sabato, novembre 14, 2009

Va di moda il “NormalDepor”.


Il giocoliere Djalminha, il pistolero Makaay, l’atipico Fran, Mauro Silva che ruba palla con la forza del pensiero, Jabo Irureta, la Liga 2000, le notti di Champions e il Centenariazo non esistono più. Chi parla di Deportivo La Coruña parla ora di una squadra normale, fatta di giocatori (chi più chi meno) normali, allenata da un tecnico normale che quasi certamente la condurrà a una posizione di classifica normale.
È questa la condizione attualmente insuperabile per il Deportivo: una condizione in principio vissuta con affanno e la paura di una retrocessione mai tanto vicina quanto alla fine del girone d’andata del 2007-2008, ma ora accettata e interpretata con grande equilibrio, sapendosi pure togliere qualche sfizio. Dopo dieci giornate, quinti in classifica con 19 punti, situazione abbastanza sorprendente se si pensa ad una rosa oggettivamente indebolita rispetto all’anno scorso dalle partenze pesanti di Lafita e Verdú.

Poco fumo, molto arrosto. Personifica quest’equilibrio Miguel Ángel Lotina, uno degli anti-divi per eccellenza delle panchine spagnole, col suo basso profilo, il suo buonsenso e quell’espressione perennemente accigliata eppure rassicurante.
Il basco si è segnalato come il tecnico probabilmente più duttile di tutta la Liga, sempre a partire dalle caratteristiche dei giocatori e mai imponendo forzosamente modelli di gioco predefiniti. Fu proprio la sua marcia indietro, il passaggio dal 4-2-3-1 al 5-4-1, a rappresentare la chiave di volta che portò il Depor a una grande rimonta nel girone di ritorno di quella Liga 2007-2008, dalla piena zona retrocessione fino a un piazzamento Intertoto.
Ritornato alla difesa a 4, Lotina continua tuttavia a proporre di tanto in tanto variazioni sul tema del 4-2-3-1/4-4-2: la scorsa stagione in alcune partite un 4-3-2-1 “ad albero di Natale” costruito per supportare l’inserimento di Valerón con una maggior copertura del centrocampo (e anche per aggirare il problema dell’assenza di Guardado allora infortunato), in questa un 4-3-3 non ancora proposto sul campo ma già presentato in un’intervista come possibile alternativa, partendo dal presupposto della scarsità in rosa di esterni destri di ruolo e dalla invece relativa abbondanza di attaccanti, senza contare che un ruolo da mezzala sinistra potrebbe ulteriormente esaltare le qualità di Guardado.
Partito con il 4-2-3-1, attualmente il Deportivo gioca con due punte. La nota dominante è l’estrema efficienza. Quattordici gol fatti, dato nella media, e undici gol subiti: non è la miglior difesa della Liga (è anzi la settima, alle spalle di, in ordine decrescente, Barça, Sevilla, Real Madrid, Valencia, Sporting, Espanyol), però i galiziani sono la squadra che finora ha mantenuto la porta inviolata nel maggior numero di partite, cinque, assieme a Real Madrid e Valencia.
La solidità difensiva è quindi l’arma in più di questo Deportivo. Un calcio minimalista, non proprio all’avanguardia, ma applicato con molta concentrazione e rigore: baricentro basso, ripiegamento ordinato e densità nella propria metacampo, raddoppi puntuali e poco spazio fra la coppia di difensori centrali Colotto-Lopo e il doble pivote di centrocampo Sergio-Antonio Tomás.
Il baricentro basso si sposa al meglio con le caratteristiche di Lopo (da anni rendimento regolarissimo, Del Bosque lo segue) e Colotto (non sta sbagliando un colpo da quando ha sottratto il posto a Zé Castro dopo le prime giornate), difensori non molto rapidi ma tatticamente avveduti ed efficaci in marcatura quando possono giocare sul corpo a corpo senza rischiare in spazi ampi. Va aggiunto comunque che con quest’assetto a volte la coperta si rivela un po’corta, non essendo il Depor (date le caratteristiche della maggior parte dei suoi giocatori) una squadra particolarmente veloce nel ribaltare l’azione, un handicap quando una volta recuperato il pallone i metri fra te e la porta avversaria sono molti.
Pur avendo dimostrato nelle scorse stagioni di saper gestire più registri e saper proporre una manovra sicuramente più elaborata rispetto alla versione ultraspartana di Caparrós, questo Deportivo “cinico” ha capitalizzato come non mai le palle inattive: due gol direttamente su punizione dal nuovo acquisto Juca (gran specialista, al momento però appiedato da un infortunio), e poi l’apporto dei vari Colotto, Lopo, Riki, Lassad, Juan Rodríguez a staccare in area avversaria.


Altri giocatori. Portieri: Fabri, Manu. Difensori: Laure (terzino destro), Zé Castro (centrale), Piscu (centrale), Angulo (terzino sinistro). Centrocampisti: Juca (centrale), Pablo Álvarez (esterno destro), Iván Pérez (esterno sinistro/destro, trequartista), Valerón (trequartista). Attaccanti: Adrián, Mista, Bodipo.


