Atlético a valanga: in Champions!
L’ Atlético Madrid trionfa sullo Schalke e tira un sospiro di sollievo: ora la sua stagione potrà avere un senso. Non è stata la partita perfetta, le titubanze e i difetti rimangono tutti guardando oltre il risultato, però è un’ affermazione salutare e pienamente meritata (magari un po’ eccessivo il passivo per lo Schalke): l’ Atlético ha fatto di più, ha fatto molto, e ha fatto pesare nettamente e indiscutibilmente la propria superiore convinzione e il maggiore spessore tecnico. In una serata in cui non sarebbe comunque giusto individualizzare troppo il discorso, ancora una volta la spinta decisiva l’ hanno data i due fenomeni là davanti: un Agüero che, pur visibilmente al di sotto delle propria migliore condizione (soprattutto nello spunto sul breve), ha deciso con il gol dell’ 1-0 ed entrando in maniera determinante nella produzione del 3-0 e del rigore del 4-0, e un Forlán come al solito impagabile nel movimentare tutto il fronte offensivo, spuntando da una parte e dall’ altra, offrendosi continuamente al portatore di palla e, soprattutto, indirizzando la partita verso la sua più logica destinazione con l’ autentica perla che è valsa il 2-0. È parsa sin troppo evidente la difficoltà dei due centrali tedeschi, Höwedes e Bordon, la differenza di passo ogni volta che venivano puntati e i problemi serissimi ogni volta che venivano costretti a giocare sulla profondità.
I primi dieci minuti erano stati piuttosto lenti e passivi, non lasciavano presagire molto di buono, ma una volta impadronitosi del centrocampo, seppure fra numerose imprecisioni nei passaggi e una fluidità che va e viene, l’ Atlético ha costruito la propria superiorità nel primo tempo. Ha brillato soprattutto Maniche, inaspettato “caso” dell’ estate: si era lasciato malamente con Aguirre lo scorso Gennaio, ma, risolte le incomprensioni e verificato il buon rendimento nel precampionato, il tecnico messicano è tornato sulla sua decisione iniziale, che prevedeva una cessione del portoghese. La presenza di Maniche è stata importante soprattutto nell’ imprimere grinta, dinamismo e ritmo a una squadra nella quale la tentazione dell’ apatia e dello scoramento è sempre presente. Accanto a un Raúl García un po’ macchinoso, ha preso per mano la squadra nel primo tempo, guidando gli attacchi più interessanti, aprendo il gioco verso le fasce e cercando i collegamenti con le punte: proprio da un suo lancio perfettamente calibrato verso la destra è nato il gol del vantaggio, costruito in due tempi (prima una conclusione di Forlán salvata sulla linea di Bordon, poi il colpo di testa decisivo di Agüero smarcato nell’ area piccola) ma sempre a partire dai cross di Perea, quest’ anno stabilmente terzino destro come ai tempi del Boca.
Il primo tempo è proseguito su un sostanziale controllo a ritmi bassi dell’ Atlético, con lo Schalke abbastanza timido e salvato pure dalla fortuna nell’ occasione del palo colpito da Simão con un geniale colpo da biliardo. È a inizio ripresa che l’ Atlético piazza l’ allungo decisivo, premendo nell’ area avversaria prima con un tiro a lato di Raúl García e poi col capolavoro di Forlán, cui uno sfortunato scivolone di Bordon regala quei metri decisivi per prendere palla, puntare, liberarsi dell’ uomo allargandosi leggermente verso il vertice sinistro dell’ area e da qui sferrare uno splendido sinistro rasoterra incrociato verso il secondo palo.
È la svolta che mette l’ Atlético nelle condizioni di gioco tradizionalmente più agevoli per la squadra di Aguirre, cedendo l’ onere (per alcuni invece è un onore) di fare la partita all’ avversario e sfruttare gli spazi in contropiedi. Situazione vantaggiosa che non viene però gestita in maniera razionale, bensì “da Atlético”: è la fase peggiore della partita per i colchoneros, che, soggiogati forse dalla paura di vincere, rinculano troppo, perdono del tutto il contatto con la metacampo avversaria e si consegnano allo Schalke: fortuna che i tedeschi, notizia non nuova, diventino una squadra normalissima ogni volta che si trovano costretti a giocare a ritmi bassi, però è un appunto questo che va al di là della partita di ieri e pone grossi interrogativi sulla competitività di quest’ Atlético ai massimi livelli della Champions: metri per giocare agli avversari, spazio sulla trequarti e difesa che (al di là della sensazione di sicurezza infinitamente maggiore che Heitinga e Ujfalusi sembrano offrire rispetto ai Pablo, Eller o Zé Castro) accorcia poco, di pressing organizzato manco a parlarne, e soliti problemi di coordinazione fra i reparti in fase di non possesso. Con una squadra dalla manovra meno ruminata dello Schalke l’ Atlético avrebbe probabilmente pagato molto di più quelle situazioni, verificatesi continuamente la scorsa stagione e in più di un’ occasione anche ieri, nelle quali a palla persa il solo Raúl García e i 4 difensori rimanevano staccati dal resto della squadra e pericolosamente esposti a possibili contropiedi: espongo una mia convinzione drastica, e cioè che Maxi e Maniche non possano convivere in un 4-4-2 come questo: entrambi portati ad abbandonare costantemente la posizione di partenza per aggiungersi all’ attacco (soprattutto il proptoghese), con la loro condotta tattica possono aggravare questi scompensi.
