venerdì, giugno 27, 2008

La tesi di laurea.

Massì, mettiamola alla prova questa teoria di Lineker: il calcio dopo domenica resterà quel giochino in cui alla fine vincono sempre i tedeschi, o succederà che a risultare vincitrice sarà semplicemente la squadra migliore di questo Euro 2008? La squadra migliore nell’ opinione di molti, me compreso, era stata finora la Russia, ma dopo l’ esibizione di stasera la Spagna non può che subentrare nel ruolo con sbalorditiva autorevolezza. Dopo un primo tempo equilibrato (con leggera preferenza per gli iberici), il gol rompighiaccio di Xavi mette in discesa una ripresa nella quale gli uomini di Aragonés a momenti hanno dato l’ impressione di toccare la perfezione calcistica.
Una squadra che al di là delle etichette non aveva entusiasmato per il gioco nelle partite precedenti la Spagna, ma che partita dopo partita è cresciuta nella maturità e nella capacità di occupare razionalmente il campo, fino a questo secondo tempo di sbalorditiva padronanza nel quale l’ avversario sulla carta di maggior esuberanza possibile è stato letteralmente cancellato dal campo. Stavolta a differenza della prima partita del girone la sorte non ha indirizzato la partita, si è trattato perciò a conti fatti di pura e semplice superiorità tecnica applicata fino in fondo.
Da applausi la personalità, da applausi la concentrazione del blocco difensivo che (con l’ aiuto di Senna) ha isolato Arshavin, da applausi la qualità di palleggio, da applausi la capacità di alternare sapientemente (e in certi momenti direi quasi sadicamente) le varie fasi del gioco, non subendo mai la corrente del match ma anzi imponendo le proprie priorità in ogni momento, ora rallentando ora accelerando, ora congelando col possesso-palla e facendo salire la squadra in cerca di spazi, ora lanciando contropiedi fulminanti che in due-tre passaggi trovano la via della porta avversaria. Tutto questo coniugando allegria e disciplina, mantenendo le posizioni giuste una volta persa palla e riuscendo a togliere alla Russia il punto forte delle verticalizzazioni, senza mai spendere falli vistosi.
Tolta la possibilità di distendersi, per la Russia, vista francamente un po’ indecisa fra il pressing alto e il ripiegamento nella propria metacampo (col risultato che nessuna delle due strategie è stata applicata veramente, e la Spagna ha sempre trovato sia il tempo per iniziare l’ azione che gli spazi da percorrere nella trequarti), si è trattato di correre dietro al palleggio dell’ avversario, rivelatosi alla lunga incontrollabile dopo l’ ingresso di Cesc (causa infortunio a Villa nel corso del primo tempo: Il Guaje salterà la finale) e il passaggio ai cinque centrocampisti, i quali hanno dilagato negli spazi sempre più ampi apertisi dopo il vantaggio.

