venerdì, settembre 09, 2011

Il punto sul calciomercato/seconda parte.

Osasuna

Il mercato ha visto un certo ricambio, con partenze importanti (Monreal, Camuñas, Pandiani, Aranda, Soriano) rimpiazzate da scommesse dall’estero e da giocatori “di categoria” (si spera da salvezza, non da Segunda).

Al primo gruppo appartengono l’ala ivoriana (su entrambe le fasce) Roland Lamah, dal Lens, e il terzino sinistro finlandese Raitala, al secondo i due del Tenerife (tristemente sprofondato in Segunda B), Marc Bertrán, terzino destro piuttosto offensivo, e Nino, il bomber, acquisto ad occhio azzeccato, che supera quanto a fiuto Aranda e quanto a rapidità Pandiani. Nino la porta la vede, e nell’ultima sua esperienza in Primera (solo due in carriera, quella precedente al Levante però è da dimenticare) segnò ben 14 gol, in un Tenerife pure retrocesso. Parte titolare con Kike Sola,mentre Ibrahima Baldé (lanciato un paio di anni fa dall’Atlético Madrid) e Lekić, prime punte di peso, saranno i rincalzi.

A centrocampo il “colpo” è rappresentato dal ritorno di Raúl García dopo l’esperienza sostanzialmente negativa all’Atlético Madrid (che comunque lo ha dato solo in prestito). Bisognerà vedere se sarà un Raúl García scottato da questa delusione, o il Raúl García dei bei tempi; e bisognerà anche vedere se giocherà nel doble pivote oppure sulla trequarti in un 4-2-3-1, come faceva già nell’Osasuna di Ziganda, con i soliti Puñal e Nekounam davanti alla difesa (sempre meno gli spazi per Masoud, giocoliere più che giocatore).

Indebolite le fasce (a meno che non esploda Lamah) viste le partenze in pochi mesi di Juanfran e Camuñas, ancora non rimpiazzati in maniera sicura. A destra il comunque discreto Cejudo, a sinistra invece nella prima con l’Atlético ha giocato il canterano Timor.

Affidabile il parco-centrali, col valido Roversio (tornato dal prestito al Betis) accanto all’esperto Sergio, e di scorta Lolo, Miguel Flaño e un altro nuovo, Rubén, difensore di stazza come piace da quelle parti. Ricardo ha 40 anni, e ormai farà il terzo portiere, alle spalle di Riesgo e di un altro canterano tornato da prestito, Andrés Fernández (bene al Huesca).

Non un panorama esaltante, ma l’Osasuna si è sempre basato sul blocco più che sui nomi, e c’è da pensare che sarà una squadra capace di fare giocare male più di un avversario, impostata sul pressing forsennato prediletto da Mendilibar.

Racing Santander

Anno dopo anno, vedendo l’organico e il gioco espresso, ci si chiede come diavolo faccia a restare in Primera, eppure merita simpatia per come riesce a raggiungere i propri obiettivi con così poco.

Sedotto e abbandonato dal mascalzone Ali Syed, che aveva promesso di colmare i debiti del club, il Racing si trova sotto Ley Concursal , costretto a un mercato ancora più misero degli anni scorsi. La scelta di Héctor Cúper onestamente non fa fare i salti di gioia: quello dell’argentino, progressivamente in secondo piano dopo la sua epoca d’oro a Valencia, sembra un calcio un po’ vecchio, un 4-4-2 troppo rigido, basato sì su una grande disciplina difensiva, preparazione atletica accurata e su tanta serietà, ma senza situazioni offensive studiate.

Acosta-Stuani-Tziolis-Bernardo…ve li dico tutti d’un fiato i nuovi acquisti così forse vi spaventate un po’ meno. In difesa la perdita di Henrique non è da sottovalutare, e così accanto a Torrejón troverà molto spazio un centrale giovane come Osmar (titolare come l’altro canterano Picón, terzino destro, nella prima a Valencia) o Bernardo, canterano del Sevilla in prestito. Tutto sommato discreti, anche in fase offensiva, i due terzini, Francis a destra e Cisma a sinistra.

