Barça normale amministrazione, Atlético normale sofferenza.
Serata infernale con lo streaming: fra continue interruzioni, giocatori pixellosi e palloni che si sdoppiano, non posso onestamente lanciarmi in analisi troppo raffinate. Per l’ Atlético ho resistito fino alla fine dell’ orrendo primo tempo, poi ho virato sul Barça, del quel son riuscito a vedere con buona continuità almeno il primo tempo e poi un po’ a salti il secondo. Queste le basi delle mie considerazioni (cui per il Barça aggiungo gli aspetti emersi nelle amichevoli).
Era difficile pensare che il primo Atlético della nuova stagione potesse differenziarsi da quello della scorsa: stessi difetti, stessi vizi. Centrocampo che, per quanto Paulo Assunçao si sia battuto dignitosamente, viene puntualmente superato dagli avversari in uno-massimo due passaggi, difesa senza rete di protezione e quasi sempre mal disposta, presa facilmente alle spalle sulle verticalizzazioni e nella solita tremenda sofferenza su ogni traversone. Ujfalusi, che nelle previsioni (anche mie) avrebbe dovuto dare un po’ di esperienza e serenità, è stato invece catastrofico, abbonato allo svarione e con enormi difficoltà nel seguire l’ uomo nella sua zona. L’ Atlético per quanto visto nel primo tempo può veramente ringraziare il cielo (e gli errori sottoporta di Rakitic) per aver preso un solo gol (magnifica esecuzione su calcio piazzato del sublime sinistro di Pander): nemmeno un minuto e già Leo Franco deve compiere una grande parata su Rakitic, poi per 25 minuti buoni gli uomini di Aguirre faticano a distendersi, e proprio quando cominciano perlomeno ad assestarsi subiscono il gol, provocato da un fallo evitabile di Antonio López sulla trequarti (altro disastro il terzino sinistro, prenderà pure la seconda ammonizione nell’ ultimo quarto di partita, compromettendo le velleità di rimonta dei colchoneros).
Cominciare ad assestarsi comunque vuol dire soltanto occupare il campo in maniera un po’ più decente, non certo giocare a calcio: il massimo che si vede son serie di passaggi sottoritmo e senza alcuna profondità, con un attacco destinato a pungere molto poco se Sinama diventa la prima e unica alternativa (non ce l’ ho col francese, ma può essere un grave errore di pianificazione… va bene che Diego Costa verrà ceduto in prestito, ma per ieri non è stato nemmeno convocato, e l’ Atlético non aveva neanche un attaccante puro in panchina) in assenza del Kun. Come dettaglio tattico da valutare anche in futuro, ho potuto notare un 4-4-2 alternativamente disposto in linea o a rombo, con Raúl García tendente a staccarsi in appoggio alle punte, Assunçao basso davanti alla difesa (come nel Porto): questo in attesa del nuovo acquisto sulla trequarti al quale sarebbe più difficile arrivare in caso di mancata qualificazione.
Nel secondo tempo Luis García si avvicina anche al gol, ma qui mi posso affidare solo alle cronache altrui (che parlano di Simao come l’ unico positivo della serata). Sarà durissima per l’ Atlético al ritorno, sono decisamente pessimista. L’ unica speranza è il ritorno di Agüero dalle Olimpiadi: siccome non puoi inventarti in due settimane un gioco che non hai mai avuto in due anni (motivo per cui avrei preferito un cambio di guida tecnica, nonostante Aguirre l’ anno scorso abbia centrato l’ obiettivo fissato dalla società), l’ unica via sono le individualità offensive, ovvero l’ unica arma che ha permesso all’ Atlético di raggiungere il quarto posto nella scorsa mediocre Liga.
Dall’ altra parte, il Barcelona, pur contro un avversario scarsamente attendibile come il Wisla, conferma le buone sensazioni delle amichevoli precedenti. Al di là di non pochi aspetti da perfezionare, è visibile la volontà di un inversione di marcia rispetto al recente passato, non certo nel modulo, che resta il 4-3-3, ma nei concetti che lo innervano. Si nota una ricerca costante dell’ aggressività, del ritmo nella circolazione del pallone, delle combinazioni che coinvolgono più uomini, della verticalità e della pressione nell’ area avversaria, magari a tratti ancora precipitosa (quando entrambi gli interni vanno a inserirsi in area il rischio è di voragini una volta persa la palla), ma già da ora capace di fruttare momenti di calcio divertente e una quantità industriale di palle gol e di situazioni pericolose, situazione che non manca di sorprendere piacevolmente considerando il Barça dell’ ultimo anno un monumento alla staticità. L’ obiettivo è tornare ad offrire quello che proponeva il Barça 2004-2005, il più spettacolare degli ultimi anni.
