Ora sono maggiorenni.
La Spagna passa i quarti di finale, lo fa il 22 Giugno e lo fa ai rigori, contro i campioni del mondo. Abbattute tutte le maledizioni e i complessi possibili, al termine di una partita sostanzialmente equilibrata (soprattutto a partire dal secondo tempo, nei primi 45 minuti l’ Italia non aveva intenzione di giocare), dove l’ Italia ha avuto le due occasioni più ghiotte con Camoranesi e Di Natale, ma dove d’ altro canto la squadra di Aragonés senza entusiasmare ha prodotto una mole di gioco maggiore e proposto una qualità e un’ autorevolezza complessivamente superiori, calcando le zone in prossimità di Buffon con maggiore costanza e convinzione, pur nell’ ambito di una partita nella quale il rispetto reciproco è stata la variabile dominante.
Rispetto reciproco ma declinato diversamente dalle due squadre: in troppi momenti è stato un rispetto eccessivo da parte dell’ Italia, mentre da parte spagnola si è trattato di un rispetto dettato dalla sana volontà di non commettere ingenuità e di curare i dettagli, fondamentali in un’ eliminazione diretta, pur senza rinunciare a fare la partita. In questo senso, al di là dell’ aleatorietà dei calci di rigore, si può dire che le Furie Rosse hanno offerto la prestazione più completa e matura del loro Europeo, presentando i requisiti giusti per sedersi al Tavolo dei Grandi.
Il primo tempo è piuttosto lento e bloccato, seppure sotto il chiaro controllo spagnolo. L’ approccio degli uomini di Aragonés è quello giusto, proporre il proprio calcio di possesso con personalità ma sempre mantenendo la necessaria prudenza e conservando le giuste distanze, ponendosi con uguale attenzione il problema di cosa fare con la palla fra i piedi e di come organizzarsi subito dopo averla persa, senza dare adito al contropiede avversario.
La coordinazione fra i reparti e il posizionamento della squadra son più corrette rispetto a quella delle partite con Russia e Svezia, Xavi gioca più vicino a Senna in fase di non possesso evitando buchi nel mezzo, la condotta della linea difensiva è più che positiva, perché i quattro dietro si intendono meglio rispetto alle scorse gare, si muovono in blocco con criterio, accorciano, alzano la linea coi tempi giusti riuscendo nell’ obbiettivo di allontanare Toni dall’ area di rigore, depotenziando l’ arma della palla lunga da parte italiana e obbligando il bomber del Bayern Monaco a mostrare i suoi limiti di rapidità e tempismo sul filo del fuorigioco.
Da parte italiana c’è invece una passività abbastanza deprimente, una voglia di impedire di giocare più che di giocare sin troppo accentuata per essere una semplice e rispettabile scelta strategica. Va detto poi che si tratta più di paura pura e semplice che di un’ organizzazione tattica razionale. Gli azzurri neanche lontanamente abbozzano un pressing sull’ inizio dell’ azione spagnola, tendono ad affondare nella loro metacampo abbastanza disordinatamente, ammucchiandosi senza coprire gli spazi tra le linee e senza preparare degli appoggi e delle vie di fuga credibili per lanciare il contropiede. Toni resta isolato, il centrocampo romanista fallisce del tutto (imbarazzante la prova di Aquilani) sia nel compito di avviare le transizioni offensive (direi che è appena appena mancato Pirlo…) sia nel sostegno a Toni dalla seconda linea, completamente inesistente.
Ci sarebbe Cassano col suo delizioso trattamento del pallone, lo svagato Sergio Ramos di inizio partita (in seguito il madridista si rimboccherà le maniche e baderà finalmente al sodo) lo soffre anche parecchio nell’ uno contro uno, ma il problema è che il baricentro italiano è troppo arretrato, il barese è schiacciato spesso in una posizione di terzino aggiunto e quando deve ripartire i metri da percorrere sono troppi, ingrato pretendere la luna da un talento ingabbiato in queste condizioni, condizioni fra le quali figura il divieto quasi assoluto di assistere centralmente Toni come seconda punta.
La Spagna ha l’ indiscusso monopolio del possesso-palla, ma offre una scarsa sensazione di pericolo perché troppo lineare nei primi 20-25 minuti. Le cose migliorano quando Aragonés introduce in corsa quello che Quique Sánchez Flores in un’ intervista su “As” alla vigilia aveva definito “disordine offensivo”, indicandolo a ragione come il maggior punto di forza di questa nazionale: con ciò si denota la grande mobilità dalla trequarti in su, la capacità di abbandonare le proprie posizioni di partenza per proporre diagonali fra le linee nel caso dei falsi centrocampisti esterni e tagli in profondità o dal centro verso le fasce nel caso di Villa e Torres, anomalo tandem di seconde punte.
Con Silva a sinistra e Iniesta a destra, entrambi sulle fasce corrispondenti al piede preferito, le traiettorie del 4-4-2 di inizio partita erano troppo canoniche; giusto invertirli come fa Aragonés da metà primo tempo, giusto investire tutto sulle loro inclinazioni al ricamo sulla trequarti invece che sprecarli in un’ illusoria ricerca dell’ ampiezza. Non è che la Spagna crei il finimondo, ma è più credibile ora perché trova appoggi e possibilità di sfondamento in zona centrale con le triangolazioni strette fra Iniesta, Silva e i due attaccanti, sempre molto bravi a cercarsi lo spazio per allargare o allungare la difesa italiana a seconda delle situazioni e aprire la via per le conversioni in zona centrale soprattutto di Silva, brillante e intraprendente partendo da destra, situazione che peraltro offre il vantaggio di bloccare in una certa misura Grosso, una delle più pericolose armi offensive italiane.
Silva spara anche una fucilata di poco a lato, ma la migliore occasione, o meglio la miglior quasi-occasione del primo tempo è dell’ Italia, col colpo di testa a botta sicura di Toni respinto in maniera un po’ goffa da Marchena davanti a Casillas.
Dalla ripresa in poi la partita vive una maggiore fluidità: comincia forse a pesare il caldo, e cominciano le squadre ad allungarsi. La Spagna non esercita più quel “dominio placido” del primo tempo, qualche variabile comincia a sfuggire al suo controllo, la partita rischia di mettersi su un piano nel quale attacchi e contrattacchi possono susseguirsi nell’ instabilità generale. Le Furie Rosse non organizzano più i loro attacchi con la stessa prudenza, si portano avanti un po’ disordinatamente e scoprono qualche spazio, Villa e soprattutto Torres si intestardiscono in azioni personali nello stretto invece che finalizzare le giocate nei pressi dell’ area avversaria, forzano perdite di palla pericolose davanti alle quali la Spagna non si mostra tanto pronta a recuperare le posizioni difensive.
Di fronte si pone poi un’ Italia ora un po’ più dignitosamente propositiva, disposta anche ad accompagnare di più coi terzini (soprattutto Grosso, da destra invece non si prova proprio, fascia del tutto sprecata, si vocifera che in quella zona risiedesse tale Capdevila). Il nuovo quadro induce Donadoni al cambio fra l’ inesistente Perrotta (non si è capito francamente quali fossero la sua posizione e le sue reali funzioni) e Camoranesi, sicuramente più consigliato ora che la Spagna più lunga offre qualche spazio in più per giocare la palla tra le linee come sa fare l’ argentino. A questo risponde Aragonés addirittura con un doppio cambio, non convincentissimo perché rischiosamente prematuro e un po’ scontato, una meccanica ripetizione di quelli delle gare precedenti operata su due quarti di un centrocampo fin lì più che sufficiente: comunque la staffetta Xavi/Cesc era da mettere in conto, Cazorla per Iniesta rischia invece di deprimere ulteriormente il talento blaugrana, che fatica a ritrovare la miglior condizione, mentre Cazorla al di là dell’ impegno non offrirà grande incisività, faticando a trovare la posizione come contro la Svezia, sia partendo da destra che da sinistra (però il nano del Villarreal tirerà un rigore esemplare).
