mercoledì, aprile 14, 2010

Aspiranti nazionali blaugrana.

“Ottimo, ha la palla Xavi, sono in una botte di ferro… qualunque movimento faccia lui lo saprà leggere… anzi probabilmente mentre io qui mi arrovello a decidere dove andare lui lo sa già, prima di me… … qui vicino ho Arbeloa, e lo vedo sudare freddo… ti credo, i suoi centrocampisti si sono staccati per andare a pressare Xavi, ma è troppo tardi perché quello ha già il passaggio in canna… posso liberarmi nello spazio fra il loro centrocampo e la difesa o posso tentare la profondità, chè superata questa linea da qui a Casillas c’è una prateria… l’importante è mentire fino all’ultimo, come faceva Soldado in quel post… vado in verticale, anzi no… vengo incontro a Xavi, anzi no… ecco che Arbeloa vacilla… vado profondo… ora!.. Sì! Sì! Sì! Arbeloa è tagliato fuori, e ho pure controllato alla grande, sono già in porta… questa è la parte che preferisco… Casillas a tu per tu con me, con il palo lungo scoperto, in fondo non è tanto differente da un portiere di Tercera a tu per tu con me con il palo lungo scoperto… eh sì, questo è gol, è deciso.”

Con quest’esclusiva direttamente dal cervello di Pedrito celebriamo una delle perle della penultima giornata di Liga. Chi non ci ha fatto troppo caso in diretta lo riveda meglio, chi invece lo ha già apprezzato può ulteriormente gustarselo. Non avrà la genialità delle improvvisazioni di Messi, ma il 2-0 di Pedrito al Benabeu è un movimento da manuale che per la sua brillante reinterpretazione si eleva quasi ad arte. I movimenti inversi senza palla, il taglio deciso, il controllo a seguire, la finalizzazione glaciale. A parte la finalizzazione, nella quale Pedro è decisamente superiore, e a parte le caratteristiche generali diverse (più ala-tornante Pedro), a chi segue il Barça abitualmente questo movimento ha ricordato l’affilatissimo Giuly dell’era-Rijkaard.
L’ennesima dimostrazione di maturità ai massimi livelli per un giocatore che fino a un paio di stagioni fa deambulava senza troppe speranze per i campi della Tercera División (la nostra Serie D), altro che Bernabeu. Non solo: era pronto per essere ceduto in prestito al Portuense (Segunda B, preludio quasi sicuro dell’oblio) dal Barça, che riteneva pressochè concluso il suo percorso nelle giovanili blaugrana. Sebbene l’esordio con la prima squadra sia avvenuto nell’ultima stagione di Rijkaard, Pedro ha però trovato l’ancora di salvezza in Guardiola.
Una volta contrattato alla guida del Barcelona B (promosso dalla Tercera alla Segunda B nell’unica stagione di gavetta di Pep), verificando i giocatori a propria disposizione, Guardiola ricevette informazioni poco incoraggianti su Pedrito, descritto in un dossier interno come un giocatore che “si allena meglio di quanto competa poi in partita”. Guardiola ha comunque tirato dritto e vinto la scommessa, ed è logico perciò che ora si inorgoglisca particolarmente quando parla di Pedro, il cui successo è certamente un motivo di vanto superiore rispetto alle prodezze lapalissiane di Messi. Dalla conferenza stampa del Bernabeu: “Dobbiamo cominciare a parlare in maniera molto seria di questo giocatore. Per noi è vitale, fondamentale. È già uno dei grandi della squadra, supera sempre tutte le aspettative. Pedro è l’esempio.”

