mercoledì, gennaio 09, 2008

Speciale Espanyol.

Su richiesta dell' amico Antonio Giusto, curatore di CalcioItalia e redattore di SportBeat, ho scritto un' analisi della squadra di moda del momento, cioè l' Espanyol. Potete trovare l' articolo su Sportbeat (che comprende un profilo di Tamudo scritto da Antonio), qui vi lascio il link, ma comunque pubblico tutto di seguito, la mia analisi e il pezzo di Antonio.

A Montjuic si sogna: quattordicesimo risultato utile consecutivo (sedicesimo se si aggiungono le due partite degli ottavi, superati, di Copa del Rey con il Deportivo), 29 gol fatti (sesto attacco dietro Real Madrid, Barça, Sevilla, Atlético e Villarreal), 19 subiti (terza miglior difesa dopo Barça e Real Madrid, a pari merito con Racing e Atlético), 36 punti, terzo posto in piena zona Champions, a –8 dal Madrid capolista ma soprattutto a un solo punto di distanza dai rivali cittadini del Barça (coi quali ultimamente è stato rotto ogni rapporto diplomatico, a causa dell’ ostilità fra i due presidenti Sanchez Llibre e Laporta). Solo nel ‘95-’96, a questo punto della stagione, cioè alla diciottesima giornata, l’ Espanyol aveva saputo fare meglio con un secondo posto a –4 dalla capolista Atlético Madrid (a fine stagione invece i biancoblu allora allenati da Camacho si piazzarono quarti).
Certo, sarà difficilissimo riuscire a strappare una qualificazione alla Champions che avrebbe tutto il sapore del miracolo: l’ Atlético e pure il Villarreal raso al suolo sabato scorso hanno delle carte in più dal punto di vista tecnico, per tacere del Sevilla già pronto a rientrare nella mischia. Però la forza dell’ Espanyol risiede nella forte consapevolezza: pochi meglio del team di Valverde sanno quali sono i propri punti di forza e i propri limiti, gli undici in campo si muovono sempre con punti di riferimento chiari, giocano a memoria e con una fiducia in loro stessi ulteriormente accresciuta da dati come le due sole sconfitte accusate finora (Valladolid alla prima giornata, Recreativo alla quarta, in un avvio di stagione deludente anche sul piano del gioco), statistica condivisa col solo Real Madrid. Successi che affondano comunque le proprie basi già nella scorsa stagione, soprattutto nella splendida quanto sfortunata cavalcata in Coppa Uefa, successi ottenuti con limitate risorse economiche (in caso di qualificazione alla Champions sarebbe difficile allestire una squadra pienamente competitiva sui due fronti, e anzi la prima eventualità da affrontare in sede di mercato resta sempre quella di cessioni eccellenti) e facendo un gran lavoro sulla cantera: nella rosa attuale, 10 giocatori vengono dalla cantera e 17 sono gli spagnoli.