Comunque passa un quarto d’ ora difficile la Spagna, nel quale perde il controllo del centrocampo e mette in pericolo i collegamenti con gli attaccanti. Aumentano le palle perse, e la difficoltà nel recuperare le posizioni dopo queste costringe la difesa spagnola a rinculare invece che a accorciare, attirando gli attacchi italiani nella propria area. Qui si nota il peso di Toni (al di là dell’ orrendo rapporto col gol in questo Europeo), dal quale nasce l’ azione più pericolosa di tutta la partita, una situazione di confusione nell’ area piccola spagnola conclusa da Camoranesi e respinta da un Casillas meraviglioso nel non farsi prendere in controtempo con l’ intervento di piede.
È la fase di sofferenza più acuta per la Spagna, che riesce progressivamente ad uscirne riequilibrando la situazione col possesso-palla. Donadoni si gioca anche Di Natale, che forse era l’ opzione preferibile alla vigilia per attaccare lo spazio nella zona di Ramos, ma l’ udinese andrà spesso a destra a cercare le combinazioni con Camoranesi.
Intanto si nota nelle fila spagnole il rilevante mutamento tattico apportato dall’ ingresso di Fabregas: il giocatore dell’ Arsenal agisce molto più avanzato di quanto non facesse Xavi, quasi a disegnare un 4-1-3-2, praticamente si disinteressa dei ripiegamenti, accresce gli spazi da coprire per Senna unico “pivote” e cerca costantemente di appoggiare gli attaccanti e inserirsi a rimorchio. I pro sono rappresentati da una verticalità e un ritmo sicuramente superiori a quelli offerti da Xavi in un contesto nel quale la stanchezza sta allungando le squadre e accrescendo gli spazi, i contro invece si concentrano in un centrocampo ad occhio sempre più sguarnito, nel quale Camoranesi può trovare campo per rifinire. L’ idea cui molti (quorum ego) cominciano a pensare è l’ ingresso di un centrocampista, magari Xabi Alonso, al posto di Torres, in modo da frenare un po’ questi emergenti squilibri.
Aragonés esita, perché tutti sanno che togliere le due punte significa togliere profondità (oltre a gioco sulle fasce, perché gli spostamenti sulle fasce di Villa e Torres devono surrogare anche la spinta dei terzini, ridotta a zero dall’ atteggiamento più prudente del solito imposto dalla delicatezza del match), e finalmente, dopo che Buffon rischia di combinarla grossa su un tiro dalla lunga distanza di Senna (remake del Pagliuca del ’94), si decide al cambio: Güiza per Torres è un cambio che inizialmente fa sobbalzare sulla sedia, ma che ragionandoci sopra ha un suo perché.
Probabilmente “El Sabio” pensa che cercare di pareggiare i conti a centrocampo con uno Xabi Alonso non produrrebbe poi granchè in una fase in cui ormai la stanchezza ha portato le squadre a giocare definitivamente lunghe, quindi opta per giocarsela fino in fondo questa “lunghezza”, consapevole probabilmente che le transizioni offensive della sua squadra possono essere più veloci, profonde e insidiose rispetto a quelle dell’ Italia senza Pirlo e col pesante Toni a sgomitare davanti (un po’ il Kienast dei ricchi ieri): rimangono così sempre due o tre giocatori pronti a ribaltare l’ azione oltre la linea della palla, i due attaccanti che cercano la profondità e aprono gli spazi a rimorchio per Cesc, il quale cerca insistentemente la verticalizzazione ogni volta che c’è da rilanciare l’ azione.
La sensazione di pericolo c’è, si vede quando in apertura di ripresa Silva tira di poco a lato al termine di un azione in cui proprio Cesc era riuscito ad inserirsi nello spazio creato dai due attaccanti (conclusione respinta), ma dall’ altra parte c’è l’ orgoglio dell’ Italia che quelle poche occasioni che crea le crea davvero pericolose: è il caso del colpo di testa di Di Natale, simile a quello di Zidane nei supplementari della finale dell’ ultimo Mondiale, solo che stavolta a levare prodigiosamente il pallone da sotto la traversa c’è San Iker e non San Gigi.
Nei supplementari gli spazi per attaccare da entrambe le parti sono più ampi che mai, solo che ormai la stanchezza ha la meglio e la lucidità è ai minimi termini: l’ Italia a parte qualche iniziativa individuale di Camoranesi fa la solita fatica a trasportare il pallone verso l’ attacco, la Spagna arriva sicuramente con più scioltezza ai limiti dell’ area avversaria, ma si perde al momento dell’ ultimo tocco (Villa sbaglia un controllo ed è costretto ad allargarsi sull’ uscita di Buffon che lo chiude in calcio d’ angolo) oppure si arena su Güiza, più presente negli ultimi metri rispetto a Torres e prezioso nel movimento fra i due centrali, ma anche abbastanza maldestro nelle finalizzazioni. Donadoni nel secondo tempo supplementare si gioca l’ ultima carta, Del Piero per Aquilani, presumibilmente più nell’ intento di avere un grande rigorista che di sfruttare il suo uno contro uno negli spazi così ampi (con uno spudorato senno di poi Alex sarebbe potuto entrare anche prima, vista la buona ispirazione mostrata in un paio di giocate).
L’ ultima emozione la regala allo scadere un diagonale di Cazorla dalla sinistra, a metà fra il traversone e il tiro in porta, con l’ accorrente Villa a disperarsi, addirittura consolato da Buffon. Ecco i rigori: ci sarà pure San Paolino, ma si battono sotto la curva dei tifosi spagnoli, particolare da non trascurare, il resto lo fa lo straordinario Casillas, un Di Natale forse un po’ timidino e la perizia di tutti i tiratori spagnoli meno Güiza (chi scrive era matematicamente certo del suo errore).
PAGELLE
Casillas: L’ uomo-copertina. Meno sollecitato quanto a pura quantità di interventi rispetto a Buffon, compie tuttavia i due interventi più impegnativi e di maggior qualità del match, decisivi e spettacolari in pari misura. Fenomeno in controtempo su Camoranesi, felino su Di Natale, ai rigori completa l’ opera. Nettamente vinto il confronto con Buffon disegnato alla vigilia. VOTO: 8.
Sergio Ramos: Personalmente vedevo nella sua fascia il punto potenzialmente più scoperto della Spagna, l’ avvio è stato da brividi, tanto per gradire in una delle prime azioni un’ incomprensibile uscita fuori dalla sua zona di competenza costringe addirittura Villa a un ripiegamento affannoso, poi svagatezze, interventi fuori tempo, un paio di falli evitabili, le solite leggerezze nei disimpegni, sofferenza su qualche dribbling di Cassano (che pure era il tipo di avversario migliore per lui, uno che viene incontro a chiedere palla e sul quale si può giocare in anticipo invece che uno come Di Natale più propenso ad attaccare lo spazio senza palla). Passata la mezzora però ha avuto l’ intelligenza di correggere il tiro, drizzando le antenne, evitando ogni rischio e rimanendo bloccatissimo come le esigenze della partita suggerivano (non a caso il sottoscritto alla vigilia invocava Arbeloa…). Cresce col passare dei minuti, e si dimostra sempre più attento nella diagonale sui traversoni dalla fascia opposta, migliorando l’ intesa coi due centrali e dando un bell’ aiuto con la sua fisicità sia sui palloni alti che nei raddoppi e nelle chiusure. VOTO: 6.
Puyol: Eccellente, non sbaglia nulla, mescola ardore, concentrazione e tempismo come nelle sue migliori versioni. Accorcia coi tempi giusti, anticipa, sventa il pericolo con decisione, soffre poco sui palloni alti perché Toni resta lontano dalla zona calda per gran parte del match, praticamente non perde un contrasto e in un paio di occasioni sfodera tackle e recuperi marca de la casa. VOTO: 7.