In avvio, approccio migliore della Spagna, che sa di più cosa vuole rispetto a una Russia che nei primi venti minuti soprattutto denuncia una certa indeterminatezza. La squadra di Hiddink non arretra in massa nella sua metacampo, mantiene abbastanza alti i suoi elementi offensivi suggerendo l’ intenzione di voler continuare anche in questa partita a coinvolgere molti uomini nelle sue trame corali, ma al tempo stesso non pressa minimamente l’ inizio dell’ azione spagnola. Non c’è ostruzionismo, i palleggiatori di Aragonés hanno il tempo per giocare e in una partita dall’ andamento fluido possono chiaramente far pesare la loro superiorità tecnica, arrivando con una certa facilità al limite dell’ area avversaria.
Come detto, non esiste una prima linea di pressing fra i russi, gli attaccanti però in assenza di questo non ripiegano nemmeno a fare densità, il centrocampo viene preso in mezzo perché non sa se accorciare verso l’ attacco o la difesa (e si trova in ricorrente inferiorità numerica quando Iniesta e Silva, presto invertiti da Aragonés, tagliano verso il centro), la Spagna rispetto al match con l’ Italia porta avanti anche Ramos impegnando Zhirkov e lasciando così i due centrali russi, Ignashevich e V. Berezutsky, in balia di Villa e Torres, i quali hanno un passo differente e, allargandosi e attirando i centrali avversari verso l’ esterno, creano spazi l’ uno per l’ inserimento centrale dell’ altro. Questa relativa facilità di gioco da parte spagnola si traduce in due-tre pericoli per la porta di Akinfeev ad inizio partita (un cross di Xavi sul quale non arriva Sergio Ramos nell’ area piccola, una combinazione Villa-Torres conclusa male dal Niño davanti ad Akinfeev, un tiro da fuori insidioso di Villa).
Nel cuore del primo tempo la partita però si riequilibra, la Spagna perde continuità e ritmo fra centrocampo e attacco, la mediana russa ha modo di salire e, anche se Arshavin resta disattivato, Pavlyuchenko trova un maggiore coinvolgimento. Rispetto ad Arshavin i difensori spagnoli fanno più fatica a controllare la fisicità del centravanti dello Spartak Mosca. Fisicità e anche buone maniere dal punto di vista tecnico, come dimostra l’ elegante destro a girare (visto anche nelle precedenti partite, evidentemente è un colpo che va molto a genio al buon Roman) sventato con un gran tuffo da Casillas, non rilevato dall’ arbitro che non assegna il calcio d’ angolo. Pochi minuti dopo di nuovo Pavlyuchenko fa valere la sua stazza quando in area si smarca fra Marchena e Capdevila un po’ disattenti, stoppa di petto un pallone a spiovere dalla trequarti di Zhirkov ma, disturbato dagli avversari, svirgola a lato di sinistro.
Nella fase in cui la Russia sta guadagnando più campo, per la Spagna si aggiunge poi lo scossone dell’ infortunio di Villa, al quale Aragonés reagisce decidendo con la consueta nettezza vista finora in quest’ Europeo: entra Fabregas, il che vuol dire lasciare una sola punta.
Rispetto al 4-1-4-1 delle amichevoli è più un 4-4-1-1, col giocatore dell’ Arsenal trequartista e Xavi sulla linea di Senna, però i problemi posti sul tavolo da questa mossa rimangono gli stessi: si sentirà di più la mancanza di un’ altra punta a fornire sbocchi in profondità oppure peserà maggiormente il più stabile controllo della mediana offerto dal centrocampista in più? Il secondo effetto si vede da subito, Cesc più i due centrali più i due esterni che si accentrano tornano a mettere in mezzo il centrocampo della Russia, sempre indecisa fra l’ opzione del pressing alto e della densità nella propria metacampo, in difficoltà ancora maggiore trovandosi contro un avversario che fa scorrere il pallone a uno-due tocchi con la massima precisione (“first touch”, “first touch”, ripeteva Hiddink nelle interviste a fine partita).
Ma rimane per la Spagna il problema di coprire l’ area avversaria, di arrivare alla conclusione possibilmente con più giocatori del solo Torres, e così i giocatori di Aragonés passano le fasi finali del primo tempo più che altro a registrare e assimilare il cambio di formazione, con scarsa profondità e in qualche momento andando troppo a chiudersi e a rallentare l’ azione nel centro della trequarti.