Il merito di tanta efficienza e maturità va in primo luogo a Ernesto Valverde, tecnico fra i più preparati della nuova leva spagnola, assieme ai vari Marcelino, Mendillibar ed Emery. Il 43enne “Txingurri” (che in basco significa “formica”, soprannome che si porta dietro dai tempi in cui giocava nell’ Athletic) si sta consacrando sulla panchina espanyolista, fino a suscitare le voci di un interesse del Barça per affidargli il dopo-Rijkaard.
Rispetto agli inizi, la sua filosofia di gioco si sta evolvendo e modificando: se il suo Athletic lo si ricorda come una squadra dalla mentalità e dallo stile di gioco piuttosto offensivo e arioso (cosa che ha suscitato infatti le critiche a scoppio ritardato e completamente assurde del profeta dell’ anticalcio Javier Clemente), manovrato e con costanti sovrapposizioni dei terzini, ora all’ Espanyol predilige un calcio più verticale, sviluppato di rimessa e in pochi tocchi, dove a partecipare all’ azione offensiva e a concludere sono prevalentemente i 4 uomini offensivi, sguinzagliati negli spazi della metacampo avversaria: Riera è l’ elemento più talentuoso, quello incaricato di condurre l’ azione palla al piede sulla trequarti (cercando non solo il fondo ma spesso e volentieri anche le zone interne), Tamudo è la prima punta che cerca la profondità e coi suoi movimenti si occupa di allungare la difesa avversaria e favorire così gli inserimenti a rimorchio di Valdo dalla destra ma soprattutto di Luis Garcia, seconda punta che si muove in una posizione strategica fra le linee, posizione che crea sempre qualche problema nelle marcature alle difese. La tremenda efficacia realizzativa dell’ attacco è sicuramente uno dei punti di forza principali, quasi una prerogativa da grande squadra questa quando permette di vincere con poco sforzo anche partite non brillantissime. E non a caso Aragones ha pescato a piene mani, convocando sia i “gemelli del gol” Luis Garcia e Tamudo sia lo straripante Riera di questo girone d’ andata.
Transizioni rapide e mortifere quelle dell’ Espanyol, seconde per pericolosità e “impatto scenico” soltanto a quelle del Sevilla, transizioni che acquisiscono ora ancor più imprevedibilità col ritorno a pieno regime di De la Peña, la cui impareggiabile chiaroveggenza nell’ ultimo passaggio permette di smarcare in un amen gli attaccanti davanti al portiere avversario.
Uno dei grandi meriti di Valverde è stato proprio quello di aver trovato finalmente la posizione ideale a “
Lo Pelat”: se prima della scorsa stagione la collocazione tattica di questo giocatore era stata un vero rompicapo per ogni allenatore, e la tendenza generale era quella di schierare De la Peña dietro un solo attaccante (per limitare anche gli effetti della sua scarsa fase difensiva), Valverde ha capito che per valorizzare al massimo le qualità di De la Peña occorre ampliarne il più possibile le opzioni di passaggio: schierato centrale di centrocampo accanto a un “pivote” difensivo come Moisés Hurtado, il cantabro non ha compromesso gli equilibri della squadra in fase di non possesso (si sforza di dare una mano in copertura, perlomeno tenendo la posizione), ma anzi ne ha reso micidiale l’ azione d’ attacco, perché in questo ruolo De la Peña dispone ogni volta di quattro opzioni di passaggio, ciò che consente transizioni così profonde e problematiche per l’ avversario, soprattutto quando hanno origine da una palla rubata a centrocampo.
Un po’ più fatica, pur non trovandosi completamente a disagio e pur avendo buona ampiezza sugli esterni, l’ Espanyol la fa invece quando non può andare subito in verticale ed è costretto a cominciare l’ azione da dietro per attaccare difese schierate. Prova indiretta di ciò è il ruolino magistrale contro le grandi del campionato e in trasferta, le situazioni cioè nelle quali i biancoblu possono meglio sviluppare il loro gioco di rimessa: vittorie contro Valencia, Sevilla, Real Madrid, Villarreal e Atlético, squadra più prolifica fuori casa con ben 18 gol all’ attivo.
Quello di Valverde non è un 4-4-2 classico perché le due punte non partono sulla stessa linea, ma irrinunciabili restano le classiche due linee da 4 di difesa e centrocampo in fase di non possesso: forte di meccanismi molto oliati, con distanze ravvicinatissime fra i reparti e raddoppi puntuali in ogni zona del campo, l’ Espanyol restringe gli spazi all’ avversario, lo costringe al gioco orizzontale e a sguarnirsi per poi forzarne la perdita del pallone e da lì lanciare verticalizzazioni fulminee: al di là dell’ altezza della linea difensiva (generalmente abbastanza avanzata, col portiere che funge da libero aggiunto se necessario) o del grado di intensità del pressing, che variano a seconda dell’ avversario (ad esempio Real Madrid e Villarreal son state “matate” col pressing alto, mentre al Mestalla e al Sanchez Pizjuan l’ Espanyol si era difeso più basso nella sua metacampo), la base del calcio di Valverde resta questa, si predilige un “contro-gioco” diretto e mai troppo elaborato, solido, aggressivo ed estremamente pratico.


----------------------Kameni-------------------------

Zabaleta----Torrejon-----Jarque-------David Garcia

----------------Moisés----De la Peña----------------
--Valdo--------------------------------------Riera--

--------------------Luis Garcia-----------------------
-----------------------Tamudo-----------------------

Altri giocatori. Portieri: Lafuente, Kiko Casilla. Difensori: Chica, Lacruz, Clemente Rodriguez, Serran. Centrocampisti: Angel, “Lola” Smiljanic, Moha, Rufete. Attaccanti: Coro, Jonathan Soriano.
Classifica marcatori (18esima giornata): Tamudo 10 gol; Luis Garcia 5; Riera, Valdo 3; Angel 2; Zabaleta, Coro, Jarque, Jonathan Soriano 1.