Marchena: Se Puyol non sorprende, per lui il discorso è diverso, e va registrata una crescita evidentissima rispetto alla prima partita con la Russia. Qualche piccolo segnale di miglioramento c’era stato già con la Svezia, ieri è stato praticamente impeccabile. Forse come Puyol è stato anche impegnato poco da un’ Italia che faceva tremenda fatica a distendersi, però si è fatto sempre trovare al posto giusto, dei marchiani errori di posizionamento di altre volte neanche l’ ombra, migliore intesa con Puyol per salire compatti, tenere la linea sufficientemente lontana da Casillas e anticipare. Concentratissimo su ogni pallone, provvidenziale quello che nel primo tempo supplementare sottrae all’ accorrente Toni su un taglientissimo traversone di Grosso dalla sinistra. VOTO: 7.
Capdevila: Spettatore non pagante, non per colpa sua, ma perché l’ Italia non attacca quasi mai da quella fascia e perché le consegne di Aragonés ai terzini sono chiaramente quelle (a mio avviso condivisibili) di rimanere bloccati, anche se una cosa è Sergio Ramos e un’ altra è lui che fra Perrotta ed Aquilani qualche margine in più per andare in sovrapposizione l’ avrebbe. VOTO: 6.
Iniesta: Non riesce ad essere il suo Europeo. Parte da destra, e per lui è un esilio, lo abbiamo detto, in una zona dove tra l’ altro non è garantito il suo eventuale aiuto a Sergio Ramos su Grosso e Cassano. Quando Aragonés inverte la sua posizione con quella di Silva ritrova i suoi movimenti preferiti, ma quello che manca è lo spunto e l’ ispirazione, abbozza qualche triangolazione stretta, tiene qualche pallone ma individualmente non riesce ad aprire nessuna fessura nello schieramento italiano. Comunque la sostituzione, oltre a non essere così necessario Cazorla, potrebbe essere stata una mossa non azzeccatissima da parte di Aragonés dal punto di vista psicologico. VOTO: 5,5. (dal 59’ Cazorla: Cambio di non grande successo, Aragonés cerca più vivacità rispetto all’ Iniesta che non decolla, ma come contro la Svezia il simpatico Santi fatica a trovare una posizione utile al di là della buona volontà e delle buone doti, passando un po’ inosservato. VOTO: 5,5)
Senna: Straordinario, pilastro del centrocampo. I meriti sono ancora maggiori se si pensa che ciò che gli si chiede in nazionale è anche abbastanza diverso da ciò che è solito fare nel Villarreal. Là è lui prevalentemente a dettare i tempi del gioco con a fianco uno scudiero che l’ anno scorso era Josico e quest’ anno è stato Eguren, qui gli si accollano responsabilità grossissime, perché spesso quasi esclusive, di chiusura davanti alla difesa, e in questa mansione si sta affermando come un irrinunciabile elemento d’ equilibrio. Una lettura delle situazioni sempre perfetta, interventi decisi e al tempo stesso pulitissimi, porta a termine una partita difensivamente enorme riducendo al minimo i falli e le sbavature, tranquillizza chi gli sta attorno e fa sempre la cosa più intelligente e pratica, una sicurezza anche col pallone fra i piedi, ragiona e non perde mai la bussola, provando pure la sassata quando è il caso. VOTO: 7,5.
Xavi: Prestazione disciplinata, si stringe più vicino a Senna rispetto alle scorse partite e aiuta nella sua metacampo, in fase di possesso è come sempre il riferimento principale, gestisce con la padronanza che gli è propria dando continuità alla manovra, anche se difetta di rapidità nel far circolare la palla. Quando gli spazi da coprire si fanno più ampi, Aragonés ricorre al più dinamico Cesc. VOTO: 6. (dal 59’ Cesc: Gioca una partita totalmente diversa da quella di Xavi, in un contesto tattico differente e con mansioni radicalmente diverse. Gioca più vicino alle punte che a Senna, si disinteressa abbastanza delle copertura, gioca con una libertà e su ritmi simili a quelli dell’ Arsenal, quando le squadre cominciano ad allungarsi e lui in questi spazi cerca ossessivamente di apportare dinamismo e verticalità, cercando subito le punte in profondità come prima soluzione e cercando costantemente l’ inserimento a rimorchio dentro l’ area avversaria. Glaciale sul rigore decisivo, meriterebbe il posto da titolare. VOTO: 6,5).
Silva: Il suo Europeo è convincente, sta garantendo molta continuità ai suoi sforzi creativi, corre parecchio oltre a inventare. Lo vedi sempre attivo e in partita, probabilmente un giocatore anche in crescita sul piano della determinazione. A differenza di Torres, Villa e Iniesta, quando prende palla non si fa assediare da mille idee contemporaneamente finendo per non attuarne nemmeno una, ha obiettivi chiari ed è incisivo nel perseguirli, ha ispirazione e un passo brillante. Convince soprattutto quando Luis lo sposta a destra, da lì converge, crea panico e prova anche la conclusione dalla distanza con più assiduità di quanto non faccia di solito, sfiorando il gol in un paio di occasioni. Sfuma un pochino alla distanza, ma la prestazione è di spessore indubbio. VOTO: 7.
Torres: Generosissimo, bravo a cercare di aprire gli spazi sugli esterni, tiene sempre sul chi vive i difensori con la sua velocità e la Premier gli ha insegnato a non darsi per vinto su ogni pallone, però non mancano nemmeno le solite sbavature. Lascia spesso perplessi quando viene a prendere palla sulla trequarti e parte solo contro il mondo, sia perché si tratta in molti casi di scelte irrazionali, che coi compagni in piena proiezione offensiva rischiano di scatenare il finimondo a palla persa, sia perché il gioco in spazi strettissimi non è il pezzo forte del suo repertorio, anche se lui non pare avere molto presente questo fatto. Quando il suo gioco si sta facendo troppo dispersivo e di poca utilità per il collettivo, arriva il cambio. VOTO: 6. (dal 85’ Güiza: il suo ingresso ha ragioni tattiche anche comprensibili, mentre Torres aveva perso un po’ di utilità per il collettivo i suoi movimenti fra i due centrali tengono di più sulla corda la difesa italiana e favoriscono anche la creazione di qualche spazio per i rifinitori che arrivano dalla seconda linea, ma chiamato a finalizzare il maiorchino tradisce ancora una volta la sua inadeguatezza a certi livelli, su tutti un bagher in area di rigore per stoppare la palla e un tentativo dal vertice destro con l’ uomo davanti che non c’ entrava proprio nulla. Molto brutto il rigore infine. VOTO: 5,5).
Villa: Se la partita è rimasta bloccata sullo 0-0 nonostante un riconoscibile predominio territoriale spagnolo, è anche per via della poca lucidità sua e di Torres al momento di scegliere la giocata negli ultimi metri. Movimenti pungenti anche per lui, ma quando entra in possesso del pallone, anche nella sua zona prediletta, il vertice sinistro dell’ area di rigore, balbetta giocate assai poco produttive, in alcuni casi scivolando o dribblandosi da solo di fronte agli ottimi difensori italiani che non abboccano alle sue mezze finte poco convinte. La quantità c’è, la qualità affiora raramente (solo in due colpi di tacco a smarcare Fabregas, uno dei quali da cartone animato, sdraiato da terra). VOTO: 6.
Rispetto reciproco ma declinato diversamente dalle due squadre: in troppi momenti è stato un rispetto eccessivo da parte dell’ Italia, mentre da parte spagnola si è trattato di un rispetto dettato dalla sana volontà di non commettere ingenuità e di curare i dettagli, fondamentali in un’ eliminazione diretta, pur senza rinunciare a fare la partita. In questo senso, al di là dell’ aleatorietà dei calci di rigore, si può dire che le Furie Rosse hanno offerto la prestazione più completa e matura del loro Europeo, presentando i requisiti giusti per sedersi al Tavolo dei Grandi.