E detto che lo Schalke di ieri non è stato proprio un alfiere del calcio totale, i brividi il Vicente Calderón li ha corsi eccome, nelle fasi più delicate di questo attacco di panico colchonero: da evidenziare un cross di Westermann che vaga nell’ area piccola senza trovare la deviazione né di Ernst né di Kuranyi provvidenzialmente ostacolatisi a vicenda, poi una conclusione dentro l’ area del liberissimo Westermann (con l’ ingresso di Rafinha avanzato a centrocampo a fare l’ incursore) sventata da Leo Franco. Vedendo la partita in diretta, sembra che onestamente l’ Atlético non ce la possa fare a reggere quest’ andazzo fino al novantesimo, ma i cambi di Aguirre sono intelligenti e riequilibrano la situazione a centrocampo: fuori Forlán e dentro Luis García per ristabilire i collegamenti sulla trequarti (qui dalla mia poltrona storco il naso per l’ uscita dell’ uruguagio, ma i fatti dimostreranno la sensatezza del cambio), fuori l’ ottimo ma anarchico Maniche, che perde spesso la posizione e regala spazio fra le linee, dentro Paulo Assunção, “pivote” difensivo nell’ anima.
Così si ritrovano degli equilibri e negli ultimi dieci minuti si chiude la contesa in contropiede approfittando di uno Schalke ormai sbilanciato dalla disperazione e dall’ ingresso di Asamoah al posto di Jones. Prima Luis García che finalizza un’ azione prolungata di Agüero in campo aperto, poi ancora il Kun avvia il contropiede che, per un fallo su Simão, frutta il rigore trasformato da Maxi. C’è anche un altro palo di Simão nel recupero, ma 5-0 sarebbe davvero troppo.
Ora, sorteggio di Champions (sul cui esito temo purtroppo di non poter scrivere nulla nelle prossime ore), nel quale l’ Atlético suderà freddo in quarta fascia. Comunque vada, l’ affermazione di ieri è un’ iniezione di fiducia importantissima che invita a proseguire nella costruzione di una squadra competitiva anche a livello europeo: splendida notizia è l’ arrivo (in prestito, e con diritto di riscatto fissato a 10 milioni! Non so che parole utilizzare nei confronti del Valencia e di Emery che ha deciso di scartarlo…) di Ever Banega. Già presentato ufficialmente, era una pedina necessaria, per una squadra che negli ultimi anni ha sempre faticato a elaborare gioco in mezzo al campo e a stabilire collegamenti con l’ attacco.
Una parentesi sul Barça di martedì: non ci siamo. Nelle due ultime partite, prima il Gamper e poi il ritorno di questo preliminare, la squadra incoraggiante delle prime uscite estive ha subito una visibile involuzione che l’ ha portata a tornare sugli stessi gravissimi difetti delle ultime stagioni: in particolare un atteggiamento di ripiegamento passivo in fase di non possesso invece che di aggressione sistematica sulla trequarti avversaria, e, in fase di possesso, una mobilità quasi inesistente del centrocampo, con Yaya Touré bloccato davanti alla difesa, senza scambi di posizione con Xavi e Keita (Iniesta ha giocato avanzato, partendo da destra nel tridente con Eto’o e Henry) costretti a ricevere spalle alla porta e a mandare in fumo ogni possibilità di circolazione di palla veloce. Scarsissima coralità e azioni offensive affidate in maggioranza ad iniziative dei solisti. Punto e a capo, per Guardiola c’è ancora molto da lavorare.