DIFESA
Kameni punto fermo da anni, ormai abbiamo imparato anche a familiarizzare con i suoi “estri”. Con riflessi impressionanti e slanci di agilità portentosi in alcune occasioni, in altre mostra una concezione naif del suo ruolo che ha dello sconcertante, tipo quella volta in cui uscì per mettere palla in fallo laterale e rimase ad aspettare fuori dalla sua area finchè l’ avversario non rimetteva in gioco… Ora però il camerunese, richiamato per la Coppa d’ Africa, saluterà la compagnia per qualche tempo, lasciando la porta a Lafuente, uomo fidato di Valverde, che già lo ha allenato all’ Athletic, ma non tanto fidato per chi, primi fra tutti i tifosi dei Leoni, ne ha ammirato le frequenti incertezze.
Parlando del reparto arretrato, d’ obbligo sottolineare la costante e impetuosa crescita di Zabaleta, sempre più giocatore vero il 22enne argentino, per rendimento secondo solo a Sergio Ramos in questa Liga nel ruolo di terzino destro (ormai il suo ruolo stabile, dopo le peregrinazioni fra fascia destra e centro della mediana). Contributo dinamico impagabile (sulle orme di Javier Zanetti), l’ ex San Lorenzo sta maturando a vista d’ occhio sul piano tattico, sempre più affidabile difensivamente. Si attacca al diretto avversario, cerca di non metterlo mai in condizione di girarsi, è aggressivo, reattivo e cerca costantemente l’ anticipo, interpreta la partita con grinta e totale dedizione alla causa. Propone con buona frequenza la sovrapposizione per portare via l’ uomo al suo compagno di fascia, il suo apporto all’ azione offensiva è discreto, anche se la pericolosità delle sue incursioni non è elevatissima, mancandogli un po’ di qualità nel tocco di palla.
La coppia di centrali è consolidata e ben amalgamata sin dall’ anno scorso, la formano i due canterani Dani Jarque e Marc Torrejon. Si fanno apprezzare per la sobrietà, il senso della posizione, il gioco aereo, la concentrazione e il buon tempismo, ma possono andare in difficoltà presi in velocità (soprattutto il 21enne Torrejon, dall’ alto del suo 1,87x87 kg) da attaccanti rapidi che scattano in profondità o che cercano di portarli fuori zona spostandosi verso le fasce.
Il primo e finora unico cambio per i centrali (dato che il canterano Serran non ha ancora toccato il campo) è Lacruz, altra vecchia conoscenza di Valverde ai tempi dell’ Athletic, difensore versatile (all’ occorrenza anche terzino destro molto bloccato), tutt’ altro che irresistibile sul piano tecnico e atletico, ma esperto e tatticamente abbastanza avveduto.
Dopo una lunga sequela di infortuni, a sinistra è tornato titolare David Garcia, espanyolista da sempre, la cui diligenza tattica è sicuramente superiore a quella di Clemente Rodriguez, terzino dalle lacune difensive paurose. Rapido e ficcante anche se un po’ confusionario sul piano offensivo, viene invece da mettersi le mani nei capelli quando in fase di non possesso abbandona allegramente la sua zona cercando improbabili anticipi e lasciando voragini alle sue spalle. Se nel Boca la sua spinta si rivelava importante, in Catalogna pesa di più in negativo la sua insipienza tattica, essendo l’ Espanyol una squadra che basa il suo gioco soprattutto sull’ ordine difensivo e su rapide verticalizzazioni, azioni che per definizione tendono ad escludere un apporto costante e significativo in sovrapposizione da parte dei terzini.
Come alternativa per le due fasce Chica, altro canterano: lanciato come titolare fisso a sinistra l’ anno scorso, quest’ anno trova poco spazio. Giustamente, perché le doti di questo 22enne destro naturale sono oggettivamente modeste, al massimo si può apprezzarne l’ umiltà e l’ impegno.

CENTROCAMPO
Prima del rientro di De la Peña, Valverde optava per due mediani di quantità, uno più basso sempre a protezione della difesa, l’ altro dal raggio d’ azione più ampio, incaricato anche di accompagnare l’ azione offensiva, con licenza di tentare la conclusione da fuori.
La prima casella la copre quasi indiscutibilmente Moisés Hurtado, scommessa vincente di Valverde lo scorso anno, il classico centrocampista difensivo poco appariscente ma fondamentale perché la squadra mantenga le distanze giuste tra i reparti. Accanto a lui in assenza di De la Peña si muoveva prevalentemente il canterano classe ’86 Angel, giocatore concreto e di buon rendimento, efficace in entrambe le fasi del gioco, dinamico e continuo nel pressing, ordinato e senza fronzoli nella costruzione del gioco, in possesso anche di un discreto destro da fuori (bello e importante ad esempio il gol al Sanchez Pizjuan). Angel che ha avuto finora più minuti del giovane serbo Smiljanic, elemento di ottime prospettive, centrocampista di quantità e qualità finora intravista solo a sprazzi (significativa soprattutto la prestazione cntro il Real Madrid).
A sinistra, Riera è l’ opzione d’ obbligo quando serve sfondare le linee nemiche palla al piede: quando l’ Espanyol ha più spazi per il contropiede nella metacampo avversaria, l’ex maiorchino ama anche cercare gli spazi centrali, quando invece occorre dare ampiezza alla manovra, il compito di Riera è quello di guadagnare il fondo.
Cambia poco, perché l’ avversario viene comunque superato: il ragazzo è letteralmente in stato di grazia, alla vera e agognata consacrazione. Nessuno ha mai messo in dubbio il talento di questo mancino, sin da quando Aragones lo lanciò al Mallorca, ciò che ora fa veramente la differenza è la convinzione, la maturità raggiunta dal giocatore, pienamente conscio della propria importanza e dell’ impatto che può avere su un match: emblematico il derby col Barça, dove Puyol a uomo gli ha reso la vita difficilissima, ma nel quale comunque Riera ha saputo essere determinante alla prima occasione in cui è sfuggito al suo marcatore, ispirando il pareggio di Coro.
Grande abilità tecnica, repertorio di dribbling ampio e raffinato, Riera ha un fisico atipico per un uomo di fascia (1,88x83), un fisico robusto e prestante che lo rende difficile da contrastare nel corpo a corpo quando prende velocità e distende la sua falcata potente ed elegante. Resistente, aiuta con buona costanza il terzino in ripiegamento e vede bene la porta, avendo ottima coordinazione quando va al tiro, anche al volo e incrociando da posizioni defilate. Rispetto agli inizi poi cerca la profondità senza palla con maggiore frequenza e decisione. Alternativa affidabile a Riera è il marocchino Moha, esperto e sperimentato 30enne sicuramente meno talentuoso del titolare, ma che ha nel baricentro basso, nella rapidità e nel dinamismo delle buone carte da giocare.
A destra, assente la “vecchia carretta” Rufete (infortunatosi in pretemporada e solo da poco tornato disponibile), la fascia è diventata tutta di Valdo (anche seconda punta), 27enne dalle ottime qualità non sempre mostrate con la dovuta continuità, comunque sicuramente positivo finora in questa sua esperienza catalana. Giocatore che abbina corsa, eleganza e agilità ad ottime doti di palleggio, capace di sfoderare slalom niente male, gli manca forse un po’ di cattiveria e di personalità nelle contese più aspre.