Scorrendo la formazione di partenza di ieri sera (Valdés; Daniel Alves, Márquez, Puyol, Abidal; Xavi, Keita, Iniesta; Pedro, Eto’o, Henry) le note più interessanti sono la titolarità di Pedrito e la presenza di Keita con Iniesta e Xavi. Se nel primo caso si tratta di una situazione passeggera (ma indicativa della mentalità del tecnico, e cioè “se un giocatore si dimostra funzionale alla mia idea di calcio, non mi importa che sia uno sbarbatello, lo utilizzo lo stesso”… e Pedrito allarga il campo, detta il passaggio in profondità e lavora bene nella creazione di spazi sul centro-destra con Alves e Xavi) e anche sorprendente visto che Hleb aveva già dimostrato ottime cose nelle amichevoli da vice-Messi improvvisato ma incisivo, nel secondo è indicativa del progetto che Guardiola ha in mente per il suo centrocampo, con la mobilità come idea-guida.
Keita al posto di Touré vuol dire più dinamismo e rapidità e un’ interpretazione tatticamente molto diversa: mentre l’ ivoriano rimane abbastanza bloccato davanti alla difesa, Keita quando parte vertice basso (non sempre, ieri dopo una ventina di minuti è passato Iniesta davanti alla difesa) si sposta continuamente avanti, a destra e a sinistra, facilitando la creazione di quegli spazi che permettono a Xavi e Iniesta di ricevere palla fronte alla porta e con la possibilità di rigiocarla subito, invece che spalle alla porta, pressati e con la prospettiva del tocco di troppo che permette alla difesa avversaria di piazzarsi o del passaggio indietro.
La creazione degli spazi attraverso un movimento incessante sarà l’ aspetto chiave della fase di possesso di questo nuovo Barça: dimenticare la dipendenza totale dalle incursioni palla al piede di Messi e (in misura minore) Iniesta e arrivare a creare i presupposti delle conclusioni attraverso triangolazioni, scambi di posizione e sovrapposizioni che coinvolgano molti giocatori. È un aspetto che si sta già cominciando ad apprezzare soprattutto nella catena di destra composta da Alves, Xavi e “?” (Messi, Hleb, Bojan, Pedrito, Jeffren), il vero punto di forza di queste prime uscite blaugrana. Alves con le sue caratteristiche enciclopediche rappresenta una rivoluzione per ogni squadra in cui va a giocare: nel Sevilla era la principale fonte di gioco, qui si aggiunge a tutti gli altri “registi” già presenti e potenzia notevolmente l’ inizio dell’ azione (aspetto che non mi stancherò mai di sottolineare quanto sia importante per una grande squadra, in contrapposizione a chi pensa ancora che i difensori debbano soltanto difendere), rendendo in prospettiva molto più difficile per gli avversari prosciugare tutte le fonti di gioco blaugrana.
I movimenti offerti finora da Alves cambiano poco rispetto a quelli del Sevilla, ha molta libertà di aggiungersi centralmente perché i Pedrito e Hleb della situazione finora son rimasti larghi lasciandogli il corridoio e perché anche Xavi da quella parte si allarga spesso per aiutare l’ “extremo”. A proposito di Xavi, favolosa la sua prestazione, a dimostrazione del fatto che se la squadra si muove attorno a lui, se ci sono le opzioni di passaggio e se non viene obbligato a difendere nella sua metacampo, allora il pallone corre che è un piacere e lui resta, opinione personale, il migliore della Liga quando si tratta esclusivamente di dettare i tempi e distribuire. Inoltre, come nella seconda parte della pur mediocre scorsa stagione, cerca con convinzione l’ inserimento (Eto’o non è mai solo in area, almeno una delle due mezzeali lo accompagna sempre sui cross, altra differenza di rilievo rispetto all’ anno scorso), con buon tempismo e qualche volta con successo pure nelle conclusioni, come ieri nel bel (anche per la giocata precedente di Henry) gol del 2-0.