Si vince a sinistra. Nessuna indicazione politica, semplicemente la constatazione che la maggior parte del volume di gioco del Depor passa dal binomio mancino Filipe-Guardado, di gran lunga i due giocatori di maggior spessore tecnico nell’abituale undici titolare.
Filipe Luis Kasmirski, nonostante la delusione per il mancato approdo al Barça in estate, è arrivato all’agognata consacrazione, affermandosi come uno dei migliori terzini sinistri della Liga. All’arrivo in Spagna non sfonda nel Castilla, al Deportivo inizialmente è sottoutilizzato da Caparrós in un ruolo da esterno alto che non ne valorizza appieno le doti, quindi il vero salto di qualità coincide esattamente con quello di tutto il Deportivo nel girone di ritorno 2007-2008: la difesa a 5 lo libera da preoccupazioni difensive lasciandogli tutta la fascia per esaltarne le qualità di palleggio nel dialogo sulla trequarti con Lafita. Diventa una sorta di regista aggiunto della squadra, ruolo confermato anche col ritorno alla difesa a 4 nella stagione successiva e la partnership ripristinata con Guardado. Tali sono l’autorevolezza e la continuità di rendimento dimostrate che il brasiliano si segnala come recordman nella Liga attuale, con la bellezza di 73 presenze consecutive senza squalifiche né infortuni. E ci si augura vivamente che prosegua, perché il suo rimpiazzo, il giovane colombiano Brayan Angulo, si è rotto per tutta la stagione.
Nel gioco di Filipe risalta innanzitutto la sicurezza palla al piede, il tocco di palla nitido e lo spiccato senso della manovra: a testa alta, è sempre lui a permettere un’uscita agevole dalla metacampo ad inizio azione. Grande qualità nel fraseggio stretto, è difficile sottrargli il pallone, anche se gli manca lo spunto esplosivo per raggiungere il fondo, cosa che lo rende più incisivo quando si muove in zone più interne rispetto alla linea del fallo laterale.
Mancino pregiatissimo è anche Andrés Guardado, uno dei migliori crossatori del campionato, ma giocatore che sa andare oltre la dimensione del semplice giocatore di fascia. Anche lui portato più al palleggio che alla percussione verticale, può adattarsi anche alla posizione di interno e di terzino. Rapido e resistente, associa qualità e quantità, aiutando costantemente Filipe in fase di ripiegamento.

L’enigma della fascia destra. La partenza di Lafita ha lasciato un vuoto, e Lotina ha dovuto fare le sue belle acrobazie per trovare una soluzione. L’idea delle prime giornate è stata quella di affidarsi all’unico esterno destro di ruolo della rosa portato ad allargare il campo e cercare il fondo, ovvero il dignitoso Pablo Álvarez, poi contro l’Espanyol Lotina ha provato ad adattare l’attaccante mancino Riki, poi ancora un altro mancino contro il Sevilla, il canterano Iván Pérez (poco considerato da Lotina, promosso solo quest’anno ma già con 24 anni: punizioni velenosissime, ricorda un po’ l’ultimo Munitis nelle movenze oltre che nella morfologia), infine la scelta delle ultime giornate, ovvero spostare sulla destra Juan Rodríguez, che di ruolo sarebbe centrocampista centrale.
Juan Rodríguez non è un elemento esaltante, ma ha il pregio della duttilità. Tecnicamente sufficiente, ha però un senso del gioco limitatissimo, e la sua partecipazione alla manovra è del tutto irrilevante. A questo sopperisce con intensità e disciplina tattica in fase di non possesso e buoni inserimenti a rimorchio dell’attacco (golazo per la vittoria casalinga col Sevilla). In qualche modo entra sempre nell’undici titolare: da mediano in coppia con Juca nelle prime giornate, da trequartista al posto di Valerón poi, e ora da esterno destro senza alcuna profondità ma con un buon apporto tattico in ripiegamento sia stringendo verso il centro a sostegno di Sergio e Antonio Tomás che raddoppiando col terzino.