ATTACCO
Il regno di Tamudo: 10 gol in questa Liga, 123 totali, massimo cannoniere nella storia dell’ Espanyol, bandiera intoccabile (si era tremato però quest’ estate quando erano uscite voci di una trattativa col Villarreal). Il suo fisico è abbastanza banale, la velocità media, le doti tecniche ampiamente sufficienti ma non certo quelle del Van Basten di turno, la sua forza sta tutta nella combinazione di opportunismo, intelligenza tattica e astuzia da gran figlio di buona donna (memorabile questo gol nella finale di Copa del Rey del 2000). Un maestro nel cercarsi lo spazio, muovendosi fra i due centrali o allargandosi negli spazi alle spalle dei terzini, rapinoso negli ultimi metri.
Luis Garcia è un complemento perfetto, giocatore completo, bravo con e senza palla: fra le linee offre l’ appoggio al centrocampo e si muove a supporto di Tamudo, ma è pericoloso anche quando va a concludere in prima persona, ha coordinazione e buon istinto. Controllo di palla molto pulito, ha un destro potente e preciso, se ha spazio al limite dell’ area trova facilmente l’ angolo, ed è uno degli specialisti più abili del campionato su calcio piazzato.
Jolly fra trequarti e attacco (seconda punta ma anche esterno su tutte e due le fasce) è Ferran Corominas detto “Coro”, particolarmente utile a partita in corso, rapido sul breve, legge bene l’ azione negli ultimi metri, trova il gol inserendosi a fari spenti in area di rigore. Già nel pantheon dei tifosi per il gol alla Real Sociedad che in pieno recupero evitò la retrocessione nella Liga 2005-2006, sembra però abbia già un accordo con il Mallorca per la prossima stagione.
Conta invece poco o nulla per Valverde Jonathan Soriano, non all’ altezza in quel ruolo di bomber di scorta che Pandiani ricoprì magistralmente la passata stagione: dovrebbe partire in questa sessione di mercato invernale, e si è già fatto un nome pesante come quello di Fred del Lione per la sua eventuale sostituzione.



TAMUDO PROTAGONISTA DEL MIRACOLO
di Antonio Giusto

Prima un destro preciso a tu per tu con Viera, poi il marchio di fabbrica: il colpo di testa, per battere nuovamente Viera con la complicità di Cani (che lo tiene in gioco) e Angel (che lo marca… per modo di dire). Basterebbero queste poche parole per descrivere Raúl Tamudo Montero, 30enne attaccante dell’Espanyol. Ma va aggiunto anche che con il secondo gol segnato ieri sera al Villareal è il numero 123 in carriera, con cui raggiunge Fernando Morientes al secondo posto tra i marcatori spagnoli in attività. Il primo è Raul, che con Tamudo condivide anno di nascita, il 1977, altezza, 1 metro e 80, e occupazione, che per entrambi è quella di essere il capitano-bandiera della propria squadra. Bandiera perché Tamudo, originario di, è recordman di gol – 123, superato da tempo il record di 112 di Rafael Marañón – e, quasi, visto che gliene manca ancora una per agganciare Argilés, di presenze.
Tamudo inizia a giocare a calcio in una squadra del suo paese l’Escuela Wagner, dove resta per un solo anno. Poi tre anni nel Fórum e il passaggio, nel 1989, al Milan de Sta. Coloma, dove resta fino ai 15 anni, quando l’Espanyol se lo aggiudica per sei palloni ed una partita amichevole. Il 23 marzo 1997 esordisce nella Liga al 59° minuto di Hércules-Espanyol sul punteggio di 1-1. Si dà immediatamente da fare e, a pochi minuti dal termine, trova il 2-1 decisivo. Segna un altro gol ed poi si ritrova di nuovo all’Espanyol B. Trail 1998 e il 1999 Tamudo disputa le sue uniche due stagioni senza la maglia dell’Espanyol, all’Alaves ed al Leida. Dopo questi mesi passati a farsi le ossa in Segunda Division, ritorna all’Espanyol, che però rischia di lasciare nel 2000. Dopo le Olimpiadi, in cui la Spagna arriva seconda, a lui si interessano i Rangers. L’Espanyol accetta, ma durante le visite mediche viene fuori un problema provocato a Tamudo da Pierre Wome, che sarà poi suo compagno di squadra all’Espanyol. Tamudo quindi resta ai periquitos, dove nel 2006 bissa il successo in Coppa del Re. Tempo un anno, e Tamudo batte il record di gol di Marañón proprio nel derby con il Barça il 9 giugno, quando con una doppietta raggiunge quota 113 gol. Adesso è a 123, ma non sembra affatto intenzionato a fermarsi, visto che prima di appendere gli scarpini al chiodo vuole ancora compiere due imprese: segnare un tripletta, cosa che non gli è mai riuscita tra i professionisti, e portare in Champions League il suo Espanyol.