La ripresa comincia con il fatidico gol del vantaggio spagnolo, che testimonia un altro piglio e una maggior scioltezza degli uomini di Aragonés rispetto al primo tempo: la costruzione è magistrale, parte da un palleggio insistito e uno scambio di posizioni costante fra Senna, Xavi, Silva e Cesc che libera infine uno spazio tra le linee (solito problema di distanze fra centrocampo e difesa russo, problema che a mio avviso parte dalla passività degli attaccanti in fase di non possesso) per Xavi; il blaugrana trova l’ accompagnamento di tutta la squadra in un’ azione di grande coralità, dove Capdevila porta via l’ uomo in sovrapposizione liberando lo spazio per il tiro-cross di Iniesta, non proprio ortodosso ma efficace nel favorire la deviazione a rete di Xavi, bravo a seguire l’ azione fino in fondo e inseritosi centralmente fra lo sconcertante disinteresse dei centrali russi, vero punto debole della squadra di Hiddink in tutto l’ Europeo, sia che la coppia fosse Shirokov-Kolodin, sia che fosse Ignashevich-Kolodin o Ignashevich-V. Berezutsky come stasera.
Gol che d’ altro canto dimostra come la Spagna abbia saputo rispondere positivamente ai dubbi sorti dopo l’ ingresso di Cesc: non solo il centrocampista in più assicura il pieno controllo del centrocampo, ma l’ area avversaria viene coperta ottimamente dagli inserimenti a turno dei centrocampisti, molto più partecipi in tal senso rispetto a quelle amichevoli nelle quali l’ azione ristagnava paurosamente a metacampo.
Dopo il gol si vede sul serio quel tipo di squadra sognato da Aragonés e che, al di là di certe valutazioni un po’ superficiali, non si era ancora apprezzato compiutamente nel corso della manifestazione: una squadra che gode a possedere il pallone e si organizza armoniosamente attorno ad esso, sfiancando l’ avversario e tenendolo così lontano dalla propria porta (non è un caso che statisticamente Casillas sia il portiere meno impegnato del torneo: non è una questione di sola difesa, è una questione di filosofia di gioco e di identità che dà i suoi frutti), tagliando il campo con un flipper di passaggi a uno-due tocchi e finalmente dando anche un po’ di ampiezza, soprattutto a destra dove uno spettacolare Sergio Ramos prende la moto e scappa in più occasioni, aiutato dalla mancanza di supporto patita da Zhirkov in fase difensiva (mai un raddoppio quando veniva messo in mezzo da Ramos e dal Silva o Iniesta di turno che andava ad appoggiare).
In più la Spagna ha poi un Cesc Fabregas che vede calcio come pochi, che non appena vede lo spazio verticalizza a velocità supersonica (non nel senso che corre lui, è la palla quella che suda), ancora di più con una Russia che inevitabilmente tende ad allungarsi e ad accrescere il suo sbilanciamento (Hiddink non cambia il modulo ma si gioca cambi di maggior propensione offensiva come Bilyaletdinov e Sychev, il quale resta però larghissimo e ininfluente come Saenko). Le Furie Rosse potrebbero anche raddoppiare prontamente, ma stonano nel loro terminale, un Torres che litiga col pallone, duella in goffaggine coi centrali russi e spreca pure un ghiottissimo invito sottoporta di Ramos dalla destra con una improbabile deviazione di ginocchio.
Qui interviene di nuovo Aragonés: il doppio cambio riproposto ancora una volta sa vagamente di scaramantico (a quanto si sa, l’ uomo non è proprio alieno alle superstizioni…), Xavi potrebbe ancora restare in campo, ma Güiza per Torres ci sta tutto. In una situazione nella quale la Spagna può sempre più sfruttare il contropiede, il maiorchino è il più bravo di tutti gli attaccanti spagnoli nel dettare il passaggio in profondità, e rispetto al dispersivo Torres offre un punto di riferimento più certo (e più fresco) per allungare la difesa avversaria.
E Güiza paga subito: la Russia si sbilancia e prende un contropiede avviato da Fabregas che serve Güiza allargatosi sulla destra seguito da Berezutsky; Güiza cede a Ramos arrivato in appoggio, taglia verso il centro dell’ area mentre Berezutsky si addormenta, il resto lo fa il magistrale pallonetto filtrante di Cesc concluso da Güiza con quella freddezza ed eleganza nell’ uno contro uno col portiere avversario che, spesa in quantità industriale negli ultimi due anni coi club, era finora mancata in quest’ Europeo, sostituita da timidi balbettii ed errori a tratti dilettanteschi.
Ormai non ci son più freni, la Russia non ci crede più, si sfilaccia e arriva anche il terzo: Anyukov perde palla in un’ avanzata, torello dei centrocampisti spagnoli, verticalizzazione di Iniesta (un altro uomo dopo il gol del vantaggio) lungo la fascia sinistra, dove Ignashevich scala catastroficamente e lascia via libera a Cesc, il quale non deve far altro che servire Silva smarcatosi a centro area per concludere con freddezza quest’ altro esemplare contropiede.

Per quanto riguarda la Russia, direi che ha cominciato a perdere la partita nella sua linea offensiva: non perché Arshavin sia stato annullato (brutto segnale in termini di personalità, ma non possono essere separate le sue colpe da quelle del resto della squadra), non perché sia mancato Pavlyuchenko, che anzi è risultato l’ unico pericolo vero per la Spagna, ma perché a certi livelli non si possono regalare all’ avversario due-tre uomini (ci metto anche Saenko) oltre la linea della palla in questo modo: va bene, non vuoi pressare alto, allora ripiega e fai mucchio nella tua metacampo, e invece non è avvenuto nemmeno questo, sicchè il centrocampo russo si è trovato abbandonato e sempre preso in mezzo, spesso in inferiorità numerica, indeciso (perché di fatto impossibilitato a decidere) se accorciare verso l’ attacco o verso la difesa, col risultato che la Spagna ha avuto gli spazi che desidera fra le linee e ha fatto tutto il male di questo mondo a una difesa la cui debolezza nei due centrali ha costituito come ricordato sopra un po’ un filo conduttore di quest’ Europeo russo.