Il primo tempo è piuttosto lento e bloccato, seppure sotto il chiaro controllo spagnolo. L’ approccio degli uomini di Aragonés è quello giusto, proporre il proprio calcio di possesso con personalità ma sempre mantenendo la necessaria prudenza e conservando le giuste distanze, ponendosi con uguale attenzione il problema di cosa fare con la palla fra i piedi e di come organizzarsi subito dopo averla persa, senza dare adito al contropiede avversario.
La coordinazione fra i reparti e il posizionamento della squadra son più corrette rispetto a quella delle partite con Russia e Svezia, Xavi gioca più vicino a Senna in fase di non possesso evitando buchi nel mezzo, la condotta della linea difensiva è più che positiva, perché i quattro dietro si intendono meglio rispetto alle scorse gare, si muovono in blocco con criterio, accorciano, alzano la linea coi tempi giusti riuscendo nell’ obbiettivo di allontanare Toni dall’ area di rigore, depotenziando l’ arma della palla lunga da parte italiana e obbligando il bomber del Bayern Monaco a mostrare i suoi limiti di rapidità e tempismo sul filo del fuorigioco.
Da parte italiana c’è invece una passività abbastanza deprimente, una voglia di impedire di giocare più che di giocare sin troppo accentuata per essere una semplice e rispettabile scelta strategica. Va detto poi che si tratta più di paura pura e semplice che di un’ organizzazione tattica razionale. Gli azzurri neanche lontanamente abbozzano un pressing sull’ inizio dell’ azione spagnola, tendono ad affondare nella loro metacampo abbastanza disordinatamente, ammucchiandosi senza coprire gli spazi tra le linee e senza preparare degli appoggi e delle vie di fuga credibili per lanciare il contropiede. Toni resta isolato, il centrocampo romanista fallisce del tutto (imbarazzante la prova di Aquilani) sia nel compito di avviare le transizioni offensive (direi che è appena appena mancato Pirlo…) sia nel sostegno a Toni dalla seconda linea, completamente inesistente.
Ci sarebbe Cassano col suo delizioso trattamento del pallone, lo svagato Sergio Ramos di inizio partita (in seguito il madridista si rimboccherà le maniche e baderà finalmente al sodo) lo soffre anche parecchio nell’ uno contro uno, ma il problema è che il baricentro italiano è troppo arretrato, il barese è schiacciato spesso in una posizione di terzino aggiunto e quando deve ripartire i metri da percorrere sono troppi, ingrato pretendere la luna da un talento ingabbiato in queste condizioni, condizioni fra le quali figura il divieto quasi assoluto di assistere centralmente Toni come seconda punta.
La Spagna ha l’ indiscusso monopolio del possesso-palla, ma offre una scarsa sensazione di pericolo perché troppo lineare nei primi 20-25 minuti. Le cose migliorano quando Aragonés introduce in corsa quello che Quique Sánchez Flores in un’ intervista su “As” alla vigilia aveva definito “disordine offensivo”, indicandolo a ragione come il maggior punto di forza di questa nazionale: con ciò si denota la grande mobilità dalla trequarti in su, la capacità di abbandonare le proprie posizioni di partenza per proporre diagonali fra le linee nel caso dei falsi centrocampisti esterni e tagli in profondità o dal centro verso le fasce nel caso di Villa e Torres, anomalo tandem di seconde punte.
Con Silva a sinistra e Iniesta a destra, entrambi sulle fasce corrispondenti al piede preferito, le traiettorie del 4-4-2 di inizio partita erano troppo canoniche; giusto invertirli come fa Aragonés da metà primo tempo, giusto investire tutto sulle loro inclinazioni al ricamo sulla trequarti invece che sprecarli in un’ illusoria ricerca dell’ ampiezza. Non è che la Spagna crei il finimondo, ma è più credibile ora perché trova appoggi e possibilità di sfondamento in zona centrale con le triangolazioni strette fra Iniesta, Silva e i due attaccanti, sempre molto bravi a cercarsi lo spazio per allargare o allungare la difesa italiana a seconda delle situazioni e aprire la via per le conversioni in zona centrale soprattutto di Silva, brillante e intraprendente partendo da destra, situazione che peraltro offre il vantaggio di bloccare in una certa misura Grosso, una delle più pericolose armi offensive italiane.
Silva spara anche una fucilata di poco a lato, ma la migliore occasione, o meglio la miglior quasi-occasione del primo tempo è dell’ Italia, col colpo di testa a botta sicura di Toni respinto in maniera un po’ goffa da Marchena davanti a Casillas.
Dalla ripresa in poi la partita vive una maggiore fluidità: comincia forse a pesare il caldo, e cominciano le squadre ad allungarsi. La Spagna non esercita più quel “dominio placido” del primo tempo, qualche variabile comincia a sfuggire al suo controllo, la partita rischia di mettersi su un piano nel quale attacchi e contrattacchi possono susseguirsi nell’ instabilità generale. Le Furie Rosse non organizzano più i loro attacchi con la stessa prudenza, si portano avanti un po’ disordinatamente e scoprono qualche spazio, Villa e soprattutto Torres si intestardiscono in azioni personali nello stretto invece che finalizzare le giocate nei pressi dell’ area avversaria, forzano perdite di palla pericolose davanti alle quali la Spagna non si mostra tanto pronta a recuperare le posizioni difensive.
Di fronte si pone poi un’ Italia ora un po’ più dignitosamente propositiva, disposta anche ad accompagnare di più coi terzini (soprattutto Grosso, da destra invece non si prova proprio, fascia del tutto sprecata, si vocifera che in quella zona risiedesse tale Capdevila). Il nuovo quadro induce Donadoni al cambio fra l’ inesistente Perrotta (non si è capito francamente quali fossero la sua posizione e le sue reali funzioni) e Camoranesi, sicuramente più consigliato ora che la Spagna più lunga offre qualche spazio in più per giocare la palla tra le linee come sa fare l’ argentino. A questo risponde Aragonés addirittura con un doppio cambio, non convincentissimo perché rischiosamente prematuro e un po’ scontato, una meccanica ripetizione di quelli delle gare precedenti operata su due quarti di un centrocampo fin lì più che sufficiente: comunque la staffetta Xavi/Cesc era da mettere in conto, Cazorla per Iniesta rischia invece di deprimere ulteriormente il talento blaugrana, che fatica a ritrovare la miglior condizione, mentre Cazorla al di là dell’ impegno non offrirà grande incisività, faticando a trovare la posizione come contro la Svezia, sia partendo da destra che da sinistra (però il nano del Villarreal tirerà un rigore esemplare).
Comunque passa un quarto d’ ora difficile la Spagna, nel quale perde il controllo del centrocampo e mette in pericolo i collegamenti con gli attaccanti. Aumentano le palle perse, e la difficoltà nel recuperare le posizioni dopo queste costringe la difesa spagnola a rinculare invece che a accorciare, attirando gli attacchi italiani nella propria area. Qui si nota il peso di Toni (al di là dell’ orrendo rapporto col gol in questo Europeo), dal quale nasce l’ azione più pericolosa di tutta la partita, una situazione di confusione nell’ area piccola spagnola conclusa da Camoranesi e respinta da un Casillas meraviglioso nel non farsi prendere in controtempo con l’ intervento di piede.
È la fase di sofferenza più acuta per la Spagna, che riesce progressivamente ad uscirne riequilibrando la situazione col possesso-palla. Donadoni si gioca anche Di Natale, che forse era l’ opzione preferibile alla vigilia per attaccare lo spazio nella zona di Ramos, ma l’ udinese andrà spesso a destra a cercare le combinazioni con Camoranesi.