E allora sì, parliamone in maniera seria, soprattutto ora che si vocifera in maniera sempre più insistente di una sua possibile convocazione in nazionale.
Non sono retorica gli elogi all’umiltà di questo giocatore. Umilta e al tempo stesso personalità, questa la chiave. Pedro ha l’umiltà per sapersi adattare ad ogni situazione, per sacrificarsi e anche per continuare a imparare e migliorare. Però se ad ogni azione ti fai piccolo piccolo, se non osi, al Barça non vai mica avanti. Pedro talvolta si ingarbuglia col pallone fra i piedi, abbocca alle sue stesse biclette impazzite e si dribbla quasi da solo, però non cessa mai di tentare, di puntare l’uomo quando si presenta l’occasione, contando sul suo gioco ambidestro (due lati su cui fintare e scartare, maggiore imprevedibilità) e una notevole rapidità nel gioco di gambe sul breve. Altra qualità che spicca è la freddezza davanti al portiere, esibita non solo sabato scorso, e il senso del gol negli inserimenti in area. E dire che il suo ex allenatore nel Juvenil e nel Barça C, Juan Carlos Pérez “Rojo”, ricorda come l’imprecisione sottorete fosse proprio uno dei punti deboli del Pedrito più giovane. Ulteriore conferma dell’umiltà e della voglia di migliorare di questo giocatore, passato nel giro di pochi mesi da canterano nel giro della prima squadra, a pseudo-mascotte, poi a rincalzo pronto all’uso e infine a semi-intoccabile.
Molto preziosa è la sua funzionalità tattica, l’adesione totale all’idea di gioco del club, la stessa che ha facilitato nella passata stagione l’inserimento di Busquets. Pedro conosce a menadito i movimenti richiesti all’ala nel tridente culè, quando restare largo per offrire il riferimento facile in fase di possesso e aprire spazi al centro, quando tagliare dentro per lasciare strada alle sovrapposizioni o per andare a concludere, quando venire incontro e quando invece attaccare lo spazio. Inoltre offre dedizione nel pressing e una disponibilità e una capacità aerobica notevoli nei ripiegamenti, cosa che facilita anche adattamenti tattici come il recente 4-2-3-1/4-2-4 proposto da Guardiola.
Il merito del modello blaugrana risiede proprio in questo: non tanto nel produrre dalla cantera giocatori come Messi o Iniesta, fuoriclasse universali che a seconda della sorte possono nascere e diventare campioni in qualunque luogo, ma nel produrre proprio questa classe media di qualità che garantisce un ricambio costante ed estremamente economico, non solo in termini di denaro ma anche di costi d’inserimento, grazie alla naturalezza con la quale il giocatore in via di formazione viene incanalato nel passaggio dalle formazioni giovanili (improntate tutte sullo stesso modulo e sulla stessa filosofia di gioco) alla prima squadra.

Quindi, la domanda fatidica: Pedrito merita la nazionale? La risposta è no. Un no di stima, ma pur sempre no. Non bisogna dimenticare infatti i rispettivi contesti. È vero infatti che Pedro ogni domenica e mercoledì giustifica la propria presenza nell’undici titolare del proprio club, ma è anche vero che è lo stesso contesto blaugrana a rafforzare enormemente la sua credibilità, anche al di là dei buoni mezzi del giocatore. E siccome in nazionale vanno portati i migliori, non sarebbe giusto che Pedrito per il solo fatto di vestire la maglia del Barça passasse davanti ad altri giocatori obiettivamente superiori. Come extremo per guadagnare la linea di fondo l’assoluta priorità è anzitutto garantire la presenza in Sudafrica del sevillista Navas (e nemmeno il valenciano Pablo Hernández si può dire inferiore a Pedrito), mentre l’altra caratteristica forte di Pedrito, la capacità di tagliare senza palla e trovare la porta avversaria, la copre già ampiamente Mata, specialista assoluto in questo tipo di giocate, nonché individualità anch’essa superiore a Pedrito (che comunque ha il vantaggio di poter essere impiegato indifferentemente su entrambe le fasce: con un solo giocatore convocato copri due posizioni).
Tutto questo senza dimenticare che il gioco della nazionale, pur costruito sulle stesse premesse di quello del Barça (difendersi con il pallone), si declina in maniera abbastanza differente, necessitando più di falsi esterni che aiutano a creare superiorità numerica nel mezzo e svariano tra le linee (Silva & Iniesta: dopo l’ultimo infortunio, un’ eventuale indisponibilità di Iniesta per il mondiale rappresenterebbe un colpo ancora più duro per la nazionale rispetto a quanto non lo sia già per il Barça) che di ali per allargare subito il campo come nel classico tridente alla Cruijff. Lo stesso Navas in tale contesto rappresenta una variante più che una soluzione di base, figuriamoci quindi Pedrito.

