DICIOTTESIMA GIORNATA: Sevilla-Betis 3-0: Luis Fabiano; Luis Fabiano; Daniel Alves.
Dopo quello che annuncia l’ estinzione delle mezze stagioni, il luogo comune più diffuso è sicuramente quello che ritiene i derby partite fuori dall’ ordinario, in cui i valori tecnici eccezionalmente smettono di contare e le sorprese diventano all ordine del giorno. Beh, quella che si è vista ieri al Sanchez Pizjuan è stata una delle partite più “normali” da un po’ di tempo a questa parte: ha voglia Paco Chaparro a studiare le più svariate tecniche motivazionali (canzoncine per incitare alla battaglia i suoi, show di diapositive raffiguranti lupi feroci ed incazzati per alimentarne l’ appetito pre-derby), ma il divario fra le due squadre è abissale: giocano nella stessa città ma sembrano farlo in campionati diversi.
Funesto presagio per il Betis, un pasticcio di squadra senza capo né coda, perforabilissima sul piano difensivo, dalla manovra inesistente e dall’ attacco spuntato (ancora di più quando l’ unico specialista del gol, il Tanque Pavone, riposa in panchina tutti i 90 minuti). Sevilla invece in netta crescita: al di là della tenerezza dell’ avversario, sta recuperando la sua immagine gagliarda (pian piano riemergono l’ intensità proverbiale e le distanze giuste fra i reparti) e risalendo posizioni in classifica (la sesta, il Racing, è a soli tre punti di distanza).
Nel Sevilla torna Keita, mentre il Betis ha seri problemi di formazione, guardacaso proprio su quella fascia sinistra che avrebbe il compito di arginare Alves e Navas, zona come capirete strategica per il controllo del match: Chaparro non se la sente di buttare nella mischia il canterano Toni (che ha esordito nella Copa mercoledì scorso contro l’ Elche e che anche qui troverà spazio, ma solo dopo l’ uscita per infortunio di Rivas a metà primo tempo), così sceglie di spostare il destro Damiá a sinistra, lasciando a Melli la fascia destra. In attacco parte titolare José Mari: Chaparro dato il tipo di partita preferisce probabilmente un contropiedista rispetto a un uomo d’ area più statico come Pavone.
Dopo un avvio nel segno di un effimero equilibrio, con falli e palle contese a centrocampo, presto il Sevilla si prende tutta la scena e fa praticamente quello che vuole, esibendo tutte le sue virtù senza opposizione alcuna: Poulsen e Keita arrivano prima su tutti i palloni, Kanouté e Luis Fabiano hanno una netta supremazia su Juanito e Rivas (poi al centro si sposterà Melli una volta uscito Rivas), Alves e Navas cominciano a straripare nelle zone di loro competenza. L’ azione dell’ inevitabile vantaggio però nasce dall’ altra fascia, la sinistra, da un incursione di Capel il Terribile, che mette un cross perfetto fra portiere e centrali avversari, centrali a dire il vero piuttosto distratti su Luis Fabiano, il quale può insaccare comodamente smarcato nell’ area piccola. Comodamente ma molto probabilmente in maniera irregolare: i replay non ci danno la totale certezza, ma è fortissimo il sospetto che O Fabuloso abbia impattato il pallone col braccio.
Comunque, discussioni o meno, c’è una sola squadra in campo, il Sevilla di un Alves incontenibile, autore dello splendido cross del 2-0: al limite dell’ area, il terzino (?) brasiliano sembra disposto al tiro, invece con la coda dell’ occhio inganna tutti e appoggia un pallone morbido e millimetrico, impossibile da sbagliare, per il colpo di testa e la doppietta di Luis Fabiano.
La prammatica impone a Chaparro qualche cambio per cercare la reazione nel secondo tempo, e il tecnico verdiblanco si gioca Somoza per Sobis. Scelta discutibile: un mediano in più può servire per infoltire un reparto nettamente in sofferenza nel primo tempo, ma lasciare Edu unica punta, supportato (ovviamente si fa per dire) da Mark Gonzalez, Rivera e José Mari, condanna il Betis all’ impotenza offensiva. Se magari erano comprensibili le premesse tattiche iniziali, sotto di due gol un minimo di peso in più là davanti, e quindi Pavone, sarebbero d’ obbligo.