Se dalla catena di destra hanno origine i movimenti e le combinazioni migliori, sulla sinistra c’è ancora da migliorare: sebbene pure Abidal ed Henry mostrino progressi, molto dipende ancora dagli uno contro di Titi più che da movimenti collettivi apprezzabili (e qui chiamo in causa Iniesta, che quando gioca da mezzala sinistra dovrebbe muoversi meglio senza palla, come fa Xavi sull’ altro versante). Anche di Henry possiamo parlare benone stavolta: evidenzia miglioramenti in termini di brillantezza che lo rendono più credibile partendo largo a sinistra con licenza di accentrarsi, e ieri sera s’è pure tolto lo sfizio di un gol di gran classe.
Se il movimento senza palla sarà la chiave della fase di possesso, il pressing alto lo sarà per quanto riguarda quella di non possesso. Anche qui, già per attitudine, è un Barça diverso rispetto alla stagione passata: cerca con buon costanza l’ aggressione e il recupero alto, specialità nella quale si segnalano il mastino Keita e il solito Eto’o (sarebbe banale segnalarlo per la doppietta …), con l’ intento chiaro di giocare costantemente nella metacampo avversario.
Una cosa però sono l’ attitudine e i buoni propositi, un’ altra i meccanismi per metterli in atto, e qui c’è ancora parecchio da migliorare: in queste prime uscite abbiamo visto sì numerose azioni da gol nate da palle rubate sulla trequarti, ma abbiamo anche visto momenti in cui la mancanza di coordinazione fra i reparti in questo lavoro di pressing ha aperto spazi potenzialmente molto pericolosi agli avversari. Delle volte un po’ troppo famelico il centrocampo nel buttarsi sul pallone senza tener conto delle distanze con la difesa (e Keita quando gioca da vertice basso in alcune occasioni si dimentica che non ha più Poulsen alle spalle), questo si è notato poco finora, ma contro squadre più brave a uscire in palleggio del Wisla (cioè la maggior parte delle squadra di Liga) è un dettaglio che può costare più di un dispiacere. Anche la difesa, oltre a dover evitare certi cali di concentrazione affiorati soprattutto nelle amichevoli una volta andati in vantaggio, può migliorare la coordinazione nei movimenti, così come Puyol deve registrare qualcosina sui tempi degli interventi e il piazzamento.
In fase di possesso invece, da limare qualche eccesso di precipitazione nel verticalizzare, frutto di buone intenzioni ma controproducente quando è più consigliabile temporeggiare e riordinare l’ azione (Alves tende un po’ a peccare da questo punto di vista).
Era difficile pensare che il primo Atlético della nuova stagione potesse differenziarsi da quello della scorsa: stessi difetti, stessi vizi. Centrocampo che, per quanto Paulo Assunçao si sia battuto dignitosamente, viene puntualmente superato dagli avversari in uno-massimo due passaggi, difesa senza rete di protezione e quasi sempre mal disposta, presa facilmente alle spalle sulle verticalizzazioni e nella solita tremenda sofferenza su ogni traversone. Ujfalusi, che nelle previsioni (anche mie) avrebbe dovuto dare un po’ di esperienza e serenità, è stato invece catastrofico, abbonato allo svarione e con enormi difficoltà nel seguire l’ uomo nella sua zona. L’ Atlético per quanto visto nel primo tempo può veramente ringraziare il cielo (e gli errori sottoporta di Rakitic) per aver preso un solo gol (magnifica esecuzione su calcio piazzato del sublime sinistro di Pander): nemmeno un minuto e già Leo Franco deve compiere una grande parata su Rakitic, poi per 25 minuti buoni gli uomini di Aguirre faticano a distendersi, e proprio quando cominciano perlomeno ad assestarsi subiscono il gol, provocato da un fallo evitabile di Antonio López sulla trequarti (altro disastro il terzino sinistro, prenderà pure la seconda ammonizione nell’ ultimo quarto di partita, compromettendo le velleità di rimonta dei colchoneros).