I primi dieci minuti erano stati piuttosto lenti e passivi, non lasciavano presagire molto di buono, ma una volta impadronitosi del centrocampo, seppure fra numerose imprecisioni nei passaggi e una fluidità che va e viene, l’ Atlético ha costruito la propria superiorità nel primo tempo. Ha brillato soprattutto Maniche, inaspettato “caso” dell’ estate: si era lasciato malamente con Aguirre lo scorso Gennaio, ma, risolte le incomprensioni e verificato il buon rendimento nel precampionato, il tecnico messicano è tornato sulla sua decisione iniziale, che prevedeva una cessione del portoghese. La presenza di Maniche è stata importante soprattutto nell’ imprimere grinta, dinamismo e ritmo a una squadra nella quale la tentazione dell’ apatia e dello scoramento è sempre presente. Accanto a un Raúl García un po’ macchinoso, ha preso per mano la squadra nel primo tempo, guidando gli attacchi più interessanti, aprendo il gioco verso le fasce e cercando i collegamenti con le punte: proprio da un suo lancio perfettamente calibrato verso la destra è nato il gol del vantaggio, costruito in due tempi (prima una conclusione di Forlán salvata sulla linea di Bordon, poi il colpo di testa decisivo di Agüero smarcato nell’ area piccola) ma sempre a partire dai cross di Perea, quest’ anno stabilmente terzino destro come ai tempi del Boca.
Il primo tempo è proseguito su un sostanziale controllo a ritmi bassi dell’ Atlético, con lo Schalke abbastanza timido e salvato pure dalla fortuna nell’ occasione del palo colpito da Simão con un geniale colpo da biliardo. È a inizio ripresa che l’ Atlético piazza l’ allungo decisivo, premendo nell’ area avversaria prima con un tiro a lato di Raúl García e poi col capolavoro di Forlán, cui uno sfortunato scivolone di Bordon regala quei metri decisivi per prendere palla, puntare, liberarsi dell’ uomo allargandosi leggermente verso il vertice sinistro dell’ area e da qui sferrare uno splendido sinistro rasoterra incrociato verso il secondo palo.
È la svolta che mette l’ Atlético nelle condizioni di gioco tradizionalmente più agevoli per la squadra di Aguirre, cedendo l’ onere (per alcuni invece è un onore) di fare la partita all’ avversario e sfruttare gli spazi in contropiedi. Situazione vantaggiosa che non viene però gestita in maniera razionale, bensì “da Atlético”: è la fase peggiore della partita per i colchoneros, che, soggiogati forse dalla paura di vincere, rinculano troppo, perdono del tutto il contatto con la metacampo avversaria e si consegnano allo Schalke: fortuna che i tedeschi, notizia non nuova, diventino una squadra normalissima ogni volta che si trovano costretti a giocare a ritmi bassi, però è un appunto questo che va al di là della partita di ieri e pone grossi interrogativi sulla competitività di quest’ Atlético ai massimi livelli della Champions: metri per giocare agli avversari, spazio sulla trequarti e difesa che (al di là della sensazione di sicurezza infinitamente maggiore che Heitinga e Ujfalusi sembrano offrire rispetto ai Pablo, Eller o Zé Castro) accorcia poco, di pressing organizzato manco a parlarne, e soliti problemi di coordinazione fra i reparti in fase di non possesso. Con una squadra dalla manovra meno ruminata dello Schalke l’ Atlético avrebbe probabilmente pagato molto di più quelle situazioni, verificatesi continuamente la scorsa stagione e in più di un’ occasione anche ieri, nelle quali a palla persa il solo Raúl García e i 4 difensori rimanevano staccati dal resto della squadra e pericolosamente esposti a possibili contropiedi: espongo una mia convinzione drastica, e cioè che Maxi e Maniche non possano convivere in un 4-4-2 come questo: entrambi portati ad abbandonare costantemente la posizione di partenza per aggiungersi all’ attacco (soprattutto il proptoghese), con la loro condotta tattica possono aggravare questi scompensi.
E detto che lo Schalke di ieri non è stato proprio un alfiere del calcio totale, i brividi il Vicente Calderón li ha corsi eccome, nelle fasi più delicate di questo attacco di panico colchonero: da evidenziare un cross di Westermann che vaga nell’ area piccola senza trovare la deviazione né di Ernst né di Kuranyi provvidenzialmente ostacolatisi a vicenda, poi una conclusione dentro l’ area del liberissimo Westermann (con l’ ingresso di Rafinha avanzato a centrocampo a fare l’ incursore) sventata da Leo Franco. Vedendo la partita in diretta, sembra che onestamente l’ Atlético non ce la possa fare a reggere quest’ andazzo fino al novantesimo, ma i cambi di Aguirre sono intelligenti e riequilibrano la situazione a centrocampo: fuori Forlán e dentro Luis García per ristabilire i collegamenti sulla trequarti (qui dalla mia poltrona storco il naso per l’ uscita dell’ uruguagio, ma i fatti dimostreranno la sensatezza del cambio), fuori l’ ottimo ma anarchico Maniche, che perde spesso la posizione e regala spazio fra le linee, dentro Paulo Assunção, “pivote” difensivo nell’ anima.