Antonio Giusto

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18 Comments:

Anonymous Anonimo said...

clap clap

grande doppio post, onore a voi

marco

1:17 AM  
Blogger Jean Lafitte said...

un po' prematuro parlare di miracolo.

con tutto il rispetto per zabaleta e anche alves credo che puyol sia di altra categoria.

sul modulo la solita domanda : se giocano insieme tamudo, l. garcia, valdo(di fatto punte naturali) e riera e de la pena (centrocampisti molto offensivi) ma per quale motivo i cugini del Barca non possono giocare con henry, eto', ronaldinho, messi e xavi (o meglio iniesta)?

sulle analisi delle altre partite tipo il classico è meglio che non mi esprimo. neanche una parola sull' arbitraggio per esempio?
mah io non la vedo così nera al Barca, vediamo più avanti.
ciao , auguri di buon anno.
KUBALA

2:27 AM  
Blogger Jean Lafitte said...

ah dimenticavo alla fine anche i tuoi amici di futbolitis hanno capito l'unico vero problema del Barca.
http://futbolitis.blogs.terra.es/blogs/futbolitis/archive/2008/01/07/toleranciaceroixavilagranmentira.aspx

3:14 AM  
Blogger valentino tola said...

@ Marco
Grazie, mi è piaciuta molto questa collaborazione.

@ Kubala
"sarà difficilissimo riuscire a strappare una qualificazione alla Champions che avrebbe tutto il sapore del miracolo", ho usato il condizionale.

Anche per me son nettamente più forti sia Puyol che Alves, però Zabaleta sta giocando benissimo e gliene va dato atto. In assoluto poi è un ottimo giocatore, che ha ancora margini di miglioramento.

L' Espanyol gioca con quel modulo perchè Riera, Valdo e Luis Garcia si sfiancano in copertura. Quelli del Barça (soprattutto Ronaldinho e Xavi) non hanno le capacità o la forma per svolgere questo lavoro. Valdo e Riera poi hanno quasi sempre giocato come centrocampisti esterni, è il loro primo ruolo (anche se a me Valdo piace pure seconda punta), non sarebbe come per Messi e Henry (anche se ieri Henry mi è piaciuto molto da mezzala-centravanti arretrato alla Gudjohnsen)

A me non piace come gioca questo Barça, ma anche così non lo vedo affatto senza prospettive di vittoria: è una squadra fortissima, può vincere Champions o Liga (di più la prima).

Ho letto l' articolo di Futbolitis: era ottimo, e su alcuni punti aveva indiscutibilmente ragione (sul rendimento difensivo e sull' incapacità al tiro) mentre su altri per me sbagliava o esagerava.
Di certo è che Xavi sta giocando male, perchè la sua forma è mediocre e perchè è quello che soffre di più per come gioca il Barça attualmente (non avendo lo spunto individuale), ora come ora dovrebbe partire in panchina.

11:06 AM  
Blogger Antonio Giusto said...

Inizio col ringraziare Valentino per la collaborazione. Collaborazione richiesta perché su Tamudo non avevo molto da scrivere, e dare "in pasto" ai lettori qualcosa sul miracolo - perché una squadra del genere ad appena 1 punto 1 dal Barça stellare può essere definita solo e soltanto un miracolo - e, vista la mia scarsa conoscenza del calcio spagnolo, rivolgermi a Valentino è stata la ovvia conseguenza.

1:10 PM  
Anonymous Anonimo said...

complimenti vale, bell'articolo. io credo che il problema sarà la corta panchina e detta tra noi, un infortunio di un uomo cardine (riera e tamudo su tutti) rischia di rovinare tutto il buono fatto fin ora. Attenzione a cosa potrebbe succedere nel caso di una miracolosa champions, lazio insegna. Riera poi dubito che resisterà ad una chiamata di una grande, o anche una media internazionale dalle forti ambizioni (diciamo Fiorentina???? E secondo me il Don Rafa lo sta guardando questo ragazzo, classico giocatore che piace all'allenatore spagnolo). E soprattutto riusciranno a trattenere Valverde?????? Comunque si io lo chiamo miracolo, non dico al livello del Chievo di Del Neri (l'anno scorso finale di Uefa), ma sfido anche il più fanatico tifoso del Montjuic ad affermare che si aspettava questi risultati....

2:08 PM  
Anonymous Anonimo said...