LE PAGELLE

Casillas: Fa da spettatore per gran parte del match, la tendenza della sua squadra a soggiornare per lungo tempo col pallone nella metacampo avversaria e la disciplina della linea difensiva gli tolgono pressione, ma Iker ribadisce comunque la sua classe in un paio di interventi: splendido quando sullo 0-0 nel primo tempo si stira per mandare in calcio d’ angolo (non ravvisato dall’ arbitro) il destro a girare a fil di palo di Pavlyuchenko, un po’ meno decisivo ma comunque di qualità l’ intervento su colpo di testa ravvicinato di Sychev a fine partita, già sul 3-0. VOTO: 6,5.
Sergio Ramos: Fa davvero piacere vedere un giocatore reagire in questa maniera alle critiche, farne tesoro per migliorarsi. La prestazione del madridista è stata di una perfezione che lascia allibiti, gambe e testa al servizio della causa comune. Il suo era uno dei compiti più delicati, coprire la zona dove passava il tifone-Zhirkov (che già lo aveva messo in grosse difficoltà nella partita del girone) e dove non di rado incrocia Arshavin, ed è stato svolto con una concentrazione raramente vista nel giocatore, attentissimo nel non perdere la posizione, e, una volta guadagnato questo, determinante nel respingere ogni tentativo avversario sfruttando le proprie doti atletiche da privilegiato. Il fisico di Zhirkov non ha retto il corpo a corpo, Arshavin ha girato a largo, e il madridista ha avuto modo di esaltare la sua esuberanza in una serie di recuperi e ripartenze chioma al vento davvero impressionanti. Oltre all’ attenzione difensiva, ci ha messo anche un’ intelligenza maggiore nellle avanzate: senza abusare della conduzione di palla e lasciando da parte le frivolezze, è risultato uno dei fattori di dominio della Spagna con le sue efficaci e impetuose sovrapposizioni. VOTO: 7,5.
Puyol: Non sorprende più ormai il suo stato di forma, sensibilmente e sorprendentemente superiore a quello della stagione appena conclusa col club (aiuta anche una squadra che in campo si muove molto più razionalmente, che diciamo?). Reattivo, puntuale in ogni anticipo e in ogni chiusura, autorevole e brillante, c’è anche molto di suo nella brutta partita di Arshavin. Non sbaglia una virgola, poco altro da appuntare. VOTO: 7.
Marchena: Il valenciano comincia a diventare preoccupante, ma nel senso esattamente opposto che si temeva ad inizio Europeo. Ormai sguazza come un pesce nell’ acqua, con Puyol c’è grande intesa e lui sa sempre dove piazzarsi e come intervenire in copertura, frena le iniziative avversarie con l’ intuizione e il senso della posizione e senza fare uso delle rudezze alle quali sarebbe abituato (pare che Aragonés prima dell’ Europeo gli abbia fatto un discorso a quattr’ occhi chiedendogli di frenarsi coi cartellini), oltrettutto rigiocando sempre il pallone per i centrocampisti con perizia (in un’ occasione però ad inizio secondo tempo rischia troppo, volendo giocarla a tutti i costi circondato da tre russi sulla sua trequarti). VOTO: 7.
Capdevila: Va bene, non è proprio il giocatore più determinante o appariscente su questa terra, però la miglior partita della Spagna è stata anche la sua miglior partita. Come al solito molto disciplinato nel tenere la posizione e nell’ accorciare sull’ avversario quando opportuno, stavolta offre anche un leggerissimo ma incisivo contributo alla fase offensiva. È bravo se non altro a sovrapporsi coi tempi giusti e portare via l’ uomo al compagno, come nell’ azione del gol di Xavi dove gli possiamo attribuire un 10% di merito. VOTO: 6,5.
Iniesta: A destra ci gioca solo i primi 5 minuti massimo, poi gravita prevalentemente sulla fascia opposta, anche se con una tendenza ancora più pronunciata rispetto alla partita con l’ Italia ad accentrarsi tra le linee (c’è più spazio, mica per altro). Il primo tempo sembra la degna prosecuzione di un Europeo giocato fino a ieri come se un gatto gli avesse appena attraversato la strada: timidezza, insoliti errori di misura, uno addirittura comico quando Xavi gli serve un perfetto pallonetto smarcante in profondità, lui lo stoppa alla meglio di nuca e poi cicca grossolanamente il destro… La svolta della sua partita è il gol del vantaggio, che ispira con un assist (assist un po’ atipico), e dopo il quale gioca con scioltezza e ricopre il ruolo di maggior protagonismo dopo Cesc nell’ organizzare il palleggio e le sfuriate in contropiede. VOTO: 6,5.