Cominciare ad assestarsi comunque vuol dire soltanto occupare il campo in maniera un po’ più decente, non certo giocare a calcio: il massimo che si vede son serie di passaggi sottoritmo e senza alcuna profondità, con un attacco destinato a pungere molto poco se Sinama diventa la prima e unica alternativa (non ce l’ ho col francese, ma può essere un grave errore di pianificazione… va bene che Diego Costa verrà ceduto in prestito, ma per ieri non è stato nemmeno convocato, e l’ Atlético non aveva neanche un attaccante puro in panchina) in assenza del Kun. Come dettaglio tattico da valutare anche in futuro, ho potuto notare un 4-4-2 alternativamente disposto in linea o a rombo, con Raúl García tendente a staccarsi in appoggio alle punte, Assunçao basso davanti alla difesa (come nel Porto): questo in attesa del nuovo acquisto sulla trequarti al quale sarebbe più difficile arrivare in caso di mancata qualificazione.
Nel secondo tempo Luis García si avvicina anche al gol, ma qui mi posso affidare solo alle cronache altrui (che parlano di Simao come l’ unico positivo della serata). Sarà durissima per l’ Atlético al ritorno, sono decisamente pessimista. L’ unica speranza è il ritorno di Agüero dalle Olimpiadi: siccome non puoi inventarti in due settimane un gioco che non hai mai avuto in due anni (motivo per cui avrei preferito un cambio di guida tecnica, nonostante Aguirre l’ anno scorso abbia centrato l’ obiettivo fissato dalla società), l’ unica via sono le individualità offensive, ovvero l’ unica arma che ha permesso all’ Atlético di raggiungere il quarto posto nella scorsa mediocre Liga.
Dall’ altra parte, il Barcelona, pur contro un avversario scarsamente attendibile come il Wisla, conferma le buone sensazioni delle amichevoli precedenti. Al di là di non pochi aspetti da perfezionare, è visibile la volontà di un inversione di marcia rispetto al recente passato, non certo nel modulo, che resta il 4-3-3, ma nei concetti che lo innervano. Si nota una ricerca costante dell’ aggressività, del ritmo nella circolazione del pallone, delle combinazioni che coinvolgono più uomini, della verticalità e della pressione nell’ area avversaria, magari a tratti ancora precipitosa (quando entrambi gli interni vanno a inserirsi in area il rischio è di voragini una volta persa la palla), ma già da ora capace di fruttare momenti di calcio divertente e una quantità industriale di palle gol e di situazioni pericolose, situazione che non manca di sorprendere piacevolmente considerando il Barça dell’ ultimo anno un monumento alla staticità. L’ obiettivo è tornare ad offrire quello che proponeva il Barça 2004-2005, il più spettacolare degli ultimi anni.
Scorrendo la formazione di partenza di ieri sera (Valdés; Daniel Alves, Márquez, Puyol, Abidal; Xavi, Keita, Iniesta; Pedro, Eto’o, Henry) le note più interessanti sono la titolarità di Pedrito e la presenza di Keita con Iniesta e Xavi. Se nel primo caso si tratta di una situazione passeggera (ma indicativa della mentalità del tecnico, e cioè “se un giocatore si dimostra funzionale alla mia idea di calcio, non mi importa che sia uno sbarbatello, lo utilizzo lo stesso”… e Pedrito allarga il campo, detta il passaggio in profondità e lavora bene nella creazione di spazi sul centro-destra con Alves e Xavi) e anche sorprendente visto che Hleb aveva già dimostrato ottime cose nelle amichevoli da vice-Messi improvvisato ma incisivo, nel secondo è indicativa del progetto che Guardiola ha in mente per il suo centrocampo, con la mobilità come idea-guida.
Keita al posto di Touré vuol dire più dinamismo e rapidità e un’ interpretazione tatticamente molto diversa: mentre l’ ivoriano rimane abbastanza bloccato davanti alla difesa, Keita quando parte vertice basso (non sempre, ieri dopo una ventina di minuti è passato Iniesta davanti alla difesa) si sposta continuamente avanti, a destra e a sinistra, facilitando la creazione di quegli spazi che permettono a Xavi e Iniesta di ricevere palla fronte alla porta e con la possibilità di rigiocarla subito, invece che spalle alla porta, pressati e con la prospettiva del tocco di troppo che permette alla difesa avversaria di piazzarsi o del passaggio indietro.