ti ringrazio per aver pubblicato i miei commenti. vediamo stavolta di non tradire la tua fiducia. cercherò di tenere a bada la mia verve polemica.
tuttavia faccio alcune annotazioni. Ronaldinho se gli viene richiesto il lavoro difensivo lo fa eccome. basta vedere anche l'ultimo classico. idem per eto'o (lo sai bene e hai spesso sottolineato), e direi anche Messi. persino henry ha dato prova di poter dare maggior contributo difensivo di xavi per non parlare di giovani dos santos. mi sto riferendo alla partita di ieri. mi aspetto un commento sul nuovo assetto tattico visto ieri con iniesta esterno di centrocampo ed henry ed eto'o che si scambiavano i ruoli di mezzapunta e centravanti e dos santos speculare a iniesta dall' altra parte. è più o meno quello di cui ti parlavo quest' estate e mi sembra che abbia funzionato benissimo e possa funzionare anche meglio con ronaldinho al posto di xavi e messi al posto di giovani. salvo che rijkaard avendo finalmente due o addirittura tre giocatori con un certo fisico al centro (Henry, Eto'o, Ronaldinho e in alternativa Guddy) potrebbe finalmente pensare di giocare con messi da ala sinistra e iniesta a destra a sfornare un po' di cross, giusto per variare il tema. un po' mla soluzione Wenger (che vedo papabile il prossimo anno alla successione di Rijkaard)prospettata da futbolitis salvo qualche variante sulle posizioni che possono cambiare anche a partita in corso a seconda degli avversari e dello stato di forma di ciascun interprete. anche senza eto'o si può fare con henry o bojan davanti marquez(in splendida forma) davanti alla difesa (rotto edmilson , aspettando oleguer si può sfruttare thuram senza dimenticarci di marc valiente(che può giocare anche davanti alla difesa) e del fatto che sia puyol che abidal possono tranquillamente giocare centrali dando più spazio a zambrotta. in questo modo è preservata sia la necessità di coprire che quella di avere degli assistman in mezzo al campo con la differenza non piccola che questi sanno entrare in area a segnare o anche tirare da fuori. inoltre da interno coprendo lo spazio ronaldinho per esempio avrebbe più facilità a difendere e potrebbe toccare molti più palloni.
io non credo che xavi stia giocando male, anzi alcune partite fa l'ho visto al suo miglior livello. come giocatore non si discute, ma non è quello che serve al Barca. al barca serve gente che si muova soprattutto verticalmente, che faccia transitare la palla dalla difesa all' attacco portando anche palla per 10-15 metri accorciando la distanaza tra difesa e attacco quando è necessario e scaricando al momento giusto. come faceva deco. come riesce a volte a iniesta, quando alza la testa. quello che non fa xavi che gioca sul posto, statico, sempre o quasi. un lavoro che possono fare in questo sistema ronaldinho, deco, iniesta,giovani, eto'o ma anche per esempio tiago alcantara e gai assulin.
tu spesso hai detto che mancano giocatori che attaccano lo spazio in verticale. a me sembra che il barca ne abbia comunque più di Inter, Real Madrid, Milan, Arsenal e anche Liverpool. Il problema è un altro. e che la palla viene recuperata troppo dietro e arriva davanti (se arriva) troppo lentamente. la colpa è di chi non pressa e non va in percussione, non per sua colpa, non per calo di forma, ma per mancanza di caratteristiche idonee a interpretare il ruolo in questa maniera che è quella che serve al Barca. ancor più a ragione che non c'è più giuly xavi accanto a messi sembra un inutile orpello. immaginati se ci fosse gerrard al suo posto. o toure. o van bommel. è successo e abbiamo visto i risultati. xavi lesionado=Barca Campeon. la musica sarebbe proprio tutta un' altra.
non c'è dubbio che il problema sia a centrocampo.
tornando al tema del post... è vero che valdo, luis garcia e riera (e de la pena)fanno lavoro difensivo ma rimangono pur sempre attaccanti i primi due e centrocampisti offensivi gli altri.

3:13 PM  
Blogger valentino tola said...

@ Antonio
Grazie a te, io son sempre disponibile per richieste e collaborazioni di questo tipo, ovviamente nei limiti del tempo a disposizione e delle mie competenze (non chiedetemi quindi un' analisi dei migliori terzini destri dei quattro gironi di Segunda B).

@ Cespo
Perfetto, hai detto tutto. La Champions sarebbe molto difficile da gestire, ribadisco che si tratta di un club tutt' altro che ricco e potente. Vive della sua cantera e di qualche giocatore ripescato, come De la Pena o Riera. E anche per la cantera son tempi difficili, se appena spunta un Sergio Tejera arriva il Chelsea a fregartelo, solita storia (cui bisognerà porre un limite in qualche modo).
Ritengo quasi certa la partenza di uno fra Riera e Luis Garcia a fine stagione, e molto probabile quella di Valverde.
Non credo che alla fine centreranno la Champions, le altre due qualificate penso saranno Sevilla e Atlético (guardando a lungo termine sarebbe meglio, perchè le spagnole devono tornare competitive tutte e quattro in Champions, le grandi inglesi stanno prendendo il sopravvento, sono anche più forti economicamente, nonostante in Spagna i club paghino meno tasse).
Io nel mio rischiosissimo pronostico d' inizio stagione li avevo messi noni.

@ Kubala
La formazione di ieri mi piace, senza Ronaldinho.

5:35 PM  
Anonymous Anonimo said...

x kubala
secondo me è improponibile la formazione così come è messa giù.
1 Ronaldinho non è vero che si sacrifica
2 spostare Messi ad ala sinistra è un SUICIDIO
3 Thiago Alcantara per quanto possa diventare forte ha 16 anni!!

solo per dirne un paio di cosucce

x Vale
secondo me il Villareal non è spacciato , ha avuto un calo adesso torna Rossi però, se magari esplode Matias ci siamo...

santeria

5:50 PM  
Blogger valentino tola said...