Colsa-Diop il doble pivote titolare, poverissimo di creatività, sempre che non si inserisca il regista Edu Bedia, altro canterano (veniva segnalato come il più promettente assieme a Canales) tornato in pista dopo infortuni e prestiti in giro. Kennedy Bakirçioglu sulla destra è il giocatore di maggior qualità, buon piede e capacità anche di impostare dalla fascia, mentre Arana ha più caratteristiche da ala, spendibili fra destra e sinistra (qui in concorrenza con Óscar Serrano). Anche Adrián González (non lo chiameremo più “il figlio di Míchel” per fargli un favore) può portare quella pochissima qualità presente in rosa, sulla sinistra o al centro.

In attacco ci si aggrappa mani e piedi a Stuani, prelevato dal Levante, perché Ariel Nahuelpán come ariete è una scommessa sul punto di essere persa. Attorno a questo benedetto centravanti ronzerà uno fra Munitis (a 36 anni più che mai giocatore finito, con tutto il bene che gli vogliamo), che può sempre fare anche l’esterno, e il rapido, vivace argentino Lautaro Acosta, sfortunatissimo al Sevilla e in cerca di minuti che gli permettano di dimostrare le proprie buone qualità. Se Stuani non sfonderà reti però saranno acidissimi cavoli.

Rayo Vallecano

Saprà la disastrosa situazione economica del club motivare (paradossalmente) anche quest’anno i giocatori? Il legame fra squadra e tifosi (un’identità fra le più forti del calcio spagnolo: il Rayo è il quartiere di Vallecas, e il quartiere di Vallecas è il Rayo) rimarrà la spinta più forte? Ci sarà da soffrire, ma non mancano gli spunti di interesse, e la validissima prova d’esordio a Bilbao incoraggia.

Confermati rispetto alla promozione Cobeño fra i pali e Casado terzino sinistro, la difesa ha perso un ottimo elemento nel terzino destro Coke (per ora gioca Tito, il brasiliano e ovviamente ultra-offensivo Sueliton è la scommessa), mentre al centro due maglie per quattro candidati: Arribas, altro superstite della promozione, e i tre nuovi acquisti Jordi (dal Rubin Kazan), Labaka (Real Sociedad) e Raúl Bravo (Olympiacos), non proprio una scelta esaltante, a dirla tutta.

A centrocampo il doble pivote Movilla-Javi Fuego, e Movilla, a suo tempo buon centrocampista, a 35 anni ha perso un bel po’ di ritmo. Non è più giovane, anzi ha la stessa età, il mitico Míchel (protagonista del Rayo di fine anni ’90 che fece l’exploit con Juande Ramos), sinistro sensibilissimo ma con pochi minuti nelle gambe ormai. Come primo ricambio, probabile che arretri Michu, che a Bilbao ha giocato davanti in un 4-2-3-1 praticamente senza attaccanti puri. Michu che non spicca per la visione di gioco e la creatività ma ha dalla sua un gran tempismo negli inserimenti. Se ne possono ricavare 5-6 gol in tutta la stagione.

Trashorras sulla trequarti è una scommessa affascinante: dopo gli esordi nelle squadre B del Barça (dove lo chiamavano “la Brujita del Mini Estadi”, per il paragone con Verón) e del Real Madrid (i blaugrana lo scaricarono e Valdano, suo estimatore, lo ingaggiò per il Castilla, ma zero opportunità in un Madrid galáctico come quello), una lunga carriera da fenomeno di Segunda, con invenzioni da lasciare a bocca aperta ma anche molte pause. Vediamo in Primera, a 30 anni.

Sulla sinistra Botelho si preannuncia come una delle possibili rivelazioni della Liga 2011-2012: 21 anni, brasiliano di proprietà dell’Arsenal (che lo ha mandato in prestito già a Salamanca, Celta e Cartagena), lo chiamo “il Gareth Bale dei poveri”, per la capacità di divorarsi tutto il campo con poche falcate, lanciandosi in velocità senza alcuna possibilità per gli avversari. Impressionante un gol propiziato nel Cartagena-Barça Atlètic della scorsa stagione, partendo dalla sua area per arrivare all’altra e servire l’assist. Ma Botelho non è solo un velocista da spazi ampi, sa giocare, ha una buona tecnica che gli permette di improvvisare slalom o chiedere l’uno-due stretto. Terzino o esterno, molto più probabile la seconda ipotesi in questo Rayo.