Al Sevilla così basta soltanto dosare ritmi ed energie in un secondo tempo di totale tranquillità, con spazio per belle giocate e anche per il terzo gol, una punizione di Alves leggermente, e imparabilmente per Ricardo, deviata da Somoza.
I MIGLIORI: Alves protagonista assoluto, la debolezza del Betis lascia tutto lo spazio al suo calcio enciclopedico. Non c’è dubbio che in generale rispetto alla scorsa stagione il brasiliano sia un po’ calato di rendimento, ma ciò è perfettamente naturale, perché quelli erano livelli disumani. Poderoso Keita, dalla sua area fino a quella avversaria spazza via tutto ciò che trova sul suo cammino.
Gran partita di Jesus Navas e Capel: per il primo è l’ ennesima conferma, il secondo invece attraversa un ottimo momento, con le doti naturali che ha se impara pure a giocare a calcio diventa un mezzo fenomeno. Marcia spedito Luis Fabiano, respinge l’ attacco di Tamudo e si isola in testa alla classifica cannonieri con 12 gol.
Edu l’ unico che ci prova nel Betis, ma è condannato (situazione familiare) a un isolamento disperante.
I PEGGIORI: Ovviamente per il Betis è una condanna generalizzata. Due-tre sottolineature: Sobis, talento vero che rischia di perdersi per essere capitato nel posto più sbagliato al mondo (e oltrettutto gioca pure fuori ruolo); José Mari, l’ utilità del cui acquisto riescono a cogliere solo gli ingegni più portati all’ astrazione; Mark Gonzalez, giocatore ampiamente sopravvalutato (a suo tempo pure da me, faccio mea culpa).
Sevilla (4-4-2): De Sanctis s.v.; Alves 7,5, Mosquera 6, Escudé 6, Drago 6; Navas 7, Poulsen 7 (79'), Keita 7, Capel 7 (71'); Kanouté 6,5, Luis Fabiano 7 (64').
In panchina: Vargas, Adriano s.v. (64'), Duda, Martí s.v. (79'), Chevantón s.v. (71'), Maresca, Crespo.
Betis (4-2-3-1): Ricardo 5,5; Melli 5,5, Juanito 5, Rivas s.v. (29'), Damiá 5; Arzu 5,5, Rivera 5; Sobis 5 (46'), Edu 6, Mark 5 (69'); J. Mari 5.
In panchina: Casto, Caffa, Fernando, Pavone, Xisco s.v. (69'), Somoza 5 (46'), Toni 5,5 (29').
Goles: 1-0 (26'): Luis Fabiano marca con el brazo. 2-0 (42'): Luis Fabiano remata de cabeza un pase de Alves. 3-0 (63'): Alves, de falta, ayudado por Damiá.
Árbitro Undiano Mallenco, Comité Navarro. Amonestó a los visitantes Melli (18'), Mark González (45'), José Mari (46') y Somoza (62'). Y a los locales Drago (33') y Luis Fabiano (60').
Incidencias Sánchez Pizjuán. 45.000 espectadores. Unos 1.000 aficionados béticos.
Funesto presagio per il Betis, un pasticcio di squadra senza capo né coda, perforabilissima sul piano difensivo, dalla manovra inesistente e dall’ attacco spuntato (ancora di più quando l’ unico specialista del gol, il Tanque Pavone, riposa in panchina tutti i 90 minuti). Sevilla invece in netta crescita: al di là della tenerezza dell’ avversario, sta recuperando la sua immagine gagliarda (pian piano riemergono l’ intensità proverbiale e le distanze giuste fra i reparti) e risalendo posizioni in classifica (la sesta, il Racing, è a soli tre punti di distanza).