Mah, guarda Santeria, io ci spero anche in un Villarreal da Champions, perchè gioca il tipo di calcio che prediligo (un tipo di calcio sempre un po' a rischio estinzione in un' epoca in cui sembra che l' unica via sembra quella di giocare a mille all' ora sparando palloni a casaccio), però Sevilla e Atlético, per motivi molto differenti fra loro, mi sembrano avvantaggiate.
Certo, Giuseppe nostro è una meraviglia di giocatore (ho visto Pires dire in un' intervista che entro breve sarà uno dei migliori attaccanti europei, chissà se qualcuno se ne ricorda anche qua...), ma vedo più un Villarreal da quinto posto, anche se nulla è perso.
Matias probabilmente non è ancora pronto ad incidere come sta facendo Aguero nell' Atlético di questa stagione, credo che sarà la prossima la stagione-clou del cileno, che pure si sta già facendo apprezzare abbastanza.

7:49 PM  
Anonymous Anonimo said...

santeria la formazione che ho messo giù mi sembra abbastanza probabile ancor più vista la carenza di centrocampisti nel barca.
Ronaldinho difende almeno come xavi. se rijkaard dice ai tre attaccanti di rimanere avanti anche sui corner non è per scelta degli attaccanti.
Messi non dovrebbe giocare fisso a sinistra ma anche se fosse non lo definirei suicidio.

Thiago Alcantara ha un anno meno di Bojan e non dico che deve giocare titolare. dico che in questo sistema potrebbe iniziare a trovare un po' di spazio e ad essere utile.
KUBALA

10:36 AM  
Anonymous Anonimo said...

Ciao Vale, gran pezzo e molto interessante la collaborazione con Antonio, queste sinergie tra blog andrebbero provate più spesso ;)
Non puoi capire la nostalgia che ho di Txingurri...e pensare che, a suo tempo, ero contento che se ne andasse. Questo per tre motivi:
1) non avevo digerito la sua gestione del caso-Guerrero;
2) non mi piaceva la sua gestione della partita e delle sostituzioni, cosa che evidentemente ha migliorato;
3) pensavo che il merito di quei risultati fosse in primis della qualità dei giocatori e credevo che con Mendilibar (cacciato comunque troppo presto) avremmo potuto ripeterli, se non addirittura migliorarli.
E invece da quando Valverde se n'è andato a Bilbao non si vede più una partita decente. Fare mea culpa adesso non servirà, ma ammetto di essermi sbagliato alla grandissima.
C'è una cosa, però, che Txingurri non ha: la fortuna dei vincenti. Per un motivo e per un altro, ha sempre perso le partite decisive, sia a Bilbao (ottavi di UEFA contro l'Austria Vienna e semifinale di Coppa del Re col Betis) che a Barcellona (finale di UEFA). La "formichina" è un perdente di successo, un Cuper diciamo, anche se dal punto di vista del gioco non ci sono paragoni con l'argentino.
Spero per lui che il prosieguo della sua carriera smentisca questa mia affermazione.

Kub, scusa se te lo dico ma la tua formazione è più da PES che da calcio vero. Io non ho mai visto Ronaldinho correre dietro all'uomo una volta saltato, cosa che Xavi fa pur non essendo un campione di agilità. Una squadra ha bisogno di equilibri, più che far giocare tutti i fenomeni insieme mi preoccuperei di mettere dentro gente che viene a prendersi il pallone e non aspetta solo di averlo sui piedi.

12:49 PM  
Anonymous Anonimo said...

ciao edo è da un po' che non ti sentivo. guarda a me sembra una formazione fattibilissima visto che messi e ronaldinho sono più centrocampisti offensivi che attaccanti ed eto'o sappiamo tutti che lavoro fa. di esempio di squadre simili potrei fartene diversi l'ultimo per esempio il real di zidane raul figo e morientes (ronaldo) che ha vinto champions e liga in due anni avendo questi giocatori che dal punto di vista difensivo( e non solo) sono molto più lenti, statici e passivi dei 4 del Barca. henry pressa e torna più di morientes o ronaldo, eto'o molto ma molto più di raul, messi forse tiene meno la posizione di figo ma sicuro corre, pressa e lotta di più del portoghese. e ronaldinho sicuro copre meglio di zidane. pure zidane e figo prima di allora avevano sempre giocato come "attaccanti" con 7 giocatori più difensivi di loro in squadra alle spalle esattamente come messi. ronaldinho ha già dimostrato di poter giocare altri 3giocatori molto offensivi. anche al mondiale dove il brasile non ha brillato per colpa dell' immobilità dei suoi attaccanti però difensivamente ha tenuto piuttosto bene nonostante ronaldo e adriano ma anche un indisciplinatissimo ze roberto. chi copriva le spalle a questi? Ronaldinho. magari per questo non ha brillato facendo gol ma non si può dire che non difenda, non sarà toure ma comunque rimane un giocatore fisicamente eccelso e mentalmente disponibile a farlo questo tipo di lavoro.