A Bilbao sulla destra ha giocato il 30enne Piti, una punta dal gran sinistro che può rientrare per cercare il tiro; altra opzione Alberto Perea, canterano dell’Atlético Madrid che può giocare su entrambe le fasce, oppure Nestor Susaeta, cugino di quello dell’Athletic.

Due giovani possibili sorprese Lass Bangoura, guineano del Rayo B (bene lo spezzone a Bilbao, prima trequartista e poi a destra), e Dani Pacheco, in prestito dal Liverpool, seconda punta ultra-tecnica (ma anche molto esile) che può partire dalla fascia sinistra, come nelle nazionali giovanili spagnole. Da unica punta si perderebbe un po’, la combinazione offensiva più ambiziosa sarebbe Botelho terzino, Pacheco davanti a lui e Trashorras trequartista, scambiandosi con Pacheco.

Punto debole evidente è l’attacco, fra Delibašić e la vecchia gloria Tamudo (altro 35enne, grande mestiere ma riflessi chiaramente appannati).

Real Madrid

Mercato che punta ad aumentare le alternative a centrocampo, da un punto di vista qualitativo più che numerico. L’anno scorso i merengues hanno sofferto la mancanza di un altro elemento in grado come Xabi Alonso di agire dietro la linea della palla e far girare tutta la squadra: un sostituto e al tempo stesso un possibile socio del basco. È arrivato Nuri Sahin, ma il turco comincia a diventare un’incognita a causa di un infortunio che si trascina già da prima del suo ingaggio e che posticipa ogni giorno il suo rientro. L’altra soluzione aggiunta al centrocampo è il terzino Coentrão, che invece si muoverà davanti a Xabi Alonso, da centrocampista con l’anima da esterno. Soluzione sulla carta non ortodossa, ma che si può sposare bene coi tagli interni di Cristiano Ronaldo e di Marcelo, aumentando la mobilità e l’imprevedibilità della fase offensiva madridista.

Poco comprensibile invece l’acquisto di Callejón, non solo non all’altezza di un contesto come questo, ma senza possibilità in un settore sovraffollato come la linea dei trequartisti. Il 18enne francese Varane invece, descritto come un prodigio, completa una difesa non nutritissima, l’anno scorso in difficoltà in assenza dei titolari (anche perché Albiol come vice-Pepe e vice-Carvalho non si è confermato sui livelli della sua prima stagione madridista).

Real Sociedad

Pochi cambi per quanto riguarda l’organico, ma cambio radicale in panchina: Philippe Montanier, tecnico francese arrivato dal Valenciennes, vuole giocare qualcosa di diverso rispetto a Lasarte. Più che un calcio più offensivo di quello della scorsa stagione, chiede più possesso-palla, e perciò imposta la squadra su un 4-3-3, tanti triangoli per fare avanzare la squadra. Buono il risultato della prima, vittoria in casa dello Sporting, ma ancora parecchio lavoro da fare, come è logico.

La partenza più pesante è quella di Diego Rivas, finito all’Hércules in Segunda. Davanti alla difesa Montanier prova il canterano Illarramendi, non l’unico giovane lanciato dal transalpino (a Gijón ha esordito in difesa Iñigo Martínez), in attesa di vedere se e dove troverà Rubén Pardo, mezzala o regista davanti alla difesa, il più promettente dei nuovi elementi del vivaio.

Intanto completano bene il centrocampo il dinamismo di Aranburu e il prezioso Zurutuza, giocatore molto poco appariscente ma ideale per il calcio di possesso che chiede Montanier, per la capacità che ha di associarsi ai compagni, cercandosi lo spazio e combinando a uno-due tocchi. Il socio ideale di Xabi Prieto, che dalla fascia tiene palla e detta i tempi a tutta la squadra. Zurutuza mezzala destra vicino a Xabi, quindi. Non penso invece che troveranno molto spazio gli altri ricambi per il centrocampo, Mariga, Markel ed Elustondo.