Intanto si nota nelle fila spagnole il rilevante mutamento tattico apportato dall’ ingresso di Fabregas: il giocatore dell’ Arsenal agisce molto più avanzato di quanto non facesse Xavi, quasi a disegnare un 4-1-3-2, praticamente si disinteressa dei ripiegamenti, accresce gli spazi da coprire per Senna unico “pivote” e cerca costantemente di appoggiare gli attaccanti e inserirsi a rimorchio. I pro sono rappresentati da una verticalità e un ritmo sicuramente superiori a quelli offerti da Xavi in un contesto nel quale la stanchezza sta allungando le squadre e accrescendo gli spazi, i contro invece si concentrano in un centrocampo ad occhio sempre più sguarnito, nel quale Camoranesi può trovare campo per rifinire. L’ idea cui molti (quorum ego) cominciano a pensare è l’ ingresso di un centrocampista, magari Xabi Alonso, al posto di Torres, in modo da frenare un po’ questi emergenti squilibri.
Aragonés esita, perché tutti sanno che togliere le due punte significa togliere profondità (oltre a gioco sulle fasce, perché gli spostamenti sulle fasce di Villa e Torres devono surrogare anche la spinta dei terzini, ridotta a zero dall’ atteggiamento più prudente del solito imposto dalla delicatezza del match), e finalmente, dopo che Buffon rischia di combinarla grossa su un tiro dalla lunga distanza di Senna (remake del Pagliuca del ’94), si decide al cambio: Güiza per Torres è un cambio che inizialmente fa sobbalzare sulla sedia, ma che ragionandoci sopra ha un suo perché.
Probabilmente “El Sabio” pensa che cercare di pareggiare i conti a centrocampo con uno Xabi Alonso non produrrebbe poi granchè in una fase in cui ormai la stanchezza ha portato le squadre a giocare definitivamente lunghe, quindi opta per giocarsela fino in fondo questa “lunghezza”, consapevole probabilmente che le transizioni offensive della sua squadra possono essere più veloci, profonde e insidiose rispetto a quelle dell’ Italia senza Pirlo e col pesante Toni a sgomitare davanti (un po’ il Kienast dei ricchi ieri): rimangono così sempre due o tre giocatori pronti a ribaltare l’ azione oltre la linea della palla, i due attaccanti che cercano la profondità e aprono gli spazi a rimorchio per Cesc, il quale cerca insistentemente la verticalizzazione ogni volta che c’è da rilanciare l’ azione.
La sensazione di pericolo c’è, si vede quando in apertura di ripresa Silva tira di poco a lato al termine di un azione in cui proprio Cesc era riuscito ad inserirsi nello spazio creato dai due attaccanti (conclusione respinta), ma dall’ altra parte c’è l’ orgoglio dell’ Italia che quelle poche occasioni che crea le crea davvero pericolose: è il caso del colpo di testa di Di Natale, simile a quello di Zidane nei supplementari della finale dell’ ultimo Mondiale, solo che stavolta a levare prodigiosamente il pallone da sotto la traversa c’è San Iker e non San Gigi.
Nei supplementari gli spazi per attaccare da entrambe le parti sono più ampi che mai, solo che ormai la stanchezza ha la meglio e la lucidità è ai minimi termini: l’ Italia a parte qualche iniziativa individuale di Camoranesi fa la solita fatica a trasportare il pallone verso l’ attacco, la Spagna arriva sicuramente con più scioltezza ai limiti dell’ area avversaria, ma si perde al momento dell’ ultimo tocco (Villa sbaglia un controllo ed è costretto ad allargarsi sull’ uscita di Buffon che lo chiude in calcio d’ angolo) oppure si arena su Güiza, più presente negli ultimi metri rispetto a Torres e prezioso nel movimento fra i due centrali, ma anche abbastanza maldestro nelle finalizzazioni. Donadoni nel secondo tempo supplementare si gioca l’ ultima carta, Del Piero per Aquilani, presumibilmente più nell’ intento di avere un grande rigorista che di sfruttare il suo uno contro uno negli spazi così ampi (con uno spudorato senno di poi Alex sarebbe potuto entrare anche prima, vista la buona ispirazione mostrata in un paio di giocate).
L’ ultima emozione la regala allo scadere un diagonale di Cazorla dalla sinistra, a metà fra il traversone e il tiro in porta, con l’ accorrente Villa a disperarsi, addirittura consolato da Buffon. Ecco i rigori: ci sarà pure San Paolino, ma si battono sotto la curva dei tifosi spagnoli, particolare da non trascurare, il resto lo fa lo straordinario Casillas, un Di Natale forse un po’ timidino e la perizia di tutti i tiratori spagnoli meno Güiza (chi scrive era matematicamente certo del suo errore).
PAGELLE
Casillas: L’ uomo-copertina. Meno sollecitato quanto a pura quantità di interventi rispetto a Buffon, compie tuttavia i due interventi più impegnativi e di maggior qualità del match, decisivi e spettacolari in pari misura. Fenomeno in controtempo su Camoranesi, felino su Di Natale, ai rigori completa l’ opera. Nettamente vinto il confronto con Buffon disegnato alla vigilia. VOTO: 8.
Sergio Ramos: Personalmente vedevo nella sua fascia il punto potenzialmente più scoperto della Spagna, l’ avvio è stato da brividi, tanto per gradire in una delle prime azioni un’ incomprensibile uscita fuori dalla sua zona di competenza costringe addirittura Villa a un ripiegamento affannoso, poi svagatezze, interventi fuori tempo, un paio di falli evitabili, le solite leggerezze nei disimpegni, sofferenza su qualche dribbling di Cassano (che pure era il tipo di avversario migliore per lui, uno che viene incontro a chiedere palla e sul quale si può giocare in anticipo invece che uno come Di Natale più propenso ad attaccare lo spazio senza palla). Passata la mezzora però ha avuto l’ intelligenza di correggere il tiro, drizzando le antenne, evitando ogni rischio e rimanendo bloccatissimo come le esigenze della partita suggerivano (non a caso il sottoscritto alla vigilia invocava Arbeloa…). Cresce col passare dei minuti, e si dimostra sempre più attento nella diagonale sui traversoni dalla fascia opposta, migliorando l’ intesa coi due centrali e dando un bell’ aiuto con la sua fisicità sia sui palloni alti che nei raddoppi e nelle chiusure. VOTO: 6.
Puyol: Eccellente, non sbaglia nulla, mescola ardore, concentrazione e tempismo come nelle sue migliori versioni. Accorcia coi tempi giusti, anticipa, sventa il pericolo con decisione, soffre poco sui palloni alti perché Toni resta lontano dalla zona calda per gran parte del match, praticamente non perde un contrasto e in un paio di occasioni sfodera tackle e recuperi marca de la casa. VOTO: 7.
Marchena: Se Puyol non sorprende, per lui il discorso è diverso, e va registrata una crescita evidentissima rispetto alla prima partita con la Russia. Qualche piccolo segnale di miglioramento c’era stato già con la Svezia, ieri è stato praticamente impeccabile. Forse come Puyol è stato anche impegnato poco da un’ Italia che faceva tremenda fatica a distendersi, però si è fatto sempre trovare al posto giusto, dei marchiani errori di posizionamento di altre volte neanche l’ ombra, migliore intesa con Puyol per salire compatti, tenere la linea sufficientemente lontana da Casillas e anticipare. Concentratissimo su ogni pallone, provvidenziale quello che nel primo tempo supplementare sottrae all’ accorrente Toni su un taglientissimo traversone di Grosso dalla sinistra. VOTO: 7.
Capdevila: Spettatore non pagante, non per colpa sua, ma perché l’ Italia non attacca quasi mai da quella fascia e perché le consegne di Aragonés ai terzini sono chiaramente quelle (a mio avviso condivisibili) di rimanere bloccati, anche se una cosa è Sergio Ramos e un’ altra è lui che fra Perrotta ed Aquilani qualche margine in più per andare in sovrapposizione l’ avrebbe. VOTO: 6.