Ronaldinho corre il doppio di xavi e a velocità tripla e quando deve difende eccome. ripeto è rijkaard che dice agli attaccanti di non tornare, persino sui corner , figuriamoci.
la risposta però la deve dare il campo ma fino a quando uno di questi manca....
il mio ragionamento è se xavi difensivamente vale quasi zero tantovale mettere dentro henry: cambia poco in difesa e molto davanti. e così ronaldinho e messi possono giocare più dietro e più liberi avendo eto'o ed henry e non solo uno dei due che si propongono guadagnando profondità, fantasia e non ultimo un uomo a centrocampo.
visto che deco non riesce più a tirare la carretta bisogna trovare una soluziona alternativa. o si trova un altro deco (modric?) oppure si cambia, si deve cambiare. l'esperimento riuscito di siviglia mi sembra un buon viatico.

3:28 PM  
Anonymous Anonimo said...

io continuo a non concordare con kubala... xavi vebbè viene da un anno cosi e cosi, ma dire adesso che è inutile a centrocampo in entrambe le fasi mi sembra una bestemmia.. offensivamente secondo me quando è in palla e supportato ha pochi rivali al mondo, tocca corto, lancia, trova i varchi e ha capacità di inserimento molto buone (tutti ricorano il cucchiaio di dinho, ma xavi aveva visto un buco che pochi avrebbero visto).. ora soffre un momento no non solo suo, ma di tutto il barca... io sono per un barcelona con eto'o punta centrale, con possibilità di movimento, messi a destra tutta la vita, a sinistra iniesta ma con molte più libertà di accentrarsi, quindi con abidal a fare il lavoro che faceva egregiamente con il lione, cioè mille sovrapposizioni quando la mezzapunta (lì malouda, qui iniesta) si accentra. A centrocampo non toglierei mai tourè, formidabile come costanza, con vicino xavi e uno abile ad inserirsi e fisicamente dotato. Lo dico rimpiango quel gran giocatore che è Van Bommel, un Lampard darebbe il difinitivo salto di qualità. Difesa Milito-Marquez, Zambrotta Abidal, (ma chi lascia fuori il tiburon??) però riproponendo a volte anche Zambrotta a sinistra.

Una provocazaione... il doble pivote toglierebbe xavi, ma permetterebbe la doppia punta centrale o tre intercambiabili (iniesta il vero diHno, messi) tra le linee a prendersi palla e puntare l'uomo... Ma Rijkaard rinuncerà così tranquillamente a xavi?

Boh ipotesi...

4:13 PM  
Anonymous Anonimo said...

non si può tenere uno nel barca solo perchè tocca corto e lancia. questa capacità di inserimento davvero mi sfugge, avrà segnato due gol così in 4 anni!
magari Rijkaard togliesse xavi!
ci pensasse san jordi come l'anno della champions!
KUBALA

10:26 PM  
Blogger Cristian Pulina said...

Non ho troppo tempo, e mi dispiace non leggere tutto questo fantastico post, perche mi sembra incredibile che habitando nell'Italia conosci tutte queste cose...INCREDIBILE,bravissimo.

Vi parlo un po di Valverde. É uno allenatore che ho sentito tante volte alla TV, e ogni volta che lo sentiba pensavo...questo uomo ha ragione...prima di stare in TV(lavoraba comentando il mondiale 2006)é stato come saprai nel Athletic Bilbao, dove ha fatto un lavoro spettacolare, quasi arrivando in UEFA con una squadra molto semegliante a quella che hanno oggi o l'anno scorso...

Ma la gente a San Mames(bravissimi tifosi, dei migliori di spagna)pensava che quella squadra potreba fare di piu che quello che li ha datto Valverde...e oggi vedono i resultati e vedono a Valverde fare la stella in Espanyol...

Prima di ieri "los leones del Athletic" hanno pareggiato in Montjuic e portano fuora di coppa a Valverde, ma lui sta faccendo un lavoro brilante, incredibile con una squadra che prima di arrivare lui era vicina alla "segunda division"(serie B)

Per finire dire che a me personalmente di questi che siamo parlando, quello che piu mi piace per una squadra come il Barcellona é Unay Emery, ma lui mai lavorato con grande stelle e questo non e buono...Forse Laudrup sarebbe un bravo allenatore per Barcellona o Madrid.

Spero mi avete capito...scusate miei sbagli, saluti a tutti e Forza L'italia, di uno Italo-Spagnolo a Vigo

8:30 PM  
Blogger valentino tola said...

Grazie Cristian, anch' io sono un grande fan di Emery: l' unico handicap mi sembra proprio quello dell' esperienza, perchè per il resto, come aggressività, come mentalità offensiva e come modulo, mi sembra un allenatore particolarmente tagliato per il Barça.
Mi piace parecchio vedere giocare il Getafe di Laudrup, però mi sta preoccupando parecchio questa discontinuità di risultati, speriamo trovino questa benedetta stabilità perchè hanno un' idea di gioco affascinante.
Merita una menzione poi Mendillibar al Valladolid: nonostante la bassa qualità dell' organico (fra le più basse in Primera), è una squadra che come l' Almeria cerca sempre di aggredire e di imporsi all' avversario, senza modificare (nei limiti del possibile) il su8o stile di gioco da avversario a avversario, con un pressing alto martellante e un' intensità tremenda.

9:13 PM  
Blogger valentino tola said...

Ah, ovviamente non dimentico Marcelino: non l' ho citato perchè il suo lavoro si pone su un altro piano, quello del paranormale.

9:24 PM  

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