La creazione degli spazi attraverso un movimento incessante sarà l’ aspetto chiave della fase di possesso di questo nuovo Barça: dimenticare la dipendenza totale dalle incursioni palla al piede di Messi e (in misura minore) Iniesta e arrivare a creare i presupposti delle conclusioni attraverso triangolazioni, scambi di posizione e sovrapposizioni che coinvolgano molti giocatori. È un aspetto che si sta già cominciando ad apprezzare soprattutto nella catena di destra composta da Alves, Xavi e “?” (Messi, Hleb, Bojan, Pedrito, Jeffren), il vero punto di forza di queste prime uscite blaugrana. Alves con le sue caratteristiche enciclopediche rappresenta una rivoluzione per ogni squadra in cui va a giocare: nel Sevilla era la principale fonte di gioco, qui si aggiunge a tutti gli altri “registi” già presenti e potenzia notevolmente l’ inizio dell’ azione (aspetto che non mi stancherò mai di sottolineare quanto sia importante per una grande squadra, in contrapposizione a chi pensa ancora che i difensori debbano soltanto difendere), rendendo in prospettiva molto più difficile per gli avversari prosciugare tutte le fonti di gioco blaugrana.
I movimenti offerti finora da Alves cambiano poco rispetto a quelli del Sevilla, ha molta libertà di aggiungersi centralmente perché i Pedrito e Hleb della situazione finora son rimasti larghi lasciandogli il corridoio e perché anche Xavi da quella parte si allarga spesso per aiutare l’ “extremo”. A proposito di Xavi, favolosa la sua prestazione, a dimostrazione del fatto che se la squadra si muove attorno a lui, se ci sono le opzioni di passaggio e se non viene obbligato a difendere nella sua metacampo, allora il pallone corre che è un piacere e lui resta, opinione personale, il migliore della Liga quando si tratta esclusivamente di dettare i tempi e distribuire. Inoltre, come nella seconda parte della pur mediocre scorsa stagione, cerca con convinzione l’ inserimento (Eto’o non è mai solo in area, almeno una delle due mezzeali lo accompagna sempre sui cross, altra differenza di rilievo rispetto all’ anno scorso), con buon tempismo e qualche volta con successo pure nelle conclusioni, come ieri nel bel (anche per la giocata precedente di Henry) gol del 2-0.
Se dalla catena di destra hanno origine i movimenti e le combinazioni migliori, sulla sinistra c’è ancora da migliorare: sebbene pure Abidal ed Henry mostrino progressi, molto dipende ancora dagli uno contro di Titi più che da movimenti collettivi apprezzabili (e qui chiamo in causa Iniesta, che quando gioca da mezzala sinistra dovrebbe muoversi meglio senza palla, come fa Xavi sull’ altro versante). Anche di Henry possiamo parlare benone stavolta: evidenzia miglioramenti in termini di brillantezza che lo rendono più credibile partendo largo a sinistra con licenza di accentrarsi, e ieri sera s’è pure tolto lo sfizio di un gol di gran classe.
Se il movimento senza palla sarà la chiave della fase di possesso, il pressing alto lo sarà per quanto riguarda quella di non possesso. Anche qui, già per attitudine, è un Barça diverso rispetto alla stagione passata: cerca con buon costanza l’ aggressione e il recupero alto, specialità nella quale si segnalano il mastino Keita e il solito Eto’o (sarebbe banale segnalarlo per la doppietta …), con l’ intento chiaro di giocare costantemente nella metacampo avversario.
Una cosa però sono l’ attitudine e i buoni propositi, un’ altra i meccanismi per metterli in atto, e qui c’è ancora parecchio da migliorare: in queste prime uscite abbiamo visto sì numerose azioni da gol nate da palle rubate sulla trequarti, ma abbiamo anche visto momenti in cui la mancanza di coordinazione fra i reparti in questo lavoro di pressing ha aperto spazi potenzialmente molto pericolosi agli avversari. Delle volte un po’ troppo famelico il centrocampo nel buttarsi sul pallone senza tener conto delle distanze con la difesa (e Keita quando gioca da vertice basso in alcune occasioni si dimentica che non ha più Poulsen alle spalle), questo si è notato poco finora, ma contro squadre più brave a uscire in palleggio del Wisla (cioè la maggior parte delle squadra di Liga) è un dettaglio che può costare più di un dispiacere. Anche la difesa, oltre a dover evitare certi cali di concentrazione affiorati soprattutto nelle amichevoli una volta andati in vantaggio, può migliorare la coordinazione nei movimenti, così come Puyol deve registrare qualcosina sui tempi degli interventi e il piazzamento.