L’altro “caso” blaugrana in chiave nazionale è Víctor Valdés ed è un caso davvero serio, ben più di Pedrito. C’è che il rendimento di Valdés in questa stagione si è elevato a livelli tali da mettere in imbarazzo le gerarchie e le credenze più consolidate.
Nel bagaglio dell’appassionato di calcio spagnolo figura infatti saldissimo un dogma di fede, un vero e proprio comandamento: non avrai altro portiere al di fuori di Iker. Il fatto però è che Casillas in questa stagione ha avuto più di una sbavatura, mentre dall’altra Valdés non ha sbagliato nulla, ma proprio nulla, ed è un fatto del quale comunque bisogna tenere conto. Un alone di scetticismo ha sempre circondato il portiere catalano, una certa rigidità di pensiero dettata anche dalla tradizione storica, secondo la quale le grandissime squadre, fautrici di un grande calcio offensivo, debbano per forza avere un portiere non irresistibile… c’era Barbosa, il portiere del Brasile del ’50 che secondo Obdulio Varela aveva la faccia da scemo, poi i portieri del Real Madrid di Di Stefano che nessuno si ricorda, poi ancora la presenza folkloristica di Jongbloed nell’Olanda del ’74… e insomma, pare brutto dire che uno dei Barça più grandi della storia ha anche un grande portiere.
Così di Valdés, anche inconsciamente, si è teso sempre più a sottolineare le incertezze, le papere (che ci sono state), piuttosto che le parate inequivocabilmente decisive nella finale con l’Arsenal del 2006 o l’intervento su Drogba nella semifinale-scandalo dell’anno scorso (senza quello non c’era Ovrebo che teneva). Il fatto che quest’anno non si sia vista ancora una papera ha messo tutti con le spalle al muro: è uno dei migliori portieri al mondo. Non solo con i nervi saldi e la personalità per risolvere a suo favore quelle poche occasioni concesse dal Barça agli avversari (è sempre stato una forza nell’uno contro uno e nelle uscite basse), ma anche sempre più affidabile nella gestione dell’area piccola. Le uscite alte erano un suo punto debole, ma ora calcola sempre meglio i tempi e gli spazi.
A questo aggiunge una rilevanza in fase di possesso fuori dal comune per il ruolo: avevamo sottolineato in precedenza come nel sistema di Guardiola la ricerca della superiorità già dai primi passaggi coinvolgesse in una misura notevole i difensori nell’elaborazione della manovra, e dal discorso non è escluso nemmeno il portiere. Così come i due centrali, ed eventualmente un centrocampista che si abbassa sulla loro stessa linea, ad inizio azione si allargano per aggirare il pressing dell’attacco avversario, analogo appoggio può offrire Valdés, sollecitato dai retropassaggi a reiniziare l’azione, e non solo con appoggi corti al compagno più vicino. Più di una volta si vede Valdés tagliare fuori la prima linea del pressing avversario con lanci verso le fasce, ad attivare direttamente i terzini. Anche lui nel suo piccolo contribuisce a spingere in avanti il baricentro della squadra: non è solo quello che salva capra e cavoli quando il nemico ha la palla-gol, ma a tutti gli effetti una parte integrante e attiva del sistema di gioco della propria squadra, in entrambe le fasi.
In questo senso è un portiere più completo di Casillas, che è sempre stato un estremo molto peculiare, tutt’altro che impeccabile tecnicamente ma dalle “apparizioni” miracolose e dal carisma ineguagliato. Qui resto fermo nella mia posizione: Iker è un’icona, e le icone vanno anche oltre le considerazioni contingenti legate al rendimento. Il posto fra i pali della Selección è suo, è parte dell’identità della nazionale stessa ed è già leggenda. Non ci si può non fidare.
Ciò non toglie però che Valdés sia impossibile da non convocare. Non trapela niente dagli ambienti intorno a Del Bosque al momento: il sospetto è che il CT sia titubante sulla questione per paura di scatenare un dualismo interno (fomentato prima ancora che da un’eventuale contrapposizione degli ego dei due portieri dall’illegibile stampa specializzata di Madrid e di Barcellona) che potrebbe alterare quegli equilibri di spogliaotio tanto solidi finora, con Reina tranquillo secondo-giullare.