Senna: Non disumano come con l’ Italia, ma nella norma di livelli che di questi tempi per lui sono altissimi. Aiuta davanti alla difesa nell’ isolare Arshavin, spezza e rilancia con maestria ogni pallone che tocca, la sua partita fluisce ordinata, lucida e serena. Come per Puyol, una certezza sulla quale non vale più la pena di spendere tante parole. VOTO: 7.
Xavi: Partita di grande spessore, da uomo di esperienza, classe e intelligenza tattica. Come Ramos, era uno dei potenziali punti deboli che poteva attaccare la Russia, perché soffrendo dal punto di vista atletico e dinamico il blaugrana poteva non coprire al meglio quegli spazi al limite dell’ area che la Russia avrebbe potuto attaccare con gli inserimenti dei centrocampisti. La partita invece si è svolta su ben altri binari: non solo Xavi è stato impeccabile nel posizionarsi in fase di non possesso, ma coi suoi compagni ha dettato legge in quella di possesso, gestendo il gioco con più qualità rispetto alla prova un po’ banale con l’ Italia. Mette in cassaforte la palla, alterna il triangolo corto a qualche intelligente verticalizzazione, facendo sempre la cosa giusta (un seguace di Spike Lee). Nell’ occasione del gol, e in tutta l’ azione di preparazione, ribadisce di saper leggere benone il gioco. VOTO: 7. (dal 24’ s.t. Xabi Alonso: Entra con Güiza ma ha inevitabilmente meno occasioni per mettersi in mostra del maiorchino. Si limita a gestire davanti alla difesa, troppo poco per un giudizio. VOTO: S.V.)
Silva: Meno trascinatore che con l’ Italia, ma solo perché stavolta, soprattutto nel secondo tempo, il trascinatore è il collettivo. Ciò non altera la sua inerzia nettamente positiva, importante in particolare, più di Iniesta, nell’ accentrarsi in appoggio a Senna, Xavi e Fabregas e creare situazioni di superiorità numerica nei confronti del terzetto di centrocampo russo gettato in pasto ai leoni da Arshavin, Pavlyuchenko e Saenko, dalle quali si innescano poi le vantaggiose situazioni tra le linee che hanno beneficiato la Spagna. Sempre abbagliante la sua tecnica cristallina al servizio del collettivo, chiude i conti in contropiede. VOTO: 7.
Villa: La nota negativa della serata il suo infortunio, potrebbe essere una assenza gravissima in finale (finale in preparazione della quale la UEFA per me ha dato troppi pochi giorni alla Spagna) visti i difensori centrali della Germania. Parte in maniera interessante, ma quando calcia una punizione si procura l’ infortunio muscolare che provoca la sua uscita anzitempo. VOTO: S.V. (dal 34’ p.t. Cesc Fabregas: Hombre del partido, entra e consegna definitivamente le chiavi del centrocampo alla sua squadra, disegnando poi traiettorie in profondità da genio assoluto. Quando riparte e vede lo spazio può metterti in un amen davanti al portiere avversario, col suo sublime stile minimalista, che riduce all’ osso i tocchi e i fronzoli per andare alla sostanza del calcio. Una meraviglia il colpo sotto ad ispirare il 2-0 di Güiza. VOTO: 8)
Fernando Torres: Continua a non essere il suo Europeo, in una nazionale che non si potrà mai adattare pienamente al suo stile di gioco. Il movimento e la velocità impegnano sempre i due centrali russi, ma entrato in contatto col pallone o conclude debolmente oppure fa una confusione pazzesca: sembra un cacciatore che insegue mille lepri, il pallone scappa come una saponetta, lui balla come un tarantolato e spesso va a sbattere contro i tutt’ altro che sicuri centrali russi. Francamente non riesco a capire com’è che comunemente gli si attribuisca una grande tecnica. VOTO: 5,5. (dal 24’ s.t. Güiza: L’ “Arciere” raddrizza la mira, torna freddo e risolutivo come con Mallorca e Getafe. Il tocco sull’ uscita del portiere è un colpo familiare, per il resto offre un riferimento almeno ieri sera più credibile di Torres nel ribaltare l’ azione. VOTO: 6,5)