In fase di possesso invece, da limare qualche eccesso di precipitazione nel verticalizzare, frutto di buone intenzioni ma controproducente quando è più consigliabile temporeggiare e riordinare l’ azione (Alves tende un po’ a peccare da questo punto di vista).
Etichette: Atlético Madrid, Barcelona, Champions League, Spagnole nelle coppe
7 Comments:
io non capisco la prensa española minimizzi la prestazione dell'atletico, nel senso che non lo distrugga veramente. Io non investirei sul reparto centrale (o investirei su un vero campione, ma ormai non ce ne sono in giro in vendita) ma su una punta sicura, uno che entra e da sostanza, anche solo peso in area o faccia lavorare la difesa avversaria (lo so di inzaghi non ce ne sono molti in giro..). Si rischia un altro campionato all'insegna di reparti staccati e dipendenza dal kun e da forlan... Io avrei cacciato aguirre e proposto la panca a questi emergenti (emery, valverde, marcelino sicuramente un posto in champions lo avrebbero accettato..) perche'mi sa che si soffrira' quest'anno...
Barcelona: io sono ancora dell'idea che con dani alves non possa esserci un centrocampo a tre che sorregga le sue scorribande, ma fino ad ora sono stato puntalmente smentito. Vedremo!
Valentino è tutto giusto quel che dici però permettimi di dire una cosa....
I sorteggi fanno la differenza...non c'è santo che tenga..!!!!!!!!!!!!!!!
Con lo Schalke tutti possono perdere 1-0,ma anche 2,3,4 a zero.
Ci può stare di subire e anche di perdere.
Oltretutto qualche occasione l'ha avuta ed ha giocato gli ultimi 20 in dieci e tutta la gara senza Aguero...
D'altra parte non tutti pescano l'Artmedia....la squadra in assoluto più scarsa pescata dalle
7-8 grandi in questo sorteggio.
Sul Barca,beh poteva finire anche 10-0 e l'ho scritto sul servizio che ho redatto sul mio blog.
Però il Wisla è solo un pò più forte dello Slavia Praga affrontato e battuto dalla Fiorentina...
Bisogna cercare di contestualizzare e così anche l'X del Depor in casa non è da buttare...Ha pescato la peggiore delle 6 del sorteggio...La più facile la presa indovina chi??
Il Napoli...
Purtroppo quelle maledette palline di Nyon fanno la differenza,c'è poco da dire.
Ho visto il secondo tempo della gara e devo dire che non è che la squadra sia così dispiaciuta.
Ciao,;-)
Noto che fai spesso riferimento alla scorsa "mediocre" Liga.
Però a guardare le amichevoli di quest'anno( non è vero che le amichevoli sono senza senso),le spagnole hanno percentuali di vittoria che sfiorano il 90-95% rispetto alle partite giocate.
Vincono anche con le inglesi e le tedesche che sono più avanti nella preparazione,mentre le italiane che dovrebbero avere lo stesso grado di preparazione delle iberiche, vanno avanti a prendere dai 3 ai 5 gol a gara.
Ti faccio una domanda:che risultato avresti ipotizzato se al posto dello Schalke ci fosse stata la Fiorentina vista l'altra sera con lo Slavia??
Io dico che i "colchoneros" sarebbero usciti dal Franchi con la qualificazione in tasca.
Parere personale,strettamente personale.
Ciao di nuovo;-)
@ Cespo
Dipende solo e soltanto dal posizionamento di tutta la squadra quando viene persa la palla. Qui il Barça deve migliorare ancora, rischia qualche contropiede pericoloso di troppo. Ma non dipende da Alves, è una questione collettiva.
Sinama come unica riserva in attacco è follia pura, sono d' accordo. Per me non servirebbe solo un altro attaccante, ma anche una mezzala destra e un paio di terzini di qualità. Poi bene venga il trequartista, ma solo se è di grande spessore, non solo per dire "ora giochiamo col trequartista".