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12 Comments:

Anonymous Anonimo said...

I criteri per le convocazioni in nazionale mi sono sempre sembrati un po' oscuri: prediligi i giocatori più in forma al momento della manifestazione, o ti affidi ciecamente a coloro che attraverso i due anni di qualificazioni ti hanno condotto lì dove sei arrivato? Io personalmente propendo per questa seconda linea. Si presume che gli esperimenti e i cambiamenti siano avvenuti nel corso di un anno/un anno e mezzo di gare di qualificazione in cui il selezionatore ha avuto il tempo per mischiare le carte e valutare i vari inserimenti. Navas ad esempio è arrivato un anno fa, se non vado errato. Io peraltro sono sempre stato convinto che il rendimento stagionale di un giocatore contasse poco in sede di Mondiale (altrimenti Kakà e Robinho Dunga non dovrebbe neanche considerarli...) Poi, come sottolinei anche te, Iker è insostituibile, e questo, sommato al fatto che è il capitano e uno dei perni della rosa, lo rende inamovibile. Pedro invece è ancora giovane, vedremo alla fine di questo Mondiale come vorrà procedere Del Bosque per far cambiare pelle alla squadra. Certo è che per come è disposta in campo la Spagna ora non so fino a che punto il ragazzo potrebbe essere utile alla causa...
Tommaso.

10:21 PM  
Blogger Francesco said...

Rispetto a Pedro, condivido. Siamo di fronte ad una generazione d'oro nel calcio spagnolo. Se Fabregas (e sottlineo: Fabregas) fa la riserva in questa nazionale, come può esserci posto per Pedro?

Su Valdés, condivido la (presunta)opinione di Del Bosque. Perché creare un dualismo in stile Benji Price e Ed Warner, quando alla fine Iker è inamovibile e Reina è comunque un buon secondo portiere che per di più fa anche gruppo?

Inoltre io sono (e sono sempre stato) uno di quelli che hanno sparato sempre a zero su Valdés. Anche a volte ingiustamente, lo riconosco. Però Valentino, non potrai negare che a volte ha fatto certe cappelle notevoli. E' vero, e bisogna dirlo, che quest'anno non ha sbagliato nulla. Ma se l'errore lo facesse al mondiale? Avrebbe le spalle larghe (e l'opinione pubblica comunque favorevole) quanto Iker? E poi, come si può lasciare a casa un tipo tanto simpatico come Reina?

12:25 AM  
Blogger Vojvoda said...

L'HAI SCRITTO TU VALE, e te ne prendi tutta la responsabilità, soprattutto dopo l'ennesima perla...MA QUELLA DI STASERA E' UNA PERLA DAVVERO TROPPO PREZIOSA....


Quindi, la domanda fatidica: Pedrito merita la nazionale? La risposta è no. Un no di stima, ma pur sempre no. Non bisogna dimenticare infatti i rispettivi contesti. È vero infatti che Pedro ogni domenica e mercoledì giustifica la propria presenza nell’undici titolare del proprio club, ma è anche vero che è lo stesso contesto blaugrana a rafforzare enormemente la sua credibilità, anche al di là dei buoni mezzi del giocatore. E siccome in nazionale vanno portati i migliori, non sarebbe giusto che Pedrito per il solo fatto di vestire la maglia del Barça passasse davanti ad altri giocatori obiettivamente superiori.

1:05 AM  
Anonymous Hincha Madridista said...

Condivido il giudizio su Iker, che a volte si addormenta (vedi andata col Milan) ma poi si traveste da miracle maker e compie delle vere apparizioni (vedi finale di Champions 2002 http://www.youtube.com/watch?v=DHvaP69Gqtg soprattutto la seconda è qualcosa al di là del normale). Senza contare anche il carisma di Iker che Valdes non ha complice anche il fatto di giocare in una squadra di fenomeni che inevitabilmente mette in ombra il portiere (a Madrid invece anche quando c'erano Figo e Zidane di Casillas si parlava sempre per via dei mattacchioni che a Madrid facevano passare per difensori) Per la tranquillità del gruppo al Mondiale anche contando che la Spagna partirà come mai prima come favorita (e pensando ai giornalai spagnoli) puntare su un secondo meno appariscente e comunque abbastanza affidabile come Reina. Ovvio che farei discorso uguale anche a parte invertite.

