giovedì, giugno 05, 2008

Spagna-USA, c’è ancora molto lavoro da fare.

Ieri sera al Sardinero di Santander un test già più attendibile rispetto a quello di sabato scorso col Perù, perché gli USA come prevedibile hanno proposto un’ organizzazione difensiva più ostica, un 4-4-2 scolastico ma capace di coprire bene il campo e ostacolare le linee di passaggio, un assetto ormai abbastanza tradizionale del calcio yankee, assolutamente all’ altezza da un punto di vista tattico. Un test attendibile che non incoraggia di certo chi tiene alle sorti della Spagna: orripilante il primo tempo, un’ assenza totale di ritmo e profondità che rende patetica la candidatura di questa squadra alla vittoria finale, un po’ meglio l’ ultima mezzora, dove vuoi per orgoglio vuoi per qualche movimento (e qualche cambio) meglio eseguito la Spagna ha cominciato a impossessarsi veramente del gioco, creando occasioni e arrivando infine al gol della vittoria con un’ opera d’ arte di Xavi (controllo di tacco a seguire che manda a vuoto l’ avversario sulla trequarti, slalom fra i due difensori centrali ed esecuzione fredda sull’ uscita del portiere).

Il primo tempo credo confermi tutte le perplessità da me espresse sull’ utilizzo del 4-1-4-1 come modulo di base. Sinceramente, a parte alcune situazioni all’ interno di una partita e avversari particolari, non vedo una squadra realmente competitiva con quest’ assetto. Ieri oltre a Iniesta (gastroenterite) mancava Villa (a rischio anche per la Russia, sarebbe un duro colpo perché si tratta dell’ elemento chiave per il passaggio al 4-4-2 che renderebbe un po’ più presentabile questa Seleccion), quindi Aragonés ne ha approfittato per ributtare nella mischia Cesc, schierato mezzala assieme a Xavi con Xabi Alonso vertice basso. Risultato per il sottoscritto: una cosa a metà fra il sonno e l’ indignazione.
Si è vista una Spagna letteralmente PIOMBATA: il 4-1-4-1 risponde certamente a esigenze difensive non trascurabili (essendoci pochi giocatori nella Spagna abili a rubare palla, Aragonés supplisce facendo numero a metacampo), ma per il resto imprigiona la squadra in una ragnatela che non porta da nessuna parte. Essendo poco predisposta al recupero alto del pallone, la Spagna del primo tempo ha spesso rinculato cercando la densità nella propria metacampo, ma così ha accentuato ulteriormente la sua gigantesca difficoltà a proporre transizioni rapide.
Trovandosi spesso molto bassa a iniziare l’ azione da Puyol e Marchena, con uno Xabi Alonso molto flemmatico (eufemismo) e con Cesc e Xavi, due doppioni, costretti a retrocedere per raccogliere palla, Torres isolato oltre che arruffone e incapace di costituire un punto di riferimento credibile giocando da unica punta, senza la possibilità di semplificare verticalizzando in cerca di appoggi là davanti o buoni movimenti tra le linee (tipo il Villa di sabato), la Spagna si è trovata di fatto impossibilitata a far avanzare di un metro l’ azione, sempre lontanissima da Friedel e con qualche giustificatissimo fischio dagli spalti del Sardinero ad accompagnarne l’ azione perennemente orizzontale. Né son valsi a vivacizzare l’ azione Cazorla e Silva, assai marginali. Sembra davvero di vedere una fotocpia persino sbiadita del Barça di quest’ anno.
Andazzo che si è prolungato anche nel primo quarto d’ora del secondo tempo, per poi mutare in coincidenza col passare dei minuti e i cambi di Aragonés. Il trascorrere dei minuti ha tolto intensità all’ azione statunitense, provocando un arretramento del baricentro degli uomini di Bob Bradley (che nel secondo tempo non hanno più Adu, molto vivace nei primi 45 minuti) e un contestuale avanzamento di quello spagnolo; Aragonés non modifica il 4-1-4-1, anzi in teoria accentuerebbe pure l’ imbottigliamento inserendo De la Red per Silva (con Cazorla che passa a sinistra e Cesc che va teoricamente a partire dalla destra), ma l’ ingresso del getafense e di Senna e De la Red dà invece più tono al centrocampo, Güiza unica punta (abituatissimo al ruolo nella sua esperienza maiorchina) si muove meglio di Torres, viene incontro e offre buone sponde alle iniziative di un centrocampo più mobile, che comincia finalmente a dare passaggi in verticale e a proporre triangolazioni e inserimenti senza palla sulla trequarti.
In questa fase si può dire che la Spagna passa veramente a controllare il gioco (che è ben diverso dall’ avere un semplice predominio nel possesso palla), non esaltando ma proponendo comunque una più accettabile fluidità di manovra. Con la squadra stabilmente nella metacampo avversaria, più movimento e migliori opzioni di passaggio, è Xavi a salire in cattedra disputando una eccellente ripresa: le azioni migliori sono una traversa colpita dallo stesso Xavi, il palo colpito da Senna al termine di una splendida azione manovrata fra Xavi, Güiza, di nuovo Xavi e Cesc, azioni che rendono maturo il vantaggio spagnolo, ottenuto da Xavi col capolavoro ricordato a inizio articolo.
Xavi uomo-partita dunque, e qui ripropongo una questione sulla quale insisterò alla noia, ovvero il dualismo fra lui e Cesc. Anche ieri si è visto come il 4-1-4-1 appesantisca la squadra, e come la presenza contemporanea di Xavi e Cesc sia qualcosa di problematico. Due giocatori dalle mansioni simili, due giocatori che assorbono e accentrano gran parte del gioco delle loro squadre: il succo è che se hai già Xavi (o Cesc) che funziona, aggiungere Cesc (o Xavi) ti aggiunge poco o nulla e ti toglie un giocatore che potrebbe essere prezioso in altre zone del campo. Snellire, snellire e snellire la manovra dovrebbe essere la parola d’ ordine.
I flussi del gioco passano quasi tutti per Xavi, e questo penalizza Cesc, che ci mette anche poco di suo a dire il vero per uscire dall’ anonimato. I valori assoluti indicherebbero il giocatore dell’ Arsenal come il titolare designato, ma ad oggi il blaugrana sta dimostrando di meritarsi la maglia da titolare aprioristicamente assegnatgli da Aragonés. Titolare in un 4-4-2, of course.