Iniesta: Non riesce ad essere il suo Europeo. Parte da destra, e per lui è un esilio, lo abbiamo detto, in una zona dove tra l’ altro non è garantito il suo eventuale aiuto a Sergio Ramos su Grosso e Cassano. Quando Aragonés inverte la sua posizione con quella di Silva ritrova i suoi movimenti preferiti, ma quello che manca è lo spunto e l’ ispirazione, abbozza qualche triangolazione stretta, tiene qualche pallone ma individualmente non riesce ad aprire nessuna fessura nello schieramento italiano. Comunque la sostituzione, oltre a non essere così necessario Cazorla, potrebbe essere stata una mossa non azzeccatissima da parte di Aragonés dal punto di vista psicologico. VOTO: 5,5. (dal 59’ Cazorla: Cambio di non grande successo, Aragonés cerca più vivacità rispetto all’ Iniesta che non decolla, ma come contro la Svezia il simpatico Santi fatica a trovare una posizione utile al di là della buona volontà e delle buone doti, passando un po’ inosservato. VOTO: 5,5)
Senna: Straordinario, pilastro del centrocampo. I meriti sono ancora maggiori se si pensa che ciò che gli si chiede in nazionale è anche abbastanza diverso da ciò che è solito fare nel Villarreal. Là è lui prevalentemente a dettare i tempi del gioco con a fianco uno scudiero che l’ anno scorso era Josico e quest’ anno è stato Eguren, qui gli si accollano responsabilità grossissime, perché spesso quasi esclusive, di chiusura davanti alla difesa, e in questa mansione si sta affermando come un irrinunciabile elemento d’ equilibrio. Una lettura delle situazioni sempre perfetta, interventi decisi e al tempo stesso pulitissimi, porta a termine una partita difensivamente enorme riducendo al minimo i falli e le sbavature, tranquillizza chi gli sta attorno e fa sempre la cosa più intelligente e pratica, una sicurezza anche col pallone fra i piedi, ragiona e non perde mai la bussola, provando pure la sassata quando è il caso. VOTO: 7,5.
Xavi: Prestazione disciplinata, si stringe più vicino a Senna rispetto alle scorse partite e aiuta nella sua metacampo, in fase di possesso è come sempre il riferimento principale, gestisce con la padronanza che gli è propria dando continuità alla manovra, anche se difetta di rapidità nel far circolare la palla. Quando gli spazi da coprire si fanno più ampi, Aragonés ricorre al più dinamico Cesc. VOTO: 6. (dal 59’ Cesc: Gioca una partita totalmente diversa da quella di Xavi, in un contesto tattico differente e con mansioni radicalmente diverse. Gioca più vicino alle punte che a Senna, si disinteressa abbastanza delle copertura, gioca con una libertà e su ritmi simili a quelli dell’ Arsenal, quando le squadre cominciano ad allungarsi e lui in questi spazi cerca ossessivamente di apportare dinamismo e verticalità, cercando subito le punte in profondità come prima soluzione e cercando costantemente l’ inserimento a rimorchio dentro l’ area avversaria. Glaciale sul rigore decisivo, meriterebbe il posto da titolare. VOTO: 6,5).
Silva: Il suo Europeo è convincente, sta garantendo molta continuità ai suoi sforzi creativi, corre parecchio oltre a inventare. Lo vedi sempre attivo e in partita, probabilmente un giocatore anche in crescita sul piano della determinazione. A differenza di Torres, Villa e Iniesta, quando prende palla non si fa assediare da mille idee contemporaneamente finendo per non attuarne nemmeno una, ha obiettivi chiari ed è incisivo nel perseguirli, ha ispirazione e un passo brillante. Convince soprattutto quando Luis lo sposta a destra, da lì converge, crea panico e prova anche la conclusione dalla distanza con più assiduità di quanto non faccia di solito, sfiorando il gol in un paio di occasioni. Sfuma un pochino alla distanza, ma la prestazione è di spessore indubbio. VOTO: 7.
Torres: Generosissimo, bravo a cercare di aprire gli spazi sugli esterni, tiene sempre sul chi vive i difensori con la sua velocità e la Premier gli ha insegnato a non darsi per vinto su ogni pallone, però non mancano nemmeno le solite sbavature. Lascia spesso perplessi quando viene a prendere palla sulla trequarti e parte solo contro il mondo, sia perché si tratta in molti casi di scelte irrazionali, che coi compagni in piena proiezione offensiva rischiano di scatenare il finimondo a palla persa, sia perché il gioco in spazi strettissimi non è il pezzo forte del suo repertorio, anche se lui non pare avere molto presente questo fatto. Quando il suo gioco si sta facendo troppo dispersivo e di poca utilità per il collettivo, arriva il cambio. VOTO: 6. (dal 85’ Güiza: il suo ingresso ha ragioni tattiche anche comprensibili, mentre Torres aveva perso un po’ di utilità per il collettivo i suoi movimenti fra i due centrali tengono di più sulla corda la difesa italiana e favoriscono anche la creazione di qualche spazio per i rifinitori che arrivano dalla seconda linea, ma chiamato a finalizzare il maiorchino tradisce ancora una volta la sua inadeguatezza a certi livelli, su tutti un bagher in area di rigore per stoppare la palla e un tentativo dal vertice destro con l’ uomo davanti che non c’ entrava proprio nulla. Molto brutto il rigore infine. VOTO: 5,5).
Villa: Se la partita è rimasta bloccata sullo 0-0 nonostante un riconoscibile predominio territoriale spagnolo, è anche per via della poca lucidità sua e di Torres al momento di scegliere la giocata negli ultimi metri. Movimenti pungenti anche per lui, ma quando entra in possesso del pallone, anche nella sua zona prediletta, il vertice sinistro dell’ area di rigore, balbetta giocate assai poco produttive, in alcuni casi scivolando o dribblandosi da solo di fronte agli ottimi difensori italiani che non abboccano alle sue mezze finte poco convinte. La quantità c’è, la qualità affiora raramente (solo in due colpi di tacco a smarcare Fabregas, uno dei quali da cartone animato, sdraiato da terra). VOTO: 6.
12 Comments:
d'accordo con il post, a parte qualche considerazione:
1-Aquilani(1°tempo): Non l'ho trovato cosi pessimo, in fase difensiva e di copertura degli spazi è stato vicino alla perfezione, come il resto della squadra, chiudendo sempre il passaggio verso Torres, che gravitava alle sue spalle.
Più offensivo Ambrosini di lui, azzardando un ipotesi Donadoni ai tiri dalla distanza contro Casillas ha preferito un cursore bravo nel gioco aereo, dove gli iberici sono piu vulnerabili.
2-Villa e Torres: Si sono dati molto da fare a cercare di smarcarsi, El Nino si è stremato nel cercare lo scatto in profondità o sulla fascia senza palla, capisco che la Spagna abiuri il contropiede però con Torres davanti un lancio ogni tanto... Per quanto riguarda l'asturiano ha messo in mostra una buona mole di gioco, portando anche qualità, provando sempre la giocata o a velocizzare il gioco. Nel finale e nei supplementari stanco, si è affidato più al passaggio facile e ha commesso qualche errore.
3-Cassano-Ramos(1°tempo): forse Cassano è stata messo nella zona di Ramos per non farlo spingere. Non so se l'Italia ci abbia guadagnato (meglio Antonio con più libertà di Sergio che spinge).
4-difesa spagnola: bravi nel tenere Toni lontano dalla porta credo che il tuo giudizio su marchena vada ridimensionato, a volte mi è sembrato in affanno
La Spagna era più in forma e anche in valore assoluto più forte dell'Italia, secondo me l'Italia non ha sbagliato a badare prima di tutto a difendersi, anche se nel primo tempo era un catenaccio vero e proprio. Brava l'Espana; ha meritato la vittoria ed espresso un calcio migliore.
Applausi soprattutto a Silva e Senna.