Detto di Xabi Prieto, completano il tridente Agirretxe e Vela. Il primo è un’eterna promessa, snobbata da Lasarte e invece tenuta finora in gran conto da Montanier. Un attaccante slanciato, tecnico e pure elegante, ma che pecca un po’ di aggressività (anche in questo ricorda Xabi Prieto, oltre che nell’aspetto fisico). La preferenza accordata a lui, attaccante di manovra, invece che a Joseba Llorente, animale d’area di rigore che ama muoversi sul filo del fuorigioco, ci dà un’idea delle differenze di stile di gioco fra Montanier e Lasarte.

A Gijón Agirretxe non ha tenuto una posizione fissa: partiva da sinistra ma incrociava in continuazione con l’altra eterna promessa, il messicano Carlos Vela. Combinazione interessante, anche se la sinistra dovrebbe essere di Griezmann, il quale ha suscitato malumore fra i tifosi con la sua volontà non troppo nascosta di cambiare squadra (anche guardando egoisticamente solo alla sua carriera, è un’idea prematura a mio avviso). Ifrán e Sarpong le alternative offensive.

La difesa è il reparto che lascia più a desiderare: un ottimo portiere come Bravo, ma centrali di scarsa qualità (Demidov però c’è solo da gennaio, va valutato ancora) e una evidente vulnerabilità sulle palle inattive. Potrebbe cambiare qualcosa un inserimento positivo dei canterani: oltre a Iñigo Martínez il basco-francese Cadamuro. Sulla destra non si capisce perché giochi Carlos Martínez (forse il peggior terzino destro della Liga) e non Estrada, sulla sinistra De la Bella spinge parecchio.

Sevilla

Ritrovare l’essenza, il “marchio” Sevilla, questa la sfida di Marcelino. Tornare all’”Anti-tikitaka”: non nel senso di giocare male, ma di stupire gli spettatori con quel calcio arrembante, diretto, verticale, sviluppato sulle fasce che segnò i migliori momenti della storia del club.

Per fuggire dal modello “Jiménez/Álvarez”, ovvero quel Sevilla rigido come un calciobalilla, orizzontale ed esasperante contro difese schierate, è stato rinnovato il centrocampo: prima Rakitić lo scorso gennaio, ora Trochowski, adattato al centro, con l’intenzione non tanto di avere un regista o un trequartista, ma un incursore di buona tecnica che possa sorprendere negli spazi aperti dalle due punte e dagli esterni (il solito Jesús Navas, poi un Perotti che si deve riprendere dalla pessima scorsa stagione, e infine Armenteros, tornato dal prestito al Rayo, più centrocampista rispetto agli altri due).

Incerto l’altro centrocampista centrale: finora Marcelino ha provato Fazio (che sarebbe meglio da difensore centrale, e in ogni caso sta deludendo le attese di inizio carriera, vuoi per gli infortuni vuoi per un rendimento effettivamente al di sotto delle sue potenzialità) o il mastino Medel, ma a sorpresa potrebbe spuntarla il geometrico Campaña, che a 18 anni è già nell'organico della prima squadra ed è considerato assieme al trequartista 19enne Luis Alberto (che ha avuto i suoi minuti in pretemporada) la perla della cantera.

Il vero regista rimane Kanouté, con la sua eleganza e maestria impareggiabile nel gestire i tempi ricevendo sulla trequarti. Kanouté ha però 35 anni, e il leader offensivo ora è un Negredo sempre più ispirato e capace di fare reparto, spalle alla porta (anche se senza il “centrocampismo” di Kanouté), in profondità o in area di rigore, con una potenza notevole e un sinistro capace di trovare la porta da qualsiasi angolazione e distanza. Completa l’attacco il jolly Manu del Moral, che può giocare seconda punta e esterno, senza la caratura tecnica dei colleghi di reparto ma con dinamismo e buoni movimenti senza palla.

Rinnovata la difesa, col bosniaco Spahić accanto a Escudé (o Alexis, altra promessa quasi mancata), senza dimenticare la possibilità di schierare Cáceres (letture e capacità tattiche non all’altezza delle enormi doti atletiche) in tutte le posizioni della linea arretrata. Interessante l’acquisto di Coke (ex Rayo) sulla destra, che ha una spiccata attitudine offensiva, tra l’altro con la tendenza a sovrapporsi pure all’interno che lo rende particolarmente compatibile con Navas e in minima parte (infima direi) ricorda i movimenti del Dani Alves sevillista. Un po’ stanco quel Fernando Navarro sulla sinistra, forse verrà scavalcato dal canterano Luna, mentre è ormai consolidato il sorpasso di Javi Varas sul 38enne Palop fra i pali.