Così si ritrovano degli equilibri e negli ultimi dieci minuti si chiude la contesa in contropiede approfittando di uno Schalke ormai sbilanciato dalla disperazione e dall’ ingresso di Asamoah al posto di Jones. Prima Luis García che finalizza un’ azione prolungata di Agüero in campo aperto, poi ancora il Kun avvia il contropiede che, per un fallo su Simão, frutta il rigore trasformato da Maxi. C’è anche un altro palo di Simão nel recupero, ma 5-0 sarebbe davvero troppo.
Ora, sorteggio di Champions (sul cui esito temo purtroppo di non poter scrivere nulla nelle prossime ore), nel quale l’ Atlético suderà freddo in quarta fascia. Comunque vada, l’ affermazione di ieri è un’ iniezione di fiducia importantissima che invita a proseguire nella costruzione di una squadra competitiva anche a livello europeo: splendida notizia è l’ arrivo (in prestito, e con diritto di riscatto fissato a 10 milioni! Non so che parole utilizzare nei confronti del Valencia e di Emery che ha deciso di scartarlo…) di Ever Banega. Già presentato ufficialmente, era una pedina necessaria, per una squadra che negli ultimi anni ha sempre faticato a elaborare gioco in mezzo al campo e a stabilire collegamenti con l’ attacco.
Una parentesi sul Barça di martedì: non ci siamo. Nelle due ultime partite, prima il Gamper e poi il ritorno di questo preliminare, la squadra incoraggiante delle prime uscite estive ha subito una visibile involuzione che l’ ha portata a tornare sugli stessi gravissimi difetti delle ultime stagioni: in particolare un atteggiamento di ripiegamento passivo in fase di non possesso invece che di aggressione sistematica sulla trequarti avversaria, e, in fase di possesso, una mobilità quasi inesistente del centrocampo, con Yaya Touré bloccato davanti alla difesa, senza scambi di posizione con Xavi e Keita (Iniesta ha giocato avanzato, partendo da destra nel tridente con Eto’o e Henry) costretti a ricevere spalle alla porta e a mandare in fumo ogni possibilità di circolazione di palla veloce. Scarsissima coralità e azioni offensive affidate in maggioranza ad iniziative dei solisti. Punto e a capo, per Guardiola c’è ancora molto da lavorare.
Etichette: Atlético Madrid, Barcelona, Champions League, Spagnole nelle coppe
7 Comments:
Se il Mundo Deportivo intitola "!Delirio!" e stampa un numero speciale solo per questa prestazione dell'Atletico (che naturalmente mi son comprato e terrò gelosamente). Cheddire, gioia, siamo kun dipendenti, ma vorrei vedere chi non lo sarebbe. Son felicissimo per Maniche, grande Forlan, ora conoscendo i materassai io punterei un bel 2 fisso sul malaga..
Sporting, era l'orgoglio contro chi era venuto più per la sidra che per il torneo. la partita, anche secondo ancellotti, é stata vinta per l'alto ritmo del primo tempo, l'aggressività e la forza sulle fasce dello sporting, dove zambrotta e jankuloski sono stati letteralmente imbarazzanti e imbarazzati più volte... Ah ho visto il calendario del gijon: getafe (casa) poi sevilla barça real villareal e il nuovo betis. Ahi Ahi...
è stata entusiasmante anche per me da spettatore (ma sostenitore di tutte le spagnole in Europa, dopo il Barça), però l' Atlético dovrà migliorare ancora tanto.
Il girone con Liverpool, Psv e Marsiglia è molto equilibrato ma può giocarselo con ottime chances. Agevoli quelli del Barça (Sporting, Basilea e Shakhtar), fattibile il secondo posto del Villarreal nel Gruppo E (Man United, Celtic e Aalborg), insidioso il girone del Real Madrid con Juve, Zenit e BATE Borisov.
Lo Sporting dovrà sudare, il tasso tecnico è fra i più bassi della prossima Liga, ma credo abbia l' entusiasmo e il tecnico per farcela, e un gruppo consolidato. Chi ad oggi vedo spacciato è il Malaga, poi giorni di mercato ce ne sono ancora...