Nel Sevilla torna Keita, mentre il Betis ha seri problemi di formazione, guardacaso proprio su quella fascia sinistra che avrebbe il compito di arginare Alves e Navas, zona come capirete strategica per il controllo del match: Chaparro non se la sente di buttare nella mischia il canterano Toni (che ha esordito nella Copa mercoledì scorso contro l’ Elche e che anche qui troverà spazio, ma solo dopo l’ uscita per infortunio di Rivas a metà primo tempo), così sceglie di spostare il destro Damiá a sinistra, lasciando a Melli la fascia destra. In attacco parte titolare José Mari: Chaparro dato il tipo di partita preferisce probabilmente un contropiedista rispetto a un uomo d’ area più statico come Pavone.
Dopo un avvio nel segno di un effimero equilibrio, con falli e palle contese a centrocampo, presto il Sevilla si prende tutta la scena e fa praticamente quello che vuole, esibendo tutte le sue virtù senza opposizione alcuna: Poulsen e Keita arrivano prima su tutti i palloni, Kanouté e Luis Fabiano hanno una netta supremazia su Juanito e Rivas (poi al centro si sposterà Melli una volta uscito Rivas), Alves e Navas cominciano a straripare nelle zone di loro competenza. L’ azione dell’ inevitabile vantaggio però nasce dall’ altra fascia, la sinistra, da un incursione di Capel il Terribile, che mette un cross perfetto fra portiere e centrali avversari, centrali a dire il vero piuttosto distratti su Luis Fabiano, il quale può insaccare comodamente smarcato nell’ area piccola. Comodamente ma molto probabilmente in maniera irregolare: i replay non ci danno la totale certezza, ma è fortissimo il sospetto che O Fabuloso abbia impattato il pallone col braccio.
Comunque, discussioni o meno, c’è una sola squadra in campo, il Sevilla di un Alves incontenibile, autore dello splendido cross del 2-0: al limite dell’ area, il terzino (?) brasiliano sembra disposto al tiro, invece con la coda dell’ occhio inganna tutti e appoggia un pallone morbido e millimetrico, impossibile da sbagliare, per il colpo di testa e la doppietta di Luis Fabiano.
La prammatica impone a Chaparro qualche cambio per cercare la reazione nel secondo tempo, e il tecnico verdiblanco si gioca Somoza per Sobis. Scelta discutibile: un mediano in più può servire per infoltire un reparto nettamente in sofferenza nel primo tempo, ma lasciare Edu unica punta, supportato (ovviamente si fa per dire) da Mark Gonzalez, Rivera e José Mari, condanna il Betis all’ impotenza offensiva. Se magari erano comprensibili le premesse tattiche iniziali, sotto di due gol un minimo di peso in più là davanti, e quindi Pavone, sarebbero d’ obbligo.
Al Sevilla così basta soltanto dosare ritmi ed energie in un secondo tempo di totale tranquillità, con spazio per belle giocate e anche per il terzo gol, una punizione di Alves leggermente, e imparabilmente per Ricardo, deviata da Somoza.
I MIGLIORI: Alves protagonista assoluto, la debolezza del Betis lascia tutto lo spazio al suo calcio enciclopedico. Non c’è dubbio che in generale rispetto alla scorsa stagione il brasiliano sia un po’ calato di rendimento, ma ciò è perfettamente naturale, perché quelli erano livelli disumani. Poderoso Keita, dalla sua area fino a quella avversaria spazza via tutto ciò che trova sul suo cammino.
Gran partita di Jesus Navas e Capel: per il primo è l’ ennesima conferma, il secondo invece attraversa un ottimo momento, con le doti naturali che ha se impara pure a giocare a calcio diventa un mezzo fenomeno. Marcia spedito Luis Fabiano, respinge l’ attacco di Tamudo e si isola in testa alla classifica cannonieri con 12 gol.
Edu l’ unico che ci prova nel Betis, ma è condannato (situazione familiare) a un isolamento disperante.