Daniele
Come ho scritto sull'altro forum, una partita orribile, noiosa che già dopo 15 minuti lasciava presagire i calci di rigore.La Spagna ha vinto meritatamente per aver provato di più a giocare ma conferma i suoi limiti quando gioca contro squadre piazzate in difesa, infatti Villa e Torres praticamente innoqui o quasi.Il primo meriterebbe l'oscar per il numero di simulazioni tentato nella stessa partita, il secondo + volenteroso e mobile.Comunque questa partita è stata un passaggio di consegne ideale tra Buffon e Casillas con una sfida vinta nettamente dal secondo che ha intuito anche i rigori non parati di Camoranesi e di Grosso.Per una volta sono d'accordo con Aragones quando dice che lui è un leader , un vincente, il vero fuoriclsse di questa Spagna.E come dico sempre quando effettua una parata nel Madrid:CASILLAS!!!!!!!!!!!!
Io mi aspettavo proprio questo tipo di partita. Sono relativamente soddisfatto, non solo per il risultato ma perchè la Spagna ha limitato al massimo gli errori e le ingenuità rispetto ad altre sue partite (vedi la difesa: pare che stiamo guadagnando anche Sergio Ramos alla causa), questo è un punto importante sottovalutato da chi invece in maniera totalmente errata si aspettava una Spagna-spettacolo che passasse come un rullo compressore sull' Italia.
Io lo dico sin dal tempo delle convocazioni, questa Spagna può giocare solo questo calcio, soffrirà sempre contro difese schierate, l' importante è che ne sia consapevole e cerchi di ridurre al minimo gli errori in fase di non possesso, poi se fanno meno fumo gli attaccanti un gol lo possono sempre trovare.
Casillas è il più forte giocatore di questa nazionale, di gran lunga.
Inizio dicendo che la qualificazione della spagna è meritatissima,l'italia nel primo tempo è stata impresentabile,nel secondo un pò meglio ma il divario tecnico era evidente...e una eliminazione della spagna,dopo quanto visto in campo sarebbe stata grottesca.
Poi bisognerà ringraziare ufficialmente gli spagnoli nel caso si riuscisse a liberarsi di donadoni...;)
Senna ha fatto un ottima partita,devo ammetterlo,migliore in campo insieme a silva,villa ha fatto un gran lavoro,spesso lo vedevi a centrocampo a recuperare palla o sulle fascie per allargare il gioco,con un movimento così le energie le finisci presto,sennò l'europeo dell'italia sarebbe finito nei 90 regolamentari...
Se c'è una cosa da rimproverare a questa spagna è proprio la difficoltà sotto porta,sarebbe potuta costare carissima.
La difesa è andata benissimo,poi toni sicuramente ha collaborato,lento,irritante,isolato,è visibilmente fuori condizione e di questo ne hanno favorito i centrali della spagna,senza particolari preoccupazioni,visto che poi a centrocampo non c'era nessuno con le qualità per inserirsi,giusto un pò di difficoltà sulle palle alte.
Buona anche la condotta dei terzini...
Gli unici che mi hanno convinto poco sono stati iniesta e xavi,mi aspettavo di più e detto di iniesta in difficoltà da almeno due partite,xavi l'ho visto molto bloccato...
Ora russia-spagna,i russi non sono certo più quelli dell'esordio,stanno crescendo,sono forti,giovani e giocano molto bene,si preannuncia una gran bella partita,eh valentino?
Ciao,
Manuel.
Con la Russia il rischio della lezione di calcio, come è stato per l' Olanda, c'è tutto. Io raramente ho visto giocare una squadra così bene, inutile dire che sul piano degli automatismi e del collettivo la squadra di Hiddink fa dieci a zero a tutte le altre, quindi anche alla Spagna. La Spagna dovrà quindi puntare a una partita saggia, cercare di non farsi imporre dall' avversario ritmi che le risulterebbero insostenibili, cercare di far valere la maggior esperienza a questi livelli dei suoi giocatori e far pesare la qualità dei suoi giocatori negli episodi. è ben altra cosa rispetto all' Italia questa Russia.
Sulla partita son d' accordo, la Spagna era superiore e complessivamente meritava, pur senza aver fatto robe dell' altro mondo.
Con Villa forse son stato troppo severo col 5,5, perchè il lavoro che ha fatto è stato importante, oltrettutto sia lui che Torres si son dovuti sdoppiare far centro e fasce per surrogare la studiata mancanza di spinta dei terzini.
Così hanno perso un po' di lucidità, oltre ad esserci una risaputa difficoltà della Spagna nel creare palle gol nitide contro difese schierate, difficoltà ineliminabile vista la composizione dell' organico.
Toni bisogna dire che ha avuto un' assistenza quasi nulla, col resto della squadra che gioca a chilometri di distanza la vita dell' attaccante è ingrata.
Iniesta non è proprio in forma, io magari nella prossima proverei a mettere lui a partita in corso invece che il solito Cazorla.
Xavi bloccato, ha fatto un po' il compitino perchè si preoccupava di stare stretto vicino a Senna, poi poteva dare un po' più ritmo alla manovra.
Nella prossima meriterebbe di partire Cesc dall' inizio, Aragonés forse ci sta pensando, ma non è detto che Cesc non possa prendere il posto di Iniesta.
-Fenómenal partido de la defensa española. La pareja de centrales ha estado realmente cumbre, sobre todo en la marca a Luca Toni, al cual lo han anulado completamente, a exceción de algunas jugadas esporádicas que no contemplaban peligro alguno. Puyol y Marchena han estado cumbres, extremandamente bien en la marca a Luca Toni, al que no han dejado respirar. El asunto Marchena es bastante significativo. Muchos, entre los que me incluyo, pensábamos que debería de haber llevado a Cuellar, por su gran temporada en Escocia, dejando claro que la liga escosesa nada tiene que ver con la seleccion española, es un contraste total, un cambio abismal.
En referencia al tema de Sergio Ramos quiero comentar varias cosillas. Durante la primera mitad, quizás los primeros 35 ó 40 minutos, la mayoría de la primera mitad ha estado muy nervioso, con muchas impresiciones técnicas, y creo a mi humilde entender que la banda izquierda ha sido un coladero. Ahora voy a ver el partido de nuevo, y me fijaré solo en Sergio Ramos, pero antes daré mi opinion de lo que he visto del jugador de Camas, después si tengo que cambiar algo, lo haré.
Me ha parecido que a partir del minuto 40 Ramos ha empezado a tranquilizarse (no controlo muy bien los tiempos, no se si es el 40, pero mas o menos sobre ese minuto), estaba bastante nervioso, y Luis le ha adjudicado varias tareas que requerían un nivel alto. Contamos con la presión, un factor bastante importante, y sergio ramos estaba presionado por todo lo que se ha hablado de él. Luis le ha asignado la función de ayudar en la marca a Luca Toni, además el ha sido el que ha marcado perfectamente a Luca Toni en los balones aéreos.
Cassano, excepto en los primeros 40 minutos donde el genio de bari ha conseguido algunas muy buenas jugadas, ha anulado a Cassano, impidiendo que este tirara diagonales interiores, que son su principal peligro, y fuera uno de los activos de la segunda famosa jugada, la cual ha defendido españa memorablemente. Además, y siguiendo con el tema de Ramos, me ha gustado que siempre le ha ofrecido a Cassano una única salida, la banda, y Sergio le ha tapado el interior perfectamente. Cassano por la banda ha llevao 0 peligro. Bueno y por último, hablando de la defensa, motivo central de este comentario, la actuacion de Capdevila ha sido bastante discreta, a mi humilde parecer, prodigándose más en las acciones defensivas que en las ofensivas.
-Antológico el partido de Senna, increible, me parece una de las actuaciones de la Eurocopa sin lugar a duda alguna. Hemos visto algunos balones a la espalda de Sergio Ramos a los que Senna ha acudido en la ayuda. Muy bueno el partido de Senna en el achique de espacios negando la zona central.
-Impresionante tambien el partido de David Silva, de crack absoluto, continuos movimientos, verticalidad, trabajo constante, siempr, viniendo incluso a la defensa, creo que es loable destacar el partido de David Silva, siempre finalizaba las jugadas, cosa que me esta gustando mucho, por cierto, españa siempre intenta finalizar las jugadas, y eso es un aspecto totalmente positivo.