Concorrenza in attacco. Uno dei punti deboli del Depor dell’anno passato era rappresentato certamente dall’assenza di un attaccante da doppia cifra. In questa stagione ancora manca una certezza di qGrassettouesto tipo, però la scelta si è ampliata e non mancano i margini di miglioramento.
Lotina non ha ancora deciso fra la linea giovane di Lassad e Adrián López e i navigati Riki e Mista: decisione che probabilmente non arriverà fino alla fine della Liga, perché nessuno fra questi al momento spicca (basta sottolineare come i due capocannonieri della squadra, Riki e Lassad, abbiano finora totalizzato soltanto due gol, peraltro in compagnia di un centrocampista, Juca, e un difensore, Filipe) e perché la continua competizione pare la via migliore per stimolarne il rendimento.
Il più impiegato finora è stato Riki: seconda punta utilizzabile anche come unico attaccante o come esterno, non si è mai segnalato per una lettura del gioco particolarmente acuta, ma rappresenta comunque uno di quei pochi giocatori in rosa che permettono alla squadra di distendersi in contropiede, grazie alla velocità e al buon dribbling che lo rendono insidioso in campo aperto.
Subito dopo Riki, Lassad: tutt’altro tipo di giocatore il 24enne franco-tunisino, lanciato in prima squadra nello scorso girone di ritorno da Lotina. Se Riki dà uno sfogo in profondità, Lassad si segnala soprattutto come attaccante di manovra: costantemente attratto dal pallone, svaria tra le linee e sulle fasce laterali, segnalandosi per la grande dimestichezza palla al piede e il gioco di gambe, nonostante il metro e ottantotto e il fisico longilineo. Il suo neo è la mancanza di killer-instinct negli ultimi metri: anzi, sembrerebbe quasi allergico all’area di rigore, cosa che rende consigliabile affiancargli un’altra punta e lasciandogli una certa libertà.
Ha sfruttato appieno l’indisponibilità di Lassad per l’ultima trasferta a Getafe Miguel Ángel Ferrer Mista, con un gol e un assist nella sua prima presenza da titolare che lo rilanciano nella corsa per una maglia. Dalla sua il fiuto del gol e il mestiere (anche nel tenere palla e far salire i compagni), le doti da realizzatore sicuramente più sperimentate, ma anche parecchia ruggine: è dalla pessima esperienza all’Atlético che praticamente non è più un giocatore vero, tanto tempo.
Ancora inesploso invece il talento del nazionale Under 21 Adrián López, che alle accelerazioni palla al piede e a sprazzi interessantissimi negli ultimi metri (finora però con riscontri trascurabili in termini realizzativi) continua ad accompagnare pause secolari all’interno dei 90 minuti e un’inesistente partecipazione alla manovra che lo rendono in troppi momenti un giocatore in meno. Peccato, perché a differenza di Bodipo, rimasto come quinto attaccante staccatissimo nella graduatoria, di talento ce ne sarebbe parecchio.

La carta Valerón. Del SuperDepor che fu rimangono soltanto Sergio (perso il dinamismo, cerca di dettare i tempi e far valere il buon piazzamento), Manuel Pablo (ha recuperato un po’ di brillantezza nell’ultimo anno, pur dovendo diradare le sovrapposizioni) e lui, il Mago di Arguineguin.
Con la partenza di Verdú è rimasto l’unico rifinitore in rosa, tuttavia non può più reggere i 90 minuti domenica dopo domenica. Recuperato dopo due anni di infortuni che hanno rischiato di fargli chiudere la carriera, centellinato da Lotina che lo utilizza soprattutto nell’ultimo quarto di partita, per dare più fantasia o per congelare il risultato e far respirare la squadra quando si trova già in vantaggio.
Anche così, possiamo essere grati per questi pochi minuti, perché c’è sempre da imparare da Don Juan Carlos. Impari che quello del ritmo nel calcio è un discorso spesso frainteso: non necessariamente vince chi gioca al ritmo più alto, bensì vince chi il ritmo riesce a controllarlo e imporlo all’avversario, alto o basso che sia. È però molto più raro trovare giocatori che possiedano una classe tale da poter condizionare e dominare un match a partire da ritmi bassissimi. C’è Riquelme, e poi c’è Valerón: finchè esisteranno tipi come loro, il calcio non sarà mai omogeneizzato su un discorso di piatto atletismo.
Gioca camminando Valerón, e costringe anche gli avversari che magari schiumano rabbia per riversarsi in area avversaria a seguire il suo passo da lumaca. Gestisce con maestria consumata i tempi del gioco e fa apparire tutto più facile, con lui guardacaso si trova sempre un uomo smarcato da servire nelle migliori condizioni possibili. Anche con un minutaggio infimo, solo lui può dare un tocco superiore d’immaginazione al compitino (ben eseguito, ma pur sempre compitino) di questo Deportivo.

Etichette: ,

4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Sempre impeccabile, Valentino... la riflessione su Valeron è pura poesia (peccato che a proposito di Benzema proprio non si riesca ad andare d'accordo... ahahaha). Comunque bentornato, Marcello.

7:12 PM  
Blogger valentino tola said...

Grazie mille Marcello.
Per Benzema non c'è proprio speranza... è nel mio Pantheon ormai... non ti posso riferire per decenza cosa ho pensato l'altro giorno quando ho visto Gignac al suo posto al centro dell'attacco francese :D

8:12 PM  
Anonymous Anonimo said...

In effetti, e ben al di là delle mie personali riserve su Benzema (lo sai, per me è solo un'ipotesi di fuoriclasse), preferirgli Gignac o qualsiasi altro attaccante francese è una follia degna di Domenech. Io, a proposito di attaccanti francesi, ho una vera passione per Hoerau del PSG, ma non mi sognerei comunque di metterlo in competizione con Karim... Marcello.

9:35 AM  
Blogger Brando said...

Ciao, ho visto il tuo blog.
calcionews24.com (fino al 5 dicembre su www.calcionews24.net) è in cerca di nuovi collaboratori: redattori, newser, editorialisti, etc.
Se pensi che ti può interessare, facci sapere mandandoci una mail su info@calcionews24.net!
Un caro saluto,
Brando de Leonardis

1:53 AM  

Posta un commento

<< Home