Sporting

Puzza di bruciato. Gli asturiani nelle ultime stagioni sembrano progressivamente indeboliti. Il problema principale è l’attacco, visto che anno dopo anno il contributo realizzativo di Barral e Bilić. Non è arrivato nessuno, e bisogna sperare che Sangoy esploda dopo l’improduttivo scorso campionato.

Indebolita anche la trequarti, che era il punto di forza della squadra, con giocatori mobili, abili nell’uno contro uno e rapidi nel ribaltare l’azione che rendevano lo Sporting una squadra anche abbastanza divertente nelle sue migliori versioni. È andato via l’uomo dribbling Diego Castro, e per ora lo sostituisce Miguel de las Cuevas, che è più un rifinitore che si accentra per dare l’ultimo passaggio. Carmelo nel dimenticatoio, e una trequarti completata (almeno questa è la formazione proposta da Preciado nella prima con la Real Sociedad) da André Castro al centro, più un cursore che una mezzapunta, e dall’incomprensibile Nacho Novo sulla destra, corsa e grinta ma contributo alla manovra quasi inesistente. La variazione possibile, e credo auspicabile, è l’inserimento di Trejo, l’argentino fresco di promozione col Rayo Vallecano, molto abile nel dribbling ma difficilmente in grado di non far rimpiangere da subito Diego Castro. Occhio comunque al gran mancino del campione d’Europa Under 19 Juan Muñiz, in rampa di lancio.

L’esordio in campionato ha dimostrato che questa squadra può ancora fare difficilmente a meno di Rivera (partito in panchina con la Real) come direttore d’orchestra (anche se è arrivato Ricardo León dal Tenerife, non malvagio), certo non per dare spazio al doble pivote formato da Eguren e dal canterano Sergio Álvarez, parso inadeguato. C’è comunque l’altro canterano lanciato la scorsa stagione, Nacho Cases, che ha fatto intravedere qualità interessanti.

A posto invece la difesa, confermata al centro (Botía la certezza, l’altro posto per Gregory o Iván Hernández) e toccata invece sulle fasce dalle partenze di Sastre e soprattutto José Ángel. Comunque i titolari resteranno i soliti, la mezzala adattata Lora a destra (invenzione di Preciado) e l’ex uomo-mercato Canella a sinistra, con l’uruguaiano Damián Suárez (descritto come un terzino molto offensivo) pronto a subentrare su entrambe le corsie, preferibilmente a destra.

Valencia

Mercato interessantissimo, fra i migliori. È partito Mata, ma è stato ampiamente sostituito, ed Emery gode di una varietà di soluzioni invidiabile fra trequarti e attacco, non solo per la quantità ma anche per la diversità di caratteristiche. C’è l’ultra-velocità con il nuovo acquisto Piatti (esterno sulle due fasce o seconda punta) e con il canterano Bernat (esterno sinistro), possibile sorpresa. Due elementi ideali per sfruttare il contropiede, anche se a Piatti non manca il gioco nello stretto (però 9 volte su 10 detta il passaggio verticale, non è tipo portato ad abbassarsi spesso per appoggiare il centrocampo) e a Bernat la capacità, molto apprezzabile, di offrire linee di passaggio anche in zone interne. Loro due, con Pablo Hernández, rappresentano il gioco più diretto, ma una trequarti così composta non è la soluzione migliore contro difese schierate, e rischia di rendere la manovra confusa per eccesso di frenesia, senza nessuno che colleghi i reparti e dia i tempi.

Qui perciò entra in gioco Canales. Questa deve essere la sua stagione, e l’antipasto (la ripresa giocata contro il Racing) promette assai. Il biondo ha una abilità innata nel trovarsi lo spazio e da lì fornire sempre un approdo sicuro a chi porta palla. È lui il vero erede di Silva, può arricchire la manovra del Valencia e in più ha capacità di incursore e uomo-gol che lo rendono perfettamente adattabile allo stile consolidato della squadra, meno elaborato e più diretto. Accanto a Canales, parla la stessa lingua il brasiliano Jonas: seconda punta o falso esterno a sinistra, un attaccante di manovra nel miglior senso del termine. Lui a sinistra, Canales al centro e Piatti a destra: questa la mia combinazione preferita per la trequarti, capace non solo di dare continuità e qualità al possesso-palla, ma di assorbire le attenzioni delle difese schierate e creare spazi preziosi per le sovrapposizioni dei terzini.