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2 Comments:

Blogger Federico Casotti said...

Ciao Valentino, grazie per il messaggio sul blog. Ho letto con interesse le tue analisi sulla Spagna, e per quanto ho visto io non posso che essere d'accordo con te. Contro gli Stati Uniti il centrocampo era come ingolfato, con Xavi e Fabregas che troppo spesso si pestavano i piedi. Una sola punta, per quanto si chiami Fernando Torres, non è evidentemente abbastanza per pensare di superare squadre più forti degli States.

Altre due annotazioni: a me Xabi Alonso non è dispiaciuto, si è limitato a una serie di innocui passaggi "alla Giannini" ma la sua presenza in quella zona del campo è fondamentale. Piuttosto, non mi ha convinto per nulla Marchena. Prevedo gli straordinari per Puyol...

12:30 PM  
Blogger valentino tola said...

Ciao Federico, grazie a te per la visita.
A proposito di Cesc e Xavi è interessante quanto ha detto ieri Cesc in un' intervista a El Pais. Oltre ovviamente a negare incompatibilità con Xavi, ha detto però questo (incollo dall' originale, il senso si capisce ampiamente): "en España no juego como en el Arsenal porque la selección no juega como mi equipo. En la selección hay muchos jugadores que pueden llevar el control, pero en el Arsenal sólo hay una fuente en el medio campo. Estoy prácticamente en todas las opciones de ataque. En España, en cambio, hay muchos caminos para llegar". Por eso, dice, aparece menos en la selección: "El rol es diferente y estoy encantado".

Cesc nella Spagna si trova sempre ad intervenire SUCCESSIVAMENTE in azioni che ha già iniziato Xavi, e lo fa spesso in posizioni avanzate che occupa il più delle volte staticamente invece che arrivare in corsa a rimorchio partendo dalla sua metacampo come fa nell'Arsenal.
Non ha lo stesso protagonismo del Cesc dell' Arsenal, e per rendere lui deve essere sempre al centro del gioco. Se c'è già Xavi, lui diventa quasi pleonastico (togliendo un giocatore utile da altre zone del campo e per altre funzioni, ovvero il secondo attaccante), e lo stesso discorso si potrebbe fare anche invertendo l' ordine dei fattori.

Xabi Alonso è importante perchè dei centrocampisti è l' unico ad avere il lancio a lunga gittata potente e millimetrico, il che farà comodo oltre alla sua visione di gioco e alle sue geomtrie per mantenere sostenuta la velocità di circolazione del pallone, l' aspetto-chiave di questa nazionale.
In quel ruolo Senna sarebbe l' opzione di maggior vigore difensivo (però rallenterebbe un pochino la circolazione di palla), De la Red l' elemento forse più versatile dei tre (capace di dare ritmo e geometrie ma anche più propenso alla corsa, al contrasto e all' inserimento senza palla rispetto a Xabi Alonso), attenzione a quest' ultimo, un mio pallino.

Con Marchena sfondi una porta aperta, è sorprendentemente un punto fermo per Aragonés, per due fattori direi: la povertà di difensori di livello che impera in Spagna attualmente, e la capacità di impostare l' azione dalle retrovie che rende in qualche modo importante il valenciano in una squadra che è obbligata a fare del palleggio il suo punto di forza (tu che sei un cultore di calcio olandese lo sai bene: non ha senso limitare ad un solo giocatore le capacità geometriche, tutti devono saper costruire gioco, sennò rimangono dei punti nei quali la manovra di una squadra si può facilmente inceppare).
Però come detto non finbisce di sorprendere la presenza di un giocatore ormai non più all' altezza da difensore: nel Valencia ultimamente ha giocato e convinto maggiormente da centrocampista difensivo, da difensore la sua legnosità sul breve è un rischio continuo, comporta spesso fallacci e cartellini pesanti, per non parlare della presenza sempre meno autorevole e sicura nei pressi della propria area.
Quindi straordinari per Puyol, e il problema è che non sembra più il miglior Puyol... quella spagnola è una difesa potenzialmente molto vulnerabile, soprattutto sulle palle alte, le potrà dare forse un po' di respiro il fatto che la squadra tenga molto il pallone.

5:45 PM  

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