@ Vojvoda
Ciao, la scorsa Liga per me è stata mediocre perchè innanzitutto io (e non solo io, è un' opinione largamente condivisa sui vari blog di calcio spagnoli) mi sono divertito pochissimo a vederla, la qualità del gioco è stata in troppi casi scadente. Mi riferisco soprattutto alle prime posizioni della graduatoria, mai visto un livello così basso da quando seguo la Liga: il Madrid è stato uno dei campioni di minor spessore dell' ultimo decennio (e anche in Champions è uscito presto), il Barça manco a dirlo come ha giocato in Liga, il Sevilla ha avuto una stagione irregolare,il Valencia un disastro, il Villarreal ha offerto buoni momenti di calcio ma dubito che in condizioni "normali" (cioè con tutte le altre grandi al massimo) sarebbe arrivato al secondo posto, mentre l' Atlético è la prima squadra spagnola che ricordi ad essere arrivata fra le prime quattro senza uno straccio di gioco e con squilibri paurosi a centrocampo e in attacco. Non è un caso che le quattro grandi inglesi abbiano preso nettamente il sopravvento su quelle spagnole nelle ultime due stagioni. Certo, poi la Spagna anche nell' ultima annata ha avuto la classe media secondo me di maggior spessore a livello europeo, non verrà dimenticato quello che hanno offerto Almeria, Racing, Getafe e l' Espanyol del girone d' andata, ma questo non può bastare a reggere un campionato se le grandi si assestano su quei livelli.
Quest' anno si riparte da capo, ed è difficile che le grandi ripetano lo scempio dell' anno scorso. Rimanendo la base solidissima della classe media, confido in una Liga di buon livello quest' anno e in un ritorno ad alti livelli competitivi anche in Champions.
Le mie considerazioni sulla passata non tolgono comunque che ritenga quello spagnolo il calcio indubbiamente migliore assieme a quello inglese.
Lo 0-0 per il Depor è il migliore dei risultati peggiori: fuori casa potrebbe fare una partita efficace in contropiede.
Di Schalke-Atlético io ho visto solo il primo tempo, tu il secondo... dovremmo metterci d' accordo per un giudizio globale ;)
Anche a me confrontandole a distanza il Wisla mi è parso migliore dello Slavia, se non altro un pochino più veloce e spigliato nel ribaltare l' azione... i cechi martedì una tragedia, difendevano a chilometri di distanza da Frey senza aver la qualità per mettere due passaggi in fila, poi mi lasciano pure Necid in panchina...
Io la Fiorentina non l' ho vista nè male nè particolarmente bene, direi intermittente: qualche buon movimento con Gilardino che veniva incontro e le combinazioni sulla destra, però mi sembra lasci molto a desiderare l' inizio dell' azione dalla difesa, lo Sparta non pressava mai alto, restava tutto nella sua metacampo, sennò i viola avrebbero avuto qualche difficoltà.
Non mi chiedere però cosa ci avrebbe fatto l' Atlético, lascia il tempo che trova, poi l' Atlético si sa, è un enigma...
Xavi ed Iniesta schierati come mezzeali in un centrocampo a tre possono fare benissimo,e vedrai che Guardiola proporrà spesso questa soluzione.
Riguardo Bojan,mi sembra che tu lo preferisca di gran lunga nel ruolo di seconda punta:a mio avviso,invece,è un eccellente centravanti di manovra;fermo restando che uno con la sua classe possa coprire entrambi i ruoli.
La scorsa Liga è stata un rimbalzarsi di chance buttate al vento da parte di molte squadre.
Una la buttava via il Real,l'altra il Barca,una l'Atletico.
Si è andato avanti così sino alla fine,poi ha vinto il Real,su un Villarreal molto costante.
L'anno prima però fu ancora peggio.
Il Real recuperava partite al 90° ed oltre,il Barca le pareggiava o perdeva allo stesso minuto.
Credo che le ultime 8-9 giornate della Liga 2006-07 siano sotto gli occhi di tutti,eppure non per questo fu giudicata una Liga mediocre.
Succede che ci sia la paura di vincere;quello che successe due lighe fa però,fu davvero clamoroso!
I risultati nelle coppe di quell'anno furono molto buoni quelli di questa stagione sono stati più che discreti,direi buoni.
In ogni caso nelle amichevoli estive di quest'anno strappare un solo risultato utile alle compagini iberiche è impresa ardua davvero.E non può essere un caso.
Sull'Atletico ti ho espresso il mio parere:i sorteggi sono fondamentali,ad agosto ancora di più.