Anche qui prospettive interessanti: a destra ci si è finalmente liberati della zavorra Miguel, Bruno resta il titolare ma con due nuovi concorrenti, Barragán dal Valladolid e soprattutto Dalmau dalla cantera del Barça, gran colpo, anche se inizialmente partirà col Valencia Mestalla. Il piatto forte è però a sinistra: Jordi Alba, in crescita sul piano difensivo, è il terzino spagnolo del futuro (lui e José Ángel quelli con più qualità in chiave Selección), rapidissimo, inesauribile, e con una capacità di saltare l’uomo secco, anche da fermo, anche pressato, che gli viene dal suo passato di ala e può dare uno slancio importantissimo a tutta l’azione offensiva del Valencia. I polmoni di Mathieu, comunque utili anche se il francese rimane un giocatore muscolare più che talentuoso (anche se si sovrappone costantemente e ha buon piede, lo denotano le sue scelte quando ha il pallone, le sue come quelle di Bruno), dovrebbero riposare parecchio in panchina quest’anno.

A centrocampo la scelta è ugualmente ampia, ma c’è maggiore incertezza. La partita col Racing ha visto un orribile primo tempo del duo Topal-Banega: prima che entrasse Canales a dare un po’ di criterio, un Valencia generoso ma disordinato nella gestione del pallone e sbilanciato in transizione difensiva. Banega rischia di far perdere definitivamente la pazienza, mentre Albelda tarda a passare in secondo piano come dovrebbe; rimangono Parejo, che ha eccellenti doti di regia (ottimo a smarcarsi per ricevere dai difensori ad inizio azione, ha lancio millimetrico e visione panoramica) ma un temperamento e un ritmo che devono ancora passare l’esame di una realtà come il Valencia, e Tino Costa, che non è un regista ma ha geometrie, dinamismo e una certa intelligenza nel creare linee di passaggio davanti a chi porta palla, oltre a un gran sinistro dalla lunga distanza.

Ben assortito anche l’attacco. Scartato Jonas unica punta (visto contro il Liverpool, non ha i movimenti della prima punta, “allunga” poco la difesa avversaria), Soldado andrà sicuramente in doppia cifra, con Aduriz come alternativa più da “lavoro sporco”. Il basco però dovrebbe giocare pochino, anche perché dal Valencia Mestalla bussa sempre più forte Paco Alcácer, progetto di crack dell’area di rigore.

Al centro della difesa, Víctor Ruiz potrebbe rivelarsi uno degli acquisti migliori di tutto il campionato. Non so cos’abbia combinato a Napoli, ma qui calza alla perfezione: il giocatore che serviva per tirare un po’ su la linea difensiva, evitando le voragini viste col Racing e anche per avviare l’azione, sinora un problema macroscopico del Valencia di Emery, con quel terribile tentativo di “falsa difesa a 3” alla La Volpe che non faceva che attirare il pressing avversario. Rami promette: grande fisicità, personalità, gioco aereo e anche rapidità a dispetto della stazza. Fra i pali, non è così certo che il nuovo acquisto Diego Alves passi davanti a Guaita.

Se alla quarta stagione di Emery saprà affermare una sua identità precisa, il Valencia con questa campagna acquisti avrà posto le premesse per un salto di qualità: l’idea sarebbe infastidire di più le due grandi negli scontri diretti e andare più avanti in Europa.


Villarreal

Sembra indebolito. Soprattutto a centrocampo, che se non è il reparto più forte (davanti ci son pur sempre Rossi e Nilmar) è comunque la chiave strategica di tutta la squadra. I petrodollari hanno portato via Cazorla, e va bene, non ci si può fare nulla, però anche lasciare andare Matilla non pare una furbata, considerando che un regista accanto a Bruno serviva e che il monumento Marcos Senna sembra avviato verso il declino.