-No le he visto comentado en muchos blogs, incluso tachan de malo el partido realizado por Villa y Torres, cosa de la cual estoy en completo desacuerdo. Me parece que Torres y Villa hicieron unos movimientos sin balon bastante interesantes, incluso villa, creo que le puso las cosas dificiles a De Rossi, no se que opinareís vosotros. Quiero, y no va con el partido, pero es referente a España, decir que la actuación de Villa me ha parecido muy buena, que sin el no estariamos en semifinales, pero que la actuacion de Torres me esta pareciendo mejor que la de Villa, no se vosotros que opinareís de esto.
-Muy mal partido de Danielle de Rossi, pero que muy malo. El italiano jámas sacó con criterio la pelota, jámas, y eso lo pagó mucho la seleccion italiana, incluso no aprovecho como bien comenta fastoolph el factor ramos. Y aquilani peor que De Rossi, nunca asumió el mando de Italia, nunca dijo, aquí estoy yo, ni un buen pase, lejísimos del futbolista que me enamoró en un partido de la Roma, lejísimos de Pirlo, como se nota el jugador del Milan.
Quiero tambien dar mi opinion sobre los cambios, en los cuales estoy en uno de acuerdo y en otro desacuerto. Estoy de acuerdo en el cambio de Fábregas por Xavi, como se notó el cambio. Hasta la entrada de Cesc, España practicaba un fútbol horizontal, plano, tocaba y tocaba sin profundidad, Xavi lento como solo el sabe hacer, dominamos, pero no creamos peligro, ¿de que nos sirve dominar si no creamos peligro? Pero después entró Cesc Fábregas y revolucionó el partido. España comenzó a ser vertical, no al instante, y quiero explicar segun mi opinion por que el cambio no se vió hasta después de unos 15 minutos. Los futbolistas estaban adaptados al futbol de Xavi, y un cambio tan abismal en cuanto a concepcion del futbol no se recibe tan rápido, tuvieron que pasar unos minutos para que los jugadores se adaptaran al futbol de Cesc, al menos esa es mi opinion. Cesc movió y canso a los centrocampistas italianos, muy grande su partido.
Un abrazo y pasate por pasionsevillista, he realizado un analisis del partido y me gustaria conocer tu opinion.
Bueno Alejandro, vimos practicamente el mismo partido, de acuerdo sobre la defensa, sobre Ramos, sobre Marchena, sobre Silva, Senna, De Rossi... de acuerdo también sobre Xavi y Cesc.
Del blaugrana me gustò su posicion mas cerca de Senna cuando el equipo no tenia el balon, pero con balon estuvo correcto pero bastante plano, no arriesgò, me gustò mucho mas contra Rusia o en los amistosos pre-Eurocopa.
Cesc ofreciò mucha mas verticalidad, eso se ve, pero hay que añadir dos detalles: el primero que él jugò en un rol casi diferente, mucho mas adelantado que Xavi, le vi casi totalmente desinteresado del repliegue y la ayuda a Senna, con eso España al mismo tiempo perdia algo de cobertura en mediocampo (y se notò en alguna accion de Camoranesi) pero ganaba 2-3 jugadores casi fijos por delante de la pelota para lanzar contragolpes rapidos y profundos.
Ademas hay que decir que Cesc pudo ser mas vertical cuando el contexto del partido se lo permitiò, o sea cuando el cansancio comenzò a influir y los espacios se ampliaban. Me parece que Luis decidiò jugarse el correcalles (asì se dice?) cuando dio entrada a Guiza por Torres (algo estancado y desconectado del partido), buscò la maxima profundidad y por esa via crear tambien el espacio para las llegadas de Cesc, come se ve por ejemplo en la jugada que precede el disparo de Silva en la primera mitad de la prorroga.
De todas formas, creo que Cesc merezca la titularidad en el proximo partido, aunque tengo la sensacion que podria relevar Iniesta y no Xavi.
Gran trabajo de Torres y Villa en el movimiento sin balon (también en banda para compensar la falta de empuje de los laterales que justamente guardaban su posicion), lo que no me gustò es que nunca dieron la sensacion de poder marcar la diferencia en los ultimos metros, se enredaron bastante y incluso Torres podia causar algun contragolpe peligroso por no finalizar las jugadas cuando era oportuno (como hizo Silva por ejemplo) y arriesgar perdidas en tres cuartos.
Quizas en general los dos no brillaron por el gran trabajo realizado y el desgaste que eso conllevaba.
En general mi opinion es que este equipo tiene sus problemas, un juego que no entusiasma, con defectos estructurales practicamente ineliminables como la falta de amplitud, pero al mismo tiempo es un equipo que tiene una identidad (aunque imperfecta) y que el otro dia demostro seriedad, capacidad competitiva, compromiso, atencion a los detalles y paciencia. Ha madurado con respecto a los primeros partidos y tiene otra actitud confrontado con el del ultimo Mundial. Decia Jorge en otro comentario que està construido desde el sentido comun, estoy de acuerdo.
Silva è veramente forte... secondo te è destinato a diventare un campione di livello mondiale o soltanto un grande giocatore? I passi da gigante fatti negli ultimi anni sono sotto gli occhi di tutti, e in un ipotetico confronto con Sneijder chi vedi con la carriera più luminosa in futuro?
Per me la seconda, grande giocatore, al di sotto della categoria dei fuoriclasse alla quale nella Spagna appartiene solo Iker (però questa nazionale ha tanta qualità diffusa nella rosa, tanti grandi giocatori in un numero che forse non hanno le altre nazionali europee).
Comunque Silva mi sta veramente impressionando per la continuità d' azione e per la qualità che sempre esprime all' interno di questa, ha ritrovato i livelli del biennio fra Celta e (primo anno) al Valencia, dopo che Koeman ha un po' scombussolato anche lui, e penso che a questi livelli stia ora aggiungendo una dose ulteriore di determinazione, concretezza e maturità. Mi sembra sempre quello con le idee più chiare dei giocatori dalla trequarti in su, anche questa cosa di tentare il tiro più di quanto non facesse di solito è ottima, sta affinando le sue scelte, rischia la giocata ma senza mai giocare per conto suo.
Con Sneijder son ruoli un pochino diversi, comunque l' olandese mi sembra ora come ora un giocatore più affermato, che ha già una chiara dimensione di uomo-squadra.
Un centrocampista che adoro, penso che se avrà l' opportunità di giocare con continuità potrà anche essere il giocatore-chiave della prossima Liga.
Considera che ha 22 anni, ma gioca con la maturità di un 30enne. In più è titolare praticamente inamovibile di una nazionale con notevole potenziale da cui attingere. La caratteristica che secondo me contraddistingue Silva è la sistematica ricerca di fare la cosa più semplice ma allo stesso tempo funzionale al gioco, per intenderci non lo si vedrà mai perdere il pallone per tentare un numero alla Denilson; piuttosto ora ricorre al tiro più che in passato anche se la finalizzazione non è ancora ottimale. Tra i due però continuo a scegliere Silva.
"La caratteristica che secondo me contraddistingue Silva è la sistematica ricerca di fare la cosa più semplice ma allo stesso tempo funzionale al gioco"
Direi che l' hai inquadrato alla perfezione. Silva è uno di quei giocatori che ama far valere la sua tecnica sempre principalmente nel dialogo col resto della squadra.
Io ho avuto la fortuna di poterlo seguire sin dall' Europeo Under 17 del 2003, e posso dire che questa qualità l' ha sempre avuta, è "nato" così. Col passare degli anni può soltanto crescere ulteriormente, sempre che rimanga con la testa sulle spalle come mi sembra che sia.
Io ho avuto la fortuna di vedere l'esordio in amichevole con il Celta dal vivo: c'è poco da fare se ci sai fare con il pallone si vede subito e con lui infatti si vedeva. Ora speriamo bene per stasera.
Posta un commento
<< Home