Nel secondo tempo non ho visto questo grande Schalke e neanche un piccolo Atletico,che ha pure giocato in dieci.
Ti chiedo:era plausibile vincere a Gelsenkirchen in questo momento della stagione,contro una squadra di molto rinforzasi nel mercato estivo?Insomma,i tedeschi hanno fatto i quarti di finale la scorsa edizione.Il risultato ci sta,ci stava anche se avesse giocato Aguero.
Per il resto condivido la tua analisi su Aguirre e sui problemi della squadra.
Tu hai visto il primo tempo,io ho visto il secondo.
Sembrerebbe che nella prima parte i tedeschi abbiano avuto diverse opportunità,nel secondo anche i biancorossi hanno cacciato la testa fuori.
Per il ritorno sarà dura,visto anche le statistiche negative in Champions in fatto di 0-1 da recuperare.
Però non sara impossibile!
@ Gandhi
Xavi-Iniesta: se la squadra continuerà a lavorare sul pressing nella metacampo avversaria (nella cui applicazione, ripeto, deve ancora migliorare), penso mi ricredrò su questo punto. Però vorrei vedere anche un centrocampo Hleb-Keita-Xavi, con Iniesta avanzato nella posizione di Ronaldinho.
Bojan: il centravanti di manovra è molto importante nell' idea di gioco di Guardiola. Ispirandosi all' Ajax di Van Gaal con i vari Kluivert, Ronald De Boer e Kanu, vuole una punta che venga molto incontro sulla trequarti, offra l' appoggio e favorisca la creazione di spazi. L' importanza di questa funzione è sottolineata dal fatto che nelle recenti amichevoli Guardiola abbia utilizzato contro la Fiorentina Messi centrale in attacco (ma qui bisogna dire che sia Eto'o che Henry erano indisponibili) e contro i Red Bulls addirittura Hleb nella posizione di centravanti, defilando Henry, quando uno invece si sarebbe potuto aspettare il contrario.
Bojan avrebbe doti di palleggio per il ruolo, il problema però è che tende ancora troppo (vedremo se "ancora" o se si tratterà di una caratteristica inalterabile del giocatore) ad estraniarsi dalla manovra per riapparire solo negli ultimi metri, per cui per poterlo impiegare in quel ruolo si esigerebbe una partecipazione e una continuità maggiore, quella che mette Eto'o, in questo momento l' opzione migliore per il ruolo, non solo per la profondità che offre ma anche per i movimenti in appoggio ai centrocampisti che non fa mai mancare (oltre a un pressing sull' inizio dell' azione avversaria inimitabile nell' attuale rosa blaugrana).
Come dico nell' altro articolo poi, Bojan mi sembra soffra un po' quando costretto a giocare schiacciato sui centrali avversari; sulla fascia destra invece non ha le qualità per andare via secco all' avversario (diciamo che non ha certo il dribbling secco di un Messi, è bravo più che altro, anzi molto bravo direi, a fintare e mandare a vuoto l' avversario per liberare il tiro o il cross), da qui la libertà di movimento che secondo me in un 4-4-2 ne esalterebbe le qualità (senza essere Bojan nemmeno per sogno una seconda punta di fantasia, questo lo voglio chiarire: Bojan è un giocatore da ultimi metri di campo, la cosa che conta è consentirgli di arrivarci nelle migliori condizioni, e il 4-3-3 non è l' habitat tattico ideale per lui, anche se ci si dovrà giustamente adattare e rassegnare vista la priorità del collettivo)
@ Vojvoda
Certamente l' avversario è importante, ma il mio giudizio sull' Atlético si è formato nelle due stagioni precedenti, indipendentemente quindi dall' avversario: le lacune continuano ad essere le stesse e per questo va criticato pesantemente.
Certo, non finisce di essere strano il fatto che due partite di calcio d' Agosto siano subito decisive, per cui le mie critiche all' Atlético non vanno certo per il semplice risultato dell' altro giorno.
Se per questo anche la Liga 2006-2007 non fu certo di un livello eccelso, ma quella dell' anno scorso è stata peggio perchè il livello delle grandi squadre è stato il peggiore che io ricordi da quando seguo questo campionato.
Poi, ripeto, il calcio spagnolo ha la fortuna di avere una base molto solida nella sua classe media (la migliore d' Europa), per cui quest' anno penso potrà solo migliorare la situazione.
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