Sì, comunque l' Atlético soffrirà col Malaga, sono d' accordo.
Ciao Valentino,
avrò visto si e no 20 minuti della partita del Barça, poi ho spento perché era troppo deprimente, non avevo voglia di rivedere i fantasmi del passato!
Non ho intenzione di iniziare la stagione già con mille dubbi e incertezze, speriamo che domenica recuperino lo spirito di inizio delle pretemporada perché sarebbe importantissimo partire con il piede giusto.
Sulla coppia Keita-Touré io punterei molto, ma erano veramente così statici?
Ciao ape, bentornata.
Beh, sì, il centrocampo sia nel Gamper (Busquets-Touré-Gudjohnsen) che martedì (Xavi-Touré-Keita) era troppo statico: come vedi fra le due partite gli uomini son cambiati, quindi è un problema collettivo che va affrontato con risolutezza, le cose nelle ultime due partite non hanno girato, e davvero si è rivista la squadra dell' anno scorso (l' unica differenza è Alves, che qualche sbocco in più di Zambrotta lo offre, diciamo così...).
Personalmente, il centrocampo che mi è piaciuto di più quest' estate è stato il terzetto Xavi-Keita-Iniesta, Keita non è affatto un "pivote" di ruolo però è più dinamico di Touré, c'è più movimento e la palla circola più velocemente.
Questa sembra anche l' idea di Guardiola per domenica: col ritorno fra i titolari di Messi dovrebbe perdere il posto Yaya.
Ciao, speravo che sui sorteggi mettessi proprio un articolo bello lungo ma non è stato così.Comunque sia credo che tutte e 4 le spagnole possano farcela a qualificarsi:
1)Barcelona: ma guarda un pò, avete pescato il solito girone ridicolo, fortunati!Scherzi a parte non dovrebbe avere problemi, lo Sporting e lo Shaktar sono insidiose solo frà le mura amiche ed il Basilea è una squadretta.A meno che Guardiola non faccia un casino nello spogliatoio non dovrebbero esserci problemi, meglio è andata solo.....all'Inter!!!
2)Atletico:girone tostissimo, ma penso che se l'Atletico trova un minimo di costanza può anche arrivare primo,anzi sono contento che ci sia un girone così perchè forse vedremo finalmente anti-calcio Liverpool fuori dalle scatole, sarebbe un sogno!Il PSV non è più quello di qualche anno fà ma può dar fastidio e il marsiglia è primo iin Francia se non sbaglio.
3)Villareal:Il secondo posto è alla portata, bisognerà evitare passi falsi con l'Aalborg, perchè tanto il Celtic, ovvero il rivale per il secondo posto, è una vera armata brancaleone fuori casa!
4)Real Madrid:la rivincita per la cacciata di Del Bosque è servita:personalmente lì per lì avrei preferito la Roma per una vendetta un pò + immediata, ma così ci arà un derby in famiglia con mio padre e mio zio,Juventini da una vita.
Sinceramente quello che mi preoccupa di + è lo Zenit, che ho visto ieri sera battere il ManU.
Con i ritmi che sonstengono, io il Guti della supercoppa, ma anche il Van Der Vaart li vedo malissimo in mezzo al campo, credo che lo Zenit si possa definire chiaramente "un grande attacco", ovvero non un grande attacco a livello di uomini, ma un grande attacco a livello di sistema.
P.s. qualche giorno fà su questo Blog mi hanno chiesto di fare un Blog sul Real Madrid, ma sinceramente avrei grossissimi problemi a tenerlo agiornato, perciò che ne dici di fare noi 2 insieme un Blog sul Bate Borisov,sono stato molto contento che fosse sorteggiata con noi, eppoi le 2 parole che ne compongono il nome sono diventate il mio tormentone dell'ultima settimana!!!!!
Sono contento per l'atletico,dopo tanti anni sfortunati se la merita questa partecipazione.
Poi nel girone sicuramente più difficile della champions può succedere di tutto,neanche il liverpool avrà molto da star tranquillo.
Il barca,salvo suicidi collettivi,dovrebbe passare facilmente,e il villareal a mio parere è nettamente superiore a celtic e aalborg.
Sarà interessante vedere lo zenit,è una bella squadra,il calcio russo sta crescendo bene (l'ha dimostrato anche agli ultimi europei) e darà filo da torcere a tutti,comunque non vedo in discussione la qualificazione del real,ma chissà che il dio del calcio non voglia fargli scontare qualcosa...;)
Ciao
Manuel.
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