Comunque De Guzman potrebbe ovviare a questa carenza, sempre che venga impiegato nel doble pivote come a Maiorca, perché altrimenti Marchena come unico rincalzo lascia alquanto perplessi. De Guzman permetterebbe di schierare l’onnipresente Borja Valero nel ruolo dove meglio rende, cioè avanzato sulla trequarti, partendo da falso esterno (ma in realtà lui la fascia non la tiene neanche in partenza, a differenza di Cani o del fu Santi Cazorla). Meglio lì che davanti alla difesa, dove la sua tendenza a muoversi a briglia sciolta può spezzare in due la squadra in transizione difensiva, una volta persa palla (quando una delle basi dell’equilibrio del Villarreal è la capacità dei Bruno e Senna di tenere sempre la posizione pur contribuendo a far avanzare la squadra).

Con l’assenza di Cazorla il finissimo Cani diventa titolare obbligato, e ci sono un po’ di dubbi sulle alternative: esploderà il paraguaiano Hernán Pérez, promosso dal Villarreal B? Maturerà il ghanese Wakaso? Camuñas poi è un acquisto utile, pienamente coerente con la filosofia di gioco, ma sembra più un dodicesimo (anche come seconda punta di riserva) che un giocatore in grado di sostituire in pianta stabile Borja Valero e Cani nel caso in cui dovessero per qualche motivo mancare.

La difesa invece non ha perso nulla, anzi potrebbe guadagnare, con l’arrivo di Zapata (spostato a destra dopo il disastro con l’Odense: meglio così, Mario Gaspar non è all’altezza). Musacchio, Gonzalo e Marchena sono una terna di centrali valida, mentre Joan Oriol sembra più che pronto a non far rimpiangere Capdevila.

Zaragoza

Inquietante lo 0-6 incassato dal Real Madrid, anche se rispetto a quello schierato da Aguirre nell’umiliante esordio può venire fuori un undici migliore nel corso della stagione, considerando gli acquisti.

Andrà sicuramente cambiato il centrocampo: nel 4-1-4-1 visto contro il Madrid il trio centrale Ponzio-Zuculini-Abraham era incapace di dare la minima continuità alla fase di possesso. Abraham, che tra l’altro è un esterno di ruolo, dovrebbe saltare, e al suo posto entrare Ruben Micael, da cui possono dipendere molte cose. Al portoghese, promettente al Nacional e un po’persosi al Porto, tocca fornire la qualità andata via con la cessione di Ander Herrera. E sarebbe anche il caso di provare come mezzala destra il jolly messicano Efraín Juárez (meglio lì che da uomo di fascia bloccato), poca tecnica ma gran dinamismo e intelligenza nel far progredire la manovra col movimento senza palla. Terzini destri di ruolo però la rosa non ne presenta (invece quelli sinistri sono addirittura tre: Paredes, Obradović e il citato Abraham), ed è quindi probabile che Efraín debba sgobbare tutta la stagione in difesa.

Bene le fasce, Lafita può partire da sinistra per tagliare al centro come scambiarsi di fascia con l’altro messicano Barrera (acquisto molto stuzzicante), che ha più le caratteristiche del dribblomane. Non dovrebbero trovare molto spazio Juan Carlos (dal Real Madrid Castilla) e Edu Oriol (dal Barça Atlètic), due dei sin troppi scarti prelevati dalle canteras più celebri di Spagna (c’è anche il difensore centrale Mateos, ex madridista).

Le ultime ore di mercato hanno rinforzato l’attacco, che se ha perso Uche ha acquisito comunque Postiga (carriera inferiore alle attese, ma qualche gol lo farà) e l’ex Espanyol (ed ex nazionale, non dimentichiamolo) Luis García, usato sicurissimo. Luis García che può partire anche da esterno, per cui bisogna vedere se entrerà in concorrenza anche con Lafita e Barrera o se magari Aguirre passerà a un 4-4-2 con lui e Postiga davanti al posto del 4-1-4-1 dell’esordio (in estate poi il Basco ha provato insistentemente anche la difesa a 5). Luis García comunque il meglio lo dà da seconda punta, ruolo che non ha potuto coprire nel modulo di Pochettino che lo sacrificava un po’ sulla destra.