12:05 PM  
Anonymous Marcello said...

a proposito di xavi... c'è chi lo candida al Pallone D'oro

http://www.stoneislandfootballblog.com/a-margine-del-clasico-una-proposta-per-il-pallone-doro/

4:02 PM  
Anonymous cespo said...

giustissima opinione su pedro.
del bosque per nostra fortuna a differenza di qualche altro selezionatore non vede i blocchi ma semplicemente la qualità.

preso singolarmente, fuori da contesto, pedro è un giocatore inferiore a mata, navas, probabilmente anche ad altri giocatori nella liga.

poi io credo che se hai già un 11 collaudato ti sere un giocatore che cambi completamente gli schemi.
Fabregas o mettiamo perchè può fare tutto e ottimamente, toh senna se è in forma o busquets per essere più coperto, ma poi sicuramente qualcun che sappia creare da solo, che cambi l'imbuto che è sempre u rischio per la spagna.
quindi vengono prima in ordine mata, navas e magari anche granero.

su victor valdes, io sono convinto che non accetterebbe il ruoo di secondo come tu stesso dici. Allora afidiamoci a reina, vero uomo spogliatoio e non certo cosi inferiore al blaugrana...

p.s me morosa probabilmente andrà a cena con cani (amica e moglie eh) che beffa, settimana sbagliata per andare in spagna..

8:15 PM  
Blogger valentino tola said...

@ Tommaso
Condivido. Un blocco, un nucleo devi averlo, però ciò non esclude che tu possa inserire alcuni giocatori particolarmente in forma, sempre che abbiano un livello minimo garantito e si accordino all'idea di gioco. Pedro risponde anche a questi requisiti, però semplicemente vedo giocatori che vengono prima di lui.

"Io peraltro sono sempre stato convinto che il rendimento stagionale di un giocatore contasse poco in sede di Mondiale"

Non solo conta poco, direi che non conta proprio nulla. Così come conta quasi nulla quello che combinano le nazionali un anno prima del mondiale. Una volta che ti qualifichi per la fase finale, si azzera tutto.

@ Francesco
"Perché creare un dualismo in stile Benji Price e Ed Warner"

Mi risulta che il Giappone alla fine vinse quel mondiale, e se Benji in finale parò i tiri di Schneider probabilmente fu anche perchè la concorrenza di Ed Warner lo pungolò a dovere. Davvero, che paragone sfortunato che hai scelto, hombre... :P

"Ma se l'errore Valdés lo facesse al mondiale?"

E se lo facesse Casillas invece? :P
Può capitare a tutti, anche Buffon si fece sfuggire un tiretto di Senna all'Europeo, e quasi combinò la frittata... tu forse non lo avresti convocato?
Poi insomma, Valdés ha salvato capra e cavoli in partite decisive di Champions, non è un pivellino. Io credo davvero che non ci siano possibili obiezioni di carattere tecnico a una sua convocazione in nazionale, bisogna arrendersi ai fatti.

"E poi, come si può lasciare a casa un tipo tanto simpatico come Reina?"

Anche da terzo portiere può essere un magnifico speaker. E comunque sono giocatori intoccabili, è vero, lui e anche Capdevila che faceva giocare tutti a carte nella sua stanza.

@ Vojvoda
Visto, visto ;-) Ma mantengo ostinatamente la mia idea.

@ Hincha
Sì, comunque la minima opportunità di portarmi Valdés la sfrutto, non si sa mai. Quella sui malumori, sui dualismi resta poi una mia ipotesi buttata lì che potrebbe essere completamente infondata, anzi probabilmente lo è.

@ Marcello
Io ho il culto di Xavi.. ti dico che lui e Riquelme sono i miei giocatori preferiti, però in tutta onestà non lo ritengo decisivo al punto da meritare un premio del genere. Semmai da primi 5 posti, questo sì.