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2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Quando è uscito villa ho ripensato alle nostre osservazioni su questo blog...poi ho visto i russi spaesati,la palla girare e gli spagnoli battere i russi proprio sul piano atletico,cosa che non era riuscita nemmeno all'olanda,e i russi rinunciare al pressing dopo un ora di gioco,con il risultato che la partita diventa un monologo.
Peccato per la russia,un grande allenatore,tanti bravi giocatori e un bell'europeo,escono a testa alta nonostante il risultato.

Il gol di xavi ad inizio secondo tempo ha aiutato tantissimo,si sono aperti gli spazi che hanno poi permesso alla spagna di sfruttare le sue doti migliori,il palleggio e il possesso palla.
Benissimo la difesa,ha concesso pochissimo,il centrocampo poi è riuscito nell'intento di fare gioco,con una sola punta,senza ingolfarsi e anzi,nel corso della gara sono uscite fuori le doti individuali di giocatori come cesc (bellissimo l'assist per il secondo gol) e di david silva,altra grande partita da parte sua,si sta consacrando ai livelli più alti e il futuro è suo.
Sull'attacco,mi spiace per villa,perdere la finale dopo che sei capocannoniere in quel modo,con un infortunio muscolare di pochi giorni è veramente assurdo,e lui rimane uno due pochi insostituibili della spagna,maluccio torres,poco lucido,sbaglia molto e va in difficoltà con i centrali russi,bene guiza,meno confusionario e più in partita delle altre volte che s'è visto in campo,segna il gol che chiude la partita e si muove bene,meglio di torres,con la germania lo vedo meglio di torres,se lo schema sarà quello a punta unica,che però ha i suoi soliti difetti...

Ciao,

Manuel.

9:24 AM  
Blogger valentino tola said...

L' assenza di Villa fa rabbia e potrebbe risultare molto pesante, pensando a lui e Torres contro Metzelder e Mertesacker.
La speranza è che il modulo a una punta venga applicato esattamente come nel secondo tempo di avant' ieri, ovvero con mobilità, creazione di spazi e inserimenti nell' area avversaria, bisogna evitare un palleggio sterile e inconcludente come quello delle amichevoli.
Però vedo un paio di problemi per questa finale: il clima non mi piace, troppi complimenti, troppe interviste etc., quando invece la Germania nessuno la considera e arriva tra l' altro con un giorno in più per preparare la gara (oltre a meno minuti nelle gambe).
L' altro punto è che la Germania avrà le idee sicuramente più chiare rispetto alla Russia sul tipo di partita da fare: ripiegherà tutta nella metacampo, cercherà una prestazione tipo quella col Portogallo, anche se rispetto al trio lusitano Petit-Deco-Moutinho la Spagna presenta un quintetto di centrocampisti propensi ad accentrarsi e cercare lo spazio tra le linee (tranne Senna che rimane ancorato), una situazione che potrebbe rivelarsi più difficile da controllare per il terzetto Frings-Hitzlsperger-Ballack (conto molto sulla passività di quest' ultimo in fase di non possesso, per poter iniziare l' azione tranquilli), senza contare che in tutte le partite precedenti meno quella col Portogallo ha lasciato a desiderare proprio la copertura di questo spazio fra difesa e centrocampo da parte dei tedeschi.
Sarà fondamentale mantenere attenzione e ordine in fase difensiva, come nelle partite precedenti, perchè se non commetti errori da questo punto di vista alla lunga puoi far pesare la tua superiorità tecnica.
Bisogna attaccare sulla loro fascia sinistra, come ha fatto la Turchia: il fatto di avere cinque centrocampisti può essere positivo perchè offre migliori margini di copertura alle avanzate di Sergio Ramos, che potrebbe giocare più libero di spingere come già è stato in questa semifinale.
La Germania va attaccata da quella parte perchè Lahm difende male e Podolski aiuta poco, già si è visto con Bosingwa nel quarto col Portogallo.
Tenere palla, conservare le posizioni una volta persa palla, tenerli lontani dall' area e concedere meno calci piazzati possibile sarebbe già metà dell' opera.

4:56 PM  

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