Fernando Meira-Da Silva è una coppia di esperienza al centro della difesa (Lanzaro-Mateos quella di riserva), mentre in porta Roberto Jiménez è uno dei casi dell’estate: il Zaragoza è in Ley Concursal, ma lui è stato pagato più di 8 milioni, addirittura. Non dalla società Zaragoza, ma da terzi, da un fondo di investimento cui partecipa lo stesso proprietario del club, Agapito Iglesias. Come sempre l’obiettivo è massimizzare gli utili, quelli del fondo (in caso di successivo cessione del giocatore a prezzo maggiorato), mica quelli del Zaragoza in campo. Roberto Jiménez come il prezzo del petrolio, come le azioni della Coca-Cola e come la valutazione della sterlina. Non starò qui a rimpiangere i tempi in cui non c’era il professionismo, o a fare demagogia sui calciatori che guadagnano troppi soldi, ma forse così si sta esagerando.

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5 Comments:

Blogger Köpke said...

A proposito di Cuper, come ti spieghi il drastico calo della sua carriera di allenatore?
Con il Valencia aveva fatto cose straordinarie, poi dopo l'Inter ha collezionato davvero quasi solo fallimenti.

Per quanto riguarda Trochowski, se non erro, poco tempo lessi che lui predilige giocare al centro del campo. La cosa che mi chiedo è: si tratta davvero del ruolo in cui si esprime meglio?

11:56 AM  
Blogger valentino tola said...

Non so come risponderti su Cuper, e nemmeno su Trochowski...qui da esperto di calcio tedesco sei tu che mi devi aiutare :-)

1:26 PM  
Blogger Köpke said...

Premesso che negli ultimi due anni Trochowski ha giocato male in entrambe le posizioni, secondo me vista la grande velocità e capacità di dribbling sarebbe da provare come esterno offensivo, ruolo che ha fatto (con scarsi risultati) tra l'altro anche nella semifinale mondiale contro la Spagna.

Resta il fatto che se è lui stesso a preferire il ruolo di centrocampista centrale forse la mia è un'impressione sbagliata.

2:57 PM  
Blogger Flavio said...

Interessantissima seconda giornata, in controtendenza rispetto alla prima; vittoria non proprio agevole del Real che comunque mostra una solidità tecnica e mentale notevole, oltre che una continuità di gioco che probabilmente manterrà fino alla fine (ribadisco il mio pronostico: Liga a Madrid). Benzema è il vero grande acquisto di quest'anno, è decisamente lui l'altro crack che tanto ossessionava l'ambiente madridista.

Suicidio Barça contro il Racing e tegola Alexis, praticamente fuori fino a Natale o giù di lì: forse un bagno di umiltà non guasta come giustamente sottolineato in conferenza post-partita da Guardiola.
Intanto si profila un caso Villa, sempre più avulso dal gioco, in netto calo nelle gerarchie del tecnico blaugrana e sempre meno apprezzato dai tifosi, specialmente dopo lo sciaguratissimo retropassaggio di ieri che ha consentito il pareggio dei baschi (sul primo gol invece dormitina di Valdes partito in netto ritardo).
L'infortunio di Sanchez potrebbe però regalare più tranquillità a David che a mio avviso sta soffrendo questa nuova situazione, ossia la panchina (e questo potrebbe costargli la cessione il prossimo anno). D'altra parte gli attaccanti disponibili ora sono solo tre, aspettando il rientro di Afellay che comunque attaccante non è...La rosa è corta e non sempre ti può andare bene come la scorsa stagione, caro Guardiola. Avere un Bojan o un altro giocatore al suo posto avrebbe fatto decisamente comodo.

3:05 PM  
Anonymous Hincha Madridista said...

Se Mou riuscirà a non farli entrare in competizione ma a gestirli al meglio si ritroverà in casa un killer d'area come Higuain e uno ottimo centravanti di manovra come Benzema, e soprattutto il recupero del francese (magari unito anche a quello di Kakà) potrebbe essere l'arma in più del Madrid che ha fatto un mercato ragionato puntando sulla squadra e non sui nomi. Credo che l'invenzione di Coentrao a fianco di Xabi sia anche figlia dei perenni disturbi fisici di Sahin. Intanto ieri altri 3 punti portati a casa e stranamente si è a +2, sensazione davvero strana...

9:25 PM  

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