@ cespo
La cena con Cani è un dettaglio straordinario, tanto di cappello.

"preso singolarmente, fuori da contesto, pedro è un giocatore inferiore a mata, navas, probabilmente anche ad altri giocatori nella liga."

E perchè non citi il tuo Diego Castro? :-) Anche lui se la gioca alla pari con Pedrito, e pure Pedro Leon.

"quindi vengono prima in ordine mata, navas e magari anche granero"
Granero però come caratteristiche è più un falso esterno tipo Silva e Iniesta. Io ci contavo su Granero nel giro della nazionale, però mi ha deluso troppo il suo rendimento quest'anno.

"su victor valdes, io sono convinto che non accetterebbe il ruoo di secondo come tu stesso dici. Allora afidiamoci a reina, vero uomo spogliatoio e non certo cosi inferiore al blaugrana..."

Occhio, io suggerisco soltanto un possibile motivo di titubanza di Del Bosque. Non ho nessun elemento per dire cosa pensi Valdés.
Però Valdés lo vedo pareeeeecchio superiore a Reina (che non ho mai adorato). Sempre opinione soggettiva, eh.

1:13 AM  
Blogger valentino tola said...

Ah, c'è un altro portiere spagnolo la cui stagione merita una sottolineatura: il veterano César, partito riserva al Valencia ma titolare a suon di prestazioni magnifiche (previe papere di Moyà). E il Mestalla stasera cantava "César Seleccion"... tanto per facilitare le cose...

Sempre a proposito di Valencia, bisogna ricordare una cosetta: noi parliamo di Pedro, di Navas, di Mata e di Pablo, ma c'è un signore che se solo stesse bene mangerebbe in testa a tutti questi, e cioè Vicente. Gran partita stasera. Peccato però che i punti interrogativi sul suo conto siano così tanti da non poterlo prendere nemmeno per scherzo in considerazione per la nazionale. E poi ogni volta che vedo giocare bene lui e Joaquin a me scende la lacrimuccia per tutto quello che poteva essere e invece non è stato...

1:20 AM  
Anonymous Anonimo said...

Cespo
occhio che Cani non ti fotta la morosa...
aah aha ha ha aha

Santeria

11:23 AM  
Blogger Antonio Giusto said...

Un po' in ritardo, ma ci tenevo a soffermarmi su Valdes. Ma non sul Valdes portiere, sul Valdes primo regista della manovra blaugrana: un Gillet in grande stile, variante inattesa che - come tu giustamente sottolinei - spesso e volentieri taglia fuori la prima linea avversaria andando direttamente ad innescare il Daniel Alves di turno.
Ti dirò poi, Valentino, che ora come ora Valdes è il portiere più idoneo per il Barça, a mio modesto parere. Meglio di lui, forse il solo Julio Cesar: ma solo perché superiore sul piano tecnico. Starò forse estremizzando il concetto, ma per me il portiere di questo Barcellona deve eccellere con i piedi, più che con le mani.

10:10 PM  
Blogger valentino tola said...

Chiaro che estremizzi, però in questo caso serve a sottolineare come per il Barça sia fondamentale avere continuità nel possesso-palla: meglio rilanciare col portiere cercando passaggi puliti e mettendo in conto un pizzico di rischio piuttosto che rinviare lungo e contendere il pallone all'avversario nei contrasti, aerei o no. Per me in quei momenti in cui il Barça fatica ad iniziare il gioco coi difensori si potrebbe anche cercare qualche rinvio lungo in più (perchè ci sono Ibra, Keita e anche Touré che potrebbero staccare con successo), ma è chiaro che il concetto principale è quello di evitare più possibile di spezzettare il gioco, e perciò anche il portiere, che in fondo è l'unico giocatore che non può essere marcato dagli avversari, diventa importante in questo.
Valdés è a tutti gli effetti un libero aggiunto, con la palla (per i motivi sopra esposti) e senza (per la prontezza nell'accorciare alle spalle della difesa, che gioca sempre molto alta).

12:00 AM  
Blogger valentino tola said...

A titolo di curiosità comunque il più bravo portiere coi piedi della Liga secondo me è Ustari del Getafe.

12:02 AM  

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