I PEGGIORI: Ovviamente per il Betis è una condanna generalizzata. Due-tre sottolineature: Sobis, talento vero che rischia di perdersi per essere capitato nel posto più sbagliato al mondo (e oltrettutto gioca pure fuori ruolo); José Mari, l’ utilità del cui acquisto riescono a cogliere solo gli ingegni più portati all’ astrazione; Mark Gonzalez, giocatore ampiamente sopravvalutato (a suo tempo pure da me, faccio mea culpa).
Sevilla (4-4-2): De Sanctis s.v.; Alves 7,5, Mosquera 6, Escudé 6, Drago 6; Navas 7, Poulsen 7 (79'), Keita 7, Capel 7 (71'); Kanouté 6,5, Luis Fabiano 7 (64').
In panchina: Vargas, Adriano s.v. (64'), Duda, Martí s.v. (79'), Chevantón s.v. (71'), Maresca, Crespo.
Betis (4-2-3-1): Ricardo 5,5; Melli 5,5, Juanito 5, Rivas s.v. (29'), Damiá 5; Arzu 5,5, Rivera 5; Sobis 5 (46'), Edu 6, Mark 5 (69'); J. Mari 5.
In panchina: Casto, Caffa, Fernando, Pavone, Xisco s.v. (69'), Somoza 5 (46'), Toni 5,5 (29').
Goles: 1-0 (26'): Luis Fabiano marca con el brazo. 2-0 (42'): Luis Fabiano remata de cabeza un pase de Alves. 3-0 (63'): Alves, de falta, ayudado por Damiá.
Árbitro Undiano Mallenco, Comité Navarro. Amonestó a los visitantes Melli (18'), Mark González (45'), José Mari (46') y Somoza (62'). Y a los locales Drago (33') y Luis Fabiano (60').
Incidencias Sánchez Pizjuán. 45.000 espectadores. Unos 1.000 aficionados béticos.
7 Comments:
Come hai detto giustamente tu, il divario tecnico, tattico, atletico (totale insomma) fra le due squadre ha fatto la differenza, il Betis ormai sono due anni (se non tre) che è davvero una pena: una squadra senza gioco, spuntata davanti e debole dietro.
Come hai detto giustamente tu, il divario tecnico, tattico, atletico (totale insomma) fra le due squadre ha fatto la differenza, il Betis ormai sono due anni (se non tre) che è davvero una pena: una squadra senza gioco, spuntata davanti e debole dietro.
Come ho scritto sul mio post, una cosa da sottolineare è la predisposizione tattica del Sevilla a pressare alto già sulla trequarti avversaria, questo fatto unito all'incosistenza del betis ci ha fatto vincere la partita.
Giusto: arrivavano prima su tutte le respinte, che in genere è uno dei segnali-chiave per capire chi è messo meglio in campo.
Edoardo, il link al tuo blog è pronto.
Concordo con Kerzha: questo Betis è davvero terrificante. Mandare via Cuper non è servito a nulla, la situazione è sempre la stessa. Di note positive non ne vedo. Note positive che però abbondano nel Siviglia, dove Luis Fabiano in coppia con Chevanton o Kerzhakov (e io vedo in vantaggio il primo) potrebbe non far rimpiangere l'assenza di Kanouté.
Chevanton è in forma ed è destinato a crescere di condizione e soprattutto morale; Kerzhakov invece avrebbe bisogno di tempo (e quindi minuti nelle gambe) per ritornare ad un livello accettabile, però Manolo Jimènez si sta dimostrando pessimo nella gestione dei giocatori e nella rotazione degli stessi, il tutto andrà probabilmente a discapito del Sevilla in futuro. Inoltre è eccessivamente prudente in trasferta, dove scommetto che farà giocare il solo Luis Fabiano con Renato alle spalle...
Lo ripeto, fossi in Kerzhakov, lascerei il Sevilla a gennaio (leggo che le offerte, specie dalla Premier League e dall'est Europa non mancano, un prestito sarebbe la soluzione migliore): lo voglio bello in forma a giugno e se continua di questo passo, giocando una partita ogni morte di Papa per poi ritornare nell'anominato, rischierebbe pure di non andarci all'Europeo...
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