squadra di salire. Falcata potente, buona progressione, non è un fine palleggiatore ma ove richiesto sa prescindere dalla soluzione meramente di potenza (quando si trova sulla fascia, non rinuncia nemmeno all’ uno contro uno: cerca di disorientare l’ avversario passandosi la palla da un piede all’ altro con la suola, è una giocata che tenta non di rado). Quella dell’ ariete è una tipologia di attaccante poco diffusa in Spagna, motivo per cui il suo nome potrebbe entrare a sorpresa nella lista dei papabili per la Seleccion.
Una sorpresa il capoverdiano Dady (6 gol), 26enne giunto alla ribalta con un po’ ritardo, rivelatosi la scorsa stagione al Belenenses e quest’ anno titolare indiscusso nello sparagnino modulo ad una punta di Ziganda, scavalcando il vecchio leone Pandiani e la promessa mancata Portillo. Centravanti filiforme (1,90x84) ed elegante, nonostante le gambe lunghe ha coordinazione e agilità nei movimenti, è elegante e tratta bene il pallone. Non si tratta di un finalizzatore quanto piuttosto di un centravanti di manovra, non attacca la spazio e gli mancano cattiveria e destrezza in area di rigore, preferisce chiedere palla ai centrocampisti e far salire la squadra. Si segnala per la sensibilità del suo mancino, capace di alternare ben calibrate aperture verso gli esterni a terrificanti sassate su calcio piazzato, alcune entrate in rete in questa Liga altre in procinto di far crollare i pali delle porte.
Link video:
-Servizio su Susaeta (Etb 2, Settembre 2007)
-Servizio su Pablo Hernandez al Cadiz (Canal+, Febbraio 2007)
-Gran gol di Granero all' Aalborg (in Uefa)
-Alcuni gol di Llorente nella scorsa Segunda
-La carriera di Llorente (Canal +, Marzo 2007)
-Golazo di Negredo al Valladolid
-Alcuni gol di Negredo con Real Madrid Castilla ed Almeria
Etichette: Giocatori
6 Comments:
BENTORNATO!!!
Ora mi pappo subito l'intero articolo :D
Finalmente vale!
che bello..
Negredo. mi piace veramente molto, discreto mancino e anche molta conoscenza del calcio secondo me. gioca intelligentemente di sponda, movimenti giusti . Gran fisico inoltre e botta da fuori.
Bruno. Ti ricordi che ero stato uno dei primi a parlartene mi sembra dopo la partita col Barcellona (che non era il suo esordio , ma quasi). mi sembra nulla di eccezzionale ma incredibilmente "pronto". fisico, bel mancino, gioca semplice. E' buono, e si adatta perfettamente al gioco di Pellegrini.
ciao
Santeria
@ Kerzhakov
Grazie... è di tuo gusto?
@ Santeria
Anche a me piace parecchio Negredo, lo vedo con ulteriori margini di miglioramento oltrettutto. E' concreto, vede la porta ma, come sottolinei, non si limita a questo (fatto che ritengo importante in un attaccante, non sono un amante di quelli che sanno giocare solo in area dfi rigore).
Oltre a fare le guerre di religione per Raul o smaniare per l' esordio di Bojan, penso poi che ci si potrebbe chiedere se un giocatore con queste caratteristiche non possa magari tornare utile alla Seleccion, visto che potrebbe offrire alternative di gioco interessanti rispetto alle caratteristiche di Villa e Torres.
Bruno ha senso del gioco, e questo vale oro.
povero Llorente. tanto è scarso da meritare il paragone con superpippa?
KUBALA
Sìsì, l'ho apprezzato.
In particolare, mi hanno sempre fatto un'ottima impressione i laterali Mané e Pablo Hernandez, tra i punti di forza dei loro rispettivi club.
Non mi sarei aspettato invece di trovare in questa lista il capoverdese Dady: sarò stato sfortunato io, ma ogni volta che l'ho visto giocare non mi ha detto nulla. Infatti mi sono sempre chiesto come faceva Ziganda a preferirlo a Pandiani e Portillo...
Per carità, Dady non è certo un fenomeno, come tanti di questa lista: comunque è andato al di sopra delle aspettative di inizio stagione, è un giocatore del quale di fatto Ziganda difficilmente fa a meno, per la sua capacità di tenere palla e fare da riferimento offensivo, capacità che non possiedono nè Pandiani nè Portillo. In questo senso fa reparto da solo, però a mio avviso non ha sufficienti capacità realizzative per fare l' unica punta. Troppo conservatore il modulo di Ziganda, lo lascia spesso troppo distante dai centrocampisti, io gli metterei un' altra punta vicino (Kike Sola ha mostrato cose interessanti).
P.S.: Quando comincia il campionato russo? Stessi orari stesso canale?
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